Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Capitolo 18: Nonostante i tentativi degli imbroglioni del XVII-XVIII secolo, le cronache inglesi conservano molte informazioni riguardanti gli eventi reali dell'XI-XVI secolo. L'Inghilterra e la Russia, ovvero l'Orda.

1. L’”antico” console romano Bruto è stato il primo conquistatore romano della Britannia e, simultaneamente, il primo “antico” re troiano dei britanni.

 

In precedenza, abbiamo fornito la nostra analisi delle durate e dei periodi dei regni, scoprendo la reciproca sovrapposizione della storia inglese con quella bizantina. Ci troviamo subito di fronte alla questione se questo nostro corollario riceva o meno qualche validazione da parte delle “antiche” cronache inglesi. Cerchiamo di leggerle da un punto di vista nuovo e spregiudicato, allontanando la falsa concezione della loro “grande antichità” su cui insistono i libri di testo moderni. Procederemo riportando una serie di fatti ben noti della versione scaligeriana della storia britannica. Passiamo alle due opere intitolate “Historia Brittonum” scritte da Nennio e Goffredo di Monmouth, e alla “Cronaca Anglo-Sassone”. Goffredo afferma che l'"antico" Bruto fu il primo re dei Britanni ([155], pagina 5). La conquista della Gran Bretagna è descritta come segue. Dopo la fine della guerra di Troia e la caduta di Troia, la nave di Enea arriva sulle coste dell'Italia. Due o tre generazioni dopo, nasce il suo discendente Bruto ([155], pagine 6-7). Tuttavia, Nennio è dell'opinione che l'intervallo di tempo tra Enea e l'“antico” Bruto sia sostanzialmente più ampio ([577], pagina 173). Afferma che la guerra di Troia è anteriore alla nascita dell'”antico” Bruto, per diverse centinaia di anni. Tuttavia, queste discrepanze non hanno alcuna importanza per noi, poiché ci rendiamo già conto che tutte queste date “antiche” sono una creazione degli storici scaligeriani, risalente al XVII-XVIII secolo. Non hanno nulla in comune con la realtà.

L'“antico” troiano Bruto lascia poco dopo l'Italia e arriva in Grecia, diventando il capo dei troiani sopravvissuti. Raduna una grande flotta e parte dalla Grecia, accompagnato da un grande esercito. Poco dopo, i troiani sbarcano su un'isola, ingaggiano un combattimento con la gente del posto, li sconfiggono e fondano un nuovo regno: la Britannia. L'“antico” troiano Bruto è il primo della sequenza dei sovrani britannici oggi considerati leggendari, poiché la cronologia scaligeriana data gli eventi in questione a una fantomatica epoca antidiluviana. Nennio racconta una storia simile sull’“antico” Bruto il Troiano, anche se in modo più conciso. Nennio afferma in modo molto esplicito che Bruto il Troiano “venne su quest'isola, che prese il suo nome: Britannia. In quel posto sparse il suo seme e ne fece la sua dimora. Da allora, la Britannia divenne una terra abitata” ([577], pagina 173). Per cui, gli autori medievali erano convinti che il nome Britannia derivi da quello dell’“antico” troiano Bruto.

Più avanti, Nennio ci parla dell'opinione condivisa da diversi cronisti riguardo al fatto che "l'Isola di Britannia prese il nome da Brittas, figlio di Isicion e nipote di Alan" ([577], pagina 172). Tuttavia, la versione più popolare e credibile, che Nennio cita subito, insiste che la Britannia prese il nome da “Bruto, il console romano” (ibid). Scopriamo anche che Bruto era di origine alaniana. Abbiamo già identificato gli Alani come una delle nazioni slavo-scite (vedi la tabella dei nomi medievali nei capitoli precedenti, per esempio). In particolare, "Alani" sembra essere un vecchio nome dei Polovezi; quest'ultimo termine sta per "guerrieri russi che combattono nei campi" (cfr. "polo" è la parola russa per "campo"). La stessa nazione fu anche descritta in numerose cronache come Polyane; il nome “Polonia” è un altro derivato (vedi Cronologia5 per maggiori dettagli). Isicion, il padre di Brittas, o Bruto, è molto probabilmente IS-Khan, una versione distorta del nome Gengis-Khan, o, in alternativa, Jesus’ Khan (Christian Khan). Tenete presente che Genghis-Khan, detto anche il Conquistatore del Mondo, aveva fondato nel XIV secolo il Grande Impero Mongolo.

La Cronaca Anglo-Sassone riporta che “i primi abitanti di questa terra furono i Bretoni, venuti dall'Armenia [sic! – Aut]” ([1442], pagina 3; vedere il Commento 6). Il termine Armenia è usato per riferirsi alla Romania, o all'Impero Romano e Bizantino, conosciuto anche come Romea e Romania. Vediamo che questo paese è associato ancora una volta alla Britannia. Questa prova della cronaca, ovviamente viene oggi dichiarata errata. Il commento di uno storico moderno è il seguente: il nome errato Armenia dovrebbe essere letto come Armorica, o Bretagna (ibid). Tuttavia, sostituendo Armenia con Armorica non cambia sostanzialmente nulla.

Le antiche cronache inglesi sono quindi dell'opinione che la Britannia fosse stata conquistata per la prima volta dall'“antico” troiano Bruto e, contemporaneamente, affermano che il suo conquistatore era un personaggio romano, o romeo, noto come il Console Bruto, che si ritiene sia venuto qui con la sua flotta, fondando il regno britannico e diventando il primo re dell'isola.

 

 

2. L'antico Bruto, il troiano delle cronache inglesi, il patriarca degli inglesi, risulta essere un contemporaneo di Giulio Cesare e Genghis Khan, il Conquistatore del Mondo.

 

Tutto sembra essere chiaro finora. L'unica cosa che rimane è la stima dell'epoca in cui visse questo famoso Bruto romano. La risposta può essere trovata in qualsiasi libro di testo scaligeriano sulla storia del mondo: c'era il famoso console romano di nome Bruto, amico e fratello d'armi di Giulio Cesare, che aveva preso parte a molte delle sue spedizioni; si ritiene sia vissuto nel presunto I secolo a.C. Bruto alla fine tradì il suo protettore; le amare parole di Cesare “Proprio tu, Bruto!” ci sono noti fin dall'infanzia: furono pronunciati quando Bruto colpì perfidamente Cesare con la sua spada.

A proposito, le parole di Cesare suonano come “Tu quoque, Brute!” nel dignitoso latino “antico”. A quanto pare, questo significa semplicemente "Ty kak, brate!", lo slavo per "Come hai potuto, fratello?" La possibilità che l’“antico” romano Giulio Cesare potesse parlare slavo sembra perfettamente assurda dal punto di vista consensuale di Scaligero. Ma non c’è nulla di sorprendente per quanto riguarda la nostra ricostruzione. Inoltre, Giulio Cesare (o Youri lo Zar, vista la frequente flessione della L con la R), sembra essere stato lo Zar, o il Khan, del Grande Impero Mongolo. Parlava naturalmente slavo, così come suo fratello, che fu trasformato in “Bruto” sulle pagine della storia scaligeriana. Il latino antico dal “dolce suono” può essere identificato nello slavo ecclesiastico, deliberatamente mutilato al punto da essere irriconoscibile (vedi Cronologia5 e Cronologia6 per maggiori dettagli).

Comunque, torniamo alle “antiche” cronache inglesi. È risaputo che l'omicidio a tradimento di Cesare figura come uno degli episodi più importanti nella biografia "dell’antico romano” Bruto. Tuttavia, le antiche cronache inglesi riportano praticamente lo stesso episodio, sostenendo che anche “l'antico” troiano Bruto, il primo re dei Britanni, uccise anche suo padre, si presume accidentalmente, con una freccia che colpì per errore il “padre troiano di Bruto”. ([577], pagina 173). Questa deve essere una versione un po' distorta della leggenda del "romano" Bruto che uccide Giulio Cesare, suo ex amico e protettore. In entrambe le versioni, quella inglese e quella romana, la popolazione del paese bandisce Bruto a seguito di questo omicidio (o omicidio colposo).

La nostra ipotesi semplice e ovvia, che la leggendaria conquista della Britannia sia stata effettuata da questo stesso Bruto "romano", contemporaneo di Cesare, è confermata dalle cronache, sebbene non lo facciano alcun riferimento diretto al fatto che Bruto il “Troiano” fosse un alleato o un nemico di Cesare. In effetti, tutte le cronache inglesi, senza eccezione, affermano che la Britannia fu conquistata per la prima volta da Giulio Cesare. Cesare arrivò sull'isola con una flotta militare romana di 80 navi ([1442], pagina 5). La conquista dell'isola richiese un certo sforzo, e così Cesare tornò in Britannia con una flotta che contava nientemeno che 600 navi. Di conseguenza, i nativi furono sconfitti e i romani vi fondarono un regno. Inoltre, Nennio sostiene che “Giulio Cesare fu il primo romano ad aver navigato verso l'Isola di Britannia; aveva conquistato il regno degli inglesi e schiacciato l'opposizione dei nativi” ([577], pagina 176). Quindi, se Bruto fu il primo romano a sbarcare sull'isola, e lo stesso si dice anche di Cesare, i due dovevano essere contemporanei e alleati, che avevano conquistato insieme l'isola. Presentiamo il riassunto sotto forma di tabella.

 


a. Bruto è “l’antico” troiano che diventò il primo re dei Britanni.

■b. Giulio Cesare.


 

1a. Bruto è il primo romano (e anche troiano) ad arrivare sull'isola, conquistarla e fondarvi un regno.

■1b. Giulio Cesare è il primo romano che è venuto sull'isola, la conquistò e fondò un regno.

 

 

2a. Bruto arriva in Britannia accompagnato da una grande flotta militare.

■2b. Giulio Cesare invase la Britannia a capo di una grande forza navale.

 

3a. Bruto, “l’antico” troiano, uccide “accidentalmente” suo padre con una freccia.

■3b. Giulio Cesare, amico e contemporaneo del romano Bruto e suo "protettore paterno", viene ucciso perfidamente da quest'ultimo.

 

4a. Bruto padre fu ucciso dal figlio, Bruto il troiano. L'assassinio fu predetto da un veggente ([577], pagina 173).

■4b. Giulio Cesare fu ucciso dal suo amico Bruto il romano. Anche questo assassinio fu predetto da un rabdomante (vedi il rapporto di Plutarco in [660], per esempio).

 

5a. Bruto, "l'antico" troiano, fu esiliato dalla sua patria per aver commesso un grave crimine.

■5b. Giulio Cesare viene assassinato. Il popolo di Roma bandisce Bruto il romano come punizione per l'omicidio.

 

6a. Bruto, il console romano, si trova proprio all'inizio della storia britannica.

■6b. Giulio Cesare, che visse nel presunto I secolo a.C., è il conquistatore della Britannia. La storia di Scaligero ritiene che la storia “reale” della Britannia inizi proprio da questa epoca.


