Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Capitolo 14: Informazioni varie.

 

Il presente capitolo è composto da sezioni che completano e sviluppano la nostra ricostruzione della storia russa come sopra riportata. La sequenza dei singoli argomenti solitamente ha poca importanza e le sezioni possono essere lette in ordine casuale. Ogni singola questione menzionata di seguito è di per sé interessante e può servire come base per ulteriori ricerche.

 

1. Ulteriori informazioni sull’identificazione di Yaroslavl come la storica Novgorod la Grande.

Di seguito riportiamo il nostro concetto della storica Novgorod la Grande, come menzionata nelle cronache russe e identificabile come l'antica città russa di Yaroslavl e non l'odierna Novgorod-sul-Volchov.

 

1.1. Il fiume Volga e il fiume Volchov.

L'odierna città di Novgorod è situata sul fiume Volchov. Il nome del fiume è infatti menzionato in alcune cronache insieme ai riferimenti su Novgorod la Grande. Bisogna però chiedersi se quanto sopra possa essere considerato, o meno, una prova del fatto che la città di Novgorod la Grande delle cronache si identifica davvero con l'odierna Novgorod-sul-Volchov. La risposta risulta essere negativa. I riferimenti della cronaca al Volchov non contraddicono l'identificazione di Novgorod la Grande con Yaroslavl. Il nome Volchov risulta essere un'altra versione del nome Volga, che è il fiume che oggi scorre attraverso la città di Yaroslavl.

A quanto pare, la migrazione di Yaroslavl (Novgorod) dalle rive del Volga verso ovest, attuata dagli storici politicamente consapevoli, ha portato alla duplicazione del nome Volga, che si è trasformato in Volchov. La città di Novgorod sul Volchov venne identificata come la storica Novgorod la Grande, all'inizio del XVII secolo, non più tardi. Ciò implica che ogni cronaca che menziona Novgorod la Grande, ossia Yaroslavl, come una città che sorge sulle rive del fiume Volchov, è stata pubblicata prima del XVII secolo. Questo corollario concorda con la nostra osservazione generale, secondo cui le edizioni disponibili delle cronache russe sembrano risalire al XVII-XVIII secolo, e non a periodi precedenti, come riportato sopra. A proposito, prestiamo attenzione al semplice fatto che, tuttavia, è di grande utilità per i ricercatori. La parola Volga, una volta veniva tradotta con “acqua” o “acquoso”, e si possono ancora riconoscere le rispettive parole russe (vlaga e vlazhniy). Un'altra parola correlata, è sempre stata tipica del dialetto del Volga e suona ancora più vicina al nome vero e proprio del fiume: volgliy, che si traduce con "bagnato" o "umido". Questa parola può essere trovata nei dizionari di Dahl ([223] e Fasmer [866]). In generale, possiamo trovare le sue cugine praticamente in ogni lingua slava ([866]). Pertanto, ci si dovrebbe aspettare che parecchi fiumi abbiano un nome che assomigli alla parola vlaga, acqua. Fasmer cita i seguenti esempi: il fiume Vlha, un affluente del Laba, il Wilga, un affluente della Wisla, lo stesso vecchio Volchov nella regione di Pskov ecc. (vedi [866]).

 

1.2. Estratti dalla storia di Yaroslavl.

Già nel XVII secolo, Yaroslavl era la seconda città più grande della Russia, superata solo da Mosca in termini di popolazione ([408], pagina 7). A proposito, la terza città più grande della Russia (dopo Mosca e Yaroslavl) era Kostroma, che si trova proprio accanto a Yaroslavl ([438], pagina 97). Tenete presente che, secondo la nostra ricostruzione, Kostroma (nota come la famosa Khorezm nelle fonti arabe) aveva fatto parte del conglomerato chiamato Signora Novgorod la Grande; per cui, le due città vicine, Kostroma e Yaroslavl, erano state le più grandi città russe del XVII secolo, ad eccezione della capitale.

