Сronologia 3
di Anatoly T.Fomenko

PARTE PRIMA - LA DATAZIONE DELL'ALMAGESTO
di A. T. Fomenko, V. V. Kalashnikov e G. V. Nosovskiy.

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

This Italian translation of the fragments of the 3-st volume by Anatoly Fomenko was done by Claudio dell'Orda from the English edition: 
A. T. Fomenko, V. V. Kalashnikov, G. V. Nosovskiy
History: " Fiction or Science?" Astronomical methods as applied to chronology. Ptolemy's Almagest. Tycho Brahe. Copernicus.
The Egyptian zodiacs.

CAPITOLO 11
Gli altri problemi e ipotesi che nascono dalla datazione del catalogo dell’Almagesto
di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy.

 

7. Copernico, Tycho Brahe e Keplero. La relazione tra Giovanni Keplero e la versione finale dell’opera copernicana.

7.1. Cosa sappiamo di Copernico e delle sue imprese astronomiche? Il sistema eliocentrico cosmologico fu davvero scoperto nella prima metà del XVI secolo e non più tardi?

Si ritiene che Copernico sia vissuto nel XV-XVI secolo, nel 1473-1543 ([395], pagina 99). Inoltre si crede che le date di vita di Tycho Brahe siano 1546-1601, mentre Keplero, l'apprendista di Brahe, visse nel 1571-1630. Cioè, secondo la storia scaligeriana questi astronomi formano la seguente sequenza: Copernico, Brahe e Keplero.


Figura 11.22.

Antico ritratto di Copernico con in mano un mughetto.
Erano i medici che di disegnavano così, non gli astronomi.
Il ritratto originale è conservato nel Museo di Copernico a Frauenburg.
Tratto da [44], inserito tra le pagine 12 e 13.


Figura 11.23.

Antico ritratto di Copernico. L'originale è conservato
nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
Tratto da [44], inserito tra le pagine 160 e 161.

Nelle Figure 11.22 e 11.23 riproduciamo due antichi ritratti di Copernico, che oggi noi conosciamo per essere stato un grande astronomo. È difficile dire se i ritratti raffigurino la stessa persona o no. Tra l'altro, il primo ritrae Copernico come un dottore, non un astronomo! Secondo gli esperti in storia della scienza, “uno dei ritratti raffigura Copernico con in mano un mughetto, un emblema della professione medica” ([44], pagine 80-81). Anche un altro ritratto raffigura Copernico sempre con in mano un mughetto, ancora una volta un medico, vedere la Figura 11.24. Ovviamente, ci sono dei ritratti di Copernico che enfatizzano la sua passione per l'astronomia ( vedi Figura 11.24a), anche se tutti questi hanno un'origine più recente rispetto al vecchio ritratto della Figura 11.22.

Tuttavia, persino questo ritratto deve essere stato creato relativamente di recente.

Gli esperti in storia della scienza notarono questo fatto strano molto tempo fa. Dopo aver riflettuto, suggerirono la seguente spiegazione: “L'arte medica di Copernico era così tanto apprezzata che il pittore deve aver ricevuto il consiglio di ritrarre il venerabile astronomo erudito con in mano un mughetto” ([44],pagina 81). Potrebbe essere vero, tuttavia non siamo riusciti a trovare dei vecchi ritratti di famosi astronomi come Claudio Tolomeo, Tycho Brahe o Giovanni Keplero, con dei simboli che si riferiscono ad altre professioni. Dopo tutto, nonostante la famosa passione di Tycho Brahe per la fabbricazione di strumenti e globi, nessuno lo ha mai ritratto con indosso un grembiule o mentre stava usando il tornio. Non ci sono ritratti di Keplero con un pennello e una tavolozza. Anche Tolomeo, nelle vecchie fonti fu interpretato solamente come un astronomo (vedere la Figura 12.25). Pertanto, il caso di Copernico balza molto nell'occhio se consideriamo tutti gli altri astronomi del medioevo.


Figura 11.24.

Copernico mentre tiene in mano un mughetto,
il simbolo della gilda dei medici.
Tratto da [926], pagina 54.


Figura 11.24a.


Dipinto simbolico del XIX secolo dal titolo
L'astronomo Copernico in conversazione
con Dio
di Jan Matejko (1838-1893).
Museo dell'Università di Jagellonia. 1872.


Figura 11.25.

Antico disegno di Tolomeo accompagnato da Astronomia e Urania. Incisione presa da un'edizione veneziana della Universal Sphere di Sacrobosco, datata il presunto 1490. Tratto da [98], pagina 42.

 

Questo potrebbe significare che nel XV-XVI secolo l'occupazione principale di Copernico fosse effettivamente la medicina? Il suo interesse attivo per l'astronomia potrebbe essere stato attribuitogli molto più tardi, nel XVII secolo, durante la costruzione della “storia della scienza astronomica del XVI secolo”.

C'è una qualche ragione per indagare su questo. Infatti, vi facciamo notare la seguente circostanza che è di grande importanza. A quanto pare, “sfortunatamente, le sue [di Copernico - autore] biografie più antiche risalgono già al XVII secolo; ne menzioniamo due: il libro di Simon Starowolski e quello di Pierre Gassendi” ([44], pagina 8). Vedere anche il libro di Gassendi ([1152]). Ciò significa che le prime biografie di Copernico sono state scritte nell'epoca più antica di Giovanni Keplero. Inoltre, “persino l'anno della sua nascita è rimasto ancora in dubbio fino ad oggi. La maggior parte dei biografi accetta il 19 febbraio (vecchio stile) 1473 come data più probabile. Si basa sulla testimonianza di Michael Maestlin, l'insegnante di Keplero” ([44], pagina 8).

Tuttavia, una conoscenza più approfondita della Testimonianza di Maestlin rivela la seguente circostanza, che è piuttosto strana. A quanto pare, “Maestlin riporta che Copernico nacque il 19 febbraio 1473, alle 16:48” ([44], pagina 8). Occorre tenere presente che la lancetta dei minuti non esisteva ancora negli orologi del XV secolo. Con modestia, i biografi moderni di Copernico di solito omettono la “data precisa di nascita”, in piena consapevolezza che le “4:48 pm” è una fantasia di Maestlin. Tuttavia, si presume che conoscesse la data esatta. Abbiamo dei dubbi al riguardo. Dopo tutto, è stato riportato che le prime biografie di Copernico furono create non prima del XVII secolo, per cui è molto probabile che la fantasia fosse il loro elemento principale (oppure, in alternativa, i calcoli astronomici del XVII secolo, quando la “data di nascita precisa” del grande Copernico avrebbe potuto essere “calcolata a ritroso nel tempo dalle posizioni delle stelle”. Tenete presente che Giovanni Keplero era un “astrologo molto prolifico ed entusiasta che aveva studiato sotto Maestlin” ([926], [395] e [44]).

Segnaliamo il fatto che le prime “biografie di Copernico” furono scritte nientemeno che dall'insegnante di Keplero.

Bisogna ammettere che alcuni esperti moderni in storia della scienza sono ben consapevoli riguardo la vaghezza della Testimonianza di Maestlin, allo stesso modo degli altri racconti fatti dai primi biografi di Copernico nel XVII secolo. Si afferma onestamente che “non sappiamo nulla dell'infanzia del grande astronomo; non è sopravvissuta nessuna informazione verbale riguardo a quell'epoca della sua vita” ([44], pagina 8). Perciò, i riferimenti ispirati alle “16:48” sono ovviamente una licenza poetica di alcuni scienziati con la stessa mentalità letteraria dell'epoca di Keplero, oppure delle manifestazioni di cabalismo astrologico, caratteristiche dello stesso periodo del XVII secolo.

Gli esperti in storia della scienza riferiscono che le principali attività “visibili” di Copernico furono quelle di medico, clericale e amministratore. Queste tre parole formano il nome di uno dei capitoli del libro ([44], pagina 39). Non si parla di astronomia. Si fa notare che “Copernico stava di fatto svolgendo i doveri di vescovo ... rimanendo in carica nella parrocchia per sei mesi” ([44], pagina 76). Inoltre, “nel 1520 Copernico si trova a ricoprire la carica di governatore dell'Holstein, dove deve risolvere il problema della protezione della città dalle scorribande dei militanti dell'Ordine Teutonico” ([926], pagina 56).

Ai nostri giorni ci viene detto che Copernico era un astronomo in incognito che non pubblicizzò mai le sue inclinazioni astronomiche, figuriamoci la sua grande scoperta. Questo è ciò che si legge: “Ha tenuto segreto a tutti il suo manoscritto … Copernico non ha mai condiviso i suoi piani con nessuno; il suo lavoro era completamente in incognito; nemmeno suo zio sapeva qualcosa della rivoluzione astronomica preparata dal suo geniale nipote” ([44], pagine 41-42).

Oggi, la preparazione del libro di Copernico viene descritta come segue: “Già nel 1509 Copernico era conosciuto come un audace riformatore dell'astronomia, sebbene solo a un gruppo di persone piuttosto limitato. In pochi sapevano di lui, basti pensare che nessuno sospettava dell'esistenza di un trattato voluminoso scritto da Copernico e già finito come bozza a quei tempi” ([44], pagina 47).

Concordiamo per un momento con i biografi scaligeriani di Copernico e riteniamo che per un motivo o per l'altro. l'attività astronomica rimase segreta per tutta la sua vita. A quanto pare, qualsiasi astronomo di quel calibro, uno che fece una scoperta così grande, avrebbe portato avanti le sue osservazioni per molti anni. Bisogna porsi la seguente domanda: quali strumenti usò? Ad esempio, nell'Almagesto Tolomeo descrive una varietà di strumenti astronomici, tutti complessi e piuttosto costosi.


Figura 11.26.

“Il triquetro, lo strumento che Niccolò Copernico utilizzò per le osservazioni”
([926], pagina 55).
Era fatto di legno di abete.
Gli autori stanno cercando di convincerci che Copernico
fece la sua grande scoperta astronomica con l'aiuto di questo
strumento primitivo di legno. Tratto da [926], pagina 55.

Figura 11.27.

Un vecchio ritratto del “antico” Tolomeo,
mentre sta tenendo in mano uno strumento di legno.
Riconosciamo che lo strumento è identico al “triquetrum” di Copernico.
Preso da [98], pagina 8.
Un'altra versione della stessa incisione
(un “secondo originale”?) era già stata citata
in precedenza, vedi Figura 0.1.

