Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Capitolo 14: Informazioni varie.

 

5. La distruzione delle iscrizioni sui reperti antichi russi.

 

5.1. La tomba di Jaroslav il Saggio nella Cattedrale di Santa Sofia a Kiev.

Secondo la nostra ipotesi, Ivan Kalita, ossia Yaroslav il Saggio, ossia Batu-Khan, fu seppellito nella famosa piana delle piramidi di Giza, il primo cimitero centrale imperiale del Grande Impero” Mongolo”, vedi Cronologia5. Comunque sia, è conoscenza comune che il sarcofago, tradizionalmente indicato come il sarcofago di Jaroslav il Saggio, si trovi nella famosa Cattedrale di Santa Sofia a Kiev. Viene presumibilmente datato al XI secolo d.c., proprio l’epoca di Yaroslav il Saggio. Chiunque visiti la cattedrale può vederlo (figg. 14.8 e 14.9).


Figura 14.8.
Il sarcofago di Yaroslav il Saggio” nella Cattedrale
di Santa Sofia a Kiev.
La fotografia è stata scattata in modo tale che il lato
del sarcofago con l'opera d'arte cesellata non sia visibile.
Tratto da [663]. Fotografia del XX secolo.

Figura 14.9.
Una fotografia del XIX secolo del “Sarcofago di Yaroslav il Saggio”
nella Cattedrale di Santa Sofia a Kiev.
Anche questa fotografia non mostra altro che i lati intatti del sarcofago.
Tratto da [578], Libro 1, pagina 253.

 

La natura della scritta sul sarcofago è del massimo interesse. Si scopre semplicemente che manca. È molto strano che ogni superficie del sarcofago sia in buone condizioni tranne una, quella in cui si può chiaramente vedere la scritta, l’ornamento e l’anagramma del nome di Cristo. Comunque sia, non c’è niente di scritto sulla superficie rimanente. Tutta la decorazione da questa parte è stata distrutta completamente, in parole povere, scalpellata via da qualcuno. Vediamo vaghe tracce dell’ornamento, assieme a lettere o segni di qualche cosa. Né le guide, né gli scienziati che lavorano nel museo della cattedrale, sanno niente sui vandali responsabili di tutto questo.

Cosa poteva esserci scritto? Chi avrebbe potuto danneggiare la scritta sulla tomba di Yaroslav il Saggio, fino al punto di potersi vantare di averla cancellata per sempre? È probabile che lo scritto contraddicesse la versione romanoviana della storia e pertanto sia stata trattata nel modo più spietato possibile.

A proposito, si scopre che il sarcofago di Yaroslav il Saggio fu “scoperto nel XVII secolo” ([578], Libro 1, pag. 253). Questo è veramente sorprendente. Si dice che Yaroslav il Saggio sia morto nel 1054. Sono passati seicento anni. Alla fine, nel XVII secolo, seicento anni più tardi, quando i Romanov decisero che era giunto il momento di scrivere un’altra storia “antica” della Russia, i loro archeologi e storici furono lesti a trovare un sostanziale numero di “Antichità Russe”, incluso il “sarcofago di Yaroslav il Saggio” che non porta nessuna scritta. Non c’è alcun segno sopra, che possa far dire che si tratti davvero del sepolcro di Yaroslav il Saggio, il famoso personaggio storico menzionato nelle cronache.  


Figura 14.10.
La ricostruzione facciale dell'uomo i cui resti
sono stati ritrovati nel “Sepolcro di Yaroslav
il Saggio” a Kiev (realizzata da M. Gerasimov).
Tratta da [847].

Vediamo gli storici al massimo della loro arbitrarietà. I Romanov avevano bisogno di “prove”, o aiuti visuali per la recente “nuova versione” scritta dell’antica storia Russa. Per esempio, avevano urgente bisogno di trovare la tomba di “Yaroslav il Saggio”, che fu prontamente “trovata” (evidentemente, col metodo di prendere un vecchio sarcofago, scalpellare via la scritta che poteva contraddire la versione ufficiale, magari in Arabo, vedi sopra, e dichiarare che era quello che si cercava. Le fotografie del “reperto” hanno poi subito trovato la via nei manuali scolastici. Molto più tardi, nella nostra epoca, M. Gerasimov ha fatto del suo meglio per ricostruire le sembianze del volto di Yaroslav; il risultato può essere visto nella fig. 14.10.

Ripetiamo: gli storici pro Romanov hanno scritto una favola sulla storia Russa del XVII-XVIII secolo, che da allora abbiamo accettato come vera. Lo staff del museo di Kiev ci ha detto che diversi carrelli pieni di pietre tombali, icone, libri e altri artefatti, furono portati via dalla cattedrale negli anni trenta. Il loro destino e la loro destinazione rimangono a oggi un mistero. Perciò, noi non sappiamo nemmeno nulla dei reperti custoditi nel museo della cattedrale negli anni venti. Non ha senso sperare che sia rintracciabile e disponibile per i ricercatori, un catalogo dettagliato di quei pezzi.

Dobbiamo segnalare che molte strane leggende circolano sul sarcofago di “Yaroslav il Saggio” a Kiev. Per esempio, nel 1995 le guide dicevano che il sarcofago fosse di origine Bizantina e che fosse del IV secolo d.c., cioè di settecento anni precedente alla morte di Yaroslav il Saggio.

Queste osservazioni delle guide hanno fatto probabilmente chiedere a molti visitatori come mai il Gran Principe Yaroslav il Saggio, uno dei più famosi regnanti di Russia, al massimo del suo splendore, si facesse seppellire in un sarcofago importato di seconda mano, sebbene sia un buon sarcofago, comprato nella lontana Bisanzio. Pertanto, i resti del precedente proprietario vennero buttati via per far posto al corpo del Gran Principe della Rus’ di Kiev. Anche nella nostra epoca cinica, una simile cosa si chiama sacrilegio.

Il sepolcro doveva essere un evento di famiglia. Si possono vedere chiaramente due croci e due cuori legati insieme con un laccio. Infatti, lo staff del museo ci disse che nel 1995, alcuni archeologi avevano scoperto gli scheletri di un maschio e di una femmina nel sarcofago e anche lo scheletro di un bambino, probabilmente uno stretto parente (forse un figlio).

 

5.2. I monasteri di Staro-Simonov e Bogoyavlenskiy a Mosca.

A proposito, ci sono precedenti dello stesso tipo nella Cattedrale di Santa Sophia a Mosca, come abbiamo ricordato in precedenza (teniamo presente che le pietre tombali del monastero Staro-Simonov di Mosca erano state barbaramente distrutte a martellate negli anni sessanta.

Abbiamo ricordato come il monastero Staro-Simonov era probabilmente il luogo dell’ultimo riposo dei molti guerrieri caduti nella Battaglia di Kulikovo. Inoltre, antiche descrizioni del monastero ([646] e [844]) riportano che fossero addirittura seppelliti qui molti Zar Russi e Gran Principi ([936], Volume 2, pag. 570). Sfortunatamente, di seppellito qui troviamo solo il nome di uno zar. È Simeone Beckboulatovich ([844], pag. 50), un co-regnante di Ivan il Terribile. Secondo la nostra ricostruzione, è uno degli zar che più tardi vennero inglobati nella singola figura di Ivan il Terribile. Gli altri famosi personaggi seppelliti nel monastero Simonov, sono: Konstantin Dmitrievich, figlio di Dmitriy Donskoi, il Principe F. M. Mstislavskiy, principe dei Circassi, Golitsyn, Souleshev, Yousoupov ecc, insieme ai rappresentanti di importanti clan aristocratici: Boutourlin, Tatishchev, Rostovskiy, Basmanov, Gryaznev, etc. Più avanti racconteremo ai lettori delle sepolture nella Cattedrale dell’Arcangelo del Cremlino, dove praticamente si dice siano sepolti quasi tutti gli Zar Russi. In alcuni casi, le scritte trovate sulle tombe ci appaiono dubbie.

