Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Capitolo 6: La battaglia di Kulikovo.

9. Il temnik Mamai ci è anche noto come il tysyatskiy Ivan Velyaminov.

 

Entrambi i titoli corrispondono a un grado di comandante dell’esercito e significano “capo di mille”.

La biografia di Demetrio del Don contiene un altro episodio vittorioso in cui il suo principale avversario è un comandante militare (“tysyatskiy” o “temnik” – entrambi i titoli si traducono come “capo di mille”, vedere [782], Numero 1, pagina 16). Ci riferiamo alla vittoria di Demetrio su Ivan Velyaminov. A quanto pare, il grado di tysyatskiy esistette in Russia fino al regno di Demetrio Donskoi; i comandanti militari di quel grado eguagliavano quasi i Gran Principi, sia per potere che per importanza. Secondo A. Nechvolodov, “abbiamo visto quanto importante fosse un tysyatskiy: era il capo di tutta la gente comune nell'esercito. A quanto pare, Demetrio considerava questo grado un anacronismo che provocava l'invidia da parte degli altri boiardi e diminuiva persino il potere reale del Gran Principe. Pertanto, dopo la morte dell'ultimo tysyatskiy, Vassily Velyaminov, Demetrio decise di abolire del tutto il grado. Tuttavia, Ivan, il figlio di Vassily, che aveva intenzione di ereditare il grado e il titolo di suo padre, lo prese come un affronto mortale” ([578], Libro 1, pagina 782).

Gli eventi si sono svolti nel modo seguente: Ivan Velyaminov tradì Demetrio e fuggì presso Mamai nell'Orda ([578], Libro 1, pagina 782; vedere anche [568], pagina 61). Questo evento si svolse nel presunto anno 1374 (o 1375) e quindi precedette di alcuni anni la battaglia di Kulikovo del 1380. Di conseguenza scoppia una guerra. Più o meno nello stesso periodo in cui Velyaminov tradì Demetrio, Mamai tradì il Khan Maometto e avviò i preparativi per la campagna contro Demetrio: “Mamai aveva rimosso il Khan Maometto in quanto era stanco di governare per suo conto e si proclamò khan... nell'estate del 1380 radunò un enorme esercito” ([578], Libro 1, pagina 789). Questa data segnò l’inizio dell’invasione di Mamai, la cui apoteosi fu la battaglia di Kulikovo.

La nostra teoria è molto semplice: il boiardo Ivan Velyaminov che aveva tradito Demetrio Donskoi, è un duplicato di Mamai, che si era ribellato al khan e rivendicava per sé il titolo. Questo tradimento aveva portato a un conflitto militare di dimensioni senza precedenti e alla violenta battaglia di Kulikovo. Questa nostra ricostruzione è supportata dalle cronache russe: Ivan Velyaminov, che era “venuto nella terra dei Russi”, fu catturato e decapitato sul campo di Kuchkovo: “Nonostante che il voltagabbana vantasse una serie di parenti molto illustri, Demetrio diede l'ordine di giustiziarlo: il traditore fu decapitato sul campo di Kuchkovo... Il cronista riferisce che... questa esecuzione impressionò molto il pubblico... anche la zecca di Demetrio manifestò il ricordo di questo evento” ([568], pagina 61).

Cosa stiamo dicendo? Demetrio Donskoi, dopo aver appena festeggiato una delle più grandi vittorie nella storia russa, quella che lo ha reso un leader militare di fama mondiale, commemora con delle nuove monete un evento completamente diverso, vale a dire l'esecuzione di Ivan Velyaminov, un traditore catturato per caso. Tuttavia, dando solo un'occhiata alle monete si capisce che l’evento in questione assomiglia molto di più a una battaglia che a un’esecuzione: sia Demetrio che il suo nemico sono impegnati in un combattimento, con tanto di spade in mano (vedi fig. 6.41, 6.42 e 6.43). L'illustrazione che vediamo su queste monete raffigura una vittoria in battaglia, una battaglia abbastanza grande da essere rappresentata sulle monete di Demetrio. La vittoria ebbe luogo sul campo di Kuchkovo ([568], pagina 61), che è dove Demetrio Donskoi “decapitò” Ivan Velyaminov: vale a dire il campo di Kulikovo, secondo la nostra ricostruzione, dove il temnik Mamai venne messo in fuga. Una rappresentazione simbolica dell'esecuzione, che si suppone asia avvenuta dopo la battaglia, è visibile nella copia disegnata sulla fig. 6.41 (in alto a destra).


Figura 6.41.
Le monete di Dmitriy Donskoi. Le due monete nella fila in alto commemorano la vittoria di Dmitriy Donskoi su Ivan Velyaminov,
ossia Mamai, sul campo di Kulikovo (o Kuchkovo). Bisogna prestare attenzione al fatto che alcune monete abbinano caratteri russi e arabi: a quanto pare, l'arabo era una delle lingue ufficiali usate nell'Impero russo, ovvero nell'Orda.
Ciò non dovrebbe sorprenderci: secondo la cronologia modificata,
la famosa conquista medievale araba del VII-VIII secolo è un riflesso della conquista Russa o Mongola = Grande, del XIV-XV secolo.
Tratto da [568], pagina 62

D'altro canto, le monete delle figg. 6.41 e 6.43 ci portano a molte altre domande; è possibile che Demetrio tenga nella mano sinistra uno scudo su cui è raffigurato un volto umano. Vediamo disegni di scudi simili in diverse antiche illustrazioni russe (nella fig. 6.44, ad esempio, vediamo una miniatura della “Litsevoy Svod”, con la scena di una battaglia; il principe a sinistra tiene in mano uno scudo con una testa umana fissata ad esso o disegnata sopra, vedi la fig. 6.45.


Figura 6.42.
Una copia disegnata della moneta coniata da Demetrio del Don
per commemorare la vittoria sul signore
della guerra russo Ivan Velyaminov, ovvero Mamai.
Tratta da [568], pagina 62.

Figura 6.43.
La copia disegnata di un'altra moneta di Demetrio,
anch'essa coniata per commemorare la vittoria su Ivan Velyaminov.
Nella mano sinistra Demetrio tiene un oggetto
che potrebbe essere la testa mozzata del suo nemico,
o uno scudo modellato a forma di testa umana.
Potrebbe trattarsi di un'allusione alla famosa leggenda
“antica” greca di Perseo e della testa della
terrificante Gorgone Medusa fissata al suo scudo.
Questa leggenda "antica" potrebbe essere stata
raccontata per la prima volta dopo la battaglia di Kulikovo?
Tratto da [568], pagina 62.

Questo ci porta “all'antico” mito greco di Perseo, il cui scudo era stato decorato con la testa dell'orrenda Gorgone. In Cronologia1 e Cronologia2 dimostriamo che il mito di Perseo e della Gorgone è in relazione diretta con la storia russa, essendo un mero riflesso mitico delle imprese attribuite al personaggio reale noto come San Giorgio = Gengis Khan, che aveva vissuto nel XIV secolo. Il nome stesso Gorgone potrebbe essere una versione distorta del nome “Georgiy” (vedi Cronologia5 per ulteriori informazioni su questo argomento). Il cosiddetto Campo di Vorontsovo esiste ancora a Mosca, proprio accanto a Kulishki; prende il nome dal clan boiardo dei comandanti militari russi Vorontsov-Velyaminov, ([803], Volume 2, pagina 388).

L'ultimo di loro fu proprio Mamai che si era ribellato contro Demetrio Donskoi. Il libro Forty Times Forty ci racconta quanto segue sull'odierna via Campo di Vorontsovo: “Nel XIV secolo qui c'era un villaggio; era appartenuto all'illustre clan boiardo dei Vorontsov-Velyaminov; l'ultimo comandante militare in capo col grado di tysyatskiy, proveniva da questo clan. Dopo la sua esecuzione, il villaggio divenne proprietà del Gran Principe Dmitriy Donskoi, che lo concesse al Monastero Andronyev” ([803], Volume 2, pagina 388).

Per cui, il campo di Vorontsovo, o campo di Mamai, fu concesso al monastero di Andronikov, costruito per commemorare la vittoria su Mamai; ecco una spiegazione semplice e logica di eventi lontani.

In effetti, il nome stesso Velyaminov (Velya-Min) potrebbe essere una forma distorta di Veliy Mamai, ossia Mamai il Grande.


Figura 6.44.
Una miniatura della Litsevoy Svod (seconda metà del XVI secolo).
Vediamo la scena di una battaglia;
il principe russo a sinistra tiene in mano uno scudo
su cui è fissata una testa umana
(cfr. Perseo e la testa della Gorgone Medusa).
Tratto da [38], pagina 17.

Figura 6.45.
Ingrandimento della miniatura qui a fianco, con la testa
umana sullo scudo del principe russo.
Tratto da [38], pagina 17.

 

10. La battaglia di Kulikovo è ricordata nel famoso libro di    Marco Polo.

 

L'opera di Marco Polo intitolata Le Livre des Merveilles, o “Libro delle Meraviglie” ([510] e [1263] descrive l'impero “mongolo” all'epoca del suo sesto Khan Khubilai, o Kublai ([510], pagina 111).  Marco Polo era stato suo contemporaneo. La storia di Scaligero fa risalire questi eventi alla fine del XIII secolo; tuttavia, secondo la nostra ricostruzione, l'epoca in questione è la fine del XIV secolo. Il sesto grande Khan, o Zar del Grande Impero “Mongolo”, fondato da Genghis Khan = Georgiy Danilovich, non era altro che il famoso Gran Principe Demetrio Donskoi. Infatti, il primo Khan fu Georgiy Danilovich (Gengis Khan), il secondo Ivan Kalita = Califfo (Batu Khan), il terzo Simeone il Fiero, il quarto Ivan il Rosso, il quinto Dmitriy di Suzdal e il sesto Demetrio del Don, vedi tabella sopra.

