Cristo e la Rus’
attraverso gli occhi degli “antichi” greci

 A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni su Andronico Cristo, Giovanni Battista, l’apostolo Paolo, Giuda Iscariota e le crociate della Rus’ dell’Orda. A quanto pare, ques te testimonianze costituiscono la base delle opere principali di Erodoto, Plutarco, Tucidide, Senofonte, Platone e Aristofane.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

CAPITOLO 4: LA GUERRA DEL PELOPONNESO = GUERRA DI TROIA DEL XIII SECOLO, SCOPPIO’ PER VENDICARE L’ESECUZIONE DI CRISTO. GIUDA E GLI ALCMENIDI. IL FAMOSO TEMISTOCLE È UN RIFLESSO DI GIUDA ISCARIOTA.

 

1. TUCIDIDE E LA SUA “STORIA DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO”.

Come vedremo nell'analisi della guerra del Peloponneso, GLI SPARTANI ACCUSARONO GLI ATENIESI DI AVER MESSO A MORTE CILONE, OVVERO CRISTO, MENTRE GLI ATENIESI ACCUSARONO GLI SPARTANI DI AVER MESSO A MORTE IL RE PAUSANIA, OVVERO NUOVAMENTE CRISTO.

Tuttavia, la guerra fu combattuta nel 430-434 a.C., e non nel 431-434 a.C., come sostiene lo storico. fig. 1.5. Si ritiene che “sulla vita di Tucidide si sappia molto poco” [924], p. 405. Nelle figg. 4.1 e 4.2 riportiamo un'antica raffigurazione scultorea di Tucidide. È interessante chiedersi come si sia saputo che si trattava proprio di Tucidide.

Ancora oggi si discute sull'autenticità delle “Storie” di Tucidide. Si ritiene che Tucidide abbia affidato la sua opera al padre di Senofonte e che sia stato proprio Senofonte a “pubblicare l'opera di Tucidide” [924], p. 413. Marcellino sostiene che alcuni libri delle “Storie” non siano stati scritti da Tucidide. Alcuni indicavano come autrice la figlia di Tucidide, altri Senofonte o Teopompo [924], p. 412. Da notare che “Dionisio di Alicarnasso riteneva addirittura che il libro VIII non appartenesse affatto a Tucidide; secondo lui, gli autori dei libri I e VIII erano persone diverse” [924], p. 413.

Come ora sappiamo, Senofonte riflette in larga misura l'apostolo Paolo, vedi sopra. Le tre eclissi descritte da Tucidide sono datate astronomicamente al XII secolo d.C., vedi sopra. Di conseguenza, Tucidide non visse prima del XII secolo. Potrebbe essere stato un contemporaneo dell'apostolo Paolo che descrisse eventi a lui vicini nel tempo, risalenti al XII-XIII secolo. Poi subì la sorte della maggior parte degli autori dichiarati “antichi” dagli scaligeriani. Nel XVI-XVII secolo i libri ‘antichi’ furono tendenziosamente revisionati. Le tracce di questa revisione disordinata, forse opera di diversi editori, probabilmente sono visibili anche nel testo delle “Storie” di Tucidide che è giunto fino a noi. La presenza delle revisioni tardive, effettuate da persone diverse, sembra essere alla base delle discussioni sulla diversa paternità delle singole parti dell'opera di Tucidide.

Le “Storie” di Tucidide sono composta da cinque parti.

1) Ampia introduzione.

2) La guerra dei dieci anni, dal presunto 431 al presunto 421 a.C., comunemente chiamata guerra di Archidamo, Fig. 1.5.

3) La pace di Nicia del presunto 422-415 a.C.

4) La battaglia di Sicilia del presunto 415-414 a.C.

5) La fase finale, a volte chiamata guerra di Decelea e Ionia, tra il presunto 413 e il presunto 404 a.C.

Come già accennato, le “Storie” di Tucidide che sono giunte fino a noi recano tracce di una revisione successiva. Il linguaggio è altamente letterario. “Una caratteristica peculiare... sono i DISCORSI DIRETTI inseriti nella narrazione storica degli eventi” [924], p. 420. Tucidide è molto razionale e scettico. Non descrive quasi mai i miracoli e li tratta con grande riserbo. In materia di religione è accurato, ritiene che la pietà e il timore degli dèi siano utili [924], p. 435. “Nonostante l'atteggiamento critico nei confronti dei miti, Tucidide crede comunque nell'esistenza di Cariddi e dei Lestrigoni” [258], p. 270.

Come mostreremo in questo capitolo, LA PRIMA PARTE DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO NELLA DESCRIZIONE DI TUCIDIDE COMPRENDE LA STORIA DI ANDRONICO-CRISTO, E ANCHE GLI EVENTI CHE SEGUIRONO ALLA FINE DEL XII - XIII SECOLO. OVVERO LE CROCIATE, CHE FURONO LA VENDETTA PER LA CROCIFISSIONE DI CRISTO. In questo contesto, sotto il nome di Atene compare principalmente Zar Grad, ovvero la “antica” Troia. Sotto il nome di Sparta compaiono principalmente la Rus' dell'Orda e i suoi alleati. Nei capitoli successivi mostreremo che la descrizione di Tucidide della presunta seconda fase della guerra del Peloponneso = battaglia di Sicilia, corrisponde a eventi successivi della fine del XIV secolo, ovvero la battaglia di Kulikovo.

Gli storici valutano così gli eventi descritti da Tucidide. «La guerra del Peloponneso rappresenta una TAPPA FONDAMENTALE nella storia della Grecia classica. In questa guerra si scontrarono, da un lato Atene, che guidava diverse centinaia di città-stato elleniche appartenenti alla Lega di Atene (archè), dall'altro Sparta, a capo della Lega del Peloponneso... La guerra del Peloponneso, che durò dal 431 al 404 a.C., fu un MOMENTO DI SVOLTA nella storia dell'Ellade... Dopo la guerra del Peloponneso, Atene perse il suo antico potere...

La guerra del Peloponneso, sia per la durata che la portata delle operazioni militari, sia per il carattere feroce della lotta e, infine, per il suo significato storico, si differenziava nettamente dalle guerre tra le singole città-stato, molto frequenti e comuni nell'antica Grecia... Innanzitutto, colpisce la durata stessa della guerra... La guerra durò ben 27 anni, e le azioni dirette tra i principali avversari, Atene e Sparta, continuarono per circa 20 anni senza che nessuna delle due parti avesse un netto predominio...

Tucidide, contemporaneo e partecipante alla guerra del Peloponneso, ne descrive così le conseguenze: "... questa guerra si protrasse a lungo e durante il suo svolgimento l'Ellade subì tante calamità quante non ne aveva mai subite prima... Mai tante città furono conquistate e devastate in parte dai barbari e in parte dalle parti in guerra"...

La guerra del Peloponneso non fu affatto un evento locale, MA AVEVA UNA CARATTERE INTERNAZIONALE. Iniziata con il conflitto tra Atene e la Lega del Peloponneso, la guerra coinvolse immediatamente tutta la Grecia continentale e insulare, per poi estendersi ai confini occidentali del mondo ellenico, in Sicilia, e infine coinvolgere nel vortice bellico anche la PERSIA (a quanto pare, la Rus' dell'Orda - Aut.) ... Tutti i paesi del Mediterraneo orientale parteciparono alle operazioni militari...

