A.T. Fomenko, G.V. Nosovsky
Et-ruschi: il mistero che nessuno vuole svelare

3. Il mistero delle iscrizioni et-rusche

3.1. Quali iscrizioni vengono considerate et-rusche

Questo paragrafo è dedicato alle ricerche dell'eminente studioso polacco Fadey Volansky, attivo nel XIX sec.[6]. Gli storici scaligeri hanno cercato di cancellare per sempre il suo nome, e noi cercheremo di riportalo alla loro memoria.

Si dedicò molto alla decifrazione dei testi etruschi.

A.I. Nemirovsky riportava: «Nell'epoca del Rinascimento … TUTTE LE ISCRIZIONI RITROVATE IN ITALIA E CHE NON ERANO IN LATINO VENIVANO CONSIDERATE ETRUSCHE» [10], pg.75. Si ritiene che dal Rinascimento l'etruscologia abbia fatto grandi passi avanti, anche se gli etruscologi non sono stati in grado di decifrare nessuna iscrizione. Con fare accademico dividono le iscrizioni ritrovate in Italia in testi etruschi e non etruschi, senza peraltro riuscire a leggerne nemmeno uno. Questa non è tuttavia la sede per esporre questa astrusa classificazione. Si prenderà in considerazione, per semplicità, il punto di vista iniziale dell'epoca del Rinascimento. Durante questo periodo era probabilmente ancora viva la tradizione per cui le iscrizioni rinvenute in Italia e compilate in un alfabeto diverso da quello latino venivano considerate et-rusche. Conviene fidarsi di questa tradizione LOCALE più che delle fantasie postume degli storici, i quali, ribadiamo, in realtà NON DECIFRARONO nessuna delle iscrizioni.

Il fatto non era tanto come CATALOGARE le iscrizioni dell'Italia antica, se come et-rusche o meno. Era decisamente più importante DECIFRARLE. Come presto sarà evidente, molte si leggono in russo antico, il che è sufficiente per giustificare la determinazione di et-RUSCHE.

Volansky scrisse: «Fra le popolazioni slave che si espansero più lontano c'erano anche i Geti (goti, n.d.a.), che comprendevano molte genti, come Massageti, Tissageti, Tirageti, Samogeti, Fracogeti e altri. È possibile che i Geti russi che occuparono parte dell'Italia … furono poi chiamati etruschi (get'ruschi).

Secondo le antiche leggende loro stessi si chiamavano 'rasi', cioè 'rusi'. L'alfabeto etrusco (osco-umbro) ha subito svariate trasformazioni… Dalle origini di questi popoli fino alla completa fusione con i loro vicini, i latini… I reperti più tardi, che hanno preceduto di poco la latinizzazione di questi slavi, sono scritti in un alfabeto… più affinato. Le due lingue erano già talmente mischiate fra loro che già si trovavano prestiti slavi che si declinavano in latino e viceversa, espressioni latine in slavo. DALLA FUSIONE DI QUESTE DUE LINGUE E’ NATO L’ITALIANO [6], pg.85.

Riportiamo alcuni esempi dell'influenza della lingua slava sul latino:

a) il russo ����� (iskhod) viene adattato dal latino in exodus, con lo stesso significato di ‘esodo’.

b) il russo ������� (kisten’), un'antica arma russa. Deriva dalla parola ����� (palmo della mano, n.d.t.), nel quale viene impugnato il bastone dell’arma. Viene assimilato nel latino coestus, che indica un’arma simile. Il viaggiatore Sigismondo Herberstein nel XVI sec. scriveva: «Le loro armi tradizionali (degli abitanti della Moscovia, n.d.a.) sono arco, frecce, scure e un bastone simile al COESTUS latino, che in russo si chiama kisten'» [3], pg.114.

c) come più volte segnalato nei nostri libri, l'antico avverbio russo ���� (inde), con il significato di ‘da qualche parte’, ‘lontano’ [14] viene assimilato nel latino inde con il significato di ‘da là’, ‘da quel luogo’

[5], pg.513.