Le fortificazioni di Yaroslavl consistevano in una possente cittadella, conosciuta come il Cremlino, proprio come il suo omonimo più grande a Mosca ([408], pagina 122). La sua disposizione era perfetta: “Le sponde ripide e alte del Volga e del Korostl, e una profonda spaccatura a nord, trasformarono naturalmente questo triangolo in un'isola fortificata” ([408], pagine 2-3; vedere fig. 14.1). La difesa perimetrale era piuttosto formidabile e comprendeva 20 torri da battaglia.

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Figura 14.1.
Un acquerello del XIX secolo, con vista sull'alta collina che si erge alla confluenza dei fiumi Volga e Kotorosl, dove sorgeva la cittadella di Yaroslavl (distrutta durante il pogrom di Novgorod). Secondo la nostra ricostruzione può essere identificata come “la Corte di Jaroslav a Novgorod la Grande”. In primo piano possiamo vedere una delle torri superstiti, che un tempo facevano parte delle possenti fortificazioni di Novgorod la Grande, ossia Yaroslavl. Frammento dell'acquerello di G. P. Sabaneyev intitolato “Una veduta di Yaroslavl vista da Tveritsy”. Riprodotto in conformità con [996], pagine 186-187.

 

Questo è il sito di un antico insediamento. Il Gran Principe Jaroslav il Saggio (lo stesso personaggio storico di Ivan Kalita, o Califfo, secondo la nostra ricostruzione) aveva poi fondato qui una città, dandole il suo nome. Lo stesso Jaroslav viene giustamente chiamato il Gran Principe di Rostov (e non di Kiev) nelle cronache di Yaroslavl ([408]). Bisogna sottolineare che l'intera storia di Yaroslavl fino al XVII secolo, è avvolta da un impenetrabile velo di oscurità nella versione Romanov-Miller della storia. Ciò non dovrebbe sorprenderci, poiché, secondo la nostra ricostruzione, tutta la storia antica di Yaroslavl è stata artificialmente rimossa dal suo contesto cronologico e geografico e trapiantata nel terreno paludoso della regione di Pskov, dove troviamo il fiume Volchov e la città oggi conosciuta come Novgorod. Yaroslavl emerge piuttosto improvvisamente dall'oscurità del XVI secolo, come una grande città fortificata, seconda per dimensioni solo alla capitale del paese. La sua cittadella aveva 24 torri sopra una diga. La maggior parte delle torri furono demolite tra il XVIII e l'inizio del XIX secolo ([408], pagina 123). Tuttavia, le poche fortunate sopravvissute, ci danno un'idea di quanto potente fosse stata la linea di difesa di Yaroslavl in quell'epoca lontana.

Tra queste troviamo le torri delle porte, denominate Volzhskaya, Znamenskaya e Ouglichskaya. La Torre Znamenskaya è davvero gigantesca: le sue dimensioni possono competere con le stesse torri del Cremlino nella capitale (vedi fig. 14.2). La dimensione delle torri di Yaroslavl dimostra il fatto che la città possedeva una linea di difesa che poteva facilmente collocare l'antica Yaroslavl nella stessa categoria delle città russe più fortificate: Mosca, Kolomna, Nizhnij Novgorod e Kazan. Tutto questo c’è da aspettarsi da “Novgorod la Grande”, l'antica capitale russa. Il famoso “Sito dello Zar” nella Cattedrale Ouspenskiy del Cremlino a Mosca, deve emulare un luogo simile a Yaroslavl, che esiste fino ai giorni nostri. Nella fig. 14.3 si vede una fotografia del “Sito del Patriarca” reale a Yaroslavl, mentre nella fig. 14.4 uno dei “Siti dello Zar” nella Cattedrale Ouspenskiy del Cremlino moscovita. La somiglianza tra i due è abbastanza evidente.


Figura 14.2.
La torre Vlassyevskaya, o Znamenskaya, che in passato faceva parte delle robuste fortificazioni di Yaroslavl, distrutta nel pogrom di Novgorod (secondo la nostra ricostruzione). Una vista da ovest. Fotografia moderna. Riprodotta secondo [996], pagina 73. Nell'angolo sinistro della Torre Znamenskaya si possono vedere chiaramente i resti di un muro in mattoni, che un tempo era adiacente alla torre. Il muro è stato distrutto:
non sono rimasti altro che segni irregolari.

