Cristo e la Rus’
attraverso gli occhi degli “antichi” greci

 A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni su Andronico Cristo, Giovanni Battista, l’apostolo Paolo, Giuda Iscariota e le crociate della Rus’ dell’Orda. A quanto pare, ques te testimonianze costituiscono la base delle opere principali di Erodoto, Plutarco, Tucidide, Senofonte, Platone e Aristofane.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

CAPITOLO 2: NUOVE INFORMAZIONI SU ANDRONICO CRISTO. NELLE PAGINE DELLE CRONACHE FU ANCHE PRESENTATO COME IL PRINCIPE PERSIANO CIRO IL GIOVANE.

7. CIRO E CRISTO.

7.1. L’ETA’ DI CIRO E L’ETA’ DI CRISTO.

Si ritiene tradizionalmente che Cristo avesse 33 anni al momento della sua crocifissione. In altre parole, morì giovane. Riguardo a Ciro, si dice che morì a circa 22 anni. Scrivono: "La personalità del giovane pretendente al trono persiano (se dovessimo credere a Plutarco, Ciro sarebbe morto al massimo a 22 anni) fece una forte impressione su Senofonte, e in tutto il libro "Anabasi" la figura di Ciro, volontariamente o involontariamente, viene alla ribalta, attirando le simpatie del lettore... L'immagine di Ciro creata da Senofonte sembrava incarnare TUTTI I TRATTI DI UN SOVRANO IDEALE PER LO STATO, secondo le idee degli stessi persiani" [447:2], pp. 225-226.

Quindi sia Ciro che Cristo morirono giovani.

 

 

7.2. IL PANE E IL VINO DI CIRO. L'ULTIMA CENA DI CRISTO.

Senofonte racconta la seguente storia curiosa: "Non sorprende che egli (Ciro - Aut.) superasse di gran lunga i suoi amici nella quantità di benefici resi, poiché era molto più potente di loro, ma il fatto che li superasse anche nella premura e nella prontezza nel servirli, mi sembra particolarmente degno di meraviglia. Spesso, quando Ciro riceveva del VINO particolarmente buono, mandava ai suoi amici vasi MEZZI pieni e diceva loro che da molto tempo non aveva trovato un vino così gradevole: "Ve lo mando e vi prego di berlo oggi in compagnia di coloro che amate di più". Spesso mandava MEZZA oca, MEZZA pagnotta di pane e altre cose simili, ordinando al messaggero di dire: "CIRO HA MANGIATO QUESTO PIATTO E VUOLE CHE LO ASSAGGIATE ANCHE VOI"... Io, in base alle informazioni che ho, penso che NESSUN Elleno o Barbaro sia stato così amato da così tante persone" [447:2], p.34.

Qui ci viene in mente la famosa Ultima Cena del Vangelo. "E mentre mangiavano, Gesù prese il PANE, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai discepoli, dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue della nuova alleanza, versato per molti per il perdono dei peccati. Ma io vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio" (Matteo 26:26-29).

La corrispondenza con il racconto di Senofonte non è letterale, ma il significato cristiano è facilmente riconoscibile.

 

 

7.3. COSA SIGNIFICA IL TITOLO DEL LIBRO DI SENOFONTE-PAOLO, “ANABASI”?

In conclusione, prestiamo attenzione al titolo stesso dell'opera di Senofonte, "Anabasi", che parla di Ciro. Cosa significa? I commentatori affermano questo: "Il titolo dell'opera di Senofonte, "Anabasi"... significa letteralmente "ASCESA, SALITA". Tuttavia, i Greci usavano il verbo "ascendere" non solo quando parlavano di SALIRE SU UNA MONTAGNA, ma anche quando avevano in mente un lungo viaggio dalla riva del mare verso l'interno del continente. Questo è precisamente il significato del titolo dell'opera di Senofonte" [447:2], p. 213.

Dopo tutto ciò che ci è diventato chiaro, è possibile che il nome ANABASI in questo caso avesse il significato di ASCESA, L'ASCESA DI CRISTO-CIRO AL MONTE GOLGOTA. Cioè, trasmetteva l'essenza della biografia di Ciro, l'evento principale della sua vita. In russo, l'espressione è ancora usata: Cristo ASCESE la croce, ASCESE il Golgota.

In seguito, quando il contenuto cristiano originario dell'Anabasi divenne poco chiaro ai successivi commentatori scaligeriani, o fu deliberatamente oscurato, questi iniziarono a sostenere che il titolo del libro indicasse presumibilmente uno spostamento verso l'interno del continente.

 

 

8. IL TRADITORE EVANGELICO GIUDA E CLEARCO, L'AMICO DI CIRO CHE LO TRADI'. LA MORTE DI GIUDA-CLEARCO COME PUNIZIONE PER IL TRADIMENTO.

Abbiamo riportato sopra le testimonianze che dimostrano che l'apostolo Giuda Iscariota probabilmente è stato citato nelle pagine dell'Anabasi di Senofonte, ovvero dell'apostolo Paolo, come Clearco, l'amico di Ciro. Ciro proteggeva Clearco, ma questi lo tradì, il che, secondo gli autori “antichi”, portò alla morte di Ciro. Aggiungiamo ora alcuni tratti conclusivi a questa corrispondenza.

È interessante scoprire quale fu il destino dell'antico Clearco. Dopotutto, Giuda Iscariota morì poco dopo la crocifissione di Cristo. I Vangeli dicono che il traditore si suicidò. Vediamo cosa ci dicono Senofonte e Plutarco sull'antico Clearco. A quanto pare, anche qui si intravede una corrispondenza con Giuda.

Dopo la morte di Ciro, Clearco con alcuni compagni si ritrova nell'accampamento del persiano Tissaferne, che prestava servizio nell'esercito di Artaserse. Qui Clearco viene catturato e ucciso. Senofonte racconta quanto segue. “Quando furono a una distanza tale da poter udire, Arieo disse: "Clearco, o Greci, si è dimostrato uno spergiuro, ha violato la tregua, perciò ha pagato ed è morto. Prosseno e Menone, per aver svelato le sue trame, godono di grandi onori. A voi il re chiede le armi. Dice che sono sue, perché erano di Ciro, suo suddito" ... A tali parole intervenne Senofonte: "Se Clearco davvero ha violato la tregua contro gli accordi, ha avuto ciò che meritava: è giusto, infatti, che muoiano gli spergiuri.” [447:2], pp. 55-56.

Qui viene messo in primo piano il giuramento tradito da Clearco nei confronti di Tissaferne. Tuttavia, abbiamo già visto sopra che gli autori “antichi” accusavano Clearco di essere effettivamente responsabile della morte di Ciro. Quindi, probabilmente, nel racconto della morte di Clearco si intrecciano due motivi: il suo tradimento nei confronti di Ciro e il tradimento nei confronti di Tissaferne. Oppure abbiamo davanti a noi la stessa storia del tradimento di Giuda Iscariota in due versioni leggermente diverse.