A differenza delle guerre precedenti, la guerra del Peloponneso fu combattuta con estrema ferocia...
TUCIDIDE È LA FONTE PRINCIPALE SULLA STORIA DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO" [258], p. 268.

E ancora: "Nessuno degli storici antichi ha nemmeno tentato di descrivere gli eventi narrati da Tucidide. Tutti e tre gli autori che hanno scritto specificamente sulla guerra del Peloponneso (Senofonte, Cratero e Teopompo) iniziano il loro racconto dal punto in cui si interrompe la storia di Tucidide.

L'ultimo periodo della guerra (dal 411 al 404) ci è molto meno noto. La fonte principale è la “Storia greca” di Senofonte" [258], p. 270.

Lo stesso Tucidide valuta la guerra del Peloponneso in questo modo: “QUESTA GUERRA È STATA LA PIÙ GRANDE TRAGEDIA SIA PER GLI ELLENI CHE PER PARTE DEI BARBARI, E SI PUÒ DIRE PER LA MAGGIOR PARTE DELL'UMANITÀ” [924], p. 5.

Da notare che i nemici degli Ateniesi sono chiamati: Spartani o Lacedemoni, Spartiati, Corinzi, Peloponnesi. Tutti insieme costituiscono la Lega del Peloponneso. “Il nemico di Atene era la Lega del Peloponneso, che comprendeva quasi tutte le città del Peloponneso, ad eccezione di Argo e, in parte, dell'Acaia” [258], p. 273.

Tra gli alleati degli Ateniesi spiccano i Corinzi, gli abitanti di Corinto.

 

 

2. NELL'INTRODUZIONE, TUCIDIDE RACCONTA BREVEMENTE LA GUERRA DI TROIA, SEGUENDO GLI SCENARI DESCRITTI DA OMERO.

Tucidide inizia con la storia precedente alla guerra del Peloponneso. In particolare, parla della guerra di Troia. Questo racconto è, per così dire, quello standard, accettato nella versione di Scaligero. Si parla di Omero, cronista della guerra, di Agamennone, dei pretendenti di Elena, dell'assedio di Troia e della caduta della città. In questo modo, il racconto di Tucidide segue sostanzialmente la versione di Omero. Occupa circa cinque pagine. A proposito, Tucidide sottolinea che Omero visse «molto dopo la guerra di Troia» [994], p. 6. Di conseguenza, come ora sappiamo, molto dopo il XIII secolo d.C. Probabilmente, nell'epoca del XV-XVI secolo. Mentre «Tucidide», o il suo editore, visse ancora più tardi.

 

 

3. TUTTAVIA, SENZA SAPERLO, TUCIDIDE RIPETE IL RACCONTO DELL'INIZIO DELLA GUERRA DI TROIA, CHIAMANDOLA QUESTA VOLTA GUERRA DI CORINTO.

3.1. LA CONCLUSIONE DELL'UNIONE TRA ATENE E CORCIRA. CORCIRA È SOTTO LA PROTEZIONE DI ATENE.

Proseguendo nella lettura dell'opera di Tucidide, ci imbattiamo rapidamente nella prima prova che il libro fu probabilmente compilato molto tempo dopo gli eventi in esso descritti, e per di più da diverse cronache. L'editore non ha riconosciuto le ripetizioni presenti in esse e ha inserito all'inizio delle “Storie” di Tucidide un'altra descrizione della guerra di Troia, o più precisamente del suo inizio.

Si tratta del conflitto per Corcira, che fu uno dei motivi principali della guerra del Peloponneso.

I commentatori scrivono: “Il primo nodo di contraddizioni che portò direttamente alla guerra (Peloponnesiaca - Autore) sorse nel Mar Adriatico in relazione a Corcira (ora Corfù)” [258], p. 276. Tuttavia, come vedremo presto, la CORCIRA di Tucidide è molto probabilmente Zar Grad, ovvero l'"antica" Troia.

Tucidide dice: “A quel tempo Corcira era ricca quanto le più ricche città elleniche ed era preparata alla guerra meglio di altre. I Corciresi erano orgogliosi della loro flotta molto potente” [924], p. 15.

I Corinzi entrarono in conflitto con Corcira. I Corciresi vinsero la battaglia navale contro di loro. "I Corinzi, irritati dalla sconfitta, si prepararono con fervore alla guerra contro Corcira... Venuti a conoscenza di questi preparativi, i Corciresi caddero nel panico, poiché non avevano stretto alcun patto di alleanza né con gli Ateniesi né con i Lacedemoni (cioè con Sparta - Aut.). Decisero quindi di recarsi dagli Ateniesi per stringere un'alleanza con loro e cercare di ottenere il loro aiuto. Quando questa decisione giunse a conoscenza dei Corinzi, anche questi inviarono un'ambasciata ad Atene" [994], p. 17.

Per cui, Corcira si rivolse ad Atene con una richiesta di alleanza. I Corinzi si opposero. "Nella prima assemblea gli Ateniesi si inclinarono piuttosto alle argomentazioni dei Corinzi. Il giorno seguente, in una seconda assemblea, cambiarono idea e decisero di STARE CON CORCIRA... Fu stipulata un'alleanza difensiva... Gli Ateniesi erano convinti che avrebbero dovuto combattere contro i Peloponnesi in ogni caso e quindi NON VOLEVANO CEDERE CORCIRA CON LA SUA POTENTE FLOTTA, NELLE MANI DEI CORINZI... Così gli Ateniesi valutarono la situazione, stringendo un'alleanza con i Corciresi" [924], p. 23.

Subito dopo la conclusione dell'alleanza, gli Ateniesi inviarono una flotta a Corcira.

I Corinzi, e in generale i popoli del Peloponneso, erano indignati. I Corinzi inviarono una squadra navale per conquistare Corcira. Iniziarono scontri sempre più violenti. Gli Ateniesi si schierarono in difesa di Corcira. La situazione si fece sempre più tesa. I Corinzi inviarono agli Ateniesi un messaggero con queste parole: “È ingiusto, Ateniesi, che voi abbiate iniziato la guerra e violato il trattato di pace. Noi vogliamo PUNIRE i nostri nemici, e voi ci sbarrate la strada con la forza delle armi” [924], p. 26.

"Gli Ateniesi risposero così: «Peloponnesi, non abbiamo alcuna intenzione di combattere e di violare il trattato, ma siamo venuti solo in aiuto dei nostri alleati, i Corciresi... Se attaccherete Corcira o i suoi possedimenti, faremo tutto il possibile per impedirvelo" [924], p. 26.

Tucidide racconta poi in dettaglio il crescente scontro tra Atene e la Lega del Peloponneso, cioè Sparta e i suoi alleati. La situazione sta chiaramente andando verso una guerra su larga scala, che infatti scoppierà presto e sarà chiamata GUERRA DEL PELOPONNESO. A proposito, dopo i risultati ottenuti nel libro “La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga”, viene da pensare che il nome stesso PELOPONNESO possa derivare dalla combinazione dei termini BELI PANI (Signori Bianchi) e indicare il Volga o l'Orda Bianca. Tra l'altro, il termine POLONIA PANSKAIA (Signora Polonia) è stato conservato fino al XX secolo.

Fermiamoci qui e riflettiamo sulle informazioni che ci sono state fornite.