Il punto di vista dei Romanov dovrebbe rendere piuttosto strano il fatto che non vi siano fortificazioni militari sopravvissute, che non siano state sottoposte a un completo rinnovamento nel XVII secolo, nonostante il fatto che molte delle antiche chiese e monasteri siano rimasti intatti ([408]). Quale potrebbe essere il problema? Gli antichi residenti di Yaroslavl avrebbero potuto costruire le mura del monastero per durare molto più a lungo delle fortificazioni militari? Quanto sopra è probabilmente spiegato dalla nostra ricostruzione, che identifica Yaroslavl come la storica Novgorod la Grande. Tutte le fortificazioni di quest'ultima furono demolite durante lo stesso “pogrom di Novgorod” menzionato sopra. Se approfondissimo ulteriormente la storia delle fortificazioni attorno a Yaroslavl, ci troveremmo di fronte ad un numero ancora maggiore di stranezze. Guardatelo voi stessi. Ci viene detto che le robuste fortificazioni che avevano protetto Yaroslavl fino al XVII secolo, erano fatte di legno, il che portò al loro presunto incenerimento nel 1658 ([408], pagina 123). Le mura e le torri sarebbero perite nelle fiamme.


Figura 14.3.
La cattedrale principale di Yaroslavl aveva delle pedane speciali per lo
zar e il patriarca, così come la cattedrale Ouspenskiy a Mosca.
Oggigiorno sono conservate nella chiesa del profeta Ilya a Yaroslavl.
Queste pedane sono mostrate nella fotografia.
Riprodotta secondo [996], pagine 140-141.

Figura 14.4.
La pedana dello zar della Cattedrale Ouspenskiy nel Cremlino
moscovita. Datata 1551.
Tratto da [637], inserti a colori alla fine del libro.

Si dice che all'incendio siano seguiti i lavori di ricostruzione, i più strani che si possano immaginare. Le tre gigantesche torri di pietra del Forte Rubleniy e tutte le 16 torri che costituivano il Forte Zemlyanoy, furono tutte ricostruite in pietra. Tuttavia, le mura non sono mai state ricostruite! ([408], pagina 123; vedere le figure 14.5 e 14.6). Basta riflettere un attimo per comprendere l’inutilità di una tale “ricostruzione”: le torri senza mura non possono essere considerate affatto una fortificazione, poiché chiunque può passare oltre le torri; hanno bisogno che le mura siano di qualsiasi tipo, da utilizzare per la difesa. Perché si dovrebbero costruire diciannove enormi torri e poi fermarsi e cessare definitivamente il restauro delle fortificazioni, che è la versione su cui insistono gli storici moderni? Non è difficile intuire che le mura delle fortificazioni in mattoni dovessero essere costruite nello stesso periodo delle torri, essendo entrambe componenti di un’unica linea di fortificazione. Le torri di mattoni o pietra non possono essere erette separatamente dai muri: ciò comporterebbe la formazione dei giunti cavi. Ciò ridurrebbe notevolmente la forza di una fortificazione militare.


Figura 14.5.
La città di Yaroslavl all'inizio del XVIII secolo. Il dipinto è conservato nel Museo di Storia di Yaroslavl. Le fortificazioni della città lasciano una strana impressione: vediamo molte grandi torri di pietra (diverse file), ma non un solo muro di cinta da nessuna parte! Ci viene detto che gli abitanti di Yaroslavl avevano piantato torri ovunque, con l'intenzione di costruire le mura in seguito, ma senza mai riuscirci. Secondo la nostra ricostruzione, le potenti fortificazioni militari di Yaroslavl, comprese le mura, furono demolite alla fine del XVI secolo, durante il “pogrom di Novgorod”. Le mura sono rimaste intatte come costruzioni potenzialmente utili. La maggior parte di esse andò in rovina intorno al XIX secolo e alla fine furono demolite.
Tuttavia, nel XVIII secolo erano ancora quasi tutte intatte.



