Cristo e la Rus’
attraverso gli occhi degli “antichi” greci

 A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni su Andronico Cristo, Giovanni Battista, l’apostolo Paolo, Giuda Iscariota e le crociate della Rus’ dell’Orda. A quanto pare, ques te testimonianze costituiscono la base delle opere principali di Erodoto, Plutarco, Tucidide, Senofonte, Platone e Aristofane.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

CAPITOLO 3: L’”ANTICO” RE PERSIANO CIRO IL VECCHIO È UN ALTRO RIFLESSO
DI ANDRONICO-CRISTO DEL XII SECOLO D.C.

 

1.13. IL PICCOLO CIRO PUNISCE UN BAMBINO. IL PICCOLO CRISTO PUNISCE UN BAMBINO.

Erodoto continua il suo racconto su Ciro il Vecchio. “Quando il ragazzo aveva dieci anni si verificò un episodio che rivelò la sua identità: giocava nel villaggio dove erano anche gli stazzi del bestiame, giocava per strada con dei coetanei; e giocando i bambini lo avevano eletto loro re, lui che per tutti era "il figlio del mandriano" …

E lui distribuiva le mansioni: voi dovete costruirmi un palazzo, voi essere le mie guardie; tu sarai "l'occhio del re", a te tocca l'incarico di portare i messaggi: insomma a ognuno assegnava il suo compito. Ma uno dei bambini che giocavano con lui era il figlio di Artembare, uomo di grande prestigio fra i Medi, e non volle obbedire agli ordini di Ciro; allora Ciro comandò agli altri ragazzi di arrestarlo e, quando essi ebbero obbedito, punì assai duramente il ribelle facendolo fustigare. Appena lasciato libero, il ragazzo, ancora più infuriato al pensiero di aver subito un trattamento indegno della sua condizione, si recò in città a lamentarsi col padre dell'affronto ricevuto da Ciro, naturalmente non parlando di Ciro (non poteva essere questo il nome) ma del "figlio del mandriano" di Astiage. Artembare, adirato com'era, si recò da Astiage conducendo con sé il figlioletto e si lamentò di aver subito dei mostruosi oltraggi: "Signore, - disse - ecco la violenza insolente che abbiamo patito da parte di un tuo servo, dal figlio di un bovaro"; e mostrava la schiena del figlio …

Astiage udì e vide; e desiderando vendicare il bambino per riguardo ad Artembare, fece chiamare il mandriano e il suo ragazzo. Quando furono entrambi presenti, Astiage, guardando in faccia Ciro, disse: "Dunque tu, che sei figlio di un pover'uomo, hai osato trattare così ignominiosamente il figlio di un uomo che è il primo nella mia corte?" E il ragazzo rispose: "Signore, quello che gli ho fatto è stato secondo giustizia: i ragazzi del villaggio, lui compreso, mentre giocavamo mi elessero loro re ritenendomi il più adatto a questo titolo. Ora, tutti gli altri bambini eseguivano i miei ordini, lui invece non li voleva ascoltare e non ne teneva il minimo conto, fino a quando ha avuto la giusta punizione. Se dunque, per questo, mi merito un castigo, sono qui a tua disposizione" …

Mentre il bambino dava questa risposta poco per volta Astiage lo riconosceva: gli pareva che i lineamenti del viso fossero molto simili ai propri, troppo libero il tono della risposta; e anche l'epoca dell'esposizione corrispondeva all'età del ragazzo. Impressionato da questi particolari, per un po' rimase senza parola.” [163], p. 48. Il re lasciò andare CIRO e avviò un'indagine. Dopo qualche tempo, scoprì tutte le circostanze dell'inganno che aveva permesso a CIRO di salvarsi.

Nei Vangeli canonici non c'è una storia simile. Tuttavia, se guardiamo ai cosiddetti Vangeli apocrifi, troviamo una trama abbastanza simile. Prendiamo il famoso “Vangelo di Tommaso”, noto anche come “Vangelo dell'Infanzia”. In esso si legge: "Quando il Bambino Gesù aveva cinque anni, giocava vicino al guado di un ruscello e raccoglieva l'acqua che scorreva nelle pozzanghere... Era sabato quando fece questo. E c'erano molti bambini che giocavano con Lui. Tuttavia, quando un certo Giudeo vide ciò che Gesù stava giocando di sabato, andò subito da Giuseppe, suo padre, e disse: "Guarda, tuo figlio è al guado, ha preso dell'argilla e sta facendo degli uccelli, e profana il giorno del sabato... Giuseppe giunse sul posto...

Tuttavia, il figlio di Anna, il dottore della legge, stava lì vicino a Giuseppe e prese un ramoscello e spruzzò l'acqua che Gesù aveva raccolto. Quando Gesù vide ciò che aveva fatto, si adirò e gli disse: «Tu, malvagio, empio, sciocco, che male ti hanno fatto le pozzanghere e l'acqua? Guarda, ora ti seccherai come un tronco... E subito il ragazzo si seccò tutto, e Gesù se ne andò... Tuttavia i genitori del ragazzo lo presero, piangendo la sua giovinezza, e lo portarono da Giuseppe e cominciarono a rimproverarlo per ciò che suo Figlio aveva fatto" [307], p. 222.

Inoltre, c'è un'altra versione della stessa storia: "Un ragazzino gli si avvicinò e lo spinse con una spallata. Gesù si arrabbiò e gli disse: ‘Non ti allontanare da qui’; e il ragazzino cadde a terra e morì... I genitori del bambino morto andarono da Giuseppe e lo rimproverarono dicendo: “Se hai un figlio così, non puoi vivere con noi; insegnagli a benedire invece che a maledire” [307], pp. 222-223.