 

 

3.2. LA GUERRA CONTRO ATENE PER CORCIRA È PROBABILMENTE LA GUERRA DI TROIA = ZAR GRAD = ILIO, PER LA BELLA ELENA.

Come abbiamo già discusso nel libro “L'inizio della Rus' dell'Orda”, secondo numerose leggende, la causa della guerra di Troia fu la seguente. Il troiano Paride rapì Elena, moglie del re greco Menelao. I Greci decisero di vendicarsi dei Troiani, radunarono un grande esercito e arrivarono a Troia. Tuttavia, c'era molta confusione sulla causa della guerra. Ad esempio, secondo la “Storia di Troia” di Guido di Columna, non fu il troiano Paride a offendere per primo i Greci rapendo Elena, ma al contrario furono i Greci a rapire Esione, la sorella di Priamo, re di Troia [851], p. 91. Solo in seguito Paride dovette rapire Elena per vendicarsi dei Greci.

"Esiste anche una testimonianza completamente opposta, secondo la quale Ermes rapì Elena per ordine di Zeus e la affidò alle cure del re egiziano Proteo. Nel frattempo, il fantasma di Elena, creato... DALLE NUVOLE, fu mandato con Paride a Troia con l'unico scopo di provocare la guerra" [196:1], p. 288.

Secondo altre testimonianze, tra i Greci c'era il figlio di Paride. “Paride aveva avuto un primogenito da Enone, di nome Corito, che la madre gelosa mandò come guida per condurre i Greci assetati di vendetta a Troia” [196:1], p. 288. Pertanto, secondo alcune fonti, i Greci furono condotti a Troia dal PRINCIPE TROIANO.

Lo scopo della guerra di Troia era la vendetta. Tutte le fonti concordano su questo punto. Si ritiene che si trattasse della vendetta per il rapimento di una donna di nome Elena. Tuttavia, è possibile che ci sia una confusione nei testi antichi. Il fatto è che il palazzo reale di Troia portava il nome di ILIO. Il re Priamo costruì a Troia «un enorme e meraviglioso palazzo e lo chiamò Ilio» [851], p. 91. Il nome ILIO è molto famoso nella guerra di Troia. Ad esempio, il poema di Omero “Iliade”, interamente dedicato alla conquista e alla distruzione di Troia da parte dei Greci, prende il nome da ILIO. La vicinanza delle parole ELENA e ILIO-ILION indica probabilmente che non si trattava del rapimento di una bella donna di nome Elena, ma del RAPIMENTO DEL POTERE REALE. Ovvero, del trono reale o del palazzo reale - ILIO. I redattori successivi trasformarono il palazzo Ilion nella donna Elena, senza cambiare il nome.

Alla luce dei risultati ottenuti nei nostri libri “Il re degli Slavi” e “L'inizio della Rus' dell'Orda”, comprendiamo che la vera causa della guerra di Troia fu la rivolta, il colpo di Stato e la crocifissione dell'imperatore Andronico Cristo nel 1185 a Zar-Grad = Troia = la Gerusalemme evangelica. I crociati dell'Orda vendicarono Cristo. Inoltre, l'uccisione del figlio fu un dolore e un'offesa per la Madonna, la Vergine Maria. Questo è il motivo dell'“offesa alla donna nella guerra di Troia”. L'antica Troia era chiamata ILIO, cioè ELENA. Nei Vangeli si menziona il monte degli ULIVI in Gerusalemme. La descrizione del monte degli Ulivi nei Vangeli ci conferma ancora di più nell'idea che il monte degli Ulivi sia un luogo reale, il palazzo reale di Gerusalemme. Una sorta di altura dove si trovava il re. I Vangeli parlano del monte degli Ulivi, in particolare quando descrivono l'ingresso del Signore a Gerusalemme. Vedi i dettagli nel nostro libro “L'inizio della Rus' dell'Orda”.

I ribelli che uccisero l'imperatore Andronico Cristo usurparono il potere imperiale e “rapirono Elena”. Furono puniti.

A quanto pare, è proprio questo che racconta Tucidide, ma con espressioni leggermente diverse. Giudicate voi stessi.

- CORCIRA, la causa della guerra del Peloponneso, cioè della guerra di Troia, è probabilmente un RE o una REGINA. Ricordiamo che la C latina si legge in due modi: come K e come C. Quindi Corcira = CRCR <--> CSR = regina. Con il nome di REGINA o ELENA-ILIO, avrebbero potuto intendere TROIA = ZAR GRAD. Oppure il nome KOR-KIRA è semplicemente la combinazione di parole RE-RE o ZAR GRAD.

- Vale la pena notare che Tucidide chiama Corcira ISOLA [924], p. 23. Ci si chiede perché Zar-Grad, se si tratta davvero della "antica" Corcira, fosse chiamata isola. La risposta potrebbe essere questa. Innanzitutto, Zar-Grad è situata sulle rive dello stretto del Bosforo. La città vecchia sorge, come è ben noto, su un PROMONTORIO che si protende lontano nel Mar di Marmara. In effetti, con un lato la città si affaccia sullo stretto del Bosforo, a nord sul Golfo del Corno d'Oro, che si insinua profondamente nella terraferma, e a sud sul Mar di Marmara, fig. 4.3 , fig. 4.4. Quindi, a causa della confusione nei testi antichi, il PROMONTORIO poteva “trasformarsi” in un'ISOLA. Inoltre, come abbiamo dimostrato nel libro “Impero”, alcune cronache antiche chiamavano ISOLA, ad esempio, la Russia. Il che è ovviamente assurdo, se si intende qui il termine “isola” nel senso moderno. Tuttavia, è probabile che in passato il termine ISOLA - island, ad esempio in inglese, potesse significare ISA+LAND o ASIA-LAND, ovvero ISA-PAESE o PAESE DI ISA. Anche il viaggiatore medievale Marco Polo, ad esempio, chiamava alcune nazioni “isole”, vedi “Impero”, cap. 14:6.

- Tucidide sottolinea la ricchezza di Corcira. Qui c'era una grande flotta. Corcira controllava gli spazi marittimi. Questi dati corrispondono bene alla ricchezza di Zar-Grad. Inoltre, Zar-Grad è situata sullo stretto del Bosforo, quindi controllava effettivamente le rotte marittime che dal Mar Nero conducevano al Mediterraneo.

- Secondo Tucidide, la città di Atene entra in alleanza con Corcira = la Regina. Inoltre, Corcira stessa si consegna al potere di Atene, si mette sotto la protezione degli Ateniesi. Probabilmente si tratta di una variante della leggenda secondo cui la città di Troia = Ilio, accolse la regina Elena, mentre il principe troiano Paride entrò in alleanza con la bella Elena di Grecia. Secondo alcune leggende, Elena “si concesse” a Paride [851]. Vedi i dettagli nel libro “Metodi”, cap. 2. Nelle figg. 4.5, 4.6 e 4.7, sono riportate alcune vecchie raffigurazioni del “Giudizio di Paride”. Paride consegnò la mela alla dea Afrodite = Venere, che in cambio gli donò l'amore della bella Elena.