Alla fine del nostro libro «Ricostruzione» viene riportato il 'Dizionario delle corrispondenze linguistiche', da noi compilato.

Partendo dalle lingue slave Fadey Volansky non solo riuscì ad interpretare le iscrizioni et-rusche, ritenute 'indecifrabili', ma anche MOLTE ALTRE ANTICHE ISCRIZIONI ritrovate in altri paesi dell'Europa occidentale e fino ad allora non decifrate. La fonte [6] elenca numerosi testi «illeggibili». Secondo le ricerche di Volansky, si possono DECIFRARE SULLA BASE DELLA LINGUA SLAVA.

3.2. L'alfabeto et-rusco

La fig. 29 riporta l'alfabeto etrusco (colonna a destra) a confronto con quello CIRILLICO (prima colonna), POLACCO (seconda colonna) e BOEMO (ceco, terza colonna). Le lettere che corrispondono più suoni sono elencate in basso a sinistra. Anche nell'alfabeto etrusco, come in quello cirillico, esistevano le lettere � = ia, � = iu, ks, ps, etc.

La tabella è ripresa da quella di Volansky [6], pg.103. Le lettere CIRILLICHE e quelle ET-RUSCHE sono alquanto SIMILI fra loro. Per esempio � = ������� (nome della lettera nell’alfabeto cirillico arcaico: glagol), � = ���� (est'), S = ���� (dzelo), � = ���� (kako), � = ���� (ljudi), � = ������� (myslite, ma capovolta), � = ��� (nash), � = ����� (pokoj), � = ������ (tvrdo), � = �� (ut), � = �� (sha), ��� (Jat, che in russo si pronuncia [ie]).

Un TERZO dell'alfabeto et-rusco, dunque, COINCIDE CON QUELLO CIRILLICO. Nei nostri libri abbiamo portato l’esempio di una campana di Zvenigorod sulla quale si trova un’ISCRIZIONE RUSSA DEL DICIASSETTESIMO SECOLO, di cui solo UN TERZO delle lettere è in cirillico e le altre sono in altri alfabeti (fig. 30). La fig. riproduce un’altra iscrizione russa del XVII sec., eseguita con simboli-lettere oggi per noi inusuali, che richiamano il cirillico solo in parte. Nell’alfabeto etrusco si verifica indicativamente lo stesso: circa un terzo delle lettere corrispondono a quelle cirilliche, gli altri due terzi si differenziano.

Fadey Volansky ha estrapolato le CORRISPONDENZE fra le lettere et-rusche non cirilliche (comprese quelle simboleggianti suoni complessi) e il cirillico russo. La sua tabella permette di leggere e interpretare molti testi etruschi.

Come confronto riportiamo nella fig. 32 la traslitterazione dell'alfabeto et-rusco utilizzata dagli etruscologi contemporanei, tratta da A.I. Nemirovsky [10]. La tabella si differenzia da quella di Volansky, nonostante ci siano notevoli affinità. Per esempio, le lettere � (i), � (d), � (k), � (e), � (l), � (n), � (r), � (s), � (t), � (u) corrispondono. Dal confronto fra le due tabelle emerge che molte lettere vengono lette dagli etruscologi esattamente come da Volansky. NONOSTANTE QUESTO, a differenza sua, NON SONO STATI IN GRADO DI LEGGERE NEMMENO UN TESTO ETRUSCO! Viene spontaneo pensare che volutamente non li leggano, visto che è evidente che se volessero avrebbero la possibilità di farlo.

«L'etruscologa A.A. Neihardt versa lacrime di coccodrillo dicendo: "Se dobbiamo formulare brevemente in che cosa consista il mistero degli etruschi, l'aspetto più ignoto è certamente la loro provenienza. Al secondo posto ma non meno importante c'è la LINGUA, nella quale sono composte numerose iscrizioni, un'ENORME QUANTITA' di materiale epigrafico raccolto in tutti questi anni e AMMUCCHIATO davanti agli occhi INERTI degli etruscologi. Che peccato!"» [1], pg.218.