Ecco un'altra storia simile: "Qualche giorno dopo, Gesù stava giocando sul tetto di una casa e uno dei bambini che giocavano con lui cadde dall'alto e morì. Quando gli altri bambini videro ciò, fuggirono e Gesù rimase solo. I genitori del bambino morto vennero e cominciarono ad accusare Gesù di averlo gettato giù. Gesù rispose: «Non l'ho buttato giù». Tuttavia, essi continuarono a insultarlo. Allora Gesù scese dal tetto, si avvicinò al corpo del ragazzo e gridò a gran voce: «Zenone... alzati e di' se ti ho buttato giù». E subito egli si alzò e disse: «No, Signore, non mi hai buttato giù, ma mi hai risuscitato». E quando videro, rimasero sbalorditi. E i genitori del bambino glorificarono il miracolo che era avvenuto e adorarono Gesù» [307], pp. 224-225.

Il confronto tra la versione greco-persiana e quella evangelica rivela una somiglianza indubbia. In effetti.

- CIRO è un ragazzo di dieci anni. Gesù è un ragazzo di cinque anni.

- CIRO gioca con i bambini. Gesù gioca con i bambini.

- Uno dei bambini che giocano non obbedisce al giovane Ciro e lo irrita. Uno dei bambini che giocano distrugge ciò che fa Gesù e irrita il giovane Gesù.

- Secondo Erodoto, il giovane Ciro punisce un bambino disubbidiente della sua età. E, come sottolineato, “in modo molto severo, punendolo con la frusta”. Secondo Tommaso, anche il giovane Gesù punisce il bambino che ha rovinato il suo gioco. In una versione il bambino “si secca”. In un'altra versione il bambino muore addirittura. Si tratta quindi di una punizione molto severa.

- Secondo Erodoto, i genitori del ragazzo punito si lamentano con il re Astiago di CIRO. Secondo il “Vangelo di Tommaso”, i genitori del ragazzo punito accusano Gesù e vanno da suo padre Giuseppe, chiedendo vendetta.

- In una delle varianti apocrife cristiane, il ragazzo morto risorge per parola di Gesù e i genitori lodano Gesù. In un'altra variante apocrifa, il ragazzo colpevole non muore, anche se si secca. Nella versione greco-persiana, il ragazzo punito dal giovane Ciro non muore, ma rimane in vita.

 

 

1.14. IL MASSACRO DEI BAMBINI DA PARTE DEL RE ERODE “PER COLPA DI CRISTO”, E L'UCCISIONE DEL BAMBINO, FIGLIO DI ARPAGO, DA PARTE DEL RE ASTIAGE, COME PURE L'UCCISIONE DEI MAGI-PROFETI DA PARTE DI ASTIAGE “PER COLPA DI CIRO”.

I Vangeli raccontano che il malvagio re Erode, spaventato dalla nascita di Gesù, Re dei Giudei, vuole ucciderlo e, per andare sul sicuro, ordina di uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni. I soldati di Erode compiono il massacro, uccidendo i bambini. Questo racconto evangelico è stato ripreso più volte nell'arte cristiana, fig. 3.13. Ci si chiede se sia presente in qualche forma anche in Erodoto. Sì, c'è, anche se non nella sua interezza, ma è comunque riconoscibile.

Ci riferiamo al seguente racconto di Erodoto. Quando il re Astiage riconobbe nel presunto figlio del mandriano il suo vero nipote CIRO, fu preso dal terrore. Astiage chiamò immediatamente il pastore. “Quando il mandriano rimase solo, Astiage gli chiese dove avesse trovato quel bambino e chi glielo avesse consegnato. Rispose che era figlio suo e che la donna che lo aveva dato alla luce viveva ancora con lui. Ma Astiage ribatté che non era una buona idea quella di candidarsi ad atroci supplizi, e intanto faceva cenno alle guardie di arrestarlo; mentre veniva condotto alla tortura confessò ogni cosa. A cominciare dall'inizio raccontò tutto per filo e per segno e giunse infine a pregare e a implorare il perdono …

Dopo che il mandriano gli ebbe rivelato la verità, Astiage non si curò più di lui: ormai era enormemente adirato con Arpago e ordinò alle sue guardie di andarlo a chiamare. Quando Arpago fu al suo cospetto, Astiage gli chiese: "Arpago, che sorte hai riservato al bambino che ti consegnai, e che era nato da mia figlia?" E Arpago, vedendo lì nella sala il mandriano, non tentò più la via della menzogna, per non correre il rischio di venire smentito e disse: "Mio re, appena ebbi in mano il bambino studiai come regolarmi secondo la tua volontà e nello stesso tempo non risultare colpevole verso di te, non essere un omicida agli occhi di tua figlia e ai tuoi. Decisi di agire così: chiamai il mandriano qui presente e gli consegnai il neonato, dicendogli che eri tu a ordinare di ucciderlo; e con queste parole io non mentivo perché proprio tu avevi dato quelle disposizioni. Glielo consegnai precisando che doveva esporlo su di un monte deserto e restare lì di guardia fino a quando fosse morto, e aggiunsi le più varie minacce nel caso che non eseguisse gli ordini. Quest'uomo eseguì quanto gli era stato comandato e il bambino morì, allora io mandai i più fedeli dei miei eunuchi e attraverso di loro constatai l'accaduto e feci seppellire il neonato. Ecco come andarono le cose, mio signore, e questa è la sorte che toccò al bambino" …

