Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Introduzione

1. onsiderazioni generali

1) Dobbiamo avvertire i lettori che la storia antica e quella medievale a noi oggi nota (compresa quella della Russia) è la cosa più distante dall’ovvietà e dalla logica; è estremamente vaga e contorta. Per farla breve, la storia delle epoche che precedono il XV-XVI secolo e l'invenzione della stampa, non si basa su resoconti di eventi reali ed autentici documenti antichi. Anzi, nella versione consensuale gli eventi storici antecedenti al XVI-XVII secolo sono nati diversi secoli dopo, per gentile concessione degli storici e dei cronologi. Hanno tutti tentato di ricostruire gli eventi del passato. Tuttavia, l’immagine che ne scaturì fu piena di dubbi. Eppure, la maggior parte di noi è certa che la ricostruzione degli eventi passati sia abbastanza facile; pensa che basti prendere le cronache e tradurle nel linguaggio moderno. Le uniche complicazioni che potrebbero presumibilmente sorgere riguardano dettagli di minore importanza e poco altro. Questo è ciò che i corsi scolastici di storia ci fanno supporre. Purtroppo non è così.

2) La storia che conosciamo oggi è scritta; in altre parole si basa su documenti scritti. Sono stati tutti quanti modificati, revisionati, ricompilati, ecc… per molto tempo. Alcune cose sono state scritte sulla pietra, tuttavia queste informazioni frammentate iniziano ad avere senso solo dopo aver costruito l'intero edificio cronologico e le cronache sono il principale materiale da costruzione della storia.

Quando si dice che Bruto uccise Cesare con la spada, l'unica cosa che significa è che lo dicono quelle fonti scritte che sono riuscite a raggiungere i nostri tempi, e nulla di più! La questione su quanto la storia documentata rifletta fedelmente gli eventi reali, è molto complessa e richiede uno studio speciale. In realtà, il problema viene posto dalla filosofia della storia, piuttosto che dalla stessa storia documentata.

I lettori sono inclini a pensare che oggigiorno ci siano delle cronache scritte dai contemporanei di Gengis-Khan e i testimoni oculari degli eventi che sono avvenuti nella sua epoca. Non è così. In realtà e con tutta probabilità, ciò che abbiamo a disposizione è una versione piuttosto tardiva, che è successiva agli eventi reali di diversi secoli.

Inutile dire che i documenti scritti riflettono una versione della realtà. Tuttavia, lo stesso evento reale potrebbe riflettersi in una moltitudine di documenti scritti e in modo molto diverso; a volte la differenza è così grande che la prima impressione che si ha impedisce di credere che ci siano diverse versioni dello stesso evento. Pertanto, frasi come “Questa figura storica è il duplicato di un altro personaggio”, in cui il lettore si imbatterà in questo libro, non implicano in alcun modo l'esistenza di due personaggi reali, uno dei quali è il doppione dell’altro. È abbastanza ovvio che la cosa non avrebbe alcun senso.

Stiamo parlando di un fenomeno completamente diverso; vale a dire che il nostro “libro di storia” può contenere diverse versioni dello stesso personaggio reale, come Gengis-Khan, per esempio. Queste versioni avranno nomi diversi e saranno attribuite ad epoche diverse. Tuttavia, il personaggio in questione è stato “duplicato” solo sulla carta e non nella realtà; per quanto riguarda la questione di quando e dove un dato personaggio sia vissuto, la cosa è tutt’altro che facile. Un altro problema estremamente controverso è quello del nome vero del personaggio. Gli antichi avevano spesso una moltitudine di nomi e soprannomi; inoltre, ne ricevevano dei nuovi una volta entrati nelle cronache, nomi che i loro contemporanei non avevano mai usato. Potrebbero essere entrati in gioco molti fattori: errori, confusione e distorsioni nella traduzione. In questo libro, il nostro obiettivo non è quello di trovare i nomi esatti usati dai contemporanei dei personaggi storici.

3) Nello studio della storia scritta bisogna sempre tenere presente che, in linea generale, le parole e i nomi di persone o luoghi potrebbero aver raggiunto dei significati diversi con il tempo. Il nome “Mongolia” è un ottimo esempio; ne parleremo più approfonditamente nei dettagli di seguito. Inoltre, con il tempo molti nomi geografici migravano verso nuove longitudini e latitudini. Le carte geografiche e i nomi scritti sopra divennero più o meno uniformi solo dopo l'invenzione della stampa, che rese possibile produrre molte copie identiche della stessa mappa per scopi pratici come la navigazione marittima, l’insegnamento, ecc... Prima di allora, ogni mappa era unica e di solito in contrasto con le altre mappe in molti aspetti.

Molti personaggi che ai nostri giorni siamo abituati a considerare “antichi”, si manifestavano frequentemente nelle mappe medievali come eroi di quell’epoca. Anche gli storici riconoscono questa tendenza degna di nota, scrivendo: “I personaggi antichi sono disegnati sulle mappe come cittadini e cavalieri medievali” ([953], pagina 21).

I testi antichi trascrivevano spesso i nomi senza le vocalizzazioni, vale a dire senza vocali, solo la radice consonantica. A quei tempi, le vocalizzazioni venivano aggiunte dai lettori basandosi sulla memoria. Questa prassi era particolarmente in uso nelle lingue arabe, dove potenzialmente tutti i suoni vocalici sono memorizzati e soggetti a un certo grado di casualità. Nel Medioevo, le lettere arabe erano usate anche in alcune altre lingue e purtroppo capitava di frequente che le vocali venivano omesse, sebbene originariamente fossero state più o meno sempre fedeli. Ovviamente, le prime vittime di questa usanza furono i nomi.