Y. Burian e B. Moukhov le fecero eco, in modo più poetico: «Le pesanti porte dietro le quali si cela il mistero degli etruschi sono tuttora serrate. Le sculture etrusche, con lo sguardo torpidamente rivolto nel vuoto o immerse in una sognante autocontemplazione, ci rammentano di non avere nulla da spartire con i nostri contemporanei. Le iscrizioni etrusche TUTTORA TACCIONO, asserendo di non appartenere a nessuno se non a coloro che le hanno create e reiterando il LORO ETERNO SILENZIO» [1], pg.83.

Non è nostra intenzione arbitrare il confronto fra la tabella proposta da Volansky e quella adottata dagli etruscologi contemporanei. Il nosto obiettivo è piuttosto quello di attirare l'attenzione del pubblico verso l'opera di notevolissimo interesse di Fadey Volansky. Come dimostrano gli esempi da lui citati, questo studioso riuscì effettivamente a trovare la chiave di lettura delle iscrizioni et-rusche. Altro obiettivo della Nuova Cronologia è riumuovere qualsiasi ostacolo all'accettazione dei suoi risultati da parte della comunità scientifica.

3.3. Come si leggono le iscrizioni et-rusche secondo Volansky

Volansky propone il seguente metodo di decifrazione di un'iscrizione et-rusca:

1) Scegliere un'inscrizione et-rusca ritenuta 'illeggibile', per esempio quella in fig. 29 a sinistra (seguiranno altri esempi).

2) Secondo la TRASLITTERAZIONE DI VOLANSKY, sostituire tutte le lettere et-rusche in lettere RUSSE, cfr. fig. 29.

3) Bisogna intuire la direzione di lettura del testo: gli etruschi scrivevano sia da destra verso sinistra che viceversa.

4) Leggere il testo che ne risulta in slavo.

Come tutti i testi risalenti all'antichità è necessario leggerlo più volte per coglierne il significato. È anche fondamentale riuscire ad individuare le singole parole, visto che nei testi slavi antichi, come nella maggior parte dei testi antichi, le parole non venivano separate ma scritte una di seguito all'altra. Anche questo rende laboriosa l'interpretazione. Tuttavia, se la lingua di interpretazione viene scelta correttamente, il testo risulterà leggibile.

Secondo Volansky leggere un testo etrusco, per esempio di quello riportato nella fig. 29, è molto più difficile che leggerne molti testi in russo antico, nei quali certamente si incontrano lemmi ed espressioni sconosciute, ma LA MAGGIOR PARTE delle parole sono note e formano un testo semanticamente finito.

3.4. Gli esempi riportati da Volansky

3.4.1. Il monumento funebre vicino a Greccio

Prendiamo in considerazione il testo della fig. 29 a sinistra. Volansky lo commentò così: «Ho preso in prestito questo meraviglioso monumento funebre dall'opera ripubblicata di Theodor Mommsen 'Dialetti dell'Italia meridionale' … Si tratta di un monumento rinvenuto nei dintorni di Greccio nell'ottobre del 1846… L'umile editore riconosce che SAREBBE IMPERTINENTE ANCHE SOLO PROVARE AD INTERPRETARE QUESTO TESTO» [6], pg.75.

Riportiamo di seguito il testo dopo la decifrazione di Volansky:

Testo in etrusco (originale):

����� ��� ���, ��� ���� � ����, ������ ������,

��-�� ����� (���) ��� � �����, ������� ������!

�������� �������; �� ���� ��� ������;

���� ����-���� ��! ������, ���� ���-����.

������ � ������ � ������, ����� ������, ���������;

                   ��! ������, �������!

Ecco la traduzione in russo di Volansky:

������� ���� ����, ���� ���� � ����, ������ �� ������,

����� � ����� ��� ��� � �����, ��������� ������!

������ ������� ������; �� ���� ����� �������;

�����, ��, ��, ��� ����! ��� � ���� ����-�����!