Il buon senso impone che l’epoca della prima conquista della Britannia da parte di Bruto il Troiano, che si presume abbia preceduto la nuova era di molti secoli, e l’epoca della conquista della Britannia da parte di Giulio Cesare (il presunto I secolo a.C.), debbano essere sovrapposte l'una all'altra. Lo spostamento cronologico che separa, l'una dall'altra, queste due interpretazioni degli stessi eventi nei libri di Scaligero, equivale ad almeno 700 o 800 anni. Sosteniamo quindi che “l'antico” troiano e console romano Bruto, antenato degli inglesi e personaggio chiave all’origine della storia britannica, sia la stessa persona di Bruto il romano dell’epoca di Giulio Cesare (il presunto I secolo a.C.). La “duplicazione” avvenne solo nelle cronache, riportate in vita dalle penne degli storici scaligeriani nel XVII-XVIII secolo.

Gli intenditori della storia “antica” potrebbero ricordarsi anche di un altro console romano di nome Bruto, il terzo personaggio storico a portare questo nome. La sua vita è datata al presunto VI secolo a.C. Si ritiene che abbia bandito i re romani da Roma e fondato la repubblica romana. Secondo la nostra ricerca, l’epoca di Bruto il repubblicano, ossia il presunto VI secolo a.C., è ancora un altro duplicato fantasma dell’epoca di Cesare (vedi Cronologia 1 per maggiori dettagli). Per cui, vediamo che ci sono “tre Bruto”, tutti riflessi fantasma dello stesso condottiero, che deve essere vissuto nel XIV-XV secolo d.C. e conquistò le isole britanniche, fondandovi una nuova provincia del Grande Impero Mongolo, alla quale le diede il nome insieme allo zar Youri, che fu trasformato in Giulio Cesare dai cronisti scaligeriani. L'isola prende il nome dal fratello dello zar Youri. Tenete presente che, secondo la nostra ricostruzione, il fratello di Gengis-Khan si identifica come Batu-Khan, alias Ivan Kalita, ovvero Califfo.

Le idee che esprimiamo e i fatti sopra elencati, sono completamente in contrasto con la cronologia di Scaligero, e non solo con la cronologia della Britannia. Gli storici moderni cercano di aggirare l'imbarazzante prova che Bruto il Troiano fosse un console romano, contenuta nelle antiche cronache della Gran Bretagna, come pure il fatto che gli "antichi" britannici erano i discendenti del "romano" Bruto e dei romani. In particolare, i commentatori moderni di Nennio e Goffredo (A. S. Bobovich e M. A. Bobovich) cercano di mettere a proprio agio i lettori nel modo seguente: “L’idea di far risalire la stirpe degli Inglesi ai Romani non è affatto originale: i sovrani franchi avevano già facevano risalire la loro genealogia ai Troiani nel VI secolo” ([155], pagina 270). Potremmo aggiungere che erano perfettamente giustificati nel farlo, vedi Cronologia1. Inoltre, gli storici fanno la seguente cauta osservazione: “Sono diversi i Bruto conosciuti nella storia romana” (ibid). Dopo averci tranquillizzato con questa vaga affermazione, non tornano più sull’argomento. Stiamo cominciando a capire perché; altrimenti dovrebbero giungere all’inevitabile conclusione che “l'antico” Bruto il Troiano era stato un contemporaneo di Giulio Cesare, il che contraddice la cronologia di Scaligero e Petavio.

Questo fa istantaneamente avanzare nel tempo di oltre duemila anni la cosiddetta storia “antica e leggendaria” della Gran Bretagna, che sovrappone l’epoca del presunto XIII-I secolo a.C. all'epoca del XIII-XVI secolo d.C. Come vedremo in seguito, nessuno di questi eventi potrebbe essere antecedente al XIV secolo d.C.

 

 

3. Gli eventi biblici sulle pagine delle cronache inglesi.

 

La "Historia Brittonum" di Goffredo di Monmouth si basa sul fondamento cronologico della storia biblica; Goffredo inserisce occasionalmente frasi come "In quell'epoca, il Profeta Samuele governava sulla Giudea" ([155], pagina 20). Questi riferimenti occasionali sono sparsi in tutta la cronaca di Goffredo e formano lo scheletro grezzo della storia biblica, intrecciando i re e i profeti biblici nel tessuto storico britannico. Tuttavia, Goffredo non ci fornisce datazioni assolute; tutta la sua cronologia è di carattere relativo: tutto ciò che ci dice è il nome del re o del profeta biblico che era vissuto nel periodo in cui questo o quell'altro evento ebbe luogo nella storia britannica. Pertanto, l'analisi imparziale della cronologia inglese ci porta alla necessità di approfondire la cronologia biblica. La nostra analisi della cronologia biblica, identifica l'epoca biblica come l'XI-XVI secolo d.C., vedi Cronologia1, Cronologia2 e Cronologia6. Pertanto, anche la storia “antica” della Gran Bretagna, che è legata agli eventi descritti nella Bibbia, viene spostata avanti nel tempo, dalle “profondità cronologiche” di Scaligero al suo posto nel tardo Medioevo.

 

 

4. La posizione della “antica” Troia.

Le opinioni degli storici e degli archeologi moderni sulle reali ubicazioni di alcune famose città "antiche", sono spesso arbitrarie e mancano di qualsiasi tipo di fondamento, vedi in Cronologia 1. Ad esempio, gli storici del XIX secolo collocano la famosa Troia di Omero all’estremità meridionale dello stretto dell’Ellesponto, il cui nome pare che si traduca come “Mare di Elena”, ovvero “Elena” + “Ponto” (mare). Quindi, H. Schliemann avrebbe "dimostrato" che qualche anonimo insediamento da queste parti, era stato "veramente" la famosa e potente Troia; tuttavia, la sua “prova” non regge. Inoltre, ci sono ragioni per seri sospetti di falsificazione: ci riferiamo al cosiddetto “oro di Priamo” che si presume sia rimasto sepolto in questo sito per oltre due millenni e ritrovato da Schliemann durante gli scavi (vedi maggiori dettagli in [443]; anche Cronologia 2, Capitolo 2:5.1.5.

La cronologia scaligeriana è dell'opinione che Troia fu distrutta nel XII-XIII secolo a.C. ([72]), e da allora non venne mai ricostruita. Tuttavia, alcuni autori bizantini medievali menzionano Troia come una città medievale esistente: Niceta Coniata e Niceforo Gregora, ad esempio ([200], Volume 6, pagina 126). Come abbiamo detto in Cronologia 1, “l'antico” Tito Livio indica un luogo chiamato Troia e una regione troiana in Italia. Alcuni storici medievali identificano direttamente Troia con Gerusalemme, ad esempio [10], pagine 88, 235, 162 e 207. Ciò non può non confondere gli storici di oggi. Ricordiamo ai lettori l'altro nome di Troia è Ilio, mentre lo pseudonimo di Gerusalemme è Aelia Capitolina ([544], Volume 7). Possiamo vedere chiaramente la differenza tra i nomi Alia e Ilio. In Cronologia 1 riportiamo dati che ci inducono a presupporre che la Troia di Omero si identifica con Costantinopoli, o Nuova Roma, mentre la Guerra di Troia è la primissima guerra mondiale della storia. Ebbe luogo nel XIII secolo d.C., una datazione posteriore a quella di Scaligero di circa 2600 anni.

L'identificazione della Grande Troia con Costantinopoli è di fatto implicita nelle fonti che ci raccontano l'epoca delle crociate. Il cronista Robert de Clari riferisce che la Grande Troia si trovava accanto all'ingresso del branchium Sancti Georgii ([286], pagina 210). Si presume che il nome si applichi allo stretto dei Dardanelli; tuttavia, è risaputo che Villehardouin, un altro famoso cronista della Quarta Crociata, usa il nome per riferirsi sia ai Dardanelli che al Bosforo. M. A. Zaborov sottolinea inoltre che "Villehardouin usa questo nome [il passo di San Giorgio - Aut.] per riferirsi sia ai Dardanelli che al Bosforo" ([286], pagina 238). Pertanto, la Grande Troia potrebbe essere stata situata vicino all'ingresso del Bosforo, che è esattamente dove oggi troviamo Costantinopoli.

Non c’era quindi assolutamente bisogno di cercare i “resti” della Grande Troia tra i numerosi insediamenti turchi, tutti simili tra loro, dove Schliemann sembra aver “scoperto” la sua falsa Troia. Basta indicare la famosa e antica città di Istanbul.

Il famoso e medievale "Romain de Troie" di Benoit de Sainte-Maure, fu terminato tra i presunti anni dal 1155 al 1160. "L'opera si basa sulla 'Leggenda della distruzione di Troia" scritta da un certo Dares, presumibilmente un testimone vivente della Guerra di Troia [a quanto pare, uno dei crociati – Aut.]. Benoit guarda l'antichità attraverso il prisma della contemporaneità... Basa la sua narrazione sull'epopea eroica dell'antica Grecia, i cui personaggi sono trasformati in nobili cavalieri e belle dame, mentre la stessa Guerra di Troia diventa una serie di tornei di giostre... Medea appare come una dama di corte vestita con abiti francesi della metà del XII secolo” ([517], pagina 235).

Ma in questo caso, secondo Benoit de Sainte-Maure, la guerra di Troia diventa un evento dell'epoca delle crociate. Quanto al “prisma della contemporaneità” applicato ai riferimenti di Sainte-Maure a Troia, si tratta di un tentativo di conformare le fonti antiche agli standard scaligeriani. Le loro descrizioni della “antichità” sono radicalmente diverse da quelle del XVII-XVIII secolo.

 

 

5. Il motivo per cui, secondo le cronache inglesi, si presume che la Russia e la Britannia siano entrambi degli stati insulari.

 

Il fatto che la Gran Bretagna sia un’isola non dovrebbe sorprendere nessuno, a differenza della Russia, che geograficamente non somiglia neanche lontanamente a un’isola. Tuttavia, la “Cronaca dei Duchi di Normandia” scritta dal famoso cronista Benoit de Sainte-Maure nel presunto XII secolo d.C. ([1030]), afferma che quanto segue è vero. “Hanno un'isola chiamata Kansi, e credo che sia la Rosie [Russie in un'altra copia – Aut.]. Le sue coste sono bagnate da un vasto mare salato. Come le api dagli alveari, migliaia di loro sciamano in battaglia, pieni di rabbia, con le spade pronte; inoltre, questa nazione può attaccare grandi regni e vincere grandi battaglie” ([1030], vedere il Commento 5).

