CAPITOLO 1: IL FAMOSO E “ANTICO” APOLLO-APOLLONIO È UN RIFLESSO DI ANDRONICO-CRISTO. IL PRIMO VANGELO PERDUTO È “LA VITA DI APOLLONIO DI TIANA” DI FLAVIO FILOSTRATO
38. IL PRIMO RIFLESSO NELL'OPERA DI FILOSTRATO SUL GIUDIZIO DI PILATO, LA PASSIONE DI CRISTO E LA SUA RESURREZIONE.
38.1. GLI OSCURI PRESAGI E L'INGRESSO DI CRISTO A GERUSALEMME.
In questa sezione presenteremo il primo riflesso, piuttosto debole, dell'arresto di Cristo e del processo di Pilato nei suoi confronti. È stato collocato da Filostrato prima degli eventi principali che si sarebbero svolti di lì a poco intorno ad Apollonio a Roma. Pare che Filostrato sia venuto in possesso di diverse descrizioni della Passione di Cristo. Alcune erano più dettagliate, altre meno. Non riconoscendo che parlavano della stessa cosa, Filostrato le inserì nella sua opera, ma le collocò a poca distanza l'una dall'altra. Più avanti vedremo una descrizione molto più vivida della Passione di Apollonio-Cristo nelle pagine di Filostrato. Ma iniziamo, ancora una volta, con la prima, piuttosto fioca.
Apollonio è tornato da una lunga peregrinazione e visita le principali città. Infine, si dirige a Roma, dove in quel momento regna l'imperatore Nerone. Filostrato racconta che poco prima dell'arrivo di Apollonio a Roma, si verificò un funesto presagio. Mentre Apollonio si trovava a Creta per parlare “Mentre sul far di mezzogiorno Apollonio parlava qui a un folto pubblico di fedeli del tempio, tutta Creta fu scossa da un terremoto: rimbombò un tuono, non dalle nubi bensì dalla terra, e il mare si ritirò per buoni sette stadi. La maggior parte dei presenti temettero che nel riflusso il mare trascinasse con sé il tempio strappando via pure loro, ma Apollonio «Fatevi animo,» disse «il mare ha partorito la terra».” [876:2a], p.89.
Nonostante un presagio così minaccioso, Apollonio si reca a Roma. Si sapeva in anticipo che “Nerone non permetteva che si esercitasse la filosofia: teneva i filosofi in conto di intriganti, e sospettava che sotto questo nome dissimulassero di praticare la divinazione. Più di una volta il mantello del filosofo fu tratto in tribunale, come un indizio dell'arte mantica.” [876:2a], p.89.
“Distolti dai discorsi di Filolao, alcuni dissero di stare male, altri di non avere mezzi per il viaggio, altri di avere nostalgia di casa, altri ancora di essere atterriti da sogni profetici: sicché i compagni di Apollonio disposti ad accompagnarlo a Roma si ridussero a otto, di trentaquattro che erano. Gli altri si dileguarono, fuggendo Nerone e la filosofia. Raccolse dunque i rimasti, fra i quali erano quel Menippo che aveva avuto rapporto con il vampiro, Dioscoride egizio e Damid, e disse: «Non voglio biasimare quelli che ci hanno abbandonato, ma piuttosto elogiare voi, poiché siete uomini a me simili. E neppure, se qualcuno se n'è andato per timore di Nerone, lo riterrò un vigliacco; ma chi ha saputo vincere questo timore io chiamerò amante della sapienza, e gli insegnerò tutto quello che so. Orbene, in primo luogo mi pare doveroso levare una preghiera agli dèi, che tali propositi hanno ispirato a noi e a quegli altri; e quindi affidarci alla loro guida, poiché oltre agli dèi non abbiamo altri su cui contare. Dobbiamo andare alla città che regna su tanta parte del mondo; e come potremmo giungere ad essa, se non ci guidassero gli dèi? Tanto più che in quella domina una tirannide così oppressiva, che non è lecito essere sapienti…”
“Giunsero dunque alle porte della città, e i guardiani non facevano alcuna domanda, ma osservavano con stupore il loro abito: poiché avevano l'atteggiamento di santi uomini, e non sembravano affatto mendicanti.” [876,2a], p.90.
Probabilmente, racconta l'ingresso di Cristo a Gerusalemme. Ricordiamo che, secondo i nostri risultati, Zar Grad viene identificata con la Gerusalemme evangelica, con Troia e anche con la Nuova Roma. L'imperatore Nerone, che compare qui nelle pagine di Filostrato, a quanto pare è un duplicato del Cesare romano evangelico, sotto il quale il suo vicario, il procuratore Ponzio Pilato, governava a Gerusalemme. Oppure “Nerone” corrisponde in parte al re evangelico Erode II, che governava la Giudea in quel periodo.
I funesti presagi di cui parla Filostrato indicano probabilmente l'imminenza di eventi tragici legati a Cristo: il suo arresto, il processo di Pilato e di Erode, e poi l'esecuzione di Cristo. Il numero esiguo di discepoli di Apollonio che rimasero con lui prima dell'imminente catastrofe, è un riflesso del racconto evangelico secondo cui pochissimi apostoli erano con Cristo al momento del suo arresto. Inoltre, l'apostolo Giuda Iscariota divenne un traditore e l'apostolo Pietro rinnegò il Maestro quando si trovò in pericolo.
Non è escluso, tra l'altro, che DIOSCORIDE egizio, citato da Filostrato tra coloro che rimasero con Apollonio-Cristo, sia Giuda Iscariota. Può darsi che DIOSCORIDE e ISCARIOTA siano due varianti della pronuncia dello stesso nome. Si noti che Filostrato nomina correttamente Damid-Matteo tra coloro che rimasero con Apollonio-Cristo.
38.2. L'ULTIMA CENA E IL TRADIMENTO DI GIUDA ISCARIOTA.
Quindi, Apollonio e alcuni discepoli sono a Roma. Filostrato prosegue: “Fecero sosta in una locanda presso la porta; e stavano pranzando, poiché era già scesa la sera, quando entrò un ubriaco, come per fare una serenata. La sua voce non era sgradevole, ed egli andava in giro per tutta Roma cantando le melodie di Nerone dietro ricompensa; e aveva il diritto di trarre a giudizio per lesa maestà quanti ascoltavano distrattamente, o non versavano una mercede per l'audizione. Aveva una cetra e tutta l'attrezzatura occorrente a un citarista; ma portava pure in una cassetta una corda, che era già stata applicata a una cetra e usata. Secondo lui, questa proveniva dalla cetra di Nerone; diceva di averla comperata per due mine, e che non l'avrebbe venduta se non a un citarista di gran merito, pronto per gareggiare all'agone Pitico. Costui dunque, dopo avere eseguito un preludio secondo l'uso e un breve inno di Nerone, intonava arie dall'"Orestea", dall'"Antigone" e dalle varie tragedie da lui composte, e modulava i canti che Nerone era solito eseguire con stile snervato e contorto. Essi ascoltavano con scarso interesse, e l'uomo li assalì dicendo che oltraggiavano Nerone e che erano ostili alla sua voce divina; ma essi continuarono a non prestargli attenzione. Chiedendo Menippo ad Apollonio come facesse ad ascoltare tali parole, rispose «Non altrimenti che i suoi canti. Ma non offendiamoci per questo: diamogli la ricompensa dell'esibizione, e lasciamo che sacrifichi alle Muse di Nerone».” [876:2a], pp.91-92.