 

 

- Secondo Tucidide, i Corinzi e gli Spartani si oppongono all'unione tra Atene, probabilmente Zar Grad, e Corcira, probabilmente la regina Elena. Tuttavia, gli Ateniesi non vogliono cedere Corcira ai Peloponnesi. Questo è il motivo che scatena la guerra del Peloponneso. Nella versione classica di Omero della guerra di Troia, i Greci, indignati per il rapimento di Elena a Troia e per il rifiuto dei Troiani di restituirla, dichiarano loro guerra.

- A quanto pare, nella storia della guerra del Peloponneso, Atene e Corcira sono semplicemente due nomi diversi della stessa città, ovvero Zar Grad = Troia = la Gerusalemme evangelica. Quindi, quando si dice che Corcira “si consegnò” ad Atene, probabilmente si intende solo che si trattava della stessa città.

- Come risultato della guerra del Peloponneso, Atene perde completamente la sua influenza e importanza e scompare dalla scena politica. Ciò corrisponde al fatto che la “antica” Troia = Zar Grad subisce una sconfitta schiacciante nella guerra di Troia. La città viene conquistata e bruciata.

- La guerra di Troia è considerata un grande sconvolgimento nella vita delle popolazioni di quell'epoca lontana. Analogamente, anche la guerra del Peloponneso, come si osserva, fu un evento di importanza internazionale. Vi furono coinvolti molti paesi e popoli. In entrambe le versioni si sottolinea l'insolita crudeltà e la durata della guerra. Fu sia terrestre che marittima.

 

 

4. LA RICHIESTA DEI PELOPONNESI PRIMA DELL'INIZIO DELLA GUERRA: LA VENDETTA PER L'UCCISIONE DI CILONE. A QUANTO PARE, SI TRATTAVA DELLA VENDETTA PER LA CROCIFISSIONE DI ANDRONICO CRISTO.

L'inizio della guerra del Peloponneso è considerato il seguente evento. «La prima richiesta dei Peloponnesi era quella di “espellere i colpevoli di sacrilegio contro la dea”, il che significava praticamente l'espulsione di Pericle, che da parte di madre discendeva dalla stirpe degli Alcmeonidi, I COLPEVOLI DELL'OMICIDIO DI CILONE. È chiaro che questa richiesta era puramente dimostrativa. “La richiesta spartana riguardava proprio l’espiazione di quell’antico sacrilegio: principalmente, diceva Sparta, per difendere la dignità santa degli dei. In realtà sapevano che Pericle, figlio di Santippo, vi era implicato per parte di madre, e prevedevano che da un eventuale bando di quell’uomo la loro politica verso Atene avrebbe avuto il corso immensamente più agevole e libero. D’altra parte non potevano certo sperare che fosse scacciato: ma un desiderio segreto li possedeva, di poterlo almeno mettere in pessima luce di fronte al pubblico credito dei suoi concittadini, istillando loro la sensazione che la guerra, in parte, sarebbe scoppiata a causa del suo stato morale d’impuro.

Gli Ateniesi risposero chiedendo l'espulsione da Sparta delle persone coinvolte nell'uccisione degli iloti a Tenaro ... e nell'omicidio del re Pausania nel tempio di Atena Calcieca...

Le richieste di Sparta furono respinte. L'ultima ambasciata ad Atene si presentò... CON UN ULTIMATUM... L'ecclesia di Atene rispose con un NETTO RIFIUTO all'ultimatum spartano...

Questo... fu l'inizio della guerra del Peloponneso" [258], p. 280.

Quindi, sembra che la guerra del Peloponneso abbia avuto fin dall'inizio un carattere religioso, poiché gli Spartani avevano avanzato la richiesta di PUNIRE I COLPEVOLI DI SACRILEGIO CONTRO LA DEA. Come ora sappiamo, probabilmente si trattava di punire i colpevoli di aver offeso la Madonna.

Inoltre, secondo Tucidide, alcuni volevano vendicare l'uccisione di CILONE, mentre altri, e sottolineiamo ancora una volta, nello stesso momento, volevano vendicare l'uccisione del RE Pausania nel tempio di Atena Calcieca. Probabilmente si tratta dell'omicidio dello stesso re, ovvero Andronico Cristo, a Zar Grad nel 1185. Semplicemente, alcuni lo chiamavano l'ateniese Cilone, mentre altri lo chiamavano lo spartano Pausania. Ne parleremo più dettagliatamente nei prossimi paragrafi.

Tuttavia, si sottolinea in particolare che l'empio assassinio del re ha profanato proprio il tempio della dea ATENA. Tuttavia, abbiamo già scoperto più volte che l'«antica» Atena PARTHENOS è, molto probabilmente, uno dei riflessi dell'IMMACOLATA, cioè Parthenos, la Vergine, cioè Maria, la Madre di Dio. In questo modo, ci imbattiamo nuovamente nel motivo dell'oltraggio alla Vergine Maria. I Peloponnesi, cioè i cosacchi dell'Orda secondo la nostra ricostruzione, in particolare vogliono vendicare l'oltraggio inflitto alla Vergine Maria con l'esecuzione di suo figlio.

Tucidide conclude: "Queste furono le richieste avanzate dai Lacedemoni durante la prima ambasciata riguardo all'ESILIO DEI COLPEVOLI DI SACRILEGIO, e ciò che gli Ateniesi A LORO VOLTA chiesero loro" [924], p. 60.

Come dimostreremo, all'inizio della guerra di Troia = guerra del Peloponneso, i Spartani e gli Ateniesi di Tucidide si accusarono a vicenda della stessa cosa: la condanna dei colpevoli per la morte di Cristo. È chiaro che i colpevoli cercavano di scaricare la propria colpa sugli altri. Tuttavia, con il passare del tempo, nelle pagine delle cronache successive, causa ed effetto si confusero, per cui sembrava che ciascuna delle parti si ritenesse nel giusto e considerasse colpevole la parte avversa. Nel XII secolo tutti sapevano chi aveva crocifisso Cristo e chi lo vendicava. Ma quando i crociati si avvicinarono a Zar Grad, i colpevoli, sentendosi minacciati, probabilmente cominciarono a gridare che non erano loro gli assassini, ma che erano proprio quelli, a loro dire, che amavano Andronico Cristo più di tutti.

 

 

5.  L’UCCISIONE DELL’“ANTICO” CILONE È LA CROCIFISSIONE DI CRISTO.

5.1. IL RACCONTO DI TUCIDIDE SULLA MORTE DI CILONE.

Soffermiamoci più dettagliatamente sulla morte di Cilone e sull'oltraggio alla Dea. Questo episodio è estremamente interessante. Ne parla dettagliatamente non solo Tucidide, ma anche Plutarco. Il riferimento all'uccisione di Cilone si trova anche in altri “classici”, ad esempio in Pausania, Erodoto, Ellanico [924], p. 453. La trama era chiaramente popolare.