Qui la Russia viene chiamata Rosie o Russie ([517], pagina 240). Se esaminiamo la tabella dei nomi medievali sopra citata, otterremo un'ulteriore prova del fatto che il paese menzionato in questo modo è effettivamente la Russia. V. I. Matouzova, che aveva incluso questo testo nel suo libro intitolato “Le Fonti Inglesi Medievali”, commenta questo passaggio come segue: “Rosie, la Russia. La presunta geografia insulare del paese somiglia ai rapporti..." ([517], pagina 244). La Matouzova menziona anche diversi altri cronisti che credevano che la Russia fosse un'isola, in particolare arabi e persiani. Non è necessario pensare che gli “arabi e i persiani” in questione abbiano scritto il loro libro nell'odierna Persia o nel Medio Oriente. Come dimostriamo in Cronologia1, Cronologia2 e Cronologia6, Persia è il nome che le antiche cronache usavano per riferirsi alla PRussia, ossia la Russia Bianca (da cui il nome Prussia). Oltre che in Medio Oriente, l’arabo era usato anche in Russia (vedi Cronologia 4, capitolo 13).

L'Isola di Kansi, come menzionata in numerose cronache antiche, è la Scandinavia. Tuttavia, anche la Scandinavia non è un’isola. Potrebbe il nome Kansi essere una leggera corruzione di Khansi, o “khanskiy” (del khan)? La Cronaca del Monastero di Sant'Edmondo, che risale al presunto XIII secolo, riporta che i Tartari avevano invaso l'Ungheria provenendo dalle "isole" ([1446]; anche [517], pagine 100-101).

In questo caso, quale potrebbe essere il problema? Si sa che i Tartari, ossia i Cosacchi, abitavano nel continente e non sulle isole. La cosa più semplice che possiamo fare è accusare gli antichi autori di totale ignoranza, che è la pratica abituale degli storici moderni, che sono fin troppo felici di lasciare da parte il problema. Tuttavia, un’altra spiegazione è possibile. La parola inglese “isola” potrebbe aver avuto originariamente un significato diverso; forse, una collazione tra “Asia” e “terra”, ossia “terra asiatica”. Qualche paese dell'Asia? Senza vocalizzazioni arriveremo a SLND in entrambi i casi; le vocali erano estremamente impermanenti, prima dell'invenzione della macchina da stampa, e cambiavano continuamente, vedi Cronologia1.

Tutto diventa immediatamente chiaro. La Russia avrebbe infatti potuto essere considerata dagli occidentali una lontana terra asiatica; ancora oggi la maggior parte del suo territorio si trova in Asia e non in Europa. I cronisti inglesi del Medioevo avevano perfettamente ragione nel definire la Russia una terra asiatica, il che invalida un altro motivo per accusarli di ignoranza. Se gli autori dell’inglese antico avessero usato la parola Russia per riferirsi a una terra asiatica, sarebbe possibile che “l’isola dell’Inghilterra” inizialmente fosse di fatto una terra lontana in Asia, che in seguito si trasformò nell’isola della Gran Bretagna? Abbiamo già scoperto il parallelismo tra la storia inglese e quella bizantina, o mongola. Sia la Russia (nota anche come Orda) che Bisanzio sono paesi asiatici per qualsiasi cronista dell'Europa occidentale. Dove si trovava realmente l’Inghilterra, ossia la Britannia, nell’XI-XIV secolo d.C.? Come possiamo vedere, la risposta non è solo lontana dall’essere ovvia: è stata estremamente difficile da trovare. Facendo un salto in avanti, indichiamo semplicemente Bisanzio, ovvero una parte dell'Impero “mongolo”.

 

 

6. La posizione della Britannia conquistata da Bruto. L’itinerario della sua flotta.

 

La risposta alla domanda formulata nel titolo della sezione sembra essere ovvia: “l'antica” Gran Bretagna era dove si trova ancora a oggi, ma per ora evitiamo di trarre conclusioni affrettate. Tenete presente che dopo aver "assassinato involontariamente suo padre", Bruto fu esiliato dall'Italia, e quindi andò in Grecia ([155], pagina 7). Tuttavia, l'esatta ubicazione del paese da cui fu bandito, rimane discutibile, così come il fatto stesso del suo esilio. per il momento ci asteniamo dal fornire stime. Inoltre, si presume che, una volta arrivato in Grecia e "ravvivato gli antichi legami di sangue, Bruto si ritrovò in mezzo ai Troiani" ([155], pagina 7). Scoppiano diverse guerre in Grecia e in Italia. Goffredo presta molta attenzione a queste guerre. Quindi, Bruto raduna il suo esercito e parte accompagnato da una flotta. Si presume che questa flotta si sia diretta verso le odierne isole britanniche attraverso l'Atlantico. È davvero così? E se le cronache descrivessero in realtà operazioni militari nel Mediterraneo e sul territorio della Grecia e di Bisanzio?

Ad esempio, l'esercito di Bruto arriva a Sparatin. Il commento odierno degli storici: "Luogo sconosciuto" ([155], pagina 230). Naturalmente, se dovessimo presumere che Bruto abbia viaggiato lontano dal Mediterraneo, non troveremmo nessuna città simile da nessuna parte. Tuttavia, se i fatti fossero avvenuti in Grecia, la città potrebbe essere facilmente identificata con la famosa Sparta. Inoltre, Goffredo descrive l'itinerario della flotta di Bruto, che si presume “provi” il fatto che Bruto abbia effettivamente viaggiato attraverso l'Atlantico e sia arrivato fino alle isole britanniche. Tuttavia, pare che Goffredo “ripeta l'errore contenuto nella sua fonte, la Historia Brittonum di Nennio, che, a sua volta, aveva interpretato erroneamente Orosio” ([155], pagina 231). Inoltre, scopriamo che “analogamente a Nennio, anche Goffredo colloca erroneamente il Mar Tirreno oltre le Colonne d'Ercole. Mar Tirreno è il nome usato per la parte del Mediterraneo che bagna la costa occidentale dell'Italia” ([155], pagina 231).

Goffredo non ha commesso alcun errore: si riferisce alle complesse manovre militari all'interno del Mediterraneo (in particolare vicino alle coste italiane, dove troviamo il Mar Tirreno). La flotta di Bruto dovette rimanere nel Mediterraneo; gli storici moderni accusano Goffredo e altri cronisti di “errori”, per la sola ragione che tentano di applicare le moderne idee scaligeriane della storia antica a dei testi antichi autentici. Le numerose contraddizioni che emergono da questo approccio, vengono subito imputate agli autori antichi, mentre in realtà dovrebbe essere il contrario. Inoltre Goffredo descrive una battaglia tra l'esercito di Bruto e i Greci presso il fiume Akalon ([155], pagina 8). Il commento moderno è il seguente: “Questo nome deve essere una fantasia di Goffredo… Il libro di E. Faral… esprime l'ipotesi che la descrizione della vittoria troiana sui Greci sia stata presa in prestito da Goffredo, dalla storia raccontata da Stefano di Blois sulla vittoria dei crociati sui Turchi presso un fiume chiamato 'Moskolo' dall'autore, nel marzo 1098” ([155], pagina 230).

Gli eventi reali descritti da Goffredo cominciano lentamente ad emergere da sotto gli spessi strati di calce di Scaligero. L'autore descrive l'epoca delle crociate utilizzando come fonte alcuni documenti antichi: Bisanzio nel XI-XIII secolo d.C. È anche possibile che la campagna di Bruto (“fratello”), o la campagna di Giulio Cesare (Youri lo Zar), si identifichi con la Grande Conquista Mongola del XIV secolo iniziata dallo Zar (Khan) Youri = Georgiy Danilovich = Gengis-Khan e continuata da suo fratello Ivan Kalita = Califfo. Questa conquista, ad un certo punto raggiunse le isole britanniche. Vedi di più sulla conquista “mongola” nella Parte 1 del presente libro. Pertanto, la conquista della Britannia si trasferisce parzialmente nel XIV secolo d.C. dal I secolo a.C., in quanto è anche un riflesso parziale della guerra di Troia del XIII secolo d.C., combattuta per Costantinopoli = Troia = Gerusalemme = Zar Grad.

Qualche tempo dopo, la flotta di Bruto arriva "all'isola conosciuta a quei tempi come Albione" ([155], pagina 17). Secondo il commentario moderno, "Albion (o Albania) è uno dei nomi più antichi utilizzati per la Gran Bretagna (o una parte di essa) come registrato nelle fonti antiche" ([155], pagina 232). Goffredo continua a usare Albania come sinonimo di Gran Bretagna ([155], pagina 19). Apprendiamo che Gran Bretagna e Albania sono due nomi diversi di un unico paese. Una volta che rinunciamo al punto di vista scaligeriano, che cerca ostinatamente di identificare la Gran Bretagna dell’XI-XIII secolo con la Gran Bretagna moderna, riconosceremo questa “Albania britannica” come l’Albania balcanica, che era stata una provincia bizantina nel Medioevo, ovvero la Russia Bianca (Alba). Pertanto, Goffredo colloca esplicitamente la Gran Bretagna medievale dei “primi giorni”, nelle vicinanze di Bisanzio. Albione è ancora usato come vecchio nome della Gran Bretagna. Ciò deriva dal fatto che la storia “antica” della Gran Bretagna si basava sulle cronache bizantine e “mongole” che scrivevano anche dell’Albania balcanica. Alla fine, il nome si trasformò in “Albione”. In alternativa, le Isole Britanniche presero il nome di Albione in seguito alla conquista “mongola” del XIV-XV secolo, quando il paese fu invaso dalle truppe dell'Orda Bianca (Alba = Bianca).

 

 

7. Durante la conquista della Britannia, Bruto dovette combattere contro Gog e Magog (aka i Tartari e i Mongoli, ossia le dieci tribù di Israele).

 

Dopo essere sbarcato sulle coste dell'Albania, "Bruto chiamò l'isola Britannia dal suo nome, mentre i suoi compagni divennero i Britanni" ([155], pagina 17). È possibile che l’Albania il paese asiatico, sia diventata l’Albania l’isola, per il fatto che Bruto l’aveva raggiunta via mare: lo sbarco a Bisanzio si trasformò nella conquista di un’isola (o, in alternativa, le cronache ci parlano della flotta russa che invase le isole che alla fine saranno conosciute come le Isole Britanniche.

Chi incontra Bruto qui? Nientemeno che i giganti, a quanto sembra, un riferimento alle varie nazioni che popolarono il territorio di Bisanzio e della Russia

Orda): “Uno di questi giganti era particolarmente ripugnante; il suo nome era Goemagog” ([155], pagine 17-18). Secondo Goffredo, questo gigante era eccezionalmente forte e temibile. L'esercito di Bruto attaccò i dodici giganti con Goemagog tra loro. Inizialmente, gli inglesi vengono respinti, ma alla fine "schiacciano completamente i giganti, tranne Goemagog" ([155], pagina 18). La battaglia contro Goemagog continua e alla fine gli inglesi riescono a sconfiggere anche lui.


Figura 18.1.
Antica miniatura raffigurante la lotta tra Re Artù e un gigante.
Sulla testa di quest'ultimo vediamo la scritta “Gigas”, ovvero Gog.
Ricordiamo ai lettori che Gog e Magog erano i nomi usati
per i “Mongoli e i Tartari”.
Tratto da [155], pagine 64-65.