Poi, quasi come epitaffio, Senofonte parla brevemente delle qualità di Clearco. “Gli strateghi così presi prigionieri furono condotti dal re e decapitati. Di loro uno solo, Clearco, era considerato unanimemente da tutti quelli che l'avevano conosciuto un uomo estremamente esperto e appassionato di guerra. Finché fu in corso il conflitto degli Spartani contro gli Ateniesi, rimase in patria; stipulata la pace, convinse la sua città che i Traci danneggiavano i Greci. Tanto fece che ottenne il consenso degli efori e veleggiò per portar guerra ai Traci che abitano al di là del Chersoneso e di Perinto. Per disobbedienza (a Sparta - Aut.) fu condannato a morte dall'autorità suprema di Sparta. Già in esilio, si recò da Ciro. Il modo in cui si guadagnò la sua fiducia è raccontato altrove (vedi la nostra analisi sopra - Aut.). Ciro gli diede 10.000 darici e, dopo averli accettati, non si abbandonò all'ozio, ma con quel denaro radunò un esercito e mosse guerra ai Traci... Dopo di che saccheggiò e devastò il loro paese e visse di guerra finché Ciro non ebbe bisogno dell'esercito... Clearco spendeva volentieri il denaro per la guerra come gli altri [...] per qualsiasi divertimento. A tal punto amava la guerra... Amava il pericolo... Era un eccellente comandante... ERA DI ASPETTO CUPO, AVEVA UNA VOCE BRUSCA E PUNIVA CON CRUDELTÀ, a volte in preda alla rabbia, e a volte poi se ne PENTIVA... NON C'ERA MAI NESSUNO CHE LO SEGUISSE PER AMICIZIA O PER FAVORE... e, a quanto si dice, non amava molto servire sotto altri. Morì all'età di circa 50 anni" [447:2], pp. 56-58.

Clearco era quindi considerato un abile condottiero, ma un uomo dal carattere difficile. Cupo, crudele, non prestava onore ai giuramenti. Per questo fu infine punito: venne ucciso. Nessuno lo seguiva per amicizia, ma solo per costrizione o per circostanze. Una caratteristica piuttosto vivida, che corrisponde all'immagine negativa del traditore Giuda.

Plutarco aggiunge nuovi interessanti dettagli sulla morte di Clearco. "Tissaferne ingannò Clearco e gli altri comandanti greci e, rompendo a tradimento il giuramento, li catturò e li mandò in catene al re... Ogni giorno, oltre ad altro cibo (in prigione - Aut.), Clearco riceveva un prosciutto intero, e PERSUASE CALDAMENTE CTESIA (il medico del re Artaserse - Aut.) A INFILARE UN PICCOLO COLTELLO NELLA CARNE E CONSEGNARGLIELO IN SEGRETO, SENZA ASPETTARE LA FINE che la crudeltà di Artaserse stava preparando per il prigioniero. Tuttavia, Ctesia ebbe paura e non acconsentì. Nel frattempo, il re, inchinandosi alle richieste di sua madre, le giurò di risparmiare Clearco, ma poi diede ascolto a Statira e, cambiando parola, giustiziò tutti tranne Menone... Ctesia esagerò notevolmente, in quanto voleva onorare la memoria di Clearco. Infatti, riferisce inoltre che dopo "Dopo l'esecuzione, i corpi dei capi militari rimasti furono sbranati dai cani e dagli uccelli rapaci, e un turbine venuto dal nulla coprì il corpo di Clearco con la terra e lo nascose sotto un grande tumulo, sul quale, dopo poco tempo, da diversi noccioli di datteri sorse un fitto palmeto che adombrava l'intera collina con l'ombra dei suoi rami, tanto che perfino il re stesso si pentì amaramente di aver ucciso Clearco, un uomo gradito agli dei" [660], v. 3, pp. 359-360.

In questa confusa storia apprendiamo diverse cose anche sulla morte dell'apostolo Giuda Iscariota.

- In primo luogo, c'è un movente suicida. Ricordiamo che, secondo i Vangeli, Giuda si impiccò: "Uscì e si impiccò" (Matteo 27:5). Plutarco riferisce che Clearco VOLEVA SUICIDARSI, chiedendo ripetutamente a Ctesia di dargli un coltello a tale scopo. Tuttavia, Ctesia si spaventò e il suicidio non ebbe luogo. Quindi, in entrambe le versioni è presente il tema del suicidio o del desiderio di suicidio.

- In secondo luogo, la tradizione ecclesiastica afferma che Giuda si sia impiccato a un albero: un fico. Probabilmente, una rifrazione di questa circostanza è il messaggio di Plutarco, che collega anch'egli un albero alla morte di Clearco, in quanto scrive che sulla tomba di Clearco non ci fu un solo albero, ma un intero palmeto. Di conseguenza, entrambe le versioni collegano alla morte del traditore uno o più alberi specifici.

- I Vangeli affermano che il TERRENO del vasaio, destinato alla sepoltura degli stranieri, fu acquistato con le monete d'argento gettate via dal pentito Giuda (Matteo 27:7). Si tratta quindi di una sorta di luogo di sepoltura. Plutarco, tuttavia, riferisce che un turbine, proveniente dal nulla, COPRÌ DI TERRA IL LUOGO DI SEPOLTURA DI CLEARCO. Inoltre, fu depositata così tanta terra da formare un intero tumulo. Pertanto, entrambe le versioni menzionano un "luogo di sepoltura" e un "tumulo".

- Infine, nel libro "Lo Zar degli Slavi" abbiamo dimostrato che la storia di Giuda Iscariota si rifletteva anche nelle cronache russe, che narravano dei cospiratori che uccisero a tradimento il Granduca Andrej Bogoljubskij, ovvero Andronico-Cristo. Secondo le fonti russe, tutti i cospiratori-assassini furono in seguito puniti. Furono catturati e crudelmente giustiziati. Anche Plutarco e Senofonte affermano che Clearco e diversi suoi compagni furono catturati e giustiziati.

 

 

9. LE TRE VENDETTE DELLA PRINCIPESSA OLGA PER L'OMICIDIO DI IGOR-KHOR E LE TRE VENDETTE DELLA REGINA PARISATIDE PER L'OMICIDIO DI CIRO.

9.1. LA PRINCIPESSA OLGA E LA REGINA PARISATIDE.

Dopo la morte di Ciro in battaglia contro Arta-Serse, Plutarco descrive la vivida storia della triplice vendetta della regina Parisatide, madre di Ciro. Ella si vendica degli assassini di suo figlio. Secondo la nostra ricostruzione, l'essenza della questione è molto probabilmente la seguente. La crocifissione di Andronico-Cristo a Costantinopoli nel 1185 causò indignazione in molte regioni-tema dell'Impero, innanzitutto nella Rus'. Le Crociate della fine del XII-inizio del XIII secolo, che si svolsero a Costantinopoli, furono un atto di vendetta per Cristo. È chiaro che la crocifissione di Gesù fu percepita anche come un insulto a sua madre, la Vergine Maria. Pertanto, le Crociate potrebbero essere considerate la giusta vendetta della Vergine Immacolata, la Madre di Dio, sugli assassini di suo figlio. Abbiamo già detto che nelle fonti antiche la Vergine Maria era chiamata anche PARTHENOS = Immacolata e che la dea "antica" Atena Parthenos è semplicemente un riflesso dell'Immacolata Vergine Maria nelle pagine dei "classici antichi".