Poiché siamo da tempo nel flusso degli eventi evangelici, il vero contenuto dell'episodio narrato è abbastanza chiaro. Prima dell'arresto di Cristo c'è stata l'Ultima Cena (Fig. 1.63). Cristo e tutti i suoi apostoli si erano riuniti in un'osteria e avevano cenato la sera, conversando: “Venuta la sera, si coricò con i dodici discepoli” (Matteo 26,20).
Questo è esattamente ciò che Filostrato ci informa di Apollonio: trovarono una locanda e si sedettero a tavola la sera. A questo punto ci fu una lunga conversazione.
Come sappiamo, secondo i Vangeli, poco dopo l'Ultima Cena l'apostolo Giuda Iscariota tradisce Gesù. Di conseguenza, dovremmo aspettarci che anche Filostrato abbia una scena di tradimento. In effetti, la citazione di cui sopra è abbastanza coerente con la nostra previsione. Infatti, appare una certa persona, un “ubriacone” che in città svolge chiaramente la funzione di informatore e provocatore.
Qui, innanzitutto, risuona forte il tema del denaro. Il provocatore canta le canzoni dell'Imperatore e chiede soldi. Se qualcuno si rifiuta di pagare, l'"'ambulante" sequestra immediatamente il cittadino offeso, perché ha il DIRITTO di arrestare coloro che considera colpevoli. Allo stesso tempo, il cittadino incauto viene immediatamente accusato di “insulto a Sua Maestà”.
Pertanto, l'apparizione nella narrazione di Filostrato di un uomo a cui è collegato il motivo del denaro e della ricchezza, corrisponde bene alla descrizione evangelica dell'avido Giuda Iscariota. Si rammenta che Giuda tradì Cristo per trenta pezzi d'argento.
Altri eventi confermano questa corrispondenza. Un provocatore assetato di denaro tormenta Apollonio e i suoi compagni. Ma essi non gli prestano molta attenzione e lo ascoltano a malapena. Il provocatore si indigna e li accusa di insultare l'imperatore romano, di odiare la sua voce divina. Sono le familiari accuse evangeliche a Cristo di insultare il Cesare di Roma e di attaccare i fondamenti dell'ordine statale e della fede in Giudea. Ancora una volta viene fuori il tema del denaro. Apollonio si offre addirittura di pagare il provocatore "per il divertimento".
Il racconto di Filostrato sulle “dolci canzoni” dell'avido provocatore riflette probabilmente il fatto che il Giuda Iscariota evangelico fingeva di essere un fedele discepolo di Cristo. Cioè, sembrava “cantare dolci canzoni”, volendo addormentare Gesù e gli apostoli, ma in realtà si rivelò un traditore.
Non è molto chiaro, però, perché Filostrato abbia definito Giuda Iscariota un ubriacone. Forse per rafforzare l'immagine negativa. Si dice che, oltre all'avidità e a tutto il resto, bevesse anche molto.
38.3. L'ARRESTO DI APOLLONIO-CRISTO E IL SUO INTERROGATORIO DAVANTI A TELESINO-PILATO.
Come ci si poteva aspettare, subito dopo la scena descritta sopra, Apollonio viene arrestato. La testimonianza di Filostrato è la seguente: “Così si concluse la storia di quell'ubriaco. Al sorgere del giorno Telesino, uno dei due consoli, convocò Apollonio e gli chiese…” [876:2a], p.92.
L'interrogatorio dettagliato di Apollonio da parte del console romano Telesino occupa circa un'intera pagina di Filostrato. La sostanza della conversazione corrisponde bene alla descrizione evangelica dell'interrogatorio di Gesù da parte del procuratore romano Ponzio Pilato. Quindi, il Telesino di Filostrato è il Ponzio Pilato del Vangelo. Si scopre che il Telesino-Pilato aveva già sentito parlare di Apollonio-Cristo. Questo è esattamente ciò che dicono i Vangeli.
Inoltre, è riportato che Telesino-Pilato non è affatto ostile ad Apollonio-Cristo. Secondo i Vangeli, Pilato è persino disposto a lasciare libero Cristo. Secondo Filostrato, si svolge una scena molto simile. Telesino lascia Apollonio, lo libera dalla custodia, ma presto Apollonio viene nuovamente imprigionato. Per saperne di più, si veda più avanti. Citiamo ora la testimonianza di Filostrato.
«E qual è la tua sapienza?». «Un'ispirazione divina, e inoltre il modo di pregare e sacrificare agli dèi». «Ma esiste, o filosofo, qualcuno che ignora queste cose?». «Molti,» replicò Apollonio «e pure se uno le conosce rettamente, può trarre un grande miglioramento ascoltando un uomo più sapiente, il quale sa alla perfezione ciò che sa». Sentendo questi discorsi Telesino, che era persona di profonda pietà verso gli dèi, riconobbe l'uomo di cui già da tempo aveva sentito parlare. Non volendo chiedergli apertamente il nome, se mai preferisse celare ancora agli altri la sua identità, lo riportò di nuovo a ragionare intorno alla divinità, poiché aveva lui stesso buone capacità dialettiche...
Telesino rimase impressionato da questi discorsi, e volendo fargli cosa grata disse: «Visita dunque tutti i templi; scriverò ai sacerdoti di accoglierti e di accettare i tuoi emendamenti»." [876:2a], p.92.
Telesino rilascia Apollonio dalla custodia. Tuttavia, mezza pagina dopo, Filostrato riferisce che Apollonio viene nuovamente ARRESTATO. Di conseguenza, il tentativo di Telesino-Pilato di salvare Apollonio-Cristo dal processo, fallisce.
L'arresto di Apollonio avviene sullo sfondo della sua popolarità aumentata a dismisura. “In conseguenza dei suoi discorsi intorno ai templi, cresceva il culto per gli dèi. La gente accorreva a quei santuari nella convinzione di ottenere maggiori benefici dalla divinità; e le sue riunioni non erano ancora cadute in sospetto, poiché si tenevano in pubblico ed egli si rivolgeva a tutti. Non accorreva alle porte dei ricchi, né si insinuava presso i potenti: se venivano a lui li accoglieva con gioia, ma teneva con loro gli stessi discorsi che faceva al popolo.” [876:2a], p.93.
I Vangeli riportano anche che l'arresto di Cristo avvenne in un momento in cui l'intera Giudea stava diventando tumultuosa, agitata dalle prediche pubbliche di Cristo e dalle sue dispute con gli scribi e i farisei.