Figura 18.2.
Un frammento dell'illustrazione precedente con il nome “Gigas”.

Nella fig. 18.1 vediamo un'antica miniatura intitolata "Re Artù Combatte il Gigante" ([155], pagine 64-65). Sopra la testa del gigante vediamo il nome Gigas (ossia Gog, vedi fig. 18.2). Quali eventi reali potrebbe descrivere Goffredo in questo suo modo poetico?

1) La vittoria degli inglesi (“fratelli”), ovvero dei crociati, che riuscirono a conquistare Bisanzio.

2) La lotta contro Goemagog, uno degli avversari più pericolosi. Chi è Goemagog? Lo abbiamo menzionato brevemente nella Parte 1. Ora lo esponiamo in modo più approfondito. Il commento degli storici moderni è il seguente: "Goffredo combina due nomi in uno: Gog e Magog" ([155], pagina 232). Il commentatore della cronaca sottolinea inoltre che Gog e Magog sono menzionati frequentemente nella Bibbia: nel Libro dell'Apocalisse e nella profezia di Ezechiele. Ricordiamo ai lettori ciò che il libro biblico di Ezechiele ci dice su queste nazioni temibili e potenti:

“Volgi la tua faccia contro Gog, il paese di Magog, il principe capo di Rosh, Meshech e Tubal, e profetizza contro di lui, e parla: Così dice il Signore Dio; Ecco, io sono contro te, o Gog, principe capo di Rosh, Meshech e Tubal... Gog verrà contro la terra d'Israele” (Ezechiele 38:2-3, 38:18 e seguenti). L'autore biblico crede che queste due nazioni portino morte e distruzione. Anche il Libro dell’Apocalisse parla con timore degli eserciti di Gog e Magog: “Satana sarà liberato dalla sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle insieme per combattere: il loro numero è come la sabbia del mare» (Apocalisse 20:7). Secondo il commentatore moderno, “la tradizione popolare alla fine trasformò Gog e Magog in giganti maligni. Le statue di Gog e Magog si trovano a Londra fin dal Medioevo (vicino all'ingresso della City, accanto all'odierno municipio)" ([155], pagina 232).

Queste due nazioni medievali sono piuttosto famose; secondo alcuni cronisti possono essere identificate con i Goti e i Mongoli. Nel XIII secolo gli Ungheresi identificarono Gog e Magog con i Tartari ([517], pagina 174). Questo fatto da solo è sufficiente per comprendere che gli eventi descritti da Goffredo hanno avuto luogo a Bisanzio e in Russia (Orda). Nella fig. 18.3 riproduciamo un'antica illustrazione tratta dalla “Cronaca” di Matteo di Parigi, che raffigura l'invasione dei Tartari. L'autore medievale della miniatura ritrae i Tartari come europei che sembrano distintamente slavi: lunghi capelli biondi e altro, vedi fig. 18.4. Questo fatto concorda perfettamente con la nostra ricostruzione, la quale sostiene che l'invasione “tartara” fu realmente slava.


Figura 18.3.
Antica miniatura dalla Cronaca di Matteo di Parigi raffigurante l'invasione dei Tartari.
Il “Tartaro” in questione ha un aspetto perfettamente europeo ed ha un volto slavo.
Tratto da [1268], pagina 78.

Figura 18.4.
Ingrandimento di un frammento dell'illustrazione
precedente. Il volto del “Tartaro” ha un aspetto
tipicamente europeo.

Dobbiamo anche sottolineare la seguente circostanza, che è di fondamentale importanza. Secondo l’antica tradizione popolare, citata nei libri di testo russi fino al XIX secolo, il regno moscovita “fu fondato da Mosoch, il patriarca biblico”, da cui il nome greco di Mosca (Moska). Pertanto, è molto probabile che il riferimento biblico al “principe di Rosh, Meshech e Tubal” ci parli della russa Mosokh e di Tubal (Tobol) in Siberia, vedi sopra. Ma quando è avvenuta realmente la fondazione di Mosca? Persino nella storia di Miller e dei Romanov, la prima menzione relativa a Mosca risale al XII secolo d.C., non prima; nella Parte 1 dimostriamo che Mosca potrebbe essere stata fondata anche più tardi. Anche supponendo che il nome attuale Mosca, possa precedere la fondazione della città di qualche centinaio di anni, vedremmo che la menzione di Gog, Magog e del Principe di Rosh, Meshech e Tubal nei manoscritti in inglese antico, la fa risalire all'epoca del XII-XIII secolo d.C., non prima.

In Cronologia 6 dimostriamo che la Grande Conquista Mongola del XIV secolo e la conquista Ottomana = Atamana del XV-XVI secolo che ne seguì, furono descritte nella Bibbia come la conquista della “Terra Promessa” da parte delle tribù di Israele. A quanto pare, il fatto stesso che i Tartari e i Mongoli, ossia Gog e Magog, fossero identificati come le tribù d'Israele, è menzionato direttamente nelle antiche cronache; anche le vecchie mappe lo rendono perfettamente ovvio ([953]). Gli storici riportano quanto segue: "L'invasione dei Mongoli e dei Tartari... era considerata un 'presagio' dell'imminente Apocalisse, e molti hanno identificato quelle nazioni come Gog e Magog, incluso Matteo di Parigi" ([953], pagina 178). Diverse carte geografiche del Medioevo “raffigurano le nazioni Gog e Magog oltre il Mar Caspio, cacciate là da Alessandro di Macedonia. Da qui provengono i Tartari... Matteo scrive dei Tartari e dei Mongoli che improvvisamente invasero l'Europa da dietro le loro montagne. Egli fa risalire la stirpe dei Tartari alle dieci tribù d'Israele, spinte dietro le montagne da Alessandro il Macedone, fondendo così diversi miti in uno solo, allo stesso modo di Peter Camestor e di altri scienziati, il mito di Gog e Magog così come quello delle Dieci Tribù” ([953], pagine 180-181). Consideriamo anche l'antica mappa medievale del presunto XIII secolo citata in [953], pagina 181 (numero XIV.2.1, Cambridge, CCC, 26). Lì è scritto quanto segue: “La zona chiusa oltre le montagne del Caspio. Ecco gli ebrei da cui il Signore ci ha salvato dopo la preghiera del re Alessandro; arriveranno prima del Giorno del Giudizio come il flagello del Signore e annunceranno la fine di tutte le altre nazioni” ([953], pagina 182).


Figura 18.5.
Miniatura intitolata "Le nazioni di Gog e Magog
che circondano l'accampamento del Santo"
dal Libro dell'Apocalisse con commenti di Andrea di Cesarea.
Seconda metà del XVII secolo. Secondo gli stessi storici
([953], pagine 180-181), i cavalieri raffigurati come
le nazioni di Gog e Magog sono in realtà gli israeliti
che prendono d'assalto qualche città.
Tratto da [623], pagina 70.

C'è un'altra mappa antica con un'iscrizione simile: “Il Signore ha ascoltato la preghiera del re Alessandro e ha fatto dimorare gli ebrei dietro queste montagne, in reclusione. Si libereranno prima del Giorno del Giudizio e spazzeranno via ogni nazione per conformarsi alla volontà del Signore. Le montagne sono alte e forti; proibite e impenetrabili sono le montagne del Caspio” ([953], pagina 182). Consideriamo un'altra mappa antica (XIV, 2.3, Londra, BL, Royal 14 C. VII, f. 4v-5, presumibilmente risalente al XIII secolo). Secondo la citazione fornita da L. S. Chekin, qui è scritto quanto segue: “Nove tribù rimangono qui: Gog e Magog, confinate da Alessandro. È da qui che provenivano i Tartari, quelli che si dice abbiano portato qui i loro eserciti da dietro le montagne di roccia, conquistando vasti territori” ([953], pagina 183). Nella fig. 18.5 si vede un'antica miniatura del Libro dell'Apocalisse (copia della seconda metà del XVII secolo). La miniatura è intitolata "Le Nazioni di Gog e Magog che Circondano la Cittadella del Santo" ([623], pagina 70). Vediamo numerosi cavalieri che indossano elmi e scudi, con cotte di maglia sulle spalle. Gli autori del XVII secolo si ricordarono ancora che l'Apocalisse si riferiva alla cavalleria cosacca (o tartara), pesante e leggera.

Questo è il commento dello storico L. S. Chekin. “Gog e Magog… Queste nazioni furono confinate dietro le montagne del Caspio (o Caucaso) da Alessandro di Macedonia, che è dove attenderanno il Giorno del Giudizio. Gog e Magog sono menzionate in varie versioni della leggenda di Alessandro e in una serie di profezie escatologiche (lo pseudo-Metodio di Patar, le Parole della Sibilla ecc.)... I nuovi motivi, vale a dire, identificare Gog e Magog come le dieci "tribù scomparse" ' di Israele, una delle quali, a sua volta, si rivela essere quella dei Mongoli e dei Tartari, si riflette nelle mappe del Medio Oriente compilate da Matteo di Parigi… Secondo la mappa XIV.2.3.1, ora, dopo che i tartari si erano già "rivelati", nove tribù restano, recluse qui da Alexander... Il diario di viaggio fittizio scritto da un autore che aveva adottato lo pseudonimo di John Mandeville (intorno al 1360) discute la possibilità che Gog e Magog scelgano una via di fuga per mare … mentre il viaggiatore turco Evlia Celebi (circa 1650) menziona Gog e Magog, rinchiusi da qualche parte vicino al Bosforo da Alessandro, così come navi di ferro di qualche tipo, la cui funzione rimane poco chiara" ([953], pagine 205-206).

La nostra ricostruzione spiega perfettamente i numerosi resoconti che le cronache medievali (alcune delle quali sopra citate) fanno di Gog e Magog = i Tartari = gli Israeliti (cfr. la parola russa “koleno” usata come sinonimo di “tribù” nel caso di specie e la parola “colonna” nel significato di formazione militare). La consapevolezza che ci viene in mente è che gli eventi discussi in precedenza hanno avuto tutti luogo in Russia (l'Orda) e nell'impero Ottomano = Atamano del XIV-XVI secolo. Gli europei occidentali del XV-XVII secolo li chiamavano Gog e Magog, ossia i Mongoli e i Tartari, o le “tribù di Israele” (i Teomachisti). Questo è il motivo per cui vivono appartati in Russia (l'Orda), nei territori “oltre il Mar Caspio e il Caucaso”, vedi sopra. Tutto è chiarissimo: sul Bosforo si trova la famosa Zar-Grad, ovvero Istanbul, la capitale dell'Impero Ottomano (Atamano), alleato della Russia (l'Orda) nel XIV-XVI secolo. Da qui salpò la famosa flotta ottomana per lunghi viaggi.