Inoltre, abbiamo già notato che Plutarco descrisse la Vergine Maria con il nome di Regina Parisatide, ovvero con un nome simile a Parthenos. Come abbiamo già detto, la storia della vita del principe Ciro riflette in larga misura il destino di Andronico-Cristo. Pertanto, dopo la morte di Ciro, deve seguire la VENDETTA. In questo caso, viene presentata come la vendetta della madre, la regina Parisatide, sugli assassini del figlio. Passiamo a un'analisi dettagliata. Risulta che la storia di Plutarco corrisponde in generale alla vendetta della principessa Olga secondo le cronache russe.

Ricordiamo che nella storia russa Andronico-Cristo si rifletteva non solo come il Granduca Andrej Bogoljubskij, ma anche come il Principe Igor. Qui IGOR = KHOR = HOR. Cristo era anche chiamato Hor o Horus nell'"Antico" Egitto, vedi il nostro libro "Lo Zar degli Slavi". Il Principe Igor fu ucciso a tradimento dai Drevljani, ovvero, come abbiamo mostrato in precedenza, dagli abitanti di Zar-Grad, la Città "Antica", l'antica capitale dell'Impero, che è anche Gerusalemme = Troia = Costantinopoli. La moglie del Principe Igor era Olga. Iniziò a vendicare la morte del marito. Allo stesso tempo, si VENDICO' TRE VOLTE, sterminando successivamente i colpevoli della morte di Igor-Khor. Come abbiamo dimostrato nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda", queste tre vendette corrispondono alle "tre croci" trovate dalla Regina Elena. Secondo le nostre ricerche, l'imperatrice bizantina Elena, madre di Costantino il Grande, è un duplicato parziale della principessa Olga della Rus' dell'Orda.

Diamo quindi un'occhiata più da vicino alla corrispondenza tra la regina persiana Parisatide, madre del defunto Ciro, e la principessa russa Olga, moglie del defunto Igor-Khor.

 

 

9.2.  IL RACCONTO DI PLUTARCO SULLE TRE VENDETTE DELLA REGINA PARISATIDE.

Dopo la morte di Ciro, suo fratello, il re Artaserse, volle dipingere la vicenda come se fosse stato lui stesso ad ucciderlo. Gli autori "antichi" affermano che la questione in realtà non è chiara. Secondo Plutarco e Senofonte, Ciro non fu ucciso da Artaserse, ma da altri. Tuttavia, si racconta che Artaserse colpì Ciro durante lo scontro. Come abbiamo già notato, qui si riscontra la stessa incertezza e confusione che si riscontra nella storia romana "antica" dell'assassinio di Remo. Alcuni sostenevano che Remo fosse stato ucciso personalmente da Romolo. Altri, al contrario, insistevano sul fatto che Remo fosse stato ucciso da altri e che Romolo non fosse responsabile della morte del fratello. Per maggiori dettagli, si veda il nostro libro "La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga". In questa discordia tra gli antichi cronisti si può anche vedere una corrispondenza tra i fratelli persiani Ciro e Artaserse da una parte, e i fratelli romani Romolo e Remo dall'altra.

Dunque, secondo Plutarco, re Arta-Serse è scontento che altri affermino di essere stati loro ad uccidere Ciro, infliggendogli un colpo mortale sul campo di battaglia, privando così Arta-Serse di una parte significativa della gloria del vincitore. Tuttavia, il malcontento di Arta-Serse non è paragonabile all'odio feroce che, secondo Plutarco, la madre di Parisatide nutriva per gli assassini di suo figlio Ciro. È lei la protagonista di questa storia. È lei, e non Arta-Serse, a fare in modo che tutti gli assassini di suo figlio vengano inevitabilmente giustiziati. Inoltre, mediante una morte brutale e sofisticata.

- LA PRIMA VENDETTA DELLA REGINA PARISATIDE.

Plutarco dice: "Volendo che tutti dicessero e pensassero che avesse ucciso Ciro con le sue stesse mani, Artaserse mandò dei doni a Mitridate, il persiano che aveva inflitto la prima ferita a Ciro, e gli disse di dirgli: "Il re ti ricompensa con questi doni perché hai trovato la gualdrappa di Ciro". Anche il Cario che ferì Ciro sotto il ginocchio e lo gettò a terra, chiese una ricompensa. Artaserse non gliela rifiutò e gli disse di dirgli: "Il re ti ricompensa per la seconda notizia: Artasira fu il primo a dare notizia della morte di Ciro, e tu sei stato il secondo". Mitridate serbava rancore, ma taceva, e lo sfortunato Cario subì rapidamente la solita sventura comune a tutti gli stolti. Accecato dalle benedizioni di cui era stato improvvisamente colmato, quest'uomo decise di cercarne altre incompatibili con la sua insignificante posizione... indignato urlò e giurò che lui e nessun altro aveva ucciso Ciro, e che veniva ingiustamente privato della sua alta gloria. Venuto a conoscenza di ciò, il re si adirò terribilmente e ordinò che fosse decapitato, ma PARISATIDE ... disse a suo figlio: "Non giustiziare, o re, il mascalzone Cario con una condanna così lieve, È MEGLIO CHE LO LASCIATE A ME, e farò in modo che riceva ciò che merita per i suoi discorsi insolenti". Il re acconsentì, e Parisatide ordinò ai carnefici di torturare lo sventurato per dieci giorni di fila, e poi di cavargli gli occhi e versargli rame fuso in gola fino a farlo spirare" [660], v.3, p.357.

Per cui, il primo complice dell'omicidio di Ciro fu punito da Parisatide.

- LA SECONDA VENDETTA DELLA REGINA PARISATIDE.

Plutarco continua: "Poco dopo anche Mitridate morì di morte crudele, tutto a causa della sua stupidità. FU INVITATO A UN BANCHETTO, e si presentò con abiti costosi e gioielli d'oro, donatigli dal re. Al banchetto erano presenti gli eunuchi reali e gli eunuchi di Parisatide, e dopo il pasto, sorseggiando vino, il CAPO DEGLI EUNUCHI DELLA REGINA MADRE disse: "Che bella veste, Mitridate, ti ha donato il re"... E Mitridate, già ubriaco, rispose: ... "Quel giorno ho reso al re un servizio degno dei doni più generosi e più belli"... L'eunuco fece la sua domanda non perché non conoscesse la verità, ma, volendo rivelarla a tutti i presenti, incitò la frivolezza del giovane... Incapace di trattenersi, Mitridate rispose: ... "Ve lo dico con certezza: Ciro è stato ucciso proprio da questa mano! ... Ho mirato all'occhio, ma l'ho mancato di poco, ma ho trafitto la tempia e ho fatto cadere Ciro da cavallo. Per questa ferita è morto." Tutti gli altri, già in vista della sventura e della fine nefasta di Mitridate, fissavano il pavimento...

L'eunuco riferì questa conversazione a PARISATIDE, e lei al re... Artaserse ordinò che Mitridate venisse ucciso con la tortura del trogolo. L'esecuzione è la seguente: prendono due trogoli perfettamente incastrati e mettono il condannato supino in uno di essi, e lo coprono con il secondo trogolo sopra, in modo che la testa e le gambe rimangano fuori e tutto il corpo sia nascosto all'interno. Dopodiché, all'uomo viene dato del cibo... che è costretto ad ingoiare... Gli viene versato in bocca latte mescolato con miele, e la stessa miscela gli viene spalmata su tutto il viso... Un'innumerevole moltitudine di mosche gli ronza sul viso. E poiché egli stesso fa tutto ciò che una persona che mangia e beve deve inevitabilmente fare, presto nella putrefazione del sudiciume si formano dei vermi, che si insinuano negli intestini e cominciano a rosicchiare il corpo vivo... Così Mitridate soffrì per diciassette giorni e morì solo il diciottesimo giorno." [660], v.3, p.358.