Ecco il racconto di Tucidide. “La prima missione spartana intimò agli Ateniesi di espellere, in espiazione, gli autori del sacrilegio contro la Dea. Il sacrilegio di cui parlavano era stato così commesso. Cilone era un cittadino ateniese, vincitore di un’Olimpiade, nobile per discendenza antica e politicamente influente. Aveva preso in moglie la figlia di Teagene, un Megarese che in quegli anni reggeva la tirannia su Megara. Un giorno, Cilone interpellò l’oracolo di Apollo a Delfi: il dio profetò
che nella più fausta festività di Zeus Cilone avrebbe occupato l’acropoli d’Atene. Cilone si fece consegnare da Teagene un nerbo d’armati e persuase alcuni amici a seguirlo. Quando giunse il tempo
delle feste Olimpiche, che si celebrano nel Peloponneso, occupò l’acropoli con un colpo di mano, intenzionato a stabilirvi la tirannide. Aveva interpretato quella come la solennità più importante dedicata a Zeus e vi aveva perfino intravisto una certa relazione con la sua persona, perché aveva conseguito una vittoria proprio ad Olimpia. Se però la festa in questione dovesse essere la più importante di quelle celebrate in Attica, o in qualche altra parte di Grecia, Cilone non se l’era chiesto; nemmeno dal testo del vaticinio traspariva chiaro (ad esempio in Atene esistono le feste cosiddette Dionisie, le più solenni in onore di Zeus Meilichio: vengono celebrate fuori le mura e la cittadinanza interviene al completo, porgendo in offerta non vittime di sangue, ma altri prodotti locali) …

Persuaso d’aver inteso esatto l’oracolo, pose mano all’impresa: al diffondersi della voce gli Ateniesi accorsero in folla dalle campagne, li circondarono sull’acropoli e si disposero all’assedio. L’affare si trascina: la fatica e la noia del lungo blocco ne distoglie quasi tutti i cittadini, che affidano, desistendo, il compito della sorveglianza ai nove arconti con pieni poteri, con la raccomandazione che dispongano tutto il necessario al miglior esito dell’impresa: era ancora il tempo in cui gli arconti espletavano la quasi totalità delle funzioni governative e politiche. L’assedio, e soprattutto la scarsità di cibo e d’acqua intaccavano pesantemente la resistenza di Cilone e dei suoi: finché Cilone e il fratello riescono a fuggire. I loro compagni, prostrati e decimati dagli stenti si trascinano supplici all’altare collocato sull’acropoli. Gli Ateniesi che vigilavano li fecero alzare, come si accorsero che stavano spirando in uno spazio consacrato, e assicurando incolumità assoluta, li trassero fuori e li giustiziarono. Giunsero ad assassinarne per via alcuni, che si erano rifugiati nel santuario delle Venerande Dee e si appigliavano ai loro altari. Queste uccisioni fecero pesare sul capo dei loro esecutori la colpa di sacrilegio e di empietà al cospetto della Dea: anche la loro famiglia condivise la colpa e l’infamia. Di conseguenza, gli Ateniesi stessi espulsero questi sacrileghi e li bandì in seguito anche Cleomene spartano, con l’appoggio d’una fazione ateniese, durante una sommossa civile. I vivi patirono l’esilio; le ossa di quelli morti nel frattempo furono dissepolte e sparse fuori del territorio attico. Ma finirono sempre col ritornare, e la loro discendenza vive ancora in città …

La richiesta spartana riguardava proprio l’espiazione di quell’antico sacrilegio: principalmente, diceva Sparta, per difendere la dignità santa degli dei.” [924], pp. 54-55.

Analizziamo questo racconto.

 

 

5.2. L’“ANTICO” CILONE È CRISTO.

A quanto pare, l'“antico” Cilone corrisponde ad Andronico Cristo. Giudicate voi stessi.

- IL VINCITORE - NIKA.

Cilone era di stirpe nobile e un VINCITORE olimpico. Quest'ultimo fatto viene sottolineato più volte. In greco, VITTORIA si pronuncia NIKA. Tuttavia, Cristo era davvero chiamato NIKA, il vincitore. La parola NIKA è spesso scritta sulle icone con la crocifissione di Cristo, vedi fig. 3.21 nel capitolo 3. Si ritiene che Cristo con la sua Resurrezione abbia VINTO la morte. Da qui il nome NIKA.

- LA FESTA PIÙ GRANDE DI ZEUS - LA RISURREZIONE DI CRISTO.

Gli eventi intorno a Cilone si svolsero durante la “più grande festa popolare di Zeus”. Nel libro “Il re degli Slavi” abbiamo dimostrato che il dio Zeus è uno dei riflessi di Gesù Cristo. In memoria della Resurrezione di Cristo è stata istituita la principale festa cristiana, la Pasqua. E poiché la morte dell'“antico” Cilone è associata proprio alla più grande festa di Zeus, è molto probabile che Tucidide si riferisca alla crocifissione e alla resurrezione di Cristo.

- LA RIVOLTA CONTRO ANDRONICO E LA RIVOLTA DI CILONE.

Andronico Cristo fu rovesciato e ucciso in seguito alla RIVOLTA scoppiata a Zar Grad e guidata da Isacco Angelo, vedi il nostro libro “Il re dei Slavi”. Anche Tucidide collega il nome di Cilone a una RIVOLTA. Tuttavia, qui l'iniziativa della rivolta è attribuita allo stesso Cilone-Cristo. Si dice che abbia frainteso la profezia degli dèi e abbia organizzato una rivolta contro i suoi concittadini, conquistando l'Acropoli di Atene. Tuttavia, non è escluso che qui si tratti di un tipico tentativo di scaricare la responsabilità dall'assassino sulla vittima. Si dice che la vittima fosse l'unica responsabile di tutto. Tuttavia, in entrambe le versioni emerge il tema della RIVOLTA che ha portato alla morte di Cilone-Cristo.

Inoltre, secondo i Vangeli, i sommi sacerdoti ebrei e i farisei accusavano Cristo di rivolta contro l'autorità statale. Dicevano che stava seminando zizzania nello Stato, proclamandosi Re dei Giudei. Pertanto, come richiesto dai Giudei, Cristo doveva essere giustiziato. Nelle pagine di Tucidide queste accuse potrebbero riflettersi nel tentativo di Cilone di “conquistare l'Acropoli”, cioè il centro sacro del potere di Atene.

Tucidide parla di un gruppo di uomini armati che accompagnavano Cilone. A quanto pare, il gruppo era relativamente piccolo. Forse si tratta degli apostoli di Cristo. Alcuni di loro erano armati. Ad esempio, l'apostolo Pietro, durante l'arresto di Cristo, estrasse una spada e colpì un soldato romano, tagliandogli un orecchio.

- LA FOLLA CIRCONDÒ L'ASSEDIATO CILONE. LA FOLLA DURANTE LA FLAGELLAZIONE E LA CROCIFISSIONE DI CRISTO.

Tucidide racconta che una folla di persone circondò e assediò l'Acropoli, dove si trovavano Cilone e i suoi seguaci. Dopo un po' di tempo, la maggior parte della folla si disperse. Rimasero solo alcune guardie, che alla fine uccisero gli assediati.

Allo stesso modo, Andronico Cristo fu circondato da una folla di persone durante i suoi supplizi e la successiva esecuzione. La crocifissione avvenne sotto gli occhi di tutti, fu un atto pubblico. La croce di Cristo era circondata dalle guardie romane. Alla fine uccisero i due ladroni crocifissi ai lati di Cristo, fig. 4.8.

Tuttavia, Tucidide sottolinea che Cilone e i suoi seguaci soffrivano la fame e la sete. Anche i Vangeli riportano che Cristo era tormentato dalla sete e che un soldato gli porse beffardamente una spugna imbevuta di aceto su una lancia, fig. 4.9.

