Сronologia 4

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 4-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, T. N. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?"
THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY.
NEW CHRONOLOGY AND CONCEPTION OF BRITISH HISTORY. ENGLAND AND RUSSIA (OR THE HORDE).
THE CHRONOLOGY AND GENERAL CONCEPTION OF ROMAN AND BYZANTINE HISTORY

Capitolo 4: L’antica Russia vista dai contemporanei.

 

Capitolo 5: La nostra ricostruzione della storia russa prima della battaglia di Kulikovo.

 

1. Le origini della storia russa.

Secondo la nostra ipotesi, il periodo più o meno documentato della storia russa (vale a dire la storia russa che si basa sulle fonti scritte giunte fino ai giorni nostri) inizia solo dal XIV secolo d.C. Sfortunatamente, possiamo dare solo un quadro molto generale della storia russa precedente al XIV secolo; a quanto pare, non esistono documenti sopravvissuti che possano aiutarci.

Passiamo alla Povest Vremennyh Let, che segue gli eventi storici russi fino al 1204, la caduta di Costantinopoli dopo la quarta crociata. Morozov riporta il suo studio sulle varie copie di questa cronaca in [547] e condivide la sua opinione secondo cui è molto probabile che la Povest Vremennyh Let parli di eventi bizantini e abbia poco in comune con la storia russa. Morozov, ad esempio, menziona spesso i terremoti, che non si verificano mai nel territorio della Russia storica. Morozov aveva anche studiato tutti i riferimenti alle eclissi solari e lunari nella cronaca russa, e ne aveva tratto il seguente corollario:

Non una sola eclissi anteriore alla fine dell'XI secolo e menzionata nella Povest Vremennyh Let, può essere verificata mediante calcoli astronomici; la prima eclissi solare confermata dai calcoli, avvenuta l'8 aprile 1065, non avrebbe potuto essere osservata da Kiev, a differenza dell'Egitto e del Nord Africa. Tutti i dati astronomici contenuti nelle cronache russe possono essere confermati solo a partire dal XIV secolo in poi.

La nostra ipotesi è la seguente: la Povest Vremennyh Let ha assorbito gli eventi delle cronache bizantine, ricoperti da uno strato di successivi eventi russi, risalenti principalmente al XVI secolo. Citeremo numerosi esempi di seguito. Pertanto, non troviamo tracce di storia russa documentata anteriore al XIII secolo; è possibile che allora non esistessero storici fuori Bisanzio.

Il potere di Bisanzio, anche se considerato come un'istituzione puramente formale o interamente religiosa, copriva territori enormi, spesso molto distanti dalla capitale. Il ruolo dominante di Bisanzio nell’epoca del XI-XIII secolo, si spiega con il fatto che, secondo la nostra ricostruzione, il personaggio storico conosciuto come Gesù Cristo, era vissuto (ed era stato crocifisso) nella Zar Grad dell'XI secolo (Zar Grad = Gerusalemme – Troia). Le regioni conquistate, o themae, come venivano chiamate a Bisanzio, comprendevano l'intero mondo noto ai cronisti bizantini, oltre al quale si estendevano regioni bizzarre che non riuscivano a comprendere e chiamavano “deserti”, popolate da personaggi immaginari: giganti, persone con teste canine ecc…

Dopo la dissoluzione dell'Impero bizantino nel 1204, le sue parti divennero indipendenti, con tanto di uno stato nascente e nuovi storici. Ciò non accadde subito, e così le antiche cronache bizantine furono usate come base per la storia russa. Anche questo è ovvio, poiché i paesi formatisi dai frammenti dell'Impero bizantino, erano stati tutti governati da ex governatori generali o membri dell'aristocrazia bizantina. Alla fine divennero governanti indipendenti, mantenendo per tutto il tempo in loro possesso le antiche cronache bizantine. I loro discendenti considerarono queste cronache “l’inizio della storia locale” e cominciarono da loro.

Questa situazione è praticamente tipica di ogni paese: ad esempio, lo stesso è accaduto alla vecchia storia inglese, vedi nella Parte 2; ancora una volta, le antiche cronache bizantine dell'XI-XIII secolo, furono successivamente incluse nella storia antica inglese dagli storici delle isole britanniche. Lo stesso processo ebbe luogo in Russia e nella Roma italiana, le cui antiche “cronache” riflettono la vera storia di Bisanzio dell'XI-XIII secolo, trasferita in Italia e intrecciata nella cronologia italiana.

Pertanto, il XIII secolo segna un punto di rottura nella storia russa; non sappiamo quasi nulla delle epoche che l'hanno preceduto. Gli albori della storia russa per come la conosciamo, cadono nel periodo in cui su tutto il territorio della Russia erano sparsi un gran numero di principati e Orde; devono essere stati costruiti sulle rovine dell'ex impero bizantino dei Greci Romei.

Elenchiamo brevemente le orde più importanti: la Grande Orda, la Piccola Orda, l'Orda Bianca e l'Orda Blu. Le città di Novgorod la Grande = Yaroslavl, così come Suzdal, Ryazan, Smolensk, Kiev (o Cernigov), Tver, Azov, Astrakhan e molte altre, erano ancora delle capitali indipendenti, mentre Mosca semplicemente non esisteva. Queste Orde non si erano ancora unificate in un unico stato e continuavano a combattere l'una contro l'altra.

Questi stati indipendenti erano governati dai lontani discendenti dei governatori generali bizantini provenienti da clan aristocratici, i quali facevano tutti risalire i loro antenati ad Augusto ed erano perfettamente corretti nel farlo, non importa quanto sarcasmo e vetriolo questa nozione potesse suscitare da parte di uno storico colto.

I legami con la corte bizantina rimasero funzionali ed attivi per molti anni; Kartashev riferisce che alcuni dei “Khan Mongoli” = “Gran Khan”, ossia i governanti slavi della Russia (come stiamo cominciando a capire), di tanto in tanto sposavano le figlie degli imperatori bizantini.

Ad esempio, Abaka-Khan era sposato con la figlia dell'imperatore bizantino Michele Paleologo ([372], pagina 281); Nogai-Khan, un personaggio famoso della storia russa, era sposato con Eufrosina, la figlia di un imperatore bizantino ([372], pagina 282). Tokhta-Khan, il predecessore di Uzbek-Khan, era sposato con la figlia di Andronico il Vecchio, anch'egli un imperatore bizantino; lo stesso Uzbek-Khan era sposato con la figlia dell'imperatore Andronico il Giovane; tuttavia, si presume che Uzbek si fosse già convertito all'Islam.

Di seguito discuteremo del fatto che quando si leggono le fonti medievali occidentali, è molto difficile capire se gli autori si riferiscano ai musulmani o ai cristiani ortodossi, poiché spesso si sono mostrati riluttanti a distinguere tra i due, usando il termine “infedeli” per riferirsi ad entrambi. Pertanto, gli “infedeli” che si incontrano in tali testi, potrebbero aver aderito alla fede ortodossa o a quella musulmana, a seconda della persuasione dell’autore.

 

 

2. L’invasione dei Tartari e dei Mongoli e l’unificazione della Russia sotto il regno di Novgorod = Yaroslavl, la dinastia di Georgiy = Gengis Khan, e quindi suo fratello Yaroslav = Batu Khan = Ivan Kalita.

 

Abbiamo già in precedenza accennato “all'invasione dei Tartari e dei Mongoli”, quanto all’unificazione della Russia (vedi la nostra analisi del resoconto scritto da un missionario ungherese e contemporaneo degli eventi in questione). Questa epoca (la prima metà del XIV secolo) è la più lontana a cui possiamo far risalire la storia documentata della Russia (ricordiamo che l'epoca della conquista “Mongola” = Grande, cade nel XIV secolo, dopo la compensazione dello spostamento cronologico centenario inerente alla storia russa e scoperto dagli autori).

La situazione in Russia somigliava in gran parte al caos dei principati indipendenti che avevano regnato sull’intera Europa occidentale, da cui emersero strutture statali più grandi. Questo processo è iniziato in Russia; il primo centro ad unire attorno a sé tutti gli altri principati russi, era quello di Rostov la Grande. Riportiamo nei dettagli la nostra ricostruzione.

 

2.1. Gengis Khan = Georgiy = Ryurik.

2.1.1. Il suo originale del XVI secolo è Youri = Georgiy Danilovich di Mosca.

Nel 1318, il Gran Principe Georgiy Danilovich = Gengis-Khan salì al trono di Rostov, nel territorio che in seguito sarebbe diventato la Rus' di Vladimir e Suzdal. I suoi duplicati fantasma sono il Principe Georgiy Vsevolodovich del presunto XIII secolo, Youri Dolgoroukiy di Rostov del presunto XII secolo, Mstislav Udaloj (“l'Audace”), fratello e co-sovrano di Yaroslav il Saggio nel presunto XI secolo.

Georgiy (Youri) Danilovich = Gengis-Khan, inizia l’unificazione della Russia. Prima conquista la regione del Volga e quindi procede passo dopo passo verso l'Occidente. I dettagli di questa conquista non ci sono noti molto bene, ma il loro significato non è poi così eccezionale. Gli storici pro Romanov hanno esteso questo periodo di conquista di diversi decenni; in realtà fu molto più breve. Le prove sopra menzionate da parte dell'osservatore ungherese, sono molto più realistiche dal punto di vista cronologico e, in generale, hanno più senso ([25]). Il processo di unificazione in questione ci è noto oggi come “l’invasione dei Mongoli e dei Tartari dall’Est”, ma ai cronisti della Russia occidentale, deve essere sembrato così. A quanto pare, le cronache russe che sono servite da originali per quelle che sono arrivate fino ai nostri giorni, erano di origine polacca o ucraina (dopo tutto, la cronaca di Radzivilov è stata trovata a Königsberg). È un fatto risaputo che molte cronache russe mostrano segni distinti del dialetto russo sudoccidentale.