Naturalmente, con il passare del tempo le vocali si confondevano l'una con l'altra, si dimenticavano o venivano sostituite con altre vocali. I gruppi delle consonanti scritte dimostravano una maggiore stabilità. Ad esempio, molti testi antichi alludevano di frequente alla “Fede Greca”. Tuttavia, è possibile che la parola Grecia non sia altro che un derivato del nome Horus, ovvero Christos (Cristo). In questo caso, la “Fede Greca” non è altro che la fede cristiana.

La storia russa è chiaramente in stretta relazione con quella globale. Si può vedere che nella storia russa tutti i tipi di spostamenti cronologici e geografici portano invariabilmente alla scoperta di problemi simili nella storia di altri paesi. I lettori dovrebbero abbandonare l'opinione che la storia antica poggia su fondamenta solide ed immutabili; pare proprio che i problemi cronologici esistano nella storia di Roma, Bisanzio, Italia ed Egitto. Sono di natura ancora più grave che quelli della storia russa. Per ulteriori riferimenti, vedere Cronologia1, Cronologia2 e Cronologia3.

4) Ovviamente, gli autori sono interessati alla storia dell'antica Russia, dell'Impero russo e soprattutto dei suoi vicini più prossimi. La conoscenza della storia russa nel suo insieme è estremamente importante e influenza le fondamenta stesse della civiltà mondiale, per cui i suoi momenti più cruciali vanno studiati con la massima cura e attenzione. Oggi conosciamo bene molti esempi di come spesso alcuni fatti storici vengono distorti per adattarli a tendenze politiche transitorie. In Cronologia1, Cronologia2 e Cronologia3 abbiamo esposto moltissimi casi in cui tali distorsioni furono trattate con intransigenza e fatte passare come indiscutibili verità da un testo all’altro. Occorre investire una quantità enorme di lavoro per “rimuovere gli strati successivi” e gettare la luce sulla vera natura degli eventi antichi.

Le distorsioni storiche sono inaccettabili in ogni frangente della storia di uno stato. Siccome si tratta della storia nativa degli stessi autori, l'indagine dovrà essere condotta con la massima chiarezza e si opterà per un approccio totalmente imparziale. In questa materia, nessuna autorità può essere riconosciuta come tale.

Perché dobbiamo menzionare tutto questo? La ragione è che la cronologia consensuale della storia russa è piena di gravi contraddizioni. Inizialmente vennero sottolineate da Nikolai Morozov ([547]). Tuttavia, la nostra analisi dimostra che persino lui era totalmente consapevole della reale portata del problema.

Ai nostri giorni la storia russa è considerata relativamente “giovane” da molti storici, che la confrontano alle “antiche culture”: Roma, la Grecia, ecc... Tuttavia, in Cron1, Cron2 e Cron3 abbiamo dimostrato che tutte queste “cronologie antiche” devono essere accorciate considerevolmente. È molto probabile che le “vecchie culture” debbano essere spostate in avanti, nell’intervallo tra l'XI ed il XVII secolo d.C. La storia consensuale del X-XIII secolo è un prodotto di collazione e “riassunto” tra i veri eventi risalenti all'epoca in questione (che nei documenti sopravvissuti veniva descritta piuttosto scarsamente) ed i duplicati degli eventi provenienti dall’epoca più movimentata del XIII-XVII secolo. Ovviamente, ci riferiamo alla quantità dei resoconti sopravvissuti piuttosto che l'evento in sé. Il periodo immutabile nella storia inizia con il XVII secolo d.C.

Si presume che la storia russa documentata abbia inizio con il IX-X secolo d.C. Ciò significa che circa 300 anni della sua cronologia cadono nella “zona pericolosa dei duplicati”. Con la nostra esperienza accumulata in questo campo ci aspettavamo di trovare uno spostamento dell’odine cronologico, il quale muovesse in avanti alcuni eventi nell'epoca del XIV-XVII secolo d.C. I sospetti sono stati soddisfatti dalla scoperta, da parte degli autori, di uno spostamento di 400 anni, che si manifestò per la prima volta nell’analisi statistica del volume dei testi antichi (vedi Cronologia 1, Capitolo 5:2) e fu scoperto più tardi, a prescindere dal nostro studio sui parallelismi dinastici, qv sotto.

5) Talvolta, tra i nomi antichi incontrati nelle varie cronache, segnaliamo alcuni parallelismi linguistici e somiglianze fonetiche. Sottolineiamo che tali parallelismi non significa che debbano dimostrare qualcosa; alludiamo semplicemente ad essi per dimostrare che i testi antichi non vocalizzati potevano essere letti in una grande varietà di modi. Tuttavia, nella nostra ricostruzione questi parallelismi solitamente vengono abbastanza bene.

Nella presente introduzione daremo una breve descrizione dei principali problemi inerenti alla cronologia russa e suggeriamo la nostra nuova concezione della stessa, che è radicalmente diversa, sia dalla versione scaligero-romanoviana, che dalla ricostruzione di N. A. Morozov ([547]). Nei capitoli che seguono forniremo un resoconto sulla nostra analisi sistematica della storia russa.

 


2. Il nostro concetto in breve

Riassumiamo immediatamente il nostro concetto ipotetico, senza preparare i lettori con qualche nozione speciale. Potrebbe sembrare che questo stile narrativo non sia sufficientemente convincente; tuttavia, suggeriamo ai lettori di continuare a leggere prima di saltare a delle conclusioni. I dati reali che convalidano la nostra teoria saranno presentati nei capitoli successivi.

