CAPITOLO 6: ANDRONICO-CRISTO E GIUDA ISCARIOTA SONO NUOVAMENTE DESCRITTI NELLE “STORIE” DI ERODOTO, QUESTA VOLTA COME IL FAMOSO TIRANO POLICRATE E IL SUO SCRIBA, L'AVIDO MEANDRIO. LA VENDETTA DI DARIO-ORDA PER LA MORTE DI POLICRATE
1. IN BREVE SUL TIRANNO POLICRATE.
L'antica leggenda sull'anello di Policrate è molto nota. Policrate gettò in mare un prezioso anello, desiderando consapevolmente disfarsene. Tuttavia, poco dopo un pescatore gli portò in dono un grosso pesce che aveva pescato, nel cui ventre, una volta aperto, fu inaspettatamente scoperto l'anello di Policrate. Schiller, ad esempio, scrisse una straordinaria poesia su questo argomento. Chi era Policrate? E perché la storia del suo anello era così popolare sia nell'epoca "antica" che in quella moderna?
L'Enciclopedia Brockhaus ed Efron riporta quanto segue in modo scarno.
"Policrate... - figlio di Eace, tiranno dell'isola di Samo. Approfittando delle feste in onore di Era, attaccò i cittadini disarmati e, rovesciato il potere dell'aristocrazia del paese, pose le basi per una nuova forma di governo (537 a.C.). Inizialmente governò congiuntamente con i fratelli Pantagnoto e Silosonte, ma ben presto uccise il primo, cacciò il secondo e divenne l'unico tiranno dell'isola. Dedicò la sua principale attenzione al potenziamento della flotta, con l'aiuto della quale riuscì a elevare Samo al rango di prima potenza navale del Mar Egeo. Le isole vicine e persino alcune città costiere dell'Asia Minore riconobbero l'autorità di Policrate, che fu paragonato in potenza ai tiranni siracusani. Ben presto divenne così potente da poter cedere al dio Elio l'isola di Reneo e nominare il crudele Arcesilao III sovrano di Cirene... Ebbe come alleato anche il faraone egiziano Amasi, che però tradì quando il re persiano Cambise mosse guerra contro l'Egitto... Infine, il crescente potere di Policrate iniziò a preoccupare i Persiani. Volendo sbarazzarsi di un vicino pericoloso con l'astuzia, il satrapo di Magnesia Orete attirò Policrate a sé con il pretesto di spartirsi i tesori e ordinò che fosse crocifisso... Combinando le qualità di un despota crudele e di un pirata intraprendente, Policrate fu allo stesso tempo un mecenate del commercio e dell'industria e contribuì in ogni modo allo sviluppo spirituale del paese. Apprezzando la scienza e l'arte, collezionò manoscritti e opere d'arte ed eresse edifici lussuosi; il suo palazzo era particolarmente bello, il cui restauro rimase un sogno di Caligola. Per un certo periodo, Policrate fece di Samo il centro intellettuale della Grecia... Il brillante destino di Policrate, uomo straordinariamente fortunato, è stato narrato nell'antica leggenda del suo anello (vedi la ballata di Schiller "L'anello di Policrate")" [988:00], "Policrate".
In una presentazione così breve e scarna è difficile individuare una qualsiasi corrispondenza con Andronico-Cristo, fatta eccezione forse per il fatto della CROCIFISSIONE di Policrate. Tuttavia, facendo ricorso alle fonti originali, in primo luogo a Erodoto, si può dimostrare che il quadro originale è molto più vivido e la corrispondenza tra Policrate e Cristo è ben riconoscibile.
2. POLICRATE - UN RE POTENTE E DI SUCCESSO. ANDRONICO CRISTO - UN GRANDE IMPERATORE.
Erodoto riporta: “All'epoca in cui Cambise combatteva contro l'Egitto, gli Spartani erano in guerra pure loro, contro l'isola di Samo e Policrate figlio di Eace, che si era impadronito del potere grazie a una insurrezione. In un primo momento Policrate aveva diviso la città in tre parti e ne aveva assegnate due ai fratelli Pantagnoto e Silosonte; ma più tardi aveva soppresso Pantagnoto e mandato in esilio Silosonte, il più giovane, diventando padrone dell'intera Samo; poi aveva stretto vincoli di ospitalità con Amasi re dell'Egitto, mandandogli doni e ricevendone a sua volta. In breve tempo la fortuna di Policrate crebbe assai e divenne argomento di ammirati discorsi nella Ionia e in tutto il resto della Grecia: dovunque dirigesse il suo esercito, erano successi. Riuscì a mettere insieme una flotta di cento penteconteri e un corpo di mille arcieri. Rapinava e depredava chiunque senza distinzione; restituendo agli amici il maltolto sosteneva di far loro un favore più gradito che non togliendogli nulla del tutto. E si era impadronito di numerose isole e anche di molte città del continente.” [163], pag.151.
- Policrate è descritto come un sovrano potente e di successo, la cui fama rimbombò in tutte le terre circostanti. Si parla della sua GRANDE PROSPERITÀ [163], p.151.
Allo stesso modo, Andronico Cristo è considerato un imperatore di spicco del regno di Zar Grad del XII secolo. Il suo regno fu in seguito addirittura definito "Età dell'Oro". Su di lui furono composte molte leggende "antiche". Per maggiori dettagli, consulta il nostro libro "Lo Zar degli Slavi".