La distruzione delle pietre tombali non è in alcun modo un’esclusiva moderna. L’archeologo L. A. Belyaev riporta quanto segue, sugli scavi nel monastero Bogoyavlenskiy vicino al Cremlino: “I sarcofagi sopravvissuti sono seppelliti sotto una pila di detriti di pietra bianca, con frammenti di coperchi e pietre tombali. Alcuni frammenti sono di pezzi di sarcofagi completamente distrutti, probabilmente alla fine del XVII secolo o anche dopo” ([62], pag. 181).

 

5.3. Perché i Romanov dovettero far scalpellare via gli affreschi e ricoprire in mattoni le antiche tombe degli zar nelle cattedrali del Cremlino?

Ci sono tre famose cattedrali al centro del Cremlino di Mosca: quella della Dormizione, quella dell’Arcangelo e quella dell’Annunciazione.

La prima delle tre è stata sempre considerata la principale cattedrale Russa: “La cattedrale della Dormizione occupa un posto a parte nella storia Russa... per secoli è stata un importante centro temporale ed ecclesiastico della Russia; è dove i Gran Principi venivano insediati, e i vassalli giuravano a loro fedeltà. Gli Zar e più tardi gli Imperatori, ricevevano qui la benedizione mentre salivano al trono di Russia” ([553], pag. 5). La prima Cattedrale della Dormizione si presume sia stata fondata qui sotto Ivan Kalita e qui rimase fino al presunto 1472 (ibid, pag. 6). La cattedrale che conosciamo oggi fu eretta sotto Ivan III nel 1472-1479: “Ivan III, il Gran Principe e Sovrano di Tutta la Russia, decise di erigere una residenza che corrispondesse alla sua posizione. Il Nuovo Cremlino doveva simbolizzare la grandezza e potenza dell’Impero Russo. I lavori cominciarono con la costruzione della Cattedrale della Dormizione, la cui grandezza e aspetto alludevano alla maestosa omonima cattedrale di Vladimir del XII secolo” (ibid).

Secondo la nostra ricostruzione, Mosca divenne la capitale dell’intera Russia sotto il regno di Ivan il Terribile, alla fine del XVI secolo (vedi Cronologia6 per ulteriori dettagli). Lo spostamento cronologico di 100 anni sovrappone l’epoca di “Ivan il Terribile” al regno di Ivan III; perciò, molti degli eventi datati al XVI secolo, finirono nel tardo XV secolo grazie al libro di storia russa di Scaligero e Miller, in altre parole, all’epoca di Ivan III. Questo rende ovvio il perché la fondazione di una capitale a Mosca sia stata iniziata da Ivan III, che si dice abbia costruito un nuovo Cremlino e fabbricato la sua cattedrale principale dopo quella di Vladimir, non la precedente cattedrale di Mosca che si suppone sia stata in questo posto, come principale cattedrale della Russia per 250 anni. Secondo la nostra idea, la capitale della Russia era stata davvero a Vladimir fino al XVI secolo, e prima a Rostov e Kostroma (Khorezm, come riportano le fronti Arabe). Il trasferimento della capitale comportò anche il “trasferimento” della cattedrale principale, vale a dire, la costruzione del suo doppione a Mosca.

A questo proposito gli archeologi fanno la seguente affermazione: “Non ci sono fatti che indichino l’esistenza di una corte reale nel Cremlino, prima dei lavori di costruzione del 1460” ([62], pag. 86). In particolare, “la cronaca del monastero Troitse-Sergiyev, compilata negli anni sessanta e settanta del 500, non menziona per nulla la sua precedente esistenza [della corte del Cremlino]” ([62], pag. 86). In altre parole, i cronachisti del Monastero Troitse-Sergiev non sapevano nulla dell’esistenza della corte del Gran Principe sul territorio del Cremlino di Mosca prima del 1460. Questo corrisponde in modo eccellente con la nostra ricostruzione. Mosca fu fondata solo dopo la Battaglia di Kulikovo, alla fine del XIV secolo, e la capitale della Russia non migrò qui fino alla seconda metà del XVI secolo.

La Cattedrale della Dormizione si presume sia stata la principale dell’Impero Russo, a partire da Ivan III. La Cattedrale ha sempre goduto di una speciale attenzione: “Nel 1481, Dioniso, il miglior artista dell’epoca, aveva dipinto l’altare a tre piani e diverse grandi icone, coadiuvato dai suoi apprendisti... e nel 1513-1515 la cattedrale fu decorata da affreschi” ([553], pag. 8).

Rimane qualcosa di quest’opera? Possiamo apprendere qualcosa della Russia Medievale, ossia dell’Orda, di come fosse prima dei Romanov, se visitassimo oggi la cattedrale? Sfortunatamente no. Questo è ciò che ci viene detto: “Praticamente nulla di quella che era l’opera originaria è rimasto intatto ai nostri giorni: le cadenti icone furono sostituite da nuove… gli antichi affreschi furono scalpellati via all’inizio del XVII secolo” ([553], pag. 8).

Questi affreschi di Dioniso, presumibilmente “antichi”, avevano perciò 100-150 anni di età quando vennero scalpellati via. Non tanto per gli affreschi; anche le icone è improbabile che avessero raggiunto tutte uno stato disastroso, in un periodo di tempo così breve. Può essere che la cattedrale sia stata così sfortunata da lasciar trapelare qualche dato che contraddiceva la narrazione dominante, il che ha reso i suoi affreschi di breve durata. Lo stesso destino per la vicina Cattedrale dell’Arcangelo nel 1505-1508. Questo è ciò che ci viene detto: “Le decorazioni delle pareti della Cattedrale Arkhangelskiy sono datate al 1652-1666, il regno di Alexei Mikhailovich, che diede i seguenti ordini‘... la chiesa dell’Arcangelo Michele deve essere ridecorata completamente. I vecchi affreschi devono essere scalpellati via’, poiché gli affreschi del XVI secolo, datati al regno dello Zar Ivan IV, erano ormai malridotti a metà del secolo XVII” ([552], pag. 8).

Dobbiamo farvi notare che gli affreschi dipinti sotto i Romanov nel XVII secolo, non sono mai stati scalpellati via nel XVII, XIX e XX secolo. Perché ebbero bisogno di distruggere gli affreschi relativamente del XVII secolo, i capolavori dipinti dagli artisti migliori del XVI secolo?