Bisogna prestare attenzione al fatto che l’antico stemma russo raffigurava San Giorgio il Conquistatore; la cosa non sorprende, considerando che Giorgio (Georgiy), alias Gengis-Khan, era stato davvero il fondatore del Grande = “Mongolo” Impero Russo.

Gli indizi che la prima capitale russa fu a Rostov, sopravvivono in molte fonti. Citiamo la “Storia” di Karamzin, che contiene il seguente passaggio su Rostov:

“Le città gareggiavano nell’antichità, proprio come facevano gli antichi clan aristocratici. Gli abitanti di Rostov erano orgogliosi di quanto antica fosse stata la loro città, definendo Vladimir un sobborgo e i suoi abitanti, muratori, costruttori e servi. I primi lasciarono intendere che i secondi non erano nemmeno degni di avere un principe tutto loro, per cui inviarono un governatore generale” ([363], Volume 3, Capitolo 2, pagina 375). Gli storici fanno risalire questa disputa tra Rostov e Vladimir, alla fine del XII secolo, quando, secondo la cronologia Miller - Romanov, Vladimir era già la capitale dello stato russo. Rostov cercò di riconquistare il suo status di capitale.

 

2.1.2. L'identità di Ryurik, il fondatore della dinastia reale dei principi russi, la datazione della sua vita e la localizzazione delle sue imprese.

1) Cosa ci dice la cronaca?

Il nome del leggendario Ryurik, convocato in Russia per “aiutare a ristabilire l'ordine”, è noto a ogni russo fin dalla tenera età. Sono state scritte molte opere scientifiche su questa leggenda e ancora oggi ci sono molte controversie sul suo reale significato. Alcuni sostengono che questa leggenda sia la prova della “natura servile di tutti i russi”, che si dimostrarono del tutto indifesi e incapaci di organizzare un proprio stato, tanto da essere costretti a convocare Ryurik il “Variago” per governarli. Ai giorni nostri, i Variaghi vengono identificati come i Normanni, e alcuni scienziati sostengono che, sia Ryurik che le stesse fonti dello stato russo, siano di origine straniera (normanna). Gli oppositori di questa teoria (in particolare gli slavofili del XVIII-XX secolo) si mostrarono subito contro e continuano ad esserlo ancora oggi. È del tutto ovvio che dovremo inevitabilmente confrontarci con questa questione piuttosto controversa; tuttavia, non intendiamo evitarla, in quanto siamo interessati all’argomento e abbiamo alcune considerazioni al riguardo che vorremmo condividere.

Esaminiamo la Povest Vremennyh Let. Citeremo prima la versione di Karamzin del rispettivo passaggio: “gli slavi di Novgorod e le tribù dei Kriviči, Ves e Choud mandarono degli inviati per mare a dire ai russo-variaghi: 'La nostra terra è grande e abbondante, ma manca di ordine: vi invitiamo a governarla per noi'... Ryurik andò a Novgorod, Sineus a Beloozero... e Truvor a Izborsk, la città dei Kriviči” ([362], Volume 1, Capitolo 4, pagina 69).

Questo è ciò che ci dice la cronaca originale: “Nell’anno 6370 [il presunto anno 862 d.C. – Aut.] … non c’era pace tra loro, con un clan in rivolta contro un altro e lotte incessanti ovunque, e così decisero di cercare un principe che li governasse. E attraversarono il mare verso la tribù Variaga dei Russi... tutte le altre tribù russe, i Choud, i Kriviči, tutti gli slavi e il resto di loro, e dissero ai Variaghi: "La nostra terra è grande e abbondante, eppure non riusciamo a trovare pace tra di noi. Venite ora e regnatela per noi”. E tre fratelli partirono per governare su tutta la Russia, insieme alle loro famiglie; il primo arrivò dagli slavi del Ladoga; il fratello maggiore era Ryurik e divenne principe di Ladoga; il secondo venne a governarci qui a Beloozero, e il terzo, Truvor, era andato a Izborsk. E quei Variaghi battezzarono la Russia come la terra di Novgorod, poiché i loro antenati erano venuti da quel posto; nel secondo anno morirono sia Sineus che Truvor e Ryurik divenne l'unico sovrano. E avvenne che fondò una città sul fiume Volchov, e la chiamò Novgorod, facendone la sua capitale. Aveva diviso l'intera terra in feudi tra il suo popolo: Poltesk, Rostov e Beloozero. Tutte quelle città erano abitate dai Variaghi; gli abitanti di Novgorod erano slavi, i Kriviči vivevano a Polotsk, i Meryani a Rostov, i Ves a Beloozero e i Muroma a Murom. Ryurik era stato il loro signore... e due dei suoi uomini partirono... e percorsero il Dnepr [dopo aver conquistato Kiev nel loro cammino - Aut.] ... e divennero i sovrani della terra polacca, mentre Ryurik era rimasto l'unico sovrano regnante a Novgorod” (Radzivilovskaya Letopis, [716], pagina 16).

Secondo la nostra ricostruzione, questo passaggio descrive l'unificazione della Russia da parte di Giorgio il Grande all'inizio del XIV secolo (questo personaggio storico è noto anche come Gengis-Khan). In particolare apprendiamo della fondazione di Novgorod sul Volchov (Volga) = Yaroslavl.

2) Ryurik = Youri = Gyurgiy = Georgiy (Giorgio).

Il nome Georgiy = Gyurgiy (Youri) deriva dal famoso nome del monarca Ryurik che si trova nelle cronache: quest'ultimo è la versione arcaica del primo. A proposito, il nome Ryurik non esiste in Russia in quanto tale, ed è assente anche nel canone ecclesiastico. Non bisogna pensare che questo nome sia stato dimenticato: è usato nelle sue due forme moderne, Youri e Georgiy, che sono diventati dei nomi indipendenti solo di recente; si è scoperto che, nelle cronache antiche, sono lo stesso nome.

3) Ryurik = Youri = Georgiy Danilovich nel XIV secolo.

L'originale di Ryurik è il Gran Principe Youri = Georgiy Danilovich di Mosca, che aveva vissuto agli inizi del XIV secolo.

4) La “convocazione dei Principi” è l’unificazione della Russia per mano di Youri = Gengis Khan.

Come abbiamo visto, la cronaca inizia la leggenda di Ryurik con la descrizione di un grande conflitto, ovvero una guerra tra le varie parti delle terre slave, che è un riflesso speculare delle lotte del XIV secolo che si conclusero con l'unificazione della Russia da parte della dinastia di Ivan Kalita e Gengis Khan = Youri = Ryurik, dopo l'appello a “venire e governare”. La cronaca ha perfettamente ragione nel sottolineare che, come conseguenza, venne fondato uno stato nuovo e più grande.

5) Riguardo le origini dei Variaghi.

La cronaca identifica esplicitamente i Variaghi come Russi: “E quei Variaghi battezzarono la Russia come la terra di Novgorod” ([716], pagina 16). Alcuni storici cercano di convincerci che Russia era un tempo il nome di un’“antica” tribù scandinava, che aveva ascoltato il disperato appello dei vicini di Novgorod ed era venuta in soccorso, abbandonando la loro antica patria e stabilendosi nel territorio dell'odierna Russia, battezzandola con il nome della loro antica città natale. Questa “tribù scandinava di Russi” non ha lasciato alcuna traccia nell’antica storia scandinava. Nessuna fonte scandinava risalente all’epoca in questione, menziona che la conquista della Russia è venuta dalle terre dell'odierna Scandinavia.

Secondo la nostra ricostruzione Ryurik = Youri Danilovich fu un principe russo. Le sue truppe invasero la Scandinavia nel loro cammino dalla Russia (l'Orda) verso l'Occidente e il Nord-Ovest. Ryurik aveva originariamente governato su Rostov, Yaroslavl e il resto dell'agglomerato di città conosciuta come Novgorod la Grande. Tenete presente che la cronaca usa la parola per riferirsi all'intero territorio russo e non solo a una città ([716], pagina 16). Ciò è in perfetto accordo con la nostra ipotesi secondo cui Novgorod la Grande un tempo era il nome dell'intera regione di Yaroslavl e di tutte le città e paesi che comprendeva.

Inoltre, gli storici stessi ci dicono che gli antichi documenti bizantini usavano spesso il termine “Russo-Variaghi”, o semplicemente i Variaghi russi ([804], pagina 246). Gli storici si affrettano a spiegare che il nome in questione è solo il risultato di “un'assimilazione”:

“Il termine ‘russo-variaghi’ (rôssobaraggoi), utilizzato nella terminologia politica bizantina dell'XI secolo, è una conseguenza diretta dell'assimilazione dei Normanni tra gli Slavi. Il termine era usato per riferirsi alle truppe russe... È interessante notare che un poeta islandese all'epoca non facesse distinzione tra gli Slavi e i Greci” ([804], pagina 246, commento 25).

6) Il termine Variaghi è sopravvissuto su qualche mappa?

Supponendo che i Variaghi fossero di origine slava, dove vivevano in Russia? Studiamo la mappa del mondo per individuare i luoghi la cui toponomastica è legata, in un modo o nell'altro, alla parola “Variaghi”. Troviamo un solo nome del genere in tutto l'atlante geografico ([159]), che come si può chiaramente vedere dall'indice dei nomi, è piuttosto esteso. È la città di Varegovo, o semplicemente “Varyagovo” (la parola russa per “Variago” è “Varyag”). Si trova a soli 30-40 chilometri da Yaroslavl.

Questo nome è l'unico le cui origini possono essere ricondotte alla parola “Variago”. L'atlante ([159]) non contiene luoghi con nomi simili da nessun'altra parte, né in Scandinavia, né in America, né in Australia.