Come possiamo vedere, alcuni testi medievali sembrano riflettere le grandiose spedizioni transoceaniche intraprese dalla Russia (l'Orda) e dall'Impero Ottomano (Atamano) nel XV-XVI secolo; come risultato di queste fu conquistato il continente americano ([953], pagine 205-206). Ecco perché le antiche mappe e le cronache sopra citate (apparentemente risalenti al XVI-XVII secolo) hanno conservato il ricordo, seppur vago, di alcune “navi di ferro” costruite da Gog e Magog; sfidano la comprensione degli storici moderni che non possono operare al di fuori del paradigma della storia di Scaligero ([953], pagine 205-206). Tuttavia, la storia di Scaligero ha conservato nientemeno che il ricordo dell’America colonizzata dalle dieci “tribù scomparse di Israele” (vedi Cronologia 6 per maggiori dettagli). L. S. Chekin continua a sottolineare che gli ebrei delle dieci “tribù scomparse” di Israele “si credeva occasionalmente che abitassero il Caucaso e la Scizia; la tradizione cristiana… li paragonava a Gog e Magog. In particolare, si credeva che fossero stati spinti oltre le montagne del Caspio da Alessandro Magno e rinchiusi lì... Ciò fornì nuove ragioni per identificare le tribù scomparse di Israele come Gog e Magog... Entrambi i miti (di Gog e Magog così come delle tribù d'Israele disperse) furono applicati ai Mongoli e ai Tartari... Gli ebrei furono proclamati collaboratori di questi ultimi” ([953], pagina 209).

Secondo la nostra ricostruzione, tutti i vari nomi sopra elencati (i Mongoli, i Tartari, le Dieci Tribù di Israele e le nazioni di Gog e Magog) si riferiscono in realtà allo stesso “personaggio” storico, cioè all’esercito della Russia (l’Orda) e l'Impero Ottomano (Ataman), che avevano colonizzato vaste terre in Eurasia e in America intorno al XIV-XV secolo, fondando il Grande Impero Mongolo. Dobbiamo quindi trarre un'importante conclusione, una volta tornati alla cronaca inglese di Goffredo. Durante il loro sbarco a Bisanzio (o in Inghilterra), in un'epoca che non può essere anteriore al XIII secolo, l'esercito di Bruto (Fratello) si imbatté in numerosi grandi gruppi etnici, tra cui i Goti = Cosacchi = Russi = l'Orda = i “Mongoli” (Grandi). Avevano svolto un ruolo molto importante nell'Europa medievale e nell'Asia del XIII-XIV secolo d.C.

 

 

8. Durante la conquista della Britannia, o Albania, Giulio Cesare si trova vicino alle terre russe.

 

Ricordiamo che l'epoca di Bruto (Fratello) è anche l'epoca di Giulio Cesare = Youri lo Zar = Re Giorgio. In questo caso le campagne militari di Bruto devono essere in qualche modo descritte nei testi che si riferiscono alle campagne di Giulio Cesare.

Quando Goffredo giunge alla fine della sezione di Bruto, inizia con la storia di Giulio Cesare, avendo presumibilmente saltato diverse centinaia di anni. Come comprendiamo oggi, egli comincia la stessa storia “una seconda volta”, ovvero ritorna sugli avvenimenti dello stesso XIV-XV secolo, anche se raccontati in modo diverso. Secondo Goffredo, “la storia romana ci dice che dopo la conquista della Gallia, Giulio Cesare arrivò sulla costa rutena. Dopo aver visto l'Isola di Britannia, fece una domanda su questa terra e sulle persone che vivevano lì” ([155], pagina 37). Gli storici scaligeriani sono dell’opinione che il passaggio sopra citato sia l’ennesima dimostrazione dell’ignoranza medievale dell’autore. Il commento moderno recita quanto segue: “I Ruteni si identificano come una tribù gallica che aveva abitato l'Aquitania (il sud-est della Gallia). È impossibile vedere la Gran Bretagna da lì, quindi Goffredo commette un errore nel riferirsi ai Ruteni” ([155], pagina 238). Chi sono i Ruteni? Passiamo al glossario che abbiamo compilato con i materiali della Matouzova ([517]); troveremo immediatamente la risposta. I Ruteni erano i russi e molte cronache medievali usano questo nome per riferirsi a loro. Il nome potrebbe essere un derivato della parola Orda (nelle sue forme slave Orta, Ruta e Rat), in altre parole, l'esercito russo.


Figura 18.6.
Frammento di una vecchia mappa dove
Il Cairo e Babilonia sono disegnati come vicini.
Tratto da [1268], pagina 145.

È risaputo che l'esercito russo aveva intrapreso molte guerre a Bisanzio, attaccando, tra le altre cose, Zar Grad (o Costantinopoli). Pertanto, i russi avevano effettivamente occupato alcune province bizantine nel Medioevo, ed era facile vedere l'Albania, o Bisanzio, da uno dei territori adiacenti. Riteniamo quindi che i Ruteni menzionati dalle cronache inglesi nel contesto della conquista della Gran Bretagna, o Albania, da parte di Cesare, fossero la stessa nazione dei Russi nel XIII-XIV secolo d.C. La Grande Conquista Mongola iniziò nel XIV secolo; i Russi (o Ruteni) arrivarono in Francia, conosciuta come Gallia nel Medioevo, come risultato di questa espansione militare, e non solo in Gallia, ma nell'Europa occidentale in generale e oltre, vedi Cronologia 5. Goffredo ha quindi perfettamente ragione nel riferire che i Ruteni avevano vissuto in Gallia. "Ruta" (o "Rutha") si traduce come "Orda", molto semplice. Torniamo alle campagne di Giulio Cesare descritte da Goffredo. Cesare invade l'Albania, o la Gran Bretagna, assistito da una flotta. È qui che combatte contro gli inglesi ([155], pagina 38), sconfiggendoli e conquistando il loro paese. Fermiamoci a riflettere sull'identità degli inglesi nel XII-XIV secolo. La “spiegazione” scaligeriana, che li chiama “discendenti di Bruto”, in realtà non spiega nulla. La nostra esperienza in queste materie ci porta a supporre che gli inglesi del XIII-XIV secolo possano essere identificati come una qualche vera nazione mediterranea.

Torniamo ancora una volta al dizionario dei sinonimi medievali che abbiamo compilato seguendo il libro della Matouzova ([517], vedere sopra). Vedremo immediatamente che le fonti medievali usano la parola "Pruten" per riferirsi ai Prussiani (PRTN). Questo potrebbe essere l'equivalente medievale di BRT, ossia dei Britanni menzionati da Goffredo, e si può quindi supporre che Cesare avesse combattuto i Prussiani nel Medioevo. La Britannia, o BRTN, come menzionata dalle fonti di quest'epoca, è molto probabilmente identificata come PRTN = Prutenia, o Prussia medievale. Il nome Prutenia potrebbe essere stato utilizzato anche per l'Orda Bianca. Tuttavia, è possibile un’altra risposta. Secondo la Cronaca Anglo-Sassone, la lingua dei Britanni era il gallese ([1442], pagina 3). Tuttavia, i Gallesi, o Valacchi, erano già identificati come Turchi o Ottomani (vedi nella tabella dei sinonimi medievali sopra citata). In questo caso, gli Inglesi potrebbero essere stati identificati come i Turchi (o Ottomani), almeno in alcune cronache. Ciò ci riporta alla localizzazione bizantina o russa (“mongola”) della prima storia britannica.

 

 

9. La posizione di Londra nel X-XII secolo. La fondazione di Londra nelle isole britanniche, come registrata cronologicamente.

 

Molti lettori moderni credono che la città conosciuta ai nostri giorni come Londra sia sempre stata dove la conosciamo oggi. Tuttavia, vediamo cosa hanno da dire le antiche cronache britanniche su questo argomento. Ad esempio, Goffredo ci dice quanto segue:

“Dopo aver terminato la divisione del regno, Bruto si trovò consumato dal desiderio ardente di fondare una città… Ne trovò una, soprannominandola immediatamente Nuova Troia [sic! – Aut.]. La cittadina appena fondata portò questo nome per molti secoli; alla fine il nome si trasformò in Tronovant. Tuttavia, più tardi Lud… che aveva combattuto contro Cesare… diede ordine di chiamare la città Caer Lud in suo onore [la parola Caer si traduce come “città”, [cfr. Cairo; maggiori informazioni sull'argomento di seguito – Aut.]. Ciò alla fine portò a un grande litigio tra lui e suo fratello Nennio, che si risentiva amaramente del fatto che Lud volesse cancellare il nome stesso di Troia dalla memoria dei loro discendenti” ([155], pagina 18). Questo è ciò che la cronaca ci racconta più avanti: "Il nome si trasformò in Caerludane, e poi, dopo che una lingua ne sostituì un'altra, in Lundene e infine Lundres" ([155], pagina 37). Il commento moderno è il seguente: "Tronovant, il vecchio nome di Londra" ([155], pagina 232). Il nome Londres esiste fino ai giorni nostri: così scrivono il nome Londra i francesi e gli spagnoli.

Pertanto, le antiche cronache inglesi affermano che Lud, o Londra, era l'ex Trinovant, o Nuova Troia. Cos'è la Nuova Troia? Molto probabilmente, la Nuova Roma, o Costantinopoli, alias Zar Grad. Questo corollario è in ottima corrispondenza con tutto quanto abbiamo scoperto sopra, e suggerisce anche una localizzazione bizantina e “mongola” degli eventi riguardanti la prima storia britannica.

Sembra che Goffredo ci parli di un'antica campagna militare di Bruto (Fratello) risalente all'XI-XII secolo. Questa campagna aveva portato alla fondazione della Nuova Troia, che in seguito divenne nota come Costantinopoli. In alternativa, descrive la conquista “mongola” delle isole britanniche nel XIV secolo, da parte del fratello di Gengis-Khan, che aveva portato alla fondazione di una città che divenne nota come Nuova Troia, o Zar-Grad. Questa città alla fine divenne nota come Londra.

Citiamo un altro fatto tipico e ricordiamo la famosa città di Tyrnovo in Bulgaria. Il nome assomiglia a Trinovant e si traduce come "Nuova Troia", essendo una collazione di "Troia" e "Nova" (Tyr + Novo). Il nome Trinovant potrebbe quindi essere di origine bizantina e provenire dai Balcani. La parola russa per “nuovo” è “noviy”, cfr. anche il latino “novus”. Per cui, Nuova Troia deve essere stato usato un tempo come nome di Londra. Questo è proprio quanto apprendiamo dalla cronaca di Goffredo, che riporta la trasformazione del nome Nuova Troia in Trinovant. La “trasformazione” risulta dal fatto che le due parti della parola cambiano ordine.


Figura 18.7.
La città di Babilonia è collocata proprio accanto alle piramidi egiziane in un'antica mappa del manoscritto intitolato “Notitia Dignitatum”, che si suppone risalga al IV-V secolo d.C. Si presume che l'originale sia andato perduto, tuttavia abbiamo le copie del codice “Spirensis” risalenti presumibilmente al X secolo. Tuttavia, anche questo codice “scomparve nel XVI secolo”, secondo [1177], pagina 244. Tratto da [1177], pagina 245.