Sottolineiamo che gli affreschi vennero davvero scalpellati via e non coperti da uno strato di nuovo materiale. In altre parole, le due più grandi cattedrali del Cremlino furono contemporaneamente soggette a una laboriosa procedura di scalpellatura dell’intonaco dalle pareti, che furono poi ricoperte da un altro strato di intonaco, che successivamente venne decorato con nuovi affreschi. Una semplice ridecorazione non avrebbe dovuto richiedere la distruzione del vecchio materiale. Le nuove decorazioni murali avrebbero potuto essere sovrapposte alle vecchie, nel modo in cui veniva usualmente fatto (per esempio nella vicina Cattedrale dell’Annunciazione, anch’essa parte dell’ensemble del Cremlino). Non sarà che i Romanov abbiano voluto eliminare ciò che era stato raffigurato sulle pareti delle cattedrali del Cremlino, durante il regno della precedente dinastia dell’Orda? Se si ridipingessero nuovi affreschi sopra quelli vecchi, il vecchio strato potrebbe ancora essere visto rimuovendo lo strato superiore. Questo viene spesso fatto oggi, quando gli scienziati scoprono gli affreschi del XVI, XV o addirittura del XIV secolo. Tuttavia, gli affreschi scalpellati via non sono più recuperabili.

Ci viene assicurato che prima che l’intonaco delle cattedrali venisse scalpellato via, “fu fatta una descrizione della composizione iniziale... per aiutare a preservare la concezione ideologica dello schema di lavoro del XVI secolo” ([552], pag. 8). È così che i moderni ricercatori ammettono la perdita degli antichi affreschi murali, svaniti senza lasciare traccia, lasciando intatta solo la “composizione”. I Romanov potrebbero davvero aver mantenuto la composizione originale, qualora questa non implicava nulla di sostanziale.

A proposito, gli affreschi della Cattedrale dell’Annunciazione non sono stati scalpellati via, ma piuttosto ricoperti da un nuovo strato di materiale, all’epoca dei primi Romanov. Scoperti di recente, hanno mostrato diverse stranezze. Per esempio gli affreschi dipingono la genealogia di Gesù Cristo che include molti Gran Principi Russi (Dmitriy Donskoi, Vassily Dmitrievich, Ivan III e Vassily III, così come un certo numero di “antichi” filosofi e poeti: Platone, Plutarco, Aristotele, Virgilio, Zeno, Tucidide ecc. Tutti loro venivano relazionati a Cristo, secondo il vecchio disegno sulle pareti della cattedrale. Questo è in perfetta corrispondenza con la nostra ricostruzione; tutta questa gente può essere davvero stata la discendenza di Augusto = Costantino il Grande, che era davvero collegato a Cristo. Includendo gli “antichi” filosofi e autori nell’“Albero genealogico di Cristo”, l’artista che dipinse i muri della Cattedrale dell’Annunciazione contraddiceva decisamente la cronologia di Scaligero. Comunque sia, secondo noi era perfettamente nel giusto.

Evidentemente, i vecchi affreschi nella Cattedrale dell’Annunciazione non sembrarono particolarmente pericolosi ai Romanov, e così decisero di coprirli con un nuovo strato di intonaco, invece di usare lo scalpello. Cosa poteva essere stato dipinto sulle cupole e sui muri delle cattedrali dell’Arcangelo e della Dormizione, che portasse all’ordine dello Zar Alexei Mikhailovich di distruggerlo senza pietà? La spiegazione moderna di un degrado nel corso di un secolo, non è credibile. Evidentemente, i pezzi dell’altare delle Cattedrali Ouspenskiy e Arkhangelskiy, furono sostituiti completamente nel XVII secolo ([553], pag. 34; vedi anche [552], pag. 33). A questo proposito ricordiamo che molte pietre tombali di sarcofagi hanno subito, nello stesso periodo, danni notevoli a Mosca ([62], pag. 81). Forse anche in questo caso perché erano decrepite?

Inoltre, ricordiamo che le registrazioni genealogiche furono bruciate dai Romanov nello stesso periodo. Contenevano l’albero genealogico di ogni famiglia nobile russa, come abbiamo già detto in precedenza. La riforma ecclesiastica del Patriarca Nikon è servita come pretesto per purgare ogni biblioteca russa da libri che non si conformavano all’ideologia dominante. Si scopre che “gli antichi libri erano stati corretti” ([372], pag. 147). Oggi si presuppone che fossero solo quelli ecclesiastici; ma, sarà vero?


Figura 14.11.
Pietra tombale dell'epoca romana (XVII secolo),
probabilmente replica di una vecchia lapide.
Su trova accanto al sepolcro attribuito a Ivan Kalita (califfo)
nella Cattedrale Arkhangelskiy del Cremlino Moscovita.
È perfettamente evidente come anche questa replica
Romanoviana sia stata pesantemente modificata.
Parte dell'incisione è stata distrutta,
e il resto ovviamente ha subito una trasformazione,
e molto rozza. Foto scattata nel 1997.

Torniamo alle cattedrali del Cremlino. Evidentemente, la Cattedrale dell’Arcangelo avrebbe potuto fornire una serie di informazioni preziose, essendo stata il luogo ufficiale della sepoltura dei Principi Russi e Zar, inclusi i primi Romanov. Ci sono circa 50 tombe nella cattedrale oggi. Si presume che ogni Gran Principe Moscovita sia stato seppellito qui, a cominciare da Ivan Kalita. I personaggi che troviamo qui, secondo le scritte del XVII secolo sulle pietre tombali che datano all’epoca dei primi Romanov, sono:

1. Il Pio Gran Principe Ivan Danilovich (Kalita). Dobbiamo segnalare che l’epitaffio sulla sua tomba è seriamente danneggiato e brutalmente riscritto, qv in fig. 14.11.

2. Il Pio Gran Principe Simeone il Fiero.

3. Il Pio Gran Principe Ivan Ivanovich.

4. Il Pio Principe Dmitriy Donskoi.

5. Il Pio Principe Afanasij Yaroslav Vladimirvich Donskogo (!). Il sepolcro è datato al 1426.

6. Il Pio Principe Vassily Vasilyevich (Tyomniy, or “il Cieco”).

7. Il Gran Principe e Signore di Tutta la Russia Ivan III.

8. l Gran Principe e Signore di Tutta la Russia Vassily III.

9. Una cripta separata, chiusa ai visitatori, che oggi contiene le tombe di “Ivan il Terribile” e dei suoi figli Ivan Ivanovich e Fyodor Ivanovich; un tempo conteneva anche il corpo di Boris Fyodorovich “Godunov”.

10. Il sarcofago del Principe Mikhail Vasilyevich Skopin-Shouyskiy è separato dagli altri; lo troviamo nella cappella laterale di Giovanni Battista. Anche in questo caso l’accesso all’aera è proibito.

11. Il sarcofago del Principe Vassily Yaroslavich si trova separato, alla sinistra dell’altare. Si dice sia del XV secolo (presunto anno 1469).

12. Il sarcofago che si impone molto esplicitamente (due volte più grande di tutti gli altri) è quello del Pio Principe Andrei Staritskiy.

13. Il Principe Dmitriy di Uglič, il più giovane figlio di “Ivan il Terribile”.

14. Alexander Safay Gireyevich, Zar di Kazan (!). Sarcofago del XVI secolo.

15. Principe Pyotr, figlio di Ibreim, figlio di Mamatak, Zar di Kazan (!). Sarcofago del XVI secolo.

16. I primi Romanov: Mikhail Fyodorovich, Alexei Mikhailovich e Fyodor Alexeyevich.

“Ci sono quarantasei sarcofagi in tutto nella cattedrale” ([552], pag. 24).
La visita alla Cattedrale dell’Arcangelo è stata vietata al pubblico a lungo. È stato permesso di recente; anche una minima familiarità col suo interno mostra un gran numero di fenomeni rimarchevoli.