Secondo N. M. Karamzin, esiste una “Chiesa Variaga” a Novgorod, e anche un “Strada dei Variaghi”. Karamzin è dell'opinione che il Mar Baltico si identifichi con il Mar dei Variaghi ([362], Volume 4, Indice di P. Stroyev). Non c'è nulla di sorprendente in questo: i Russi (ossia i Variaghi) commerciavano con l'Occidente, utilizzando i porti del Mar Baltico per questo scopo, da cui il nome: Variaghi = Russi. Ribadiamo che, secondo la cronaca ([716], pagina 16), i Variaghi e i Russi erano due nomi della stessa nazione. Tuttavia, l’ipotesi di Karamzin secondo cui il Mar dei Variaghi sarebbe esclusivamente il Mar Baltico, è piuttosto inconsistente, come dimostreremo di seguito.

7) Variago è un altro termine per dire “nemico”.

Riflettiamo ancora una volta sulla vera identità dei Variaghi. La nostra ipotesi sulle origini del nome è la seguente: i Variaghi si traducono come i “nemici” (“vorogi” o “vragi” in russo, cfr. “Varyagi”). In altre parole, il nome non significa alcuna nazionalità particolare, ma si riferisce piuttosto alla natura ostile della nazione a cui ci si riferisce in questo modo, vale a dire alle forze ostili che salirono al potere nella Russia unificata. Tenete presente che stiamo parlando del periodo di inizio XIV secolo, che è proprio quando fu fondato il gigantesco impero di Gengis-Khan = Georgiy. Dal punto di vista di uno scriba dei territori slavi occidentali (l'autore dei primi capitoli della Povest Vremennyh Let), la riuscita fusione e il potenziamento militare delle terre orientali (Yaroslavl e le altre) sotto Gengis-Khan e Batu-Khan = Ivan Kalita, era stata un'invasione nemica, ossia una “invasione variaga”. Ciò servì da pretesto per dichiarare, su alcuni documenti, che “i Mongoli e i Tartari” erano i nemici della Russia. Il nostro riassunto è il seguente: l'inizio della Povest Vremennyh Let riflette la posizione dei Principati della Russia Occidentale (o slavi occidentali) e de loro abitanti, che dissero: “il nostro nemico Ryurik (il Variago) è salito al potere in Russia”.

Questi sentimenti potevano essere espressi solo dal partito occidentale sconfitto, la cui fusione politica con l’Impero doveva essere il risultato di un’annessione. Questo potrebbe essere proprio il motivo per cui la dinastia russa orientale di Giorgio = Gengis-Khan (l'Orda) fu dichiarata straniera e in generale diffamata da alcuni scribi: gli occidentali sconfitti furono ovviamente molto espliciti nell'esprimere il loro disappunto, tanto che la loro voce rabbiosa venne ascoltata dai loro successori. È facile comprendere la parte sconfitta: l’unificazione dell’Impero deve essere stata accompagnata dai massacri degli oppositori. Ancora oggi assistiamo spesso a come la voce del partito sconfitto risuoni più forte di quella del vincitore; la parte sconfitta trova facilmente consolazione e simpatia, e ha buone probabilità di essere trattata con benevolenza dai futuri scribi.

8) L’opposizione tra gli Slavi Occidentali e i Russi, ovvero i nemici venuti dall’Est.

Il concetto sopra esposto può essere facilmente dimostrato dai documenti storici; infatti, la Radzivilovskaya Letopis ci parla dei Russi Variaghi, ossia dei nemici russi, vedi in [716], pagina 16. Inoltre, la cronaca afferma che “quei Variaghi [o nemici - Aut.] avevano dato il nome alla terra russa” ([716], pagina 16). Tutto è perfettamente chiaro: la parola “russo” si riferisce a un gruppo etnico, ma in un senso piuttosto generale della parola, nella misura in cui è applicabile alle antiche nazioni del XIII-XIV secolo. La parola “Variago” non è altro che una caratteristica emotiva della nazione da parte degli occidentali. Ovviamente, all'inizio gli slavi occidentali cercarono di opporsi ai nemici orientali (i russi). Infatti, le cronache russe ce lo dicono direttamente:

  1. Gli abitanti di Novgorod devono rendere omaggio ai Variaghi (ossia i nemici): “pagando il tributo ai Variaghi d'oltremare” ([716], pagina 56).
  2. Apprendiamo della violenza esercitata sulle tribù slave (i Kriviči e le altre) da parte dei nemici Variaghi: “i Variaghi che vivono lì, provocano violenza sugli Slavi: sui Kriviči, i Meryani e i Choud” ([36], pagina 56). Una nazione ostile e violenta verrebbe naturalmente classificata come nemica; quindi “Variaga”.
  3. Alcune città si erano inizialmente unite e avevano cercato di bandire i nemici Variaghi e governare autonomamente: “E così gli slavi insorsero, i Kriviči e i Meryani, allo stesso modo i Choud, tutti contro i Variaghi, li bandirono e li fecero fuggire oltre il mare; e così fondarono paesi e città e iniziarono a governare le proprie terre” ([36], pagina 56).
  4. Tutti questi sforzi furono vani: ciò che ne seguì fu un periodo di guerre civili e anarchia: “e le città insorsero contro le città, e ci furono violenza e spargimenti di sangue in abbondanza” ([36], pagina 56). Le nazioni in guerra invitarono infine i Russi Variaghi a governarle: “E attraversarono il mare verso i Variaghi… tutte le altre tribù russe – i Choud, i Kriviči, tutti gli slavi e il resto di loro, e dissero ai Variaghi: 'La nostra terra è grande e abbondante, eppure non riusciamo a trovare pace tra di noi. Venite ora e regnate su di noi'” ([36], pagina 56).

La Russia fu unita da Genghis-Khan = Georgiy, o Youri, e da Batu-Khan = Ivan Kalita. Le cronache ci dicono che la Russia ha ricevuto il suo nome da quei governanti ([36], pagina 56).

9) A parte i nemici Variaghi, le cronache menzionano anche gli alleati.

Tuttavia, se i Variaghi erano i nemici della nazione dello scriba, è ovvio che deve menzionare anche gli alleati. Li troviamo infatti riflessi nella cronaca che ci parla degli alleati subito dopo aver finito con i nemici, ossia i Russi. Gli alleati della nazione dello scriba sono i Goti e altre due nazioni chiamate Ouremiani e Ingliani (vedi [716], pagina 16). Tenete presente che le parole russe per “altro” e “amico” sono molto simili: rispettivamente “drougoi” e “drougi”. È molto probabile che la parola “drouzie” usata nell'originale, sia la seconda e non la prima; sarebbe una cosa ovvia per il cronista, menzionare le nazioni amiche insieme alle nazioni nemiche. Riteniamo che questa interpretazione del testo sia perfettamente sensata. Pertanto, la cronaca in questione ci parla degli amici e dei nemici della nazione dello scriba slavo occidentale.

10) “Fryagi” e “Fryazi” sono altre due forme della parola “vragi” (“nemici”). L’identità dei “Friagi” che nel 1204 espugnarono Costantinopoli.

Oggigiorno si presume che i Variaghi (i nemici) siano menzionati anche nelle antiche cronache sotto lo pseudonimo di Fryagi, o Fryazi. Alcuni storici (M. N. Tikhomirov, per esempio; vedere [841]) sono dell'opinione che la nazione conosciuta come Friagi, Friazi e Friazinipossa essere identificata con gli italiani, nemmeno tutti gli italiani, ma i genovesi in particolare. Non si può fare a meno di ricordare che moltissimi testi parlano dei Friagi e di nessun'altra nazione, siano essi italiani o europei occidentali in generale; tutto questo ci lascia con l'opinione che, agli occhi degli scribi russi, l'intero mondo occidentale fosse stato popolato dai genovesi, poiché non scrivevano di nessun'altra nazione se non dei Friagi. Questo è possibile; tuttavia, bisogna assolutamente notare che la parola russa per nemico (“vrag”) ha la forma dialettale “vrazhina”, che è simile a “frazhina” o “fryazina”, tenendo presente la flessione dei suoni Zh e Z.

La nostra ipotesi è la seguente. Gli italiani, insieme ad altri, potrebbero effettivamente essere stati chiamati Fryazi o Fryagi, ma questo nome non ha nulla in comune con tutte le nazioni mitiche che sono scomparse senza lasciare traccia. Pertanto, ad un certo punto della storia, una parte dei russi potrebbe averli percepiti come nemici ed averli chiamati così. Ciò non sorprende: a partire dal XVI-XVII secolo ci sono stati molti cattolici romani tra gli italiani e, in determinate epoche storiche, i cristiani ortodossi potrebbero averli trattati come una potenza ostile.

Una volta c'erano i villaggi di Fryazino e Fryazevo a nord di Mosca; esistono ancora come città satelliti. Questi villaggi erano presumibilmente popolati da immigrati italiani. Potrebbero essere stati considerati nemici? Vedere [841], pagine 116-117 per ulteriori riferimenti. Il fatto che i Fryagi (o i Fryazi) non siano una vera e propria nazionalità, ma piuttosto una forma della parola vrag (nemico), risulta evidente dall'antico racconto russo che racconta della conquista di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204 (vedi l'Almanacco intitolato “Antiche Storie Russe”, Mosca, 1986). È risaputo che i crociati appartenevano a un'etnia diversa e lontana; tuttavia, la cronaca usa la parola “fryagi” per riferirsi agli invasori, senza usare una sola volta il termine “crociato”. Se volessimo seguire il punto di vista di Scaligero e Miller, dovremmo pensare che l'autore abbia ritenuto che tutti i crociati provenissero da Genova. Pensiamo che in realtà tutto fosse molto più semplice: lo scriba chiama gli invasori come “nemici”, e questo non è certo un termine che qualcuno potrebbe applicare a una singola nazionalità. Pertanto, la nostra interpretazione di questi riferimenti fa sì che tutto vada a posto: la capitale è stata conquistata da una potenza ostile di “fryagi”, ossia “nemici”.

11) La città di Novgorod fondata da Ryurik e la sua vera identità.