Prestate attenzione ai seguenti fatti che troviamo molto strani. Tuttavia, questa stranezza è solo basata

sulla cronologia consensuale e sulla versione dell'antica storia russa che abbiamo imparato a scuola. Abbiamo scoperto che basta cambiare la cronologia per eliminare moltissime assurdità e mettere le cose in una prospettiva più logica.

Uno dei momenti chiave nella storia della Russia antica è il cosiddetto “giogo mongolo o tataro”. Si presume che l'Orda abbia avuto origine in Estremo Oriente, in Cina o in Mongolia, che abbia conquistato moltissimi paesi e schiavizzato tutta la Russia, per poi spostarsi verso ovest fino a raggiungere l'Egitto e lì dare vita alla dinastia mamelucca. Tuttavia, questa versione contiene molte incoerenze, più o meno risapute, anche all’interno della storia di Scaligero.

Iniziamo con la seguente osservazione. Se la Russia fosse stata conquistata dall'Oriente o dall’Occidente, dovrebbero essere sopravvissute le testimonianze dei conflitti tra gli invasori e i cosacchi che vivevano vicino ai confini occidentali della Russia, alle regioni del Volga inferiore e del Don. Occorre tener presente che i libri scolastici di storia ci dicono che le truppe cosacche comparvero solo nel XVII secolo e che, presumibilmente, erano formate da proprietari terrieri che erano fuggiti e si erano stabiliti sulle le rive del Don. Tuttavia, gli stessi storici sono ben consapevoli del fatto che lo Stato Cosacco del Don esisteva già nel XVI secolo ed aveva una sua storia e una legislazione indipendente. Inoltre, si è scoperto che le origini della storia dei cosacchi risalgono al XII-XIII secolo. Vedere [183], ad esempio, così come la pubblicazione di Sukhorukov intitolata “La storia delle truppe del Don”, Don magazine, 1989.

Per cui l'Orda, da qualunque parte provenisse, si sarebbe inevitabilmente mossa verso l'alto e lungo il Volga, per poi attaccare gli stati cosacchi; eppure non si trova in nessun posto traccia di tutto questo. Perché dovrebbe essere così? L'ipotesi ovvia può essere formulata come segue: l'Orda non ha mai combattuto contro i cosacchi perché i cosacchi erano parte dell'Orda. Questa ipotesi è sostenuta da alcune sostanziali argomentazioni nel libro di A. A. Gordeev ([183]). Nel suo tentativo di adattare l'ipotesi alla versione consensuale Milleriana della storia russa, Gordeev fu costretto a supporre che e l'Orda Mongola aveva adottato rapidamente molti costumi e usanze russe, e che i cosacchi, ovvero i guerrieri dell'Orda, gradualmente divennero etnicamente russi.

La nostra ipotesi principale (o meglio, una delle nostre ipotesi principali) è la seguente: le truppe cosacche non solo facevano parte dell'Orda, ma persino dell’esercito regolare dello stato russo. In altre parole, l’Orda fu russa fin dall'inizio. “Orda” è un'antica parola russa che sta per esercito regolare. I termini successivi “voysko” e “voin” (rispettivamente “esercito” e “guerriero”), sono di origine slava ecclesiastica e non russo antico. Sono stati introdotti solo nel XVII secolo. I vecchi nomi erano “orda”, “kazak” (cosacco) e “khan”.

Alla fine, la terminologia fu alterata. A proposito, persino nel XIX secolo le parole “czar” e “khan” erano intercambiabili nei detti popolari russi; ciò risulta evidente nei numerosi esempi che si trovano nel dizionario di Dahl (come ad esempio, “ovunque vada il khan (lo zar), l’orda (ovvero “il popolo”) lo seguirà” ecc.). Vedere [223] per ulteriori riferimenti (la voce “orda”).

A proposito, nella regione del Don esiste ancora la famosa città di Semikarakorsk e nel Kuban c'è ancora un villaggio chiamato Khanskaya. Ricordiamo ai lettori che si suppone che il luogo di nascita di Gengis-Khan fosse chiamato Karakorum ([325], pagina 409). Un altro fatto noto è che non c’è una sola traccia di Karakorum in nessuna parte vicino al luogo in cui gli storici della scuola Scaligero-romanoviana stanno ancora ostinatamente cercando questa città ([1078], Volume 1, pagine 227-228).

Secondo l'ipotesi, che suona un po' disperata, che hanno avanzato i nostri coraggiosi studiosi, “il Monastero di Erdinidsu, fondato nel 1585 [diversi secoli più tardi di quando visse Gengis-Khan – Aut.] fu eretto sulle rovine di Karakorum” ([1078], Volume 1, pagina 228). Questo monastero, che sopravvisse fino al XIX secolo, era circondato da un bastione lungo un miglio. Gli storici sono dell'opinione che l'intera capitale “mongola” di Karakorum, una città di grande rinomanza, occupava il minuscolo pezzo di terra dove successivamente fu costruito il monastero ([1078], Volume 1, pagina 228).

Tuttavia è possibile trovare il nome Karakorum nella regione del Don. Ad esempio, nella mappa datata 1720, intitolata “La parte meridionale della Grande Russia”. l'intera regione cosacca del Don viene chiamata “La Tartaria Minore”; qui si può vedere anche un fiume con il nome Semi Karak, uno degli affluenti di sinistra del Don. Il nome completo della mappa è il seguente: “Tabula Geographica qua Russiae Magnae Ponto Eusino”. Johan Baptist Homann. Norimberga, 1720 circa. Il nome Karak si trova quindi nella zona dei cosacchi = tatari del Don. Il nome Karakorum potrebbe semplicemente significare “l’area di Karak”.