A quanto appare con evidenza, le tombe che si vedono nella cattedrale oggi, furono fatte con mattoni nel XVII secolo sotto i primi Romanov ([552], pag. 24). Lo stesso periodo in cui venivano scalpellati via gli antichi affreschi dalla cupola e dai muri delle cattedrali, e ricoperti con nuovi. Si presume che “i morti fossero seppelliti in sarcofagi di pietra bianca e quindi sistemati sottoterra. Nella prima metà del XVII secolo, venivano seppelliti in sarcofagi di mattoni e pietre tombali di pietra bianca... con scritte Slave. All’inizio del XX secolo, fu montato un involucro di rame e rivestimento in vetro per i sarcofagi” ([552], pagg. 25-26). vedi fig. 14.12.


Figura 14.
I sarcofagi bianchi della cattedrale di Arkhangelskiy.
1636-1637.
Un lato di ogni sarcofago contiene il nome del defunto,
le date della sua morte e della sua sepoltura,
mentre l'altro lato è decorato con un ornamento floreale
inciso nella pietra ([107], pag. 118).

Perciò, le vecchie pietre tombali che ovviamente dovevano stare sopra i corpi dei morti, furono coperte da uno strato di mattoni. Si dice che le iscrizioni delle vecchie pietre tombali siano state riprodotte con cura sulle nuove pietre tombali di mattoni fatte dai Romanov. Sfortunatamente, è difficile verificarlo oggi. L’alto e massiccio simulacro romanoviano fatto di mattoni, copre le antiche pietre tombali completamente. Dopo aver visto la barbarica distruzione degli affreschi da parte dei Romanov, viene naturale chiedersi se le iscrizioni sulle antiche pietre siano state anch’esse scalpellate via. Sarebbe interessante verificarlo.

I moderni ricercatori scrivono che la storia della necropoli reale “contiene molti misteri”. Molte antiche tombe sono andate perdute, probabilmente lo erano già prima che questa costruzione venisse fatta all’inizio del XVI secolo. Una delle tombe scomparse è datata alla seconda metà del XVI secolo e appartiene al Principe Vassily, figlio di Ivan il Terribile, e Maria Temryukovna. È curioso che la maggior parte delle tombe mancanti siano per lo più quelle di bambini” ([768], pag. 88). Quanto detto mostra in modo vivido il caos delle tombe nella Cattedrale dell’Arcangelo.

Lo staff scientifico del museo ci ha detto che il sotterraneo della Cattedrale Arkhangelskiy conteneva dei sarcofagi in pietra delle Zarine Russe, trasferiti là da un cimitero speciale del Cremlino, che fu distrutto già nel XX secolo, durante la costruzione dei moderni edifici. Sfortunatamente, l’accesso a questo sotterraneo è estremamente limitato. Sarebbe molto istruttivo studiare le antiche iscrizioni sopra quei sarcofagi, se qualcuno di loro fosse sopravvissuto (vedi la sezione successiva per maggiori dettagli).

Torniamo alla questione di come i Romanov abbiano riprodotto precisamente le antiche scritte sulle pietre tombali coperte da mattoni. Sarebbe interessante verificare quanto precisamente siano state riprodotte sugli schermi di rame con pannello di vetro, che furono introdotti dagli storici romanoviani all’inizio del XX secolo. Questo è facile da stabilire, poiché le scritte Slave del XVII secolo possono essere viste attraverso il vetro. È necessaria una torcia, tuttavia, poiché lo schermo lascia un’ombra su molte delle iscrizioni rendendo le lettere quasi illeggibili.


Figura 14.13.
"L'interno della camera di sepoltura di Ivan il Terribile.
Il sarcofago non è stato occultato da coperture
successive — quelle che vediamo sono autentiche
e datate al XVII secolo" ([107], pag. 116).

Per prima cosa, segnaliamo che le pietre tombali di mattoni utilizzano differenti titoli riferendosi ai principi Russi: “Pio”, “Pio Gran Principe” e così via. Solo a partire da Ivan III, il titolo si trasforma in “Gran Principe e Signore di Tutta la Russia”. La differenza è difficilmente di natura arbitraria e deve riflettere le realtà politiche dell’epoca.

Comunque, le più recenti iscrizioni sul rame delle coperture, usano il titolo uniforme di “Gran Principe” in tutti i casi, il che può essere letto come un’occulta e leggera deformazione dell’informazione. Secondariamente, vediamo un certo numero di evidenti incongruenze. Per esempio, i Romanov scrivono quanto segue sul suddetto grande sarcofago nella cattedrale: “Nel Dicembre 7045, il giorno undicesimo, il Pio Principe Andrei Ivanovich Staritskiy morì”. La copertura in rame ha una scritta piuttosto diversa: “La tomba dei Principi Staritskiy: Vladimir (morì nel 1569) e Vassily (morì nel 1574).Perciò, non solo la legenda sui mattoni è diversa da quella che vediamo sulla più recente copertura di rame – la stessa informazione sul numero di persone contenute nella tomba è vaga. C’è una sola tomba o sono due? Chi mente, i mattoni, il rame o entrambi? Ricordiamo che queste contraddizioni sono relative a iscrizioni secondarie dell’epoca Romanoviana, poiché oggi noi non sappiamo cosa fosse scritto sulle antiche pietre tombali, coperte di mattoni completamente. A proposito, l’affresco vicino alla tomba di Andrei Staritskiy rappresenta l’Apostolo Andrea, che si dice abbia battezzato la Russia.
Il commento di uno storico moderno è il seguente: “Sulle tre tombe, solo quella di A. I. Staritskiy ha un inserto obbligatorio in pietra bianca sulla sua parte occidentale ma anche in questo caso questo fu rimosso al più tardi nel 1780 [come mai? - Aut.]. L’unica cosa che sappiamo oggi è che l’inserto fu scoperto durante i lavori di rinnovamento del pavimento nel 1835 vicino alla bara. . . Poi è diventato parte del muro occidentale del sepolcro che ospita Vladimir e Vassily Staritskiy” ([768], pagg. 89-90).

Tornando agli affreschi, bisogna segnalare che quelli che si trovano nella Cattedrale dell’Arcangelo sono dedicati in gran parte alla storia russa; ritraggono i principi russi e non solo i santi. Persino gli affreschi sui temi biblici si è spesso considerato che rappresentino scene prese dalla storia russa. C’è un commento che scorre a fianco dell’affresco, che può essere considerato una versione illustrata della storia delle dinastie russe, sfortunatamente, nell’interpretazione romanoviana del XVII secolo e non nella versione originale.
Per esempio, “la sezione del terzo strato del muro meridionale, descrive la vittoria degli Israeliti condotti da Gedeone sulle truppe dei Madianiti. Questa scena biblica veniva normalmente associata con la vittoria di Ivan IV sopra i regni di Kazan e Astrakan” ([552], pagg. 12-13). Potrebbe significare che la scena biblica fosse stata dipinta dai Romanov, nel posto dove stava una scena che dipingeva la vittoria di Ivan IV sopra i regni di Kazan e Astrakhan, che loro stessi avevano ordinato di scalpellare via insieme all’intonaco su cui era dipinta. Poiché i visitatori erano già abituati a leggere l’affresco come la vittoria di Ivan, la scena biblica nuovamente dipinta, ovviamente veniva “associata con la vittoria di Ivan IV”. Si potrebbe anche notare il fatto che il nome Gedeone ricorda “GD Joann”, una forma di “Gosudar Ioann”, ossia Signore Ivan.