- Erodoto afferma che Policrate uccise suo fratello. Si tratta di un duplicato della leggenda romana secondo cui Romolo uccise suo fratello Remo. Inoltre, abbiamo già dimostrato nel libro "La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga", che la storia di Romolo e Remo è un riflesso della storia evangelica di Cristo e Giovanni Battista. Tra l'altro, Romolo è Cristo. Quindi otteniamo una sovrapposizione indipendente del Re Policrate con Cristo.
- Inoltre, secondo Erodoto, il fratello minore di re Policrate fu ESILIATO, presumibilmente dallo stesso Policrate. È possibile che qui si sia riflesso il racconto evangelico della FUGA DELLA SACRA FAMIGLIA IN EGITTO. Gesù bambino fu davvero esiliato dal paese insieme ai suoi genitori. Stavano fuggendo dalla persecuzione del feroce re Erode. Per cui, l'evangelica "fuga-esilio del bambino", nella rivisitazione di Erodoto potrebbe essersi trasformata nell'"esilio del fratello minore". La Fig. 6.1 mostra una delle tante immagini antiche della "Fuga della Sacra Famiglia in Egitto".
- La versione greca "antica" riporta che Policrate concluse un trattato di amicizia con il re egizio. È opportuno ricordare che l'imperatore Andronico-Cristo mantenne legami molto stretti con la Rus'. Visitò ripetutamente la Rus' e vi trascorse molto tempo. Si veda il nostro libro "Lo Zar degli Slavi". Non a caso Andronico-Cristo si riflette nelle cronache russe come il Granduca Andrey Bogolyubsky, che fondò, in particolare, la metropoli del regno russo nella città di Vladimir. Secondo i nostri risultati, l'Egitto biblico è la Rus' dell'Orda del XIII-XVI secolo. Pertanto, riceviamo una conferma indipendente della corrispondenza tra il re Policrate e l'imperatore Andronico-Cristo. Sarebbe interessante capire quale dei sovrani russi dell'epoca fosse rappresentato nelle pagine di Erodoto come "il re egiziano Amasi".
- Viene enfatizzato il ruolo della FLOTTA "antica" durante il regno del re Policrate. Qui, molto probabilmente, si rifletteva la potente flotta militare e mercantile di Costantinopoli. Questa città, distesa sulla costa del Bosforo, occupava una posizione strategica eccezionalmente vantaggiosa. La sua flotta dominava tutti i mari circostanti. Tra l'altro, Policrate è considerato il tiranno dell'isola di Samo. Forse, il nome SAMOS rifletteva il nome MESSIA, che veniva applicato a Cristo: "messia" = MSS ---> SMS = "samos".
A proposito, Policrate è definito un TIRANNO. Ricordiamo che alcuni autori medievali avevano un atteggiamento estremamente negativo nei confronti di Andronico-Cristo. Tra questi, ad esempio, il cronista bizantino Niceta Coniata. Cristo veniva spesso descritto con toni cupi, quindi Erodoto poté definirlo un "tiranno", alludendo ai suoi metodi di governo presumibilmente dispotici.
- Si racconta che Policrate "avesse molti mercenari stranieri" [163], p. 153. Tuttavia, anche dell'imperatore Andronico Cristo si dice che la spina dorsale della sua guardia personale di palazzo fosse composta da barbari Sciti, mercenari. Questa circostanza fu persino usata contro l'imperatore. Alcuni bizantini lo accusarono di parzialità verso i "barbari", di trascurare le usanze di Costantinopoli a favore di quelle straniere. A molti non piaceva il fatto che Andronico Cristo trascorresse una parte significativa del suo tempo nella Rus'. Si vedano i dettagli nel libro "Lo Zar degli Slavi".
3. IL FAMOSO ANELLO DI POLICRATE, GETTATO IN MARE E RIPORTATO A RIVA DA UN PESCE, È IL RACCONTO EVANGELICO DELL'APOSTOLO SIMON PIETRO, CHE SI GETTO’ IN MARE E PORTO’ A RIVA MOLTI PESCI.
Ecco il racconto di Erodoto: “Non sfuggirono ad Amasi le grandi fortune di Policrate, anzi cominciò a impensierirsi e, siccome questa prosperità cresceva sempre di più, Amasi inviò a Samo una lettera con il seguente messaggio: "Amasi dice a Policrate: è bello sapere che un ospite e amico gode di florida sorte, ma a me i tuoi grandi successi non piacciono, perché so quanto la divinità sia invidiosa. In un certo senso per me e per le persone che mi stanno a cuore vorrei che non tutto andasse bene, che qualcosa fallisse; vorrei una vita ricca di alti e bassi, piuttosto che successi continui. Non ho mai sentito raccontare di nessuno tra i favoriti in pieno dalla sorte, che non sia finito malamente, stroncato dalle radici. E tu allora dammi retta, procedi così di fronte alla buona sorte: pensa qual è l'oggetto per te più prezioso, la cui perdita ti rattristerebbe maggiormente in cuore, e quando l'avrai trovato, gettalo via, che non possa mai più comparire in mezzo agli uomini. E se dopo non si alternassero per te fortune e disgrazie, ricorri di nuovo al rimedio che ti ho suggerito" …
Policrate lesse i consigli di Amasi, ne riconobbe la bontà e cominciò a cercare fra i suoi tesori l'oggetto che più gli sarebbe spiaciuto perdere, finché lo trovò: possedeva un sigillo incastonato su un anello d'oro, uno smeraldo, opera di Teodoro figlio di Telecle di Samo. Appena ebbe deciso di disfarsene, si comportò come segue: equipaggiò una pentecontere, vi salì a bordo e ordinò di spingersi al largo; quando fu lontano dall'isola, si sfilò l'anello di fronte a tutti i suoi marinai e lo gettò in mare, poi si allontanarono; e Policrate tornò a casa davvero pieno di tristezza …