���� � ����� � ������, ���� �������� � ��������;

                  �! �������, �������!

[O Signore, di tutti il più divino, altissimo Vima e Dima, Ezmen di Russia,

abbi cura della mia casa e dei miei figli, eccelso Ezmen!

È remoto il regno di Ecate, io esco disotto la terra.

Appunto, oh, oh, così è! Come me, figlio del re Enea!

Sedendo con i Ladi all’Eliseo, attingi Leti e li abbandoni,

                  o, caro, esimio!]

Non si può certo dire che TUTTO il testo nella traduzione di Volansky sia completamente nitido. È comprensibile in generale e, cosa più significatica, si notano FRASI IN RUSSO ASSOLUTAMENTE CHIARE, che costituiscono PIU’ DELLA META’ del testo. È inoltre evidente che Volansky fosse inibito dalla convinzione di avere di fronte un testo “molto antico”, composto MOLTO PRIMA DELLA VENUTA DEL CRISTIANESIMO. Per questo nella traduzione Volansky evitò di riprendere da testi medievali qualsiasi espressione cristiana. In questo si sbagliò.

Dal punto di vista della Nuova Cronologia la maggior parte dei testi considerati antichi risalgono in relatà all'epoca cristiana. Tenendo in considerazione questo punto, che Volansky non considerò, ha senso provare a correggere la sua traduzione delle iscrizioni etrusche senza temere di utilizzare RIFERIMENTI CRISTIANI.

Testo in russo (con l'utilizzo di riferimenti in slavo ecclesiastico):

��� ���� ��� ������: �������, ������, ������,

�� �� ��������� [���] ��� � ����. ����� [����������, ����������] ������!

�������� ������; �� ���� ����� [�� ���� �����] �������

[��������, ����� ������� � ���� ������� ��������� � ��������� ���

"�� ���� �����"].

������ ���� - ���� �� ����� ���� ���� �����.

������� � ����� � ������ [�������?].

�� �� �������? [������� �� ��], ���������?

                   ��! �������, �������!

[Altissimo Signore di tutti i fiumi: Maidim, Ezmen', di Russia,

Affida loro i [miei] figli e la mia casa. Eccelso [meraviglioso, magnificente] Ezmen!

Ekadesin è lontano: andrò fino ai confini della Terra

[probabilmente si intendeva il viaggio del defunto verso l'aldilà, nel regno].

La sola fede, la fede nella provenienza del re Enea.

Seduto con Lado ed Eliseo

Te ne ricordi? O scordi?

Ohi, caro, magnanimo!]

Abbiamo di fronte un testo russo antico di significato compiuto, di cui la maggior parte è più che chiara e molto adatta proprio ad un monumento funerario. Vengono ricordati nomi oggi sconosciuti, che erano probabilmente toponimi: Maidim, Ezmen'. VIENE DIRETTAMENTE CITATA LA «RUS'», esattamente nella forma correntemente utilizzata nel sud, cioè «Rasia». Il testo etrusco è in parte oscuro, come possono esserlo tutti i testi antichi, compresi quelli in slavo. L'aspetto importante è che nel testo etrusco alcune espressioni si leggono interamente in russo, il che permette di NON DUBITARE SULLA PROVENIENZA DEL TESTO STESSO, SCRITTO IN SLAVO E NON IN NESSUNA ALTRA LINGUA.

3.4.2. Ragazzo con l'oca

Un altro esempio di iscrizione considerata 'illeggibile' ma senza grandi difficoltà decifrata da Volansky, è quella riportata nella fig. 33. Volansky scrisse: «La figura rappresenta un bambino goto nudo CON UN’OCA in braccio. Il gruppo scultoreo fu ritrovato nel 1746 in Toscana… Janssen nelle sue tavole di iscrizioni etrusche lo ha pubblicato con il numero 33. Si è parlato molto di questa statuetta ma nessuno ha fornito abbastanza spiegazioni in merito» [6], pg.184. L'iscrizione è incisa sulla gamba destra del fanciullo ed è interpretata così (fig. 34):

Testo in et-rusco (originale):

���� ��� ��� �������; �� ���� ���� ������;

������! ����� ���� ���� ��� ���� ������.