Alternativamente, la Bibbia potrebbe riferirsi alla storia della Russia, conosciuta anche come l’Orda, di quell’epoca, il XIV-XVI secolo. In questo caso, gli autori della Bibbia inclusero una descrizione della vittoria di Dmitriy Donskoi su Mamai-Khan nel 1380, come la vittoria di Gedeone, Re di Israele, sulle truppe dei Madianiti. vedi Cronologia6.

Le procedure di restauro della Cattedrale dell’Arcangelo nel 1953-1956, hanno rivelato un solo frammento pre-romanoviano, che è riuscito a rimanere intatto miracolosamente; oggi viene datato al XVI secolo ([552], pagg. 22-23). L’iscrizione che conteneva non è sopravvissuta. L’affresco si trova sulla volta della cappella funeraria di Ivan IV “il Terribile”; la stessa cripta può essere vista nella fig. 14.13. “Il principe morente abbraccia il figlio maggiore, che sta in piedi alla testa del suo letto. La sposa del principe è seduta ai suoi piedi insieme al figlio più giovane. . . Questa scena ricorda la descrizione delle ultime ore di Basilio III, padre di Ivan IV” ([552] , pag. 22). Non è strano che l’affresco che dipinge Basilio III sia a una distanza considerevole dalla sua effettiva sepoltura, e dentro la cripta di Ivan IV sul soffitto?

Consideriamo una spiegazione piuttosto semplice: l’affresco dipinge la morte di “Ivan il Terribile”, o Simeone, che lascia il regno al figlio Fyodor. La giovane Zarina tiene il nipote sulle ginocchia, il futuro Zar Boris “Godunov”. Secondo la nostra ricostruzione, Simeone era il fondatore di una nuova dinastia reale in Russia; perciò la sua tomba, come quella di suo figlio e del nipote Boris, furono sepolte in una cripta separata della Cattedrale dell’Arcangelo. Deve essere anche la ragione per cui Mikhail Skopin-Shouyskiy, morto durante il regno di Vassily Shouyskiy, sia anch’egli sepolto separatamente nella cappella laterale di Giovanni Battista. Evidentemente, Shouyskiy preparava la cripta per la sua propria dinastia, e comunque, la sua deposizione ha fatto sì che non fosse sepolto qui. I Romanov fecero portare i suoi resti, molto più tardi dalla Polonia, e li fecero seppellire nella Cattedrale Arkhangelskiy.

Corollario: Siamo dell’opinione che le sepolture nella Cattedrale dell’Arcangelo debbano essere studiate nuovamente con la massima attenzione. Cosa c’è scritto sulle antiche pietre coperte dallo strato di mattoni? Sono state scalpellate via le scritte? E ancora, cosa poteva esserci scritto sui sarcofagi delle Zarine Russe?

 

 

6. I sarcofagi falsi delle zarine pre-romanoviane, realizzati dai Romanov nel XVII secolo.

 

Una rivista moscovita è stata così gentile da spedirci diverse rare fotografie, piuttosto sorprendenti, delle cripte funerarie dove sono seppellite le Zarine Russe e la pianta della loro disposizione nel sotterraneo del Cremlino di Mosca. Questo materiale ci è sembrato di estremo interesse; ci serve come base per una serie di importanti corollari. Nel dicembre 1997, abbiano visitato tutte le tombe del sotterraneo della Cattedrale dell’arcangelo, per uno studio dettagliato dei sepolcri e per un confronto col le fotografie a nostra disposizione.

Ci sono circa 56 sarcofagi in pietra nel sotterraneo; la pianta della loro disposizione è mostrato nella fig. 14.14. Alcuni non hanno alcuna iscrizione (18 per la precisione). Il resto, presumibilmente appartiene a donne famose di lignaggio regale, seppellite qui nel XV-XVII secolo (in particolare, Zarine, le loro figlie e altre femmine legate allo Zar). Ci sono diverse tombe di fanciulli, ma non molte. I sarcofagi sono di differente tipo e ne parleremo più avanti. La maggior parte dei sarcofagi sono antropomorfi, con un posto speciale per la testa e servono effettivamente da bare. In altre parole, questo tipo di sarcofago non richiede un’ulteriore cassa di legno. L’altro tipo, di origine più recente, è rettangolare e contiene una bara in legno. In alcuni casi i resti di questa bara sono rimasti intatti.

Le informazioni circa l’identità delle persone seppellite in una tomba o nell’altra, devono inizialmente essere arrivate dalle iscrizioni sulle pietre tombali. Furono raccolte nei sotterranei del monastero Arkhangelskiy, dopo il trasferimento dal monastero Voznesenskiy del Cremlino, distrutto dalle autorità sovietiche nel 1929 ([803], Volume 1, pagg. 121 e 125). Molto curiosamente, non c’è nulla di scritto su alcuni sarcofagi e, nella lista dell’inventario, ci si riferisce a loro come “senza nome”. L’identità dei loro occupanti è perciò sconosciuta. Se i dati sono arrivati da altre fonti, a parte le iscrizioni di cui sopra, come per esempio le registrazioni tenute nel monastero Voznesenskiy, ci deve essere qualche informazione relativa ad alcune delle bare senza nome. Nella fig. 14.15 riproduciamo una rara fotografia dove si vede il sarcofago di Natalia Kirillovna Naryshkina, portato via dalla cattedrale Voznesenskiy prima della demolizione di quest’ultima alla fine del 1929.


Figura 14.14.
Lo schema che mostra la disposizione dei sepolcri
ascrivibili alle Zarine Russe e alle Gran Principesse,
al piano terra della Cattedrale dell’Arcangelo
nel Cremlino Moscovita.
I sepolcri sono stati trasferiti qui
dal Monastero Voznesenskiy ([803],
volume 1, pagina 121).

Figura 14.15.
Il sarcofago della Zarina Natalia Naryshkina è stato portato
via dal Convento Voznesenskiy nel 1929.
Il Convento Voznesenskiy è stato demolito dopo il trasporto del sarcofago
femminile nella Cattedrale dell'Arcangelo.
Presa da [107], pagina 245.

 

C'è una lista dei sarcofagi tenuti nel sotterraneo della Cattedrale dell'Arcangelo, che contiene i nomi dei defunti, alcuni dei quali sembrano piuttosto dubbi oggi alle nostre orecchie. I numeri corrispondono alla pianta della fig. 14.14:

1. Sarcofago senza nome.

2. Sarcofago senza nome.

3. Yevdokiya, vedova di Dmitriy Donskoi, 1407.

4. Maria Borisovna, prima moglie dello Zar Ivan III, 1467, vedi fig. 14.16.

5. Sofia Vitovtivna, moglie dello Zar Basilio II, 1453, vedi fig. 14.17.

6. Sofia Paleologa, seconda moglie dello Zar Ivan 111,1503, vedi fig. 14.18.

7. Yelena Glinskaja, seconda moglie dello Zar Basilio III, 1538, vedi fig. 14.19.

8. Anastasia Romanovna, prima moglie dello Zar Ivan IV (“Il Terribile”), 1560.

9. Maria Temryukovna, seconda moglie dello Zar Ivan IV (“Il Terribile”), conosciuta anche come Maria Cherkeshenka (“La Circassa”), vedi fig. 14.20.