Ma ecco che cosa gli accadde quattro o cinque giorni dopo: un pescatore aveva catturato un pesce molto grosso e molto bello e lo aveva ritenuto un dono degno di Policrate; quindi lo trasportò fino alle porte della reggia di Policrate e chiese di vedere il re; quando gli fu possibile, gli consegnò il pesce dicendo: "Mio re, io l'ho pescato, ma poi non mi è parso giusto portarlo al mercato, anche se sono uno che vive soltanto del proprio lavoro: a me sembrava degno di te e della tua autorità: ecco perché te l'ho portato in regalo". Il re, lieto di tali parole, gli rispose: "Hai fatto benissimo e io ti ringrazio doppiamente, per il dono e per ciò che hai detto; e ti invitiamo a pranzo". Il pescatore entrò allora nella reggia tutto orgoglioso dell'invito; i servi, tagliando il pesce, gli trovarono nel ventre il sigillo di Policrate; come lo videro, subito lo presero e pieni di gioia lo portarono a Policrate; e nel darglielo gli spiegarono come lo avessero ritrovato. Policrate capì che si trattava di un segno divino; descrisse in una lettera cos'aveva fatto e cos'era capitato e la inviò in Egitto …
Amasi lesse il messaggio di Policrate e comprese che nessun uomo può sottrarre un altro uomo al suo destino futuro: Policrate, fortunato in tutto al punto di ritrovare ciò che gettava via, avrebbe avuto certamente una brutta fine. Per mezzo di un araldo, mandato a Samo a tale scopo, gli comunicò di voler sciogliere i loro vincoli di ospitalità. E questo per una ragione: per non dover soffrire in cuor suo per un ospite e amico, quando a Policrate fosse capitata una terribile sciagura.” [163], pp. 151-152.
Passiamo ora ai Vangeli.
Dopo la sua Resurrezione, Gesù apparve ad alcuni dei suoi discepoli. Ci furono diverse apparizioni di questo tipo. In questo caso ci interessa particolarmente l'ultima.
“Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore.” (Giovanni 21:1-12).
La Fig . 6.2 mostra un antico affresco cristiano "La pesca miracolosa". Un'altra "scena marina" evangelica è mostrata nella Fig. 6.3
. La Fig. 6.4
mostra un'antica immagine della "Pesca miracolosa", realizzata su tela di Raffaello. Nella barca a destra vediamo Cristo, alla sua sinistra gli apostoli che tirano fuori i pesci dal mare.
Confrontiamo questi due racconti: quello "antico" e quello evangelico. Il Policrate "antico" qui corrisponde a Cristo.
- Policrate stesso prende il largo su una nave con i suoi compagni. Gesù non prende il largo, ma rimane sulla riva e osserva la barca su cui i suoi discepoli sono salpati.
- Policrate GETTA il suo anello in MARE. I Vangeli non menzionano direttamente alcun anello, ma presentano la seguente storia interessante. Simon Pietro rimase nudo. Poi si cinse la veste e SI GETTO' IN MARE. È probabile che in Erodoto si riscontri una distorsione di questo episodio evangelico. Dopotutto, l'anello viene MESSO AL DITO, cioè su una parte nuda del corpo. Si scopre che l'anello, per così dire, cinge il dito, la parte nuda del corpo umano. I redattori successivi potrebbero essersi confusi con l'essenza del vecchio racconto evangelico e invece delle parole: "Pietro rivestì il suo corpo nudo di vesti", scrissero che "l'anello fu inizialmente messo o messo al dito di Policrate". Approfittarono del fatto che la parola slava INDOSSARE, ad esempio un anello, è vicina per significato e suono alla parola VESTIRE, ad esempio abiti. In altre parole, invece di: "Pietro si CINSE la veste", raffigurarono una scena diversa: "l'anello CINSE il dito dell'uomo". Il passo successivo dei redattori era già più semplice. Nei Vangeli si dice che Simon Pietro SI GETTO' IN MARE. I redattori, tuttavia, scrissero astutamente che l'anello fu GETTATO IN MARE.
Ora che l'essenza della questione è diventata più o meno chiara, possiamo prestare attenzione a un dettaglio linguistico, che di per sé, ovviamente, non prova nulla. Sostituendo M-N e riorganizzando le consonanti, il nome russo SIMON PIETRO (ПЕТР СИМОН) potrebbe essere stato distorto, trasformandolo nella parola russa che significa ANELLO (ПЕРСТЕНЬ). A proposito, in russo la parola "anello" deriva molto probabilmente dall'espressione PERSTE, ovvero AL DITO. Ricordiamo che PERSTE significa dito. Dopotutto, l'anello si indossa AL DITO. Avrebbero potuto anche dire "perstyanoy", cioè "anello". Cioè, quando crearono le opere greche "antiche" basate sui Vangeli, avrebbero potuto fare la seguente sostituzione: invece di: "pietro simone" = PTRSMN scrissero: PRSTN = "anello". Poiché, come abbiamo ripetutamente dimostrato nella nostra ricerca, molti libri greci e biblici "antichi" furono originariamente scritti in slavo, il riferimento alla lingua russa è del tutto appropriato. Per cui, al posto dell'espressione evangelica "SIMON PIETRO", Erodoto avrebbe potuto usare "ANELLO". Poi, dopo la traduzione dell'originale in slavo antico delle "Storie" di Erodoto in greco "antico", al posto dell'apostolo Simon Pietro apparve – solo sulla carta – il famoso anello di Policrate, che viene gettato in mare.