Tycho Brahe aveva una passione per la creazione di strumenti astronomici nuovi e unici, tanto che avviò un’industria di artigiani professionisti (del tutto impossibile senza il sostegnÈ molto significativo che “l'antico” Tolomeo fosse stato ritratto con le stesse due assi nel Medio Evo, vedi la Figura 11.27. Questo strumento astronomico potrebbe essere rimasto inalterato per millecinquecento anni, il periodo che si presume separi Tolomeo da Copernico? Tuttavia, l'opera d'arte in questione lascia l'impressione che Tolomeo e Copernico fossero contemporanei e usassero più o meno gli stessi strumenti.
Andiamo avanti. Si dice che le osservazioni che sostengono la scoperta di Copernico siano state fatte a Frauenburg. Tuttavia, leggiamo che “in linea generale, Frauenburg era un posto molto scomodo per le osservazioni astronomiche. Ciò è dovuto alla latitudine geografica di quella località, che è pari a 54° 22' e complica l'osservazione dei pianeti. Inoltre, la vista era ulteriormente oscurata dalle frequenti nebbie che salivano dal mare, così come dall'abbondanza di nuvole a quelle latitudini ... Tuttavia, Copernico non si sforzò di ottenere una grande precisione nelle sue osservazioni ... Secondo la testimonianza di Retico, il suo apprendista e appassionato sostenitore ... si diceva spesso che sarebbe stato ... felice di riuscire a portare il margine di errore delle sue osservazioni entro i limiti dei 10' (10 gradi d'arco)”. Ogni volta che Retico iniziava a discutere e sostenere ciò che si doveva fare per essere più precisi possibili, Copernico sottolineava l'impossibilità della cosa come pure la quantità di lavoro necessaria, mettendo in guardia il suo apprendista dalle “riflessioni di dubbia veridicità”, basate su osservazioni a priori imprecise” ([44], pagina 57).
La cosa sembrerebbe ragionevole e ovvia, qualora volessimo considerare che Copernico visse davvero proprio all'alba dell'epoca dell'astronomia, nel significato moderno della parola, ovvero una scienza che impiega una serie di strumenti più o meno precisi. Secondo la nostra ricostruzione, il momento in questione è quello in cui si stavano accumulando i materiali principali per la versione finale dell'Almagesto di Tolomeo. Gli strumenti precisi dei medievali Tolomeo e Tycho Brahe, o non esistevano o furono appena creati nel XV-XVI secolo. Potrebbe essere che la scoperta attribuita a Copernico sia stata fatta più tardi, alla fine del XVI o addirittura all'inizio del XVII secolo, quando il livello degli strumenti astronomici era cresciuto notevolmente e i dispositivi non venivano affatto costruiti con assi di legno di abete a buon mercato.
Ma torniamo allo strumento principale di Copernico, quello fatto con piccole assi di legno. Fu “conservato a Frauenburg come una preziosa reliquia per quarant'anni dopo la morte del famoso astronomo… Johann Hanovius, il vescovo della Varmia...spedì in regalo lo strumento della parallasse di Copernico a Tycho Brahe. Quest'ultimo rimase felice di aver ricevuto questo dono in quanto era un fan di Copernico, sebbene avesse rifiutato il suo sistema eliocentrico” ([44], pagine 58-59). In questo caso siamo perfettamente giustificati a chiederci se la cosmologia copernicana nella sua versione completa fosse conosciuta all'epoca di Tycho Brahe. Potrebbe essere che la riluttanza di quest'ultimo nel riconoscere il sistema copernicano possa essere spiegata dal semplice fatto che non esisteva nella sua forma finale. Brahe fu costretto a creare una sua cosmologia nel tentativo di sviluppare il modello di Tolomeo. Tycho Brahe potrebbe aver rispettato il suo predecessore Copernico per alcuni meriti astronomici, ma difficilmente non per quelli attribuiti a lui oggi. Torneremo su questo problema più avanti.
Un'altra stranezza è la seguente. A quanto pare, “le lettere di Copernico non sono sopravvissute, sia quelle che inviò agli altri scienziati, sia quelle che gli scienziati in questione gli inviarono per discutere la sua cosmologia eliocentrica” ([44], pagina 84). Permetteteci di ribadirlo. Potrebbe essere che il sistema eliocentrico sia stato finalmente formulato dopo la prima metà del XVI secolo, la fine del XVI secolo o l'inizio del XVII, per esempio? Questo potrebbe spiegare l'assenza della relativa corrispondenza nella prima metà del XVI secolo.

 

 

7.2. Le stranezze nella storia di Scaligero su come fu pubblicato il libro di Copernico.

Oggi ci viene detto quanto segue: “Copernico descrisse la sua teoria in due opere. La prima, la Epitomae, era un piccolo saggio (12 pagine) mai stampato e distribuito solo in copie scritte a mano. Fu menzionato da Tycho Brahe; il manoscritto stesso venne scoperto solo intorno alla fine del XIX secolo [sic! - autore] negli archivi delle biblioteche di Vienna (1877) e Stoccolma (1881). L'opera principale di Copernico, intitolata Sulle rivoluzioni delle sfere celesti, fu pubblicata nel 1543. Un corriere speciale portò le diverse copie del libro a Copernico, gravemente ammalato all'età di 70 anni, lo stesso giorno della sua morte: il 24 maggio 1543” ([395], pagina 101).

Gli esperti in storia dell'astronomia ci raccontano quanto segue: “La questione relativa alla data di creazione della Epitomae, rimane toccante ancora oggi” ([395], pagina 101). Inoltre: “Si presumeva fosse andata perduta; ne furono trovate due copie scritte a mano solo per un colpo di fortuna: una nella Biblioteca di Vienna e l'altra nella biblioteca dell'Osservatorio di Stoccolma” ([44], pagina 85).

o statale a causa del suo prezzo enorme). Si potrebbe presumere che Copernico abbia fatto qualcosa del genere, tuttavia la storia scaligeriana ci dice cose diverse e anche in questo caso dipinge un'immagine piuttosto strana.

Citiamo: “Erano necessari dei calcoli su larga scala che dovevano inevitabilmente basarsi su una certa quantità di nuove osservazioni. Per condurle ci volevano per forza degli strumenti astronomici. Niccolò Copernico non aveva né gli strumenti, né alcuna possibilità di ordinarli. Pertanto, optò per farseli tutti da solo. Siccome non aveva un'officina meccanica decise di costruire degli strumenti complessi, come quelli che furono utilizzati da Walther e Schoner, gli astronomi di Norimberga ...

Per le osservazioni dell'altezza del meridiano del Sole durante il solstizio d'estate e di inverno, Copernico fece un quadrante. Tuttavia, utilizzò questo strumento piuttosto di rado. Per la maggior parte delle volte usò un altro strumento portatile, uno noto con il nome di “triquetro”, o “strumento della parallasse”. Questo strumento semplice viene anche occasionalmente indicato come “la gran regola di Tolomeo”. Copernico se lo fece da solo, “piuttosto accuratamente, usando legno di abete” ([44], pagina 54).

Nella Figura 11.26 riproduciamo un antico disegno di questo strumento primario utilizzato da Copernico. È così primitivo che non si può fare a meno di dubitare che Copernico, un medico, ecclesiastico, amministratore e governatore, potesse usare due assi di legno di abete per fare un grande scoperta astronomica e molte altre attività. A quanto pare gli esperti in storia dell'astronomia sono consapevoli della stranezza della cosa, motivo per cui espressero delle sensazioni di questo tipo: “Per quanto a prima vista possa sembrare rozzo questo strumento ...” ([44], pagina 56).


Figura 11.28.

L'inizio del manoscritto intitolato Sulle rivoluzioni
delle sfere celesti
oggi attribuito a Copernico.
L'originale è conservato nel Museo di Copernico a Frauenburg.
Tratto da [44], inserito tra le pagine 12 e 13.


Figura 11.29.

Ingrandimento di una parte del manoscritto di Copernico.
Tratto da [44], inserito tra le pagine

Per cui, la Epitomae attualmente attribuita a Copernico, lo scienziato del XV-XVI secolo, fu conosciuta solo alla fine del XIX secolo. Non siamo riusciti a trovare dei dati affidabili nelle opere anteriori al XIX secolo. Potrebbe essere stata scritte da qualche astronomo del XVIII o XIX secolo, come una sorta di breve interpretazione della famosa opera principale di Copernico. Pertanto, è meglio non fare delle ipotesi sulla scoperta della cosmologia eliocentrica nella prima metà del lontano XVI secolo, menzionata nella Epitomae.


Figura 11.30.

Frontespizio del libro di Copernico Sulle Rivoluzioni delle Sfere Celesti.
Si presume sia stato pubblicato nel 1543.
Tuttavia, la data M. D. XLIII che troviamo qui, può essere interpretata
in una varietà di modi.
Tratto da [44], inserito tra le pagine 144 e 145.

Figura 11.31.

Ingrandimento della data sul frontespizio del libro di Copernico.
Tratto da [44], inserito tra le pagine 144 e 145.

Le Figure 11.28 e 11.29 riproducono la fotografia dell'inizio del manoscritto di De Revolutionibus Orbium Coelestium. Si crede che si tratti dell'autografo di Copernico ([44], pagine 12-13). Tuttavia, sembra piuttosto strano per un testo del XVI secolo. È facile da leggere, le frasi sono divise parola per parola, ecc.. (vedi Figura 11.29). Potrebbe forse essere di origine successiva? Discuteremo a lungo l'aspetto dei testi vecchi autentici del XVI secolo in Cronologia 4.

Nella Figura 11.30 possiamo vedere il frontespizio del primo libro stampato di Copernico: il De Revolutionibus Orbium Coelestium, che presumibilmente risale al 1543 ([44], pagine 144 - 145).Tuttavia, la data di pubblicazione è stata trascritta con M. D. XLIII. Le prime lettere romaniche (M e D) sono separati dalle altre per mezzo di puntini, vedere la Figura 11.31. Come abbiamo già spiegato nei dettagli in Cronologia 1, Capitolo 6:13, queste date possono essere interpretate in una varietà di modi sostanzialmente diversi l'uno dall'altro: ad esempio “43 anni dall'ascesa al trono della Grande Casa” (Magnus Domus, ovvero M.D.). L'identità della casa in questione (l'inizio del regno di una casa reale) è un argomento del tutto differente, con una varietà di possibili risposte. Pertanto, bisogna essere estremamente cauti quando si afferma che la data in questione è il 1543 d.C. Un'interpretazione diversa potrebbe produrre una data pertinente all'inizio del XVII secolo. Vedere Cronologia 1, Capitolo 6.

Perché si crede che Copernico si sia opposto con veemenza a pubblicare la scoperta di tutta la sua vita, ottenendo una copia del libro nel giorno della sua morte? Gli esperti in storia dell'astronomia hanno notato da tempo la strana “reticenza copernicana”, proponendo una varietà di teorie per spiegarla. Ad esempio, questo è ciò che I. A. Klimishin disse sull'argomento: “Copernico sembra che abbia terminato il lavoro sulla sua opera intitolata De Revolutionibus Orbium Coelestium, nel 1532. La pubblicò undici anni più tardi, solo dopo l'insistente persuasione da parte dei suoi amici e devoti sostenitori. Perché mai? Alcuni ipotizzarono che Copernico avesse paura di essere perseguitato dalla chiesa. Altri insinuano che fosse un uomo molto modesto, il quale non voleva che il suo nome diventasse troppo famoso. Tuttavia, abbiamo già assistito al fatto che tutti i suoi superiori ecclesiastici esortarono gli editori a far partire la pubblicazione del libro il prima possibile. Le persecuzioni iniziarono sol un secolo più tardi” ([394], pagina 104).