38.4. PILATO SI LAVA LE MANI. FILOSTRATO PARLA DI “LAVARSI NEI BAGNI” E DELL’IMPERATORE ROMANO CHE "SI LAVAVA LE MANI".
Tutti conoscono la famosa scena in cui il procuratore romano Pilato, resosi conto di non essere in grado di salvare Cristo, si lavò pubblicamente le mani per dimostrare che lui stesso era pulito e che la colpa dell'esecuzione di Gesù non sarebbe ricaduta su di lui, Fig.1.64, Fig.1.65. Il Vangelo riporta: “Il governatore disse: “Che male ha fatto? Ma quelli gridarono ancora più forte: “Sia crocifisso”. Pilato, visto che non serviva a nulla, prese dell'acqua, si lavò le mani davanti al popolo e disse: “Io sono innocente del sangue di questo Giusto”” (Matteo 27:24).
È prevedibile che in qualche forma questa scena appaia anche in Flavio Filostrato. “Nella sua forma pura”, cioè come lavaggio delle mani, non la troviamo. Tuttavia, nel punto del libro di Filostrato in cui dovrebbe trovarsi questa scena, ci imbattiamo inaspettatamente in un vivido resoconto di come lo stesso imperatore romano Nerone si lavasse nei bagni.
“La situazione precipitò quando da Nerone fu inaugurato il più splendido fra i ginnasi di Roma. Fu proclamato un giorno di festa; e mentre Nerone in persona, il senato e i cavalieri vi celebravano sacrifici, nel ginnasio si presentò Demetrio a tenere un'invettiva contro la gente che prendeva il bagno, dicendo che erano corrotti e che si contaminavano, e sostenendo che tali edifici erano una inutile spesa. Lo salvò da morte immediata il fatto che in quel giorno Nerone cantasse con voce straordinariamente buona - si esibiva in una taverna costruita accanto al ginnasio, con il corpo nudo coperto solo di un perizoma, come i tavernieri di infimo rango; e tuttavia Demetrio non evitò le conseguenze dei suoi discorsi. Tigellino, a cui Nerone aveva affidato il potere di vita e di morte, lo esiliò da Roma accusandolo di avere sconvolto i bagni con le sue parole; e si mise di nascosto sulle tracce di Apollonio, nel caso che pure lui avesse detto qualcosa di compromettente e censurabile.” [876:2a], p.93.
Così, ci viene detto che il sovrano romano si trova presumibilmente "vicino ai bagni" o forse addirittura nei bagni stessi, quasi nudo, e canta. Non è affatto necessario prendere alla lettera questa scena stravagante. Naturalmente, in linea di principio, non è escluso che l'onnipotente re romano possa essersi spogliato quasi nudo e, dopo essersi lavato, abbia iniziato a cantare nel bagno in piena vista di tutti. Ma poiché, come ora ci rendiamo conto, abbiamo di fronte un testo tardo basato sul racconto evangelico, l'essenza del quadro diventa subito più chiara. Le assurdità scompaiono e la scena acquista un carattere piuttosto commerciale.
Il sovrano romano Nerone, "che si lava nei bagni", è un'immagine rifratta del procuratore romano Ponzio Pilato che si lava le mani dal processo contro Apollonio-Cristo. Entrambe le versioni sottolineano la pubblicità dell'azione. Secondo i Vangeli, Pilato si lava le mani in piena vista del popolo (Fig. 1.66). E secondo Filostrato, il governatore romano si lava le mani in un bagno e poi “canta” al suo interno, o proprio accanto al bagno, alla presenza di tutti i senatori e cavalieri romani.
Filostrato cita qui Demetrio. Si tratta, molto probabilmente, della Madre di Dio. I Vangeli non hanno conservato alcuna informazione sulla presenza di Maria Theotokos al processo di Pilato. Ma forse c'era davvero, e Filostrato ci porta un pezzo di verità finora sconosciuto.
38.5. IL RAPIDO RIARRESTO DI APOLLONIO-CRISTO DA PARTE DEL FUNZIONARIO ROMANO TIGELLINO-PILATO.
Poco tempo dopo, Apollonio-Cristo viene nuovamente arrestato. Questa volta da Tigellino, un importante funzionario romano, “detentore della spada di Nerone”. Di conseguenza, l'evangelico Ponzio Pilato romano riappare sulla scena, ma ora con il nome di “Tigellino”.
Filostrato dice: “Ho già detto quanto Demetrio fosse devoto ad Apollonio - così, essendo già a Roma, e ancora tra gli ammiratori di Apollonio, cominciò ad attaccare Nerone, e i sospetti caddero su Apollonio: come se si trattasse di suoi intrighi, e come se istigasse Demetrio, e soprattutto contro i bagni...”
“Ma Demetrio non poté sfuggire alla disgrazia che si era procurato con le sue parole; Tigellino, detentore della spada di Nerone, lo aveva bandito dalla città per cattiveria nei confronti della saponeria, e per Apollonio fu istituita una sorveglianza segreta, nel caso in cui avesse detto qualcosa di contrario o di malevolo.
Apollonio, tuttavia, non era evidentemente né beffardo né preoccupato, come è caratteristico di chi teme qualsiasi calamità, ma era ancora desideroso di discutere gli argomenti che gli venivano sottoposti. Gli erano compagni nel filosofare Telesino e altri uomini, i quali non pensavano di correre rischi studiando con un tale uomo, sebbene la filosofia fosse allora un'attività pericolosa. Ma si sospettava di lui, come ho accennato; e i sospetti crebbero per ciò che disse a proposito di un prodigio divino.” [876:2a], p.93.
Pertanto, le accuse contro Apollonio-Cristo continuano ad accumularsi, i sospetti che stia minando il governo crescono. Il caso si avvia verso l'arresto. “Era scoppiata a Roma quella malattia chiamata dai medici influenza, che provoca la tosse e l'abbassamento della voce quando si parla. I templi erano quindi pieni di gente che supplicava gli dèi, perché Nerone aveva la gola infiammata e la voce rauca. Apollonio era furente contro la stoltezza del volgo, ma a nessuno muoveva espressamente rimprovero; anzi, tratteneva e richiamava alla prudenza Menippo, il quale era sdegnato per tale vicenda: lo esortava a scusare gli dèi, se prendono piacere allo spettacolo dei buffoni. Questo discorso fu riferito a Tigellino, il quale fece portare Apollonio davanti al tribunale, per difendersi dall'accusa di empietà contro Nerone.” [876:2a], p.94.
Apollonio-Cristo viene nuovamente arrestato. Questa volta " definitivamente ". Vediamo che il racconto di Filostrato segue in generale i Vangeli.
38.6. IL GIUDIZIO DI TIGELLINO RIGUARDO APOLLONIO È IL GIUDIZIO DI PILATO RIGUARDO CRISTO.
L'arresto di Apollonio-Cristo è seguito da una scena che corrisponde nuovamente al processo evangelico di Pilato. A quanto pare, l'“antico” Filostrato aveva tra le mani diverse descrizioni della Passione di Cristo e, non riconoscendone l'identità, le inserì nella sua opera come soggetti presumibilmente diversi. Il risultato fu la ripetizione o duplicazione che ora vediamo.