Ci si dovrebbe aspettare che Marco Polo descriva la battaglia di Kulikovo come l’evento più famoso dell’epoca di Demetrio e la battaglia più importante del Medioevo. Questa nostra aspettativa viene effettivamente soddisfatta, e in modo molto spettacolare: Marco Polo fornisce una versione lunga e complessa di questa battaglia, dedicando ben quattro capitoli (77-80) alla sua descrizione ([510], pagine 110-117).

Marco Polo usa il nome Nayan o Nayam per riferirsi a Mamai (la versione dipende dalla traduzione; vedere [510] e [1263]). Il Khan Khubilai menzionato da Marco Polo viene identificato con Demetrio Donskoi, mentre Nayam Khan è lo stesso personaggio storico di Mamai delle cronache russe. Tenete presente che i suoni della M e della N venivano spesso confusi l'uno con l’altro, specialmente nei testi dell'Europa occidentale, dove erano trascritti tutti con lo stesso simbolo, vale a dire una tilde sulla vocale precedente, vedi Cronologia5. Il principe lituano Jagiello o Jagailo, viene chiamato re Kaidu. Allo stesso modo dei cronisti russi, Marco Polo riferisce che Kaidu Khan (Jagiello) non era riuscito ad avvicinarsi abbastanza velocemente al campo di battaglia.

Secondo Marco Polo, la guerra iniziò con la disobbedienza da parte di Nayam (Mamai), zio del Gran Khan, che “decise di disdegnare l’autorità del Gran Khan [Donskoi], e portargli via l’intero Stato, qualora si fosse dimostrato fortunato. Nayan [Mamai] aveva inviato dei delegati da Kaidu [Jagiello], un altro potente sovrano e nipote del Gran Khan… Nayam [Mamai] gli ordinò di avvicinarsi al Gran Khan [Donskoi] da una direzione, mentre lui stesso si sarebbe avvicinato da un’altra, per impossessarsi delle terre e del governatorato. Kaidu [Jagiello] accettò e promise di venire accompagnato da centomila cavalieri... i due principi [Mamai e Jagiello] iniziarono i preparativi per la campagna contro il Gran Khan, e radunarono un gran numero di soldati, fanteria e cavalleria. Il Gran Khan [Donskoi] lo venne a sapere; non si mostrò sorpreso, ma iniziò... con la preparazione del proprio esercito, dicendo che se non fosse riuscito a giustiziare quei traditori e ammutinati... non avrebbe avuto bisogno della corona o del governatorato. Il Gran Khan [Donskoi] preparò le sue truppe in circa 10 o 12 giorni, senza che nessuno, tranne il suo consiglio, lo sapesse. Raccolse 360mila cavalieri e 100mila fanti; le truppe accorse alla sua chiamata erano state quelle localizzate nei dintorni, da qui il loro piccolo numero. Aveva molti altri guerrieri, ma erano lontani, stavano conquistando angoli remoti del mondo, e quindi non sarebbe riuscito a farli venire al suo comando... il Gran Khan era partito con la sua orda di guerrieri e in circa 20 giorni arrivò alla pianura dove Nayam [Mamai] si trovava con il suo esercito, 400mila cavalieri in tutto. Il Gran Khan [Donskoi] arrivò la mattina presto; il nemico non sapeva nulla, poiché il Gran Khan [Donskoi] aveva bloccato ogni strada e sequestrato ogni passante; quindi il nemico non si aspettava il suo arrivo. L'arrivo fu una grande sorpresa per Nayam [Mamai], che giaceva nella tenda con la sua adorata moglie” ([510], pagine 111-113).

Nella fig. 6.46 vediamo un'antica miniatura del libro di Marco Polo, che raffigura la battaglia tra Nayam e il Gran Khan. Nel primo piano (fig. 6.47) si vedono Nayam Khan (Mamai) e sua moglie circondati dalle truppe, mentre il frammento nella fig. 6.48 raffigura il Gran Khan (Dmitriy Donskoi) che attacca le truppe di Nayam = Mamai. A proposito, tutti i volti, compresi quelli di Nayam Khan (Mamai) e di sua moglie, sono tipicamente caucasici, vedi la fig. 6.47.


Figura 6.46.
L'inizio della battaglia tra Khubilai Khan
(Kubla Khan) e Nayan Khan (o Nayam).
Antica miniatura dal libro di Marco Polo.
Tratto da [1263], foglio 34, pagina 82.

Figura 6.47.
Ingrandimento di un frammento della
miniatura sopra.
Nayan, o Nayam, sta riposando con sua
moglie prima della battaglia.
Entrambi hanno corone reali di trifoglio
dorato sulle loro teste.

Figura 6.48.
Ingrandimento di un frammento della
miniatura dal libro di Marco Polo.
Kublai Khan attacca Nayan Khan.
Preso da [1263], foglio 34, pagina 82.

Vi facciamo notare che la vecchia miniatura nella fig. 6.48, sottolinea la giovane età del Gran Khan, che è proprio come dovrebbe essere, dato che era giovane al tempo della battaglia di Kulikovo. Sia la miniatura che il testo di Marco Polo sottolineano la partecipazione personale del Gran Khan (Donskoi) alla battaglia. A proposito, nella miniatura lo vediamo a cavallo, con un'imbracatura rossa sull'animale e una corona reale di trifoglio d'oro sulla testa: “Questa volta il Gran Khan [Donskoi] … è andato personalmente alla battaglia; nelle altre battaglie mandava i suoi figli e i suoi principi, ma questa volta volle prendere parte personalmente all'azione militare” ([510], pagina 117). Le cronache russe sottolineano anche l'effettiva partecipazione di Demetrio Donskoi alla battaglia di Kulikovo.

“Alle prime luci dell’alba, il Gran Khan [Donskoi] apparve sulla collina vicino alla valle, mentre Nayan [Mamai] era seduto nella sua tenda, abbastanza sicuro che nessuno potesse attaccarlo... Il Gran Khan stava su un luogo elevato, con il suo stendardo che sventolava alto... Nayan [Mamai] e il suo l'esercito vide l'armata del Gran Khan e ci fu un grande panico; tutti corsero alle armi, cercando di armarsi e di mettersi in formazione. Entrambe le parti erano pronte alla battaglia; ci fu un grande rumore di molti corni e altri strumenti, e si udì un forte inno di battaglia. I Tartari hanno questa abitudine di aspettare che suoni il tamburo del signore della guerra prima di impegnarsi in combattimento... Entrambi gli eserciti ora erano pronti; il Gran Khan [Donskoi] cominciò a suonare i suoi tamburi, e i soldati si affrettarono a galoppare l'uno verso l'altro con archi, spade, mazze e picche, brandite e pronte per la battaglia, mentre i fanti caricavano muniti di balestre e altre armi... Ebbe inizio una battaglia molto feroce e violenta, con le frecce che cadevano come pioggia. Cavalli e cavalieri morti cadevano a terra; il grande rumore della battaglia era più forte del tuono. Si sappia che Nayam [Mamai] era stato battezzato cristiano e aveva una croce cristiana sui suoi stendardi... non c'è stata quasi mai una battaglia così feroce; al giorno d'oggi non si vedono nemmeno eserciti così grandi, soprattutto con così tanti cavalieri. Un numero enorme di persone di entrambi le parti fu ucciso; la battaglia durò fino a mezzogiorno e alla fine il Gran Khan [Donskoi] sconfisse il suo nemico. Nayan [Mamai] e i suoi soldati rimasti videro che non potevano più resistere e fuggirono... Nayan [Mamai] fu catturato e il suo esercito si arrese al Gran Khan [Donskoi]. Il Gran Khan [Donskoi] apprese che Nayan [Mamai] era stato fatto prigioniero e diede l'ordine di giustiziarlo... dopo questa vittoria, il Gran Khan [Donskoi] ritornò nella sua capitale a Kanbaluk... Kaidu, l'altro zar [Jagiello] venne a sapere della sconfitta e dell'esecuzione di Nayam [Mamai], e decise di astenersi dalla battaglia, temendo che un destino simile potesse capitargli” ([510], pagine 113-117).


Figura 6.49.
Un ritratto di Khubilai Khan da un'incisione cinese.
Ecco come l'artista cinese ha disegnato Dmitriy Donskoi,
credendolo un mongolo nato da qualche
parte vicino ai confini della Cina.
Tratto da [510], pagina 120.

Questa descrizione di Marco Polo è in perfetta concomitanza con i punti focali della battaglia di Kulikovo, raccontati nelle cronache russe, che dicono che Mamai aveva effettivamente preso accordi con Jagiello affinché entrambi attaccassero Demetrio Donskoi simultaneamente; tuttavia, non erano riusciti a unire le forze, poiché Demetrio aveva colto di sorpresa Mamai, attaccandolo un giorno prima che Jagiello potesse unirsi. La battaglia di Kulikovo era infatti durata dalla mattina fino a mezzogiorno, che è esattamente ciò che ci racconta Marco Polo. Secondo le cronache russe, la battaglia iniziò alla terza ora del giorno, a partire dall'alba, e terminò alla nona ora ([635], pagine 120-125). Se lo convertissimo nel tempo astronomico, potremmo dire che la battaglia è iniziata intorno alle 8:00 e si è conclusa intorno alle 14:00.