Arpago quindi disse tutta la verità e Astiage, nascondendo la rabbia che lo divorava per quanto era successo, per prima cosa ripeté ad Arpago la versione dei fatti come l'aveva appresa dal mandriano; poi alla fine del racconto disse che il bambino era vivo e che era bene che tutto fosse finito così. "Ero molto addolorato - disse - al pensiero di ciò che avevo fatto a questo bambino e mi pesava il rancore di mia figlia. Ora visto che tutto è andato per il meglio, manda qui tuo figlio presso il ragazzo appena arrivato e poi, visto che ho intenzione di offrire un sacrificio di ringraziamento per l'avvenuta salvezza agli dei cui spetta questo onore, vieni a cena da me" …

Udito ciò Arpago si prosternò e si avviò verso casa contento che la sua colpa avesse avuto un esito positivo e di essere stato invitato a cena con tanti buoni auspici. Appena entrò in casa si affrettò a inviare a corte il proprio unico figlio, che aveva circa tredici anni, ordinandogli di andare da Astiage e di fare tutto quello che lui comandasse. Poi, tutto lieto, andò a raccontare alla moglie quanto era accaduto. Ma Astiage, quando il figlio di Arpago fu da lui, lo uccise, lo squartò in tanti pezzi e ne fece cucinare le carni una parte lessate e una parte arrosto e le tenne pronte. Venne l'ora della cena: si presentarono tutti i convitati fra i quali Arpago. Davanti agli altri e allo stesso Astiage furono imbandite mense ricolme di carne di montone, invece ad Arpago furono servite tutte le carni del figlio, tranne la testa e le mani e i piedi, che stavano a parte celate in un canestro. Quando Arpago si sentì sazio di cibo, Astiage gli domandò se le portate erano state di suo gusto e Arpago rispose che gli erano piaciute molto; allora dei servi, precedentemente istruiti, gli misero davanti la testa, le mani e i piedi del ragazzo ancora coperte e standogli di fronte lo invitarono a scoperchiare il piatto e a servirsi liberamente. Arpago obbedì, scoperchiò il piatto, vide i resti del figlio: li vide, ma rimase impassibile e riuscì a dominarsi. Astiage gli chiese se riconosceva l'animale delle cui carni si era cibato e lui rispose che lo riconosceva e che per lui andava bene ogni cosa che il re facesse. Dopo aver così risposto, raccolse i resti delle carni e se ne tornò a casa. E lì, credo, li ricompose e seppellì. E questa fu la punizione che Astiage inflisse ad Arpago.” [163], pp. 49-50.

A quanto pare, ci troviamo di fronte a una versione distorta della strage degli innocenti descritta nel Vangelo. La tradizione cristiana sottolinea in modo particolare l'inimmaginabile crudeltà del re Erode, che ordinò di uccidere molti bambini innocenti solo per arrivare al piccolo Gesù e ucciderlo. Nella versione greco-persiana viene ucciso solo un bambino, ma l'intera scena è raffigurata in modo piuttosto brutale, con enfasi sui dettagli crudeli.

È importante notare che in entrambi i racconti, l'uccisione del bambino o di molti bambini avviene “a causa di Ciro” o “a causa di Gesù”. Il malvagio re Astiage si vendica del suo suddito disobbediente che non ha ucciso Ciro, mentre il malvagio Erode cerca di sbarazzarsi di Gesù con un massacro di bambini.

Il tema evangelico dell'omicidio di massa “a causa di Gesù” trova eco anche in Erodoto. Infatti, dopo aver raccontato del brutale omicidio del bambino, figlio di Arpago, Erodoto aggiunge che furono uccisi anche tutti i maghi-indovini che erano dalla parte di Ciro. “Poi il re ordinò di IMPALARE I MAGHI-INDOVINI che lo avevano convinto a risparmiare CIRO” [163], p. 53.

Vediamo quindi una buona corrispondenza tra le informazioni di Erodoto e i Vangeli.

 

1.15. IL MALVAGIO ASTIAGE “LASCIA ANDARE” IL GIOVANE CIRO, NONOSTANTE INIZIALMENTE VOLESSE UCCIDERLO. LA FUGA EVANGELICA DELLA SACRA FAMIGLIA IN EGITTO, LONTANO DAL MALVAGIO RE ERODE.

Dopo aver organizzato il “massacro dei bambini”, ovvero dopo aver ordinato l'uccisione del giovane figlio di Arpago, il malvagio Astiage convoca i maghi-indovini per chiedere loro consiglio su cosa fare del giovane Ciro, che finalmente è caduto nelle sue mani. Ricordiamo che quando Ciro fu portato da Astiage, questi riconobbe in lui suo nipote e lo trattenne nel palazzo: «Ciro, su suo ordine, fu condotto dai servi nelle stanze interne del palazzo» [163], p. 49.

Astiage e i magi discutono a lungo sul destino del giovane Ciro. I magi dicono che il re non ha più nulla da temere, poiché il sogno profetico che aveva tanto spaventato Astiage può essere considerato ormai avverato, senza pericolo per il re stesso. Il fatto è che, durante un gioco, il giovane Ciro era stato proclamato re dai bambini e per qualche tempo aveva interpretato questo ruolo. “In questo caso si è comportato esattamente come un vero re, circondandosi di guardie del corpo, guardiani, messaggeri... Se il ragazzo è vivo e è diventato re senza alcuna intenzione... non temere e non preoccuparti: infatti, una seconda volta non sarà più re” [163], p. 50. In questo modo, i magi si schierano di fatto dalla parte del giovane Ciro e placano l'ira del malvagio Astiage.