- Secondo la versione evangelica, i discepoli di Cristo PESCANO NEL MARE. Dopo l'intervento di Cristo, riescono a catturare MOLTI PESCI GROSSI. Cristo disse loro: PORTATE I PESCI CHE AVETE PESCATO. Erodoto, tuttavia, afferma che un certo pescatore andò in mare e inaspettatamente pescò un PESCE MOLTO GRANDE E BELLO. Dopo di che LO PORTÒ AL RE POLICRATE. Cioè, come iniziamo a capire, a Cristo. C'è una corrispondenza del tutto riconoscibile tra il Vangelo e il racconto di Erodoto.
- I Vangeli sottolineano che Simon Pietro ANDÒ E TRASCINÒ DAL MARE A TERRA UNA RETE CON MOLTI GROSSI PESCI. Erodoto, tuttavia, dice che L'ANELLO FU ESTRATTO DAL PESCE. Ancora una volta vediamo che Simon Pietro si è trasformato - sulla carta - in un anello. Ora questo anello "fu estratto da un pesce o dal mare". Davanti a noi si vedono le chiare tracce di una modifica tendenziosa del vecchio testo evangelico, con l'obiettivo di oscurarne il contenuto cristiano.
- Secondo i Vangeli, CRISTO SI RIVOLGE AI SUOI DISCEPOLI-PESCATORI CON LE PAROLE: VENITE A MANGIARE. Erodoto riporta la stessa cosa. RE POLICRATE, RIVOLGENDOSI A UN PESCATORE, LO INVITA A CENA.
- La storia dell'anello di Policrate, così come il racconto evangelico di Simon Pietro che tira fuori una rete con molti pesci grossi, sono descritte come un MIRACOLO. In entrambi i casi, viene sottolineato l'intervento della divinità.
Quindi, il racconto “antico” dell’anello di Policrate si è probabilmente rivelato una leggera distorsione del racconto evangelico di Simon Pietro, che si gettò in mare e poi tirò fuori una rete con molti pesci grossi.
4. IL RE POLICRATE, LA REGINA CLEOPATRA E L’IMPERATORE ANDRONICO CRISTO.
C'è un altro famoso racconto nei Vangeli su come i futuri apostoli di Cristo stessero pescando e all'inizio non presero nulla. Tuttavia, Cristo fece in modo che, quando uscirono di nuovo in mare, prendessero molti pesci. Il racconto si conclude con le celebri parole di Cristo rivolte a Simone, il futuro apostolo Pietro: "Non temere; d'ora in poi sarai un pescatore di uomini" (Luca 5:10). E in effetti, in seguito l'apostolo Pietro non fu più impegnato nella pesca, ma nella predicazione cristiana. Vale a dire, "non prese pesci, ma uomini". È possibile che questo racconto sia una variante della storia di Simon Pietro, che si gettò in acqua, vedi sopra.
Ricordiamo cosa dicono i Vangeli. “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore". Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.” (Luca 5:4-11).
Nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda" abbiamo notato che Plutarco, nella biografia di Antonio, riporta un racconto sulla cattura dei pesci, a quanto pare derivato dai suddetti passi evangelici e con una conclusione così simile che è difficile scrollarsi di dosso l'impressione che Plutarco stia semplicemente prendendo in prestito dai Vangeli. Ecco il racconto.
"Una volta (Antonio - Aut.) stava pescando, la pesca era scarsa e Antonio si arrabbiò perché Cleopatra, seduta lì vicino, aveva assistito al suo fallimento. Allora ordinò ai pescatori di risalire sott'acqua senza essere visti e di mettere la preda all'amo, e così tirò fuori due o tre pesci. La donna egiziana capì il suo trucco, ma finse di essere stupita, raccontò ai suoi amici di questa straordinaria pesca e li invitò a vedere cosa sarebbe successo il giorno dopo. Il giorno dopo le barche erano piene di gente, Antonio gettò una lenza e poi Cleopatra ordinò a uno dei suoi di immergersi e, avendo anticipato i pescatori di Antonio, mise silenziosamente all'amo un pesce essiccato del Ponto. Sicuro che la lenza non fosse vuota, Antonio la tirò fuori e tra le risate generali... Cleopatra disse: "Imperatore, lascia le canne da pesca a noi, i governanti di Faro e Canopo. LA VOSTRA PESCA È DI CITTÀ, RE E CONTINENTI" [660], v.3, p.243.
Questo brano di Plutarco contiene davvero tutti i punti principali del racconto evangelico. Vale a dire: all'inizio i pesci non furono pescati, poi Cristo fece in modo che cominciassero ad essere pescati. Molte persone partecipano alla pesca. Tutti sono eccitati e alla fine vengono pronunciate le celebri parole. Naturalmente, il racconto di Plutarco è colorato da vari dettagli inverosimili. Le parole di Cristo vengono messe in bocca non al comandante Antonio, ma alla regina Cleopatra. Tuttavia, nel complesso il racconto evangelico è stato ben conservato.
Inoltre, nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda" abbiamo dimostrato che nella storia della regina Cleopatra sono presenti frammenti significativi tratti da autori "antichi" sulle biografie di Andronico-Cristo. Ad esempio, la famosa scena della morte di Cleopatra per il morso di un serpente, è una rivisitazione distorta dell'esecuzione di Cristo, Fig. 6.5. Il traditore Giuda, che baciò Cristo, si "trasformò" - sulla carta - in un serpente che portò la morte con il suo morso, Fig. 6.6
. Ricordate anche la lancia conficcata nel costato di Cristo.