Testo in russo:

������ ���� ����� ������; ������ ������� ������;

������! ����� ���� ���� ���, ������ �������.

[Il vento ha raggiunto l’oca bianca; si è data spontaneamente ad Alpan.

Penati! Il goto l'ha portata laggiù con speranza]

Chiarimenti alla traduzione: la parola 'penati' in russo (e anche in italiano in senso figurato, n.d.t.) significa «casa natale», «focolare». Tuttora esiste in russo l'espressione «penati natali». Probabilmente il significato del testo è che il fanciullo ha portato l'oca a casa, ai propri penati. Non è da escludere un'altra accezione della parola PENATI, diffusa presso i romani, cioè quella di lari, spiriti protettori della casa e della famiglia. Il testo potrebbe essere letto come un appello a questi spiriti protettori... I penati incarnavano l'aspetto materiale della vita famigliare, provvedevano al pane quotidiano della famiglia e in generale all'abbondanza del cibo nella casa» [24], articolo 'Penati'.

L'appello ai penati è assolutamente pertinente nel caso in cui il ragazzino stia portando a casa l'oca per mangiarla.

Esiste una terza lettura. Nell'iscrizione et-rusca potrebbe essere utilizzato il verbo russo "�������" (penyayte), cioè "incolpare" (utilizzato all'imperativo: incolpate! rimproverate!, n.d.t.). In questo caso l'autore del testo potrebbe sottolineare qualcosa di negativo nell'atto del fanciullo e sottoporlo a un giudizio, ad un'accusa.

Ad ogni modo il testo russo è finito e limpido dal punto di vista semantico. Non può essere risultato così per caso e non può essere un caso che partendo proprio dalla traslitterazione di Volansky così tanti testi risultino finiti e lineari: significa che le iscrizioni erano EFFETTIVAMENTE SCRITTE IN RUSSO e che la tabella di Volansky è CORRETTA.

3.4.3. Ragazzo con l'uccellino

Circa la scultura riportata nella figura 35 Volansky scrisse: «Già da più di due secoli e mezzo questa famoso gruppo scultoreo in bronzo, rinvenuto nel 1587, è stato ricopiato e interpretato, senza MAI TUTTAVIA VENIRE SPIEGATO… Dempster la riporta nell'immagine XLV, Hory nella tabella III, al num. 2» [6], pg.99. l'iscrizione è posizionata lungo la gamba del fanciullo, fig. 35.

Testo in et-rusco (originale):

���� ���; ���� �� �� �� ����� ����.

Testo in russo:

���� ���; ����� ���� ���-������ �� ��� ����� ���� [�������].

[Dono la libertà, forse qualcosa aspetta il piccolo]

Di nuovo il significato dell'iscrizione è chiaro e pertinente alla figura che accompagna.

3.4.4. Cammeo bifrontale

Riguardo l'immagine 36 Volansky scrisse: «Ullrich Friedrich Kopp nel suo 'De

varia ratione Inscriptiones interpretandi obscuras' del 1827 ha riportato questo cammeo sul frontespizio, SENZA NEMMENO ACCENNARE AL SUO CONTENUTO… La prima faccia del cammeo (fig. 36 a sinistra)… raffigura la ninfa Menifea senza veli… e Cupido che vola verso di lei… L'iscrizione, un commento di tre righe in alfabeto cirillico o greco arcaio, in questo caso non fa differenza, dice…» [6], pg.97.

Testo in et-rusco (originale):

������� ������ ����� �������.

Testo in russo:

������ �������� ����� �������.

[La freccia di Cupido ferisce Menifea]

«La seconda faccia (fig. 36 a destra) riporta invece un'iscrizione di sette righe, che si decifra in questo modo…» [6], pg.97.

Testo in et-rusco (originale):

��, ������, ������. ��! ���� ��� ������, ���� � ���������������.