Ryurik, o Youri, aveva fondato la città di Novgorod sul fiume Volchov. Tutto è abbastanza corretto. A quanto pare, la città in questione è Yaroslavl sul fiume Volga e Volchov è una prima versione del nome di quest’ultimo. Fu solo con la migrazione di Novgorod nella sua posizione attuale, a causa di qualche gioco di prestigio storico, che il nome originale del Volga si spostò a nord-ovest e fu identificato con il fiume che attraversa la moderna Novgorod, noto fino ad oggi come Volchov.

Come abbiamo dimostrato più volte, I nomi geografici erano soggetti a migrazioni e moltiplicazioni. Tuttavia, è anche possibile che l'odierna Novgorod fosse stata fondata un tempo dai nativi dell'originale Novgorod, o Yaroslavl, che avevano battezzato il fiume locale con il nome familiare di Volchov, ossia Volga, un possibile derivato di “vlaga” (acqua, umidità, ecc.), mentre la città divenne nota come Novgorod (cfr. Mosca, San Pietroburgo e Odessa negli USA).

12) Il significato della parola Ilmer.

Ryurik (Youri) fonda Novgorod accanto a Ilmer. Cosa potrebbe significare questa parola? La cronaca menziona la nazione di Mer, la cui capitale una volta era stata a Rostov, proprio accanto a Yaroslavl.

13) La vera posizione della capitale di Ryurik.

Abbiamo così ritrovato praticamente tutti i nomi geografici menzionati nel racconto della “convocazione di Ryurik”. Appartengono tutti alla regione di Yaroslavl; ciò è confermato anche dal fatto che i paesi e le città menzionati nella cronaca sono situati nella stessa zona: Polotsk, Beloozero, Rostov e Murom. La posizione geografica della capitale di Ryurik è quindi indicata in modo perfettamente inequivocabile: avrebbe potuto essere Rostov o Yaroslavl, ma certamente non l'odierna città di Novgorod sull'odierno fiume Volchov.

14) La fondazione di Kiev.

Il “Cronografo di Arcangelo” data gli albori della storia russa al presunto anno 852 d.C., dicendoci che “c'erano tre fratelli: Kiy, Shchek e Khoriv. Kiy aveva fondato la città di Kiev” ([36], pagina 56).

Siamo del parere che il paragrafo in questione si riferisse agli Slavi Occidentali. Il nome Shchek suona simile a “Ceco”, mentre “Khoriv” potrebbe essere un riferimento alla Croazia o ai Croati. Abbiamo già citato l'opinione di Morozov sui primi capitoli della Povest Vremennyh Let, contenenti uno strato significativo di eventi bizantini, con Bisanzio che aveva la priorità sulla Russia. Bisogna anche ricordare che le fonti inglesi medievali avevano usato la parola Chyo per Kiev, così come i nomi Cleva e Riona ([517], pagina 262). Tuttavia, è molto probabile che Chyo sia un altro nome dell'isola Chyos (Khios) nel Mar Egeo, proprio accanto alla Grecia. Potrebbe essere che la Povest Vremennyh Let ci racconti della fondazione dei regni dei Cechi e dei Croati, come pure del regno di Chyo (Chyos). Ciò è perfettamente naturale per una fonte con influenza bizantina.

 

2.1.3. La via più veloce e comoda dalla Grecia a Roma, nonché la posizione della famosa “Strada Greco-Variaga”.

Poiché sia la Grecia che l’Italia sono paesi mediterranei, il buon senso suggerisce che navigando verso ovest attraverso il Mediterraneo, ci vorrebbero circa due giorni per arrivare a Roma dalla Grecia. Tuttavia, ci viene detto che gli antichi navigatori erano abituati a prendere una strada completamente diversa. Sarebbero salpati dalla Grecia, con le loro navi cariche di armi, bestiame, grano, tessuti e materiali da costruzione, e si sarebbero diretti verso il Bosforo per raggiungere Roma, niente meno che nella direzione opposta. Dopo aver attraversato i Dardanelli e il Bosforo, avrebbero raggiunto il Mar Nero, avrebbero navigato verso la sua costa settentrionale e sarebbero entrati nell'estuario del Dnepr. Una volta raggiunta la sorgente del Dnepr, i marinai scaricavano le navi, trascinandole cariche di merci attraverso la striscia di terraferma tra il Dnepr e il fiume Lovat. Sulla loro strada avrebbero dovuto attraversare la Dvina occidentale, un grande fiume navigabile che scorre verso il Mar Baltico, proprio dove dovevano arrivare. La Dvina occidentale è molto più grossa del Lovat. Tuttavia, invece di utilizzarla per navigare verso il Mar Baltico, l'avrebbero attraversata e avrebbero scaricato nuovamente le navi, per poi proseguire verso il Lovat. Qualche decina di chilometri più avanti avrebbero raggiunto il Lovat e avrebbero navigato verso il lago Ilmen, poi verso l'attuale Volchov, il lago Ladoga e infine il Mar Baltico con le sue tempeste e i pericolosi stretti di Kattegat e Skagerrak. Dopo averlo attraversato, i marinai avrebbero raggiunto il Mare del Nord, la costa nebbiosa della Gran Bretagna, oltrepassato il canale della Manica, la costa del Portogallo, Francia e Spagna, e poi Gibilterra, ritornando così nel Mediterraneo che avevano lasciato tanti mesi fa per qualche motivo inspiegabile.

Ci viene detto che i commercianti circumnavigarono l’intero continente europeo, e questa non è una nostra fantasia! Questo è proprio il percorso su cui insistono gli storici moderni che identificano il Mar dei Variaghi con il Mar Baltico. La Povest Vremennyh Let ci dice quanto segue:

“Dai Variaghi ai Greci, poi più a nord lungo il Dnepr, trascinando le navi verso il Lovat, e poi fino al Grande Lago di Ilmer; da quel lago andarono al Grande Lago di Nevo passando per il Volchov e quindi al Mar dei Variaghi, dirigendosi verso Roma e poi a Zar Grad attraverso lo stesso mare” ([716], pagina 12).

Abbiamo citato la copia dell'Accademia di Mosca della Radzivilovskaya Letopis; tuttavia, poiché la cronaca afferma che l'ultima parte dell'itinerario passava ancora attraverso il Mar dei Variaghi per arrivare a Costantinopoli, fa sì che lo stesso mare porti a Roma, Costantinopoli e l'odierna San Pietroburgo. Il Mar dei Variaghi può quindi essere facilmente identificato come il Mediterraneo e persino l’intero Atlantico.

La goffaggine di questa interpretazione (che è comunque considerata “tradizionale”) diventa immediatamente evidente. Ecco perché l'accademico B. A. Rybakov, ad esempio, dichiara di natura apocrifa l'intero frammento con la descrizione dell'itinerario, probabilmente scritto da qualche scriba che aveva bisogno di trovare “una via che portasse dal Mar Nero a Roma attraverso le terre russe” ([753], pagina 127). Pertanto, l'ipotetica identificazione del Mar dei Variaghi con il Baltico, si basa sulla descrizione estremamente contorta e distorta a priori, della rotta commerciale greco-variaga.

Se l'itinerario in questione coincidesse con la ricostruzione suggerita dagli storici moderni, ci si dovrebbe aspettare un'abbondanza di reperti legati al commercio in questa regione, persino nonostante il fatto che gran parte del “percorso” si svolgesse presumibilmente attraverso zone paludose e selvagge. Tuttavia, gli specialisti in storia numismatica, a questo proposito ci dicono quanto segue:

“Nonostante l’intensità delle relazioni economiche e politiche tra Russia e Bisanzio, le monete di quest’ultima sono quasi assenti dai tesoretti dell’Europa orientale del IX-X secolo. Ciò è ancora più bizzarro se si considera l'attività dei commercianti sulla rotta commerciale greco-variaga a partire dalla metà del IX secolo in poi: ci si dovrebbe aspettare di trovare la produzione delle zecche di Costantinopoli in tutta questa regione” ([756], pagina 59). È perfettamente ovvio che il vero percorso si trovava altrove.

La nostra ipotesi è la seguente: il nome “Variago” potrebbe essere applicato a diversi mari: il Baltico, il Bianco e il Mediterraneo; forse, anche altri. Se i russo-variaghi possono essere identificati con i Russi che commerciavano con molti paesi stranieri, alcune delle principali rotte marittime avrebbero potuto essere soprannominate variaghe, o russe (ad esempio, ricordate che il Mar Nero una volta era conosciuto come il Mar Russo).

La correttezza di questa teoria è confermata dai commenti presi dalla Storia di N. M. Karamzin (vedere la voce “Mar Baltico” nell'indice alfabetico dei nomi geografici in [362], Libro 4). Infatti, N. M. Karamzin è costretto a identificare i numerosi mari menzionati nelle cronache, come Mar Baltico, seguendo la geografia storica di Scaligero e Miller (Mar Bianco, Mar Veneziano, Mar dei Variaghi, Mare Orientale e Mar Grande). Il Mar Bianco è conosciuto abbastanza bene e non è sicuramente il Mar Baltico. Il Mar Veneziano è chiaramente il Mediterraneo. Vediamo numerose tracce della vasta “geografia variaga”.

Ribadiamo: l'unico nome geografico correlato alla parola “Variago” trovato su un atlante moderno ([159]), appartiene alla città di Varegovo nella regione di Yaroslavl.

 

2.1.4. I tre fratelli: Ryurik, Sineus e Truvor. La divisione dell'Orda russo-mongola in Orda d'Oro, Orda Bianca e Orda Blu, avvenuta nel XIV secolo.

La leggenda sulla “convocazione dei principi” riflette anche la divisione della Russia “mongola” (Grande) in tre parti: l’Orda d’Oro, l’Orda Blu e l’Orda Bianca. La leggenda in questione riferisce questo evento come la divisione dello stato tra i tre fratelli: Ryurik (il maggiore), Sineus e Truvor. A proposito, il nome Sineus potrebbe essere un riflesso dell’Orda Blu, visto che la parola russa per “blu” è “siniy”?