“Era stato predisposto contro di lui un accusatore, che aveva già rovinato molte persone e ottenuto numerosi trionfi di tal fatta. Costui teneva nelle mani uno scritto dov'era formulata l'accusa; e brandendolo come una spada contro Apollonio, diceva che era ben acuminato e che l'avrebbe distrutto. Ma quando Tigellino ebbe svolto il rotolo senza rinvenirvi traccia alcuna di scrittura, bensì trovando un foglio tutto bianco, cominciò a pensare che aveva di fronte un essere soprannaturale; la stessa reazione si dice che abbia provato in seguito pure Domiziano.
Preso dunque in disparte Apollonio, lo condusse al tribunale segreto, dove i magistrati di quest'ufficio giudicano riservatamente intorno agli affari più importanti; e allontanati tutti gli altri, lo assaliva di domande per sapere chi fosse. Apollonio gli riferì il nome di suo padre e della sua patria, e gli espose il motivo per cui praticava la sapienza: affermava di praticarla per conoscere gli dèi e per convivere con gli uomini, in quanto conoscere gli altri è più difficile che conoscere sé stessi. «E come, o Apollonio,» gli chiese l'altro «esorcizzi i demoni e le apparizioni degli spettri?». «Allo stesso modo» fu la risposta «che uso con gli uomini malvagi ed empi». Con queste parole alludeva sarcasticamente allo stesso Tigellino, poiché era maestro a Nerone di ogni crudeltà e scelleratezza. «E se io te lo chiedessi, mi vorresti predire il futuro?» chiese Tigellino. «Come potrei, dato che non sono un profeta?». «Eppure si racconta» ribatté Tigellino «che fosti tu a dire che sarebbe accaduto un grande fatto, e che non sarebbe accaduto». «Ti hanno riferito il vero,» confermò Apollonio «ma non devi attribuire ciò ad arte profetica, ma piuttosto alla conoscenza che il dio apre agli uomini sapienti». «E perché non temi Nerone?». «Perché il dio che ha concesso a lui di ispirare paura, a me ha concesso di non provarla».
Tigellino rimase impressionato, e gli disse: «Vattene pure, e lasciami qualcuno che garantisca della tua persona». «Ma chi» - gli rispose Apollonio «garantirà di un corpo che nessuno può tenere legato?». A Tigellino questa risposta parve divina e soprannaturale; e come per evitare di contendere con la divinità «Vattene dove vuoi,» gli disse «sei troppo forte per essere sotto il mio potere».” [876:2a], p.94.
Analizziamo il testo di Flavio Filostrato.
- DENUNCIA. - Ancora una volta vediamo una chiara traccia di Giuda Iscariota. In Filostrato è un certo accusatore che "ha preparato la sua DENUNCIA" contro Apollonio. Egli si scaglia personalmente contro Apollonio con delle accuse, cercando di distruggerlo. Tuttavia, si verificò un miracolo: l'accusa non fu dimostrata. Probabilmente è così che Filostrato spiega a se stesso e ai suoi lettori il fatto che Apollonio-Cristo si è salvato ed è salito al cielo.
- INTERROGATORIO. Segue, secondo Filostrato, l'interrogatorio di Apollonio da parte del potente funzionario romano Tigellino, detentore della spada di Nerone. Si tratta di un riflesso dell'interrogatorio evangelico di Gesù da parte del procuratore romano Ponzio Pilato.
- NON VIENE RISCONTRATA ALCUNA COLPA. - Filostrato riferisce che l'interrogatorio non rivela alcuna colpa per Apollonio. Di conseguenza, il romano Tigellino cambia il tono della conversazione, tratta Apollonio con molto rispetto e gli offre persino una fuga senza ostacoli. Anche questo è un riflesso del racconto evangelico della benevolenza del procuratore Pilato, che non trovò alcuna colpa in Gesù e volle lasciarlo libero.
- LA RIPETIZIONE DELLA TRAMA. - Tra l'altro, Filostrato ha inserito una frase secondo cui qualcosa di simile si sarebbe presto ripetuto in futuro sotto l'imperatore romano Domiziano. Proprio così. Come vedremo, Filostrato tornerà a parlare della Passione di Cristo, cioè per la TERZA volta, nei suoi libri successivi. Infatti, sotto Domiziano, verrà “ripetuta” l'intera storia dell'arresto, della condanna, dell'esecuzione e della risurrezione di Apollonio-Cristo. È interessante notare che lo stesso Filostrato non si astenne dal sottolineare questo apparente parallelo. Il motivo è chiaro. “Il classicista” non poteva non vedere le corrispondenze tra l'arresto di Apollonio sotto Nerone e l'arresto di Apollonio sotto Domiziano. Filostrato non può più identificare direttamente queste storie, poiché è confuso dalla cronologia errata di Scaligero-Petavio. Tuttavia, ha notato il parallelismo e lo ha evidenziato in modo corretto.
38.7. L'ECLISSI SOLARE ASSOCIATA ALLA PASSIONE DI APOLLONIO. IL FULMINE CHE QUASI UCCISE L'IMPERATORE. LA RESURREZIONE DI CRISTO.
L'esecuzione di Apollonio non è descritta direttamente nell'opera di Filostrato. Tuttavia, è presente una traccia vivida di essa. Pochi paragrafi prima del “processo di Pilato”, presumibilmente poco prima dell'arresto di Apollonio-Cristo, Filostrato ci dice che ci fu un'eclissi solare e un fulmine che quasi uccise il re-imperatore romano. Presumibilmente Nerone. Ecco il testo di Filostrato.
“Era accaduta un'eclissi di sole e si era udito un tuono, cosa che assai raramente si accompagna a un'eclissi; e Apollonio, levato lo sguardo al cielo, disse: «Avverrà un grande evento e non avverrà». I presenti non erano ancora in grado di comprendere la frase; ma tre giorni dopo l'eclissi tutti capirono il suo significato. Mentre l’imperatore pranzava, un fulmine cadde sulla tavola e spezzò la coppa che teneva tra le mani, poco discosto dalla bocca: quanto fosse prossimo a essere colpito aveva inteso Apollonio, dicendo che qualcosa sarebbe e non sarebbe avvenuto. Appreso questo detto, Tigellino ebbe paura del sapiente, osservando che conosceva le cose divine; e non osava procedere a esplicite accuse contro di lui, temendo di riceverne qualche misterioso danno.” [876,2a], pp.93-94.
Il nostro ragionamento è semplice. Ecco una descrizione un po' distorta dell'esecuzione e della risurrezione di Cristo. Infatti.
- L'ECLISSI. - Secondo i Vangeli, al momento della crocifissione di Cristo c'era un'oscurità solare. Luca dice: “Il sole si oscurò e il velo del tempio si squarciò nel mezzo” (Luca 23:45). Per i dettagli dell'eclissi evangelica, si veda il nostro libro “Il re degli Slavi”, nonché “Metodi”, cap. 2,2. Come vediamo, anche Filostrato menziona l'eclissi solare in modo diretto quando descrive la Passione di Apollonio.