La risposta potrebbe essere la seguente e non ha niente a che fare con la modestia. È probabile che la versione finale dell'opera copernicana fu scritta solo all'inizio del XVII secolo, che poi fu anche la versione originale. Provate a pensarci: fu proprio quando il dissenso socio-politico ed ecclesiastico in Europa occidentale raggiunse il suo apice. Sarebbe stato davvero pericoloso pubblicare la teoria eliocentrica finale in un ambiente del genere. Ecco perché gli editori del libro (o i suoi veri autori provenienti dalla cricca di Giovanni Keplero, per esempio) fecero la cosa più sensata: pubblicarono il libro, ma lo attribuirono a un astronomo morto più di cinquanta anni prima, Copernico, un medico, ecclesiastico e amministratore che potrebbe davvero essere stato il primo a dare l'ispirazione, ma le cui concezioni del sistema eliocentrico erano ancora piuttosto vaghe e senza forma.

Da qui, la leggenda che Copernico non vide mai pubblicato il suo libro, vale a dire, quella in cui si dice che fu messo nelle sue mani gelide il giorno della sua morte. “Gassendi, il primo biografo di Copernico [un autore del XVII secolo che ci sentiamo in dovere di ricordare ai lettori - autore], ci dice quanto segue sugli ultimi giorni dell'astronomo: “Il momento del suo ultimo respiro quasi coincide con la pubblicazione della sua opera magna ... Alcune ore prima della sua morte, gli fu portata una copia fresca di stampa del suo lavoro ... Prese il libro nelle sue mani e lo fissò, ma i suoi pensieri erano già lontani”. Le ripercussioni di questa storia raccontata da Gassendi si possono praticamente trovare in ogni biografia successiva di Copernico” ([44], pagina 109).

La struttura stessa della prima versione di questo libro colpisce in modo davvero bizzarro. Per prima cosa, ha un titolo lungo che equivale a circa 13 righe di un testo moderno ([44], pagina 149). Tuttavia, ci viene detto che “l'unica parte di questo titolo sofisticato e propagandistico che fu realmente scritta da Copernico può essere ridotta a Sulle Rivoluzioni delle Sfere Celesti, VI libri. Il resto fu scritto da Osiander” ([44], pagine149-150). E così, ci viene improvvisamente presentato Osiander, un misterioso coautore e presunto editore del libro.

Tra l'altro, il nome stesso potrebbe essere tradotto sulla falsariga di “Uomo Asiatico” o “Uomo di Gesù”, che lo trasforma in un probabile soprannome particolarmente perché è quasi “simmetrico” al suo nome proprio, Andrea, e assomiglia molto a un tipico gioco di parole dei cabalisti medievali. Si presume che Andreas Osiander sia vissuto nel 1498-1552 ([926], pagina 59).

Inoltre: “Osiander non si è limitato a questi due riquadri sul frontespizio. Ha scritto anche una prefazione che ha distorto lo spirito stesso dell'opera copernicana. Poiché questa prefazione rimase per un po' anonima, molti la attribuirono a Copernico e rimase errante per molto tempo” ([44], pagine 149-150). I. A. Klimishin scrisse quanto segue: “Le bugie si annidano nelle primissime pagine dell'opera copernicana, mascherate nella prefazione di Andreas Osiander, un teologo luterano (1498-1552) incaricato della redazione del libro” ([395], pagina 114). Ricordiamo ai lettori che Copernico era cattolico; per l'aggiunta, non un cattolico qualsiasi, ma uno investito della carica di vescovo ([44], pagina 76). Pertanto, sembra altamente improbabile che si sarebbe fidato di un teologo luterano per l'editoria o persino la prefazione. Dopo tutto, ci viene detto che i rapporti tra i cattolici e i luterani erano estremamente tesi nel XVI secolo. Tuttavia Keplero era protestante, per cui potremmo giustamente aspettarci che la prefazione del libro sia stata scritta da un teologo luterano che prese anche parte alla pubblicazione, vedi sotto.

Si presume che alcuni amici di Copernico protestarono contro la pubblicazione del libro con quella prefazione. Tuttavia non risolsero nulla, dal momento che l'opera magna copernicana “era già ampiamente venduta” ([44], pagina 150). Prestiamo attenzione anche alla seguente informazione: “La prefazione scritta dallo stesso Copernico potrebbe essere stata pubblicato solo 300 anni dopo” ([926], pagina 59).

Queste vaghe leggende sulla pubblicazione del libro, non potrebbero essere un riflesso delle opere di modifica che continuarono anche nel XVII secolo? Dopotutto, ci viene detto che “1000 copie del libro di Copernico furono stampate nel 1543; le nuove pubblicazioni ebbero luogo nel 1566 (Basilea) e nel 1617 (Amsterdam)” ([395], pagina 113). Occorre dire subito che la “nuova edizione del 1617” risale già all'epoca di Giovanni Keplero. Pertanto, tenendo conto di tutte le stranezze di cui sopra abbiamo tutti i diritti di porre la seguente domanda: è vero che le “edizioni precedenti” risalgono realmente al periodo tra il 1543 e il 1566, e non a uno successivo? Abbiamo già discusso sul fatto che le date tipo M. D. XLIII possono essere interpretate in vari modi.

Inoltre, in Cronologia 1, Capitolo 6: 13.5, abbiamo dimostrato che la data di pubblicazione di alcuni libri stampati, risalenti al XVI-XVII secolo, potrebbe essere doveroso avvicinarla cronologicamente alla nostra epoca per almeno cinquant'anni. Potrebbe risultare che la data della prima pubblicazione dell'opera copernicana non si aggiri intorno al 1543 come si crede oggi, ma al 1593, ovvero l'epoca di Keplero.

I nostri oppositori potrebbero rispondere come segue: come si crede oggi, le Tavole Prussiane del Moto Celeste, presumibilmente compilate sulla base della teoria copernicana, non furono pubblicate nel presunto 1551? ([395], pagina 104). Le nuove edizioni delle tavole uscirono presunti 1571 e 1584; “diventarono la base per la riforma del calendario voluta da Papa Gregorio XIII nel 1582, conosciuta anche come l'introduzione del “nuovo stile””([395], pagina 104). La nostra risposta sarà identica a quella sopra riguardo il libro copernicano. Il periodo della riforma del calendario cade alla fine del XVI secolo, circa 50 anni dopo la presunta prima pubblicazione del libro di Copernico. Le Tavole Prussiane vennero compilate nei presunti 1571 e 1584, inoltre richiedono delle ulteriori analisi. È possibile che il testo delle Tavole che è arrivato sino ai nostri tempi, in realtà risalga a un'epoca successiva. Inoltre, la riforma del calendario del 1582 potrebbe essere stata eseguita senza la cosmologia eliocentrica. Tutti i calcoli teorici necessari per la riforma sono facilmente realizzabili senza la teoria copernicana, soprattutto per il fatto che gli storici fanno la seguente osservazione perfettamente giustificata: “Le Tavole Prussiane non avevano alcun vantaggio tangibile sulle Tavole Alfonsine” ([926], pagina 61).

 

 

7.3. Perché si crede che Tycho Brahe “non abbia accettato la teoria di Copernico”? In realtà, il sistema inventato da Tycho Brahe è identico a quello copernicano.

Ci viene detto che Tycho Brahe riverisse Copernico e conoscesse il suo lavoro, ma che per qualche motivo non accettava il modello eliocentrico: “Tycho aveva un'altissima opinione di Copernico, il cui ritratto fu messo nel luogo più visibile dell'osservatorio” ([395], pagina 131). Eppure “Tycho non accettava il sistema copernicano” (ibid). La sensazione di stranezza cresce una volta che si acquisisce familiarità con i versi esaltati dell'ode presumibilmente scritta da Tycho Brahe sul sistema copernicano, dopo aver saputo dello strumento della parallasse in legno costruito dallo stesso Copernico. I frammenti di questa ode tradotti in [44] pagina 59, sono i seguenti:

“Ho fiducia in quel nobiluomo di Copernico,

che ha realizzato questo subdolo aggeggio

      perseguendo così un’azione molto audace ...”

Prosegue rimanendo pur sempre esaltata e irrimediabilmente romantica. Abbastanza correttamente, gli esperti in storia dell'astronomia riportano anche quanto segue: “Questa è l'ode scritta da Tycho Brahe per glorificare la sua cosmologia [di Copernico - autore] e l'effetto che ha avuto sui suoi contemporanei” ([44], pagina 60). In questo caso, la posizione scientifica di Tycho Brahe diventa ancora più bizzarra. Rimase così profondamente impressionato dalla cosmologia copernicana, che addirittura la rifiutò! Come mai?

Siamo favorevoli a una spiegazione semplice. A quanto pare, la formulazione finale del sistema eliocentrico avvenne solo nell'epoca di Brahe, mentre il periodo precedente fu quello della creazione e della realizzazione. La storia dell'astronomia sostiene che Tycho Brahe abbia creato una sua cosmologia, che includeva elementi di entrambi i sistemi: quello tolemaico e quello eliocentrico ([926], pagina 67). Questa creazione non fu affatto di natura speculativa, ma piuttosto il risultato di un'importante scoperta astronomica. Tycho Brahe osservò le comete, calcolò le loro orbite e creò un corollario che distrusse una delle idee principali che stanno alla base del sistema tolemaico. Vale a dire che si rese conto che le “sfere di cristallo duro” non possono esistere nella realtà, altrimenti interferirebbero con il moto delle comete ([395], pagina 131). L'idea di Brahe era semplice, eppure rivoluzionaria. Scoprì che le orbite delle comete si allungavano notevolmente, quindi dovevano per forza intersecare le orbite degli altri pianeti che attraversano le rispettive “sfere di cristallo”, che gli astronomi del XV-XVI secolo credevano esistessero per davvero. Diventa ovvio che la scoperta di Brahe fu davvero uno stimolo per un massiccio cambiamento di paradigma. Nel caso di Copernico, non ci viene detto niente di concreto sulla sua motivazione per la scoperta del sistema eliocentrico, solo la leggenda delle due assi di abete, anche se molto lisce.

La cosmologia di Tycho viene mostrata nella Figura 11.32. La si può anche vedere in un'antica mappa riprodotta nelle Figure 0.26 e 0.27 che accompagnano la Prefazione. La Terra rimane al centro dell'Universo con il Sole che gli gira intorno, ma tutti gli altri pianeti già ruotano intorno al Sole. E' precisamente per questo che il sistema di Tycho Brahe oggi viene definito geo-eliocentrico ([395], pagina 132). E' perfettamente ovvio che differisce dal “sistema di Copernico” solo per la selezione del punto di riferimento iniziale del sistema delle coordinate. Questa è l'unica differenza. Come sappiamo dai corsi scolastici di fisica e matematica, un punto di riferimento alterato non influisce sul sistema effettivo dei corpi mobili, ma può cambiare solo il sistema delle coordinate: la posizione dell'osservatore, se preferite. In altre parole, è la vista che cambia, non il paesaggio reale.


Figura 11.32.

Il diagramma è una rappresentazione de facto del sistema eliocentrico di Tycho Brahe.
Il punto di riferimento iniziale coincide con la posizione della Terra (in altre parole, l'osservatore si trova sulla superficie terrestre).
Tuttavia, tutti gli altri pianeti ruotano attorno al sole.
Se dovessimo ignorare la scelta del punto di riferimento iniziale, vedremmo immediatamente che tutti i pianeti ruotano attorno al Sole.
Nella sua forma iniziale, lo schema copernicano nasce come conseguenza dello spostamento del punto di riferimento (ossia l'osservatore) per il Sole.
Il sistema eliocentrico di Tycho Brahe deve essere stato concepito prima del sistema attualmente attribuito a Copernico, che si presume sia stato un predecessore di Tycho Brahe. Tratto da [395], pagina 132.