- LA RESURREZIONE DI CRISTO E L'INCERTEZZA NEL RIPORTARE IL MOMENTO DELLA MORTE DI CILONE.

Si ritiene che Cilone sia stato ucciso [258], p. 280. Inoltre, è proprio L'ASSASSINIO DI CILONE che diventa il motivo trainante della vendetta che si abbatte su Atene da parte della Lega del Peloponneso. Gli Spartani e i loro alleati vendicarono la MORTE DI CILONE. Proprio per questo scoppiò la grande guerra del Peloponneso. D'altra parte, leggendo attentamente il racconto di Tucidide, non si può non notare il seguente dettaglio curioso. Tucidide lascia cadere la frase che “Cilone e suo fratello riuscirono a fuggire”. E allo stesso tempo “tutti sanno” che Cilone fu ucciso. Ne consegue che Cilone fu ucciso “dopo la fuga”? Tuttavia, gli altri seguaci di Cilone furono uccisi proprio lì, presso il tempio di Atena, sull'Acropoli. Insomma, sorge una certa incertezza: ucciso-fuggito-ucciso. A nostro avviso, in questa confusione si riflette il tema della Resurrezione di Cristo. Cristo fu giustiziato, morì sulla croce. Tuttavia, poco dopo risuscitò. Il razionalista e scettico Tucidide, che non riconosceva i miracoli, imbattendosi nell'antico racconto della resurrezione di Cilone-Cristo, decise di interpretare la resurrezione come una “fuga”. Disse che Cilone “riuscì a fuggire”. Quando e come fu ucciso, a suo dire, non è molto chiaro.

A proposito, si fa menzione del FRATELLO di Cilone, con il quale Cilone riuscì a nascondersi per qualche tempo. Qui, non si riflette forse la versione romana, in cui Cristo e Giovanni Battista sono descritti come i fratelli Romolo e Remo? Vedi il nostro libro “La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga”.

- L'OLTRAGGIO ALLA DEA ATENEA PARTHENOS E L'OLTRAGGIO ALLA VERGINE MARIA.

Le fonti “antiche” concordano nel dire che l'uccisione di Cilone e dei suoi compagni nei pressi del tempio di Atena Parthenos, dove avevano chiesto asilo, offese la dea. Per lavare l'onta, i Peloponnesi volevano vendicarsi degli Ateniesi. Abbiamo già detto che l'"antica" Atena Parthenos è uno dei riflessi della Vergine Immacolata, cioè della Parthenos, la Madre di Dio. L'esecuzione di Andronico Cristo era considerata, in particolare, un'offesa a sua madre, Maria Vergine. I crociati dell'Orda e i loro alleati vendicarono la morte di Cristo e l'oltraggio inflitto alla Madre di Dio dai cittadini di Gerusalemme.

- L'INFEDELE GIUDA ISCARIOTA E GLI INFEDELI, COLPEVOLI DELLA MORTE DI CILONE.

Secondo i Vangeli, uno dei principali responsabili della morte di Cristo fu l'apostolo Giuda, il traditore. In seguito si pentì e si impiccò. Come abbiamo mostrato nel libro “Il re dei Slavi”, le cronache russe parlano della punizione crudele inflitta agli astuti assassini del gran principe Andrey Bogolyubsky, cioè Andronico Cristo. Lo stesso tema della vendetta ricorre anche in Tucidide: tutti coloro che avevano partecipato al sacrilegio e i loro discendenti furono chiamati empî e profanatori della Dea. Gli Ateniesi cacciarono questi EMPI, e in seguito CACCIARONO ANCHE I SOPRAVVISSUTI, ED ESTRASSERO LE OSSA DEI MORTI DALLE TOMBE E LE GETTARONO FUORI DAL PAESE.

Vediamo una buona corrispondenza tra la versione “antica” greca e quella cristiana.

- GLI ALCMEONIDI - I VERI RESPONSABILI DELLA MORTE DI CILONE.

Le fonti “antiche” sostengono che furono proprio gli ALCMEONIDI I RESPONSABILI DELL'OMICIDIO DI CILONE [258], p. 280. Furono proprio loro, in quanto empì, ad essere cacciati dal paese, e le ossa dei defunti Alcmeonidi furono persino dissotterrate dalle tombe e gettate via. Nell'antichità era in uso un'espressione coniata da Aristofane: “Il sangue malvagio degli Alcmeonidi”. Si intendeva dire che “i membri della stirpe degli Alcmeonidi uccisero sull'altare di Atena Pallade il nobile Cilone, che si era ribellato alla violenza, e i suoi compagni che avevano cercato rifugio nel tempio” [32:1], v.1, p.495.

Comprendiamo già che si tratta di Giuda Iscariota e, probabilmente, di alcuni altri tiranni colpevoli della morte di Andronico Cristo. Vale la pena prestare attenzione a un nome interessante: “Alcmeonidi”. Comprendendo già l'essenza della questione, si può ipotizzare che sia il risultato di una leggera distorsione della locuzione slava ALKAJU MONET, ovvero VOGLIO, DESIDERO, VOGLIO SOLDI, MONETE. Tuttavia, l'evangelico Giuda era davvero un uomo avido, che ricevette un pagamento per il suo tradimento: i famosi trenta denari. Fu lui, insieme ai suoi parenti e persino ai discendenti della “stirpe maledetta”, a essere soprannominato ALCHUŠČI MI MONET, ovvero ALK-MEONIDI. Le parole MONETA e MEONIDI sono simili e si trasformano l'una nell'altra sostituendo la T con la D. A proposito, la parola MONETA è molto probabilmente russa e deriva da MENYAT, MENYAU.

Cominciamo a capire che nelle pagine delle cronache “antiche” greche compaiono nomi slavi. E per di più nomi famosi come ALK-MEONIDI.

- LA PROFEZIA A CILONE E LA PROFEZIA A CRISTO.

Dio, tramite un oracolo, disse a Cilone che doveva “conquistare l'acropoli”. Per cui, nella vita di Cilone c'è il tema della profezia divina. Anche Cristo sa del suo destino, deve soffrire per gli uomini e con la sua morte espiare i peccati dell'umanità.

- IL NOME “ANTICO” CILONE È PROBABILMENTE KOLYADA, NIKOLA, OVVERO UNO DEI NOMI DI CRISTO.

Nel libro “Il re dei Slavi” abbiamo dimostrato che in alcuni testi e tradizione antiche, Cristo era chiamato KOLYADA o NIKOLA. Tuttavia, l'antico nome CILONE e i nomi NIKOLA e KOLYADA sono abbastanza simili. Di per sé, tale somiglianza dei nomi non proverebbe nulla, ma dopo ciò che abbiamo capito, conferma bene la nostra ricostruzione.

Pertanto, il racconto “antico” su Cilone corrisponde abbastanza bene alla storia di Andronico-Cristo. Tuttavia, è ancora troppo presto per abbandonare Cilone. Il fatto è che anche Plutarco parla di lui. In questo racconto emergono nuovi dettagli interessanti, omessi da Tucidide. Torniamo quindi a Plutarco.