Tuttavia, in questo caso, la possibile origine del nome POLICRATE diventa chiara. Dopotutto, è piuttosto simile al nome CLEOPATRA. Infatti: Cleopatra = CLPTR ---> PLCRT = Policrate. Vediamo che nelle successive rifrazioni dei racconti evangelici, i loro singoli frammenti passarono bizzarramente da un testo all'altro, si intrecciarono e di nuovo si frantumarono. Gli uomini si trasformarono in donne, le donne in uomini, Simon Pietro "divenne un anello", ecc. Dovremmo prendere tutto questo con calma. Per cui, fu così che iniziò il processo confuso e leggermente caotico della nascita delle cronache. In assenza della stampa, esistevano un gran numero di versioni diverse. I cronisti discutevano tra loro, a volte fantasticavano. Solo nell'epoca della comparsa dei libri a stampa iniziò gradualmente il processo di unificazione e redazione delle cronache. Alla fine, si "congelarono" nella forma in cui le conosciamo oggi.
Soffermiamoci un attimo su questo argomento. A quanto pare, nei testi giunti fino a noi sono sopravvissuti fatti interessanti, che indicano che alcuni autori POTREBBERO CHIAMARE CRISTO CON IL NOME DI CLEOFA. In questo caso, diventa ancora più comprensibile perché nella storia della vita dell'"antica CLEOPATRA" ci siano parallelismi piuttosto evidenti con Cristo-POLICRATE.
Ad esempio, il famoso "Vangelo dell'infanzia" arabo, che parla di Cristo, racconta la seguente storia.
"C'erano due donne sposate con lo stesso marito, e ciascuna aveva un figlio malato. Una di loro si chiamava MARIA, E SUO FIGLIO ERA CLEOFA (Kalioupha). Questa donna si alzò e portò suo figlio alla signora MARIA, LA MADRE DI GESÙ, le offrì una bella tovaglia e le disse: "O mia signora Maria, prendi questa tovaglia da me e dammi in cambio una delle tue fasce". La signora Maria acconsentì, e la madre di Cleofa fece una veste con queste fasce, con cui vestì suo figlio. Ed egli guarì, ma il figlio della sua rivale morì quello stesso giorno. Da ciò nacque una grande lite tra queste due donne...
Fu il turno di MARIA, LA MADRE DI CLEOFA, che accese il forno per cuocere il pane e uscì a prendere la farina, lasciando il figlio vicino al forno. La sua rivale, vedendo che il bambino era rimasto solo, lo afferrò e lo gettò nel forno ardente... Maria tornò e vide suo figlio Cleofa nel forno che rideva, perché il forno si era improvvisamente raffreddato, come se non ci fosse stato il fuoco... Lo prese di lì e lo portò dalla signora Maria (la madre di Cristo - Aut.) e le raccontò l'accaduto...
Dopo questo la rivale andò al pozzo per prendere l'acqua e, vedendo che Cleofa stava giocando lì vicino... prese il bambino e lo gettò nel pozzo. La gente venne per prendere l'acqua e vide il bambino seduto illeso sulla superficie dell'acqua... FURONO PIENE DI TALE STUPORE DAVANTI A QUESTO BAMBINO CHE LO ONORARONO COME UN DIO" [307], p.275.
Qui il giovane Cleofa è chiamato figlio di Maria, che, secondo gli autori di questo testo, non era Maria, la Madre di Dio, ma solo una sua conoscente. Tuttavia, il racconto successivo sui miracoli associati al giovane Cleofa suggerisce che in realtà Gesù Cristo fosse originariamente descritto con il nome di CLEOFA. Questa ipotesi è supportata anche dal fatto che il giovane Cleofa, a quanto pare, FU ONORATO COME UN DIO. Qui il giovane Cleofa è chiaramente equiparato a una divinità.
Per cui, CLEOFA potrebbe essere stato uno dei nomi di Cristo.
5. IL MALVAGIO SATRAPO ORETE VUOLE UCCIDERE POLICRATE. IL MALVAGIO RE ERODE VUOLE UCCIDERE CRISTO.
5.1. IL RACCONTO DI ERODOTO.
Erodoto riporta quanto segue: “Nominato da Ciro, governatore di Sardi era Orete, un Persiano; costui meditò un'impresa davvero empia: senza aver mai ricevuto alcun torto da lui, neppure una offesa verbale, anzi senza averlo mai visto prima, concepì il desiderio di catturare Policrate di Samo e di ucciderlo; secondo il racconto più diffuso, all'origine c'era il seguente episodio. Una volta sulle soglie della reggia si trovavano Orete e un altro Persiano, di nome Mitrobate, governatore del distretto di Dascilio; e discutendo vennero a una vera e propria lite. Si discorreva di valore militare e Mitrobate avanzò delle riserve su Orete dicendogli: "Tu, per esempio, saresti fra i valorosi? Non hai nemmeno annesso ai domini del re l'isola di Samo, così vicina al tuo distretto e così facile da conquistare che uno dei suoi abitanti se ne è impadronito con un colpo di mano e l'aiuto di quindici soli soldati; e ora la governa". Corre voce che Orete soffrì molto a udire questo offensivo discorso ed ebbe desiderio non già di vendicarsi su chi lo aveva pronunciato bensì di eliminare assolutamente Policrate, cioè la causa delle offese ricevute.” [163], p.175.