Infine, i magi danno al re Astiage il seguente consiglio: “Questo ragazzo mandalo lontano dai tuoi occhi, fra i Persiani, dai suoi genitori”. Astiage fu lieto di udire questo consiglio, fece chiamare Ciro e gli disse: "Ragazzo, io sono stato ingiusto con te a causa di un sogno risultato vano, e tu sei vivo perché così ha voluto il tuo destino. Ora sii contento di andare fra i Persiani; io ti farò scortare fino là. Là troverai un padre e una madre ben diversi da Mitradate, il bovaro, e da sua moglie". Così disse e congedò Ciro. Ad accogliere Ciro di ritorno nella casa di Cambise c'erano i suoi genitori i quali, quando seppero chi era, lo salutarono con grande affetto, perché lo credevano morto subito a suo tempo; e continuavano a chiedergli come fosse riuscito a salvarsi.” [163], p. 51.

- Probabilmente qui ci troviamo di fronte a un'altra versione “antica” greca della fuga evangelica della Sacra Famiglia in Egitto dal malvagio Erode. Tuttavia, qui il re Astiag-Erode è presentato come un buon sovrano. Egli, si dice, lascia andare il giovane CIRO-Cristo e lo manda in un lungo viaggio, con accompagnatori, in Persia, dai suoi genitori. Invece della fuga frettolosa del Vangelo, abbiamo una tranquilla partenza di CIRO-Cristo.

- A proposito, confrontando il racconto con i Vangeli, scopriamo la sovrapposizione tra l'Egitto biblico e la Persia di Erodoto. Questo ci è già noto. Ricordiamo che sia l'Egitto biblico che la Persia “antica”, sono la Rus' dell'Orda. Secondo i nostri risultati, esposti nel libro “Il re dei Slavi”, la Sacra Famiglia fuggì davvero da Zar Grad = Gerusalemme verso la Rus', salvandosi dalla persecuzione di Erode.

- Sottolineiamo il ruolo importante dei MAGI in questa storia greco-persiana. Secondo Erodoto, furono proprio i magi a salvare il giovane Ciro, convincendo il malvagio Astiage ad addolcirsi e a smettere di perseguire Ciro. Nei Vangeli, anche i Magi-Maghi hanno una conversazione diretta con il re Erode riguardo al giovane Gesù. Ricordiamo che quando i Magi arrivarono a Gerusalemme chiedendo dove fosse il Re dei Giudei appena nato, «Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece indicare da loro il luogo esatto in cui era apparsa la stella e, mandandoli a Betlemme, disse loro: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando lo avete trovato, avvisatemi, affinché anch'io vada ad adorarlo”. Essi, ascoltato il re, partirono» (Matteo 2:7-9). Giunti a Betlemme e dopo aver adorato Gesù, i magi, «avendo ricevuto in sogno l'indicazione di non tornare da Erode, se ne tornarono per altro cammino al loro paese... Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò molto» (Matteo 12:12, 12:16).

Pertanto, nei Vangeli i Magi appaiono come adoratori di Cristo, che non desiderano affatto il male e si astengono dal collaborare con il malvagio Erode. Un ruolo simile dei Magi è sottolineato anche dall'antico Erodoto.

- Nelle versioni greco-persiana e neotestamentaria si parla di un SOGNO legato al giovane Ciro-Gesù. Secondo Erodoto, il sogno su Ciro fu avuto dal malvagio Astiage, dopodiché i magi gli interpretarono il contenuto del sogno. Secondo i Vangeli, il SOGNO su Gesù fu avuto dagli stessi Magi. Dopo di che essi si astennero dall'incontrare il malvagio Erode e si allontanarono dal suo paese.

 

 

1.16. IL TAGLIO CESAREO. GESÙ CHE SI TAGLIA IL FIANCO. IL MESSAGGIO SEGRETO. CIRO CHE APRE IL VENTRE DI UNA LEPRE.

Nei libri “Il re degli Slavi” e “La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga”, abbiamo parlato in dettaglio del fatto che Gesù probabilmente venne al mondo grazie all'aiuto del taglio cesareo. Questo tema, in diverse varianti, è stato ripetutamente ripreso nelle fonti medievali e nell'arte “antica”. È molto interessante che sia presente anche nell'opera “antica” di Erodoto, in relazione a Ciro. Cioè, come cominciamo a capire, proprio con Cristo.

Prima di citare il passo corrispondente di Erodoto, ricordiamo una delle versioni medievali che raccontano del taglio cesareo alla nascita di Cristo. Questo racconto è giunto fino a noi in forma piuttosto distorta. Ci riferiamo alla versione ebraica degli eventi evangelici riportata nel “Toldot Yeshu”. Citiamo il manoscritto medievale viennese di questo libro: "Egli (Gesù - Autore) entrò nel santuario dove si trovava la pietra fondamentale... E il mamzer (Gesù - Aut.) volle impossessarsi del segreto... Due leoni di rame sedevano presso le due colonne all'ingresso del santuario, e chiunque entrasse lì dentro e studiasse le lettere o le scrivesse su pergamena, solo lui usciva, mentre i leoni ruggivano contro di lui, e dimenticava ciò che aveva scritto. Chi era quel mamzer? Pronunciò le lettere SOPRA IL SUO FIANCO, LO TAGLIÒ SENZA PROVARE DOLORE E POSE NEL FIANCO LA PERGAMENA su cui aveva scritto le lettere segrete, e prima di uscire, parlò a quel luogo. Quando uscì, i leoni ruggirono contro di lui, e lui dimenticò immediatamente ciò che aveva scritto, ma la pergamena rimase al suo posto, e quando si allontanò, SI TAGLIÒ LA COSCIA, TOLSE LA PERGAMENA E IMPARÒ DI NUOVO LE LETTERE in un ambiente tranquillo. LUI ERA L'UNICO CHE AVEVA AGITO IN QUESTO MODO, E DOPO DI CHE POTEVA CREARE TUTTO CIÒ CHE DESIDERAVA" [307], pp. 360-361.