Figura 14.6.
Frammento di un antico dipinto che raffigura Yaroslavl all'inizio del XVIII secolo. Possiamo vedere torri, ma niente mura.

La nostra ricostruzione fornisce una semplice spiegazione a questo fenomeno: il “pogrom di Novgorod” del XVI secolo aveva perseguito l’ovvio obiettivo di annullare lo status di Yaroslavl di città fortificata. Ciò è stato facilmente ottenuto attraverso la demolizione delle mura. Le torri sono state mantenute come costruzioni utili che potevano servire a una serie di scopi, nulla a che fare con la difesa, però. In particolare, ciò implica che le antiche fortificazioni di Yaroslavl fossero fatte di pietra o mattoni. Consideriamo infatti la fotografia della Torre Vlassyevskaya di Yaroslavl, una delle sopravvissute (conosciuta anche come Torre Znamenskaya, vedi fig. 14.2). Nell'angolo sinistro della torre sono chiaramente visibili i resti di un muro di mattoni che un tempo era adiacente alla torre. Il muro è stato completamente demolito e non rimane altro che la traccia lacerata nell'angolo della torre.

Yaroslavl è stato un importante centro culturale della Russia fin dai primi giorni della sua esistenza. Nonostante si sappia poco di Yaroslavl prima del XVII secolo, si dice che all’inizio del XIII secolo “qui aprì il primo seminario del Nord, che possedeva quella che a quell’epoca era considerata una ricca biblioteca: 1000 libri in Greco” ([408], pagina 5). Il famoso Slovo o polku Igoreve, che è un resoconto della campagna del principe Igor, considerato uno dei principali antichi testi storici russi, era stato conservato a Yaroslavl, “dove il bibliofilo Moussin-Pushkin lo acquistò dall'archimandrita Ioil Bykovskiy... nel 1792” ([408], pagina 113). All'epoca, poche città si distinguevano per tali biblioteche. Tuttavia, lo status stesso di antica capitale obbligava Yaroslavl, ossia Novgorod, a possedere una vasta biblioteca.

Lo studio attento della cronaca di Nikon, che ci parla dell’invasione dei Tartari e dei Mongoli, rivela la seguente curiosa osservazione fatta dal cronista. I Tartari e i Mongoli catturarono Rostov e Yaroslavl, e poi “l'intero paese, imponendo il loro giogo su molte città” ([408], pagina 5). Rostov e Yaroslavl vengono così additate come la culla della grande espansione mongola, il che è in perfetta corrispondenza con la nostra ricostruzione.

 

1.3. La possibile ubicazione della famosa biblioteca precedentemente appartenuta a “Ivan il Terribile”

È risaputo che all'epoca di Ivan il Terribile esisteva a Mosca un'enorme biblioteca reale. Si presume che successivamente sia scomparsa senza lasciare traccia. Gli storici e gli archeologi la stanno ancora cercando. Hanno cercato a Mosca, forse a Novgorod (l'odierna città sul fiume Volchov, ovviamente) e a Tver. Nessun risultato finora. Cosa potrebbe esserle accaduto? Se fosse bruciata completamente, fino all’ultimo volume, questo si sarebbe saputo: la distruzione di un’enorme biblioteca da parte di un incendio al Cremlino, difficilmente sarebbe potuto passare inosservato.