Figura 11.32a.

Il sistema eliocentrico dell'Universo secondo Tycho Brahe.
Preso dall'atlante di Bleau [1036: 1], p.16.

Consideriamo ancora una volta il sistema di Tycho Brahe raffigurato nelle Figure 11.32 e 11.32a e la mappa antica nella Prefazione (Figure 0.26 e 0.27). In realtà, dal punto di vista della cinematica questa valida cosmologia è perfettamente eliocentrica: l'unica differenza è che il centro del sistema di riferimento è la Terra. Tuttavia, sappiamo che il centro del sistema delle coordinate può essere ovunque e collegato a qualsiasi corpo mobile presente nel sistema. Se mettessimo il Sole come punto di riferimento iniziale nel diagramma di Tycho Brahe, giungeremmo immediatamente al “sistema copernicano” senza introdurre delle modifiche fondamentali. La Terra ruoterebbe attorno al Sole, poiché nella cosmologia di Tycho già lo fanno tutti gli altri pianeti. Tutto ciò che manca a questo sistema per trasformarsi in quello ideato da Keplero, è la forma ellittica delle orbite planetarie. Le orbite planetarie di Brahe sono tutte circolari, così come le controparti copernicane. Tuttavia, questo effetto è di natura secondaria. Ribadiamo: il sistema eliocentrico di Tycho Brahe è di fatto il sistema copernicano, con il punto di riferimento iniziale scelto diversamente. La differenza è che l'ipotetico osservatore si trova sulla Terra e non sul Sole. È molto strano che nemmeno un esperto in storia dell'astronomia l'abbia mai menzionato, e ancora più strano che sostengano che Tycho Brahe abbia “rifiutato il sistema eliocentrico”, dal momento che conoscono benissimo e da molto tempo il disegno eliocentrico di Brahe.

È ovvio che il concetto di Tycho abbia preceduto l'idea di Copernico, oppure sono coesistiti insieme. Un modo migliore per descriverlo sarebbe quello di dire che entrambi i concetti erano identici. Il “sistema copernicano” con il sistema delle coordinate che inizia al centro del Sole è il discendente evolutivo del sistema tychoniano, o come minimo un suo contemporaneo, ma mai e poi mai un predecessore. In altre parole, “l'immagine” finale del sistema eliocentrico attribuita allo scienziato del XV-XVI secolo di nome Copernico, deve essere successiva a Tycho Brahe e risalire all'epoca di Giovanni Keplero, il suo apprendista.

Pertanto, la versione scaligeriana che ci viene offerta oggi, la quale afferma che il sistema di Tycho è una strana miscela del sistema tolemaico con il “già ben noto” sistema di Copernico, è errata. Questa “spiegazione” è nata solo a causa della confusione degli esperti in storia dell'astronomia, prodotta dalla cronologia di Scaligero e Petavio che colloca il sistema copernicano prima di quello di Tycho Brahe. D'altra parte, sapevano molto bene che Tycho Brahe inventò la sua cosmologia e non la prese in prestito da nessuno. Nello specifico, si riporta che: “Le osservazioni di Tycho sul moto planetario lo portarono alla conclusione che il sistema di Tolomeo fosse davvero incapace di spiegare i fenomeni osservati” ([395], pagina 131).

Gli storici sono stati messi in una situazione molto imbarazzante. Come si può far conciliare tutti questi fatti contraddittori? Sembra che abbiano trovato una “soluzione” dicendo che il sistema di Tycho era “geo-eliocentrico” e quindi non propriamente eliocentrico. Si affermò che il sistema non era copernicano, sul fragile pretesto che il punto di riferimento iniziale scelto da Tycho Brahe per il suo diagramma era la Terra e non il Sole (e quindi era presumibilmente in errore). Ribadiamo di nuovo che il punto di riferimento iniziale di un sistema di coordinate non è di importanza vitale, soprattutto per uno scienziato professionista. Ogni matematico o astronomo è consapevole che il punto di riferimento iniziale può essere collocato nel posto più conveniente per gli scopi della ricerca. Ovviamente, il sistema effettivo dei corpi mobili non viene influenzato in alcun modo. Anche oggi la Terra viene spesso scelta come punto di riferimento quando il problema da trattare sono le configurazioni dei corpi celesti visibili da essa. Tuttavia, il pubblico in generale potrebbe considerare lo spostamento del punto di riferimento come un'alterazione radicale del sistema. È tutta una questione di come pubblicizzare la cosa. Questo metodo semplice fu utilizzato dagli esperti in storia dell'astronomia per poter attribuire la stessa cosmologia sia a Copernico che a Tycho Brahe, risolvendo così il problema. Poi, iniziarono a predicare sulle differenze fondamentali tra i due sistemi fino a quando non si convertirono; scrissero persino una piccola ode in nome di Tycho Brahe. Questi abbellimenti letterari del suo lavoro è molto probabile che siano opera di alcuni scienziati del XVII-XIX secolo; lo stesso vale per i libri di Copernico e Keplero.

Per qualche motivo, gli odierni astronomi sono estremamente perplessi sul fatto che “Tycho Brahe considerasse la sua cosmologia estremamente importante e che persino credesse di poter giustificare i suoi postulati principali solo perché erano il lavoro di tutta la sua vita” ([926], pagina 67). Questo è ciò che racconta Dieter Herrmann, il primo direttore dell'Osservatorio di Berlino. Eppure non c'è nulla di cui stupirsi sulla posizione di Tycho Brahe: lo scienziato che scoprì il sistema eliocentrico dell'universo non poteva essere ignaro della sua fondamentale importanza. Solo in pochi riescono a fare scoperte di questo calibro. Quindi, gli astronomi moderni sono completamente in errore nell'adottare un atteggiamento paternalistico nei confronti di Tycho Brahe, esprimendosi come segue: “Brahe non è riuscito a sviluppare una sola teoria sul moto degli oggetti celesti ... La mancanza di una base teorica potrebbe forse essere spiegata dalle capacità limitate di Brahe ... Brahe si rese conto che il compito da fare era troppo complesso per lui” ([926], pagine 68-69).

È tutto così sorprendente che alcuni critici di Tycho, tipo Herrmann e le sue osservazioni paternalistiche, hanno avuto il diagramma del sistema planetario di Tycho Brahe davanti a loro per tutto il tempo ([926], pag. 67; vedere le Figure 11.32 e 11.32a). Si vede molto chiaramente la cosmologia eliocentrica con la Terra come punto di riferimento iniziale. Quello a cui abbiamo assistito è il tipo più sfacciato di disinformazione che si possa immaginare. Cui bono?

La vera sequenza cronologica della cosmologia deve essere stata la seguente.

  1. Il sistema geocentrico di Tolomeo venne per primo. A quanto pare, il suo complesso schema dell'epiciclo fa risalire la sua formazione al XV-XVI secolo. Quando venne creata questa cosmologia, la Terra fu collocata al centro dell'Universo: il concetto iniziale era quello di una Terra immobile. Il moto dei pianeti osservato dalla Terra richiedeva un sistema dell'epiciclo molto complesso per essere spiegato. La prima versione della cosmologia era basata sul catalogo stellare “regale” creato nell'epoca del XI secolo d.C. La sua creazione fu associata alla nascita di Cristo nel XII secolo d.C. e all'esplosione della supernova nel 1152 d.C., ossia la Stella di Betlemme. I primi astronomi cristiani di quell'epoca lontana, compilarono il catalogo stellare per onorare Gesù Cristo: da qui l'immensa autorità di questo catalogo. È rimasto in circolazione più o meno inalterato fino al XVI secolo. Sarebbe opportuno ricordare il fatto che il catalogo stellare incluso da Copernico nel suo libro, il cosiddetto “catalogo copernicano”, è in realtà lo stesso vecchio catalogo tolemaico, sebbene sia stato fatto risalire a un'altra epoca attraverso la scelta di un diverso punto di riferimento iniziale. Gli esperti in storia dell'astronomia sono a conoscenza da molto tempo di questo fatto ovvio. Per esempio, questo è ciò che scrive I. A. Klimishin sul catalogo nel libro di Copernico: “Il catalogo delle 1024 stelle è stato riprodotto anche qui. Si tratta fondamentalmente del catalogo di Tolomeo; tuttavia, le longitudini sono state contate da γ Ari e non dal punto dell'equinozio di primavera” ([395], pagina 109). Questo fatto rende particolarmente ovvio che gli astronomi del Medioevo erano soliti spostare il punto di riferimento iniziale, trasferendo per qualsiasi motivo la “data del catalogo basata sulla precessione” all'epoca che sceglievano. Nel XV-XVI secolo, gli astronomi fecero un altro passo in avanti e iniziarono a sviluppare la teoria del moto planetario, che teneva conto della Terra e del Sole. Questa fu la nascita del “sistema tolemaico”. Tra l'altro, abbiamo detto che “la struttura dell'opera copernicana è molto simile all'Almagesto” ([395], pagina 105). La nostra ricostruzione spiega perfettamente questo fatto, dal momento che la versione finale dell'Almagesto fu pronta solo nel XVI-XVII secolo.
  2. Contemporaneamente alla concezione planetaria di Tolomeo, nella seconda metà del XVI secolo fu creato il sistema di Tycho Brahe = “l'antico Ipparco”, argomento che abbiamo già discusso nel Capitolo 10. Come abbiamo già menzionato, questa concezione era di fatto eliocentrica, dato che il moto di tutti i pianeti, tranne la Luna, avveniva con schemi circolari all'interno di questo sistema, di cui il Sole era il suo centro. Tuttavia, nel sistema eliocentrico di Brahe viene suggerito di associare il punto di riferimento iniziale con la Terra.

    Figura 11.33.

    Il frontespizio dell'opera La Macchina Celeste di Johannes Hevelius,
    pubblicata nel 1673.
    “Si possono vedere in piedi Copernico e Tycho Brahe”.
    Tratto da [44], inserito tra le pagine 160 e 161.

    Figura 11.34.

    Antica incisione che raffigura Tolomeo,
    Copernico e Tycho Brahe come dei contemporanei,
    ossia degli astronomi della stessa epoca.
    Tratto da [550], pagina 173.
  3. Infine, il sistema eliocentrico con il Sole scelto come punto di riferimento iniziale. Per certi versi questo sistema è nuovo, ma non in modo sostanziale (vale a dire, cosmologicamente). L'unica cosa di veramente innovativo è che l'inizio del sistema delle coordinate non deve necessariamente coincidere con la posizione dell'osservatore: per esempio, la Terra. Potrebbe anche essere il Sole. Questo rese l'immagine molto più semplice sia per il pubblico in generale che per gli insegnanti.