Le cronache russe riferiscono che Jagiello si voltò e fuggì non appena la notizia della sconfitta di Mamai lo raggiunse ([635], pagine 126-127). Marco Polo riporta una situazione simile: Kaidu viene a sapere della sconfitta di Nayam e si astiene dalla battaglia per la paura ([510], pagina 117). Inoltre, i nomi Jagiello (o Jagailo) e Kaidu contengono la radice Gai (Kai).

Marco Polo menziona anche un dettaglio interessante e importante che non è comparso in nessuna cronaca russa “antica” curata dai Romanov, vale a dire il fatto che Nayam Khan (Mamai) fosse stato cristiano e che sul suo stendardo ci fosse una croce. ([510], pagina 116). Abbiamo già accennato al fatto che il nome Mamai (o Mamiy) è un nome cristiano e si trova nel calendario della chiesa. Concludiamo con un ritratto piuttosto curioso di Khubilai (o Dmitriy) presumibilmente disegnato in Cina (fig. 6.49). Gli artisti cinesi erano vissuti molto più tardi rispetto agli eventi che avrebbero dovuto illustrare. Vediamo Demetrio somigliare a un tipico mongolo, nel senso moderno del termine; è del tutto naturale che gli storici considerino questo ritratto il più veritiero di tutti.

 

11. Gli altri luoghi di Mosca che, in un modo o nell’altro, sono legati alla battaglia di Kulikovo.

11.1. Le sette chiese sul campo di Kulikovo, ossia Kulishki a Mosca.

Oggi, nella zona di Kulishki (ovvero sul campo di Kulikovo, secondo la nostra ricostruzione) ci sono sette chiese antiche. Alcune di loro hanno subito metamorfosi significative. Sembra che il ricordo della battaglia di Kulikovo e di Demetrio Donskoi viva nei nomi delle chiese e nella loro storia. C'è anche una croce a un'estremità del campo: un monumento a Demetrio del Don. Lo troviamo proprio dove ci aspettiamo che sia (vedi la fig. 6.50). Maggiori dettagli verranno forniti di seguito.


Figura 6.50.
Il monumento a Dmitriy Donskoi
ai piedi del Colle Taganskiy (Colle Rosso),
che è adiacente a Kulishki, ovvero il campo di Kulikovo.
Potrebbe essere questo il posto dove Dmitriy Donskoi ferito,
venne ritrovato dopo la battaglia?
Lo scultore moderno potrebbe non essere stato a conoscenza
di quanto bene avesse scelto il luogo.
Un vago ricordo della battaglia di Kulikovo
potrebbe essere ancora vivo a Mosca.

La disposizione delle chiese di “Kulikovo” parla da sola: gli edifici circondano il perimetro del campo di Kulikovo, vedi la fig. 6.5. Alcune di loro furono fondate dallo stesso Demetrio Donskoi. Forniamo l'elenco di queste chiese.

1) La Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki, situata sulla piazza che un tempo si chiamava Varvarskaya, poi piazza Nogina e quindi, a partire dal 1992, piazza Slavyanskaya. È all'angolo tra Slavyanskiy Drive e Solyanskiy Drive ([803], Volume 2, pagine 156-159). Il nome Kulishki è sopravvissuto nel nome della chiesa: “Inizialmente venne costruita sotto il Gran Principe Dimitrij Ioannovich Donskoi, in memoria dei guerrieri ortodossi che morirono l'8 settembre 1380 nella battaglia di Kulikovo. Una ricostruzione fu eseguita nel 1687; gli ultimi sostanziali lavori di ristrutturazione ebbero luogo nel 1845. Il campanile risale al XVII secolo” ([803], Volume 2, pagina 156). Durante la nostra visita al monastero di Andronikov il 21 maggio 2000, il clero del monastero ci ha detto che molti dei guerrieri uccisi nella battaglia di Kulikovo, sono sepolti accanto alla chiesa di Tutti i Santi a Kulishki. Non siamo riusciti a trovare alcuna prova documentale di questo fatto; tuttavia, ci sono alcuni indizi indiretti che lo confermano. In primo luogo, la chiesa fu eretta appositamente in memoria dei guerrieri che morirono nella battaglia di Kulikovo ([803], Volume 2, pagina 156). In secondo luogo, è noto che “il piano terra della chiesa fungeva originariamente da tomba. Nella conca sono state rinvenute tombe del XV-XVI secolo… negli anni '20 e '30 del '600, i defunti furono sepolti sotto il pavimento della galleria, dove sono state rinvenute numerose lapidi bianche, proprio del tipo usato in quell'epoca ... 'Durante la ricostruzione iniziata nel 1976, a una profondità di 5 m. furono trovati dei frammenti di legno della chiesa iniziale, risalente ai tempi di Dmitriy Donskoi. La sezione inferiore della chiesa in pietra si trova a 3 metri sotto terra o addirittura più in profondità'” ([803], Volume 2, pagina 158). Il fatto stesso che qui ci sia un'antica necropoli, che fu fondata contemporaneamente alla costruzione della chiesa nel XIV secolo, conferma la teoria secondo cui, qui potrebbero essere sepolti i guerrieri uccisi nella battaglia di Kulikovo. Questo sarebbe perfettamente naturale, visto come la chiesa di Tutti i Santi a Kulishki sia quella più famosa legata alla battaglia di Kulikovo. Si dice che la necropoli originaria sia sepolta a circa cinque metri sottoterra o anche di più: sarebbe estremamente interessante organizzare qui degli scavi archeologici.

2) La Chiesa di Cosma e Damiano a Shubin, nell’ex viale Kosmodemyanskiy; attualmente, Viale Stoleshnikov, 2 (vedere nr.14 in [803], Volume 2): “La Chiesa di Cosma e Damiano a Shubin, che esisteva già nella prima parte del XIV secolo, e il fatto che la via in questione fosse conosciuta nel XVIII secolo come via Shubin, fanno ipotizzare che esistesse anche nel XIV secolo e che fosse stata la corte del nobile Ioakinf Shuba, il quale aveva apposto la sua firma convalidante sul testamento di Dmitriy Donskoi” (citazione fornita secondo [824], pagina 226). Esiste quindi un collegamento indiretto tra la chiesa e il nome di Dmitriy Donskoi; per lo meno si presume che sia stata fondata durante il suo regno.

3) La Chiesa dei Tre Santi (Basilio Magno, Gregorio il Divino e Giovanni Crisostomo a Kulishki, vicino al mercato di Khitrov (vedere da nr. 25 in [803], Volume 2). “È possibile che la chiesa (all'epoca conosciuta come la Chiesa di San Frol e San Lavr) esistesse già dal 1367 come la Chiesa dei Tre Santi. Conosciuta dal 1406” (citazione secondo [13], nr.22).

4) La Chiesa di Pietro e Paolo a Kulishki, nei pressi della Porta Yaouzskiye. Via Petropavlovskiy,4; vedere [803], Volume 2, pagina 95. La parola “Kulishki” è presente nel nome della chiesa.

5) La Chiesa della Trinità Vivificante a Khokhlovka o Stariye Sady. Viale Khokhlovskij, 12. Si presume fosse nota fin dal XVII secolo; il nome di questa chiesa conteneva anche la parola “Kulishki”. Apprendiamo quanto segue: “le chiese più antiche hanno tutte la formula 'a Kulishki' come parte del loro nome: la Chiesa di Pietro e Paolo, la Chiesa dei Tre Santi, la Chiesa della Natività di Nostra Signora, la Chiesa di Tutti I Santi... e la Chiesa della Trinità” ([803], Volume 2, pagina 146).

6) La Chiesa della Natività di Nostra Signora al Crocevia di Kulishki; via Solyanka, 5, angolo via Podkolokolniy, 2 ([803], volume 2, pagina 153). Anche la parola “Kulishki” fa parte del nome della chiesa.

7) La Chiesa di Kir e Ioann a Kulishki, Via Solyanka, 4. Si presume che la chiesa fosse conosciuta fin dal 1625 ([803], Volume 2, pagina 268). La parola Kulishki è presente nel nome della chiesa. Oltre alle sette chiese sopra menzionate, da segnalare anche la Chiesa di San Vladimir il Principe a Stariye Sady, Starosadskiy Lane, 9, angolo Khokhlovskij Lane. Il sito della chiesa in questione è menzionato nel testamento di Vasily I, figlio di Dmitriy Donskoi, risalente al 1423. È noto che “all'inizio del XV secolo la 'Nuova Corte' di Vasily (la sua residenza estiva), comprendeva anche la chiesa” ([803], Volume 2, pagine 141-142).

Un'altra chiesa legata a Dmitriy Donskoi, che una volta si trovava a Lubyanka, proprio accanto a Kulishki, è la chiesa di Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria sulla piazza Lubyanskaya (angolo di Serov Drive, qv in [803], volume 2, pagina 253): “Alexandrovskiy suggerisce che... la chiesa di Grebnyovskaya venne costruita per ospitare l'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria, che proveniva dalla cattedrale del Cremlino e fu spostata per volontà di Vasily III. Si tratta di un edificio che fu costruito in pietra fin dall'inizio. Secondo la tradizione orale, l'icona fu portata a Dmitriy Donskoi nel 1380, dai Cosacchi della regione del fiume Chara, che sfocia nell'estuario del Don” [803], volume 2, pagina 253).