 

2.1.5. L’ipotesi sulle origini dell’era musulmana dell’Egira.

L'inizio dell'era dell'Egira nella storia di Scaligero cade nel 622 d.C. Morozov espresse in [547] una serie di considerazioni che parlano a favore della seguente audace ipotesi: l'era dell'Egira iniziò realmente nel 1318 d.C. e non 622.

Aggiungiamo che in questo caso l’inizio dell’era dell’Egira coincide con l’inizio del regno di Georgiy (Genghis-Khan). Se ci soffermiamo su questo, noteremo la somiglianza tra la parola Egira e il nome Georgiy (così come le sue varianti, Gourgiy, Gourgouta ecc.). La parola Egira può anche essere un derivato composto dalle due parole, Gog ed Era: l'Era di Gog, l'Era dei Goti, ossia l'Era dei Mongoli.

 

2.2. Batu Khan identificato come Yaroslav. Il suo originale del XIV secolo è Ivan Danilovich. Kalita = Califfo.

2.2.1. Breve biografia.

Georgiy = Gengis-Khan venne ucciso sul fiume Sitt durante una battaglia, che fu comunque vinta dalle sue truppe “tartare”. Suo fratello, Batu-Khan, o Ivan Kalita = Califfo, portò avanti la causa di Georgiy. Il nome Batu deve essere un derivato della parola “batka”, “padre”. La parola “batka” era usata dai Cosacchi per indicare i loro Atamani; considerate anche il modo consueto di rivolgersi allo zar in Russia: “Tsar-Batyushka”, che si traduce come “Nostro Padre lo Zar”. Il nome Kalita, molto probabilmente è una versione distorta della parola Califfo.

I duplicati fantasma di Ivan Kalita = Batu-Khan, includono Yaroslav il Saggio nel presunto XI secolo, Andrei Bogolyubskiy nel presunto XII secolo e Yaroslav Vsevolodovich, il leggendario fondatore di Yaroslavl, o Novgorod la Grande, nel presunto XIII secolo (vedere [994], pagine 8-9). A quest'ultimo personaggio viene attribuita anche la conquista di Kiev intorno al 1330; questa datazione difficilmente può essere stimata con un grado di precisione di cui ne valga la pena parlare. Batu-Khan = Ivan Kalita continuò a condurre guerre contro i suoi vicini in Occidente. Si presume che fosse arrivato in Italia. Durante il suo regno si completò l'unificazione della Russia e la formazione dell'Impero ciclopico. Poco prima della sua morte, divise la Russia tra i suoi figli. La cronaca lo menziona quando ci parla di Yaroslav il Saggio: “I figli di Yaroslav si divisero lo stato tra loro, seguendo la volontà del padre” ([363], Volume 2, Capitolo 4, pagina 45). Questa è la famosa divisione della Russia tra i figli di Yaroslav il Saggio. Secondo la nostra ricostruzione, proprio questa divisione portò all'esistenza dei tre Stati sul territorio della Russia; ebbe luogo a metà del XIV secolo. La Russia si separò nella Grande Russia, Piccola Russia e Russia Bianca (conosciute anche come le tre Orde: d'Oro, Blu (le odierne Ucraina e Polonia) e Bianca. Si dice che Ivan Kalita sia morto nel 1340.

È piuttosto notevole il fatto che gli autori medievali considerino l'odierna Ungheria come l'area conquistata dai nativi della Grande Ungheria, ossia quelli, della regione del Volga ([25]). Herberstein, ad esempio, riferisce la stessa cosa descrivendo la regione di Yugra in Russia, definendola “la stessa Yugra da cui provengono gli ungheresi; si stabilirono in Pannonia e conquistarono molti paesi europei guidati da Attila. I moscoviti sono molto orgogliosi di questo nome [Attila – Aut.], poiché un tempo i loro presunti sudditi avevano devastato gran parte dell'Europa” ([161], pagina 163). Ci auguriamo che i lettori prestino attenzione alla menzione più degna di nota del famoso Attila, nel contesto della storia russa. Per il momento eviteremo di approfondire l'argomento e ricorderemo semplicemente ai lettori che, secondo la cronologia di Scaligero, Attila morì in “tempi immemorabili”, vale a dire nel presunto V secolo d.C. Pertanto, Sigismund Herberstein ci dice che Attila era un capo militare russo.

Tenete inoltre presente che gli ungheresi sono una delle poche nazioni europee linguisticamente isolate: le altre lingue europee ugro-finniche includono il finlandese e le lingue affini in Scandinavia, come pure la lingua udmurta parlata a est del Volga, più vicino agli Urali. Tenete presente che Batu-Khan aveva inviato tre eserciti in Europa; gli antenati degli odierni ungheresi potrebbero essere stati uno di loro?

 

2.2.2. Il tentativo di trasferire la capitale a Kiev.

A quanto pare, Yaroslav il Saggio = Batu-Khan = Ivan Kalita, aveva tentato di trasferire la capitale dello stato a Kiev. Secondo la cronaca, aveva “fondato una grande città [Kiev - Aut.] ... come pure la Chiesa di Santa Sofia, trasferendo qui la diocesi del Metropolita” ([716], anno 6545 (1037)). Lo stesso evento si è riflesso nella versione “Tartara” come l'invito spedito da Batu-Khan al metropolita Cirillo, il quale, come abbiamo già accennato, viaggiò da Novgorod a Kiev. A proposito, la “tomba di Yaroslav” esiste ancora a Kiev. A quanto pare, Yaroslav il Saggio = Batu-Khan aveva intenzione di proseguire la sua espansione militare verso ovest e spostare la capitale più a ovest, più vicino alla linea del fronte. Infatti, si sa che successivamente si mosse verso l'Ungheria.

 

2.2.3. La battaglia tra Batu Khan e il re ungaro con i suoi alleati.

“Dopo aver conquistato Kiev, Batu Khan mosse tre eserciti verso l'Europa: il primo verso la Polonia, il secondo verso la Slesia e il terzo verso l'Ungheria. I Mongoli [= i Grandi – Aut.], durante il loro cammino distrussero Vladimir, Volynskiy, Cholm, Sandomir e Cracovia. Schiacciarono i cavalieri teutonici nonché le truppe tedesche e polacche e invasero la Moravia. Incontrarono la resistenza da parte dell'esercito del re boemo, e una resistenza ancora più forte nelle terre dei cechi, dove furono incontrati e sconfitti dall'esercito unito dei duchi austriaci e carinziani... l'Orda tornò indietro e si unì alle forze principali in Ungheria. A quel tempo il paese era già stato invaso da Batu Khan, che aveva schiacciato le truppe di Bela, il re d'Ungheria. Quest'ultimo portò a Pest un grande esercito composto da truppe ungheresi, croate e austriache, oltre a cavalieri francesi e numerose squadre armate di vari principi. I Mongoli [= i Grandi – Aut.] si avvicinarono a Pest e rimasero lì per due mesi. Dopodiché, iniziarono la ritirata e le forze alleati marciarono all'inseguimento. Continuarono a marciare per sei giorni, incontrando solo cavalieri solitari qua e là. Il settimo giorno gli alleati decisero di accamparsi in una valle circondata da colline ricoperte di vigneti, e al mattino si ritrovarono circondati dall'esercito mongolo. Gli alleati tentarono di attaccare i mongoli, ma furono accolti da uno sciame di frecce e pietre provenienti dalle catapulte. Nonostante le pesanti perdite, gli alleati iniziarono la ritirata verso il Danubio. La maggior parte delle truppe alleate furono distrutte nei sei giorni successivi e i Mongoli [= i Grandi – Aut.] conquistarono Pest. L’esercito del re Bela fuggì verso la Dalmazia inseguito dai Mongoli [= i Grandi – Aut.], che continuavano a distruggere le città europee; tornarono indietro dopo aver marciato attraverso la Slavonia, la Croazia e la Serbia... Quindi, Batu-Khan fece tornare indietro le truppe nel Basso Volga e nel Don, dopo aver concluso la sua conquista delle terre occidentali” ([183], Volume 1, pagine 30-31).

Abbiamo riportato una citazione così ampia con uno scopo. Le informazioni di cui sopra sono di fondamentale importanza, poiché la descrizione di questa battaglia tra le truppe russe di Batu Khan e il re ungherese accompagnato dai suoi alleati, è molto simile al racconto della famosa battaglia di Kalka tra i Tartari e i Polovezi (ovvero tra i russi e i polacchi, secondo la nostra ricostruzione).

Facciamo una piccola osservazione prima di proseguire con il nostro resoconto della battaglia di Kalka. La capitale dell'Ungheria si chiama Budapest; tuttavia, secondo la cronaca che abbiamo appena citato, in passato era conosciuta come Pest. Potrebbe essere che il prefisso “Buda” sia apparso dopo la conquista di Batu Khan? Dopotutto, “Buda” e “Batu” sono abbastanza simili tra loro.

 

2.2.4. La battaglia di Kalka combattuta tra i “Mongoli” e i Russi, ossia tra i “Russi” e i Polacchi.

La battaglia di Kalka fu combattuta nel presunto anno 1223 dalle due parti seguenti: i “Mongoli” (ovvero le truppe russe che provenivano dalla Russia di Vladimir-Suzdal) e l'esercito unito dei "”Russi e dei Polovezi” ([634], pagina 149). Le truppe della Russia occidentale vennero in aiuto dei Polovezi (i Polacchi), sebbene i “Mongoli” (i Grandi) raccomandarono loro di astenersi dal prendere parte alla battaglia: “Abbiamo sentito che state per venire contro di noi su insistenza dei Polovezi; vi prego, astenetevi, perché non intendiamo prendere la vostra terra, né le vostre città, né i villaggi, e voi non siete nostri nemici” ([643], pagina 155). Tuttavia, i principi della Russia occidentale decisero di combattere dalla parte dei Polovezi, ossia dei Polacchi. La battaglia si concluse con la completa disfatta degli alleati.