Per cui, anche il secondo complice dell'omicidio di Ciro venne punito da Parisatide.

Plutarco riporta: "Ora solo uno, l'ULTIMO BERSAGLIO, era rimasto integro: l'eunuco reale Mesabate, che tagliò la testa e la mano a Ciro. Ma il suo comportamento fu impeccabile, per cui questo è il trucco che PARISATIDE escogitò. Si distingueva generalmente per la sua intelligenza e abilità e, tra l'altro, era una maestra nel gioco dei dadi... Parisatide suggerì (ad Arta-Serse - Aut.) di lanciare i dadi, puntando mille darici. All'inizio perse deliberatamente... e chiese al re di giocare di nuovo - su un eunuco. Il re acconsentì. Concordarono che ognuno avrebbe fatto un'eccezione per i suoi cinque eunuchi più fedeli, e il perdente era obbligato a rinunciare... Questa volta Parisatide rimase attenta e concentrata... Vinse, e prese immediatamente Mesabate, che non era incluso tra i cinque più fedeli. E prima che il re potesse sospettare qualcosa, aveva già consegnato l'eunuco ai carnefici, ordinando che la sua pelle fosse scorticata viva e che il suo corpo fosse inchiodato a tre pali - una croce - e la sua pelle fosse crocifissa separatamente. Questa rappresaglia indignò il re... e Parisatide con un sorriso beffardo disse a suo figlio: "Che uomo strano sei - sei arrabbiato a causa di un vecchio e vile eunuco. Tuttavia, io ho perso mille darici - e taccio, non dico una parola". Il re si pentì di essersi lasciato sviare in quel modo... Parisatide vendicò Ciro sterminando crudelmente e illegalmente gli eunuchi, i servitori più fedeli del re" [660], v.3, pp.358-359.

Per cui, Parisatide si vendicò anche del terzo e ultimo assassino di suo figlio.

 

 

9.3.   LE TRE VENDETTE DELLA PRINCIPESSA OLGA.

- LA PRIMA VENDETTA DI OLGA.

Ora ricordiamo brevemente come la principessa russa Olga si vendicò dei Drevljani per l'assassinio di suo marito, il principe Igor-Khor. I Drevljani, ovvero, ripetiamo, gli abitanti di Costantinopoli, capirono bene che Olga si sarebbe vendicata di loro per l'assassinio di Igor. Quindi, con astuzia, decisero di far sposare Olga al loro principe Mal. Inviarono degli ambasciatori. Questi si recarono da Olga e le proposero di sposare Mal per placare la rabbia e l'insulto. Olga finse di essere allegra e propose di tornare la mattina dopo. Quindi, su suo suggerimento, i servi di Olga esortarono gli ambasciatori a chiedere che la prossima volta si recassero da Olga in BARCHE, in segno di onore e rispetto. Gli ambasciatori cedettero all'inganno e si recarono davvero da Olga con delle barche, che la gente trasportava sulle spalle. Tuttavia, era già stata scavata una fossa profonda, nella quale i servi di Olga gettarono le barche di legno con gli ambasciatori Drevljani seduti. Per ordine di Olga, la fossa fu immediatamente riempita, seppellendo vivi gli ambasciatori sottoterra [832], v.2, pp.44-45; [832:1], v.2, pp.29-30.

- LA SECONDA VENDETTA DI OLGA.

Dopo aver nascosto l'esecuzione dei primi ambasciatori dei Drevljani, Olga inviò ai Drevljani una proposta per inviarle il personale più nobile. I migliori tra i Drevljani si recarono da Olga e lei ordinò che le riscaldassero il bagno per potersi lavare. Entrarono distrattamente nel bagno. Furono immediatamente rinchiusi e l'edificio fu dato alle fiamme. Tutta la nobiltà dei Drevljani morì bruciata viva [832:1], v.2, p.30.

- LA TERZA VENDETTA DI OLGA.

Olga partì per una campagna contro i Drevljani e inviò loro un messaggio, dicendo di preparare MOLTO MIELE vicino alla loro città, dove giaceva il corpo di Igor. Avrebbe voluto ricordarlo sulla tomba. I Drevljani furono felicissimi e prepararono molto miele. Olga organizzò un grande FESTA, offrì ai Drevljani cena e bevande, dopo di che ordinò ai soldati di farsi da parte per uccidere tutti i Drevljani che erano alla festa. I soldati uccisero circa cinquemila persone. Molti nobili perirono [832], pp. 45-46, [832:1], pp. 30-31.

 

 

9.4. LE TRE VENDETTE DELLA PERSIANA PARISATIDE SONO LE TRE VENDETTE DELLA PRINCIPESSA OLGA.

Ovviamente, la descrizione di Plutarco delle tre vendette di Parisatide, a prima vista non assomiglia molto alle tre vendette di Olga. Tuttavia, una corrispondenza c'è ed è riconoscibile. Giudicate voi stessi.

- Innanzitutto, ci sono state TRE vendette in totale. Tre volte la principessa Olga si vendica e tre volte la regina Parisatide si vendica.

- Olga vendica l'omicidio del MARITO IGOR, che, come abbiamo mostrato nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda", è un riflesso di Andronico-Cristo. Parisatide vendica l'omicidio del FIGLIO CIRO, anch'egli un riflesso di Andronico-Cristo. Nella versione russa, la vendetta è della MOGLIE, nella versione greca "antica", della MADRE.

- Entrambe le versioni enfatizzano l'astuzia e la scaltrezza della donna. Olga inganna costantemente i Drevljani, fingendo benevolenza. In questo modo, riesce a indebolire la vigilanza dei suoi nemici e a punirli. Allo stesso modo, Parisatide guida astutamente suo figlio Arta-Serse e ottiene che sia lui stesso a ordinare l'esecuzione delle persone che odia. In un caso, riesce a ingannare Arta-Serse e farsi consegnare l'ultimo assassino di Ciro per rappresaglia.

- Il momento più eclatante della vendetta di Olga è legato alle barche – delle barche di legno. I Drevljani vengono deposti in esse, poi gettati in una fossa e sepolti vivi. La vendetta più eclatante di Parisatide consiste nel mettere Mitridate in una mangiatoia, coperta da una seconda mangiatoia sopra, dopodiché fu torturato a lungo fino alla morte. Si sottolinea che "tutto il corpo è nascosto dentro", vedi sopra. TUTTAVIA, UNA BARCA PUO' ESSERE VISTA COME UNA GRANDE "MANGIATOIA". Vengono menzionate DUE MANGIATOIE, collegate all'esecuzione di Mitridate. I Drevljani vengono sepolti nelle barche, mentre Mitridate giace in una mangiatoia e viene coperto da un'altra mangiatoia. Cioè, come se fosse stato sepolto in due mangiatoie. C'è una buona corrispondenza tra le due cronache, quella russa e quella greca "antica".