Il taglio sulla coscia, che Cristo si fece da solo, sembra essere un ricordo distorto del taglio sul corpo della Vergine Maria durante il taglio cesareo. Vedi la discussione nel libro “Il re dei Slavi”. Nella letteratura rabbinica è persino apparso un termine speciale: “colui che incide sul proprio corpo” [307], pp. 315-316.

In questa versione ebraica, dall'incisione sulla coscia di Dio o della Dea nasce una “pergamena con lettere segrete”. In altri testi ebraici si parla in modo ancora più esplicito: “Iushà si tagliò il fianco senza provare dolore e vi mise la Parola segreta scritta sulla pelle, poi si allontanò, tolse la pelle con le scritte e cominciò a compiere segni e prodigi” [307], p. 379. Qui, la “parola segreta” nata dal fianco, ricorda chiaramente uno dei nomi di Cristo: ‘VERBO’, “Dio-Verbo”. Si veda, ad esempio, l'inizio del Vangelo di Giovanni.

Come abbiamo mostrato nel libro “L'inizio della Rus' dell'Orda”, il taglio cesareo alla nascita di Cristo si riflette, in particolare, nella creazione biblica di Eva dalla costola di Adamo. Citiamo qui come esempio, alcune antiche raffigurazioni della creazione di Eva, dove emerge piuttosto chiaramente l'idea del taglio cesareo, fig. 3.14 e fig. 3.15. Nei testi rabbinici ebraici che abbiamo citato, si ritiene erroneamente che Gesù abbia TAGLIATO DA SOLO IL SUO FIANCO e ne abbia estratto la “parola segreta”. Si sono semplicemente confusi sul genere maschile e femminile.

Torniamo ora da Erodoto. Egli riferisce che Arpago, che odiava Astiage = Erode, «mandava a CIRO doni su doni, incitandolo alla vendetta... Vedendo che CIRO stava crescendo, Arpago scelse il giovane come alleato... Quando Arpago riuscì a convincerlo [a conoscerlo] dalla sua parte e tutto era pronto (per rovesciare il malvagio Astiage-Erode - Aut.), decise di comunicare il suo piano a Ciro. Ciro si trovava in Persia e, poiché tutte le strade erano sorvegliate e non era possibile TRASMETTERE LA NOTIZIA in altro modo, Arpago escogitò questo stratagemma. Preparò abilmente una lepre, ovvero LE APRI' IL VENTRE SENZA DANNEGGIARE LA PELLE, POI VI INSERÌ UN MESSAGGIO IN CUI SPIEGAVA IL SUO PIANO. POI RICUCÌ IL VENTRE DELLA LEPRE e mandò l'animale in Persia con uno dei suoi servi più fedeli... Con le parole, invece, ordinò di dire a CIRO DI APRIRE [IL VENTRE] DELLA LEPRE CON LE PROPRIE MANI E SENZA TESTIMONI.

Il servo eseguì l'ordine di Arpago e Ciro, ricevuta la lepre, LE APRI' IL VENTRE. LÌ CIRO TROVÒ IL MESSAGGIO, LO PRESE E COMINCIÒ A LEGGERE" [163], p. 51.

Naturalmente, il motivo del “ventre squarciato” nel taglio cesareo, è qui fortemente distorto, ma l'essenza della questione è abbastanza riconoscibile, soprattutto se confrontata con la versione ebraica. Secondo Erodoto, Ciro-Cristo squarta “il ventre di una lepre” e ne estrae un messaggio, un annuncio importante. Nei testi ebraici si dice invece che Gesù stesso si tagliò il fianco e ne estrasse la PAROLA SEGRETA, cioè un messaggio segreto, una scrittura segreta.

Va detto che Erodoto ha chiaramente utilizzato alcune fonti che raccontavano in modo dettagliato, anche se sotto una luce diversa, gli eventi evangelici. Gli eventi principali legati alla nascita di Gesù sono stati sostanzialmente riportati da Erodoto. Egli fornisce anche una serie di nuovi dettagli interessanti. A quanto pare, un'analisi approfondita di Erodoto e di altri “classici” greci potrebbe aggiungere molte novità alla comprensione dei lontani eventi del nebuloso XII secolo legati alla giovinezza dell'imperatore Andronico Cristo = Andrey Bogolyubsky.

In conclusione, torniamo brevemente al taglio cesareo durante la nascita di Gesù. Nel libro “La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga”, al capitolo 2 abbiamo parlato in dettaglio del fatto che probabilmente proprio questo evento, che colpì molti contemporanei, è alla base di alcune immagini cristiane in cui la Vergine Maria viene colpita al petto con una spada. Vedi, ad esempio, fig. 3.16. Nell'antichità questo tema si rifletteva, a quanto pare, nella famosa storia romana della bella Lucrezia, che si uccise con una spada. Si trafisse il ventre o il petto. Riportiamo qui, a titolo di esempio, alcune antiche raffigurazioni del “suicidio di Lucrezia”, fig. 3.17, fig. 3.18, fig. 3.19, fig. 3.19a, fig. 3.19b, fig. 3.20.