È probabile che questo sistema abbia fatto il suo ingresso nell'astronomia pratica del XVII secolo, l'epoca di Keplero. Per qualche ragione fu attribuito a un astronomo del XV-XVI secolo, un certo Copernico. Deve essere stato davvero un astronomo di talento. È possibile che sia stato l'autore della versione “cruda” originale dell'idea eliocentrica, che come punto di riferimento iniziale aveva il Sole e non la Terra. Tuttavia, ci è molto difficile dire cosa fece esattamente. Siamo del parere che tutto ciò detto in precedenza renda perfettamente chiaro che tutto ciò che sappiamo sulla vita e le attività di Copernico provenga dai testi del XVII secolo, quelli che per un motivo o per l'altro furono scritti 60-100 anni dopo la sua morte.
Siamo dell'opinione che entrambi i sistemi (quello di Tolomeo e quello di Tycho = Ipparco, noto anche come sistema copernicano) risalgono alla stessa epoca del XVI-XVII secolo. I sistemi erano in competizione e vennero discussi attivamente dagli astronomi fino a quando non è diventò chiaro che il sistema più corretto era il modello eliocentrico di Tycho Brahe. Tuttavia, successivamente gli storici privarono Tycho Brahe di questa scoperta e la attribuirono interamente a Copernico.
Nella Figura 11.33 possiamo vedere un'antica incisione del 1673, presa da un libro di Hevelius, che ritrae Copernico a fianco di Tycho Brahe ([44], pagine 160-161). Nella Figura 11.34 si può vedere un'altra vecchia incisione che raffigura Copernico, Tycho e Tolomeo, che discutono delle questione scientifiche come fossero colleghi e contemporanei. Il fatto che Tycho Brahe sia stato il primo scopritore del sistema eliocentrico, fa diventare più incredibili i suoi meriti astronomici. “Secondo Keplero, nei suoi ultimi giorni di vita Tycho sussurrava spesso “Ne frustra vixisse videar!”, ovvero “La mia vita non è stata sprecata invano!”” ([395], pagina 128).

 

 

7.4. E’ vero che il libro di Copernico, il quale fu pubblicato per la prima volta nel 1543, è arrivato ai nostri tempi nella sua forma iniziale?
Consideriamo nei dettagli la forma iniziale del sistema copernicano. Di solito, le odierne pubblicazioni su Copernico riproducono il sistema planetario presente sulla primissima edizione del suo libro, che presumibilmente risale al 1543 (vedi le Figure 11.35 e 11.35a). Tuttavia, nascosta qui c'è un'altra stranezza del libro di Copernico. K. L. Bayev scrive alla perfezione quando ci riporta quanto segue: “Prima di tutto, ricordiamo ai lettori che Copernico aveva conservato gli epicicli della vecchia teoria tolemaica e gli eccentrici di Ipparco. L'illustrazione [vedere la Figura 11.35 - autore] contiene un diagramma del sistema solare secondo Copernico (dalla prima edizione del De Revolutionibus ...). Tuttavia, questa illustrazione che sicuramente troverete in ogni libro di astronomia, non raffigura gli epicicli. C'è l'idea comune ed errata che nel suo libro Copernico abbia respinto tutti gli epicicli delle vecchie teorie. E' sbagliata. Tuttavia, per riuscire a dimostrarlo al lettore, forniamo un'illustrazione [vedere la Figura 11.36 - autore] che raffigura il diagramma del movimento della Terra attorno al Sole nel sistema di Copernico. Il Sole è il punto S; il punto A ruota intorno ad esso andando da ovest a est e compiendo un ciclo completo più o meno una volta ogni 53000 anni. Il punto B è il centro dell'orbita della Terra, il cui raggio è uguale a BT. Ruota anch'esso attorno al punto A, ma nella direzione opposta come indicato dalla freccia, compiendo un ciclo completo ogni 3434 anni. Perciò, nella cosmologia di Copernico il Sole non è al centro dell'orbita circolare della Terra, ma si trova “di fianco”. Copernico usò delle costruzioni simili anche per gli altri pianeti” ([44], pagine 177-178).

 


Figura 11.35.

Il diagramma della cosmologia copernicana preso dalla prima edizione
del suo libro Sulla Rivoluzione delle Sfere Celest,
datato presumibilmente il 1543.
Non si vedono gli epicicli,
per cui si potrebbe avere la falsa impressione che Copernico li rifiutò del tutto.
Tuttavia, in seguito capirete che in realtà non è così.
Tratto da [395], pagina 108 e [44], pagina 175.

Figura 11.35a.

Il sistema eliocentrico dell'Universo secondo Tycho Brahe.
Preso dall'atlante di Bleau [1036: 1], p.14.

Figura 11.36.

Il moto tellurico attorno al Sole secondo Copernico.
La Terra (T) ruota attorno al punto B,
che a sua volta ruota attorno al Sole (S).
Pertanto, a dir il vero il Sole non si trova al centro dell'Universo
e la Terra ruota attorno al punto ausiliario B e non al Sole.
Questo sistema non è puramente eliocentrico.
Per cui, si trovano delle diverse versioni
del sistema planetario “copernicano”,
nelle differenti parti del libro attribuito a Copernico e note a noi oggi.
Tratto da [44], pagina 177.

A questo proposito, D. Herrmann scrive quanto segue: “In un certo senso, questa astuzia riporta Copernico ai metodi dell'antica astronomia, riuscendo persino a superare Tolomeo” ([926], pagina 58).

Tuttavia, in questo caso risulta che l'edizione dell'opera copernicana che risale al presunto 1543, nelle sue diverse sezioni contiene differenti cosmologie “copernicane”. D'altra parte, secondo alcuni esperti in storia dell'astronomia, “Copernico fu costretto a far diventare più complessa la sua teoria introducendo gli epicicli” ([44], pagina 179). Ovviamente, questo è stato un passo avanti in confronto al sistema tolemaico e siamo d'accordo che “non importa quanto fosse diventata più complessa la teoria di Copernico dall'introduzione del moto aggiuntivo di cui non abbiamo detto nulla, poiché era molto più semplice di quella di Tolomeo” ([44], pagina 179). Copernico non era ancora consapevole che i pianeti avevano una traiettoria ellittica, per cui mantenne alcuni epicicli di Tolomeo, facendo in modo che la sua teoria concordasse con i dati dell'osservazione.

D'altra parte, la bozza dallo stesso libro di Copernico che potete vedere nella Figura 11.35, è molto più corretta. Qui, il Sole è al centro del sistema planetario. Tuttavia, il problema è che le eccentricità delle orbite planetarie sono piuttosto piccole, per cui la rappresentazione dettagliata delle ellissi le rende praticamente indistinguibili dai cerchi. Chi includerebbe questa bozza di un modello aggiornato in un libro attribuito a Copernico? Potrebbe essere stato Keplero nel XVII secolo, dopo la scoperta della natura marginalmente ellittica delle orbite e la realizzazione iniziale sull'estraneità degli epicicli?

La bozza dal libro di Copernico (vedere la Figura 11.36) è ovviamente un tentativo di fare il passo successivo dopo Tycho Brahe, vale a dire modellare la natura ellittica dell'orbita terrestre attorno al Sole con l'aiuto degli epicicli. Keplero si renderà presto conto che per la sua natura ellittica, l'orbita della Terra è simile alle orbite degli altri pianeti. Tuttavia, viene spiegato che le aberrazioni delle presunte orbite planetarie circolari sono causate dal sistema degli epicicli.

Se dovessimo essere d'accordo con il punto di vista scaligeriano, il tentativo di Copernico di modellare la natura ellittica delle orbite planetarie nella sua primissima edizione del libro, sembrerebbe quantomeno strano. Infatti, la natura ellittica delle orbite che è poco manifesta, è un effetto secondario rispetto alla scoperta della rotazione planetaria attorno al sole. L'implicazione è che Copernico, che aveva appena scoperto un sistema cosmologico sorprendentemente semplice, iniziò immediatamente a complicarlo aggiungendo un contorto sistema di epicicli. E' certamente possibile, ma comunque molto strano. Anche se i ricercatori cercano di approfondire le particolarità della questione, di solito si trovano in una fase in cui l'immagine principale è più o meno chiara ed è stata precedentemente spiegata alla comunità scientifica. Come abbiamo visto, Tycho Brahe non fece un solo tentativo di tener conto della leggera aberrazione delle orbite planetarie dalla forma circolare. Dobbiamo sottolineare ancora una volta che questa aberrazione è davvero minima. Perciò, il sistema eliocentrico di Tycho Brahe dà l'impressione di avere un'origine anteriore rispetto al sistema che vediamo nell'opera copernicana, la quale non si limita a contenere la concezione del sistema eliocentrico, ma esegue anche le seguenti operazioni relative a un problema che matematicamente è molto complesso e specialistico: la forma alquanto ellittica delle orbite planetarie. Questo problema fu sollevato solo dalla scienza del XVII secolo.

Pertanto, non possiamo escludere la possibilità che la versione dell'opera copernicana che è arrivata ai nostri giorni e alla nostra epoca, sia rimasta in edizione per un periodo di tempo così lungo: fino a Keplero.

 

 

7.5. Giovanni Keplero potrebbe essere l'editore o persino il coautore della “versione canonica” dell'opera copernicana nota a noi oggi?

L'opinione comune è che Keplero (1571-1630) “sia stato un fedele copernicano fin dall'inizio” ([926], pagina 72. A quanto pare, nel presunto 1596 “pubblicò la sua prima opera dal titolo Il Mistero del Cosmo, in cui difese il sistema copernicano” ([44], pagina 208. Il libro di Keplero in questione è il Prodromus Dissertationum Cosmographicarum continens Mysterium Cosmographicum [926], pagina 70.

La storia dell'astronomia riporta che Keplero scrisse un libro che conteneva la prima versione consecutiva e finita della teoria copernicana. Vale a dire che il libro di Keplero Epitomae Astronomicae Copernicanae (Breve Versione dell'Astronomia di Copernico), uscì in tre parti: nel 1618, 1620 e 1621, per un totale complessivo di circa 1000 pagine di testo. “Fu il primo libro di testo di astronomia basato su principi completamente nuovi. Il centro del sistema planetario è occupato dal Sole nella Astronomia, con i pianeti che ruotano intorno ad esso in orbite circolari” ([395], pagina 147).

È spettacolare che a quel tempo “gli insegnamenti di Copernico venissero già perseguitati ... “Nel 1629 la Epitomae era nella lista dei libri vietati, rimanendoci fino al 1835” ([395], pagine 149-150). Le scoperte fatte dallo stesso Keplero furono pubblicate nell'opera dal titolo New Astronomy. Occorre notare che: “quest'opera veramente innovativa vide la luce nel 1609 con un piccolo numero di copie in cui non fu menzionato né l'editore, né la casa editrice” ([926], pagina 72) A quanto pare, Keplero aveva paura della persecuzione (o, in alternativa, gli editori avevano paura delle repressioni che potevano nascere dalla pubblicazione del suo libro).