La battaglia di Kalka fu preceduta da una “presunta” ritirata di 8 giorni dei "Mongoli" dal Dnepr. Dopo una lunga marcia, portarono gli inseguitori in un luogo chiamato Kalki, o Kalka (secondo alcuni racconti, si trattava di un fiume). Qui, le forze alleate caddero in un'imboscata e subirono un'amara e schiacciante sconfitta. I “Tartari” li avevano inseguiti fino al Dnepr. Lo scenario è lo stesso che ricordiamo dalla battaglia tra Batu Khan e il re ungherese. Sarebbe opportuno proseguire il confronto in maniera più meticolosa.

L'unica differenza tra le descrizioni delle due rispettive battaglie è che nel primo caso la presunta “ritirata” dei Mongoli sarebbe iniziata dal Dnepr, mentre nel secondo il fiume in questione era il Danubio. Nel caso della battaglia di Kalka, si presume che i "Mongoli" si ritirarono fino a raggiungere un certo fiume Kalka, che si suppone sfoci nel Mare di Azov ([634], pagina 552). Tuttavia bisogna subito notare che nelle vicinanze, non esiste un fiume simile da nessuna parte, né esistono documenti della sua esistenza in nessuna parte del mondo (vedi l'indice alfabetico dell'Atlante Geografico Globale, Mosca, 1968). Un altro fiume dove i “Tartari” sconfissero i principi russi del nord-est (fiume Sit) esiste ancora con lo stesso nome, come affluente del fiume Mologa. Anche altri fiumi menzionati nelle cronache hanno mantenuto i loro nomi precedenti ed esistono ancora oggi.

La nostra opinione è che “Kalka” o “Kalki”, sia una versione corrotta del nome Kulikovo (campo). In Cronologia4, capitolo 6, dimostreremo che il campo di Kulikovo molto probabilmente si può identificare con Kulishki, una parte ben nota di Mosca. Secondo la nostra ricostruzione, nell'epoca in questione, Mosca non era né una capitale, né una città, vedi Cronologia4, capitolo 6. Questo luogo infatti, un tempo era circondato da colline con frutteti (i vigneti menzionati nelle fonti ungheresi, vedi sopra, non implicano necessariamente l'uva, cosa che sarebbe naturalmente impossibile a queste latitudini). Tuttavia, la parola slava per “uva” (“vinograd”) originariamente significava “frutteto”, o “pezzo di terra coltivato” ([782] - [790]). C'erano molti frutteti in questa parte di Mosca, e lo testimonia la toponomastica delle strade e delle chiese locali, molte delle quali hanno nel nome la radice “SAD” (“frutteto”). Non che insistiamo sul fatto che la battaglia di Kulikovo abbia avuto luogo qui; stiamo semplicemente cercando di sottolineare il fatto che il nome Kalka (Kalki) è molto caratteristico per Mosca e l'area intorno a Mosca (cfr. la città di Kaluga ecc.). A proposito, in un certo periodo, la parola “vinograd” potrebbe aver significato “voin-grad”, “città guerriera”, in altre parole “insediamento militare”. Dopo tutto, sarebbe più ovvio aspettarsi che la descrizione di una battaglia si riferisca a un insediamento militare e non a un vigneto. La nostra opinione è che abbiamo davanti a noi due resoconti della stessa battaglia, separati solo nelle cronache e sulla carta, in quanto riflettono lo stesso evento.

Per quanto riguarda l’esatta localizzazione geografica della falsa ritirata dei “Mongoli” (Dnepr o Danubio), possiamo solo dire che la questione richiede ulteriori ricerche. La distanza tra l'Azov e il Dnepr è all'incirca uguale a quella tra il Dnepr e Mosca o Kaluga; per i “mongoli” non c'era alcuna differenza se ritirarsi verso l'Azov o verso Mosca (o Kaluga). La regione di Azov è la localizzazione su cui insistono gli storici moderni, sebbene non ci siano segni di Kalka da nessuna parte vicino all'Azov, a differenza di Mosca. In questo caso, la nostra ricostruzione suggerisce che i “Mongoli” hanno attirato i loro nemici affinché li seguissero fino ai confini del principato della Grande Russia di Rostov, Vladimir e Suzdal, noto anche come Novgorod. A quei tempi, Mosca era situata sulle zone di confine, vedere il capitolo 6.

Bisogna anche dire che la cronaca non menziona nessun capo “tartaro” da alcun parte; tutto ciò che apprendiamo è che i Tartari erano accompagnati dai “Brodniki e dal loro capo Ploskinya” ([634], pagina 159). L’unico signore della guerra “tartaro” menzionato nella cronaca era quindi di etnia slava. Avrebbe potuto essere russo?

 

2.3. L’invasione “dei Tartari e dei Mongoli” secondo le cronache russe. Russi che combattono altri Russi.

La descrizione stessa della conquista tartaro-mongola che si trova nelle cronache russe, suggerisce che i Tartari possano essere identificati come le truppe russe guidate da comandanti russi. Apriamo, ad esempio, la Lavrentyevskaya Letopis, che è la principale fonte russa che si occupa dell'epoca di Genghis Khan e Batu Khan. Si presume che questo testo sia “una raccolta delle cronache di Vladimir e Rostov” ([634], pagina 547). Il testo contiene un gran numero di passaggi letterari, che si presume siano stati introdotti in un'epoca successiva ([634], pagina 548).

Togliamo gli ovvi abbellimenti stilistici e consideriamo lo scheletro rimasto della cronaca. Sembra che la Lavrentyevskaya Letopis descriva l'unificazione dei principati russi avvenuta nei presunti anni 1223-1238, con centro a Rostov e con il principe di Rostov Georgiy Vsevolodovich, come istigatore principale. Se compensassimo lo spostamento centenario di cui già siamo a conoscenza, arriveremmo all’inizio del XIV secolo. La cronaca descrive eventi russi, raccontandoci di principi russi, truppe russe e così via. I “tartari” vengono menzionati abbastanza spesso, ma non leggiamo il nome di un solo leader “tartaro”. Tutte le vittorie tartare sembrano non avvantaggiare nessun altro se non i principi russi di Rostov, vale a dire Georgiy Vsevolodovich e suo fratello Yaroslav Vsevolodovich dopo la sua morte. Se dovessimo sostituire “Tartaro” con “Rostovita”, otterremmo un resoconto molto plausibile dei principi russi che unificarono la Russia.

Infatti, la prima vittoria dei “Tartari” sui principi russi vicino a Kiev, è descritta come segue. Subito dopo questo evento, quando “si piangeva in tutta la terra russa”, Vasylko, un principe russo inviato da quelle parti da Georgiy Vsevolodovich (per “aiutare i russi”, come ci dicono oggi) torna indietro da Cernigov e “torna a Rostov, lodando il Signore e la Madonna” ([634], pagina 135). Perché un principe russo dovrebbe essere così felice per una vittoria tartara? Le sue lodi al Signore testimoniano che la vittoria per la quale esprime gratitudine è stata la sua; tornò a Rostov trionfante. Ciò identifica i “Tartari” come Russi, rendendo questo conflitto un mero conflitto intestino.

Dopo un breve resoconto degli eventi di Rostov, la cronaca prosegue con una descrizione magniloquente delle guerre con i Tartari, che prendono Kolomna, Mosca, assediano Vladimir (chiamata per qualche motivo “Novgorod”) e si dirigono verso il fiume Syt, che esiste ancora oggi (è un affluente della Mologa). È qui che si svolge la battaglia; Il Gran Principe Youri (Georgiy = Gyurgiy) viene ucciso. Dopo averci raccontato della sua morte, lo scriba sembra dimenticare i “malvagi Tartari” e continua a raccontarci a lungo come il corpo del principe Georgiy sia stato portato a Rostov con molte cerimonie. Dopo la descrizione del lussuoso funerale di Georgiy e un breve panegirico al Principe Vassilko, lo scriba ci racconta come “nell'anno 1238, Yaroslav, figlio di Vsevolod il Grande, fu intronizzato a Vladimir, e ci fu molta gioia tra i cristiani, che erano protetti dagli infedeli tartari per mano dello stesso Signore Onnipotente” ([634], pagina 145).

Il risultato delle vittorie tartare è quindi il seguente. I tartari hanno sconfitto i russi in una serie di battaglie e hanno conquistato diverse città chiave della Russia. In seguito, le truppe russe vengono messe in rotta nella decisiva battaglia del Syt. Le forze russe furono dissanguate da questa sconfitta. Gli storici stanno cercando di convincerci che questa sconfitta segnò l’inizio dell’orrendo giogo “mongolo”, con i campi ricoperti di corpi di guerrieri e i crudeli stranieri che governavano il paese. Cessa l’esistenza indipendente della Russia e il paese è immerso nell’oscurità.

I lettori potrebbero aspettarsi un racconto di come i principi russi che sono sopravvissuti, incapaci di fornire qualsiasi tipo di resistenza militare, furono costretti ad andare a negoziare con il khan. In realtà, dove si trovava il khan? Poiché si suppone che le truppe russe di Georgiy siano state schiacciate, ci si dovrebbe aspettare che la sua capitale venga presa da un truculento invasore tartaro, il nuovo sovrano del paese.

Cosa ci dice la cronaca? Si dimentica subito dei Tartari, raccontandoci della corte russa a Rostov e la sepoltura cerimoniale del Gran Principe morto in battaglia. Il suo corpo viene portato nella capitale; lì però non troviamo nessun khan tartaro, ma piuttosto il fratello russo ed erede del defunto Georgiy – Yaroslav Vsevolodovich. Dove è andato dunque il malvagio khan tartaro, e perché i cristiani di Rostov dovrebbero rallegrarsi in un modo così strano e inappropriato? Si scopre che non è mai esistito alcun khan tartaro: Yaroslav è il prossimo Gran Principe che prende il potere nelle sue mani, mentre i tartari scompaiono senza lasciare traccia. Tutto è pacifico; lo scriba ci racconta della nascita della figlia di Yaroslav e fa un fugace riferimento ai Tartari che presero Kiev e si spostarono verso l'Ungheria ([634], pagina 148).