 

 

5.3. LA TESTIMONIANZA DI PLUTARCO SU CILONE.

Plutarco riferisce: "LE CRITICHE ALLA SOPPRESSIONE DELLA RIVOLTA DI CILONE, già da tempo agitavano la società ateniese. I partecipanti alla congiura di Cilone, che cercavano protezione presso la dea, furono convinti dall'arconte Megacle a scendere dall'Acropoli e a sottoporsi al giudizio della corte. ESSI LEGARONO UN FILO ALLA STATUA DELLA DEA E SI AGGRAPPARONO AD ESSO. Tuttavia, quando scesero dall'Acropoli e giunsero all'altezza del TEMPIO DELLE DEE ONORATE, IL FILO SI SPEZZÒ DA SOLO. Megacle e gli altri arconti si precipitarono ad afferrare i cospiratori con il pretesto che la dea aveva respinto la loro supplica. Coloro che erano fuori dal tempio furono lapidati, mentre quelli che cercavano rifugio presso gli altari furono trapassati con le spade; furono risparmiati solo coloro che si rivolsero con suppliche alle loro mogli. Da quel momento QUESTI ASSASSINI COMINCIARONO AD ESSERE CHIAMATI “MALEDETTI”; TUTTI LI ODIAVANO. I complici di Cilone rimasti in vita RITORNARONO AL POTERE e furono in continua lotta con il partito di Megacle... Solone... convinse i cosiddetti “MALEDETTI” a sottoporsi al giudizio di trecento cittadini illustri... Furono condannati; i sopravvissuti furono esiliati, E I CADAVERI DEI MORTI FURONO ESTRATTI DALLE TOMBE E GETTATI FUORI DAL PAESE ...
La popolazione fu presa da una paura superstiziosa; apparvero dei fantasmi; secondo i veggenti, le vittime indicavano che LE MALEDIZIONI E LE PROFANAZIONI RICHIEDEVANO UNA PURIFICAZIONE" [660:1], pp. 146-147.

Cerchiamo di capire cosa ci racconta qui Plutarco.

 

 

5.4. IL FILO STRAPPATO E IL VELO DEL TEMPIO, LACERATO IN DUE NEL MOMENTO DELLA MORTE DI CRISTO.

- IL FILO LEGATO ALLA STATUA DELLA DEA.

Nel racconto di Plutarco c'è un dettaglio interessante. I partecipanti alla congiura di Cilone LEGARONO UN FILO ALLA STATUA DELLA DEA E SI AGGRAPPARONO AD ESSO. Si deve supporre che la statua della dea, che stava in piedi, fosse avvolta da un filo. Sembra che qui si rifletta in modo confuso la crocifissione di Cristo e dei due ladroni ai suoi lati. Secondo alcune versioni, essi furono crocifissi con dei chiodi, secondo altre furono legati con delle corde alla croce-palo. Nelle immagini antiche vediamo sia i chiodi, fig. 4.10, sia le corde con cui hanno torturato e crocifisso Cristo e i ladroni, fig. 4.11, fig. 4.12, fig. 4.13, fig. 4.14, fig. 4.15. Inoltre, Plutarco dice che alla STATUA DELLA DEA era legato un filo al quale si aggrappavano le persone. Probabilmente si tratta di un ricordo dello stesso palo-croce sul Golgota, al quale erano legati con delle corde i condannati a morte, fig. 4.16. Plutarco chiamò la corda, “filo”. Invece della frase: LA CORDA-FILO TENEVA LE PERSONE, scrisse: LE PERSONE SI AGGRAPPARONO AL FILO. Il significato dell'evento evangelico fu offuscato. Probabilmente era proprio questo l'obiettivo dei redattori successivi.

 

 

- IL FILO ROTTO E IL VELO STRAPPO DEL TEMPIO.

Se si interpreta alla lettera il racconto di Plutarco sul filo rotto, esso diventa assurdo. I cospiratori legano il filo alla statua e si allontanano tenendosi per il filo che si srotola. Il filo si rompe subito. Cosa potevano sperare queste persone? È difficile che il filo fosse così lungo da permettere loro di allontanarsi tenendosi per esso. Insomma, il quadro che ne emerge è a dir poco strano. Tuttavia, poiché stiamo già cominciando a capire l'essenza di ciò che sta accadendo, ci viene subito in mente il seguente pensiero. I Vangeli dicono che nel momento in cui Cristo esalò l'ultimo respiro sulla croce, «IL VELO DEL TEMPIO SI STRAPPO' IN DUE, DALL'ALTO AL BASSO» (Matteo 27:51).

A quanto pare, Plutarco o il suo editore del XVI-XVII secolo ha sostituito il VELO evangelico con un “FILO antico”. E invece delle parole: “il velo si squarciò in due”, ha scritto: “il filo si spezzò da solo”. In questo modo ha offuscato la famosa scena evangelica. Probabilmente era proprio questo il suo obiettivo. Di nascosto, dalle pagine delle cronache “antiche” greche venivano rimosse le tracce evidenti del cristianesimo, poiché essi stessi avevano relegato la “antica” Grecia nel lontano passato. Come a dire che tutto questo era successo MOLTO PRIMA DI CRISTO. Così gli editori dovettero poi occuparsi di ripulire i vecchi testi, affinché qua e là non emergessero contraddizioni con la cronologia inventata da Scaligero.

Tra l'altro, facciamo notare che in latino VELUM significa VELO, mentre LINUM significa FILO. Confrontiamole con i termini russi ЛЕН (len-lino) e ЛИНИЯ (linia-linea). Le parole VELUM e LINUM suonano abbastanza simili. Inoltre, il velo evangelico era fatto di tessuto, cioè di FILI. Il velo si strappò dall'alto verso il basso, cioè I FILI SI STRAPPARONO. Inoltre, sia Plutarco che i Vangeli sottolineano che il FILO-VELO si strappò, si lacerò DA SOLO, cioè senza alcun intervento esterno.
Infine, in entrambe le versioni - quella evangelica e quella “antica” greca - si parla di un TEMPIO in cui si è strappato un filo o un velo. Quindi, la trama è questa: TEMPIO; FILO-VELO; SI È STRAPPATO-SI È LACERATO; DA SOLO.

Il succo della storia in entrambe le versioni è sostanzialmente lo stesso, ma la descrizione è leggermente diversa. Di conseguenza, nella versione di Plutarco il quadro è diventato più confuso. Probabilmente era proprio questo l'obiettivo degli editori.

 

 

5.5. IL RACCONTO DEL CRONISTA PAUSANIA SULLA MORTE DI CILONE.

Vorremmo far notare ai lettori che nel nostro libro compaiono “due Pausania”. Uno è il famoso scrittore “antico”, il cronista Pausania. L'altro è il famoso re spartano Pausania. Per evitare confusione, ogni volta indicheremo di chi si tratta. Uno sarà chiamato il cronista Pausania, l'altro il re Pausania.

Anche il cronista Pausania parla brevemente di Cilone: "Tutto l'esercito dei Peloponnesi lasciò l'Attica quando seppe della morte di Codro... Alcuni Lacedemoni, che durante la notte erano riusciti a penetrare nelle mura, all'alba si accorsero che i loro compagni si erano allontanati e, quando gli Ateniesi cominciarono a radunarsi contro di loro, si precipitarono verso l'Areopago (il colle di Ares) e verso gli altari delle dee chiamate Onorevoli. Allora, gli Ateniesi concessero a coloro che avevano cercato rifugio presso le divinità, di andarsene impuniti. In seguito, coloro che erano a capo di Atene uccisero coloro che insieme a Cilone avevano conquistato l'Acropoli e poi avevano cercato rifugio presso la dea Atena: sia coloro che li uccisero, sia tutti i loro discendenti furono dichiarati maledetti dalla dea" [625:0], vol. 2, p. 63.