- L'IMPERATORE ERA IN PERICOLO. - Inoltre, Filostrato parla di un fulmine che ha quasi colpito a morte l'imperatore. Secondo le nostre ricerche, Andronico-Cristo fu davvero l'imperatore di Zar Grad. Fu crocifisso sul Golgota-Beikos e trafitto da un colpo di lancia. In quel momento, come dice l'evangelista Matteo-Damid, “il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò e le pietre furono disperse” (Matteo 27:51). Secondo Filostrato, in quel momento scoppiò un fulmine, accompagnato da un fragore di tuono. Quindi, qui Filostrato chiama Andronico-Cristo stesso “l'imperatore romano”, e non Nerone. Il re-imperatore era in pericolo di vita, ma è sopravvissuto. In effetti, questa è una descrizione della Passione di Cristo: l'imperatore fu crocifisso ma risuscitò.
- RISURREZIONE. - Filostrato riporta un'interessante profezia di Apollonio-Cristo: “Qualcosa di grande si compirà e non si compirà”. Si tratta molto probabilmente di una descrizione poetica della risurrezione di Cristo. Infatti, l'esecuzione di Cristo si compie e allo stesso tempo non si compie. Da un lato è morto sulla croce, dall'altro è RITORNATO. È stata compiuta e non lo è stata!
- IL TERZO GIORNO. - Lo stesso “fulmine” di Filostrato, CADUTO IL TERZO GIORNO DOPO L'OSCURITÀ, corrisponde chiaramente anche alla scena evangelica della risurrezione di Cristo. Ricordiamo che Cristo è risorto il TERZO GIORNO: “Disse: ‘Dopo tre giorni risorgerò’” (Matteo 27,63). Fu deposto nel sepolcro e quando Maria Maddalena e l'altra Maria vennero a vedere il sepolcro, “ci fu un grande terremoto, perché l'angelo del Signore, che era sceso dal cielo, venne e rotolò via la pietra dalla porta del sepolcro.... E LA SUA VISTA FU COME UN LAMPO”. (Matteo 28:2). Vedi Figura 1.67 e Figura 1.67a.
La descrizione evangelica dell'angelo che scende dal cielo, “come un fulmine”, e dell'imperatore Andronico-Cristo seduto sulla pietra del sepolcro, è stata trasformata da Filostrato nel racconto di un fulmine che quasi colpisce dal cielo “l'imperatore”. Vediamo che anche in questo caso lo stesso Apollonio-Cristo è chiamato imperatore.
- LA COPPA. - Filostrato cita una COPPA in qualche modo collegata al “fulmine” caduto vicino all'imperatore. Si dice che il fulmine gli abbia fatto cadere la coppa dalle mani. Molto probabilmente, in quel momento l'imperatore stava bevendo e non fece in tempo a finirla. Per questo si parla di una certa coppa da cui il re poteva bere. C'è qualcosa di simile nei Vangeli? Sì, c'è, ed è ben noto. È la famosa “preghiera della coppa” di Cristo nel giardino del Getsemani. Poco prima del suo arresto, Cristo si rivolge a Dio Padre: “Padre mio, se è possibile, fa' che questo calice passi via da me; non come voglio io, ma come vuoi Tu...”. Quando se ne andò un'altra volta, pregò: “Padre mio, se non è possibile che questo calice pass via da mei, perché io non lo beva, sia fatta la tua volontà” (Matteo 26:39, 26:42).
È ormai chiaro che Filostrato si basava su questo riferimento evangelico al calice. Ma, avendo dimenticato l'essenza degli eventi, ha un po' sminuito il pathos della storia, riducendo tutto a una certa coppa nelle mani dell'imperatore durante la sua cena. Le parole evangeliche di Cristo: “Lascia che questo calice passi via da me”, Filostrato non le capì bene e pensò che la coppa fosse caduta dalle mani dello zar-imperatore. Gli cadde dalle mani, cioè come se gli fosse "scappato di mano".
A proposito, è possibile che l'osservazione di Filostrato sulla coppa dell'imperatore rifletta in parte anche la famosa coppa in cui gli angeli raccolsero il sangue di Cristo appeso alla croce. Il sangue era defluito dal suo corpo a causa del colpo di lancia. Questo soggetto è stato ripetutamente ripreso nelle icone e nei dipinti cristiani, Fig. 1.68.
38.8. UN'ALTRA DESCRIZIONE DELLA RESURREZIONE DI CRISTO.
È molto interessante che subito dopo la descrizione della Passione di Apollonio, Filostrato inserisca un'altra descrizione della sua Risurrezione. È vero, sempre in forma un po' velata, ma facilmente riconoscibile. Ripetiamo che questo racconto di Filostrato del miracolo è collocato esattamente dove dovrebbe essere secondo i Vangeli. Vale a dire, subito dopo tutti gli eventi sopra citati.
Filostrato dice: “Anche questo prodigio compì Apollonio. Una fanciulla sembrava che fosse morta proprio sul punto delle nozze; il promesso sposo seguiva il feretro gemendo sulle nozze non compiute, e insieme a lui piangeva tutta Roma, poiché la fanciulla apparteneva a una famiglia consolare. Apollonio, trovandosi presente al cordoglio, «Deponete la bara,» disse «che porrò fine al vostro pianto su questa giovane»; e chiese quale fosse il suo nome. I presenti credevano che avrebbe tenuto un discorso, come quelli che si fanno ai funerali per suscitare i lamenti; ma egli non fece altro che accostare la mano alla ragazza e mormorare in segreto alcune parole: e la ridestò dalla morte apparente. La fanciulla prese a parlare, e ritornò alla casa del padre, come Alcesti ricondotta alla vita da Eracle.
Sia che avesse trovato in lei una scintilla di vita, di cui non si erano accorti quanti la curavano - si dice infatti che, sebbene piovesse, dal suo volto si levava, un leggero vapore -, oppure che avesse riscaldato e richiamato la vita che era ormai spenta, la comprensione di questo fatto è rimasta un mistero non solo per me, ma anche per chi era presente.” [876:2a], p.95. Forse qui viene descritta la risurrezione di Lazzaro, o forse si tratta della Resurrezione di Cristo.
Apollonio o Apollo stesso risuscita la defunta. Forse in questa forma Filostrato vede Dio Padre = Apollo presente alla risurrezione di Dio Figlio, cioè Gesù = Apollonio.
È interessante che Filostrato, per qualche motivo, si riferisca a Cristo come a una “vergine”. Ma non dobbiamo stupirci particolarmente di questo. Abbiamo già riportato l'esistenza di una tradizione cristiana un po' strana per l'uomo moderno e oggi dimenticata, secondo la quale Cristo, crocifisso sulla croce, veniva talvolta raffigurato sotto forma di DONNA. Si vedano i dettagli nel nostro libro "Ricostruzione", cap. 16:3.6. Lì dimostriamo che anche la famosa costellazione di Cassiopea, una donna, probabilmente raffigurava la crocifissione di Cristo.