10. Marfa Sobakina, terza moglie dello Zar Ivan IV (“Il Terribile”), 1571, fig. 14.21.

11. Maria Nagaya, sesta moglie dello Zar Ivan IV (“Il Terribile”), 1608.

12. Irina Godunova, moglie dello Zar Fyodor Ivanovich, 1603.

13. Yekaterina Bouynosova di Rostov, moglie dello Zar Vassily Shouyskiy, 1626.

14. Maria Vladimirvna Dolgoroukaya, prima moglie dello Zar Mikhail Fyodorovich Romanov, 1625.

15. Yevdokia Loukianovna, seconda moglie dello Zar Mikhail Fyodorovich Romanov, 1645.

16. L'anziana Iouliania, madre di Anastasia Romanovna, 1579.

17. Paraskyeva, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1620.

18. Pelageya, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1620.

19. Maria, figlia dello Zar Ivan V Alexeyevich, 1692.

20. Fëdor Ivanovic Belskij, 1568.

21. Anna Ivanovna Belskaya, 1561.

22. Yevdokiya Fyodorovna Mstislavskaya, 1600.

23. Sarcofago senza nome.

24. Feodosiya, figlia dello Zar Fyodor Ivanovich e Irina Godunova, 1594.

25. Anastasia, figlia di Vladimir Staritskiy, 1568.

26. Sarcofago senza nome.

27. Sarcofago senza nome.

28. Anna, figlia dello Zar Alexei Mikhailovich, 1659.

29. Teodora, figlia dello Zar Alexei Mikhailovich, 1678.

30-36. Sarcofagi senza nome.

37. Sofia, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1636.

38. Marfa, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1632.

39. Yevdokiya, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1637.

40. Teodosia, figlia dello Zar Ivan V Alexeyevich, 1691.

41. Anna, figlia dello Zar Vassily Shouyskiy, 1610.

42. Sarcofago senza nome.

43. Yevdokiya, seconda moglie di Vladimir Staritskiy, 1570.

44-48. Sarcofagi senza nome.

49. Yevdokiya, figlia di Vladimir Staritskiy, 1570.

50. Yefrosinya, madre di Vladimir Staritskiy, 1569, vedi fig. 14.22.

51. Maria, figlia di Vladimir Staritskiy, 1569.

52. Anna, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1692.

53. Tatiana, figlia dello Zar Mikhail Fyodorovich, 1706.

54. Natalia Kirillovna Naryshkina, seconda moglie dello Zar Alexei Mikhailovich, madre di Pietro il Grande, 1694.

55. Agafia Semyonovna Groushetskaya, moglie dello Zar Fyodor Alexeyevich, 1681.

56. Maria Ilyinichna Miloslavskaya, prima moglie dello Zar Alexei Mikhailovich, 1669.

 


Figura 14.16.
Il sarcofago attribuito a Maria Borisovna, la prima moglie di Ivan III.

Figura 14.17.
Il sarcofago è stato attribuito a Sofia Vitovtivna, la moglie
di Vassily II Tyomniy.
Presunto XV secolo. Sul coperchio del sarcofago c'è un epitaffio
scolpito che si legge come "Sofia la Monaca".

Figura 14.18.
Il sarcofago attribuito a "Sofia Paleologa",
moglie di Ivan III. Fotografia scattata dal lato della testa.

Figura 14.19.
Il sarcofago attribuito a Elena Glinskaja:
“… La defunta Gran Principessa Elena, moglie di Vasilij Ivanovic,
Gran Principe di tutta la Russia”.

Figura 14.20.
Il sarcofago attribuito a Maria la Circassa, moglie di Ivan IV "Il Terribile".

Figura 14.21.
Il sarcofago attribuito a Marfa Sobakina, moglie di Ivan IV “Il Terribile”.

Figura 14.22.
Il sarcofago attribuito alla Staritskaya.
Realizzato con frammenti di lapide tenuti insieme da staffe di rame.

Figura 14.23.
Le file dei sarcofagi attribuiti alle zarine russe dal piano terra della
Cattedrale dell'Arcangelo. In primo piano vediamo il sarcofago attribuito
a Yelena Glinskaja, con il presunto sarcofago di Sofia Paleologa sulla
destra. I sarcofagi che vediamo nella fotografia sono numerati da 7 a 15
nello schema. In lontananza vediamo i sarcofagi di epoca romanoviana,
molto più grandi e apparentemente autentici.
Nello schema sono numerati 55 e 56.

Figura 14.24.
Il sarcofago attribuito a “Sofia Paleologa”, moglie di Ivan III.
Parte del coperchio vicino alla testa.
Come possiamo vedere, sulla pietra proprio accanto
al bordo è incisa un'iscrizione superficiale e rozza.
Si legge come "Sofia la Monaca".
Non c'è niente altro scritto da nessuna parte
. Le lettere erano incise così superficialmente che
difficilmente si riescono a distinguerle nella fotografia.
Tuttavia, possiamo vedere chiaramente che il sarcofago
non era né scolpito da un unico blocco di pietra,
né assemblato da intere lastre di pietra.
È costituito da strani frammenti di pietra tenuti insieme
da staffe di rame e poi imbiancati per rendere liscia la superficie.

Figura 14.25.
Nostra copia disegnata dell'iscrizione sul coperchio del sarcofago
che recita “Sofia la Monaca”;
Oggi la tomba è attribuita a Sofia Vitovtivna,
moglie di Basilio II il Cieco.

La disposizione generale dei sarcofagi lungo una delle pareti del sotterraneo, può essere vista nella fig. 14.23. È qui che potenzialmente si trovano le tombe delle famose Zarine Russe del XV-XVI secolo.

Tuttavia, l'attribuzione consensuale di alcuni sarcofagi è davvero molto dubbia. Questo riguarda le tombe pre-romanoviane; i sarcofagi romanoviani sono tutti veri. Notiamo le seguenti stranezze:

1) Non è per niente chiaro perché il sarcofago n. 6, vedi sulla mappa nella fig. 14.14 e 14.18, deve essere attribuiti a Sofia Paleologa, moglie di Ivan III. Questo è un sarcofago parzialmente distrutto; il suo coperchio è intatto, sebbene a pezzi. Non c’è alcuna iscrizione, ad eccezione della parola Sofea incisa rozzamente (vedi fig. 14.24). Può questa “iscrizione” essere sufficiente per attribuire il sarcofago alla famosa Sofia Paleologa? Il carattere rozzo e approssimativo dell'iscrizione, viene enfatizzato dal suo allineamento obliquo in relazione al lato del coperchio. Il graffito è superficiale e ci vuole uno sforzo per notarlo sulla pietra. Uno sguardo veloce ci lascia con l'impressione che il coperchio sia completamente privo di scritte: ha lo stesso aspetto dei coperchi senza nome. Come potrebbe, questo indecoroso, obliquo graffito, tracciato con un chiodo o qualcosa di simile, essere apparso su un sarcofago reale? Inoltre, la scadente qualità di questo cosiddetto “sarcofago reale” (come pure gli altri sarcofagi pre-romanoviani ospitati nel sotterraneo della cattedrale) quantomeno disorienta.