Se fosse stata distrutta deliberatamente, i singoli libri “innocui”, che almeno doveva contenere, sarebbero ormai venuti alla luce da qualche parte: i vecchi libri sono solitamente molto costosi. Lo stesso vale per la versione relativa al furto della biblioteca: sul mercato sarebbero apparsi, come minimo, alcuni libri. Il fatto che la biblioteca fosse completamente scomparsa, fa pensare che possa esistere ancora, nascosta da qualche parte, come ci dicono gli storici. Conducono la loro ricerca nel modo più meticoloso e senza alcun risultato. Riteniamo che stiano cercando nel posto sbagliato. In precedenza, abbiamo discusso in dettaglio dell'intronizzazione dello zar Simeone, dopo la fine dell'epoca dell'oprichnina. Questo monarca aveva tentato di trasferire la capitale a Novgorod, arrivando al punto di trasferire lì il suo tesoro. A Novgorod fu iniziata la costruzione di una potente cittadella imperiale ([776], pagina 169). Potrebbe Simeone aver trasferito anche la biblioteca reale a Novgorod? Questo spiegherebbe il fatto che non è ancora stata ritrovata. Come abbiamo già accennato, il nome “Novgorod la Grande” apparteneva originariamente a Yaroslavl. Quando i Romanov salirono al potere, privarono Yaroslavl del suo vecchio nome, che fu “trasferito” in una piccola città di provincia sul fiume Volchov. Questa azione fu dimenticata, e in seguito i Romanov erano già convinti che Novgorod la Grande fosse situata sul fiume Volchov: avevano creduto ad alcune storie di dubbia veridicità, raccontate dai loro antenati reali per giustificare la loro intronizzazione dopo la rivoluzione di palazzo.

Dopo la fine dell'epoca di confusione nella storia dinastica dei Romanov (all'incirca nel XVIII-XIX secolo), gli storici romanoviani si ricordarono della famosa biblioteca di Ivan il Terribile e iniziarono a cercarla a Novgorod sul Volkhov, come si potrebbe pensare. È anche ovvio che a Yaroslavl non è mai stata condotta una ricerca del genere. Noi vorremmo raccomandare agli archeologi di provare a cercare la famosa biblioteca di Ivan il Terribile a Yaroslavl, che è il luogo dove, dopo tutto, è stato trovato il suddetto Slovo o polku Igoreve ([408], pagina 113). D'altra parte, la biblioteca di “Ivan il Terribile” potrebbe essere stata situata nella città di Alexandrovskaya Sloboda, ex capitale dell'Orda. La biblioteca divenne così nota come la “Biblioteca di Alessandria” e migrò nel lontano Egitto nel paradigma storico ufficiale (in Cronologia 6 dimostriamo che l’Egitto biblico era la Russia, ossia l’Orda, nel XIV-XVI secolo). Si dice che Alessandria sia stata rasa al suolo, il che rende molto probabile che la biblioteca di “Ivan il Terribile”, ovvero la Biblioteca di Alessandria, fosse stata effettivamente bruciata dai primi Romanov, che stavano incenerendo l'antica storia dell'Orda con enorme zelo.

 

 

2. L’identità dei Kagan.

 

Il problema dei Kagan in generale, e del famoso “Kaganato dei Cazari” in particolare, è una delle questioni più intriganti e controverse dell'antica storia russa. Ricordiamo ai lettori che la storia romanoviana presenta il cosiddetto Kaganato dei Cazari come uno stato ostile alla Russia, che ad un certo punto aveva addirittura costretto quest'ultima a rendere omaggio ai Kagan. Si dice che la sconfitta finale dei Cazari sia avvenuta durante il regno di Sviatoslav e Vladimir; la vittoria era stata davvero molto dura e aveva portato alla completa eliminazione dei Cazari dall'arena storica.

Consideriamo i titoli di Vladimir, il Gran Principe che si dice abbia sconfitto “l'ostile Kaganato dei Cazari”? La formula Gran Principe è realmente usata nelle cronache, come crediamo sia oggi? Può darsi, ma difficilmente in tutte le cronache. Apriamo la famosa Parola sulla Legge e la Grazia Divina ([312]) del metropolita Ilarione, il primo metropolita russo vissuto nei presunti anni 1051-1054, secondo la cronologia romanoviana. Come si riferisce il Metropolita al Gran Principe, che era stato quasi un suo contemporaneo e un famoso eroe della generazione precedente?