- Una delle vendette di Olga avviene durante un banchetto. Organizza un grande banchetto con cibo abbondante, durante il quale giustizia i nobili Drevljani. Allo stesso modo, Mitridate, invitato, si presenta al banchetto, dove sono presenti molte persone, inclusi gli eunuchi di Parisatide. Qui, inavvertitamente, si lascia sfuggire di aver ucciso Ciro, si lascia accusare e infine viene giustiziato. Quindi, in entrambe le versioni, a una delle vendette è associato un grande banchetto reale.

- In una delle vendette della principessa Olga si sottolinea che per la festa fu preparato MOLTO MIELE. E non viene menzionato nessun altro cibo. Per qualche ragione, tra le tante prelibatezze viene menzionato solo il miele.

In accordo con ciò, in una delle vendette della regina Parisatide si racconta che Mitridate, al fine di ucciderlo, venga forzatamente nutrito con latte e MIELE, ovvero gli venga dato MOLTO MIELE. Questo dettaglio probabilmente non è casuale e conferma indirettamente l'origine di entrambi i complotti, sia quello russo che quello greco, dallo stesso originale. Probabilmente, in realtà, fu effettivamente preparato MOLTO MIELE, in qualche modo collegato al metodo di esecuzione degli assassini di Cristo. O all'imbalsamazione. A proposito, ricordiamo che il corpo di Alessandro Magno fu imbalsamato nel miele [1359], p. 29. Ciò riporta immediatamente alla mente l'antica usanza russa di conservare il corpo del defunto immergendolo completamente nel miele. Nella Rus' e, in generale, solo nella Rus', si produceva una quantità di miele così significativa da poter essere utilizzata come agente imbalsamatore. Nel libro "Impero", 19:5, abbiamo avanzato l'ipotesi che anche il corpo del faraone "antico egizio" Tutankhamon fosse stato immerso nel miele. A quanto pare, la stessa antica usanza russa era seguita dai sultani-atamani ottomani, i cui antenati, nel XIV-XV secolo, provenivano dalla Rus' dell'Orda (vedi il libro "Impero").

- La russa Olga = la persiana Parisatide, si vendica della crocifissione di Cristo-Igor-Horus. È interessante notare che una delle vendette di Parisatide è direttamente collegata alla crocifissione. La regina Parisatide ordina che l'ultimo assassino di Ciro, l'eunuco Mesabate, venga INCHIODATO A TRE PALI, e che la sua pelle venga strappata via per essere crocifisso separatamente. Qui si sentono chiaramente gli echi della crocifissione di Cristo. Inoltre, ricordiamo che c'erano TRE pali-croci sul Monte Golgota. Cristo fu crocifisso su uno di essi. Fu inchiodato, mentre due ladroni furono crocifissi ai lati.

 

 

10. IL PATRIARCA GRECO FOZIO SULLA DISTRUZIONE DI ZAR-GRAD DA PARTE DEGLI SCITI, CHE SI VENDICARONO DELLA MORTE DI ALCUNI LORO COMPAGNI, INGIUSTAMENTE CONDANNATI A MORTE DAI CITTADINI PER UNA “QUESTIONE DI SOLDI”.

10.1. LA VERSIONE GRECA E ROMANOVIANA SULL'ATTACCO DEI RUSSI A ZAR GRAD E LE SUE MOTIVAZIONI.

Soffermiamoci più in dettaglio sulla vendetta della Rus' dell'Orda e dei suoi alleati per l'esecuzione di Cristo. Nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda" abbiamo dimostrato che i racconti delle cronache russe, nella loro versione riveduta dai Romanov, sull'attacco della Rus' a Zar-Grad sotto i principi Askold e Dir, presumibilmente nel IX secolo, sono un riflesso delle Crociate che all'inizio del XIII secolo colpirono l'ex capitale del Regno romeo dopo la crocifissione di Cristo. Nella storia dei Romanov si ritiene che la Rus' attaccò, ma poi si ritirò in disgrazia e fuggì. Tuttavia, a quanto pare sono state conservate antiche fonti greche, che affermano chiaramente che la Rus'-Scizia vinse e distrusse Zar-Grad. Solo dopo, se ne andarono. Inoltre, erano spinti dalla VENDETTA per l'esecuzione di diversi membri della loro tribù per una questione di denaro. L'essenza della "QUESTIONE DEL DENARO" non è specificata, ma ora sappiamo che potrebbe trattarsi della crocifissione di Cristo, tradito dall'apostolo Giuda per trenta denari d'argento. Questo tradimento di alto profilo potrebbe in seguito essere stato chiamato la "questione del denaro", a causa del quale avvenne l'esecuzione di Gesù.

Ricordiamo inoltre che, secondo i nostri risultati, questi stessi eventi si riflessero nella grandiosa guerra di Troia. Durante l'assedio di Troia, gli assedianti finsero una ritirata. Gli assediati trascinarono il famoso cavallo di Troia dentro le mura, Fig. 2.39., Fig. 2.40. In seguito, gli attaccanti apparvero inaspettatamente dentro le mura di Troia e conquistarono la città, Fig. 2.41.

Utilizzeremo parzialmente l'analisi dei testi antichi sull'attacco dei russi a Zar-Grad, condotta da Sergej Lesnoj (Paramonov) nel suo famoso libro “La storia dei “russi” in forma non distorta” [476].

S. Lesnoj ha scritto: "La prima pagina della storia russa è allo stesso tempo una pagina di indelebile vergogna per la scienza storica russa. Quest'ultima esiste da quasi 200 anni, ma fino ad oggi la sua prima pagina, particolarmente importante, non solo non è stata studiata a sufficienza, ma è stata presentata alle masse in una forma completamente distorta... Non è stato dimostrato se la Rus' sia stata definitivamente sconfitta, come affermano le cronache russe, o, al contrario, se sia tornata trionfante, come affermano letteralmente le fonti straniere...

Tutti gli storici descrivono la campagna russa contro Costantinopoli come un'incursione di banditi scandinavi di Kiev sotto la guida di Askold e Dir (non ci riferiamo alle interpretazioni evasive presentate dalla minoranza). Questa descrizione è presente in tutti i libri di testo...

Se apriamo, ad esempio, l'Enciclopedia Britannica, scopriremo che nell'865 ebbe luogo la "prima spedizione pilastro" dei russi a Bisanzio. Nessuno dei nostri storici ha sollevato obiezioni a tali affermazioni...

In realtà, la situazione era completamente diversa: non si trattò di una banda di predoni normanni che apparve all'improvviso sotto le mura di Costantinopoli per saccheggiare, bensì di una forza statale organizzata di slavi russi per imporre il rispetto dei loro diritti calpestati di natura internazionale.

I RUSSI VENNERO PER VENDICARE LA MORTE DEI LORO COMPAGNI, UCCISI A CAUSA DI UNA QUESTIONE DI DENARO, E PERCHÉ LE LORO GIUSTE RICHIESTE DI PUNIRE I COLPEVOLI GRECI, NON FURONO SODDISFATTE.

Ecco perché si presentarono alle mura della capitale, ovvero PER VENDICARSI DI CHI SI ERA RESO COLPEVOLE DEL CRIMINE. Se si fosse trattato semplicemente di una rapina, sarebbe stato più semplice, facile e sicuro, attaccare la costa greca e non la capitale dell'impero.

Ecco perché i russi, CHE CERCAVANO VENDETTA, HANNO DIMOSTRATO UN'INCREDIBILE CRUDELTÀ, UCCIDENDO OGNI ESSERE VIVENTE, E DISTRUGGENDO E BRUCIANDO TUTTO CIÒ CHE POTEVA ESSERE DISTRUTTO.