Figura 18.8.
Ingrandimento di un frammento dell'illustrazione
precedente raffigurante “l'antica” città di Babilonia.
Vediamo una torre alta nel centro della città
(un minareto musulmano?)
con una croce cristiana sulla cupola.

La Città di Lud deve semplicemente significare “Città di LD”, o “Città di LT”, la città dei latini, o la città del “popolo” (lyudi) in russo. Una capitale con questo nome potrebbe benissimo essersi riflessa nelle cronache britanniche. Tenete presente la fondazione dell'Impero Latino a Bisanzio, intorno al 1204 nella cronologia di Scaligero. La sua capitale potrebbe essere stata conosciuta come Caer Lud, o "Città latina". Secondo Nennio, la parola "caer" un tempo significava "città" nella lingua degli inglesi ([577], pagina 190). Il nome Caer (Cair) Lud ci fornisce anche un ulteriore motivo per identificare la Nuova Troia con Costantinopoli e quindi anche la Londra del XII-XIII secolo.

La prima consonante della parola “Caer” potrebbe aver significato “TS” invece di “K”: le due venivano spesso confuse l’una con l’altra. In questo caso CR significa "Zar" e Zar Grad è un altro nome di Costantinopoli. Pertanto, Caer Lud, o Londra come descritta nelle antiche cronache britanniche, è molto probabilmente la città degli zar latini (CR LT, Czar-Grad o Costantinopoli). Potrebbe anche essere stata conosciuta come “Zar del Popolo”, o “Sovrano delle Nazioni”, tenendo presente la somiglianza tra le parole “Lud” e “lyudi” (popolo).

A proposito, la città egiziana del Cairo e “l'antica” città di Babilonia, che gli storici scaligeriani individuano tra il Tigri e l’Eufrate, datandola anche a tempi immemorabili, su alcune mappe antiche erano raffigurate come due città vicine; un frammento di una di queste mappe è riprodotto nella fig. 18.6. Il commentario moderno afferma che "Il Cairo e Babilonia sono raffigurati come città vicine" ([1268], pagina 145). L'“antica” città di Babilonia è raffigurata proprio accanto alle piramidi egiziane anche su un'antica mappa riprodotta nella fig. 18.7 (vedere [1177], Volume 1, pagina 245). Possiamo vedere il Nilo, le grandi piramidi e la città di Babilonia vicino a loro, in alto a destra. Il fatto più interessante è che i compilatori di questa antica mappa a quanto pare credevano che Babilonia fosse una città cristiana. Al suo centro, infatti, vediamo una torre alta sormontata da una croce (vedi fig. 18.8). La torre stessa ricorda un minareto musulmano: sulla sua sommità vediamo qualcosa che ricorda i balconi usati dai muezzin quando chiamano i musulmani a riunirsi per le preghiere.

Se questa fosse la verità, troveremmo un'altra prova del fatto che il Cristianesimo e l'Islam sono due diverse propaggini di una religione precedentemente unita. Naturalmente, non troviamo croci cristiane sui minareti moderni; riteniamo tuttavia che lo scisma tra le due religioni risalga ad un'epoca relativamente recente, cioè al XVI-XVII secolo.

Torniamo al nome “Caer”, o “Cair”, che un tempo significava “città”. Come abbiamo visto sopra, quasi tutte le antiche città fondate dagli inglesi avevano questa parola come parte del suo nome, che riflette un ricordo della sua origine: la parola Zar. Ad esempio, la cronaca di Nennio ci dice quanto segue: "Questi sono i nomi di tutte le città britanniche esistenti fino ad oggi, 28 in totale: Caer Gwartigirn, Caer Gwyntgwick, Caer Myncip..." ([155], pagina 190). E così via e così via. Il nome di ogni città britannica iniziava con la parola Caer.

È abbastanza facile comprendere che l'intera narrazione di Goffredo, che riguarda la toponomastica del nome Londra, viene dichiarata con disinvoltura erronea dai rappresentanti della scienza storica moderna. Secondo gli storici sapienti, “La toponomastica del nome Londra suggerita dall'autore (vale a dire la sua derivazione dal nome Lud), è del tutto incoerente. Gli autori antichi (come Tacito e Ammiano Marcellino) chiamano la città Londinium o Lundinium. La vera toponomastica rimane discutibile" ([155], pagina 237).

Pertanto, dopo le crociate dell'XI-XIII secolo, alcune cronache iniziarono ad usare il nome Nuova Troia per riferirsi a Zar-Grad, o alla Nuova Roma. Dopo la fondazione dell'Impero latino intorno al 1204, la capitale di Bisanzio fu chiamata Città Latina, o Caer Lud (Zar del Popolo) e infine, Londra. Questo nome venne trasportato nella Britannia insulare quando vi finirono le antiche cronache bizantine e “mongole”.

Nennio elenca 28 città britanniche nella sua cronaca, sostenendo che l'elenco è esaustivo ([577], pagina 190). Caer era la parola che gli inglesi usavano per "città" ([577], pagina 283). Tuttavia, anche l'antica capitale dell'Egitto in Africa si chiama Cairo. La parola stessa potrebbe essere un derivato di “Zar”. Pertanto, la parola “caer” deve essere di origine orientale, così come l'antica storia della Gran Bretagna. Goffredo prosegue raccontandoci che la città di Nuova Troia, o Londra, fu fondata sul fiume Tamigi ([155], pagina 18). Crediamo che inizialmente il nome fosse un riferimento al Bosforo, dove troviamo Costantinopoli. Questo stretto è molto lungo e relativamente stretto; sembra un fiume sulle mappe e collega il Mar Nero con il Mar di Marmara. Diamo anche uno sguardo più da vicino alla parola Tamigi, tenendo presente il modo orientale di leggere le parole da destra a sinistra e la parola "sound", sinonimo della parola "stretto" ([23], pagina 941). Letta al contrario e senza vocalizzazioni, appare come “DNS”, forse una versione di TMS (Thames). La parola potrebbe quindi essere stata usata per riferirsi, in generale, a uno stretto, prima di diventare il nome vero e proprio di un fiume in Inghilterra.


Figura 18.9.
Frammento di una carta navale militare russa del 1750, dove lo stretto tra l'Inghilterra e l'Irlanda è chiamato Stretto di San Giorgio. Copia dall'originale conservato nello studio di Pietro il Grande. A quanto pare, il nome “Stretto di San Giorgio” deriva da Bisanzio insieme alle cronache bizantine. Tratto da [73]. In alternativa, potrebbe essere stato portato qui durante la conquista “mongola”, quando l’esercito dell’Orda inviato da Gengis=Khan, o Youri (Giorgio), arrivò sulle isole britanniche.

Ci sono anche alcune prove importanti del fatto che molti nomi britannici moderni furono importati da Bisanzio nella carta navale russa del 1750, riprodotta nell'atlante intitolato Russian Naval Charts. Copies from Originals ([73]). Crediamo che Zar Grad, o Costantinopoli, sia il prototipo storico di Londra; questa città si trova vicino al Sound of St. George, un nome usato per riferirsi sia al Bosforo che ai Dardanelli nel Medioevo, vedi sopra. Esiste qualcosa del genere da qualche parte nelle vicinanze delle isole britanniche? Si, infatti, lo stretto lungo e piccolo tra l'Irlanda e la Gran Bretagna, è indicato come “Sound of St. George” nella mappa del 1750, vedi fig. 18.9.

È molto probabile che il nome sia migrato nelle isole britanniche a seguito della "importazione" delle antiche cronache bizantine e "mongole". In alternativa, è ancora un’altra traccia della Grande Conquista “Mongola”, quando le Isole Britanniche furono conquistate e popolate dall’esercito russo, precedentemente noto come l’Orda. Questo esercito era riuscito a conquistare quasi il mondo intero, sotto le bandiere del loro Grande Zar, o Khan Youri, noto anche come Giulio Cesare, Gyurgiy, Re Giorgio, Gengis-Khan e San Giorgio il Vittorioso. È perfettamente ovvio che troviamo il suo nome sulle mappe delle terre scoperte e conquistate dal suo esercito.

 

10. Il vecchio stemma di Londra e del Regno d'Inghilterra dei Sassoni Orientali raffigura le scimitarre ottomane (ossia le mezzelune).

 

È molto probabile che anche la città di Londra, nelle Isole britanniche, sia stata fondata dai “Mongoli”, ovvero dai “Grandi”, all'epoca della Grande Conquista istigata dall'Orda e dagli Ottomani nel XIV-XV secolo. Avrebbe senso rivolgersi alla mappa di John Speede risalente al 1611-1612 ([1160], pagine 166-167). Qui vediamo la città di Londra come parte del Regno della Sassonia Orientale, vedi figg. 18.10. e 18.11. Nella parte superiore della fig. 18.11 vediamo la scritta “East Saxons King Dome”. La seconda parte della parola “regno” (Kingdom) nella sua trascrizione arcaica è scritta separatamente, in basso a sinistra, immediatamente sopra il nome Londra. Questo potrebbe essere un riferimento al fatto che Londra era stata la capitale del regno della Sassonia Orientale.

Segnaliamo anche il dato più significativo che riguarda questa parte della mappa. Accanto a Londra e alla scritta “East Saxons King Dome” vediamo un grande stemma, che per noi è di grande interesse (vedi fig. 18.11). Quello che vediamo è uno scudo militare con tre scimitarre disegnate su un campo rosso: sembrano distintamente ottomane, delle armi professionali con le parti anteriori delle lame, larghe e pesanti. Inoltre, il modo in cui le scimitarre sono disegnate sullo scudo le fa assomigliare a tre mezzelune ottomane. Bisogna tenere presente che la mappa risale all'inizio del XVII secolo, quando la Riforma era già iniziata, così come la falsificazione della storia antica. È possibile che l'antico stemma di Londra e del Regno della Sassonia Orientale portasse scimitarre, o mezzelune, ancora più esplicitamente. Indaghiamo sulle loro possibili origini, soprattutto considerando che i Sassoni medievali non avevano mai usato nulla che somigliasse anche lontanamente a queste armi turche (per lo meno, la storia di Scaligero non riporta nulla del genere).

A quanto pare, ciò che vediamo è una traccia molto vivida della conquista “mongola”, o ottomana. La presenza delle scimitarre ottomane, o mezzelune, sullo stemma della Sassonia Orientale si spiega bene con la nostra ricostruzione, la quale sostiene che il nome Londra sia stato trasferito sulle rive del Tamigi dall'Orda e dagli Ottomani, ovvero gli Atamani, in ricordo della vecchia Londra, ovviamente Zar Grad o la Troia sul Bosforo. La mezzaluna è l'antico simbolo di Zar-Grad, come spieghiamo in Cronologia 6. Successivamente, dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, la mezzaluna divenne il simbolo imperiale dell’Impero Ottomano = Impero Atamano, il che significa che non c’è nulla di sorprendente nel fatto che la capitale delle Isole Britanniche fondata dai “Mongoli” e dagli Ottomani, un tempo portava il simbolo di Costantinopoli sul suo stemma: la mezzaluna, o la scimitarra ottomana.