5.2. I MAGI RACCONTARONO A RE ERODE DELLA NASCITA DEL NUOVO RE DEI GIUDEI: CRISTO. ERODE SI SPAVENTO’ E DECISE DI UCCIDERE GESU’.
Probabilmente, la storia di Erodoto era una rifrazione del famoso tentativo di Erode di uccidere Gesù bambino. Ricordiamo innanzitutto l'essenza della questione. I Re Magi videro la stella di Betlemme e andarono ad adorare Cristo. Arrivati a Gerusalemme, iniziarono a chiedere a tutti: dov'era il neonato Re dei Giudei? "All'udire queste parole, il re Erode si turbò e con lui tutta Gerusalemme. Riunì tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo e chiese loro: "Dove deve nascere il Cristo?". Gli dissero: "A Betlemme di Giudea... Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro il tempo in cui era apparsa la stella" (Matteo 2:2-5, 2:7).
Erode ebbe una conversazione con i Magi. Infatti, Erode aveva paura del suo trono, vedendo un concorrente nel giovane Cristo. Allora il re Erode chiese ai Magi di scoprire qualcosa sul Bambino e di informarlo. I Magi ascoltarono il re e partirono. Dopo aver trovato Cristo e averlo adorato, Fig. 6.7, Fig. 6.8
, i Magi ricevettero in sogno la rivelazione di non tornare da re Erode. Pertanto, tornarono a casa per un'altra strada, evitando Gerusalemme. L'angelo del Signore disse a Giuseppe che il re Erode voleva uccidere il Bambino. Giuseppe, Maria e Cristo fuggirono in Egitto.
"Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo e mandò a uccidere tutti i bambini, dai due anni in giù, di Betlemme e di tutto il suo territorio" (Matteo 2:16).
5.3. IL SATRAPO ORETE È IL RE ERODE, POLICRATE È CRISTO E IL PERSIANO MITROBATE È UN MAGO O I MAGI.
Ora confrontiamo il racconto di Erodoto con i Vangeli.
- Secondo Erodoto, il persiano Orete divenne satrapo di Sardi. Voleva commettere un'azione vile.
Secondo i Vangeli, il re della Giudea era ERODE. I Vangeli lo caratterizzano in modo negativo. Il nome ERODE stesso divenne in seguito un nome comune negativo. I nomi ORETE ed ERODE sono praticamente identici.
- La versione greca "antica" dice che il malvagio Orete decise di CATTURARE E UCCIDERE Policrate di Samo, sebbene non lo avesse offeso in alcun modo e non lo avesse mai nemmeno visto.
Secondo i Vangeli, il malvagio Erode decise di catturare e uccidere il Bambino Gesù. Inoltre, Cristo non offese in alcun modo il re Erode e mai lo incontrò. Vediamo che entrambe le versioni affermano la stessa cosa.
- Erodoto riferisce che la ragione dell'odio del satrapo Orete per Policrate fu la sua CONVERSAZIONE con il persiano Mitrobate. Raccontò a Orete di Policrate di Samo, che divenne re dell'isola di Samo, situata non lontano dalla satrapia di Orete. Orete fu sopraffatto dal desiderio di uccidere Policrate.
La versione evangelica narra che Re Erode si infiammò di odio per Cristo solo dopo l'apparizione dei Magi, che parlarono con il popolo e infine incontrarono Erode stesso. I Magi riferirono che era nato il Re dei Giudei, Cristo, che volevano adorare. Per cui, vediamo la CONVERSAZIONE di Re Erode con i Magi, dopo la quale Erode inizia a perseguitare Gesù.
- Troviamo quindi la sovrapposizione del persiano Mitrobate di Erodoto con i Magi del Vangelo. In entrambe le versioni, è la CONVERSAZIONE CON LORO a spingere Erode-Orete ad agire attivamente contro Cristo-Policrate.
- Erodoto sottolinea che il satrapo Orete era infiammato d'odio verso Policrate perché era stato deriso dal suo interlocutore Mitrobate. Toccò Orete nel vivo con le parole che letteralmente accanto a lui viveva il re Policrate, che Orete, a quanto pare, non riuscì a catturare.
I Vangeli riportano che Erode si considerò deriso dai Magi e ordinò immediatamente che Cristo fosse trovato e ucciso. Pertanto, in entrambe le versioni, una particolare enfasi è posta sul DESIDERIO DEL RE, che lo spinge a perseguitare il rivale.
- La sovrapposizione dell'"antico" satrapo Orete all'evangelico Erode è anche indirettamente confermata dal fatto che, secondo Erodoto, i contemporanei di Orete erano i RE-MAGI. Ad esempio, Erodoto menziona che "dopo il regno dei Magi, Orete rimase a Sardi" [163], p. 176. Ma i Magi del Vangelo erano chiamati anche MAGHI. Si vedano i dettagli nel libro "La Rus' biblica", cap. 3. In particolare, il famoso sarcofago dei tre Magi, ancora conservato nella Cattedrale di Colonia, è ufficialmente chiamato "Arca dei Tre Maghi" [1015], [1016], [1017], [1228].
- I Vangeli descrivono re Erode come un sovrano malvagio e traditore. Allo stesso modo, Erodoto sottolinea che Orete era un uomo malvagio. In particolare, dopo aver raccontato della cattura a tradimento di Policrate e della sua esecuzione, senza alcun motivo, per ordine del satrapo Orete, Erodoto aggiunge: “Orete compì numerose altre efferatezze, di ogni genere: per esempio, una volta che gli si presentò un messaggero di Dario, siccome portava notizie non gradite, diede ordine di sopprimerlo: mandò degli uomini a tendergli un agguato sulla via del ritorno; e dopo averlo ammazzato, ne fece sparire il cadavere e il cavallo.” [163], p. 177. Erodoto fornisce anche altri esempi delle azioni ingiuste del satrapo Orete.