La nostra opinione è che ciò che viene descritto qui. sia l'unificazione della Russia di Vladimir e Suzdal da parte dei Gran Principi di Rostov, che avevano vinto la decisiva battaglia di Syt. Tuttavia, il Gran Principe Georgiy (alias Genghis Khan) muore in battaglia; suo fratello Yaroslav è il prossimo Gran Principe, noto anche come Ivan Kalita = Califfo. Yaroslav (o Ivan) trasferisce la capitale da Rostov a Vladimir, ovvero nella città di Yaroslavl da lui fondata, conosciuta anche come Novgorod la Grande [634], pagina 145).

La cronaca di cui sopra utilizza già il nome Novgorod per riferirsi a Vladimir, il che dimostra che già all'epoca c'era una certa confusione tra le due città ([634], pagina 138). Ricordiamo ai lettori la nostra ipotesi che Onorevole Novgorod la Grande fosse il nome dell'intero dominio del Gran Principe, comprendente Vladimir, Yaroslavl, Rostov ecc., e non una singola città. Pertanto, la conquista di Novgorod, come menzionata nella Lavrentyevskaya Letopis, potrebbe significare la conquista iniziale di questa regione da parte del principe di Rostov.

A proposito, stiamo anche iniziando a capire perché la città fosse chiamata Novgorod, ossia la “Città Nuova”. A quanto pare, Rostov era conosciuta come la “Città Vecchia” ([839], pagina 36). Pertanto, la capitale fu trasferita dalla vecchia capitale (Rostov) alla Città Nuova, o Novgorod (Vladimir o Yaroslavl). La Lavrentyevskaya Letopis ci parla inoltre dei “Tartari” che prendono Kiev e schiacciano gli Ungheresi durante il regno del Gran Principe Yaroslav ([634], pagina 148).

 

 

3. Il giogo tartaro mongolo è il periodo del dominio militare nell'Impero Russo unificato.

 

3.1. La differenza tra la nostra versione e quella Miller Romanov.

La versione Miller Romanov della storia considera l'epoca del XIII-XV secolo come un periodo oscuro, in cui la Russia era governata da invasori stranieri. Da un lato, ci viene detto che la Russia schiacciata e sconfitta, langue nello stato miserabile di una provincia imperiale, con il centro dell'impero situato nel lontano, misterioso e mitico Oriente. D'altra parte, sia le cronache russe che i resoconti stranieri, descrivono l'impero mongolo come un paese popolato per la maggior parte da russi, governato dai Gran Principi e dai Khan Mongoli. È probabile che la parola “Mongolo” significhi “Grande” e sia una forma più breve del titolo completo di Gran Principe. Le cronache russe lo chiamano semplicemente Khan Zar. Di seguito riporteremo la nostra concezione di questo periodo della storia russa, che differisce dalla versione tradizionale principalmente nell’interpretazione dei fatti noti; non presentiamo nuovi fatti storici, ma suggeriamo un approccio completamente diverso alla storia della Russia. Del resto gli autori hanno scoperto il parallelismo dinastico tra le diverse epoche della storia russa e la conseguente compressione di quest'ultima, e ciò può essere considerato sicuramente un nuovo fatto scientifico.

 

3.2. Alexander Nevskiy = Berke Khan. Il suo originale: Simeone il Fiero o Chanibek Khan (XIV secolo).

Dopo la morte di Ivan Kalita = Batu Khan = Yaroslav nel XIV secolo, la Russia (ossia l'Orda) fu divisa tra i suoi figli: i khan. N. M. Karamzin ci dice quanto segue:

“I figli di Yaroslav [il Saggio, il doppione di Ivan Kalita – Aut.] hanno diviso lo Stato tra loro, seguendo la volontà del padre. La regione di Izyaslav comprendeva Novgorod, la Polonia e la Lituania, coprendo la vasta area di sud ovest tra Kiev e i Carpazi. Il principe di Cernigov prese anche le lontane Tmutarakan, Ryazan, Murom e la terra dei Vjatiči; per quanto riguarda Vsevolod, il suo dominio a Perejaslavl fu integrato con Rostov, Suzdal, Beloozero e la regione del Volga [o il Regno del Volga, come veniva spesso chiamata l'Orda d'Oro nelle cronache – Aut.]. La regione di Smolensk comprendeva la moderna provincia di Smolensk, così come alcune parti delle regioni di Vitebsk, Pskov, Kaluga e Mosca” ([363], Volume 2, Capitolo 4, pagina 45). L'ultimo principato menzionato da Karamzin è la Russia Bianca o Orda Bianca, un principato russo medievale la cui capitale inizialmente era stata Smolensk; includeva anche Mosca.

Il titolo di Gran Principe o Gran Khan andò dal figlio di Ivan Kalita = Batu Khan, Simeone il Fiero, il cui duplicato fantasma nel XIII secolo è Alexander Yaroslavich Nevskiy. Utilizzeremo per lo più quest'ultimo nome, perché è noto praticamente a tutti. Gli altri duplicati della stessa figura storica sono Chanibek Khan nel XIV secolo e Berke Khan nel XIII.

L'espansione dell'Orda fu congelata durante il regno di Alexander, e il centro dell'attenzione si spostò verso gli affari interni dell'Impero. Divenuto Gran Principe (Berke Khan), Alexander Nevskiy “non andò nei suoi domini a Kiev, ma si diresse invece verso Novgorod” ([435], pagina 193). La capitale non fu trasferita a Kiev, sebbene il padre di Alexander, Batu Khan = Ivan Kalita, avesse intenzione di farlo, vedi sopra. Tuttavia, Kiev divenne il centro della Terra Severskaya (la futura Ucraina). Un altro principato la cui formazione risale a quest'epoca è la Russia Bianca o Orda Bianca, che in seguito divenne nota come Lituania. La posizione principale era occupata dall'Orda d'Oro, ovvero la regione del Volga, il cui centro era a Novgorod, ossia la Rus' di Vladimir-Suzdal (Yaroslavl, Kostroma, Vladimir, Rostov e Suzdal). Qui è dove viveva il Khan, o Gran Principe.

Stiamo entrando nell'epoca della costruzione e organizzazione dello Stato. Fu introdotto un doppio sistema di governo, civile e militare. Il potere supremo era nelle mani dei signori della guerra conosciuti come khan, ed era governato dal Gran Khan = Il Gran Principe. I principi locali governavano i paesi e le città; le loro responsabilità includevano la riscossione delle tasse (un decimo di tutte le proprietà e un decimo della popolazione) a beneficio dell'Orda, ossia l'esercito. I domini dei Gran Principi erano esenti da questa tassazione ([435], pagina 189).

 

3.3. Le Saray erano i quartier generali dei Gran Principi o Khan.

Procederemo con una relazione più dettagliata del concetto espresso per la prima volta nell’Introduzione al presente libro.

L'esercito dell'Impero Russo “Mongolo” = Grande, era numeroso e per la maggior parte era composto dalla cavalleria. Questo esercito era professionale; i soldati, o cosacchi, venivano reclutati da bambini e non si sposavano. A loro era severamente vietata l'agricoltura ([183], pagina 36). Un simile esercito necessitava di depositi e strutture di stoccaggio in generale, nonché di accampamenti invernali. Questi luoghi erano chiamati Saray. La parola saray è ancora usata nella lingua russa e sta per magazzino. Il principale potenziale militare dell'Orda era apparentemente concentrato nella regione del Volga e nell'Orda d'Oro, a cui veniva data priorità. Questo è il motivo per cui vediamo così tante città, nella regione del Volga e in Russia in generale, i cui nomi includono la radice SAR – SARatov, TSARitsyn, Chebok-SARy, SARansk, ZARaisk, SARay, SARapoul, SARny ecc. In realtà, la stessa parola Czar (Zar) è formata dalla stessa radice, come indicò Morozov. Vediamo il nome Saray in moltissimi posti fino ai Balcani, nella città di Sarajevo, per esempio. Si suppone che anche i mongoli fossero arrivati da quelle parti.

 

3.4. Le comunicazioni imperiali.

Come abbiamo accennato nell'Introduzione, questa è anche l'epoca in cui furono costruite le vie di comunicazione; la questione era vitale per l'enorme Impero:

“C'erano linee di comunicazione postale che collegavano Saray, il centro dell'Orda d'Oro, con ogni provincia; raggiungevano migliaia di verste e venivano servite da più di 400mila cavalli e un intero esercito di attendenti. Le missive consegnate dai corrieri a cavallo venivano raddoppiate anche da corrieri a piedi, che riuscivano a percorrere fino a 25 verste [1 versta = 3500 piedi – Trad.] in un giorno” ([183], Volume 1, pagina 42).

L'Impero prosperava anche grazie al commercio:

“Il territorio dell'Orda d'Oro occupava l'intersezione delle antiche rotte commerciali che andavano dalle coste del Mar Nero a nord e a ovest, attraverso le steppe adiacenti al Mar Nero e al Mar Caspio... La maggior parte del territorio adiacente all'attuale fiume Volga si trovava nelle mani dei Tartari e dei Mongoli, per cui questo fiume era una rotta commerciale davvero molto importante, che divenne particolarmente vitale nel XIV secolo, quando i rapporti con la Russia in qualche modo si stabilizzarono… un'altra via commerciale importante del XIV-XV secolo era il Don, anch'esso controllato dai Tartari che governavano la città di Azak (Azov) situata sull'estuario del Don. Questa città era un importante terminale commerciale e un collegamento tra il mare e i commercianti fluviali, come anche per le carovane che andavano verso nord e verso est” ([674], pagine 43-44).