Non intendiamo dipingere i nostri antenati come cavalieri senza scrupoli o crudeli assassini, ma crediamo che nell'organizzazione di questa SPEDIZIONE PUNITIVA le considerazioni della rapina abbiano giocato un ruolo non marginale, tuttavia tutto testimonia che LA CAMPAGNA AVEVA COMEL SUO SCOPO PRINCIPALE LA VENDETTA.

Non ottenendo soddisfazione attraverso la legge, i russi decisero di ottenerla con la forza. E la ottennero, eccome!

Inflissero danni colossali ai Greci, sia in termini di persone che di beni di ogni genere (dettagli di seguito), e gettarono Costantinopoli nel panico più totale...

Tutto questo lo apprendiamo dalle FONTI GRECHE...

C'è una circostanza che conferisce un valore particolare alle informazioni greche: sono state riportate dal patriarca Fozio, che a Bisanzio era la seconda persona dopo l'imperatore, testimone oculare degli eventi e ben informato di tutto... poiché in assenza dell'imperatore era la persona più importante di Costantinopoli...

Avendo a disposizione un materiale così prezioso, gli storici russi (dell'epoca dei Romanov - Aut.), a quanto pare, avrebbero dovuto utilizzarlo in modo più approfondito" [476], pp. 9-11.

Tuttavia, come osserva giustamente S. Lesnoy, la scuola storica scaligero-romanoviana sosteneva che le lettere di Fozio "non esistevano", sebbene fossero state pubblicate in russo nel 1860, una traduzione dal latino, e nel 1864 tradotte dal greco, e in seguito divenute ampiamente accessibili alla ricerca.

"Ammettiamo, tuttavia, che gli Ilovaisky, i Platonov, i Klyuchevsky, ecc. abbiano in qualche modo "sbagliato", ma cosa hanno fatto gli altri storici? Dopotutto, se conoscevano la testimonianza di Fozio, perché non hanno sottolineato che la versione della cronaca russa non corrispondeva alla realtà? Dopotutto, la campagna si concluse con un trionfo, non con una sconfitta. Se nel successore della cronaca, Georgij Hamartolos, non troviamo una parola sul motivo dell'attacco russo a Costantinopoli, in Fozio troviamo una spiegazione chiarissima: i russi... dovevano ai greci un po' di spiccioli, o durante una disputa... o per ordine dell'imperatore (ci sono accenni a questo), i russi furono in parte uccisi e in parte ridotti in schiavitù per non aver pagato i loro debiti. In seguito, i greci si rifiutarono di punire i colpevoli e di pagare un risarcimento materiale... I greci disprezzavano i russi: non val la pena, dicono, fare i conti con dei barbari. Ciò diede origine a una campagna punitiva contro Costantinopoli da parte dei russi...

I nostri storici non hanno creduto a Fozio, ma ai normanni stranieri, che consideravano la campagna come un'azione di briganti normanni... Di conseguenza, l'inizio della nostra storia scritta è stato distorto, attribuendo ad altri popoli ciò che appartiene a noi. I cosiddetti patrioti della “madre Russia” sono caduti prigionieri delle idee degli studiosi tedeschi, confermando così il loro postulato, secondo cui gli slavi sarebbero in generale “un popolo senza storia”, una plebaglia che esiste solo per fertilizzare il terreno di altri popoli superiori" [476], pp. 12-14.

Cosa si sa del patriarca Fozio, presumibilmente del IX secolo? "Fozio era... parente della regina Teodora, madre dell'imperatore Michele III, proveniente da una ricca e nobile famiglia patrizia... Durante l'infanzia di Michele III era presidente del consiglio di Stato, cioè di fatto governava lo Stato... L'eredità letteraria di Fozio è molto significativa" [476], p. 18.

 

 

10.2. IL PATRIARCA FOZIO SULL’ATTACCO DEGLI SCITI-RUSSI A ZAR GRAD.

S. Lesnoy cita i testi del Patriarca Fozio con i suoi brevi commenti. Il titolo stesso del testo antico è interessante.

"Il primo discorso del Patriarca Fozio in occasione dell'invasione dei Russi. (L'espressione "in occasione dell'invasione dei Russi" è il titolo originale dei suoi discorsi...) …

Nella prima sezione troviamo: “E COME NON SOPPORTARE TERRIBILI DISGRAZIE, QUANDO ABBIAMO FATTO A PEZZI COLORO CHE CI DOVEVANO QUALCOSA DI PICCOLO, DI INSIGNIFICANTE”. Qui c'è un chiaro riferimento, rafforzato da un altro, al fatto che alcuni russi furono uccisi a Costantinopoli a causa di un debito insignificante. Dall'espressione “ci dovevano” è difficile capire se i russi uccisi fossero debitori nei confronti di privati cittadini greci o dello Stato greco.

Inoltre. "Non ebbero pietà dei loro vicini (Fozio parla in modo critico del popolo di Costantinopoli - Aut.) ... li trattarono molto più duramente, senza pensare al numero e al peso dei propri debiti, né al loro perdono da parte del Salvatore, e senza lasciare ai loro compagni di schiavitù il MINIMO DEBITO, CHE NON PUÒ NEMMENO ESSERE PARAGONATO AL NOSTRO. Molti e importanti tra noi ricevettero la libertà... e noi, in modo disumano, facemmo nostri schiavi pochi trebbiatori"...

Più avanti c'è un passaggio notevole, ma per noi del tutto incomprensibile...: "PERCHÉ HAI... DISPREZZATO LA LANCIA AFFILATA DEI TUOI AMICI, come se fosse debole, e hai sputato sul legame naturale, e hai rotto le alleanze secondarie come un pazzo, come una persona dispettosa e disumana?"...

"Siamo diventati un rimprovero per i nostri vicini (continua Fozio - Aut.)... LA CAMPAGNA DI QUESTI BARBARI FU COSÌ ASTUTA che nemmeno la voce ebbe il tempo di avvisarci... Vedo un popolo crudele e feroce che circonda sfacciatamente la nostra città... Stanno distruggendo e rovinando tutto: campi, case, pascoli, armenti, donne, bambini, vecchi, giovani, colpendo tutti con la spada, SENZA PIETÀ PER NESSUNO, SENZA RISERVA PER NULLA. La distruzione è universale. Come le locuste in un campo... sono apparsi nel nostro paese e hanno sterminato i suoi abitanti."

Da questo brano si evince chiaramente che l'attacco dei russi non fu un saccheggio, ma innanzitutto una DISTRUZIONE COLOSSALE...

In preda alla rabbia e a un'irrefrenabile sete di vendetta, i russi picchiavano, bruciavano e uccidevano ogni essere vivente e tutto ciò che aveva valore (per i dettagli vedi più avanti)" [476], p. 22.

Fozio continua: “Questo POPOLO SCITO, CRUDELE E BARBARO, sbucato da dietro i Propilei... come un cinghiale selvatico si è accampato intorno a noi... Chi si schiererà contro i nemici, quando non abbiamo nessuno e siamo circondati da ogni parte?” ...

Ciò che è particolarmente importante è che Fozio chiama apertamente gli aggressori popolo SCITO...