Figura 18.10.
Frammento di una mappa di John Speede risalente al 1611-1612.
Su di essa vediamo indicato il Regno dei Sassoni orientali,
così come il loro stemma (la Casa di Londra) con tre sciabole
che assomigliano molto alle scimitarre ottomane e
possono essere interpretate come le mezzelune ottomane.
Tratto da [1160], pagine 166-167.

Figura 18.12.
Un'altra rappresentazione dello stemma dei Sassoni orientali
dalla parte sinistra della mappa di John Speede.
Un guerriero con uno scudo con sopra tre scimitarre
ottomane su uno sfondo rosso. Tratto da [1160], pagina 166.

Figura 18.11.
Primo piano dello stemma della Sassonia orientale
(Casa di Londra) dalla mappa di John Speede.
Tratto da [1160], pagine 166-167.

Figura 18.13.
Stemma di Londra da una mappa di Londra risalente al 1700.
Non ci sono più mezzelune ottomane, o scimitarre; vediamo gruppi
di tre forme leonine stranamente allungate contro un campo rosso.
Questo è ciò in cui si sono trasformate le mezzelune ottomane iniziali.
Tratto da [1160], pagina 271.

Figura 18.14.
Vecchia mappa della Scozia tratta dalla Cronaca di Matteo di Parigi, presumibilmente risalente al XIII secolo. Non si può perdere la vasta area nel nord-ovest della Scozia che, a quanto sembra, è chiamata “Ros”, la “Terra Russa”. Questo deve essere il risultato della Grande Invasione “Mongola”, quando gli Scozzesi (o gli Sciti) si stabilirono in tutta la Scozia. Tratto da [1268], pagina 7.

Figura 18.15.
Ingrandimento di un frammento dell'illustrazione precedente con il nome Ros proprio accanto a Scocia. Tratto da [1268], pagina 7.

La natura militare di questo stemma medievale è sottolineata dal fatto che le tre scimitarre, o mezzelune, sono disegnate sopra uno scudo, vedi fig. 18.11. È uno stemma militare. Vediamo lo stesso stemma sulla mappa compilata da John Speede, nel simbolo del Regno della Sassonia orientale (fig. 18.12), nella figura di un guerriero con uno scudo decorato da tre scimitarre, o mezzelune.

Bisogna sottolineare che anche la pianta di Londra compilata da Johannes de Ram un secolo dopo, nel 1700, raffigura lo stemma di Londra ([1160], pagina 271). È significativo che non ci siano più scimitarre o mezzelune da nessuna parte; rimane però il campo rosso, vedi fig. 18.13. Al posto delle mezzelune vediamo diverse triadi di leoni, la cui disposizione è la stessa di quella dei simboli iniziali usati dai Sassoni orientali (mezzelune o scimitarre). Anche la forma dei corpi leonini ricorda in una certa misura una mezzaluna. Questo potrebbe essere il risultato della campagna di editing che aveva afflitto la storia inglese. I simboli ottomani o atamani non erano i benvenuti nella storia antica della nuova Gran Bretagna post-riformista. Le mezzelune furono sostituite dai leoni o spazzate via del tutto. Il campo rosso fu mantenuto, ovviamente, nulla in esso era parso pericoloso ai riformisti. Ci riferiamo alle analoghe “attività progressiste”, condotte nel corso della riforma romanoviana, che avevano interessato gli antichi stemmi russi (XVII-XVIII secolo; vedere la Parte I del presente libro). Dopo essere saliti al potere, i Romanov iniziarono a cancellare i vecchi simboli dell’Orda e degli Ottomani dagli stemmi russi, dalle opere d’arte e così via, in modo diligente e sistematico. In particolare, gli artisti romanoviani erano noti per trasformare le mezzelune presenti in molti stemmi russi, in barche e altre figure curve, perseguendo l’obiettivo di eliminare dalla memoria di tutti l’antico simbolismo statale dell’Impero “mongolo”. Di conseguenza, gran parte della storia autentica del XIV-XVI secolo fu dimenticata all'inizio del XVIII secolo o fu sfigurata al punto da essere irriconoscibile.

 

 

11. L'identità degli Scozzesi e della Scozia nel XIII-XIV secolo. I nomi di Russia e Scozia compaiono nelle mappe medievali inglesi, intorno al XV-XVI secolo.

 

Il nome Scozia sta per “Terra degli Scozzesi”, e non c’è nulla di nuovo o sorprendente in questo fatto. Tuttavia, poche persone sanno che gli Scozzesi erano precedentemente conosciuti come Sciti, come è scritto esplicitamente nel Manoscritto F della Cronaca Anglo-Sassone, ad esempio ([1442], pagina 3, Commento 4). Questa antica cronaca inglese identifica apertamente gli Scozzesi come Sciti e la Scozia come Scizia (Scyth-Land).

Discutiamo a lungo dell'identità degli Sciti in Cronologia 5. Gli Sciti sono menzionati da molti autori medievali: si identificano principalmente come nazioni slave. In Cronologia 5 dimostriamo che la parola Scita deriva probabilmente dalla parola slava “skitatsya” (vagare). La parola “Kitay” (il russo per “Cina”) deve derivare dalla stessa radice. Durante la Grande Conquista Mongola, gli Slavi, o Sciti, si erano diffusi soprattutto nell'Europa occidentale, dando il nome anche alla Scozia, quando la popolarono nel XIV-XV secolo. Le vecchie mappe della Scozia sono di grande interesse a questo riguardo. Nella fig. 18.14 riproduciamo una mappa della Scozia inclusa nella "Cronaca" di Matteo di Parigi, presumibilmente risalente al XIII secolo ([1268], pagina 7). Notiamo subito che una vasta area nel nord-ovest della Scozia è chiamata Ros (vedi fig. 18.15). Il nome è sicuramente legato a quello della Russia, e deve essere un'altra traccia della Grande Conquista Mongola, che aveva portato all'avvento dei coloni russi (o dell'Orda) in Scozia. Un'altra mappa (quella compilata da John Speede nel 1611-1612) chiama la stessa regione Regno degli Scozzesi. Un frammento di questa mappa è visibile nelle figg. 18.16 e 18.17. Inoltre, riflettiamo sulla parola “regno”, che in precedenza era stata scritta come “King Dome” (vedi figura 18.11, per esempio). Questa parola è forse un derivato dello slavo "Khan-Dom", o Casa del Khan. Il titolo “mongolo” orientale Khan si trasformò nella parola re, mentre l’antica parola slava per “casa” (dom) significa ancora praticamente la stessa cosa in un certo numero di lingue dell’Europa occidentale, sebbene scritta in caratteri romani.

Ros, il nome di questa regione russa, rimase sulle carte della Scozia almeno fino al XVIII secolo. Nella fig. 18.18 riportiamo un frammento di un'altra mappa simile risalente al 1755, dove questo nome è trascritto in modo ancora più evidente, come Ross (vedi fig. 18.19). Questa rara mappa, nella sua interezza, è visibile nelle figg. 18.20-18.23. Tuttavia, la mappa più notevole a questo riguardo è la mappa delle Isole Britanniche compilata da George Lily nel presunto anno 1546 ([1459], mappa XLIV; vedi figura 18.24. Vediamo la stessa regione della Scozia chiamata Rossia, Russia, in altre parole! Vedi figure 18.25 e 18.26. Pertanto, alcune mappe della Gran Bretagna del XVI secolo raffigurano una vasta area della Scozia sotto il nome di Rossia; le mappe britanniche moderne non contengono tali nomi, ovviamente, devono essere scomparsi nell'epoca della Riforma (XVI-XVII secolo), quando tutti questi nomi russi furono cancellati in modo da cancellare la memoria stessa del Grande Impero Mongolo. A proposito, il nome Ros era presente anche nelle mappe medievali dell'Inghilterra; ad esempio, la stessa mappa di George Lily indica un'area chiamata Ros vicino a Londra e Gloucester (vedi fig. 18.27).


Figura 18.16.
Frammento della mappa di John Speede compilata nel
1611-1612. L'area precedentemente nota come Ros
è già denominata "Regno degli scozzesi".
Vediamo gli scozzesi identificati come russi
(abitanti di Ros). Tratto da [1160], pagina 167.

Figura 18.17.
Primo piano di un frammento della mappa di John Speed
con la scritta che dice "Regno degli Scozzesi".
Tratto da [1160], pagina 167.

Figura 18.18.
Mappa della Scozia risalente al 1755 con una vasta area chiamata Ross,
forse l'area russa. Tratto da [1018].

Figura 18.19.
Primo piano di un frammento della mappa precedente
con un'area chiamata Ross.

Figura 18.20.
Mappa della Scozia risalente al 1755. Prima parte. Tratto da [1018].

Figura 18.21.
Mappa della Scozia risalente al 1755. Seconda parte. Tratto da [1018].

Figura 18.22.
Mappa della Scozia risalente al 1755. Terza parte. Tratto da [1018].

Figura 18.23.
Mappa della Scozia risalente al 1755. Quarta parte. Tratto da [1018].

Figura 18.24.
Mappa delle Isole Britanniche compilata da George Lilly, presumibilmente risalente al 1546. Vediamo una regione in Scozia chiamata Rossia, o Russia. Tratto da [1459], mappa XLIV.


Figura 18.25.
Primo piano di un frammento della mappa di George Lily con la regione
della Rossia in Scozia e i suoi dintorni. Per inciso, proprio accanto ad essa
troviamo il fiume Hispana (Spagna?).

Figura 18.26.
Primo piano di un frammento della mappa
di George Lily in cui vediamo una regione
chiamata Rossia.

Figura 18.27.
Un altro frammento della mappa di George Lily
dove vediamo la città di Ros vicino a Glocestri;
il nome potrebbe anche essere correlato alla parola “Russia”.
Tratto da [1459], mappa XLIV

Figura 18.28.
Mappa della Gran Bretagna risalente al 1754.
Qui vediamo l'area precedentemente nota come Ross chiamata Ecosse,
forse un derivato della parola "cosacco". Tratto da [1018].

Figura 18.29.
Mappa della Scozia presumibilmente risalente al 1493,
dove l'intera Scozia viene chiamata Scocia.
Riprodotta nel “Liber Chronicarum” di H. Schedel di Norimberga.
Tratto da [1218], mappa 2.

Figura 18.30.
Primo piano di un frammento della mappa precedente con la scritta “Scocia”.