Approfondiamo sull'originale in russo antico, che diceva “E la parola del Signore fu tradotta in ogni lingua, oltre che in russo. Benedetto sia Vladimir, il nostro Kagan, che ci ha battezzato” ([312], pagina 28). Pertanto, il Gran Principe Vladimir era conosciuto anche come Kagan, e non è uno scriba poco istruito a chiamarlo così, ma piuttosto il capo della Chiesa russa. Nel 1935, B. A. Rybakov copiò la seguente iscrizione che trovò nella Cattedrale di Santa Sofia a Kiev: “Dio Salvi il nostro Kagan S...” ([752], pagina 49). La frase era incisa su uno dei pilastri della galleria nord (vedi fig. 14.7). L’accademico B. A. Rybakov scrive quanto segue: “Il titolo bizantino [‘Zar’, ossia ‘Cesare’ – Aut.] venne a sostituire il titolo orientale dei Gran Principi di Kiev, i Kagan. Nello stesso tempio di Santa Sofia c'era un pilastro decorato con la scritta che diceva 'il nostro Kagan S.…'  La S maiuscola potrebbe essere l'iniziale di Svjatoslav Yaroslavich o Svyatopolk Izyaslavich, molto probabilmente, il primo” ([752], pagina 49). Inoltre: “Il principe di Kiev, che gli autori orientali... chiamavano Kagan” ([752], pagina 10).


Figura 14.7.
Il frammento del libro di B. A. Rybakov con la riproduzione delle antiche lettere che aveva copiato dalla colonna della Cattedrale di Santa Sofia a Kiev.
Tratto da [752], pagina 49.

La parte principale non è affatto il tentativo di indovinare il carattere della cronaca dall'unica iniziale sopravvissuta, ma piuttosto il fatto sbalorditivo che i sovrani ortodossi erano conosciuti come Kagan. La nostra ricostruzione sostiene che ciò sia perfettamente normale. Secondo L. N. Gumilev, “i Khan avevano governato sugli Avari, sui Bulgari, sugli Ungheresi e persino sui Russi; questo titolo fu portato da Vladimir il Santo, Yaroslav il Saggio e Oleg Svyatoslavich, nipote di quest'ultimo” ([211], pagina 435). Noi siamo della seguente opinione: Kagan è un antico titolo russo equivalente a quello dello Zar o del Khan. È abbastanza ovvio che la parola Kagan è strettamente correlata alla parola Khan e sembra essere una delle sue forme arcaiche. Tratteremo anche la questione della parola Cazari, che è un'antica forma della parola cosacchi. Questa non è una nostra semplice ipotesi, ma piuttosto una dichiarazione diretta fatta dall'Arcivescovo di Bielorussia all'inizio del XIX secolo ([423]).

Pertanto, è molto probabile che il titolo “orientale” di Kagan sia di origine russa. Un tempo era stato portato dagli zar, o dai khan dell'impero russo (“mongolo”). Questo non è l’unico esempio del genere. Si dovrebbe anche considerare il titolo di Califfo, applicato ai “governanti che cercavano anche di diventare capi di comunità religiose” ([85], volume 46, pagina 40). In altre parole, re e capi sacerdoti allo stesso tempo. Questo titolo era conosciuto piuttosto bene in Russia: Califfo e Kalifa ([786], Numero 6, pagina 37). Incontriamo il seguente passaggio in un romanzo russo del XVII secolo: “venerano il Papa come noi veneriamo il Kalifa” (ibid). I lettori hanno il diritto di chiederci perché crediamo che la parola Kalifa sia di origine russa. La risposta è la seguente. In Cronologia5 utilizziamo le fonti medievali per dimostrare che il “misterioso” re e sacerdote medievale noto come prete Gianni, è la stessa personalità storica di Ivan Kalita, lo zar russo noto anche come Batu-Khan. Non si può non notare la somiglianza delle parole Kalifa e Kalita; la frequente flessione dei suoni F e T (Thomas/Foma, Theodor/Fyodor ecc.) li rende de facto come una sola e stessa parola. Ciò porta alla seguente catena di identificazioni: Ivan Kalita = Kalifa Ivan = Califfo Ivan, Zar e Capo Sacerdote = Prete Gianni.