Oltre a questa, c’è anche la Chiesa della Natività di Nostra Signora a Mosca, che oggi fa parte del complesso del Cremlino. Si dice che sia stata costruita dalla Gran Principessa Yevdokiya, moglie di Dmitriy Donskoi, in memoria della battaglia di Kulikovo. V. V. Nazarevskiy ci racconta quanto segue riguardo a questa chiesa: “La Chiesa della Natività di Nostra Signora, che troviamo all'interno della cittadella del Cremlino, è stata costruita dalla Gran Principessa Yevdokiya in memoria della battaglia di Kulikovo, avvenuta l'8 settembre, il giorno della Natività di Nostra Signora secondo il calendario ecclesiastico” ([568], pagina 70).


Figura 6.51.
Il campo Kulikovo all'incrocio tra la Moscova e lo Yaouza,
visto dal colle Taganskiy, ossia la posizione dell'esercito di Mamai.
Fotografia scattata nel 1995.
Gran parte del campo di Kulikovo è ancora privo di costruzioni;
vediamo una piazza e un obelisco militare. Inoltre, secondo le vecchie
mappe di Mosca, questa parte del campo di Kulikovo
non è mai stata edificata.

Possiamo vedere come Kulishki a Mosca e le aree adiacenti, conservino ancora la memoria del Gran Principe Dmitriy Donskoi. Ciò non sembra molto ragionevole dal punto di vista di Scaligero: molti Grandi Principi regnarono a Mosca, e il fatto che sia proprio il suo nome quello che incontriamo più spesso, richiede una spiegazione. Siamo dell’opinione che la nostra ricostruzione dia a questa domanda una risposta esauriente: Mosca è una città fondata proprio sul campo di battaglia dove l’esercito di Dmitriy sconfisse il nemico nella battaglia di Kulikovo. Il fatto che nella toponomastica di Mosca sia ancora conservata la memoria di Dmitrij Donskoi è una logica conseguenza di tutto quanto detto in precedenza.

In effetti, si dovrebbe anche prestare attenzione al fatto che il campo di Kulikovo, ossia Kulishki a Mosca, rimane ancora in gran parte libero da edifici e costruzioni, vedi la fig. 6.51; gli unici edifici che si trovano qui oggi sono delle ex caserme ancora occupate dai militari (per la maggior parte del Ministero della Difesa).

Questa tradizione potrebbe risalire all'epoca di Dmitriy Donskoi e alla battaglia di Kulikovo?

Secondo le mappe di Mosca risalenti al XVIII secolo, non c'erano edifici da nessuna parte vicino a Kulishki (vedi fig. 6.52, per esempio; è una vecchia mappa tratta da [626]).

Inoltre si può vedere una vecchia planimetria nella fig. 6.52a (risalente al 1670 circa), dove è perfettamente visibile l'assenza di edifici sulla costa destra del fiume Yaouza; ci sono terreni agricoli tutt'intorno, vedi l'ingrandimento della pianta (fig. 6.52b). Questa rara fotografia ci è giunta alla nostra attenzione per gentile concessione del professor V. S. Koussov, MSU, Dipartimento di Geografia.

 


Figura 6.52.
Frammento di una pianta di Mosca del 1767,
da cui risulta evidente che Kulishki a Mosca, ovvero il campo di Kulikovo, non è mai stato edificato. Tratto da [626].

Figura 6.52a.
Vecchia pianta dell'estuario dello Yaouza, un fiume di Mosca (risale al 1670 circa).
Vediamo che la riva destra del fiume, dove la nostra ricostruzione individua il campo di Kulikovo, è ancora libera da costruzioni di qualsiasi genere. Si scopre che nel XVII secolo, questa terra veniva utilizzata solo per l'orticoltura. Archivio degli Atti Antichi (RSAAA), Fondo 210, Belgorod, voce 1722, pagina 240. Fondo del Razryadniy Prikaz, un'istituzione militare reale.
La fotografia ci è stata donata nel 2001 dal professor V. S. Koussov,
MSU, Dipartimento di Geografia.

Figura 6.52b.
Ingrandimento del frammento della Pianta del 1670, riprodotta nella fig. 6.52a;
la pianta ci dice esplicitamente che la zona in questione era utilizzata solo per scopi orticoli.

11.2. Le sepolture di massa a Kulishki, nel centro di Mosca.

Nel 1999 abbiamo ricevuto una lettera molto interessante, di cui riportiamo qui di seguito un frammento. Ci è stata inviata da I. I. Kourennoi, capitano delle forze spaziali e ingegnere dell'Accademia di Ingegneria Militare Pietro il Grande. Riferisce quanto segue:

“Attualmente sto effettuando ricerche sulle sepolture di massa a Kulishki. Il fatto è che l'ex Accademia Dzerzhinsky, oggi conosciuta come Accademia di Pietro il Grande, è praticamente costruita su fondamenta di ossa, e lo è letteralmente. Ai tempi del mio periodo da cadetto (intorno al 1992-1993) stavo aiutando a fermare una perdita in uno degli scantinati dell'Accademia. Quando arrivammo negli scantinati, vedemmo i soldati che stavano spalando via le ossa in grandi carichi. Il nostro storico accademico ci ha detto che quelle non erano nulla, in confronto alla quantità di ossa rinvenute durante la costruzione dei campi ricreativi dell’Accademia (due campi da tennis, un campo da calcio e diversi campi da basket e pallavolo); possono essere visti dal lato della Kitayskiy Drive vicino all'Hotel Rossiya. L'Accademia occupa un gigantesco edificio del XVIII secolo; uno dei lati dell'edificio si affaccia sul fiume Moscova, un altro corre parallelo al muro di Kitaygorodskaya, il terzo si affaccia su Kulishki (via Solyanka) e il quarto è il grattacielo alla confluenza della Yaouza con la Moscova. Queste enormi quantità di ossa mi sono venute in mente mentre leggevo la storia della vostra interpretazione della battaglia a Mosca tra le truppe russe e quelle di Mamai. Si presume che le ossa in questione siano state sepolte lì dopo la guerra del 1812, poiché nel nostro edificio (uno dei pochi edifici in pietra che ebbe la fortuna di sopravvivere al grande incendio) c'era un ospedale francese. Questo potrebbe essere vero; tuttavia, visto che non ci furono battaglie significative intorno a Mosca nel 1812, e nessuno è riuscito a trovare monumenti o iscrizioni che identificassero i morti in questione come soldati francesi portati qui dopo altre battaglie della guerra con la Francia, così come i miei ricordi di persone che han menzionato frammenti di armi evidentemente risalenti ad un'epoca precedente rinvenuti in questo sito, credo che sarebbe opportuno verificare la conformità dei cimeli con la vostra versione”.

Riteniamo che questa ricerca sarebbe davvero di grande interesse.

 

 

11.3. Il monastero di Andronikov e la battaglia di Kulikovo.

Il famoso Monastero Spaso-Andronikov, uno dei più antichi monasteri di Mosca, si trova proprio accanto a Kulishki. Visto da Kulishki si erge in cima alla ripida sponda dello Yaouza, a sinistra di piazza Taganskaya = Krasniy Kholm (il Colle Rosso), vedi le figg. 6.53 e 6.54. È molto probabile che questi luoghi abbiano qualche relazione anche con la battaglia di Kulikovo, motivo per cui in primo luogo vi fu fondato il monastero di Andronikov. Si dice che la costruzione e la decorazione della Cattedrale Spasskiy, che fa parte del monastero, siano state eseguite nel 1390-1427 (vedi [569], pagine 1-2). In altre parole, la cattedrale di pietra fu costruita subito dopo la battaglia di Kulikovo, che risale al 1380. C'è infatti qualche ricordo del fatto che il monastero fu fondato per commemorare la battaglia. La cattedrale assunse la sua forma moderna solo nel XIX secolo, quando fu ricostruita dopo l'invasione napoleonica ([556] e [805], vedere fig. 6.55). A quanto pare “nel XII-XIX secolo, la cattedrale fu deturpata dalle ricostruzioni, che comportarono anche la distruzione degli antichi affreschi. La cupola crollò durante l'incendio del 1812 e la cattedrale subì una radicale ricostruzione” ([805]). Si scopre che non ci sono nemmeno i disegni della cattedrale com'era prima della ricostruzione. Gli storici ci dicono che “non è sopravvissuta alcuna conoscenza dell'aspetto originale della cattedrale" ([556]). Il “restauro” novecentesco della cattedrale si basò su preconcetti piuttosto vaghi, su come la cattedrale “avrebbe dovuto apparire nella realtà”. Apprendiamo che “moltissimi ricercatori di architettura russa hanno studiato la cattedrale per ricostruire il suo aspetto iniziale... La cattedrale fu restaurata nel 1960 da un gruppo di architetti guidati da L. A. David” ([805]).

La critica d'arte V. G. Bryussova, scrive quanto segue: “Il Monastero Andronikov e la sua cattedrale Spasskiy occupano un posto speciale nella storia della cultura russa. Andrei Roublev ha vissuto e lavorato qui; questo monastero divenne anche la sua ultima dimora. Un tempo il monastero era stato eccezionalmente famoso, ma c'è uno strano velo che ci nasconde la sua storia. Le cronache descrivono praticamente la costruzione di ogni altra chiesa in pietra di Mosca, ma non c'è una sola parola da trovare sulla costruzione della cattedrale del monastero di Andronikov: tutto ciò che troviamo equivale a frammenti vaganti di informazioni fuorvianti” ([100], pagina 49).