Ricordiamo qui brevemente le nostre considerazioni tratte dal libro “Ricostruzione”, cap. 16. Nel cielo settentrionale si trova la costellazione di Cassiopea. Se ci rivolgiamo alle sue immagini antiche, tra queste possiamo trovare quelle in cui Cassiopea è stranamente rappresentata CROCIFISSA, Fig.1.69. La convergenza di questa trama con la crocifissione cristiana è rafforzata dal fatto che Cassiopea, a prima vista, ha uno strano fiotto che sgorga dalla mano destra. Tuttavia, le crocifissioni di Cristo raffigurano davvero flussi di sangue dai palmi delle mani di Gesù. Inoltre, dallo stesso lato, sul lato destro di Cristo, spesso veniva disegnata la ferita di una lancia, da cui sgorgava un fiotto di sangue.
Ma se nell'immagine di Cassiopea vediamo l'immagine dimenticata della crocifissione di Gesù, sorge la domanda. Perché qui è dipinta una DONNA? Non possiamo dare una risposta completa. Tuttavia, notiamo che su alcune vecchie immagini della crocifissione, Cristo ha come un seno femminile, Fig.1.70, Fig.1.71. Oggi non è più chiaro il significato di questa simbologia. Ma resta il fatto che tale simbologia esisteva.
Inoltre. Le immagini della scena canonica della crocifissione, in cui una donna viene crocifissa sulla croce, sono arrivate fino ai nostri giorni. Si veda, ad esempio, la Fig. 1.72. Si tratta di un trittico di Hieronymus Bosch proveniente dal Palazzo Ducale di Venezia [509]. Qui vediamo una tipica rappresentazione della famosa scena della crocifissione. TUTTAVIA, C'È UNA DONNA CROCIFISSA SULLA CROCE. C'è una certa confusione tra i commentatori su questo punto. Gli storici sono chiaramente confusi dal fatto che il Cristo crocifisso sia qui rappresentato da una donna, fig. 1.73. Scrivono così. " La rassegna delle opinioni degli studiosi su quest'opera sarà CREATIVA .... NON È ANCORA APPARSO ALCUN ARTICOLO SU UN POSSIBILE CONTESTO ERETICO NELL'INTERPRETAZIONE DI QUEST'OPERA... NESSUNO DEGLI STUDIOSI DELL'OPERA DI BOSCH SI È OCCUPATO SERIAMENTE DEL TRITTICO VENEZIANO” [509] P.26. [509], с.261.
Si ritiene che qui Bosch abbia raffigurato il martirio di Santa Giuliana o di Santa Vilgeforta. È piuttosto curioso che Vilgeforta sia stata considerata come una donna barbuta, cioè con la barba [509], p.264. Questo non significa forse che il nome Vilgeforta è stato dato a un uomo, Gesù Cristo? Il quale, come abbiamo detto in dettaglio nel libro “Il re degli Slavi”, aveva davvero la barba. Oggi gli storici stanno cercando di capire "se si tratta di Santa Giuliana o della barbuta Santa Vilgeforta. Zanetti (1771) non sapeva chiaramente se si trattava di un UOMO O DI UNA DONNA: scrive che si tratta della crocifissione "d'un Santo o di una Santa martire" ... Nel trittico di Bosch non c'è la barba. Nella leggenda di Santa Vilgeforta c'è molta ambiguità" [509], p.264. Poiché i suoni F e P o B possono passare l'uno nell'altro, può essere che il nome Vilgeforta o Wilgeborda sia una pronuncia distorta del nome Ildebrando? Ricordiamo che con questo nome Andronico-Cristo si riflette nella “storia papale” di Roma del presunto XI secolo, vedi il libro “Metodi”, cap. 2,1.
Pertanto, il racconto di Filostrato in cui il Cristo risorto è presentato sotto forma di donna, si inserisce bene nella tradizione antica ormai dimenticata.
Vale la pena notare che qui, in relazione alla Passione di Apollonio, Filostrato ricorda anche l'esecuzione del filosofo Socrate e la confronta con gli eventi che riguardano Apollonio [876:2a], p.95. In “Cristo e la Rus' sotto gli occhi dei greci”, abbiamo dimostrato che si tratta di un altro riflesso di Cristo.
Di conseguenza, anche in questo caso Filostrato ha ragione. Avendo già dimenticato l'identità delle immagini di Apollonio e Socrate, ricordava tuttavia vagamente qualche parallelo tra loro. Che non mancò di menzionare.
È anche possibile che il racconto evangelico della resurrezione di Lazzaro da parte di Gesù Cristo, abbia dato un certo contributo alla scena di Filostrato ora in discussione.
38.9. L'APPARIZIONE DI APOLLONIO AI SUOI DISCEPOLI DOPO LA RESURREZIONE.
Secondo i Vangeli, Cristo appare ai suoi discepoli dopo la risurrezione. Parla con loro e viaggia con loro.
Filostrato dice la stessa cosa di Apollonio dopo la risurrezione descritta sopra. Ecco il suo racconto: “Apollonio si mise in viaggio per i paesi d'occidente, che secondo la fama comune terminano alle Colonne, per vedere le maree dell'Oceano e la città di Gades. Aveva infatti sentito parlare dell'amore per la sapienza che hanno gli uomini di quelle terre, e dei loro progressi nella conoscenza del divino. Lo seguirono tutti i suoi compagni, plaudendo sia al viaggio che a lui stesso.” [876:2a], p.95.
Con queste parole si conclude il quarto libro della Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato. Abbiamo percorso la sua opera circa a metà. Come vediamo, qui Filostrato ha esposto in generale più o meno tutti i principali eventi evangelici. Dalla Natività alla crocifissione e alla risurrezione. Consigliamo al lettore di rileggere l'Introduzione al nostro libro, che elenca i temi evangelici che abbiamo trovato in Filostrato. Vedrà l'eccellente corrispondenza di questa versione “antica” con i Vangeli canonici.
Tuttavia, abbiamo davanti a noi la maggior parte del testo che è stato attraversato. Cioè tutta la seconda metà dell'opera di Filostrato. Come mostreremo, essa è di nuovo dedicata principalmente agli eventi evangelici. La differenza principale sarà che ora Filostrato ci parla in modo molto più dettagliato degli ultimi eventi della vita di Andronico-Cristo. Cioè, della lotta con gli scribi e i farisei, di Giuda Iscariota, dell'arresto di Cristo, della sua crocifissione e della sua risurrezione. Allo stesso tempo, apprendiamo molti nuovi dettagli sull'imperatore Andronico-Cristo = Apollonio, non conservati in altre fonti primarie. Compresi i Vangeli canonici.
39. INIZIA LA SECONDA PARTE DELL'OPERA DI FILOSTRATO. LE PREDIZIONI DI APOLLONIO-CRISTO.
Passiamo ora alla seconda parte dell'opera di Filostrato.
In tutto il suo libro sono sparsi commenti sul fatto che Apollonio fosse in grado di predire il futuro. Non elencheremo tutte queste testimonianze, ma ci limiteremo a riportare un riassunto dello stesso Filostrato: “Da quanto detto sopra, tuttavia, è chiaro che Apollonio PREVEDEVA gli eventi, mosso dalla potenza divina, e che le affermazioni di coloro che suppongono che fosse uno stregone sono prive di valore.... Apollonio era obbediente alle Moire e prevedeva solo ciò che era inevitabile, e lo sapeva in anticipo, non per stregoneria, ma per suggerimento degli dèi” [876:2a], p.100.