La versione finale del sistema cosmologico copernicano formulato nelle opere di Keplero uscì nell'atmosfera del grave conflitto con la chiesa. Riportiamo il seguente fatto importante: “Nel 1616 gli insegnamenti di Copernico furono dichiarati eretici ... il libro... di Copernico doveva “restare sotto custodia fino alla sua rettifica”” ([44], pagina 193). Questi erano i toni del decreto del 5 marzo 1616. Citiamo alcuni frammenti: “Siccome è diventato noto alla suddetta congregazione che i falsi insegnamenti dei Pitagorici, che contraddicono in tutti i modi le Sacre Scritture, come quelli predicati da Niccolò Copernico nel suo libro Sulle Rivoluzioni delle Sfere Celesti e da Didaco Astunica nei Commenti a Giobbe, si sono diffusi e sono stati accettati da molti ... La congregazione ritiene appropriato ritirare detti libri dalla circolazione … fino al giorno in cui verranno introdotte le modifiche necessarie” (citazione secondo [395], pagine 158-159).

Quattro anni dopo, a metà maggio del 1620, la congregazione tornò su questo problema. Fu dichiarato ciò che segue: “La Santa Congregazione dell'Indice dei libri proibiti afferma che l'opera del famoso astrologo Niccolò Copernico Sulle Rivoluzioni delle Sfere Celesti debba essere del tutto condannata  ... D'ora in poi è permesso pubblicare il libro di Copernico solo dopo l'introduzione delle seguenti correzioni” (citazione secondo [395], pagina 159).

Questa informazione è vitale. Possiamo vedere che all'inizio del XVII secolo la cosmologia copernicana fu bandita e il suo libro arrestato per essere corretto. Non ci sono dubbi che gli ordini siano stati eseguiti e che qualcuno abbia modificato o riscritto il libro di Copernico, pubblicando successivamente la versione modificata come “leggermente corretta”. Ciò avvenne nell'epoca di Keplero. Pertanto, si hanno ragioni molto serie per dubitare del fatto che l'autentica prima edizione del libro di Copernico risalente al presunto 1543, sia sopravvissuta fino ai nostri giorni. Molto probabilmente, la versione precedente (qualora ne esisteva una prima di Keplero) venne pesantemente modificata nel XVII secolo e pubblicata con la “vecchia data” dopo aver distrutto l'originale.

Per cui, se qualcuno avesse tentato di convincere la comunità scientifica che la versione esistente del libro di Copernico era identica a quella originale pubblicata nel presunto 1543, avrebbe dovuto dimostrarlo specificamente. A causa degli ordini perfettamente chiari del 1616 e 1620 che il libro doveva essere “modificato”, è molto improbabile che quel tentativo avesse successo.

Secondo la nostra ricostruzione, la frammentazione dell'Impero “Mongolo” = Grande iniziò ai primi del XVII secolo. Ebbe inizio l'epoca completamente nuova della Riforma. In tutta l'Europa occidentale le vecchie istituzioni imperiali furono sostituite dalle nuove. La storia in generale fu tutta modificata, così come la storia della scienza. Come stiamo iniziando a capire, il libro di Copernico non è sfuggito all'attenzione degli inquisitori.

Gli storici scaligeriani di tanto in tanto riportano che nel XVI secolo Lutero e Melantone si espressero contro il sistema copernicano. Tuttavia, studiando più da vicino la situazione si scopre che i dati sono molto ambigui. Ad esempio, questo è ciò che ha da dirci sull'argomento I. A. Klimishin: “Il presunto atteggiamento ostile dei protestanti verso Copernico, in special modo lo stesso Lutero in Chiacchiere a Tavola ... Sarebbe opportuno ricordare che non fu Lutero in persona a scrivere Chiacchiere a Tavola, una sorta di reportage delle conversazioni che avvenivano a tavola, trascritte a memoria clandestinamente da uno dei suoi apprendisti più industriosi. Rimase sconosciuto per diversi secoli e fu pubblicato solo nel nostro secolo. In realtà, i protestanti furono abbastanza leali verso gli insegnamenti copernicani” ([395], pagina 102). Incidentalmente, Melantone chiamò Copernico con l'appellativo di “astronomo sarmato” ([926], pagina 61).

Pertanto, si è scoperta una circostanza molto importante. Le informazioni in cui si dice che Lutero criticò Copernico, furono pubblicate per la prima volta nel XX secolo, come pure le Chiacchiere a Tavola di Lutero.

Potrebbe essere che nel XVI secolo i protestanti non abbiano criticato Copernico a causa dell'inesistenza del suo libro in quell'epoca. Tutta la questione di Lutero e l'atteggiamento di Melantone nei confronti del modello copernicano deve essere nata agli inizi del XVII secolo, che è più o meno lo stesso periodo in cui anche altri iniziarono a far riferimento ai “classici”. Alcuni (Keplero, per esempio) dicevano che il sistema eliocentrico fu inventato da Copernico nel XVI secolo (per cui faceva parte dell'astronomia classica). I suoi avversari, vale a dire Lutero (o Melantone), sostenevano che anche allora c'erano altri classici che si scagliavano indignati contro gli insegnamenti eliocentrici. Il necessario “corpo della prova”, come le lettere dei classici o le annotazioni dei loro discorsi fatti nell'intimità della tavola, non bastavano mai e cadevano sempre nelle mani giuste. Pertanto, il conflitto del XVII mise a duro confronto i “classici del XVI secolo”, che ne erano del tutto ignari e nella realtà erano molto amici.

È possibile che nell'epoca delle rivolte militari, politiche e religiose del XVII secolo, Keplero abbia ritenuto pericoloso firmare con il suo nome la versione finale della concezione del sistema planetario eliocentrico, in cui l'inizio del sistema delle coordinate coincide con il Sole, il centro del mondo. L'opinione che questa versione contraddiceva la Bibbia, sicuramente già esisteva a quel tempo. Vogliamo ricordare il rogo di Giordano Bruno nel 1600 per ordine dell'Inquisizione ([926], pagina 76). Furono espresse accuse anche contro Galileo e Keplero. “Nel 1616, una congregazione di 11 domenicani e gesuiti avviarono a Roma un processo contro gli insegnamenti di Copernico … Per mezzo del verdetto degli esperti del Santissimo Tribunale, gli insegnamenti copernicani seguiti da Galileo furono dichiarati folli e assurdi … e ovviamente assolutamente eretici ... Ci vollero due giorni di sessione per mettere al bando l'opera di Copernico” ([926], pagina 79).

Gli esperti in storia della scienza riferiscono quanto segue: “Data  la tesa atmosfera politica, il decreto del 5 marzo [1616 - autore] … fece una grave impressione alla comunità scientifica … La terza collezione delle opere di Copernico uscì ad Amsterdam nel 1617; la quarta fu pubblicata a Varsavia nel 1854, dopo l'acquiescenza di Papa Pio VII per la pubblicazione di libri dove c'era scritto che il moto della Terra e immobilità del Sole erano interpretati dal punto di vista dell'astronomia moderna. Le opere di Copernico, Keplero, Galileo e Foscarini furono rimosse dall'indice dei libri proibiti nel 1835” ([946], pagina 134).

Pertanto, è venuto fuori che dopo il 1617 il libro di Copernico rimase bandito dalla pubblicazione per 237 anni, oltre due secoli! Come possiamo vedere, la prima edizione polacca di Copernico risale alla metà del XIX secolo. Perché il lavoro del più grande astronomo polacco del XVI secolo, fu pubblicato per la prima volta nella sua terra natale 400 anni dopo la sua morte?

Vi ricordiamo che la prima edizione dell'opera copernicana uscì a Norimberga nel presunto 1543. La seconda edizione venne pubblicata a Basilea nel presunto 1566, la terza ad Amsterdam nel presunto 1617 e, infine, la quarta edizione uscì a Varsavia nel 1854 ([946], pagina 134).

L'astronomo ed esperto in storia dell'astronomia D. Herrmann scrive quanto segue: “Le persecuzioni di cui Giordano Bruno rimase vittima e che stavano diventando ancora più dure con Galileo, fecero diventare Keplero davvero molto circospetto. Nel 1617, subito dopo il primo processo dell'inquisizione a Galileo, tentarono di convocare Keplero a Bologna, il quale rifiutò con decisione: Keplero disse che non voleva subire insulti dagli spioni” ([926],pagina 81-82).

Nonostante tutte le precauzioni di Keplero, “nel 1618 ... fu bandita la sua opera dal titolo Epitome dell'Astronomia Copernicana” ([946], pagina 135). In altre parole, non solo bandirono Copernico, ma anche le opere di Keplero su Copernico. Di conseguenza, anche alcune opere di Keplero furono ritirate per qualche tempo dai circuiti scientifici. Non è finita qui. All'inizio del XVII secolo la teoria eliocentrica divenne una questione così seria che Keplero fu costretto a prendere delle misure drastiche, arrivando fino a fingere un cambio di confessione. Per esempio, fu riportato il seguente fatto: “Le cose si allontanarono a tal punto che nel suo Harmonices Mundi, un'opera risalente al 1619, il protestante Keplero si presentò come un fedele cattolico” ([946],pagina 135). Bisogna dire che i veri grandi scienziati, molto raramente sono costretti a ricorrere a “mimetismi” di questo tipo.

Tutto quanto sopra ci porta alla considerazione molto ovvia che sia Keplero che i suoi colleghi a quanto dovettero “privare” sé stessi e il grande Tycho Brahe della concezione eliocentrica e attribuirla a un famoso astronomo che visse un secolo prima, supponendo che Copernico abbia effettivamente formulato una versione grezza di questa concezione nel XV-XVI secolo. La leggenda romantica su Copernico che vide pubblicato il suo libro nel giorno della sua morte, deve essere stato un riflesso delle circostanze, vale a dire che il libro fu pubblicato molto tempo dopo la morte di Copernico. Il XVII secolo collocò simbolicamente il libro nelle mani del morente Copernico, per pagargli la paternità dell'idea eliocentrica nella sua forma iniziale.

Dobbiamo ribadire che la maggior parte delle opere attribuite oggi a Copernico, Tycho Brahe e Keplero, devono essere state create successivamente, nel XVII-XIX secolo, e attribuite a loro a posteriori, in modo da giustificare la versione scaligeriana di storia dell'astronomia.

Concludiamo ponendo la seguente domanda che ha il carattere di un'osservazione generale, ma che tuttavia potrebbe rivelarsi utile per l'analisi della contorta e distorta storia dell'astronomia del XVI-XVII secolo. È un coincidenza che il nome “Copernico” suoni in qualche modo come “Keplero + Nike”, ossia “Keplero il Vincitore”? Senza vocali rimane CPR + NC e KPLR + NK. Abbiamo già visto che Keplero prese parte alla diffusione degli insegnamenti copernicani nel XVII secolo. Potrebbe essere l'ennesimo spostamento cronologico, uno di circa 100 anni? Si presume che sia vissuto nel 1571-1630, mentre Copernico nel 1473-1543. Secondo la cronologia di Scaligero, questi due astronomi si trovano a circa un secolo di distanza. Uno spostamento di 100 anni è già stato scoperto durante lo studio delle dinastie medievali, la storia della Russia ad esempio: vedere in Cronologia 1 e Cronologia 4. La storia scaligeriana li considera entrambi degli scienziati, grandi astronomi e scopritori di leggi fondamentali.

Per esempio, abbiamo già scoperto che il famoso cronologista del XVII secolo Dionigi Petavio (“il Minore”, o “il Piccolo”) ha tracciato “un'immagine di se stesso” nel lontano passato con il nome di  “Dionigi il Piccolo, il famoso cronologista del VI secolo” (vedere Cronologia 1 e Cronologia 2). In questo caso lo spostamento cronologico è pari a circa 1000 anni.