 

La storia del taglio cesareo, grazie al quale venne al mondo Andronico Cristo, è stata più volte riportata nella letteratura antica. Oltre agli esempi riportati nei nostri libri “Il re degli Slavi” e “La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga”, riportiamo un altro esempio simile nella storia degli “antichi” Ittiti, ovvero i Goti medievali.

"Presso gli Hittiti, Kumabri (Crono) morde i genitali del dio del cielo Anu (Urano), ingoia parte del seme e sputa il resto sul monte Kanzura, dove dal seme rimasto nasce una dea. Il DIO DELL'AMORE, concepito in questo modo, VIENE SQUARTATO DAL FIANCO DI KUMABRY dal fratello di Anu, Ea... Kumabri in seguito GENERA DAL SUO FIANCO UN ALTRO BAMBINO - IN QUESTO MODO DIONISIO RINASCE DA ZEUS" [196:2], p. 25.

Ricordiamo qui che nel libro “Il re degli Slavi” abbiamo già parlato del legame tra il mito di Dioniso e il taglio cesareo. Robert Graves riferisce: "Zeus, assumendo le sembianze di un mortale, ebbe una relazione segreta con Semele... Presa dalla gelosia, Era (moglie di Zeus - Aut.)...consigliò Semele, che era già al sesto mese di gravidanza, di porre una condizione al suo misterioso amante: che lui... si mostrasse nella sua vera forma... Quando Zeus rifiutò la sua richiesta, (Semele - Aut.) non gli permise più di condividere il suo letto. Allora, infuriato, egli le apparve in un fragore di tuoni e lampi e la fulminò. Ermes, tuttavia, RIUSCÌ A SALVARE IL SUO FIGLIO PREMATURO DI SEI MESI. ERMES CUCI L'INFANTE NEL FIANCO DI ZEUS, CHE, DOPO TRE MESI, AL MOMENTO STABILITO LO MISE AL MONDO. Ecco perché Dioniso è chiamato “due volte nato” o “figlio delle due porte” [196:2], p. 25, 39.

Quindi, ripetiamo che, secondo le nostre ricerche, gli dei ZEUS e DIONISO, a quanto pare sono riflessi dell'imperatore Andronico Cristo = il granduca Andrey Bogolyubsky.

 

 

2. CIRO-CRISTO NELLA “CIROPEDIA” DI SENOFONTE.

Senofonte è considerato l'autore dell'opera monumentale “Ciropedia” (L'educazione di Ciro). In essa viene raccontata in modo molto prolisso, ma purtroppo a volte poco significativo, l'infanzia di Ciro, le sue campagne militari e la sua morte. Questo racconto su Ciro è notevolmente diverso dalla biografia di Ciro di Erodoto, molto più breve, concisa, ma molto ricca. Secondo la “Ciropedia” di Senofonte, Ciro muore di morte naturale in casa, circondato dagli amici, pronunciando un lungo e raffinato discorso. Altri autori, tra cui Erodoto, sostengono che Ciro morì in battaglia. Non pronunciò discorsi altisonanti. Gli storici considerano la versione di Erodoto sulla fine di Ciro quella principale, e hanno ragione, vedi sotto. Come osservano i commentatori, la “Ciropedia” (cioè l'educazione di Ciro) in 8 libri è una via di mezzo tra un'opera storica e una filosofica... È una sorta di romanzo storico che descrive... Ciro il Vecchio, FONDATORE DEL REGNO PERSIANO... Ciro stesso è per metà Socrate e per metà Agesilao... Presso i Romani, a Bisanzio e nella nuova Europa del XVII secolo, la “Ciropedia” riscosse grande successo e diede origine a numerosi romanzi filosofici" [447:1], pp. 12-13.

"Ciro appare nella “Ciropedia” con una serie di discorsi pronunciati in diverse occasioni, e talvolta senza alcun motivo, discorsi che stancano il lettore moderno... I discorsi abili, sofisticati e contorti di Ciro sono costruiti secondo tutte le regole della retorica, con lunghi periodi composti da sistemi di frasi complesse concatenate, permeati da un ritmo interno e rifiniti elegantemente... In nessun'altra opera di Senofonte troviamo sistemi di periodi così estesi e prolissi come nella “Ciropedia”. Anche i discorsi dei compagni di Ciro sono costruiti con maestria..." [447:1], p. 698. Prima di iniziare a combattere, i soldati “antichi” competono a lungo tra loro nell'eleganza della parola, riempiendo intere pagine di oratoria priva di contenuto.

Probabilmente, la “Ciropedia” è stata creata nel XVII secolo come opera filosofica e romantica ispirata ad alcuni testi antichi del XII-XIII secolo. Non a caso, l'interesse per questo romanzo, attribuito postumo a Senofonte, ovvero all'apostolo Paolo, risale proprio al XVII secolo, come già accennato sopra.

Allo stesso tempo, nella “Ciropedia”, con il suo stile ampolloso e prolisso, emergono comunque alcuni dati storici autentici. Nel flusso di “frasi complesse, ritmiche, elegantemente arrotondate e concatenate” affiora di tanto in tanto la realtà storica. Non a caso i commentatori notano, ad esempio, una certa somiglianza tra le biografie del re Ciro e del filosofo Socrate, vedi sopra. È giusto che sia così, poiché, come cominciamo a capire, sia Ciro che Socrate sono in larga misura riflessi di Andronico-Cristo.