Testo in russo:

�, ������ ������. ��! ���� ��� ������, ���� � �������, �����.

[Io, Savaof Adoney. Oh! Se lo rimproverano, che vadano al diavolo, vili!]

In questo caso la nostra interpretazione del testo si differenzia leggermente da quella proposta da Volansky.

La proposizione finale può anche essere letta in altro modo: «vadano nel fango tataro», nel senso di «vadano nella palude tatara». È difficile avanzare un'interpretazione univoca, ma in generale il testo è comprensibile. Inoltre è scritto in LETTERE RUSSE: gli etruscologi devono essersi impegnati per non riuscire a decifrarlo.

Per altri esempi rimandiamo il lettore alla fonte [6].

3.4.5. Il tacito divieto di leggere le iscrizioni et-rusche in slavo

Fra tutti gli esempi riportati quello che più colpisce è certamente l'ultimo, quello ripreso dal cammeo, e come sia rimasto oscuro per così lungo tempo. È scritto in LETTERE RUSSE, si legge da sinistra a destra. Quali mai potrebbero essere state le difficoltà degli storici nel decifrarlo?

A nostro avviso la spiegazione è che SI OPPONEVANO VOLONTARIAMENTE ALLA LETTURA DI UN'ISCRIZIONE ITALIANA IN LINGUA SLAVA. Ma dove sta la ragione di una tale riluttanza? La nostra ricostruzione risponde a questo dubbio.

Nell'Europa occidentale nel XVII e XVIII secoli venne scrupolosamente ditrutta ogni traccia della passata sottomissione al grande impero russo medievale. In particolare cercarono in tutti i modi di cancellare ogni memoria del fatto che la conquista del XIV sec. fu PROPRIO SLAVA. Dopo la vittoria della Riforma, nel XVII-XVIII sec, si consolidò un TACITO DIVIETO DI ACCENNARE A QUALSIASI TRACCIA DELLA PRESENZA RUSSA E IN GENERALE SLAVA NELL'EUROPA OCCIDENTALE. Questo approccio si realizzò in particolare nell'impedimento ad utilizzare lingue slave per la decodificazione delle iscrizioni antiche.

3.4.6. Punto di vista sulla storia russa alla luce della nuova concezione della storia et-rusca

Una nuova interpretazione della storia del popolo et-rusco necessariamente cambia il punto di vista anche sulla storia russa del XIV-XVI sec. A partire dal XVII sec. ci è stato propinato un senso di inferiorità della cultura della Rus' in confronto a quella dell'Europa occidentale, che è stata venduta come la culla di tutte le conquiste culturali giunte nella Rus'.

Senza avere la pretesa di trattare tutti gli aspetti della vita et-rusca, in altre parole dei conquistatori russi dei territori europei, passiamo in rassegna alcune loro conquiste nell'arte, nella medicina, etc. Emerge che nelle scienze e nelle arti gli et-ruschi raggiunsero eccellenti risultati, come risulta anche dall'epigrafe introduttiva di Diodoro Siculo, che decanta le loro doti nella cultura e nell'arte della guerra. Allo stesso ne parlano altri autori antichi.

Ecco di seguito alcuni esempi di reperti archeologici etruschi.

La fig. 37 riporta un modello di fegato in bronzo. Le fig. 38 e 39 ne riproducono le iscrizioni di entrambi i lati.

La fig. 40 mostra protesi dentali.

Pare che gli et-ruschi conoscessero la medicina in modo piuttosto approfondito.

Le fig. 41 e 42 riproducono due meravigliosi specchi in bronzo.

Un altro specchio, nel quale le donne et-rusche si rimiravano nel III sec. a.C., è riportato nella fig. 43.

Tutti questi oggetti sono in realtà manufatti dei conquistatori russi arrivati in Italia nel XIV sec. d.C. Usavano rappresentarsi come oggi vengono immaginati solo «antichi greci e romani», con corone sulla testa e vesti morbide e leggere.