Un'altra possibile interpretazione del nome Copernico è “Ciprenico”, lo “Scienziato di Cipro”, ovvero qualcuno che ha lavorato o vissuto lì o in qualche modo era legato a Cipro. Ricordiamoci che Cipro è una grande isola a est del Mediterraneo, al largo della costa dell'Asia Minore. Era un luogo famoso nel Medioevo (in particolare per le sue miniere di rame). E' da qui che probabilmente ha preso il nome: la parola latina per rame è sia cuprum che cyprus ([237], pagina 284). Per cui, il termine Cipriota potrebbe diventare Kopernik nelle lingue slave e quindi Copernico in latino. Tra l'altro, abbiamo già menzionato il fatto che Copernico era conosciuto per essere un astronomo della Sarmazia (quindi slavo)([926], pagina 61). Dobbiamo farvi inoltre notare che la geografia e il clima di Cipro sono molto più appropriati per le osservazioni astronomiche della nebbiosa Frauenburg. A parte questo, Cipro è geograficamente vicina agli “antichi” osservatori, poiché si trova proprio tra l'isola di Rodi e Alessandria d'Egitto.

 

 

7.6. La cosmologia eliocentrica e l’episodio biblico in cui il “sole si ferma”.


Figura 11.37.

Antico schema cosmologico di Tycho Brahe.
Si tratta proprio del sistema eliocentrico con la Terra posta come punto di riferimento iniziale.
Tratto da [946], pagina 151.

Vi facciamo notare che l'idea di far mettere il Sole al centro dell'Universo, che può essere inteso come “fermare il sole”, o renderlo immobile, per certi versi risale alla stessa epoca del XVI-XVII secolo, che è quando ebbe luogo l'edizione finale dei libri biblici. Ne nasce la seguente idea. Il famoso riferimento al sole che si ferma nel libro di Giosuè (10: 12-14), potrebbe essere un riflesso poetico della profonda impressione che la cosmologia eliocentrica ebbe sulle persone alla fine del XVI inizio XVII secolo? Finalmente si resero conto che il sole poteva essere fermato, contrariamente a quanto è ovvio, dal momento che si muove sempre nel cielo e non si ferma mai. Potrebbe essere stato per un altro motivo che l'arresto del Sole fu attribuito proprio a Giosuè, il figlio di Nun (vedi Cronologia 6). Nella nostra ricostruzione, è il conquistatore del XV-XVI secolo, epoca della conquista ottomana della “Terra Promessa”. L'idea del sistema eliocentrico nacque nel XVI secolo. Come abbiamo visto, venne formulata completamente nel lavoro di Tycho Brahe. Un antico disegno del suo sistema lo potete vedere nella Figura 11.37.

È considerevole che le vestigia della discussione tra gli astronomi e le autorità ecclesiastiche del XVI-XVII secolo riguardo al Sole che nella Bibbia si ferma, abbiano raggiunto la nostra epoca in relazione al sistema copernicano. La seguente osservazione “presumibilmente” negativa fatta da Lutero su Copernico, di solito viene ricordata così: “Lo sciocco vuole capovolgere tutta l'astronomia, ma non è forse scritto nelle Sacre Scritture che il Signore chiese al Sole di fermarsi e non alla Terra?” (citazione da [926], pagina 61). Tuttavia, dobbiamo dare un'altra occhiata a questa frase (oggi attribuita a Lutero). Se togliessimo la parola “sciocco” dalla frase, non ci sarebbe assolutamente nulla di negativo in merito. Inoltre, si afferma chiaramente che il Sole fu fermato e non la Terra, una conferma de facto di quel che dicevano Tycho Brahe e Copernico: fermare il Sole e non la Terra. In altre parole, bisogna mettere il Sole immobile al centro dell'universo. Poiché sappiamo già che alcuni testi attribuiti oggi a Lutero risalgono al XIX secolo, potrebbe benissimo essere che gli editori scaligeriani del XIX secolo introdussero una sola parola (“sciocco”), al fine di trasformare in negativo il giudizio positivo di Lutero per il sistema eliocentrico. Naturalmente, oggi ci viene detto che Lutero considerava il passaggio biblico in questione come la conferma dell'immobilità della Terra, eppure possiamo vedere che anche l'interpretazione che conferma il concetto di Copernico è perfettamente legittima.

Riassumendo: c’è la possibilità che il libro biblico di Giosuè rifletta la cosmologia eliocentrica scoperta da Tycho Brahe alla fine del XVI secolo d.C.

 

 

8. Anna Comnena considera Tolomeo un suo contemporaneo.

In altre parole, Tolomeo non può essere vissuto prima del XII secolo d.C.

Vista la nostra datazione del catalogo stellare di Tolomeo, uno potrebbe benissimo chiedersi in che modo gli autori antichi datarono l'epoca tolemaica. Passiamo all'Alessiade, una celebre opera di Anna Comnena ([418]), un'autrice del presunto XII secolo e figlia di Alessio Comneno, l'imperatore di Bisanzio. Ovviamente, ai nostri giorni è arrivata solo un'edizione molto tarda, una del XVII-XVIII secolo. Tuttavia, questo libro sembra che abbia conservato dei dati importanti sulla storia dell'astronomia, che concordano molto bene con la nostra ricostruzione. Ci sono stati segnalati da V. A. Ivanov. Vogliamo anche farvi notare che Anna Comnena è considerata come uno degli autori medievali più informati e meglio istruiti, e ciò rende più preziose le prove che fornisce.

Per cui, Anna Comnena scrive quanto segue riguardo l'astronomia e le previsioni astrologiche: “Lasciatemi ... in breve menzionare le previsioni. Non è che una nuova invenzione, nell'antichità non esisteva nessuna scienza del genere. Le predizioni non erano conosciute ai tempi del sapiente astronomo Eudosso; nemmeno Platone ne sapeva nulla e persino l'astrologo Manetone non conosceva niente di questa scienza. Quando predicevano qualcosa,non sapevano come fare un oroscopo, stabilire i centri, osservare la disposizione delle costellazioni e il resto della conoscenza che l'inventore di questo metodo passò alle generazioni a venire” ([418], pagina 186).

Queste parole di Anna Comnena non lasciano dubbi sul fatto che i concetti come l'oroscopo (ovvero la distribuzione dei pianeti tra le costellazioni), le stesse costellazioni e i centri (a quanto pare, i poli della sfera celeste) comparvero solo nella sua epoca, che secondo la cronologia di Scaligero è il XII secolo d.C. In particolare, Anna Comnena afferma che gli antichi astronomi (Eudosso e Manetone) non sapevano nulla delle costellazioni, sebbene la storia dell'astronomia scaligeriana cerca di convincerci che la divisione della sfera celeste in costellazioni fosse ampiamente usata nella “antica” Grecia, vedi sopra.

In Cronologia 7, Capitolo 16, prendiamo in considerazione il significato del simbolismo della costellazione medievale e dimostrare che fu concepito nel XI-XVI secolo; persino i suoi primi elementi non possono precedere l'epoca di Cristo, ovvero il XII secolo d.C. Questo spiega perfettamente bene l'affermazione di Anna Comnena.

Inoltre, viene da chiedersi perché Anna Comnena non menziona né Tolomeo, né Ipparco, quando si riferisce agli astronomi che considera antichi. Questi nomi sono assenti dall'indice dell'Alessiade nella sua odierna edizione accademica ([418]). Eppure menziona Eudosso e Manetone. Eppure ci viene detto che all'epoca di Anna Comnena l'Almagesto di Tolomeo rimase la principale opera astronomica per un intero millennio (fu creato nel presunto II secolo d.C.) Pertanto, Anna Comnena avrebbe dovuto menzionarlo prima di tutti gli altri quando parlò di astronomia.

Tuttavia, se continuassimo a leggere, rimarremmo sorpresi di scoprire che in effetti Anna Comnena menziona Tolomeo, ma nientemeno che come suo contemporaneo. Questo è ciò che scrive riguardo all'epoca di suo padre, Alessio Comneno: “Quelli erano i tempi ... in cui il famoso egiziano di Alessandria condivise generosamente con tutti i segreti dell'astrologia. Rispondendo alle numerose domande, questo Alessandrino fu molto preciso nelle sue previsioni del futuro e in alcuni casi non usò nemmeno l'astrolabio ... Il successo delle profezie dell'Alessandrino era basato sull'arte del pensiero logico. L'autocrate vedeva che i giovani credevano che l'Alessandrino fosse una sorta di profeta, per cui si riunivano intorno a lui. Gli rivolse le domande due volte, ed entrambe le volte l'Alessandrino gli fornì delle risposte soddisfacenti. Alessio ... designò Rodosto come residenza per l'Alessandrino, mostrò grande cura e fornì generosamente tutto il necessario a spese del tesoro” ([418], pagina 186).

Nel complesso, Anna Comnena dedica una pagina intera del suo libro per parlare del famoso Alessandrino. Tuttavia, lo fa abbastanza misteriosamente, in quanto il suo nome non viene menzionato nemmeno una volta. D'altra parte, i nomi di tutti gli altri astronomi e astrologi sono riprodotti fedelmente nel libro di Anna Comnena ([418], pagine 186-187), sebbene abbia detto molto meno di loro.

Tuttavia, la storia conosce un solo astronomo alessandrino famoso, vale a dire Tolomeo di Alessandria, che molto probabilmente è il personaggio a cui si riferisce Anna Comnena. La strana assenza del suo nome dalle pagine del suo libro è molto evidente: a quanto pare, gli editori del XVII secolo cancellarono il nome del famoso Tolomeo dalle pagine della Alessiade. Dopotutto, nel XVII secolo, quando questa opera fu messa in corrispondenza con la cronologia di Scaligero, Tolomeo fu spedito al II secolo d.C., mentre la vita di Anna Comnena venne fatta risalire al XII secolo d.C. Di conseguenza, tra i due personaggi nacque un divario arbitrario di un millennio. Gli storici furono costretti a correggere il testo dell'Alessiade in modo da evitare domande inutili. Ciò nonostante, è molto facile identificare l'anonimo Alessandrino con Tolomeo.

La compilazione di un catalogo stellare era un compito troppo grande per un solo scienziato, anche se era dotato di talento. Ci voleva il sostegno da parte dello stato, gli strumenti, gli aiutanti e, infine, i soldi e anche molti. Infatti, Anna Comnena scrive che tutto quanto sopra venne fornito dall'imperatore in persona.

Il misterioso punto di osservazione a Rodosto, menzionato una sola volta in tutta l'opera di Anna Comnena, vedere l'indice in ([418], pagina 682), è molto probabile che possa essere identificato nella famosa Isola di Rodi, che a quanto pare era considerata un punto comodo per l'osservazione astronomica. Secondo la nostra ipotesi, nel XVI secolo anche “l'antico” Ipparco = Tycho Brahe condusse le sue osservazioni in quel luogo. In ogni caso, l'isola di Rodi viene spesso menzionata come un luogo per le osservazioni astronomiche: nell'Almagesto di Tolomeo, per esempio.