6. ERODOTO "INCOLLÒ" I DUE RE ERODE DEI VANGELI, QUELLO CHE PERSEGUITO' CRISTO DURANTE L'INFANZIA E QUELLO CHE LO PERSEGUITO' PRIMA DELLA SUA ESECUZIONE.
6.1. IL RACCONTO DI ERODOTO.
Secondo i Vangeli, Cristo fu perseguitato da due re con lo stesso nome: ERODE. Il primo re giudeo Erode, voleva catturare e uccidere il Bambino Gesù quando i Magi ne annunciarono la nascita. Il secondo giudeo Erode, appare sulla scena immediatamente prima dell'esecuzione di Cristo. È a lui che Gesù, appena arrestato, viene condotto per essere processato. I Vangeli riportano che Ponzio Pilato, "sapendo che egli (Cristo - Aut.) era della provincia di Erode, lo mandò da ERODE, che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme" (Luca 23:7).
È interessante notare che entrambi questi re Erode siano presenti anche nelle pagine dell'"antico" Erodoto greco. Abbiamo già incontrato il primo Erode-Orete nella sezione precedente. Egli vuole catturare e uccidere Policrate-Cristo. Il secondo Erode-Orete viene menzionato da Erodoto proprio lì, letteralmente nel paragrafo successivo. Inoltre, Erodoto crede di parlare di UN SOLO E DELLO STESSO SATRAPO ORETE. Ciononostante, fornisce DUE DIVERSE leggende sulle ragioni dell'odio di Orete per Policrate. Ecco la seconda storia di Erodoto, che differisce dalla prima.
“La versione meno diffusa vuole che Orete avesse mandato a Samo un araldo a richiedergli qualcosa (non si specifica cosa); l'araldo avrebbe trovato Policrate sdraiato nell'appartamento degli uomini in compagnia di Anacreonte di Teo. E lì, o che deliberatamente Policrate intendesse ignorare i problemi di Orete, o per qualche altra combinazione, accadde che l'araldo di Orete si presentò e fece il suo discorso, ma Policrate, che casualmente era girato verso la parete, non si voltò né gli diede risposta …
E queste sono le due cause addotte per spiegare la morte di Policrate: ciascuno creda pure a quella che preferisce.” [163], p.175.
A quanto pare, una storia simile è presente nei Vangeli. Ed è ben nota.
6.2. IL SILENZIO DI POLICRATE IN RISPOSTA AL DISCORSO DI ORETE E IL SILENZIO DI CRISTO IN RISPOSTA ALLE DOMANDE DI ERODE E PILATO.
I Vangeli ci raccontano quanto segue. Quando Gesù fu arrestato, fu prima portato da Pilato, poi dal re ebreo Erode, e infine di nuovo da Pilato (Luca 23). "Quando Erode vide Gesù, si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo, per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche segno in lui. E gli fece molte domande, ma Gesù non rispose nulla" (Luca 23:8-9).
Una scena simile di silenzio si verificò quando Cristo fu portato davanti al governatore romano, il procuratore Ponzio Pilato.
"Allora Gesù comparve davanti al governatore. E il governatore lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù gli rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, NON RISPONDEVA NULLA. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose testimoniano contro di te?». Ma non gli rispose neppure una parola, tanto che il governatore rimase molto stupito" (Matteo 27:11-14).
Per cui, re Erode e il procuratore Pilato pongono a Gesù diverse domande durante il suo processo. LA RISPOSTA È IL SILENZIO DI CRISTO. Non risponde, non reagisce in alcun modo a ciò che lo circonda. Questo comportamento sorprende Pilato e, presumibilmente, re Erode e tutti i presenti. Poi i Vangeli descrivono la crocifissione e la morte di Gesù.
Tornando a Erodoto, vediamo sostanzialmente la stessa scena. Il satrapo Orete pone una domanda al re Policrate tramite il suo araldo. LA RISPOSTA DI POLICRATE È IL SILENZIO. O non sente la domanda – come il perplesso Erodoto cerca di spiegare al lettore – o si volta verso il muro, o vuole deliberatamente mostrare il suo disprezzo per Orete. Tale comportamento sembrò provocatorio al satrapo Orete. Egli si offese e, secondo alcuni autori antichi, decise di punire Policrate, uccidendolo.
Quindi in entrambe le versioni il nocciolo degli eventi è lo stesso.
- L'appello del sovrano a Cristo-Policrate con una domanda.
- Cristo-Policrate non risponde, rimane in silenzio.
- Il sovrano è sorpreso e offeso.
- Dopo qualche tempo, Cristo-Policrate viene condannato a morte.
Notiamo una buona corrispondenza tra la versione greca "antica" e quella evangelica.
7. I NEMICI VOGLIONO FERMARE POLICRATE-CRISTO, TEMENDO LA SUA CRESCENTE INFLUENZA. IL TRADIMENTO DI ORETE-GIUDA. ANCHE MEANDRIO, LO SCRIBA-SEGRETARIO DI POLICRATE, È UN RIFLESSO DI GIUDA.