Inoltre, nella mappa della Russia risalente al 1670 (Tabula Russia vulgo Moscovia, Frederik de Wit,

Amsterdam, 1670 circa) proprio in questa regione vicino al Don, si trova una città chiamata Semikorkor proprio in questa regione. Su un'altra mappa che risale al 1736 (Theater de la Guerre sur les Frontieres de Russie et de Turquie, Reiner & Joshua Ottens, Amsterdam, 1736) uno degli affluenti del Don porta il nome di Semi Korokor. Gli autori hanno visto personalmente tutte queste mappe, alla mostra delle vecchie mappe della Russia che ha avuto luogo nel febbraio 1999 in una collezione privata museale affiliata con il Museo A. S. Pushkin di Mosca.

Per cui, abbiamo visto diverse versioni del nome Korokor nella regione del Don, sia nel nome di una città che in quello di un fiume. La versione latinizzata del nome potrebbe avere il suffisso “um” alla fine, che trasformerebbe il nome cosacco di Korokor in Korokorum, il famoso luogo di nascita del Conquistatore del mondo. In questo caso, il grande conquistatore Gengis-Khan sarebbe nato nella città cosacca di Korokor vicino all’affluente del Don chiamato Semi Korokor.

Torniamo alla questione dell'Orda. Secondo la nostra ipotesi, l'Orda non aveva alcun rapporto con qualsiasi esercito conquistatore straniero, ma era piuttosto l’esercito regolare della Russia Orientale e parte integrante dell'antico stato russo. Inoltre il periodo del “giogo tataro e mongolo” non è altro che il periodo del governo militare in Russia, quando il comandante capo, ossia il Khan, agiva a tutti gli effetti come un re (zar); le città erano governate da principi, che non facevano parte dell’esercito, ma riscuotevano le tasse in modo da sostenerlo. Quindi, l'antico stato russo può essere considerato come un impero unito, dove i soldati di professione erano uno strato separato della società e si chiamavano Orda; gli altri strati non avevano delle formazioni militari proprie. Siamo del parere che le cosiddette “incursioni dei Tatari” non furono altro che delle azioni repressive contro le aree della Russia che, per un motivo o per l’altro, si rifiutavano di pagare le tasse. Gli ammutinati venivano puniti dall’esercito regolare russo. In genere, il principe lasciava la città prima dell’incursione.

 

 

3. La vera identità della Mongolia e l’invasione Tataro-Mongola. I cosacchi e l’Orda d’Oro.

Esaminiamo l'etimologia della parola Mongolia. Potrebbe derivare dalla parola russa mnogo (molta, una massa di gente), oppure dalle parole mosch, mog (possibili precursori della parola “Magog”) e mogoushchestvo, che si traducono rispettivamente con “potenza (sostantivo)”, “essere capace di” e “potere”. N.A. Morozov ha espresso la teoria secondo cui la parola “Mongolia” deriva dalla parola greca “Megalion”, ossia Grande. Tuttavia, la parola greca potrebbe essere un derivato dei termini slavi “mog” e “mnogo”. Nella fig. 0,1 si vede una fotografia dell'antico intarsio della chiesa Chora di Istanbul. Si può vedere la parola “Mongolia” scritta come “Mugulion”, praticamente lo stesso di Megalion, vedi fig. 0.2. La Russia Orientale è ancora conosciuta come la Grande Russia, o Velikorossiya. Secondo la nostra ipotesi, l'Impero “Mongolo” non è altro che un termine per il Grande Impero, ovvero la Russia del Medioevo.

Esistono prove che possano supportare questa ipotesi? Si e in notevole quantità. Vediamo cosa ci raccontano le fonti occidentali riguardo la cosiddetta “invasione tataro-mongola”.

“Gli appunti del re ungherese e una lettera al Papa in cui si menzionano le truppe russe come parte dell’esercito di Batu-Khan, servono da prova dell’ultima struttura e composizione” ([183], Volume 1, pagina 31).

“Batu-Khan fondò una serie di insediamenti militari sulla riva destra del Dnepr, allo scopo di sorvegliare e proteggere le frontiere; erano popolati dagli abitanti dei principati russi… c'erano molti russi tra loro, sulla linea di confine di Terek c’erano pure dei coloni... il sistema di governo creato dall'Orda d'Oro veniva implementato e mantenuto prevalentemente dai russi” ([183], Volume 1, pagine 40-42).

Inoltre, sembra che “la Russia sia diventata una provincia dell'impero mongolo e fu conosciuta come la Tartaro-Mongolia” ([183], Volume 1, pagina 35). Potrebbe essere che Tartaro-Mongolia fosse semplicemente un altro nome della Russia, ossia del Grande Impero (Mongolia) la cui popolazione era parzialmente costituita da Musulmani, ossia Tatari, come è ai nostri giorni.

Più le fonti medievali vengono portate alla nostra attenzione, più impariamo e comprendiamo che prima ci liberiamo dai confini del paradigma storico consensuale che viene riflesso nei libri di testo, prima si completa di vivide immagini la “conquista mongola”. Ad esempio, si è scoperto che “agli albori dell’esistenza dell'Orda, [i primissimi giorni, intendiamoci! – Aut.] nel quartier generale del Khan fu costruita una chiesa ortodossa. Quando vennero fondati gli insediamenti militari, ovunque si costruirono chiese ortodosse, in ogni parte del territorio governato dall'Orda. Furono chiamati i sacerdoti e il metropolita Cyril si trasferì da Novgorod a Kiev, completando così il ripristino della gerarchia ecclesiastica panrussa” ([183], Volume 1, pagina 36).