Il racconto è breve. È interessante, tuttavia, che lo storico Pausania colleghi la storia di Cilone alla precedente fuga di alcuni spartani, anch'essi in cerca di protezione presso le Dee Onorevoli. Forse si tratta semplicemente di un altro vago riferimento alla condanna a morte di Cristo-Cilone? In questa versione, gli “spartani” fuggono, ma poco prima, durante la notte, si nascondono all'interno delle mura. Si fa menzione della COLLINA su cui si svolsero gli eventi. Tuttavia, anche l'imperatore Andronico tentò di fuggire, si veda il nostro libro “Il re dei Slavi”. Secondo i Vangeli, Cristo con alcuni discepoli si ritirò di NOTTE nel giardino del Getsemani, dove fu presto catturato dai nemici. Il COLLE di Ares, menzionato da Pausania, potrebbe essere un riflesso del Golgota evangelico. Tuttavia, la descrizione del cronista Pausania è talmente succinta che è difficile dire qualcosa di più preciso. Torniamo a Cilone.

Un dettaglio interessante: sembra che a Cilone sia stata poi dedicata una statua. Il cronista Pausania dice: "Non posso dire con certezza per quale motivo sia stata eretta una statua di bronzo a Cilone, tanto più che EGLI AVEVA PIANI MALVAGI RIGUARDANTI LA TIRANNIA. Penso che fosse perché ERA MOLTO BELLO DI CORPO E AVEVA ACQUISITO GRANDE FAMA, avendo VINTO nella corsa a due a Olimpia" [625:0], vol. 1, p. 73.

Tuttavia, le statue di Cristo erano diffuse ovunque. Quindi non è escluso che il cronista Pausania qui faccia riferimento a una delle raffigurazioni scultoree della crocifissione di Cristo. Tali raffigurazioni sono presenti in molte chiese cristiane.

Attira l'attenzione l'accusa di tirannia rivolta a Cilone-Cristo = Kolyada-Nikola. Tuttavia, lo stesso dice di Andronico-Cristo anche l'autore bizantino Niceta Coniata e alcuni altri scrittori medievali, che accusavano l'imperatore Andronico per i motivi più disparati. Come abbiamo detto in dettaglio nel libro “Il re degli Slavi”, l'atteggiamento verso Cristo era molto diverso a seconda delle persone. Alcuni adoravano Cristo. Altri non lo amavano e addirittura lo odiavano. Pochi rimanevano indifferenti. Alcuni autori bizantini avevano un atteggiamento negativo nei confronti di Andronico. Appartenevano a quelle classi sociali che nel XII secolo avevano organizzato la sanguinosa rivolta contro l'imperatore bizantino Andronico Cristo e lo avevano crocifisso. Tracce di questo atteggiamento negativo si ritrovano anche nell'“antico” cronista Pausania.

 

 

5.6. IL RACCONTO DI ERODOTO SU CILONE.

Anche Erodoto non ha tralasciato la storia di Cilone-Cristo = Kolyada-Nikola. Egli dice quanto segue: «Cleomene... inviò ad Atene un messaggero con la richiesta di espellere Clistene e con lui MOLTI ALTRI ATENIESI, SUI QUALI, SECONDO LUI, “GRAVAVA LA SCANDALOSA MALVAGITÀ” ...

Per qualche motivo, gli Ateniesi erano chiamati “MACCHIATI DI SCANDALO”. Ad Atene c'era un certo Cilone, VINCITORE alle Olimpiadi. Divenne così orgoglioso che INIZIÒ A CERCAR DI OTTENERE LA TIRANNIA. Con un gruppo di suoi coetanei cercò di conquistare l'Acropoli. Quando non ci riuscì, Cilone si sedette a “implorare protezione” davanti all'idolo della dea. I decurti, che allora governavano Atene, convinsero Cilone e i suoi compagni ad andarsene, promettendo loro di risparmiare la vita. La colpa dell'uccisione di Cilone e dei suoi seguaci ricade sugli Alcmeonidi. Questo evento avvenne ancora ai tempi di Pisistrato" [163], p. 258.

Il racconto di Erodoto non aggiunge nulla di particolarmente nuovo. Egli definisce Cilone un VINCITORE, ovvero usa il termine NIKA, uno dei nomi di Cristo. Parla di UN GRUPPO DI COMPAGNI, ovvero, molto probabilmente, dei dodici apostoli di Cristo. Afferma chiaramente che Cilone FU UCCISO. Accusa Cilone di superbia e di aspirazione alla TIRANNIA. Cioè condivide l'atteggiamento negativo nei confronti di Cristo-Kolyada. Come è noto, gli epiteti scettici e negativi nei confronti di Cristo provenivano principalmente dall'ambiente dei sommi sacerdoti e dei farisei e scribi ebrei. Vedi ad esempio, i Vangeli.

Erodoto parla anche degli Alcmeonidi, cioè della stirpe di Giuda il traditore. Ne consegue che i parenti e i discendenti di Giuda non furono ben visti a Zar Grad per un periodo piuttosto lungo. In ogni caso, si dice che «gli Alcmeonidi (nobile stirpe ateniese - Aut.) furono espulsi da Atene TRE VOLTE: la prima volta sotto Solone... la seconda volta sotto Pisistrato... e infine la terza volta (per poco tempo) sotto Cleomene e Isagora» [924], pp. 453-454. È chiaro che i cristiani consideravano la stirpe degli Avidi del Denaro = Alcmeonidi, malvagia e maledetta a causa del ruolo di traditrice che aveva avuto durante l'uccisione di Cristo.

L'esecuzione di Cilone sconvolse la Grecia "antica". "In seguito, il POPOLO SI PENTÌ e per molto tempo sentì il peso del crimine, vedendo nelle calamità e nelle disgrazie che seguirono una punizione per aver offeso un luogo sacro. La famiglia degli ALCMEONIDI, CHE ERA ALLA TESTA DI QUESTA INIZIATIVA, fu espulsa dall'Attica e persino le ossa dei suoi membri defunti furono strappate dalle tombe... Tuttavia, gli Alcmeonidi in seguito tornarono ad Atene (che qui è Zar Grad - Aut.), ma il ricordo della MALEDIZIONE DI CILONE che gravava su di loro... rimase vivo a lungo” [988:00], “Cilone”.

Oggi gli storici fanno risalire la morte di Cilone-Cristo al 636 o 632 a.C. [924], p. 453. In altre parole, indicano SUBITO DUE DATE PRECISE E DIVERSE. Proprio così: 636 e 632 a.C., e non, ad esempio, 637 e 633. Coloro che insistessero, ad esempio, sul 637 a.C., sarebbero stati severamente condannati per aver distorto la verità storica. Tuttavia, gli storici qui sbagliano. E non di un anno o due. E nemmeno di cento. E nemmeno di cinquecento. Ma di circa 1820 anni, poiché 1185 + 636 = 1821. Ripetiamo: l'errore è di milleottocentoventi anni. Un po' troppo.

In realtà Cristo fu crocifisso nel 1185 d.C., e non nel 636 a.C.