Ad esempio, prima della crocifissione, Cristo si rivolge a Dio Padre con parole che chiariscono che è ben consapevole delle sofferenze che lo attendono e vi va incontro coscientemente per salvare l'umanità con il suo sacrificio: "Padre mio, se questo calice non passerà via da me, perché io non lo beva, sia fatta la tua volontà" (Matteo 26:42).
Cristo sa dell'imminente tradimento di Giuda, dell'imminente rinnegamento di Pietro, ecc. Tutti questi racconti evangelici sono parafrasati nel resoconto di Filostrato sulla preveggenza profetica di Apollonio.
40. APOLLONIO-CRISTO ARRIVA AL FAMOSO COLOSSO DI RODI, OVVERO LA CAMPANA DEL CONSIGLIO DELLA RUS' DELL'ORDA.
Filostrato racconta il viaggio di Apollonio. “Giunto a Chio, senza neppure poggiare piede a terra salì sulla nave accanto, che era annunciata in partenza per Rodi; e i suoi compagni lo seguirono senza dire nulla, poiché era uno dei primi precetti della loro filosofia seguire il maestro qualsiasi cosa dicesse o facesse. Compiuta la traversata con vento propizio, tenne a Rodi queste conversazioni. Trovandosi presso la statua del Colosso, Damid gli chiese cosa esistesse di più grande al mondo secondo lui. «Un uomo» fu la risposta «che pratica la filosofia secondo ragione e con purezza d'intenti».” [876:2a], p.104.
Poniamoci la domanda: cos'è il famoso Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo? Ne abbiamo parlato in dettaglio nel libro " La Rus' Biblica", cap. 18:21.6. Ricordiamolo brevemente.
Secondo le fonti antiche, il Colosso di Rodi fu realizzato nel modo seguente. Per prima cosa si preparò uno stampo di argilla in una fossa di terra. Gli storici scrivono: “La creazione di statue di bronzo fuse era un processo che richiedeva molta manodopera ... All'inizio lo scultore modellava con l'argilla ... “una copia esatta della sua scultura in bronzo. La figura in argilla era come un nucleo, una base su cui veniva applicato uno strato di cera dello spessore che lo scultore voleva dare al bronzo. L'argilla occupava proprio quel posto, che nella scultura sarebbe dovuto rimanere vuoto, libero. Quando la superficie di cera era pronta, la figura veniva nuovamente ricoperta di argilla in modo che lo strato superiore circondasse strettamente la cera e corrispondesse completamente al nucleo interno... Lo stampo veniva quindi riscaldato, con la cera che fuoriusciva dai buchi lasciati dietro... Il bronzo si diffondeva all'interno dell'argilla, occupando lo spazio lasciato libero dalla cera.” [572], с.94-95.
E ancora: "Le informazioni più preziose sono fornite nel libro " Sulle sette meraviglie" di Filone di Bisanzio ... Soprattutto Filone è interessato al metodo con cui lo scultore Carete è stato in grado di installare il Gigante di Bronzo .... cita la quantità di bronzo spesa dai rodesiani per la statua di Helios... Sul Colosso di Rodi sono stati impiegati 500 talenti di bronzo e 300 talenti di ferro, cioè circa 13 tonnellate di bronzo e 7,8 tonnellate di ferro" [572], p.101.
Secondo noi, il “Colosso di Rodi” è la CAMPANA RADA, cioè la CAMPANA DEL CONSIGLIO presso la Rus'. La parola RADA = consiglio, ha lo stesso significato di VECHE = consiglio. Presso gli autori “antichi” la parola Rada si è trasformata in Rodi. Tutti i dettagli della fusione di questo colosso corrispondono perfettamente alla tecnica medievale di fusione delle campane. E la stessa parola COLOSSO è probabilmente la parola russa KOLOKOL (campana) leggermente distorta. La C latina veniva letta sia come K che come Ts o C.
È chiaro che l'enorme campana del consiglio, poteva suscitare lo stupore dei viaggiatori. È noto che in Russia venivano fuse le campane più grandi del mondo. Le grandi campane russe erano molte volte più grandi di quelle dell'Europa occidentale. Per non parlare del peso gigantesco delle campane, vedi " La Rus' biblica", cap. 18.
Così Apollonio-Cristo e l'evangelista Damid-Matteo si trovano accanto al Colosso di Rodi. Ci si chiede se Filostrato abbia conservato qualche indicazione sul fatto che stiano contemplando una campana e non una grande statua umana. Sì, è così.
È degno di nota il fatto che in tutto l'ulteriore e piuttosto lungo resoconto di Filostrato non viene detta una sola parola sulla statua. Ma parla in modo molto dettagliato dei suoni di uno strumento musicale, il "flauto". In risposta alla domanda di Damid-Matteo sul Colosso di Rodi, Apollonio-Cristo inizia a parlare dei suoni del flauto. “Viveva allora a Rodi il flautista Cano (Khan? - Aut.), che era considerato il miglior suonatore di flauto del mondo. Avendolo dunque invitato, gli chiese: «Cosa fa un flautista?». «Tutto ciò che desidera il pubblico» rispose quello. «Ma molti del pubblico desiderano diventare ricchi più che ascoltare il flauto; li fai dunque arricchire, quando senti che questo è il loro desiderio?». «No, anche se vorrei farlo». «E allora? Rendi belli i giovani che ti ascoltano? Poiché tutti bramano di apparire belli al tempo della giovinezza». Neppure questo faccio, anche se nel mio flauto risuona potentemente Afrodite». «Cosa desidera dunque secondo te il pubblico?». «Che altro,» disse Cano «se non che il flauto sopisca il dolore di chi soffre, renda ancor più lieto chi gode, e più ardente chi ama, più fervido e ispirato chi è devoto agli dèi?». «E questi effetti, o Cano, il flauto li ottiene perché è fatto con oro e bronzo, e con uno stinco di cervo o talvolta anche di asino, oppure è qualche altra cosa a produrli?». «È qualcosa d'altro, o Apollonio; la musica e i modi, l'insieme del suono e la fluidità delle modulazioni che è propria del flauto, e i caratteri delle tonalità producono armonia negli ascoltatori e rendono le loro anime tali, quali essi desiderano che siano». «Ho compreso, o Cano, qual è l'effetto della tua arte. La sua varietà e la sua adattabilità a tutti i modi è ciò che tu eserciti e presenti al tuo pubblico. Ma a me pare che il flauto abbia bisogno di qualcos'altro, oltre a ciò che hai detto: ossia buon fiato, corretta imboccatura e destrezza di dita da parte del flautista. Buon fiato si ha quando l'emissione sia nitida e chiara, e la faringe non emetta rumore, perché altrimenti si produce un suono che non ha nulla di musicale. Corretta imboccatura si ottiene se le labbra formano il suono applicandosi alla lingua del flauto, senza che si gonfino le gote. La destrezza delle dita, poi, è molto importante per un flautista: essa si ha quando le articolazioni non rifiutano di piegarsi e le dita non sono pigre a volare sulle note, infatti la rapidità dei passaggi da un tono all'altro è la caratteristica principale dei flautisti dotati di buona mano. Se hai tutte queste doti, puoi suonare con sicurezza, o Cano, poiché Euterpe sarà con te».” [876:2a], p.104.