Fermiamoci a riflettere per un attimo. Tutto quanto esposto sopra è davvero molto strano persino dal punto di vista della storia consensuale. In effetti, un conquistatore mongolo (la maggior parte dei mongoli probabilmente non parlava nemmeno russo, figuriamoci condividere la fede russa) che costruisce dei templi ortodossi (che gli saranno sembrati completamente strani) in tutti i paesi dell’Impero appena conquistati, e il metropolita russo che si sposta a Kiev non appena la città venne presa da Batu-Khan "Mongolo"!

La nostra spiegazione è la seguente. L'invasione straniera non è altro che una fantasia. Ciò che SI vede è il governo militare russo (ovvero “L’Orda”) che si prende in carico le tipiche faccende interne, come la costruzione delle istituzioni imperiali. Tutti questi eventi sono perfettamente tipici di uno stato in via di sviluppo.

“Togliamo il velo di confusione dai nostri occhi e consideriamo la situazione in Russia durante l’epoca del giogo. In primo luogo, ogni principato conservò i suoi confini e la sua integrità territoriale. In secondo luogo, la Russia costituì tutti gli istituti amministrativi di governo in tutto il territorio dell'impero. In terzo luogo, ogni principato aveva il suo esercito. Infine, e questa potrebbe essere di fatto la cosa più importante, l'Orda non distrusse nessuna chiesa e manifestò una spiccata tolleranza religiosa, che è una caratteristica di questi stati. È un dato di fatto che la religione ortodossa venne supportata in tutti i modi. La Chiesa ed il clero furono completamente esonerati da ogni tassa e contributo. A parte questo, in uno dei decreti del Khan si dichiarava che chiunque avesse osato calunniare la fede ortodossa doveva essere giustiziato senza alcun diritto di appello” ([214], pagine 265-266).

Abbiamo anche appreso che il sistema di comunicazione russo che fu in essere fino alla fine del XIX secolo, il servizio dei cocchieri, venne creato dai Mongoli. I cocchieri erano chiamati yamshchiki e la parola stessa è di origine mongola: “c'erano scuderie con un massimo di 400 cavalli lungo tutti i confini ed erano distanti 25 verste l’una dall’altra [1 versta = 3.500 piedi o 1,06 km] … c'erano traghetti e barche su ogni fiume; anche questi erano gestiti dai russi... i cronisti russi smisero di tenere le cronache quando arrivarono ​​i mongoli, motivo per cui tutte le informazioni riguardo la struttura interna dell'Orda d'Oro, provenivano da stranieri che viaggiavano in quelle terre” ([183], Volume 1, pagina 42).

Nella figura 0.3 vediamo un paize, ovvero un pezzo utilizzato in Russia dai rappresentanti delle strutture di governo dell’Orda. Pare che questa parola sia imparentata con il termine slavo poyti (“andare”) e che forse sia un precursore della parola russa pogon (che, tra le altre cose significa “tracolla”). Anche nella Russia dei Romanov, c’era bisogno di un documento chiamato “pogonnaya gramota” per viaggiare lungo le linee statali di comunicazione sulle carrozze dello Stato”. Nelle figure 0.4 e 0.5 vediamo altri due paize “mongoli” rinvenuti in Siberia e nella regione del Dnepr.

Si può vedere che gli stranieri descrivono l'Orda d'Oro come uno stato russo. I russi, per qualche ragione, non la descrivono affatto, raccontando invece le cose più banali (costruirono chiese, fecero matrimoni ecc., come se fossero “completamente ignari” che il loro paese fosse stato conquistato e che le loro terre facevano parte di un gigantesco impero straniero, con sistemi di comunicazione nuovi ed esotici, traghetti ecc… introdotti in tutto il paese. Si presume che gli stranieri non abbiano mai parlato della Russia ai tempi della conquista “mongola”, poiché il paese “aveva cambiato nome in Mongolia Tatara” ([183], volume 1, pagina 35).

Noi siamo del seguente parere: “Mongolia Tatara” è un termine straniero che era in uso prima del XVI secolo. Dal XVI-XVII secolo in poi, gli stranieri cominciarono a chiamare la Russia “Moscovia”, e smisero contemporaneamente di fare riferimento alla “Mongolia”. Tuttavia, il territorio dell'impero russo e una zona un po' più grande continuarono ad essere conosciute, tra i cartografi occidentali fino al XVIII secolo come, “la Grande Tartaria (la Grande Tartarie)”. Esistono moltissime mappe di questo tipo. Una di queste, che troviamo molto rappresentativa, la potete vedere nella fig. 0.6. È una mappa francese presa dall'Atlante del Principe d'Orange ed è datata XVIII secolo ([1018]).

Si possono trovare dei riferimenti all'invasione dei Tartari e dei Mongoli che si riflettono nelle cronache russe come controargomentazioni. L'età effettiva di quelle cronache sarà discussa di seguito; l’analisi di esse dimostra che le cronache sopravvissute furono scritte o modificate all’epoca dei Romanov. In realtà, così come sono quelle cronache danno ancora molti problemi agli storici. Ad esempio, il famoso ricercatore G.M. Prokhorov scrive quanto segue: “l'analisi della cronaca Lavrentyevskaya (risalente al 1337) ha dimostrato che i suoi autori hanno sostituito le pagine 153-164 con nuove pagine, alcune di esse ripetutamente. Questo intervento include tutti i dati riguardanti la conquista della Russia da parte dei Tartari e dei Mongoli” ([699], pagina 77).