2) La stessa domanda si può fare per il Sarcofago 5, vedi nello schema nelle figg. 14.14, 14.17 e 14.23. Questo sarcofago è ascritto oggi a Sofia Vitovtovna, la moglie di Basilio II (XV secolo). Non ci sono iscrizioni da nessuna parte sul coperchio, a parte una rozza, approssimativa e obliqua iscrizione molto superficiale e probabilmente fatta con un chiodo: “Sofe[a] inoka”, ossia “Sofia la Monaca”, vedi fig. 14.17. Nella fig. 14.25 si può vedere il disegno della scritta, che è molto difficile da capire. Abbiamo usato una fotografia ad alta qualità per questo scopo, dove si potevano distinguere le lettere. Potrebbe questa semplice ed economica bara di pietra, con un graffito mal disegnato sopra, essere quella di una Zarina? È possibile che le due famose Zarine, Sofia Paleologa e Sofia Vitovtovna, non abbiano avuto nemmeno una scritta incisa accuratamente sul coperchio? Ci dicono che queste famose Zarine furono seppellite cerimonialmente, con i loro parenti, l'intera corte e una gran quantità di visitatori presenti, in queste primitive ed economiche bare, con poche lettere graffiate sopra? Per qualche ragione, sui sarcofagi dell’epoca dei Romanov troviamo lunghi ed accurati epitaffi, incisi abilmente e profondamente nella pietra. Anche gli altri vecchi sarcofagi senza nome, sono coperti con magnifici ornamenti incisi.

3) Inoltre, come è possibile che il nome “Sofia la Monaca” sia apparso sul sarcofago di Sofia Vitovtovna? Questo è semplicemente impossibile. Se Sofia avesse davvero preso i voti, avrebbe anche ricevuto il nuovo nome da monaca, uno diverso dal vecchio nome, Sofia. Comunque, i graffiti sul sarcofago ci dicono che Sofia era il nome monastico della morta, che può solo significare che prima di prendere i voti avesse un nome diverso da Sofia, laddove Sofia Vitovtovna era certamente chiamata Sofia. Questo implica che questo sia una truffa evidente. Questa bara non può contenere assolutamente i resti di Sofia Vitovtovna, la famosa Zarina Russa. Ci stanno mentendo.

4) Un attento studio dimostra che la stragrande maggioranza dei sarcofagi attribuiti oggi alle Zarine Russe del XV-XVI secolo, non erano fatti da blocchi di pietra, ma piuttosto da frammenti sparsi, tenuti insieme da barre di rame o graffe. Questa costruzione piuttosto fragile venne poi coperta da uno strato di intonaco, per farla sembrare un sarcofago. È naturale che il trasporto di questi “sarcofagi compositi”, dal monastero Voznesenskiy al sotterraneo della Cattedrale dell'Arcangelo, non sia stato fatto con sufficiente cura, il che ha provocato la fuoriuscita di parte dell’intonaco dal sarcofago e il seguente collasso dello stesso. Tuttavia, i sarcofagi romanoviani fatti davvero di pietra, non si sono fatti a pezzi come i loro corrispettivi “compositi”. Alcuni dei sarcofagi (quelli appartenuti a Sofia Paleologa e ai familiari di Staritskiy, per esempio) sono davvero in cattive condizioni: quasi completamente a pezzi, sia il coperchio che il vero e proprio sarcofago (vedi figg. 14.18, 14.23, 14.24 e 14.22). Le rotture rivelano le graffe, evidentemente di rame, da come sono verdi e arrugginite. Le graffe sono servite per tenere insieme le parti di questi “sarcofagi compositi”. Alcune delle staffe sono saltate fuori e ora giacciono vicino alle ossa dei morti, vedi fig. 14.18, per esempio.

Possiamo chiaramente vedere che le spoglie non sono fatte da lastre di calcare intere, ma piuttosto da frammenti, scarti, che può significare solo che queste spoglie appartengono a gente comune e non a membri di una famiglia reale del XVI secolo. È abbastanza ovvio che un vero sarcofago di pietra doveva essere costoso, pochi potevano permetterselo; un sarcofago “composito” era più facile da fare. Perciò, i Romanov devono aver semplicemente usato un certo numero di sarcofagi anonimi a metà del XVII secolo, o scalpellato via le scritte da alcuni nudi, per avere qualche prova per la loro storia falsificata. Gli autentici sarcofagi delle Zarine Russe devono semplicemente essere stati distrutti dai Romanov, se erano davvero a Mosca e non nel Cimitero Reale in Egitto, Africa, nella Valle di Giza o nella famosa Luxor. Comunque, i Romanov avevano bisogno di qualche reperto per supportare la credibilità della loro artificiale “antica storia Russa”. Vediamo come gli storici romanoviani e gli archeologi mescolavano le loro “scoperte di successo”, con presunti antichi sepolcri autentici di Yaroslav il Saggio, Vladimir il Santo e così via, mentre i loro colleghi di Mosca stavano diligentemente facendo incetta di sarcofagi per la “necropoli reale del XI-XVI secolo”.

Le “antiche bare reali” furono messe su in fretta; la loro costruzione fu ordinata dai Romanov. Bisogna dire che i sarcofagi sono stati costruiti piuttosto rozzamente; è possibile che abbiano semplicemente convertito il vecchio cimitero del monastero, nel supposto antico “luogo del riposo finale delle antiche Zarine pre-romanoviane”. I nomi delle monache sono stati scalpellati via e coperti da pietre tombali con iscrizioni fatte apposta. I vecchi sarcofagi venivano così nascosti dalle nuove pietre tombali, per cui gli autori dell'imbroglio non erano così attenti con le scritte sui sarcofagi, poiché questi ultimi avrebbero dovuto essere comunque messi sotto terra subito dopo. Alcuni sarcofagi sono stati lasciati senza nemmeno una scritta; in due casi, i nomi di semplici monache, incisi con qualche oggetto appuntito, non sono stati cancellati abbastanza in fretta. Così poco scrupolosamente, i Romanov hanno creato la falsa “necropoli reale” del Cremlino di Mosca. Si comincia a capire come non ci sia stata nessuna necropoli prima dei Romanov. I Gran Zar (Khan) di Russia, ovvero dell’Orda, così come le loro mogli, furono seppelliti nel cimitero imperiale, la famosa piana delle piramidi o Luxor in Egitto, Africa.

In Russia venivano seppellite persone di rango inferiore. Tuttavia, i Romanov si sono battuti per distruggere tutti i veri antichi sarcofagi che avrebbero potuto raccontare una storia alternativa della Russia pre-romanoviana, ossia dell'Orda, e questo fin dalla loro conquista del trono nel XVII secolo. Quello che ci viene mostrato oggi non sono “antichi reperti autentici”, ma piuttosto simulacri romanoviani o sarcofagi di gente comune, che gli storici dei Romanov hanno dichiarato reali senza preoccuparsi troppo di sciocchezze, tipo come provarlo.

Gli antichi sarcofagi Russi di pietra bianca sono stati utilizzati come materiale da costruzione nell’epoca romanoviana, il che riflette la loro attitudine verso la storia della Russia. Riflettiamo un momento su questo. Conosciamo operai edili che vandalizzerebbero un vicino cimitero per procurarsi pietre per una casa residenziale? Qualcuno dei lettori abiterebbe una simile casa? Queste azioni sono sempre state considerate un sacrilegio o segno di disprezzo e odio verso i defunti. Questo è proprio ciò che vediamo nel comportamento degli usurpatori romanoviani. Citiamo un passaggio dal libro dell'odierno archeologo L. A. Belyaev ([62]). Riporta quanto segue, sugli scavi condotti nella cattedrale del monastero Bogoyavlenskiy di Mosca: “Le pietre tombali datate ai primi del IV secolo [?], usate come materiale di riempimento in una delle pareti della sala da pranzo” ([62], pag. 297). Insomma, le antiche pietre tombali pre-romanoviane sono state usate come materiali da costruzione per una sala da pranzo (vedi fig. 14.26).