D’altro canto, “l’analisi delle fonti scritte che parlano della costruzione del monastero, ci porta alla ferma conclusione che il suo fondatore non fu altro che Cipriano [il metropolita attivo al tempo della battaglia di Kulikovo – Aut.]… Giunto sul pulpito panrusso, Cipriano decise di commemorare la vittoria su Mamai… fondò un monastero… e nominò Andronik (Andronico) Padre Superiore… è comprensibile perché la consacrazione di questa cattedrale fosse legata alla famosa immagine del Sudario, che da tempo immemorabile decorava gli stendardi militari, aiutando l'esercito russo sul campo di battaglia, secondo la tradizione popolare. L'aspetto architettonico stesso della cattedrale incarna perfettamente il concetto di monumento alla vittoria” ([100], pagina 121).

M. N. Tikhomirov fornisce la seguente descrizione del Monastero Andronikov, sottolineandone l'importanza: “Il Monastero di Andronikov divenne un importante centro culturale di Mosca subito dopo la sua fondazione… in una delle fonti troviamo la descrizione della cerimonia tenuta da Dmitriy Donskoi dopo la sua vittoria sul fiume Don. Questa descrizione deve essere stata fatta dopo la morte di Cipriano, il che le conferisce un certo carattere fiabesco; tuttavia, gli eventi su cui si basa sono reali. Pertanto, la vittoria dell'esercito russo presso il Don venne associata anche al monastero di Andronikov” ([842], pagine 222-223; anche [843], pagine 243-244).

Ci sono prove dell'incontro di Cipriano con Dmitriy Donskoi sul sito del monastero dopo la battaglia di Kulikovo. Secondo la Bryussova, “l'edizione di Cipriano del 'Racconto della Battaglia con Mamai' introduce la storia drammatizzata dell'incontro di Cipriano con Dmitriy Donskoi sul sito dove doveva essere costruito il monastero di Andronikov” ([100], pagina 121).


Figura 6.53.
 il Monastero di Andronyev (o Andronikov) nel XVIII secolo.
Tratto da [568], pagina 71.

Figura 6.54.
Vista generale del Monastero Andronikov nel XVIII secolo.
Acquarello del Camporesi. Tratto da [100], pagina 132.

Figura 6.55.
La Cattedrale Spasskiy del Monastero Andronikov nelle sue condizioni attuali.
Fotografia scattata nel 2000.

La visita della cattedrale Spasskiy del monastero nel 1999, ha lasciato agli autori un’impressione triste e cupa. Secondo la Storia Concisa del Monastero di Andronikov ([569]), scritta dall'arciprete della cattedrale, “la cattedrale Spasskiy del monastero, precedentemente nota come monastero di Spaso-Andronikov, è il tempio più antico sopravvissuto a Mosca... Ai tempi del terzo padre superiore del monastero, il reverendo Alexander... qui fu eretta una cattedrale di pietra bianca, di “grande bellezza”, “una meraviglia vivente con opere d'arte”... realizzate da Andrei Roublev e Daniel Chorniy “in memoria dei loro padri”... la costruzione e la decorazione furono eseguite nel 1390 - 1427... gli affreschi dei divini maestri furono distrutti nel XVIII secolo, e rimasero intatti solo gli ornamenti floreali nelle nicchie delle finestre dell'altare” ([569], pagine 1 e 2).

Ci viene quindi detto che l'opera d'arte della cattedrale Spasskiy è sopravvissuta al “giogo orribile dell'Orda e dei Mongoli”, così come ai disordini del XVI secolo con l'oprichnina ecc. Ha resistito anche al Periodo dei Torbidi del XVII secolo. Eppure nel XVIII secolo, quando i Romanov finalmente presero nelle loro mani tutte le redini del potere, diedero ordine di distruggere tutti gli affreschi del monastero. Perché mai qualcuno dovrebbe farlo? La portata della “rettifica” romanoviana della storia russa è chiaramente visibile a qualsiasi visitatore della cattedrale Spasskiy: il vasto spazio delle mura e della cupola è completamente vuoto. L'ordine dato dai Romanov è stato eseguito meticolosamente: non c'è intonaco su nessun muro, solo mattoni nudi. Tutto ciò deve aver richiesto un’enorme quantità di lavoro: bisognava trovare i lavoratori, costruire le impalcature e pagare l’intera faccenda. I vandali non ritennero nemmeno necessario tinteggiare le pareti; oggigiorno non vediamo altro che una superficie cesellata di mattoni e malta: il passato è stato sradicato nel modo più crudele che si possa immaginare. Dopotutto, i Romanov avrebbero potuto giustificare in qualche modo i loro ordini di distruggere gli antichi affreschi della cattedrale Spasskiy, definendoli datati o sostenendo che fossero in pessime condizioni. Non fecero nulla del genere: gli unici affreschi “mongoli” furono distrutti barbaramente, con palese disprezzo per l’antica storia della Russia.

In realtà, abbiamo appreso della distruzione degli affreschi nella cattedrale di Spasskiy da parte dei Romanov nel XVIII secolo, solo dai materiali pubblicati dal prevosto della cattedrale Vyacheslav Savinykh nel 1999 ([569]). Gli storici moderni rimangono molto riservati quando sono costretti a parlare dell'oltraggio romanoviano. La Bryussova, ad esempio, l'autrice di una voluminosa opera intitolata Andrei Roublev, che contiene un resoconto dettagliato della storia del monastero di Andronikov, non va oltre le due seguenti frasi caute: “È possibile che negli archivi venga trovata una descrizione dell'opera d'arte murale prima della distruzione, il che dovrebbe essere degno della nostra attenzione” ([100], pagina 53). Inoltre: “Gli unici frammenti sopravvissuti degli affreschi si trovano nelle pendici delle finestre dell'altare” ([100], pagina 53).

I due frammenti dell’antica opera d’arte nelle nicchie delle finestre, sono gli unici resti dell’antico splendore della cattedrale. È interessante notare che sono di natura ornamentale: né santi, né angeli o qualsiasi altra immagine a noi oggi familiare. I restanti frammenti degli ornamenti sono piuttosto insoliti. Non sono nemmeno “floreali”, come ci dice la guida ([569], pagina 2). Vediamo modelli di ruote circolari e varie figure geometriche. Sulla finestra di sinistra si vede una croce formata da un cerchio e quattro mezzelune ottomane. Secondo la Bryussova, “Uno degli elementi ci ricorda l'ornamento della famosa cattedrale Ouspenskiy a Vladimir... un motivo simile è presente anche nella Chiesa dell'Assunzione sul campo di Volotovo... Le pubblicazioni che si occupano di opere d'arte decorativa, purtroppo non dedicano sufficiente attenzione alla riproduzione degli ornamenti e agli altri motivi decorativi” ([100], pagina 53). L’argomento è quindi di scarso interesse per gli storici contemporanei.

Come si vede, il simbolismo utilizzato nell'arte decorativa ecclesiastica pre-Romanov, era radicalmente diverso dallo stile delle cattedrali di epoca Romanov esistenti fino al XVII-XVIII secolo. È possibile che si possa avere un’idea di come fosse l’antico stile dell’Orda russa, solo se si studiano le opere d’arte delle moschee musulmane: ornamenti di natura floreale e geometrica, senza figure umane in vista. Ricordiamo ai lettori che anche l'antica opera d'arte recentemente scoperta nella Cattedrale di San Basilio a Mosca, è di carattere ornamentale (vedi Cronologia6 per maggiori dettagli).

Come stiamo cominciando a capire, una volta che i Romanov riuscirono a rafforzare la loro posizione, iniziarono a promuovere cambiamenti radicali nei simboli usati dallo stato e dalla chiesa, così come nei rituali ecclesiastici. L’obiettivo era la completa cancellazione della Grande Russia “mongola” dalla memoria storica: le “inaccettabili” mezzelune e le stelle ottomane, ecc. Si deve pensare che l’antica opera d’arte della Cattedrale Spasskiy nel Monastero di Andronikov, aveva qualche qualità che suscitò un odio particolare da parte dei Romanov, che ebbe come risultato la barbara distruzione di tutta l'opera d'arte del monastero. Deve aver subito un destino particolarmente raccapricciante perché è direttamente collegato alla storia della battaglia di Kulikovo a Mosca: è possibile che le pareti della cattedrale fossero decorate con icone e dipinti che raffiguravano la battaglia in modo veritiero. Dopotutto, questo è prevedibile, dato che, come abbiamo già detto, ci sono delle leggende su Dmitriy Donskoi che si è trovato proprio in questo luogo dopo la battaglia di Kulikovo.

Un processo simile ebbe luogo nell'Europa occidentale del XVII-XVIII secolo, quando anche lì la storia antica venne modificata. Tenete presente che la stella e la mezzaluna ottomane furono rimosse dalla guglia dell'enorme cattedrale gotica di Santo Stefano a Vienna, vedere in Cronologia6, Capitolo 5:11. Nello stesso periodo i Romanov staccarono le opere d'arte dalle pareti delle cattedrali del Cremlino, e così via. Maggiori informazioni su questo argomento le troverete più avanti in Cronologia4, Capitolo 14:5.

Torniamo al Monastero Spaso-Andronikov. Questo è ciò che ci racconta nella sua opera, il prevosto della cattedrale, l'arciprete Vyacheslav (Savinykh): “L'onesto principe Dmitriy Donskoi aveva pregato nella cattedrale Spasskiy poco prima della battaglia di Kulikovo [si presume che nel 1360, qui sia stata costruita una chiesa di legno, che poi fu ricostruita in pietra dopo la battaglia di Kulikovo – Aut.] … Questo è anche il luogo dove aveva lodato il Signore per la vittoria. I corpi dei molti eroi caduti in questa battaglia sono sepolti nel sagrato della chiesa del monastero” ([569], pagina 1). Questo fatto è menzionato anche in [556]. “La necropoli più antica di Mosca, di grande importanza storica, è rimasta per molto tempo entro i confini del convento. È noto che il reverendo Sergio di Radonez aveva visitato il monastero la notte prima della battaglia... Ha benedetto l'esercito per la vittoria. Gli eroi della grande battaglia, caduti per la Patria, vennero sepolti nel monastero Spaso-Andronikov con grande solennità; da quel giorno, questo sagrato è servito come ultima dimora dei soldati caduti difendendo il loro paese” ([556]).