Ricordiamo ai lettori che i cosacchi del Don sono certi che la regione dell'Azov un tempo appartenesse a loro ([183], Volume 2). Pertanto, il “controllo tartaro” sulla regione di Azov è un’ulteriore prova del fatto che tartari e cosacchi sono la stessa cosa:

“La rotta del Don era strettamente connessa all'itinerario del Volga; c'era un passaggio tra i due fiumi dove i canali erano vicini l'uno all'altro... L'Orda d'Oro commerciava con l'Asia centrale, le colonie italiane vicino al Mar Nero, Bisanzio e l'Egitto; questo fece di Saray un centro commerciale internazionale, dove si poteva trovare sia tutta la merce orientale, che le pellicce russe, le pelli ecc... i khan dell'Orda d'Oro beneficiarono enormemente di questo commercio, poiché riscuotevano le numerose tasse pagate dai commercianti... i khan Mongoli introdussero guarnigioni di sicurezza che sorvegliavano le rotte carovaniere in Persia, e le carovane pagavano tariffe speciali per passare attraverso il territorio sorvegliato” ([674], pagina 45).

Allo stesso tempo, gli autori arabi del XIII-XIV secolo scrivevano che il Volga era pieno di navi russe ([674], pagina 45). Abbiamo visto che, in quest'epoca, il commercio era una delle attività principali dei russi, da cui i numerosi riferimenti ai commercianti russi dell'Orda. Gli stranieri non facevano distinzione tra loro e i commercianti mongoli, il che è del tutto ovvio, visto che “mongolo” si traduce con “grande”.

Si presume che l'impero “mongolo” vendeva gli “schiavi russi”, il che sarebbe perfettamente naturale se la versione Scaligero Miller della storia fosse corretta: i malvagi invasori che vendevano la nazione conquistata come schiava ai paesi lontani. Tuttavia, i documenti ci lasciano un'impressione diversa: tra gli schiavi provenienti dalla Russia c'erano tanti tartari quanti erano i russi ([674], pagine 34-40). La tratta degli schiavi era infatti molto comune nel XIV secolo; tuttavia, gli schiavi erano persone di tutte le nazionalità e gruppi etnici: russi, tartari, ecc…

Per cui, la conquista “mongola” = “grande2, portò alla formazione dell’Impero, il cui centro era in Russia, che svolgeva un ruolo chiave nel commercio internazionale; qui si potevano trovare merci provenienti da ogni parte del mondo. Di tanto in tanto, gli archeologi moderni trovano reliquie che testimoniano lo splendore di quel periodo, e ovviamente le datano erroneamente al periodo “pre-mongolo”. Di seguito è riportato un esempio che testimonia quanto detto.

Nella fig. 5.1. vediamo una principesca collana dorata, con quattro medaglioni d'oro di circa 10 centimetri di diametro. I medaglioni sono tenuti insieme da perline traforate; questa lussuosa collana fu trovata nel vecchio sito di Ryazan nel 1822, e si presume rappresenti la scuola di gioielleria di Ryazan del XII secolo. Si possono solo immaginare i gioielli indossati dai Gran Principi e dai loro cortigiani. La storia di Scaligero è molto confusa nello spiegare come un così alto livello di lusso possa essere caratteristico di una città russa di provincia: un’enorme collana d’oro ricoperta di filigrana e pietre preziose, difficilmente potrebbe essere acquistata dai proventi della vendita di prodotti locali sui mercati internazionali.


Figura 5.1.
Collana d'oro appartenuta a un principe,
con medaglioni d'oro pari a 10 centimetri di diametro.
Presumibilmente, un capolavoro della scuola di gioielleria
di Ryazan risalente all'inizio del XII secolo;
in realtà i principi di Ryazan non avrebbero potuto
permettersi gioielli del genere fino alla Grande Conquista “mongola”,
che aveva posto le loro terre al centro stesso di un impero mondiale,
proprio accanto alla capitale, Novgorod la Grande.
Cartolina pubblicata a Mosca dalla casa editrice
Izobrazitelnoye Iskusstvo nel 1988.

3.5. I mongoli parteciparono alle crociate del XIV secolo.

Tutte le crociate di successo del XIV secolo, ebbero luogo con la partecipazione attiva dei Mongoli: i paesi occidentali cercarono di formare un’unione con i Mongoli per conquistare la Siria e l’Egitto. Molti furono i delegati papali inviati in Mongolia, così come quelli del re francese. Si è scoperto che i Mongoli avevano sostenuto l'idea delle crociate in Palestina:

“I delegati cattolici inviati in Mongolia cercavano un'unione con i mongoli per combattere insieme contro l’Islam. L'idea di unire i crociati e i mongoli contro i musulmani, che avevano conquistato Gerusalemme e il Santo Sepolcro, era stata espressa in Occidente sin dalla conquista della città musulmana di Khorezm da parte di Gengis-Khan. Inoltre, gli occidentali credevano nella leggenda secondo cui esisteva uno stato cristiano, da qualche parte entro i confini della Mongolia, governato da un prete, ovvero Papa Giovanni” ([183], Volume 1, pagina 54). Vediamo chiaramente quanto segue:

1) La Mongolia era in larga misura cristiana. Di seguito discuteremo del fatto che Khorezm è solo la versione araba del nome Kostroma (una città situata vicino a Yaroslavl). Kostroma era uno dei quartieri generali utilizzati dal Gran Khan. Facciamo notare che gli storici non riescono ancora a trovare la “perduta Khorezm”.

2) La Mongolia cristiana era governata da Papa Giovanni; si tratta senza dubbio di Ivan Kalita il “batya”, ovvero il “padre”, conosciuto anche come Batu Khan. Oltre a ciò, Genghis Khan era conosciuto come Giovanni il Presbitero (vedi indice alfabetico del libro della Matuzova [517]). Tenete presente anche il fatto che Georgiy e Ivan erano fratelli.

3) Dal punto di vista tradizionale, uno “stato governato da Papa Giovanni” è una totale assurdità, che è esattamente il modo con cui si riferiscono gli storici moderni. Tuttavia, gli occidentali erano convinti che un tale stato sia esistito, nientemeno, che fino al XVII secolo:

“Gli inviati papali erano graditi ospiti del quartier generale mongolo: tennero molte trattative con i Mongoli, che risparmiarono la popolazione cristiana in Asia Minore e in Asia Centrale [durante le crociate! – Aut.]. Ai cristiani fu promessa la restituzione di tutte le terre conquistate dai Turchi; tuttavia, i Mongoli chiesero che il re di Francia e gli altri re giurassero fedeltà a Gengis Khan [noto anche come Gran Principe Georgiy - Aut.]” ([183], Volume 1, pagina 55).

“Khulagu Khan [un’altra versione di Georgiy – Gourgou, nome indossato da un gran numero di discendenti di Gengis Khan – Aut.] … aveva conquistato le terre dell'Asia Minore fino all'India, e le terre conquistate in Occidente arrivavano a Damasco. Baghdad fu presa dalle sue truppe, il Califfo venne ucciso, la città distrutta e la popolazione musulmana massacrata. Lo stesso è accaduto a Damasco: i Mongoli hanno ucciso i musulmani e protetto i cristiani. La moglie di Khulagu [George – Aut.] era cristiana e nipote di Van Khan [alias Papa Giovanni, o lo stesso vecchio Ivan Kalita = Georgiy = Genghis Khan – Aut.] … il suo comandante militare Kitbok era un cristiano; anche lo stesso Khulagu fu molto influenzato dal credo cristiano, ed ebbe sempre una chiesa da campo vicino al suo quartier generale… nello stesso anno [il presunto anno 1257, o 1357 dopo la compensazione dello spostamento centenario – Aut.], Khulagu rivolse le sue truppe verso l'Egitto”.

Le campagne di successo dei Mongoli in Asia Minore fecero rallegrare tutti i cristiani [gli storici sono del parere che i cristiani russi non si rallegrarono alla notizia della conquista mongola – Aut.]. I Mongoli erano visti come una sorta di 'crociati gialli', che avevano combattuto contro i musulmani infedeli.

“Il quartier generale di Khulagu fu visitato dai delegati del re armeno, del principe di Antiochia e di Luigi IX, re di Francia” ([183], volume 1, pagine 62-64). Gli storici cercano di farci credere che i pogrom musulmani siano avvenuti nel periodo in cui i Mongoli decisero di accettare l'Islam come religione ufficiale; stranamente, questa “conversione all’Islam” ha portato ad una “migliore organizzazione” della gerarchia ecclesiastica ortodossa nell’impero mongolo e alla fondazione dell’eparchia di Saray nel quartier generale del khan. Gordeev riferisce quanto segue:

“L’accettazione dell’Islam come religione ufficiale non ha influenzato l’atteggiamento nei confronti dei cristiani. Al contrario, la gerarchia della Chiesa cristiana è stata riorganizzata per essere più efficiente. Nel 1261 fu fondata un'eparchia nel quartier generale del khan nell'Orda d'Oro... Il metropolita Cirillo... era presente alla fondazione dell'eparchia a Saray” ([183], Volume 1, pagina 64).

La nostra opinione è la seguente. A quei tempi l’Islam non era una religione separata: lo scisma tra Islam, Cristianesimo ortodosso e Chiesa latina avvenne più tardi, nel XV-XVI secolo. Ecco perché vediamo che i crociati erano una forza congiunta di cattolici (europei occidentali), cristiani ortodossi (russi) e musulmani (mongoli). Fu solo nel XVI-XVII secolo, che gli storici occidentali decisero di presentare le antiche crociate come le battaglie contro l'Islam, poiché nel XIV-XVII secolo l'Occidente era già in guerra con i paesi musulmani.

Nella seconda parte del XIV secolo, “il cristianesimo in Asia fu diffuso dalla setta dei Nestoriani, che furono banditi da Bisanzio... la setta prese il nome dal vescovo di Costantinopoli... che l'aveva fondata a Mosul; obbedivano a un loro patriarca” ([183], Volume 1, pagina 54).

Da qui nasce il nome Musulmano, che deriva da Mosul, una città dell'Asia Minore. I primi musulmani furono i cristiani nestoriani. Solo più tardi, quando tutto quanto detto sopra era già stato dimenticato da quasi tutti, lo scisma tra il credo musulmano e quello cristiano fu retrodatato di circa 600 anni.