Non c'è da meravigliarsi che questo titolo (o alias) di Ivan Kalita, ossia Batu-Khan, fosse sopravvissuto in molte parti dell'Impero “Mongolo” = Grande come nome del leader dello stato e della Chiesa. A quanto sembra, Batu- Khan, o Ivan Kalita, era stato uno di questi leader. Il concetto accademico dei khan “mongoli” (che ora comprendiamo essere russi) come nomadi selvaggi, è puramente immaginario e un’invenzione degli storici romanoviani. Abbiamo citato numerosi esempi di matrimoni tra i khan “mongoli” e le principesse bizantine. Gli storici ci raccontano che le raffinate principesse bizantine lasciarono i loro lussuosi palazzi per le yurte dei selvaggi nomadi, pascolavano pecore, cucinavano pilaf e raccoglievano bacche selvatiche. Presumibilmente, l'Orda d'Oro non aveva lasciato edifici; da qui l'implicazione che i suoi abitanti vivessero in tende fredde e masticassero la carne dei loro muscolosi cavalli.

Conosciamo anche molti imperatori bizantini sposati con le figlie dei Kagan Cazari: “Giustiniano II era sposato con la figlia di un Kagan, che fu battezzata Teodora. Anche Tiberio II sposò la figlia del Kagan e tornò dalla Cazaria a Costantinopoli nel 708 con un esercito di Cazari [cioè di cosacchi – Aut.]. Anche la moglie di Costantino V (741-775) era la figlia di un Kagan, battezzata Irene quando si convertì al cristianesimo… Nel IX secolo gli imperatori bizantini formarono una guardia di corte cazara [cosacca – autore]. Molti dei guerrieri Cazari si distinsero e furono promossi ad alti ranghi nell'esercito e nell'amministrazione imperiale” ([823], pagina 139).

Pertanto, ci viene detto che i selvaggi nomadi “mongoli” contraevano da secoli matrimoni dinastici con la casa reale di Bisanzio. Il primo era presumibilmente analfabeta e viveva nella steppa polverosa, mentre la seconda scriveva poesie e trattati storici, risiedendo in palazzi lussuosi.

Riteniamo che il quadro dipinto sopra sia privo di senso. Una così grande quantità di matrimoni implica, a priori, religioni e culture comuni. In effetti, è ben noto che la religione e la cultura della Bisanzio medievale, erano molto simili a quelle russe. Tutti i “cazari” e i “mongoli” delle cronache erano russi ortodossi e non erano né selvaggi né nomadi.

Per quanto riguarda l'Islam, segnaliamo che lo scisma tra le chiese e la segregazione della tradizione islamica, che ha portato alla sua trasformazione in una religione separata, risalgono, secondo la nostra ricostruzione, all'epoca del XV-XVI secolo. La fede ortodossa e l'Islam erano precedentemente uniti in un'unica religione. È risaputo che inizialmente l'Islam era la setta cristiana dei Nestoriani. La differenza tra le rispettive credenze e rituali, si era accumulata già da molto tempo prima dello scisma. Questi due rami del cristianesimo alla fine cessarono di somigliarsi, tuttavia ciò accadde solo nel XVII secolo.

 

 

3. L’Orda come il Consiglio Cosacco (Rada).

 

Non si può non sottolineare l’evidente somiglianza tra la parola Orda (“Orda”) e la parola “rada” che, in russo e in ucraino, significa “consiglio” o “riga” (“ordine”). Un'altra parola correlata è “rod”, che in russo significa “clan” o “famiglia”. Tutte queste parole condividono un'unica radice e si traducono in “comunità”. Altre parole correlate sono “narod” (“popolo”) e “rat” “esercito”). Le parole “rada e “rod” sono usate in Russia da molto tempo. Ad esempio, il consiglio eletto noto come “Izbrannaya Rada” era attivo durante uno dei periodi che in seguito furono raccolti nel regno di “Ivan il Terribile”.

In ucraino la parola “rada” significa “consiglio” o “riunione degli anziani”. Sarebbe naturale supporre che le parole “orda”, “rada” e “rod” derivino tutte dalla stessa radice slava che si traduce come “consiglio” o “governo”.