E così si scopre che molti dei soldati caduti nella battaglia di Kulikovo furono sepolti sul sagrato del famoso monastero di Andronikov. La nostra ricostruzione offre una perfetta spiegazione di questo fatto, suggerendo che la battaglia di Kulikovo ebbe luogo nel territorio di Mosca.

Oggi, l'antica necropoli del monastero di Andronikov è di fatto distrutta. Come ci è stato detto al museo del monastero, l'enorme necropoli fu demolita nel 1924, senza lasciare nulla di intentato. La maggior parte del suo territorio si trova al di fuori dei locali del monastero, poiché una delle mura del convento fu spostata nel XX secolo. Ciò aveva dimezzato il territorio del monastero e l’ex necropoli era finita fuori dai suoi confini. Le fotografie odierne del sito dove anticamente era situata la necropoli, sono visibili nelle figg. 6.56 e 6.57. Oggi, lì si trova una piazza, con accanto la linea del tram. Il muro del monastero che si vede nelle figg. 6.56 e 6.57 fu costruito nel XX secolo, in sostituzione di quello vecchio, che un tempo cingeva l'intera necropoli. Recentemente, qui sono state installate diverse croci in legno per delimitare l'antico sepolcreto (vedi figg. 6.58 e 6.59). Come ci è stato raccontato nella cattedrale Spasskiy, queste croci furono poste lì con lo scopo esplicito di commemorare gli eroi morti nella battaglia di Kulikovo e qui sepolti nel XIV secolo. Ci sono i progetti per erigere una cappella.


Figura 6.56.
Vista generale dell’antica necropoli del monastero Spaso-Andronikov,
che non si trova più nei locali del monastero.
Sullo sfondo vediamo il muro del monastero,
ricostruito nel XX secolo.
In questo cimitero furono sepolti i guerrieri sepolti sul campo di Kulikovo.
Fotografia scattata nel 2000

Figura 6.57.
Il piazzale sul sito dell’antica necropoli del monastero.
Fotografia scattata nel 2000.

Figura 6.58.
Grande croce di legno, installata in memoria dei guerrieri uccisi nella battaglia di Kulikovo
e sepolti nel vecchio cimitero del monastero Spaso-Andronikov.
Questa informazione ci è stata riferita dagli addetti al museo del monastero.
Fotografia scattata nel 2000.

Figura 6.59.
Un'altra croce installata vicino alla precedente,
sempre in memoria dei guerrieri morti nella
battaglia di Kulikovo.
Fotografia scattata nel 2000.

È degno di nota il fatto che la voluminosa opera della Bryussova ([100]) rimanga completamente silenziosa sul fatto che molti degli eroi di Kulikovo furono sepolti nella necropoli del monastero di Andronikov. Non dice nemmeno una parola riguardo il libro dell'archeologo L. A. Belyaev intitolato Gli Antichi Monasteri di Mosca (fine XIII – inizio XV secolo) e i Dati Archeologici ([62]). Belyaev offre una raccolta molto completa dei dati relativi ai monasteri, ma non dice una sola parola sulle antiche tombe dei moltissimi eroi della battaglia di Kulikovo. Rimane completamente silenzioso anche sulla distruzione degli affreschi avvenuta nel XVIII secolo. Perché? Riluttanza a lasciarsi coinvolgere in questioni controverse o semplice ignoranza?

Riteniamo che sia una vergogna enorme: come può essere vero? Molti eroi caduti nella battaglia di Kulikovo, una delle più importanti battaglie nella storia russa, sono sepolti nel famoso monastero di Andronikov, che si trova proprio nel centro di Mosca, eppure gli storici e gli archeologi moderni non fanno nemmeno un accenno fugace a questo fatto, fingendo che non sia di alcun interesse o fingendo nescienza. Ribadiamo: riteniamo che questa sia una totale vergogna. Il prevosto della cattedrale Spasskiy è l'unica persona a menzionare l'antico cimitero accanto alla chiesa ([569], pagina 1); eppure gli storici sapienti rimangono sordi. Come mai i numerosi eroi della battaglia di Kulikovo, sepolti nei monasteri Andronikov e Simonov, non meritano nemmeno una menzione nei libri di storia? Come mai qui non ci sono monumenti, né fiori, né visitatori?

Nel marzo del 1999 abbiamo visto, nel museo del monastero di Andronikov, due vecchie lapidi, presumibilmente risalenti al XVI secolo (vedi figg. 6.60, 6.61 e 6.62). Questo almeno ci dicono le annotazioni del museo. Su entrambe vediamo una croce biforcuta o a forma di T, che assomiglia esattamente alle croci sulle lapidi del vecchio monastero di Simonov. Una delle lapidi del monastero di Andronikov porta ancora i segni di un'antica iscrizione, che è stata ovviamente cancellata e sostituita con una nuova, vedi le figg. 6.61 e 6.63. Le lettere appaiono molto pulite e precise e differiscono visibilmente dal vecchio e logoro motivo sulla lapide.


Figura 6.60.
Una lapide del XVI secolo proveniente dalla necropoli
del Monastero Spaso-Andronikov.
Attualmente conservata nel museo
del monastero Spaso-Andronikov a Mosca.
Sulla pietra vediamo una vecchia croce biforcuta a tre punte:
così apparivano le lapidi russe prima del XVII secolo.
Tuttavia, l’iscrizione è stata rinnovata:
potrebbe trattarsi di una copia dei caratteri iniziali cancellati,
ma questo non è del tutto chiaro.
Fotografia scattata nel 2000.

Figura 6.61.
Un'altra lapide del XVI secolo proveniente dalla necropoli
del Monastero Spaso-Andronikov, esposta nel suo museo.
Vediamo anche l'antica croce biforcuta;
nella parte superiore c'erano delle scritte, ma sono state cancellate,
i frammenti rimanenti non ci permettono di ricostruire una sola parola.
Fotografia scattata nel 2000.

Figura 6.62.
Le parti superiori delle lapidi del XVI secolo con le scritte,
provenienti dal museo del monastero Spaso-Andronikov.
Fotografia scattata nel 2000.

Qualche vecchia iscrizione era stata cesellata anche dalla seconda lapide, in un modo molto palese e barbaro, qv in fig. 6.62 e 6.63. Gli autori non si sono preoccupati nemmeno di coprire le loro tracce, e la loro intenzione di cancellare l'iscrizione dalla pietra e dalla memoria umana è evidente. Se avessero voluto utilizzare la pietra per un'altra tomba, il vecchio testo sarebbe stato rimosso con maggiore cura. Non è stato così: nella pietra vediamo rientranze enormi e irregolari (fig. 6.62). Una volta riassunti i dati di cui sopra, otteniamo un quadro molto chiaro di quanto segue: risulta che a Mosca ci sono antichi cimiteri, che molto probabilmente sono l'ultimo luogo di riposo dei guerrieri uccisi nella battaglia di Kulikovo, vale a dire:

1) Il gigantesco cimitero del Vecchio Monastero di Simonov, vedi sopra.

2) L'enorme necropoli del Monastero di Andronikov, vedi sopra.

3) I luoghi di sepoltura di massa a Mosca, vedi sopra.

4) L'ipotetico cimitero accanto alla Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki.

5) I luoghi di sepoltura di massa sul luogo effettivo della battaglia di Kulikovo, ossia l'attuale Accademia di Pietro il Grande (ex Dzerzhinsky) menzionata nella lettera di I. I. Kourennoi, vedi Cronologia 4, Capitolo 6:11.2.

Ribadiamo che non sono stati trovati cimiteri simili da nessuna parte nella regione di Tula, dove secondo gli storici moderni avrebbe avuto luogo la battaglia di Kulikovo, nonostante siano stati cercati con grande diligenza.

 

11.4. L'odierno memoriale di Demetrio del Don ai piedi del Colle Rosso (Krasniy o Colle Taganskiy) a Mosca.

Oggi, l'ex campo Kulikovo ospita la via Solyanka, la Porta Yaouzskiye, la Biblioteca di Letteratura Straniera e il grattacielo sul Lungofiume Kropotkinskaya a Mosca. Come abbiamo già accennato, Mamai si accampò sul Colle Rosso (Krasniy Kholm), dove oggi si trova la stazione della metropolitana Taganskaya (da cui il nome del lungofiume Krasnokholmskaya).

Pertanto, le truppe di Demetrio Donskoi devono aver attraversato lo Yaouza per dirigersi verso il Colle Rosso, in alto tra la biblioteca e il grattacielo. È molto curioso che sia stato eretto un memoriale in questo posto, il 25 settembre 1992, proprio nel giorno della battaglia di Kulikovo. Il monumento ha la forma di una croce che poggia su fondamenta di granito. Il nome dello scultore è Klykov; c'è un'iscrizione sul granito che dice: “Ci sarà un monumento a San Dmitriy Donskoi, il Principe Giusto e il Difensore della Russia. 25 settembre 1992” (vedi fig. 6.50).