Figura 14.26.
Antiche lapidi pre-romanoviane,
in pietra di colore bianco,
decorata con intagli e utilizzata come materiale
da costruzione per la sala da pranzo del
Monastero Bogoyavlenskiy a Mosca.
Tratto da [62], tabella 30.

Dobbiamo anche fare attenzione che la pietra tombale alla quale si riferisce L. A. Belyaev in [62], sembra proprio una pietra tombale del Vecchio Monastero Simonov, così come l'antico sarcofago di un bambino nel sotterraneo della Cattedrale dell'Arcangelo. Sono tutti realizzati con lastre uniche di calcare, rifinite con lo stesso tipo di profonda incisione ornamentale; questo deve essere stato l'aspetto standard delle pietre tombali pre-romanoviane, che sono state tutte distrutte e usate apertamente come materiale da costruzione.

Ritorniamo alle tombe del sotterraneo della Cattedrale dell'Arcangelo, che si presume appartengano alle sepolture delle Zarine Russe. Ricordiamo ai lettori che tutti i sarcofagi, ad eccezione di quelli installati nell’epoca dei Romanov, sono stati fatti in materiale economico: resti di pietra tenuti insieme da graffe coperte di intonaco. Qualcuno potrebbe dire che si tratti di un antico costume russo e sostenere che prima dei Romanov anche gli Zar fossero seppelliti in queste bare economiche e poco sofisticate, citando la povertà russa, i rituali primitivi dei nomadi asiatici e così via.

Tuttavia, non è vero. I numerosi resti dei sarcofagi in calcare di epoca pre-romanoviana, erano tutti fatti con lastre uniche di pietra decorate con scritte precise e accurate. Si possono ancora vedere simili lastre di pietra a pezzi, in molti antichi monasteri russi. Niente intonaco. Perché mai le Zarine Russe sarebbero state seppellite in sarcofagi economici malamente intonacati? Siamo dell’opinione che ci sia una sola risposta per questo: i Romanov hanno rimpiazzato i veri sarcofagi con delle imitazioni economiche che furono immediatamente seppellite e rimosse dalla vista di chiunque, e così non fu fatto nessuno sforzo particolare per crearle. I truffatori romanoviani non usarono lastre di calcare o incisioni, pensando che un po' di intonaco sarebbe bastato.

5) Guardiamo ora i sarcofagi di epoca romanoviana, a cominciare dal XVII secolo in avanti. Questi sembrano autentici. Tenete presente che ci sono due tipi di questi sarcofagi: le bare antropomorfiche di pietra con un compartimento per la testa, e i sarcofagi rettangolari di pietra con una barra di legno al loro interno. I sarcofagi in questione sono numerati 24, 28, 29, 37, 39, 40 e 52-56, vedi fig. 14.14. Sono tutti di epoca romanoviana, eccetto il numero 24, e si possono considerare autentici.

Uno studio più accurato rivela un dettaglio affascinante. Si scopre che tutti i sarcofagi antropomorfici romanoviani, sono datati a prima del 1632, che è la datazione che troviamo sull'ultimo di questo gruppo (numero 38). Tutti gli altri sarcofagi romanoviani di questo tipo sono datati a epoche precedenti, o all’inizio del XVII secolo.

D'altro canto, tutti i sarcofagi romanoviani del secondo tipo (rettangolari, con bara all'interno) datano dal 1636 in avanti. Questo è molto interessante.

Evidentemente, i rituali di inumazione sono stati variati tra il 1632 e il 1636 (almeno per quanto riguarda le sepolture reali). Vediamo che prima del 1632, i primi Romanov aderivano al vecchio costume di sepoltura dell’Orda. Tuttavia, in seguito decisero improvvisamente di cambiare questa pratica e, a partire dal 1636, la eseguirono in modo diverso. Questo dettaglio può essere di grande importanza; una riforma come questa, avrebbe dovuto evidentemente essere un evento su larga scala, sia ecclesiastico che laico. Deve aver avuto luogo a metà del XVII secolo, precisamente, nel 1632-1637.

Eppure, oggi non ci viene dette niente su un evento così importante avvenuto in Russia. Per esempio, il saggio di A. V. Kartashov sulla “Storia della Chiesa Russa” ([372], Volume 2, pagg. 110-112) si riferisce al periodo tra il 1634 e il 1640, come all’epoca del Patriarca Ioasaf I, che deve aver preso parte e implementato la riforma. Tuttavia, Kartashov, famoso scienziato e autore di un lavoro fondamentale ([372]) non dice una singola parola al riguardo. Ci parla di altre riforme accreditate allo stesso patriarca in modo approfondito, ma non una singola parola su questa; insomma, i rituali di seppellimento, che sono molto più importanti, non sono menzionati da nessuna parte.

Passiamo ad un’altra fondamentale opera in diversi volumi di Macario, Metropolita di Mosca e Kolomna, intitolata Storia della Chiesa Russa ([500]). Il patriarcato di Ioasaf è discusso a pagg. 314-325 del Volume 6; comunque, non una singola parola è detta sulla riforma delle sepolture. Tuttavia troviamo una traccia di questa riforma. Macario scrive quanto segue sul rituale di sepoltura dei preti, come descritto nel Libro delle Preghiere del Patriarca Filarete: “Il libro delle preghiere di Ioasaf del 1639, viene abolito come probabile eredità di ‘Yeremey, il prete eretico Bulgaro’” ([500], Volume 6, pag. 322).

Questa nostra scoperta, ossia il cambio dei rituali di sepoltura russi intorno al 1632-1637, ci permette di mettere immediatamente in rilievo la truffa sui sarcofagi della Cattedrale dell'Arcangelo del Cremlino di Mosca. Prendiamo il sarcofago 24. È ascritto a Teodosia, figlia di Fyodor Ioannovich e Irina Godunova, vedi nella lista di cui sopra. Il sarcofago è privo di scritte; l'iscrizione deve provenire da una lapide esterna del monastero Voznesenskiy, che fu sollevata per trasferire il sarcofago nel seminterrato della cattedrale dell'Arcangelo. Tuttavia, è ovviamente un falso. Se fosse stato effettivamente un sarcofago pre-romanoviano, apparterrebbe all'antico tipo antropomorfo, il che non è il caso del Sarcofago 24; è di tipo nuovo e quindi non può essere anteriore al 1632. Ancora una volta cogliamo in flagrante i falsificatori della storia russa.

Diventa ovvio il motivo per cui i libri di storia russi dell'epoca romanoviana, non menzionano la riforma del rituale di sepoltura nel 1630; uno dei motivi deve essere che gli storici sono molto ansiosi di datare alcuni dei sarcofagi del XVII secolo (del nuovo tipo) alle epoche più antiche, pre-romanoviane. Ecco perché rimangono taciturni sulla riforma di Ioasaf (qualora non fosse per ignoranza).