“Oh, RE! - continua Fozio. - Quali disgrazie si sono abbattute su di te! I tuoi figli nel grembo materno, i tuoi bei sobborghi fino alla fortezza stessa e i porti marittimi, DISTRIBUITI A SORTE SECONDO L'USO DEI BARBARI, sono devastati dalla spada e dal fuoco”.

Due indicazioni sono interessanti: 1) che i russi non solo uccidevano e saccheggiavano, ma anche bruciavano, segno evidente di rabbia e, di conseguenza, di vendetta; 2) Fozio sapeva che i “barbari” dividevano il bottino a sorte...

“Vieni da me”, continuava Fozio, "il più compassionevole dei profeti, e piangi con me su Gerusalemme, non quella antica città di un solo popolo... Tuttavia, città dell'intero universo, illuminata dalla fede cristiana, città antica, bella, vasta, popolosa e lussuosa: PIANGI CON ME QUESTA GERUSALEMME, non ancora conquistata e non ancora ridotta in polvere, ma già vicina alla rovina...

O CITTÀ, REGINA di quasi tutto l'universo!...

O città, adornata con il bottino di molti popoli! Quale popolo ha osato conquistarti? O città, che hai eretto molti monumenti vittoriosi dopo le sconfitte delle armate d'Europa, d'Asia e di Libia! Come ha potuto una mano barbara e nera scagliare contro di te la lancia e sollevarsi per erigere un monumento alla vittoria? ...

O REGINA DELLE CITTÀ regnanti! Hai liberato molti alleati dai pericoli... e ora tu stessa sei condannata allo sterminio e priva di aiutanti".

E qui nel discorso di Fozio si percepisce un accenno, a noi oscuro, al fatto che BISANZIO ERA RIMASTA SENZA ALLEATI, OVVIAMENTE PER SUA COLPA. A quanto pare, è stata proprio la loro ostilità nei confronti di Bisanzio a permettere ai russi di attaccare Costantinopoli" [476], pp. 24-25.

Molto interessante è anche la seconda “conversazione” del patriarca Fozio.

"Secondo discorso del patriarca Fozio in occasione dell'invasione dei Russi. (Questo discorso del patriarca Fozio ebbe luogo dopo la partenza dei Russi...)

Nella prima parte troviamo: "... Si è scatenata improvvisamente una tempesta, come una chiara denuncia dei NOSTRI PECCATI. È completamente diversa dagli altri attacchi dei barbari: ... l'imprevedibilità dell'invasione, la sua rapidità straordinaria, la disumanità del popolo barbaro, la crudeltà delle sue azioni e la ferocia del suo carattere, dimostrano che la sconfitta, come un fulmine, è stata mandata dal cielo".

Da ciò si vede che l'attacco della Rus' fece una forte impressione su Costantinopoli.

Il secondo paragrafo recita: "... L'impunità dei crimini non può passare senza punizione. E quanto più strana, terribile e senza precedenti è l'invasione del popolo che si è abbattuto su di noi, tanto più evidente è l'ECCESSO DEI PECCATI...

Così, noi... siamo diventati oggetto di scherno e di oltraggio dei NOSTRI VICINI... Poiché coloro che erano stati placati dalla sola voce dei Romei, hanno alzato le armi contro il loro potere... hanno devastato i dintorni, hanno sterminato tutti fino alla loro stessa fortezza, hanno ucciso brutalmente tutti i prigionieri... PERCHÉ QUESTI BARBARI SI SONO GIUSTAMENTE RIBELLATI PER L'UCCISIONE DEI LORO COMPAGNI, E HANNO BENEDETTO E ATTESO UNA PUNIZIONE PARI ALLA MALVAGITÀ DEL DELITTO.

Da ciò si deduce che Costantinopoli fu attaccata dai suoi VICINI (e non dagli Scandinavi provenienti da terre lontane) ... che si infuriarono quando non ottennero dai Greci un risarcimento adeguato per l'uccisione dei loro compagni per una questione di soldi.

Hanno trovato il coraggio, spiega Fozio, perché difendevano una giusta causa, mentre i greci, consapevoli della loro ingiustizia, si sono completamente demoralizzati...

Il terzo paragrafo, dato il suo particolare interesse, lo riportiamo integralmente (lo citiamo solo in parte - Aut.).

"Un popolo che non si era mai fatto notare, un popolo considerato alla stregua degli schiavi, senza nome, ma che aveva acquisito fama dal momento della sua incursione nel nostro territorio; insignificante, ma che aveva acquisito importanza, umile e povero, ma che aveva raggiunto vette di splendore e accumulato ricchezze incalcolabili, un popolo che viveva lontano da noi, barbaro, nomade, orgoglioso delle sue armi... così minaccioso... si è riversato sui nostri confini e come un cinghiale selvatico ha sterminato coloro che qui vivevano, come erba, canne o grano. SENZA RISPARMIARE NÉ UOMINI NÉ BESTIE, senza pietà per la debolezza delle donne, senza pietà per i teneri bambini, senza rispetto per la canuta età degli anziani, senza commuoversi per le grida... ma uccidendo con la spada ogni età e ogni sesso separatamente...

La ferocia non ha distrutto solo gli uomini, ma anche gli animali innocenti, i buoi, i cavalli, le galline e qualsiasi altro animale capitasse ai barbari. Giaceva morto un bue e accanto a un uomo. Un cavallo e un giovane avevano lo stesso letto di morte. Il sangue delle donne si mescolava con quello delle galline...

I corsi d'acqua si trasformarono in fiumi di sangue. Alcuni pozzi e bacini non erano più riconoscibili perché erano pieni di cadaveri, mentre altri erano appena visibili perché i corpi venivano gettati nei bacini più vicini. I cadaveri marcivano nei campi e ingombravano le strade. I boschetti sono diventati impraticabili più per i cadaveri che per i germogli e la boscaglia. Le caverne erano piene di morti. Le montagne e le colline, le valli e le pianure non differivano in nulla dai cimiteri cittadini. Così grande era la sconfitta. Inoltre, la piaga devastante della guerra... si propagava da un luogo all'altro, contagiando tutto ciò che incontrava" [476], pagg. 26-29.

"È interessante il chiaro riferimento al terrapieno costruito dai russi per penetrare nella città.

“Inaspettata fu l'invasione dei nemici, ma inaspettata fu anche la loro partenza; eccessiva fu la loro indignazione, ma ineffabile fu la loro misericordia; indicibile fu il loro terrore, ma vergognosa fu la loro fuga. LA LORO IRA LI HA PORTATI DA NOI” ...

Qui Fozio indica ancora una volta chiaramente che la causa dell'arrivo dei Russi era “la loro ira”, quindi non il saccheggio, ma la vendetta che aveva attirato i Russi a Costantinopoli.

Questo è il contenuto dei due discorsi del patriarca Fozio sull'invasione dei Russi a Costantinopoli. Il loro enorme interesse per la storia russa è evidente, tuttavia i discorsi non sono ancora stati tradotti correttamente in russo.

Nonostante l'enorme utilità della traduzione di Uspensky, essa non può essere considerata soddisfacente... Nella traduzione ci sono passaggi che sono “letture personali” di P. Uspensky, cioè sue interpretazioni... Nella traduzione di un gran numero di parole c'è una deviazione dal significato esatto dell'originale greco. Pur sottolineando questo, non ci assumiamo il compito di correggere la traduzione...