Deve esserci qualche tradizione che collega questo luogo con la battaglia di Kulikovo e il nome di Dmitriy Donskoi, una tradizione che nonostante tutto, rimane viva. Ricordiamo ai lettori che la Battaglia di Kulikovo si dice che abbia avuto luogo il 25 settembre 1380. È molto significativo che la croce in questione sia rivolta verso l'effettivo campo di Kulikovo, un po' lateralmente verso lo Yaouza!


Figura 6.63.
Icona agiografica di San Sergio di Radonež.
Nella parte inferiore dell'icona vediamo “la battaglia contro Mamai”.
Presa da [142], pagina 130.

 

12. La battaglia di Kulikovo su un’icona del XVII secolo.

Studiamo una rara rappresentazione della battaglia di Kulikovo su un'antica icona di Yaroslavl, datata alla metà del XVII secolo e scoperta solo nel 1959 [996], pagine 136-137; anche [142], pagina 130). L'icona raffigura la vita e le gesta di Sergio di Radonež ([142], pagina 130). Lo riproduciamo nella fig. 6.63. L'icona è considerata "un capolavoro della scuola di Yaroslavl e dell'arte russa del XVII secolo in generale" ([142], pagina 132). Al centro dell'icona vediamo Sergio di Radonež. L’icona è “completata da una scena di battaglia sottostante, che mostra la sconfitta delle truppe di Mamai, dipinta su una tavola lunga e relativamente stretta (30 centimetri). L'artista anonimo ha creato un dipinto unico della famosa battaglia di Kulikovo, con una quantità senza precedenti di dettagli, cifre e note esplicative” ([142], pagina 133).

Nella fig. 6.64 si vede la parte sinistra della tavola, mentre la parte destra è riprodotta nella fig. 6.65. Chiariamo anche il significato esatto del termine “scoperto” applicato alle icone. Le icone erano solitamente coperte da uno strato di olio essiccante, che alla fine si scuriva, diventando quasi completamente nero in circa 100 anni. Pertanto, sono state disegnate nuove immagini sopra le icone annerite, spesso leggermente diverse dall'originale e talvolta completamente differenti. Questo processo avveniva molte volte. La scienza chimica del XX secolo consente l'asportazione degli strati più nuovi ed il ripristino di quelli più antichi; ciò significa che l'icona di Yaroslavl nel suo stato moderno “scoperto”, non era visibile nel XVIII-XIX secolo.

 

Lo strato superiore non deve avere nulla in comune con la scena di battaglia in questione, che fu scoperta nel 1959 ([996], pagine 136-137). Questo raro dipinto è così riuscito a sfuggire all'attenzione degli storici. Stiamo utilizzando l'ingrandimento di un frammento dell'icona da [996] (pagine 136-137). In effetti ci si potrebbe interrogare sull'odierno destino di questa icona.

 


Figura 6.64.
La vecchia icona chiamata “Il Racconto della Battaglia contro Mamai”
che raffigura la battaglia di Kulikovo (parte sinistra dell'icona).
Molti dei dettagli che vediamo in questa icona confermano la nostra ipotesi
che la battaglia di Kulikovo abbia realmente avuto luogo a Kulishki,
Mosca, e che entrambi gli eserciti fossero russi,
essendo le ostili "forze tartare", puramente fittizie.
L'icona è datata alla metà del XVII secolo.
L'opera d'arte venne gradualmente oscurata dallo strato scurito di olio essiccante;
fu scoperta solo nel 1959.
Tratta da [996], pagine 136-137.

Figura 6.65.
“Il racconto della battaglia contro Mamai”.
Parte destra dell'icona.
Tratto da [996], pagine 136-137.

Cosa si vede sull'icona? Molte cose interessanti – in primo luogo, i volti dei tartari sono tutti caucasici e non differiscono dai volti dei soldati russi; entrambi gli eserciti sembrano completamente uguali. L'esercito russo di Demetrio del Don è a sinistra, mentre l'esercito “tartaro” di Mamai è a destra. Il dettaglio più degno di nota è il fatto che i soldati di Mamai stanno per attraversare il fiume per raggiungere il campo di Kulikovo, scendendo il ripido pendio di un’alta collina. Lo si può vedere abbastanza chiaramente nella fig. 6.65. Tutto è in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione. Infatti, le truppe di Mamai, che si trovavano sull'alto Colle Rosso (Colle Taganskiy), avrebbero dovuto scendere e attraversare il famoso fiume Yaouza a Mosca; vediamo l’esercito di Mamai mentre guada il fiume.

Il fatto che le truppe “tartare” di Mamai fossero state effettivamente costrette a guadare il fiume, proprio come le vediamo fare sull'icona, si riflette nel seguente passaggio del Racconto della Battaglia con Mamai: “Simon Melik raccontò al Gran Principe che lo zar Mamai aveva già guadato il fiume ed era arrivato al Guado dell'Oca; si trovava solamente a una notte di distanza dall'esercito di Demetrio e puntava a raggiungere il Nepryadva al mattino” ([635], pagine 164-165). Secondo la nostra ricostruzione, il Nepryadva si identifica con il famoso fiume Neglinnaya di Mosca, che si trovava proprio dietro l'esercito di Demetrio situato sul campo di Kulikovo. Mamai doveva attraversare lo Yaouza per raggiungere il campo, vedi le figg. 6.4 e 6.5. Si può notare che il nome Guado dell'Oca (Goose Ford - Gussin Brod) potrebbe derivare dal nome del fiume Yaouza (Yaouzin Brod); lo scriba forse non riuscì a comprendere il nome e lo trasformò nella parola “oca”. In alternativa, questa trasformazione potrebbe essere stata intenzionale, servendo allo scopo di coprire le tracce moscovite nella storia della battaglia di Kulikovo, così nacque il Guado dell'Oca. Un'altra possibilità è che il nome Yaouz (Guz) fosse riferito ai Cosacchi. Va notato che gli storici non inseriscono il Guado dell'Oca nel quadro della versione romanoviana, che colloca gli eventi in questione nella zona del Don. Dicono che “il Guado dell'Oca non è ancora stato localizzato” ([631], pagina 215).

Torniamo alla vecchia icona; è piena di sorprese. Un altro fatto sorprendente è che entrambi gli eserciti hanno gli stessi stendardi che sventolano sopra di loro: sia i Russi che i Tartari. Ciò è assolutamente sorprendente dal punto di vista di Scaligero: ci è stata fornita una versione secondo la quale l’esercito russo ortodosso di Demetrio combatteva gli invasori stranieri che aderivano a una fede diversa da un periodo di tempo sufficientemente lungo. Ciò implica, come minimo, che abbiano dei simboli diversi sugli stendardi. Cosa vediamo sull'icona vera e propria? È perfettamente visibile dalle figg. 6.66-6.69 che sia i Russi che i “Tartari” hanno gli stessi stendardi con sopra il Sudario di Cristo; in altre parole gli antichi stendardi di guerra dell’esercito russo (vedi fig. 6.70). Il fatto che le truppe “tartare” di Mamai abbiano una bandiera russa che sventola alta sopra le loro teste, può solo significare che la battaglia di Kulikovo fu combattuta nel corso di una sanguinosa guerra civile tra gli eserciti di Demetrio Donskoi e il tysyatskiy Ivan Velyaminov.

Nella fig. 6.71 si vede la fotografia di uno stendardo militare russo risalente al XVI secolo. Lo stendardo è conservato nell'Ermitage di Stato, a San Pietroburgo ([637], riquadro a colori) e porta l'immagine del Sudario. Non è però necessario pensare che lo stendardo in questione sia effettivamente un originale del XVI secolo; ci viene detto che si tratta di una copia del XIX secolo. Non si può fare a meno di interrogarsi sulla collocazione dell'originale, che doveva risalire al XVI secolo. Perché oggi ne viene mostrata una copia? L'originale è sopravvissuto? È molto probabile che non possiamo accedere all'originale a causa del “simbolismo errato” presente sopra. Ad esempio, accanto alla testa di Cristo dovevano esserci le mezzelune ottomane con le stelle.


Figura 6.66.
“Il Racconto della Battaglia contro Mamai”.
Frammento dell'icona. Le truppe di Mamai sono riunite sotto
i tipici stendardi russi con la testa di Cristo.
Hanno appena attraversato il fiume Yaouza
(vediamo uno dei guerrieri “tartari” che lo attraversa su una zattera).
Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.67.
Un ingrandimento dello stendardo “Tartaro”
con l'immagine del “Sudario” russo-ortodosso portato
in battaglia dai soldati di Mamai.
Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.68.
Le truppe russe di Dmitriy Donskoi affrontano le truppe “tartare” di Mamai in battaglia,
sotto lo stesso stendardo con l'immagine ortodossa del “Sudario”. Frammento dell'icona sopra.
Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.69.
Un ingrandimento dello stendardo portato dalle truppe di Dmitriy Donskoi con il “Sudario”.
Frammento dell'icona sopra. [996], pagine 136-137.

Figura 6.70. 
Antica icona russa su due lati intitolata “Il Sudario”.
Sul retro si vede la “Venerazione della Croce”.
Conservata attualmente nella Galleria Statale Tretyakov, Mosca.
Questa particolare immagine di Cristo
veniva generalmente associata ai militari.
Le truppe russe portavano in battaglia
gli stendardi con le copie di questa icona.
Immagine tratta da [277], pagina 188.