 

 

9. L’ovvia datazione dell’epoca tolemaica sul ritratto di Tolomeo presente sulle vecchie Cronache di Norimberga del tedesco Hartmann Schedel.

Passiamo a un rinomato libro medievale di Hartmann Schedel, che risale al XV secolo ([1396: 1]). È conosciuto come Il Libro delle Cronache con Figure e Illustrazioni, dalla Genesi ai Nostri Giorni ([90], pagina 23). È anche conosciuto come Le Cronache di Norimberga o Le Cronache di Augusta. Si crede che sia stata “la prima enciclopedia illustrata di storia e geografia del mondo” ([90], pagina 23).

“La sua opera Le Cronache del Mondo fu compilata dai racconti biblici, dai resoconti degli storici antichi (per la maggior parte di Erodoto e Tito Livio) e degli autori medievali, dai commenti dei contemporanei di Schedel e dai suoi giudizi ... Il libro uscì contemporaneamente in tedesco e latino, e fu immensamente popolare ... Venne venduto in tutta la Germania, come pure a Vienna, Parigi, Graz, Cracovia, Lione e Budapest; fu ordinato da clienti di Milano, Passau, Lubecca, Ingolstadt, Danzica, Francoforte e Bamberg. Fu venduto dai più famosi commercianti di Venezia, Firenze e Ginevra … Le incisioni de Le Cronache di Augusta pare che siano state fatte da Thomas Burgkmeier (1444? - 1523), un incisore di Augusta e padre del famoso pittore Hans Burgkmeier … Le illustrazioni raffigurano gli eventi della storia antica e dei tempi recenti ... come pure governanti, filosofi, poeti e scienziati” ([90], pagine 23-24).

Anche il ritratto di Tolomeo fu incluso nelle cronache di Schedel (vedi la Figura 11.38). Si è scoperto che questo ritratto contiene una data. Tolomeo tiene tra le mani un settore con la griglia delle coordinate (vedi la Figura 11.39). A parte questo, possiamo vedere che qui c'è una data: 1346 o 1546. L'ambiguità deriva dal fatto che c'è una linea proprio accanto alla parte superiore della cifra del cinque, che potrebbe farlo sembrare una lettera stampata male. Se così fosse, il numero cinque si trasformerebbe nel numero tre. Il resto delle cifre lo si può leggere perfettamente bene, poiché i numeri sono completamente conformi agli standard dell'epoca, in particolare il numero quattro, che guarda che assomiglia alla lettera gamma capovolta. In Cronologia 1 Capitolo 6:13 potete trovare numerosi esempi di cifre nello stile medievale.


Figura 11.38.

Antico disegno di Tolomeo da Le Cronache del Mondo di Hartmann Schedel.
Augusta, 1497. Tratto da [90], pagina 25.

Figura 11.39.

Ingrandimento di una parte del disegno a sinistra.
La cronaca risale al 1497.
La datazione che vediamo qui può essere letta
come 1546 o, forse, 1346.
In altre parole, la vita di Tolomeo è stata datata
al XIV o addirittura XVI secolo d.C.
Tratto da [90], pagina 25.

Pertanto, in questo caso la vita di Tolomeo viene datata il XIV o XVI secolo, che è in ottima corrispondenza con la nostra datazione dell'Almagesto.

Dobbiamo farvi notare che questa data ovviamente non fa riferimento alla data di realizzazione dell'incisione. In primo luogo, è proprio sulla figura di Tolomeo e non in una parte vicino a essa. Inoltre, le cifre sono piuttosto grandi. In secondo luogo, questa data, sia che venga interpretata come 1346 che come 1546, non potrà mai riferirsi alla vita dell'artista che si presume sia vissuto nel 1444-1523 ([90], pagina 24). L'anno di nascita dell'artista è accompagnato da un punto di domanda, ma non cambia nulla in questo caso, poiché tra il 1346 e il 1444 passa quasi un secolo intero.

Va inoltre notato che la data in questione non può essere considerata come una serie graduata di scaturita dallo strumento nelle mani di Tolomeo, poiché in questo caso sarebbero stati disegnati in modo uniforme o separati da spazi uguali, e non è questo il caso. Le cifre sono state trascritte senza alcun ombra di dubbio come dei numeri medievali.

 

 

10. Il significato della parola “Pelusiensis” (o Pheludiensis) nel nome completo di Tolomeo.

I frontespizi delle prime edizioni dell'Almagesto chiamano Tolomeo come il filosofo e matematico Pelusius di Alessandria (o “Pheludius” in altre edizioni).

Ad esempio, nel frontespizio dell'edizione latina  del presunto 1537 leggiamo quanto segue: “Cl. Ptolomaei Phelvdiensis Alexandrini Philosophi et Mathematici… ” (Vedi Figura 11.4 sopra).

Il frontespizio di un'altra edizione latina (ascritta oggi al 1551) dice quanto segue: “Clavdii Ptolemaei Pelusiensis Alexandrini ...” (vedi Figura 3.18).

Dobbiamo prestare molta attenzione alla parola “Pheludiensis” (o “Pelusiensis”) presente nel titolo. Le diverse trascrizioni di questa devono aver creato confusione nelle lettere: ad esempio, la lettera “S” così come è scritta nella parola “Pelusiensis” (Figura 3.18) fu presa per la lettera “d” con un elemento mancante. Infatti, nella seconda versione vediamo la lettera “D”, vale a dire, “Phelv-Diensis”, vedi la Figura 11.4.

A quanto pare, entrambe le versioni sono derivate da qualche parola che non fu troppo comprensibile per gli editori delle precedenti edizioni latine (o i precedenti copisti, i cui manoscritti sono stati utilizzati nella preparazione di queste edizioni). Quale sia esattamente la parola in questione è un argomento che sconcerta i commentatori moderni. Come esempio citiamo il commento dell'edizione russa dell'Almagesto ([704]): “Viene riportato che Tolomeo nacque Hermian [Germano? - autore] Tolemaia … secondo un'altra versione, nacque Pelusius ... che, tuttavia, è molto probabile che sia una corruzione del nome “Claudio” riscontrata nelle fonti arabe” ([704], pagina 431). Pertanto, la parola “Pelusiensis” (o “Pelusius”) viene considerato dai commentatori moderno come una versione danneggiata di qualche altra parola. L'esatta identità della parola in questione rimane per loro un mistero.

A questo proposito vogliamo esprimere la seguente ipotesi. Occorre notare che confrontando le due varianti di cui sopra della parola misteriosa, si arriva a un'idea molto semplice. Potrebbe essere che derivassero dalla parola slava “poludennaya”, in altre parole Alessandria meridionale. Questa parola russa fu poi trascritta con caratteri romanici in “Peludensis” e successivamente in “Pelusiensis”, con la prima trasformazione della D nella S in una delle versioni. Nella seconda versione, la lettera D rimase intatta, ma la P divenne “PH” (F), che complicò il riconoscimento della parola. Dopo un po' di tempo, i tentativi di scoprire il significato iniziale si trasformarono in pure congetture.

Eppure la parola “poludenniy” la conosciamo molto bene dall'antica lingua russa, dove significava “meridionale”. Pertanto, “Pelusiensis Alexandria” si traduce con “Alessandria meridionale”.

Pertanto, è molto probabile che i manoscritti perduti dell'Almagesto affermassero che Tolomeo era un filosofo e matematico di Alessandria del sud. Questo è perfettamente ovvio: Tolomeo era un astronomo che condusse molte osservazioni ed è molto più facile osservare il cielo alle latitudini meridionali, poiché le stelle sono più visibili, non ci sono le nebbie e il cielo è più sereno.

Nel Medioevo c'erano molte città conosciute con il nome di Alessandria. Una di loro era in Russia, la famosa Aleksandrovskaya Sloboda vicino a Mosca, una residenza reale del XVI secolo conosciuta oggi come la città di Aleksandrov (vedere Cronologia 6 Capitolo 7 per più dettagli). Esiste un'altra città nel nord Italia che si chiama Alessandria, che veniva indicata su molte carte medievali.


Figura 11.40.

Il modello cosmologico di Cosma Indicopleuste,
che presumibilmente risale al VI secolo d.C.
Potete vedere la copia disegnata nella Figura 11.7 di questo capitolo.
La Terra è piatta; il monte Ararat sorge dal suo centro,
mentre il Sole e la Luna ruotano attorno a quest'ultimo.
Si vede che la comprensione dell'autore riguardo l'astronomia
è molto rudimentale e riflette il livello molto basso
dello sviluppo scientifico nell'epoca del X-XIII secolo.
Tratto da [1177], pagina 262.

Figura 11.40a.

Una versione leggermente diversa della stessa mappa
del mondo di Cosma Indicopleuste.

Pertanto, il frontespizio della versione stampata dell'Almagesto specificava che Tolomeo visse e lavorò nell'Alessandria meridionale e non in un'altra città chiamata in modo simile. Potrebbe essere identificata con la moderna città egiziana di Alessandria. In alternativa, l'Alessandria meridionale dell'Impero Mongolo del XVI secolo potrebbe essere stata situato molto più a meridione,  nel sud dell'odierna India, ad esempio, dove venivano collocati gli osservatori imperiali nel XV-XVI secolo e dove si conducevano le corrispondenti osservazioni astronomiche.

Concludiamo con alcuni dati aggiuntivi interessanti: vedere le Figure 11.40, 11.40a, 11.41 e 11.42.




Figura 11.41.
Un “antico” intarsio da una sinagoga, presumibilmente datato il VI secolo d.C. Questo intarsio (Beth-Alpha, Hefzibah) si presuma che sia stato eseguito nella tradizione bizantina, con un'iscrizione ebraica ([1177]), pagina 266. Vediamo lo Zodiaco e le quattro stagioni negli angoli. Secondo gli storici, quella che vediamo nel mezzo è una divinità solare che indossa una corona (distintamente greco romana), con una mezzaluna alla sua destra e con 23 stelle intorno a lei e al suo carro trainato da quattro cavalli. Come possiamo vedere, a parte gli “antichi” templi egizi, si possono trovare degli zodiaci anche nei luoghi più curiosi: nelle sinagoghe, per esempio.
Presa da [1177], ill. 15.4, pagina 267




Figura 11.42.
Informazioni su Tolomeo dal Cronografo Luterano dell'Europa occidentale, risalente al 1680 (collezione privata): “Flegone il cronologista, una creatura di Adriano. Tolomeo l'egiziano, un astrologo. Scrisse 8 libri di geografia; vissero entrambi nel 130° anno da Cristo”. Questo è tutto ciò che il cronografo in questione sa di Tolomeo. Occorre notare che l'Almagesto non viene affatto menzionato qui, nonostante i riferimenti a Tolomeo e alla sua Geografia. Questo è strano se si vuole credere alle informazioni riguardo le numerosi pubblicazioni europee occidentali dell'Almagesto che risalgono al XV-XVI secolo. Perché non troviamo alcuna menzione dell'Almagesto in un cronografo della fine del XVII secolo? Potrebbe essere che le prime pubblicazioni dell'Almagesto uscirono verso la fine del XVII secolo, per poi essere datate “a ritroso” nel presunto XV-XVI secolo? Tratto da [940], foglio 145, retro. Fotocopia dell'originale.