Tali rappresentazioni oggi vengono rimandate all'antichità greco-romana. Questo è corretto solo teoricamente: è infatti necessario specificare che questa epoca nella Nuova Cronologia corrisponde ai primi 100-150 anni del dominio del grande impero russo medievale. L' «antichità», secondo la Nuova Cronologia, ebbe inizio solo dopo la conquista slava del XIV sec. I conquistatori russi della prima ondata, dopo essersi sistemati nelle generose terre del sud e senza avere avversari da temere, si 'rilassarono' e fu così che nella parte meridionale e sudoccidentale dell'Europa incominciarono a fiorire le arti e le scienze. Formalmente la fine del periodo antico coincide con la fine del XIV sec, quando nell'impero si affermò il cristianesimo apostolico e la capitale fu spostata a Costantinopoli (l'attuale Istanbul), da poco eretta. In realtà i retaggi dell'antichità durarono fino al XV sec., fino alla feroce conquista ottomana, che di fatto pose fine all'antichità e ai suoi costumi liberali. L'Europa fu di nuovo conquistata e ancora una volta da popoli provenienti dalla Rus' (cfr. «La Rus' biblica», G.V. Nosovsky, A.T. Fomenko).

In seguito, nelle opere degli scrittori del Rinascimento questo momento di nascita e fioritura del grande impero russo, fra il XIV e la prima metà del XV sec., venne identificata come «antichità greco-romana», come se non avesse nulla a che vedere con la Rus'. Il grande impero russo fu deliberatamente respinto indietro nei secoli dagli storici scaligeri e nascosto sotto le false spoglie dell' «antica Roma», trasformato cioè da russo a italiano. Fu trasferito (sulle carte geografiche) in Europa occidentale, mantenendone la grandezza, e la storia della Rus' fu fatta sprofondare (solo sulla carta) nelle tenebre dell'ignoranza.

Torniamo ai reperti et-ruschi. La fig. 44 mostra uno specchio con la raffigurazione di una scena di divinazione, in cui sono evidentemente rappresentati uomini e donne russi del XIV-XV sec, discendenti dei conquitatori slavi, che giunti al sud iniziarono a dedicarsi alle arti, alle divinazioni, producevano e bevevano vino, intrecciavano corone di alloro. Non potevano certo immaginare che i loro successori avrebbero a tal punto distorto la storia, facendola sembrare un merito di altre persone.

Nelle fig. 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51 e 52 sono mostrate alcune iscrizioni etrusche riportate da Fadey Volansky [6].

Le fig. 53, 54 e 55 sono invece fotografie di una lastra di pietra etrusca datata VII-VI sec. a.C. e raffigurante truppe armate di lance. Le cosce dei soldati sono ritratte molto in carne, a significarne la forza. Dietro vicino alle gambe è incisa un'iscrizione che si legge da destra a sinistra: "����I�����", fig.55. Evidentemente "��������" in russo, che tradotto significa «dalle cosce possenti». In slavo antico le cosce venivano chiamate 'ljadvija' [17]. 'Jasha' invece è una delle antiche forme del verbo 'avere', corrispondente anche a quella in slavo ecclesiastico (terza persona, tempo passato).

Leggendo l'etrusco a partire dallo slavo abbiamo l'ennesima dimostrazione di una corrispondenza naturale e completa fra la scritta in slavo e il testo sul reperto et-rusco.

La fig. 56 mostra delle raffigurazioni di monete et-rusche. Erano probabilmente molte e tutte le iscrizioni su di esse erano in et-rusco. Anche le iscrizioni sulle monete sono un campo di grande interesse, che per ora non abbiamo ancora esplorato.

In ultimo, nella fig. 57, riportiamo l'immagine della «terrificante Chimera» di bronzo. È ritenuta un manufatto «antico», ma si tratta più probabilmente di una copia del XVII-XIX sec. Le copie di opere antiche sono molto diffuse anche nei musei e nelle collezioni private. Probabilmente sono molti ad esserne al corrente ma a nessuno conviene svelarlo. Naturalmente i falsi si trovano anche nell'arte etrusca.