Secondo quanto ci dice A. A. Gordeyev, “gli storici tacciono sulle testimonianze storiche dei cosacchi tra le file dell’esercito dell’Orda d’Oro, così come per gli eserciti moscoviti dei principeschi predecessori di Ivan il Terribile” ([183], Volume 1, pagina 8).

Inoltre: “il nome ‘cosacchi’ si riferiva alla cavalleria leggera che comprendeva una parte dell'esercito dell'Orda d'Oro” ([183], Volume 1, pagina 17). A parte questo, apprendiamo che “nella seconda metà del XII secolo, in alcune parti dell'Asia centrale e orientale vi abitavano tribù indipendenti conosciute come “Orde cosacche” ([183], Volume 1, pagina 16.

La parola russa per cosacco (kazak) potrebbe derivare dalle parole “skok” e “skakat” usate per riferirsi all’equitazione.

Prendiamo in considerazione ora la figura del celebre Batu-Khan. Dopo la “conquista” della Russia da parte di Batu-Khan, “il clero fu esentato dal pagamento delle tasse; ciò includeva anche i possedimenti ecclesiastici e la gente in carico della chiesa. Il principe di Suzdal Yaroslav Vsevolodovich fu nominato dai mongoli Primo Principe dei Principati russi” ([183], Volume 1, pagina 33).

Poco dopo “il principe Yaroslav fu convocato al quartier generale di Batu-Khan e inviato a Karakorum in Mongolia per assistere alle elezioni del Gran Khan… Batu-Khan non andò in Mongolia; mandò il principe Yaroslav come suo rappresentante [in altre parole, a Batu-Khan non importavano molto le elezioni del Gran Khan– Aut.]. Il soggiorno del principe russo in Mongolia è stato descritto da Giovanni da Pian del Carpine” ([183], Volume 1, pagina 33).

Per cui, Pian del Carpine ci dice che il principe russo Yaroslav, per qualche strano motivo, andò a rappresentare Batu-Khan alle elezioni del Gran Khan. Potrebbe essere che questa l'ipotesi (Batu-Khan che manda Yaroslav al suo posto) fu inventata dagli storici moderni al solo scopo di far combaciare le prove di Pian del Carpine con l’ovvia necessità della presenza di Batu-Khan alle elezioni del Gran Khan?

Ciò che vediamo qui è semplicemente una prova documentale a testimonianza del fatto che Batu-Khan è il principe russo Yaroslav. Ciò è confermato anche dal fatto che Alexander Nevskij, il figlio di Yaroslav, secondo gli storici era anche il figlio “adottivo” di Batu-Khan! Ancora una volta assistiamo a due figure che poi risultano essere identiche (Yaroslav = Batu-Khan). In linea generale va detto che “Batu” (in russo “Batyi”) può essere una forma della parola “batya”, ossia “padre”. Il comandante militare cosacco viene ancora chiamato “batka” (“padre”, “papà” ecc.). Dunque, Batu-Khan = il batka cosacco = il Principe russo. Nomi simili si trovano nelle byline, le epopee eroiche russe: due di loro sono intitolate “Vassily Kazimirovich Prende il Tributo in Denaro a Batey Bateyevich” e “Vassily Ignatievich e Batyga” ([112]).

Ci viene anche detto che “avendo conquistato i principati della Russia settentrionale, Batu-Khan piazzò ovunque le sue truppe insieme ai suoi rappresentanti (chiamati baskaks) la cui funzione era quella di portare 1/10 della proprietà e della popolazione al Khan” ([183], Volume 1, pagina 29). Il nostro commento è il seguente.

È noto che “il tributo tartaro è un decimo di tutto”. Tuttavia, l’invasione straniera non ha nulla

a che fare con questo. La Chiesa ortodossa ha sempre rivendicato il tributo chiamato desyatina – letteralmente “decima” parte. Come abbiamo visto, un decimo della popolazione russa veniva preso per mantenere i ranghi dell’esercito russo, ossia l'Orda. Tutto ciò è perfettamente normale, dato che l'Orda era il nome dell’esercito regolare russo che non si è mai sciolto, si prendeva cura del pattugliamento delle frontiere, della guerra, ecc…; ovviamente, i soldati non avevano né tempo né opportunità di svolgere mansioni agricole e nemmeno di sostentarsi in modo indipendente. Inoltre, l'agricoltura fu severamente vietata ai Cosacchi fino al XVII secolo. Questo è un dato di fatto ed è anche un comportamento molto ovvio per un esercito regolare. Ciò è menzionato da Pougachyov nei suoi Appunti sulla Storia Russa e da Gordeev in [183], volume 1, pagina 36. Pertanto, l'Orda arruolava un decimo della popolazione come esercito regolare russo e chiedeva un contributo del dieci per cento in provviste e rifornimenti.

Inoltre, l’esercito regolare si spostava costantemente e necessitava di depositi per lo stoccaggio delle provviste, armi e munizioni. Per cui, sul territorio della Russia doveva esserci un sistema di depositi. Una delle parole russe più comunemente usate per “deposito” (o “impianto di stoccaggio”) è saray. I capi militari o khan, avevano bisogno di un quartier generale, cosa che normalmente era situato proprio accanto a questi depositi. Cosa vediamo? La parola “saray” viene fuori molto di frequente nella storia “dell’Orda d'Oro Tartara e Mongola”; la parola si trova spesso nella toponomastica russa. Molte città hanno la radice SAR come parte del loro nome, soprattutto nella regione del Volga. Infatti, qui vediamo Saratov, Saransk, Cheboksary, Tsaritsyn (Sar + Tsyn), così come la città episcopale di Zaraisk nella regione di Ryazan in Russia e Zaransk nella Russia Occidentale. Sono tutte grandi e medie città, alcune delle quali persino capoluoghi di regioni autonome.