Figura 6.71. 
Stendardo da battaglia russo del XVI secolo con l'immagine di Cristo
(il Sudario).
Conservato nell'Ermitage di Stato, San Pietroburgo.
Vediamo stendardi simili sull’icona chiamata “Il Racconto della
Battaglia con Mamai”, sia sulle truppe russe che su quelle tartare.
Tuttavia, questo stendardo del XVI secolo non è un originale,
ma piuttosto una replica del XIX secolo,
molto probabilmente “modificata”.
L'originale è stato timidamente lasciato in deposito
(se è davvero intatto). Tratto da [637].

Le stelle rimasero e le mezzelune furono rimosse. Potevano esserci iscrizioni in arabo, anch'esse naturalmente rimosse. In ogni caso, l'originale resta nascosto e siamo certi che lo sia per una buona ragione.

Dobbiamo sottolineare che il disegno sull'icona è perfettamente esplicito: gli stendardi del Sudario sopra l'esercito di Dmitriy Donskoi si stanno muovendo verso gli stessi stendardi sopra l'esercito di Mamai, vedi fig. 6.68.

Infine, non si può fare a meno di notare il fatto che l’esercito di Dmitrij dispone di un’intera batteria di cannoni, che vediamo bombardare a bruciapelo l’esercito di Mamai (fig. 6.72). Formalmente, non c'è nulla di sorprendente in questo fatto poiché, secondo la storia di Scaligero, i cannoni furono introdotti intorno alla metà del XIV secolo ([1447], pagina 47), all'epoca dell'invenzione della polvere da sparo in Europa ([1447], pagina 357). Tuttavia, gli storici si affrettano ad assicurarci che quelle invenzioni furono realizzate nell’Occidente illuminato, mentre i russi continuarono ad usare archi, frecce, mazze, asce e così via. Si presume che la fusione dei cannoni sia stata introdotta molto più tardi e che la tecnologia sia stata importata dall'Occidente progressista. Il Dizionario Enciclopedico, ad esempio, sta cercando di convincerci che i primi cannoni russi furono fusi a Mosca nel XV secolo ([797], pagina 1080). Tuttavia, come possiamo vedere oggigiorno, la storia reale era completamente diversa: i cannoni furono introdotti in Russia subito dopo la loro invenzione nel XIV secolo; a quanto pare c'erano abbastanza cannoni nel 1380 da affrontare il nemico con un'intera batteria di artiglieria.


Figura 6.72.
 La batteria di cannoni dell'esercito di Dmitriy Donskoi
che spara contro il nemico.
Frammento dell'icona intitolata “Il Racconto della Battaglia con Mamai”.
Tratto da [996], pagine 136-137.

La casa editrice “Veche” ha pubblicato un libro intitolato I Misteri dell'Antica Russia Proprio alla Fine del 2000 ([113]); i suoi autori sono gli archeologi professionisti A. A. Bychkov, A.Y. Nizovskiy e P. Y. Chernosvitov. Un terzo del libro (circa 160 pagine) riguarda la battaglia di Kulikovo, vale a dire il capitolo 5, “I Misteri della Battaglia di Kulikovo” ([113], pagine 339-498). Gli autori si soffermano a lungo sulle caratteristiche archeologiche del luogo nella regione di Tula, chiamato dagli storici moderni il “Campo di Kulikovo”. Apprendiamo che non ci fu nessun ritrovamento archeologico in quel luogo, che potrebbe dimostrare la battaglia di Kulikovo, o addirittura che sia avvenuta qualsiasi altra battaglia medievale su larga scala. È venuto fuori che le famigerate scoperte fatte da S. D. Nechayev, un proprietario terriero del XIX secolo, non hanno nulla a che fare con la battaglia di Kulikovo ([113], pagine 370-371). Anche i resoconti delle spedizioni archeologiche di un'epoca successiva (il XX secolo) dimostrano l'assoluta mancanza di tracce che possano portare a concludere che ci sia stata effettivamente una battaglia medievale da queste parti ([113], pagine 390-391). L'analisi paleogeografica del campo ha dimostrato che “la riva sinistra del Nepryadva era completamente ricoperta di boschi” ([113], pagina 406). Ciò contraddice i dati della cronaca secondo cui il campo in questione era vasto e privo di legno.

Gli autori giungono alla conclusione che la Battaglia di Kulikovo deve essere avvenuta altrove. Inoltre, in [113] si trova una breve interpretazione della nostra ricostruzione che suggerisce che la battaglia di Kulikovo abbia avuto luogo a Kulishki, Mosca. Gli autori sostengono che la nostra ricostruzione non è convincente e suggeriscono subito la “loro ricostruzione”, secondo la quale il campo di Kulikovo si trova sul territorio dell'odierna Mosca, ma un po' più a sud, a Shabolovka. Questa versione è chiamata versione di A. A. Bychkov, dal nome di uno degli autori del libro. Non possiamo fare a meno di fare il seguente commento in merito all'atteggiamento generale degli storici nei confronti delle nostre opere. O veniamo sottoposti a critiche feroci oppure, come nel caso di Bychkov, le nostre teorie vengono spudoratamente plagiate. Nella maggior parte dei casi fanno abilmente entrambe le cose.

Pertanto, è molto probabile che la famosa battaglia di Kulikovo abbia avuto luogo a Kulishki, Mosca. Anche se Mosca fosse esistita in quel periodo (fine XIV secolo), doveva trattarsi di un insediamento relativamente piccolo e, in ogni caso, non di una capitale. Il ricordo della famosa battaglia combattuta su questo campo deve essere sopravvissuto a lungo: la toponomastica di Mosca è piena di nomi che hanno a che fare con la battaglia di Kulikovo. Tuttavia, quando gli storici romanoviani iniziarono a riscrivere la storia russa, si trovarono di fronte il compito di cancellare le tracce moscovite della battaglia, cambiare la geografia degli eventi e “trasferire” la battaglia in un luogo completamente diverso. Il fatto è che la fondazione di Mosca era stata retrodatata al XII secolo, poche centinaia di anni prima della sua fondazione effettiva, e di conseguenza la battaglia di Kulikovo dovette essere spostata. Questo è abbastanza facile da capire: se Mosca fosse stata la capitale per molto tempo, la città sarebbe stata piena di edifici e costruzioni, rendendo così impossibile una battaglia su un grande campo nel centro della città.

Pertanto, dopo la distorsione della cronologia moscovita, gli storici dovettero risolvere il problema del trasferimento della famosa battaglia altrove. La nuova ubicazione fu scelta nelle vicinanze di Tula, un tempo quasi priva di edifici e insediamenti. Seguirono dichiarazioni stampate secondo cui la famosa battaglia di Kulikovo tra Dmitriy Donskoi e Mamai ebbe luogo nella regione di Tula. Tuttavia, sarebbe necessario fare un po’ di lavoro d’ufficio per renderlo fattibile; vale a dire, localizzare il fiume Nepryadva nella regione di Tula e qui creare una geografia fantasma di “Kulikovo” in generale. I vecchi nomi erano naturalmente diversi; gli storici e geografi romanoviani devono aver copiato dalle cronache storiche i nomi relativi alla battaglia di Kulikovo.

Questa “rilocalizzazione geografica” è stata analizzata da I. R. Moussina. Ha fatto un confronto dettagliato dei nomi incontrati sulle rispettive mappe di Mosca e della regione di Tula. Riportiamo alcune delle sue osservazioni. Ad esempio, il tratto Krutitsy di Mosca e il cortile Krutitskiy (uno dei più antichi complessi architettonici di Mosca, vedere [735:2], pagina 547), devono essersi riflessi nella geografia della regione di Tula come Kurtsy, il nome di un fiume locale. Il Kulishki, ovvero il Campo Kulikovo a Mosca, si trasformò nei nomi di Tula Kaleshevo e Kulikovka.

C'è il monastero Danilovskiy a Mosca. C'è anche il “villaggio di Danilishchev… come si legge nel testamento di Ivan Kalita” ([800:1], pagina 178). Oltre a questo, a Mosca c’è la piazza Danilovskaya, il lungofiume Danilovskaya e il villaggio Danilovskaya. Il duplicato di Tula è Danilovka.

Quindi, abbiamo il nome piuttosto noto di Saburovo, un villaggio nelle vicinanze dell'autostrada Kashirskiy. Fyodor Sabur (o Saburov) prese parte alla battaglia di Kulikovo, e ai suoi discendenti “nel XVI secolo furono concessi due feudi, uno vicino al villaggio di Kolomenskoye e l'altro a nord di Mosca. Vedere l'articolo intitolato “La Storia del Villaggio di Saburovo” su: http://moskvoved.narod.ru/saburovo.htm. Il duplicato di Tula è il borgo di Saburov, e così via. Il lavoro di I. R. Moussina è estremamente interessante e sarà pubblicato a parte.

È così che alcuni nomi “legati a Kulikovo” si sono spostati da Mosca a Tula. Alla fine la gente si abituò a loro e cominciò a considerarli come nomi locali, mentre gli originali moscoviti furono debitamente dimenticati.

Sottolineiamo un'altra cosa: si potrebbe avere l’impressione che la nostra ricostruzione, la quale suggerisce che la battaglia di Kulikovo sia stata combattuta sul sito che oggi fa parte del centro di Mosca, non sia in immediata relazione con i problemi della cronologia, poiché la data della battaglia rimane la stessa: l’anno 1380. Perché gli storici sapienti non hanno trovato le tracce della battaglia di Kulikovo a Mosca? Il motivo è semplice: come abbiamo già detto, sono convinti che Mosca esistesse come città già nel 1380, il che significa che qui non si sarebbe potuta combattere alcuna battaglia. Questo è quanto profondamente la cronologia possa influenzare, tra le altre cose, la nostra percezione dei fatti geografici.