Ci troviamo di fronte a una trattazione dettagliata dell'arte di estrarre i suoni da uno strumento musicale. Quest'arte richiede un alto grado di professionalità, flessibilità delle mani, rapidità nel cambiare le armonie, ecc. A nostro avviso, alla luce di quanto oggi sappiamo, non stiamo affatto parlando di un piccolo flauto, ma di un'enorme campana. La campana è uno strumento musicale particolare. Le campane fanno persino parte delle orchestre sinfoniche. L'arte di suonare le campane è molto sofisticata. I suonatori vengono addestrati a lungo e con attenzione. I famosi campanari, che utilizzano diverse campane sospese una accanto all'altra, richiedono una grande arte. A proposito, il “flautista” rodesiano si chiamava CANO. Probabilmente si tratta di un Khan.
A quanto pare, il testo originale “antico” di Filostrato si riferiva alle campane russe. Ma gli editori dell'epoca della Riforma sostituirono furbescamente “campana” con “flauto”. Il risultato è strano: accanto all'enorme campana della Rada - il Colosso di Rodi - Apollonio e Damid discutono per qualche motivo di un piccolo flauto. Tuttavia, i redattori scaligeriani erano soddisfatti. La successiva menzione della Rus dell'Orda è scomparsa dalle pagine del "classico antico".
CONCLUSIONE: Nei viaggi Apollonio-Cristo con l'evangelista Damid-Matteo hanno visitato la Rus' dell'Orda e hanno visto l'enorme campana di Radniy-Veche. Sono rimasti stupiti e hanno discusso a lungo.
41. APOLLONIO SI OCCUPÒ MOLTO DI SCIENZA.
Nel libro " Il re degli Slavi" abbiamo dimostrato che l'imperatore Andronico-Cristo non solo patrocinava attivamente le scienze, ma si dedicava egli stesso, ad esempio, alla matematica, compresa la geometria. Inoltre, uno dei riflessi di Andronico-Cristo è il famoso matematico “antico” Euclide. Come mostreremo nel prossimo e secondo capitolo di questo libro, anche il famoso filosofo e matematico Pitagora è un riflesso di Andronico-Cristo. Non sorprende quindi che lo stesso tema - la ricerca attiva delle scienze da parte di Apollonio - risuoni nell'opera di Flavio Filostrato. Secondo Filostrato, Apollonio parlava di sé come segue: “Ho dedicato molti anni alle scienze” [876:2a], p.141.
42. FILOSTRATO RIVISITA LA GIOVINEZZA DI APOLLONIO-CRISTO. IL MALVAGIO RE ERODE E IL SUO MATRIMONIO CON ERODIADE. LA PROTESTA DEL PROFETA.
Come abbiamo già detto, a quanto pare l'opera di Flavio Filostrato si compone di due parti. Esse non sono state individuate nel testo dallo stesso Filostrato o dai suoi redattori, ma sono state scoperte da noi come risultato delle nostre ricerche. Abbiamo già analizzato la prima parte e ci siamo assicurati che contiene quasi tutti i temi principali della biografia evangelica di Cristo. Questa parte si conclude con l'esecuzione di Apollonio-Cristo e la sua risurrezione.
Nella seconda parte, Filostrato rivisita i primi argomenti dei Vangeli canonici. In particolare, il re Erode e il suo matrimonio con Erodiade. Segue la condanna di questo matrimonio da parte del profeta Giovanni Battista. In questa parte dell'opera di Filostrato, l'Erode evangelico appare sotto il nome dell'imperatore romano Domiziano. Filostrato lo descrive come un sovrano crudele.
Ecco cosa dice: “Giunse poi la notizia che Domiziano aveva fatto un sontuoso sacrificio espiatorio alla dea romana Vesta, poiché erano state giustiziate tre Vestali sotto l'accusa di avere mancato al voto di castità e di non essersi astenute da rapporti sessuali, mentre il loro dovere era di servire in purezza la dea Atena di Ilio e il fuoco del santuario. Disse allora Apollonio: «Se pure tu, o sole, potessi venire purificato dalle ingiuste uccisioni, di cui ora è pieno tutto il mondo abitato». E queste affermazioni e invocazioni pronunciava non già in privato, come fanno i vili, ma in pubblico e davanti a tutti.
Dopo avere ucciso Sabino, uno dei suoi parenti, Domiziano prendeva in sposa Giulia, che era moglie dell'ucciso e sua nipote, essendo figlia di Tito. In Efeso si facevano sacrifici per le nozze, e Apollonio presentandosi al rito disse: «O notte delle Danaidi antiche, come fosti unica!»” [876:2a], p.147.
Analizziamo questa testimonianza.
- CRUDELTÀ. - Secondo Filostrato, il grande imperatore Domiziano è crudele e commette, secondo le parole di Apollonio, empi omicidi. Secondo i Vangeli, anche il re Erode è crudele e traditore.
- IL MATRIMONIO EMPIO. - Secondo i Vangeli, il re Erode prende in moglie Erodiade, moglie di suo fratello Filippo (Matteo 14:3). Questa storia è stata discussa molte volte nella letteratura cristiana. Il matrimonio era visto come incestuoso e quindi empio.
In Filostrato vediamo più o meno la stessa cosa. L'imperatore Domiziano vuole sposare la propria nipote, la vedova del suo parente Sabino, da lui assassinato. Siamo di fronte a un matrimonio incestuoso, aggravato dall'omicidio di un parente.
- LA CONDANNA DELLA FORNICAZIONE. - I Vangeli riportano che il profeta Giovanni Battista parlò con rabbia del matrimonio di Erode con Erodiade. La condanna fu probabilmente pubblica e divenne ampiamente nota.
Filostrato dice praticamente la stessa cosa, ma riferendosi invece che a Giovanni Battista ad Apollonio, cioè a Cristo. Apollonio condannò categoricamente il matrimonio incestuoso di Domiziano e lo accusò pubblicamente degli ingiusti omicidi empi con cui aveva riempito il mondo.
Perché in questo caso Filostrato ha "sostituito" Giovanni Battista con Cristo stesso? Per noi non c'è nulla di sorprendente in questo. Abbiamo già riscontrato più volte che gli autori antichi a volte confondevano Gesù e Giovanni Battista. Ad esempio, tale confusione è mostrata vividamente nella leggenda romana dei fratelli reali Romolo e Remo. Si veda il nostro libro " La Roma reale nella confluenza dell'Oka e del Volga". Una ragione era la parentela tra Cristo e Giovanni Battista. Come abbiamo già notato, erano cugini di terzo grado, vedi sopra. La Fig.1.74 mostra un'icona russa che raffigura Giovanni Battista.
Vediamo quindi una buona corrispondenza tra i Vangeli e l'opera di Filostrato.