Si può anche ricordare la famosa città balcanica di Sarajevo. Incontriamo spesso la parola Saray nella toponomastica russa antica e turca medievale.

Proseguiamo per scoprire ciò che “Il Sultano Seliman scrisse al successivo Khan di Crimea [presumibilmente agli inizi del XVI secolo – Aut.]: ‘Ho sentito parlare delle tue intenzioni di fare guerra alla terra dei moscoviti; attenzione; non osare attaccare i moscoviti, dal momento che sono nostri grandi alleati... se lo farai, razzieremo le tue terre’. Il Sultano Seliman, che salì al trono turco nel 1521, confermò queste intenzioni e proibì le campagne contro i moscoviti... La Russia e la Turchia si erano scambiate ambasciate e ambasciatori [nel XVI secolo – Aut.]” ([183], Volume 1, pagine 161-163).

I rapporti tra Russia e Turchia si interruppero già nel XVIII secolo.

Ci si potrebbe chiedere riguardo la dislocazione delle truppe russe quando combatterono contro i Tartari e i Mongoli che avevano “razziato la Russia”. Risulta che proprio dove si riuniva “l’esercito russo per la resistenza”, ad esempio, nel 1252 il principe Andrei di Vladimir e Suzdal partì da Vladimir per combattere i Tartari e li incontrò presso il fiume Klyazma, proprio fuori le porte della città di Vladimir! Tutte le battaglie contro i Tartari che ebbero luogo nel XVI secolo, furono combattute vicino a Mosca, o al massimo vicino al fiume Oka. Suona strano che le truppe russe avessero sempre un miglio o due da percorrere, mentre i Tartari dovevano viaggiare per centinaia di miglia. Comunque sia, la nostra ricostruzione spiega tutto quanto, in che modo l’Orda, l’esercito regolare russo, fu usata per le spedizioni punitive contro i sudditi disobbedienti. Ovviamente, avvicinandosi alla cittadina ribelle che tentava di opporsi al governo militare.


4. Batu-Khan era conosciuto come il Gran Principe.

Siamo abituati a credere che i governatori tartari erano chiamati Khan, mentre quelli russi

erano i Grandi Principi. Questo stereotipo è molto comune. Dobbiamo però citare qualche prova piuttosto degna di nota da parte di Tatishchev, che ci racconta che gli ambasciatori tartari chiamavano il loro sovrano il Gran Principe Batu-Khan: “Siamo stati mandati dal Gran Principe Batu” ([832], Parte 2, pagina 231). Tatishchev è piuttosto imbarazzato dal titolo del sovrano e cerca di spiegarlo dicendoci che a quei tempi Batu-Khan non era ancora un Khan. Tuttavia, ciò è di minore importanza per noi. Quello che conta è il fatto che un governatore tartaro si chiamasse Gran Principe.

 


5. I Romanov, gli Zakharyin e gli Yuryin. Il loro ruolo nella cronologia russa.

Concludiamo la presente introduzione con una domanda importante a cui è necessario rispondere prima di capire perché la storia russa, a cui siamo abituati fin dai tempi della scuola, si sia così “improvvisamente” rivelata errata. Chi distorse la vera storia della Russia, e quando successe?

Nel 1605 in Russia iniziò il Periodo dei Torbidi. Il 1613 segna uno spartiacque nella storia russa: il trono fu conquistato dalla dinastia filooccidentale dei Romanov, dagli Zakharyin e dagli Yuryin. Sono responsabili di aver “abbozzato” la storia contemporanea russa; ciò successe sotto lo zar Michele di Russia e il Patriarca Filarete, forse più tardi. Presenteremo la nostra ricostruzione del Periodo dei Torbidi nei capitoli a seguire.

Sotto i Romanov, gli Zakharyin e gli Yuryin, l'Orda cosacca fu bandita dalla Moscovia. La sua messa al bando simboleggia la fine dell'antica dinastia russa. I resti dell’esercito del vecchio Impero, ovvero l'Orda, furono cacciati dal centro del regno moscovita. Di conseguenza, al giorno d'oggi si vedono delle regioni cosacche alla periferia della Russia e non al centro. Tutte queste regioni sono l’eredità dell’Orda russa “mongola”. Il Kazakistan, per esempio, può essere interpretato come Kazak-Stan, che si traduce con “Accampamento cosacco” o “Regione cosacca”; in alternativa, il nome potrebbe derivare da Kazak s Tana ossia Cosacchi del Don.

Ci si potrebbe chiedere in che modo l’esercito regolare e professionista dell'Orda ha perso la guerra civile. Questa questione è davvero di grande importanza. Si può teorizzare a lungo su questo; speriamo che il presente libro possa aiutare i futuri ricercatori della storia russa a trovare la risposta.

La sconfitta di Razin e poi quella di Pougachyov segnano la sconfitta finale dell'Orda. Dopo questo successo militare, i Romanov modificarono i documenti ufficiali e dichiararono l'Orda “straniera”, “malvagia” e “un invasore sul suolo russo”. Nella mente dei loro discendenti l’Orda fu trasformata nell'invasione di una forza straniera e ostile, e venne cacciata nel lontano e misterioso Oriente; è così che la Mongolia (Megalion, ossia La Grande, ossia l'Impero Russo) fu trasformata in un paese orientale. A proposito, è successo qualcosa di simile in Siberia, che fu spostato dalle rive del Volga.