Anche la parola latina ordo potrebbe essere correlata, così come il tedesco Ordnung ("ordine"). Chi ha preso in prestito e da chi, dipende solo dalla scelta della cronologia e nient'altro. Secondo le testimonianze fornite da Sigismund Herberstein, un autore del XVI secolo, "la parola Orda... sta per "un raduno" o "una moltitudine" nella loro lingua [il tartaro - Aut.]" ([161], pagina 167). Oggigiorno, siamo abituati a usare la parola “orda” per riferirci a moltitudini di nomadi selvaggi. Tuttavia, già nel XVII secolo questa parola veniva usata con un significato diverso, un sinonimo comune delle parole “esercito”, “truppe”, ecc. Apriamo infatti il Dizionario della lingua russa del XVI-XVII secolo: “Jagan Terzo... le sue orde svedesi si erano abituate a possedere quel regno come se fosse il loro" ([790], Numero 13, pagina 65). Altro esempio: “Radunava sotto le sue bandiere orde di tedeschi” (ibid). Pertanto, la parola "orda" era stata usata per riferirsi alle truppe tedesche e svedesi. "Non sanno nulla delle antiche usanze del loro servizio, né i civili, né l'Orda" ([790], numero 13, pagina 65).

 

 

4. Kiev come la capitale dei Goti.

 

“Nel 1850-1852, la Comunità Reale degli Antiquari Settentrionali di Copenaghen… pubblicò i due volumi di 'Antquités Russes'… Questi libri contenevano le saghe della Scandinavia e dell'Islanda e i passaggi contenuti, in un modo o nell'altro, tutti legati alla storia russa… Tra le altre famose pubblicazioni trovate in 'Antquités Russes' c'è la famosa 'Hervarasaga', che ci parla del figlio di... Re Heidrek di Reidhgotaland la cui capitale era a Danpstadir (città sul Dnepr)... A. A. Kunik ... esprime la presunzione che 'la città sul Dnepr fu capitale del regno gotico per un certo periodo... L'antica canzone di Attila... menziona una parola simile: Danpar: 'La famosa foresta vicino al Dnepr'... L'interpretazione del verso corretto dell'Hamdis- mal, aveva portato all'idea che la capitale dei Goti si trovasse da qualche parte nell'Europa orientale, sopra 'Danpar', che probabilmente si identifica... come il Dnepr...'

Mentre cercava di localizzare il luogo sulla costa del Dnepr, dove ebbero luogo gli eventi raccontati nell'Hamdis-mal, Vigfusson aveva presunto che Danpstadir, l'antica città centrale sul Dnepr, senza dubbio era identificata con Kiev... cosa che Vigfusson ritiene essere il centro principale dell'impero gotico e la capitale dell'Ermanarico” ([364], pagine 65-69). Inoltre: “Y. Koulakovskiy riconobbe anche l'esistenza di una capitale gotica sul Dnepr. Credeva che Kiev fosse già stata fondata all'epoca di Tolomeo, indicata sulla sua mappa come Metropoli ['La Madre delle Città', se volessimo tradurre parola per parola dal greco – Aut.]... N. Zakrevskiy (Describing Kiev, Volume 1,Mosca, 1868, pagina 6) aveva creduto che l'Azagorium di Tolomeo (nota come Zagorye tra la gente del posto) potesse essere identificato con Kiev… F. Braun, V. S. Ikonnikov, A. I. Sobolevskiy, S. Rozhnetskiy, A. Pogodin e I. Stelletskiy avevano tutti riconosciuto Kiev come la capitale gotica sul Dnepr. La teoria di Vigfusson, secondo cui Kiev era la capitale dei Goti, era apparsa nelle guide turistiche e sulle pagine di numerose riviste ucraine” ([364], pagine 71-72).

In precedenza abbiamo dimostrato come i Goti fossero identificabili con i Cosacchi. Perciò, non c’è niente di strano sul fatto che Kiev venga considerata la capitale dei Cosacchi. Questo è riconosciuto da tutti. Prestiamo attenzione al fatto che Kiev era evidentemente indicata sull’antica carta di Tolomeo. Anche questo è perfettamente normale – sarebbe sorprendente il contrario, poiché la nostra ricostruzione suggerisce che le “antiche” carte siano databili al XIII-XVI secolo d.c.