La descrizione generale del re Ciro fornita da Senofonte nelle prime pagine della “Ciropedia” è molto interessante. Si riporta quanto segue. Ciro divenne "sovrano dei popoli, degli Stati e delle nazioni che gli si erano sottomessi... I popoli che vivevano lontano da lui, a molti giorni di viaggio, altri a molti mesi, altri ancora non lo avevano mai visto, e altri sapevano perfettamente che non avrebbero mai avuto l'opportunità di vederlo, gli obbedivano volentieri... Ciro... (si alzò - Aut.) alla testa dei Medi che si erano sottomessi volontariamente a lui e dei Ircani che si erano sottomessi altrettanto volontariamente, conquistò i Siriani, gli Assiri, gli Arabi, i Cappadoci, gli abitanti delle due Frigie, i Lidi, i Cari, i Fenici, i Babilonesi. Divenne re dei Bactriani, degli Indiani e dei Cilici, dei Saci, dei Paflagoni e dei Magadiani, E DI MOLTI ALTRI POPOLI I CUI NOMI NESSUNO POTREBBE NEANCHE ELENCARE. Divenne re anche degli Elleni che vivevano in Asia, poi scese verso il mare e conquistò gli abitanti di Cipro e gli Egizi. Ciro governò tutti questi popoli, le cui lingue gli erano completamente sconosciute, e che non si capivano nemmeno tra loro. RIUSCÌ A CONQUISTARE ENORMI TERRITORI grazie al timore che incuteva, tanto che tutti tremavano davanti a lui. Nessuno tentò di opporgli resistenza. Ciro riuscì a instillare nei popoli conquistati un desiderio così forte di compiacerlo che essi aspiravano costantemente a una sola cosa: RIMANERE PER SEMPRE SOTTO IL SUO DOMINIO. Questi popoli erano così numerosi che un solo viaggio attraverso tutti questi paesi poteva essere considerato un'impresa epica, sia a est della residenza reale, sia a ovest, sia a nord, sia a sud.

RITENENDO CIRO UN UOMO CHE MERITA PIÙ DI CHIUNQUE ALTRO DI ESSERE AMMIRATO, abbiamo studiato attentamente le sue origini e l'educazione ricevuta da quest'uomo che ha raggiunto I VERTICI PIU' ALTI DEL POTERE SUL POPOLO" [447:1], pp. 346-347.

Qui Senofonte-Paolo parla probabilmente di Andronico Cristo e della diffusione a valanga del cristianesimo alla fine del XII e all'inizio del XIII secolo. Dopo la vittoria nella guerra di Troia del XIII secolo, i cosacchi dell'Orda (ovvero gli stessi crociati medievali, gli stessi Israeliti biblici, cioè i combattenti di Dio nella traduzione in russo) iniziarono la grandiosa colonizzazione del mondo sotto la bandiera di Cristo. Essi “portavano la croce”, cioè diffondevano la fede in Cristo verso est, ovest, nord e sud, proprio come dice Senofonte. Nel XIV-XV secolo “l'onda cristiana” attraversò l'Atlantico e travolse il continente americano, vedi il nostro libro “La Rus' biblica”. Il risultato fu la nascita del gigantesco “Impero mongolo” = Grande Impero, in cui il cristianesimo divenne la religione dominante. Sull'Impero “il sole non tramontava mai”, come giustamente osservavano le cronache medievali.

Nella “Ciropedia”, accanto a Ciro è quasi sempre presente il suo amico e compagno di armi di nome CRISANTE. Non è escluso che questo “doppione-compagno”, il cui nome coincide praticamente con quello di CRISTO, sia apparso sulle pagine di Senofonte proprio perché Ciro è un riflesso parziale di Cristo.

Ciro il Vecchio regnò per 29 anni, vedi sopra. Confrontando questa età con quella di Cristo, che era di 33 anni, troviamo una buona corrispondenza.

La prima parte della “Ciropedia” descrive l'infanzia di Ciro. L'analisi del testo mostra che qui risuonano chiaramente i temi tratti dai cosiddetti Vangeli apocrifi, ad esempio dal “Vangelo dell'infanzia” (Vangelo di Tommaso) [307]. Si tratta della punizione inflitta dal giovane Cristo a un ragazzo suo coetaneo. Gesù, arrabbiato o offeso, punisce il ragazzo. In alcune versioni il ragazzo poi “risorge” per parola di Gesù. In altre versioni del racconto il ragazzo colpevole “si secca”, ma non muore. Una storia simile di punizione è riportata anche da Erodoto sul giovane Ciro, vedi sopra. Un motivo simile è presente anche nella “Ciropedia” di Senofonte.

Il giovane Ciro racconta: "Il mio maestro, poiché avevo studiato bene la scienza della giustizia, MI HA NOMINATO GIUDICE SUGLI ALTRI... Solo per un caso in cui ho giudicato male, SONO STATO PICCHIATO CON UN BASTONE. Il fatto era questo. Un ragazzo alto, vestito con un tunica corta, ha tolto i vestiti a un ragazzo piccolo che indossava una tunica lunga, gli ha messo i suoi e si è messo la tunica del ragazzo piccolo. GIUDICANDO IL CASO, HO EMESSO UNA SENTENZA secondo la quale ognuno doveva indossare la tunica che gli stava meglio... PER QUESTO IL MIO MAESTRO MI HA PICCHIATO..." [447:1], pp. 357-358. Il giovane Ciro riporta poi l'opinione del maestro, che giudicò errata la decisione di Ciro e lo punì severamente. Senofonte non parla di vendetta da parte del giovane Ciro nei confronti del maestro, ma il tema dell'offesa subita da Ciro è espresso in modo del tutto esplicito. Questo tema è rafforzato dal fatto che, letteralmente pochi paragrafi prima, Senofonte racconta la seguente storia sul giovane Ciro.