Quando i Romanov salirono al potere, provarono a cancellare il più possibile della vecchia storia russa. Gli storici dell'epoca romanoviana ricevettero ordini sia espliciti che impliciti di astenersi dallo scavare a fondo. Era un pericolo mortale: dovevano tenersi a mente il destino di Viskovatiy, vedi sotto.

La nostra impressione delle opere pubblicate dagli storici del XVIII-XIX secolo conferma questa idea. Circumnavigarono tutti gli angoli accidentati ed evitarono istintivamente i parallelismi, le domande e le stranezze molto ovvie. Questo punto di vista rende i libri di Solovyov, di Kluchevskiy e di altri storici di quest'epoca come i più evasivi di tutti; per esempio, il loro tentativo laborioso di leggere il nome “campo Kulichkovo” come “campo di Kuchkovo”, seguito da lunghe ipotesi sull'esistenza dei mitici boiardi per mezzo del nome di Kuchki, da cui il campo prese il suo nome ([284]; vedere anche Cronologia 4, Capitolo 6).

È un fatto risaputo che durante il regno di Fëdor Alekseyevich, il fratello maggiore di Pietro il Grande e suo precursore, le cronache genealogiche furono bruciate; ciò accadde a Mosca nel 1682, vedi [396] e [193], pagina 26. A quanto pare, ciò venne fatto per cancellare le informazioni riguardanti le origini delle famiglie boiarde. Tutta la genealogia venne di fatto cancellata. Al giorno d'oggi si presume che questo sia stato un atto “progressista” diretto contro l’ordine di precedenza; in altre parole, per impedire ai boiardi di discutere la propria superiorità cancellando ogni prova documentale della loro origine ([193], pagina 26). Il nostro punto di vista è il seguente: i Romanov stavano distruggendo la vera genealogia antica per far posto alla loro nuova dinastia. I "ranghi di Ryurik" che sono sopravvissuti fino ad oggi e citati nell’Opera Completa di M.V. Lomonosov. devono essere apparsi successivamente.

Segnaliamo un fatto curioso. Durante tutta la loro storia i Romanov presero le mogli dalla stessa regione geografica: l’Holstein-Gottorp vicino alla città di Lubecca. È noto che gli abitanti di questa parte della Germania settentrionale sono di origine russa, vedi il libro di Herberstein ([161], pagina 58). Apprendiamo ciò che segue: “Lubecca e il Ducato di Holstein un tempo confinavano con la terra dei Vandali e la famosa città di Vagria; si presume che il Mar Baltico abbia preso il nome proprio da Vagria: “il Mare dei Variaghi” … i Variaghi erano potenti e avevano la stessa lingua, religione e costumi dei russi” ([161], pagina 60).

È ovvio che quando ascesero al potere, i Romanov dichiararono che durante il loro regno avrebbero servito il bene supremo. Sebbene un tempo il ducato di Holstein fu popolato da russi, gran parte di loro scomparvero a partire dal XVII secolo. In generale, la politica dei Romanov era per la maggior parte puramente teutonica e i loro metodi di governo erano filo-occidentali. Ad esempio, durante il periodo dell’oprichnina tra il 1563 e il 1572, quando gli Zakharyin e i Romanov divennero di fatto i governanti, per la prima volta si sentì parlare di persecuzioni religiose. I musulmani e gli ebrei che rifiutarono di convertirsi al cristianesimo furono sterminati. Non siamo a conoscenza di una cosa simile in nessuna epoca precedente della storia russa. La Russia aveva aderito al vecchio principio religioso “mongolo” e turco della tolleranza.

Il regno dei primi Romanov, Michele, Alessio e Fedor III, è caratterizzato dai roghi in massa dei libri, dalla distruzione degli archivi, dallo scisma religioso e dalle campagne contro i cosacchi, ovvero l'Orda. La storia russa più o meno ben documentata inizia con il regno di Pietro I Romanov. La sua epoca fu preceduta da un periodo di conflitti, tumulti e guerra civile, con i cosacchi (l'Orda) che erano il nemico principale; in quel periodo si erano stabiliti nella zona del Don. Questa è anche l'epoca che ebbe inizio l'attività agricola nelle regioni cosacche; prima era proibita. Inoltre, dobbiamo sottolineare che i Romanov avevano fatto parecchi sforzi per dimostrare agli occidentali che l’opinione che Stepan Razin fosse di sangue reale, piuttosto popolare in Occidente, era “perfettamente falsa”; le fonti lo chiamavano Rex, ossia Re. Tuttavia, è noto che un certo “principe Alessio” faceva parte dell’entourage di Razin, vedi Cronologia 4, Capitolo 9:4. A quanto pare, l’epoca di Razin, tutto il XVII e perfino il XVIII secolo, è l'epoca in cui i Romanov avevano combattuto contro l'antica dinastia, che era sostenuta dall’Orda e dai suoi cosacchi.

Dopo la caduta dei Romanov nel 1917, terminò l'incantesimo del silenzio. Infatti, cominciarono a comparire molte opere eccellenti sull’antica storia russa, scritte dagli emigranti, nelle quali si esponevano numerose stranezze che erano rimaste nascoste per molto tempo. Ad esempio, il libro di A. A. Gordeev che di tanto in tanto citiamo, fu pubblicato per la prima volta in Occidente; la sua pubblicazione in Russia è avvenuta abbastanza recentemente. Ovviamente, oggigiorno è considerato cosa di cattivo gusto menzionare i Romanov in un contesto critico. Tuttavia, la ricerca scientifica non può essere limitata da considerazioni politiche. L'intonaco si sta staccando, rivelando parti dell'antica opera d'arte originale.