Un'altra mappa della Gran Bretagna (risalente al 1754) usa la parola Ecossa per riferirsi all'area chiamata Rossia altrove (vedi fig. 18.28). Questa parola è molto simile alla parola cosacco, la regione dei cosacchi. I termini sono sinonimi, poiché la conquista russa fu effettuata nel XIV secolo dall'esercito dell'Orda, ossia dalle truppe cosacche (vedi più a riguardo in Cronologia 5). A quanto pare, queste parti della Scozia erano popolate da un gran numero di cosacchi che arrivarono qui come coloni dalla Russia, ossia dall'Orda, nel XIV-XV secolo. Quanto sopra spiega un altro interessante nome antico della Scozia che troviamo nelle mappe medievali; Scocia (vedi la stessa mappa di Matteo di Parigi parzialmente riprodotta nella fig. 18.15). Il nome è scritto sulla mappa in modo abbastanza chiaro (la lettera romanica C assomiglia in un certo senso alla “q”). L'intera Scozia è chiamata Scocia su un'altra vecchia mappa che risale presumibilmente al 1493; il suo frammento è riprodotto nelle figg. 18.29 e 18.30. Come stiamo cominciando a capire, il nome potrebbe derivare dalla parola slava “skok”, più o meno equivalente a “galoppo”. Visto che l'esercito cosacco dell'Orda era estremamente orientato alla cavalleria, è perfettamente naturale che i nomi contenenti la radice "skok" venissero associati alla cavalleria russa, diventando immortalati nella geografia e nella storia ovunque gli invasori a cavallo scegliessero di stabilirsi. Inoltre, le antiche mappe del XIV-XVI secolo usano il nome Scocia anche per riferirsi alla Scizia: Scythia Inferior veniva occasionalmente trascritta come Scocia Inferior ([953], pagina 220). Gli storici non potevano non notarlo; commentano cautamente nel modo seguente: “La forma 'Scotia', che di solito veniva applicata alla Scozia, è usata qui anche per riferirsi alla Scizia [su alcune delle mappe antiche – Aut.] ... La leggenda che afferma che gli irlandesi e gli scozzesi sono di origine scitica (entrambe le nazioni erano conosciute come 'Scotti' e risalgono almeno al IX secolo)” ([953], pagina 221).

A proposito, alcune mappe medievali indicano anche un deserto scitico nell'Egitto africano ([953], pagina 220). Anche questo è perfettamente corretto, dal momento che la nostra ricostruzione afferma che l’Egitto in Africa ha fatto parte ad un certo punto del Grande Impero “Mongolo”. Riassumiamo. In alcune mappe antiche abbiamo scoperto i seguenti sinonimi del nome Scozia: Ros, Ross, Rossia, Scotia, Ecossa e Scocia, tutti riferimenti ai cosacchi, ossia ai guerrieri a cavallo.

Passiamo ora alla mappa della Britannia attribuita oggi all'antico Tolomeo (il presunto II secolo d.C., vedi fig. 18.31). Questa mappa fu inclusa nella sua Geografia, che fu pubblicata nel XVI secolo (da Sebastian Munster – vedi [1353]). Come chiama Tolomeo la parte “russa” della Scozia che abbiamo scoperto su altre mappe? La sua mappa ha la parola “Albion” proprio al centro; sopra di esso vediamo il nome Orduices Parisi (vedi fig. 18.32). Il nome deve tradursi come “P-Russiani (russi bianchi) dell’Orda”. Albion, che è il nome dell’intera isola, si traduce anche come “Bianco”, forse in memoria dell’Orda Bianca, il cui esercito si era stabilito in l'Isola Britannica durante l'invasione del XIV-XV secolo. Inoltre, la mappa di Tolomeo indica il nome di Londra nella sua forma antica: Trinoantes, o Nuova Troia (vedi fig. 18.31).


Figura 18.31.
Carta attribuita oggi all'“antico” Tolomeo, pubblicata solo nel XVI secolo. Al centro della mappa, sopra la parola Albion, vediamo la scritta “Orduices Parisi”, che un tempo forse stava per “P-Russiani (Russi bianchi) dell’Orda”. Tratto da [1353].

Figura 18.32.
Frammento della mappa dell'Inghilterra attribuita
a Tolomeo con la scritta “Orduices Parisi”.

Figura 18.33.
Mappa dell'Irlanda risalente al 1754.
Vediamo la contea di Roscommon e una città dal nome simile.
È possibile che un tempo il nome significasse "terra comune dei russi";
in alternativa, potrebbe derivare da Russ-Komoni,
ovvero “cavalieri russi”, ancora una volta i cosacchi. Tratto da [1018].

Figura 18.34.
Ingrandimento di un frammento della mappa precedente
con il nome Roscommon.

Figura 18.35.
Primo piano di una mappa francese della Gran Bretagna
risalente al 1754. Il nome della capitale è Londres in francese,
forse “Terra dei russi” (Land + Res). Tratto da [1018].

Altrettanto interessante è la mappa dell'Irlanda del 1754 (vedi fig. 18.33). Qui vediamo la città e la zona di Roscommon (fig. 18.34). Il nome potrebbe inizialmente significare “Comune russo”; in alternativa, la seconda parte potrebbe essere un derivato della parola russa antica per “cavalli”: “komoni”. Inoltre, ricordiamo ai lettori che la nostra ricostruzione suggerisce che il termine “Irish” sia un’altra forma della parola “russo”.

Ricordiamo inoltre gli antichi nomi di Londra. Secondo le antiche cronache inglesi, la città era conosciuta con una varietà di nomi diversi ([155]). Tra questi: New Troy, Trinovant, Caerlud, Caerludane, Londinium, Lundres e, infine, Londra ([155], pagine 18, 37 e 232). Come accennato in precedenza, il nome Londres è utilizzato dai francesi fino ai giorni nostri, vedi nella mappa francese del 1754 sopra citata (vedi fig. 18.28). Un primo piano con il nome Londres può essere visto nella fig. 18.35. Ciò ci porta alla seguente ipotesi. Potrebbe il nome Lond-Res inizialmente significare “Terra dei Russi”? La somiglianza fonetica c'è sicuramente. Più tardi, nell'epoca della Riforma, molti dei vecchi nomi si trasformarono in qualcos'altro. Ad esempio, i riformisti britannici si offesero da simili riferimenti all'antica potenza imperiale e sostituirono Londres con London, che è già abbastanza innocua. I francesi, che avevano vissuto oltre la Manica, erano più preoccupati dei propri problemi e meno degli antichi nomi delle terre straniere, il che potrebbe essere il motivo per cui la parola Londres è sopravvissuta in francese.

Per cui, vediamo un gran numero di vivide “tracce russe” lasciate dalla conquista ottomana (Ataman) del XIV-XV secolo, in alcune mappe della Gran Bretagna fino al XVIII secolo. Questi “anacronismi” furono infine sostituiti con altri nomi. Del nome della Scozia nel Medioevo abbiamo parlato a lungo (Ros, Ross, Rossia e così via). Ci sono altre radici slave nella toponomastica delle Isole Britanniche. Un altro buon esempio è la Moravia, vedi sulla vecchia mappa nella fig. 18.25. Questa zona è adiacente a Ross e il suo confine è definito dal fiume Ness. È risaputo che la Moravia è una regione slava dell’Europa, per essere più precisi una parte dell'odierna Repubblica Ceca. Il nome deve essere stato portato anche in Britannia dai conquistatori “mongoli”; tuttavia, è assente dalle mappe moderne della Gran Bretagna. Nella mappa del XVIII secolo lo vediamo trasformato in Murray. Questo modulo non assomiglia a “Moravia” e non dovrebbe provocare domande inutili. Torniamo alla cronaca di Nennio, che nel capitolo intitolato “Le avventure degli scozzesi e la loro conquista di Hibernia” riporta quanto segue.

“Se qualcuno desidera sapere di più sui tempi in cui… Hibernia era rimasta desolata e non era abitata da nessuno, questo è ciò che ho imparato dal più saggio degli scozzesi. Quando i Figli d'Israele stavano fuggendo dagli Egiziani attraverso il Mar Nero, questi ultimi furono inghiottiti dalle acque profonde, secondo la Sacra Scrittura... C'era un illustre Scita che viveva in Egitto in questo periodo, con una grande parentela e un gran numero di servi, un rifugiato dalla sua stessa terra... Gli egiziani sopravvissuti decisero di bandirlo dall'Egitto, per timore che l'intero paese cadesse sotto il suo dominio” ([577], pagina 174). Di conseguenza gli Sciti furono banditi, salparono e conquistarono Hibernia. Nennio descrive questo evento come la conquista dell'Hibernia da parte degli scozzesi ([577], pagina 175). L'Hibernia medievale è identificata oggi come l'Irlanda; tuttavia, potrebbe essere stata la Spagna (Iberia) o qualche altra terra. La Grande Conquista Mongola aveva inghiottito enormi parti dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa e dell’America. I discendenti dei conquistatori che alla fine si stabilirono in Inghilterra, potrebbero aver scritto nelle loro cronache la conquista di altre terre.

E così, il cronista inglese Nennio fa risalire la genealogia degli scozzesi agli Sciti. La sua leggenda dello Scita egiziano, che aveva conquistato la Britannia quando il Faraone annegò nel Mar Nero, inseguendo il biblico Mosè, ci permette di datare la conquista della Britannia. Arriveremo al XV secolo d.C. secondo Cronologia6, che è una data perfettamente naturale per la colonizzazione dell'Inghilterra da parte degli Sciti, ossia dell'esercito dei Russi (l'Orda) e degli Ottomani. Questa ondata di espansione deve aver raggiunto l'Inghilterra nel XV secolo, seguita dalle spedizioni in America attraverso l'Atlantico (vedi Cronologia 6 per maggiori dettagli).

Torniamo al libro di Nennio. Non c’è da meravigliarsi che il commento degli storici moderni sia alquanto irritato. Scrivono quanto segue: “Quale Scizia intende? Beda il Venerabile usa il nome “Scizia” per la Scandinavia. La leggenda delle origini "scite" degli scozzesi, potrebbe essere dovuta alla somiglianza fonetica tra i nomi Scizia e Scozia" ([577], pagina 272). Per qualche ragione, il commentatore moderno non menziona il fatto che il nome "Scots" viene trascritto come "Scythi" (Sciti) in alcune cronache britanniche ([1442]). Non si ottiene nulla dalla sostituzione della Scizia con la Scandinavia; come abbiamo discusso in precedenza, alcune delle vecchie cronache britanniche identificano la Scandinavia (Cansi) con la Russia: “Cansi, che credo sia Rosie [Russie in un’altra copia – Aut.]” ([1030]). Ribadiamo che Cansi deve derivare dalla parola Khan, il che ci lascia con “la Russia dei Khan”. Se la Scizia ad un certo punto era conosciuta come Scozia, la questione seguente diventa ancora più importante per noi. Abbiamo visto che lo zar russo Yaroslav il Saggio si rifletteva nelle cronache britanniche come Malescoldus. Pertanto, il suo titolo completo deve suonare come “Malescoldus, re di Scozia”. La storia di Scaligero è a conoscenza di molti di questi re: uno di loro potrebbe identificarsi come Yaroslav o uno dei suoi antenati che erano finiti nella “Scozia insulare” dopo uno spostamento cronologico e geografico?