Il motivo dell'attacco non era affatto il saccheggio, ma la vendetta. I russi che vivevano a Costantinopoli avevano un piccolo debito, tuttavia a quanto sembra non nei confronti di privati, ma dello Stato. Michele III, che si distingueva per la sua stravaganza (abbiamo trovato chiari accenni in Fozio), ordinò di fare giustizia... Alla richiesta dei russi di punire gli assassini, i greci risposero con un rifiuto (probabilmente proprio perché NEL CASO ERA COINVOLTO LO STESSO IMPERATORE). Allora i russi prepararono una spedizione punitiva segreta proprio contro Costantinopoli, per vendicarsi degli assassini. L'incredibile crudeltà dimostrata dai Russi si spiega proprio con questo... Fozio non osa nemmeno descrivere ciò che i Russi fecero con i corpi degli uccisi" [476], pagg. 30-34.

 

 

10.3. L'INVASIONE DEGLI SCITI-RUSSI SOTTO IL COMANDO DI ASKOLD E DIR, È LA GUERRA DI TROIA DEL XIII SECOLO, OVVERO LA VENDETTA DEI CROCIATI PER L'UCCISIONE DI CRISTO.

I resoconti del Patriarca Fozio confermano la nostra idea che la famosa Guerra di Troia "dell'antichità" sia un riflesso delle Crociate dell'inizio del XIII secolo. I crociati erano guidati dalla Rus' dell'Orda, cioè dalla Scizia. Allo stesso tempo, i "discorsi di Fozio" pervenutici sono probabilmente copie modificate di antichi originali andati perduti.

1) Il Patriarca Fozio afferma che alcuni Sciti residenti a Costantinopoli furono ingiustamente giustiziati. Inoltre, il motivo dell'esecuzione fu una "questione di denaro". Come abbiamo già detto, questo probabilmente si riferisce all'esecuzione di Cristo, tradito da Giuda per trenta denari d'argento. Nel libro "Lo Zar degli Slavi" abbiamo discusso in dettaglio del fatto che l'imperatore Andronico-Cristo fosse strettamente legato alla Rus'. Potrebbe persino essere nato nella Rus', da dove probabilmente proveniva Maria la Madre di Dio, e avervi trascorso molto tempo, motivo per cui nelle cronache russe compare come il Granduca Andrej Bogoljubskij. Non sorprende quindi che alcuni autori greci, ad esempio Fozio, considerassero Andronico-Cristo un membro della tribù dei Russi-Sciti. Inoltre, come abbiamo dimostrato nel libro "La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga", alcuni autori romani antichi insistevano sul fatto che re Servio Tullio, uno dei riflessi di Cristo, fosse ETRUSCO, ovvero ET-RUSSO, vedi il libro "Impero".

2) I discorsi del Patriarca Fozio mostrano chiaramente che il motivo principale dell'invasione scita-russa fu la vendetta. Ora comprendiamo che i Cosacchi dell'Orda vendicarono il Cristo crocifisso. Il testo greco sottolinea che gli Sciti, adirati per il rifiuto degli abitanti di Zar-Grad di punire i colpevoli, decisero di farlo loro stessi. La versione russa, che narra della morte di Andrej Bogoljubskij, afferma anche che gli abitanti di Vladimir alla fine giunsero personalmente ai suoi assassini e li giustiziarono. Anche la guerra di Troia, nella sua "versione antica", è una vendetta.

3) Il patriarca Fozio pone particolare enfasi sulla crudeltà della vendetta. Descrive con entusiasmo la ferocia degli Sciti-Russi. Anche le cronache russe, parlando dell'esecuzione degli assassini di Andrej Bogoljubskij, sottolineano la crudeltà dei vendicatori infuriati. Anche la guerra di Troia è descritta dai "classici" come estremamente distruttiva e crudele.

4) È molto interessante che il Patriarca Fozio identifichi effettivamente la Gerusalemme dei Vangeli con Costantinopoli. Chiede di piangere la Costantinopoli distrutta, chiamandola direttamente Gerusalemme. È vero, qualcuno probabilmente ha inserito una frase subdola nel suo testo, secondo cui, presumibilmente, prima di Costantinopoli = Gerusalemme ci fosse una "antica città madre", Gerusalemme. Di conseguenza, si è scoperto che Fozio chiama Costantinopoli Gerusalemme, in memoria di quella perduta "antica Gerusalemme". Tuttavia, a quanto pare, questa è una spiegazione successiva di un confuso editore scaligeriano, che fu interrotto dall'invito di Fozio a piangere Costantinopoli come Gerusalemme. Se non fosse per l'inserimento dell'"antica città madre", il testo di Fozio non lascerebbe il minimo dubbio sul fatto che per il patriarca greco Costantinopoli e Gerusalemme siano LA STESSA CITTÀ, che veniva semplicemente chiamata con due nomi diversi. A quanto pare, aveva altri nomi famosi, come Troia.

5) Anche le allusioni del patriarca Fozio al coinvolgimento dell'imperatore nell'ingiusta esecuzione, diventano più chiare. Si riferiva o all'imperatore crocifisso Andronico-Cristo, o al cospiratore Isacco Angelo, che divenne imperatore dopo di lui e compì un colpo di stato a Costantinopoli.

6) Come abbiamo dimostrato nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda", i CROCIATI DELL'ORDA venivano talvolta chiamati NORMANNI. Non vi è quindi contraddizione nel fatto che alcuni cronisti, ad esempio Liutprando (vedi [476], p. 37 e segg.), affermino che i Normanni attaccarono Costantinopoli. Inoltre, dal testo di Liutprando o di Liutprando stesso, si evince chiaramente che NORMANNI o NORDIMANI sono uno dei nomi dei RUSSI.

"...Gens quaedam est sub aquilonis parte constituta quam a qualitate corporis Greci vocant Rusios, crediamo a positione loci nominamus Nordmannos. Lingua quippe Teutonum NORD aquilo, MAN auter dicitur homo, unde et Nordmannos aquilonares hominis dicere possumus"... Da questa citazione risulta chiaro (nota S. Lesnoy - Auth.) che proprio gli europei ("noi", dice Liutprando) CHIAMANO NORMANNI I RUSSI e spiega il significato di questa parola: dal tedesco nord = nord e man = uomo, in altre parole i russi erano chiamati "nordimani" [476], p. 39.

7) S. Lesnoy cita anche altre antiche testimonianze sull'attacco dei russi a Costantinopoli. In conclusione, afferma: "Da queste citazioni, così come dalla testimonianza di Fozio, è chiaro che l'attacco dei russi a Costantinopoli si concluse con una vittoria: una fonte afferma che i russi tornarono "in trionfo", un'altra "con gloria". Dal nostro punto di vista, è difficile definire "gloria" il massacro di una popolazione indifesa, anche a scopo di vendetta, ma il fatto rimane: i russi si VENDICARONO e tornarono sani e salvi" [476], p. 41.

CONCLUSIONE. Le fonti primarie greche "antiche" sono piuttosto coerenti con la nostra ricostruzione, secondo cui all'inizio del XIII secolo la Rus' dell'Orda e i suoi alleati conquistarono Zar Grad con l'obiettivo di punire i colpevoli dell'esecuzione dell'imperatore Adronico Cristo. Si tratta anche dell'"antica" guerra di Troia.