"Mandane (probabilmente ls Madonna, la madre di Cristo-Ciro - Aut.) disse a CIRO:

- Perché, figlio mio, AGISCI COSÌ con Sacco (Sacco era il coppiere del re Astiage - Aut.)?
Ciro rispose:

- PERCHÉ LO ODIO. Molte volte quest'uomo malvagio non mi ha lasciato avvicinare a mio nonno... Ti prego, nonno, LASCIAMI ESSERE IL SUO CAPO ALMENO PER TRE GIORNI!

- Come potrai comandarlo? - chiese Astiage.

- Mi metterò come lui all'ingresso e quando vorrà venire a fare colazione gli dirò che non può entrare perché il re è occupato in affari importanti e in trattative. E quando verrà a pranzo, dirò che il re si sta lavando... E LO TORMENTERÒ COME LUI HA TORMENTATO ME, impedendogli di venire da te" [447:1], p. 356.

Qui vediamo tutti gli elementi costitutivi della scena dell'«offesa-punizione» del cosiddetto «Vangelo di Tommaso». Ciro-Gesù è offeso dal cattivo trattamento che gli riserva Sacco: Sacco «tormentava» Ciro. Ciro è stato persino picchiato con un bastone dal suo maestro. Ciro vuole diventare capo per un po' di tempo per vendicarsi di Sacco.

Nei Vangeli, il re Erode è presentato come un uomo malvagio che cerca di uccidere il giovane Gesù. Ha persino organizzato un massacro di bambini innocenti solo per arrivare al Gesù Bambino che gli sfuggiva dalle mani. Abbiamo già visto che il riflesso del re Erode nelle pagine di Erodoto è il re medo Astiage. Anche Erodoto descrive Astiage come un sovrano cattivo e malvagio, che ORDINA PERSONALMENTE DI UCCIDERE il giovane Ciro-Cristo.

Lo stesso re Astiage è descritto anche nella “Ciropedia” di Senofonte. Tuttavia, è interessante notare che qui viene presentato sotto una luce completamente diversa. Astiage è gentile, affettuoso nei confronti di Ciro e si prende cura di lui. Inoltre, il giovane Ciro, in risposta, adora il nonno Astiage, lo abbracciava, cercava di servirlo e di compiacerlo in ogni modo. Senofonte si commuove raccontando di questo amore reciproco. Ecco, ad esempio, uno di questi brani: "E quando Astiage era malato, Ciro non lo lasciava mai solo e non smetteva di affliggersi, tanto che tutti vedevano quanto temesse per la vita del nonno. Di notte, se Astiage aveva bisogno di qualcuno, Ciro era il primo a saperlo. Correva più veloce di tutti per aiutare e fare ciò che più poteva piacere ad Astiage" [447:1], p. 359.

Ci viene dipinto un quadro davvero idilliaco. Di per sé, un amore così appassionato tra nonno e nipote non avrebbe certo destato sospetti. Tuttavia, cominciamo già a capire che in realtà Ciro è Cristo, mentre il re Astiage, suo nonno, è l'Erode evangelico. Nei Vangeli, il malvagio Erode voleva UCCIDERE Gesù. Secondo Erodoto, il malvagio Astiage voleva UCCIDERE Ciro. Pertanto, l'entusiasta racconto di Senofonte sull'amore reciproco e assoluto tra Ciro e Astiage, comincia ad apparire come una revisione tendenziosa e tardiva. Gli editori spesso dipingevano il bianco di nero e il nero di bianco. A quanto pare, il redattore che ha lavorato alla “Ciropedia” di Senofonte-Paolo, per qualche motivo ha ritenuto necessario trasformare il mostro Erode-Astiage in un nonno affettuoso, che trasuda tenerezza nei confronti del giovane Ciro-Cristo. E Ciro fu deciso di raffigurarlo come un nipote altrettanto tenero e amorevole. Tuttavia, si dimenticarono di fare la stessa cosa con il testo di Erodoto! Oppure Erodoto è stato modificato in un'altra sede. Il risultato di questa incongruenza è che Erodoto e i Vangeli descrivono all'unanimità Astiage = Erode come un re molto malvagio, mentre la “Ciropedia” di Senofonte lo dipinge come una creatura angelica.

Tuttavia, valutazioni così diverse degli stessi personaggi storici non dovrebbero sorprenderci. La questione è tutta nella appartenenza del cronista a una determinata fazione, clan o casta. Un cronista poteva descrivere il re come una bestia feroce. Un altro cronista poteva scrivere con altrettanta autorevolezza che l'umanità non aveva mai conosciuto un sovrano più affabile e affascinante.

Concludiamo con un esempio lampante. Torniamo all'edizione medievale della “Ciropedia” di Senofonte (ovvero “L'educazione di Ciro”). Il libro è riccamente illustrato. E cosa vediamo? Una delle illustrazioni ci mostra un esercito “antico” e una città “antica”, fig. 3.20a. Tuttavia, la città è tipicamente medievale, con una chiesa gotica cristiana sullo sfondo. Al centro dell'immagine vediamo un CANNONE di dimensioni imponenti, trasportato da un carro trainato da cavalli con un cocchiere! Vedi fig. 3.20b. A quanto pare, all'epoca i lettori non erano affatto sorpresi dal fatto che le truppe “antiche” fossero armate con pesanti armi da fuoco.