Secondo i Vangeli, la crescente popolarità e influenza di Cristo tra il popolo spaventò i sommi sacerdoti e i farisei. La gente cominciò a chiamare Cristo Re dei Giudei, lo adorava, folle di persone accorrevano a lui. Secondo i sommi sacerdoti, Cristo doveva essere fermato. Per fare questo, fu ordita una cospirazione contro di lui, che includeva Giuda Iscariota. Egli stesso apparve ai nemici di Cristo e offrì i suoi servigi in cambio di denaro. A quanto pare, tutto questo si è riflesso nelle pagine di Erodoto.
In primo luogo, Erodoto racconta dello straordinario aumento di potere di Policrate, che spaventò in particolare il satrapo Orete, suo nemico segreto.
Erodoto dice: “Policrate in effetti fu il primo, fra tutti i Greci a nostra conoscenza, ad aspirare al dominio marittimo; il primo dopo Minosse di Cnosso e dopo quanti precedettero Minosse nel dominio sul mare, fu il primo, comunque, della cosiddetta generazione degli uomini ad avere concrete speranze di comandare sulla Ionia e sulle isole. Orete, conoscendo le sue mire, gli mandò un messaggio di questo tenore: "Orete dice a Policrate. Sono venuto a sapere che coltivi grandi progetti ma non possiedi ricchezze adeguate alle tue intenzioni; ebbene, se farai come ti dico, raddrizzerai la tua situazione e salverai anche me, perché re Cambise medita la mia morte, me lo hanno detto chiaramente. Dunque accoglimi, con le mie ricchezze: dei miei averi prendi la metà e lasciami il resto: grazie a questo denaro sarai padrone della Grecia intera. Se non credi alle mie ricchezze, manda qui il tuo uomo più fidato e io gliele mostrerò" …
Policrate si rallegrò di quanto aveva sentito e accettò la proposta e, poiché era molto avido di denaro, per prima cosa inviò per un accertamento Meandrio, figlio di Meandrio, un cittadino di Samo che svolgeva presso di lui le mansioni di segretario; lo stesso che non molto dopo questi avvenimenti consacrò nel tempio di Era tutto quanto l'arredamento proveniente dall'appartamento di Policrate, oggetti veramente degni di essere visti. Orete, quando seppe che doveva attendersi la visita dell'osservatore, si organizzò così: fece riempire di sassi otto casse, quasi fino all'orlo, e sopra vi ammucchiò dell'oro; quindi chiuse le casse e le tenne pronte. Meandrio venne, guardò e tornò a riferire a Policrate …
Policrate si preparava a partire benché gli oracoli, come pure gli amici, lo sconsigliassero vivamente.” [163], pp. 175-176.
A Magnesia, Oret lo giustizia tramite crocifissione.
Confrontiamo questo racconto “molto antico” con i Vangeli.
- I sommi sacerdoti e i farisei ebrei, spaventati dalla crescente influenza di Cristo, organizzano una cospirazione contro di lui. Anche il re giudeo Erode si oppone a Cristo.
Secondo Erodoto, Policrate accrebbe significativamente il suo potere, spaventando così il satrapo Orete. Orete ricorre all'inganno per incontrare Policrate e affrontarlo. Abbiamo già visto che Orete è un duplicato dell'evangelico Erode.
- Secondo i Vangeli, Giuda Iscariota commette un inganno, tradisce Gesù e riceve trenta denari d'argento dai sommi sacerdoti per il suo tradimento. In tutte le riflessioni sulla storia di Giuda Iscariota nelle fonti "antiche", il tema del denaro, e del denaro ingente, è ricorrente. Come pure il tema dell'avidità.
Secondo Erodoto, l'astuto satrapo Orete ricorre all'inganno per attirare Policrate a sé. Gli offre ingenti somme di denaro per impadronirsi di tutta l'Ellade. Policrate, come suggerisce Erodoto, bramava ardentemente il denaro, fu tentato dall'oro e si recò da Orete per prenderlo. Allo stesso tempo, Orete mostra al messaggero di Policrate falsi tesori: mucchi di pietre, solo parzialmente ricoperti d'oro. Così, nelle pagine di Erodoto, due temi si intrecciano: l'avidità di denaro e il vile inganno associato al denaro.
Abbiamo già visto come gli autori antichi confondessero Cristo con Giuda. In questo caso, Erodoto credeva che l'avidità si fosse impadronita di Policrate, facendolo cadere in una trappola. In altre parole, Erodoto trasferì parzialmente il movente dell'AVIDITÀ da Giuda Iscariota a Cristo.
- Ripetiamo che a volte i cronisti confondevano Cristo con Giuda. Ricordiamo anche che inizialmente Giuda Iscariota era un APOSTOLO di Gesù, cioè un suo discepolo, AMICO, una persona piuttosto vicina. C'erano alcuni motivi per cui i cronisti potessero confondersi. Eppure, ci si dovrebbe aspettare che in Erodoto, accanto all'"avido Policrate", compaia anche un "vero e proprio avido Giuda, il traditore". L'aspettativa è giustificata.
Erodoto afferma infatti che Policrate ha con sé un uomo fedele: lo scriba Meandrio. È interessante notare che è Meandrio a recarsi per primo da Orete per accertarsi che abbia la grossa somma di denaro. È Meandrio a dire poi a Policrate che tutto è in ordine, Orete ha il denaro e possono rivolgersi a lui. Erodoto, tuttavia, non dice in questo passaggio che Meandrio si sia reso complice dell'inganno di Orete e che abbia effettivamente attirato Policrate alla morte con l'astuzia. Tuttavia, poche pagine dopo Erodoto racconterà dettagli su Meandrio, tali da non lasciare dubbi sul fatto che fosse davvero nemico di Policrate, sebbene nascondesse i suoi veri sentimenti sotto la maschera dell'amicizia, vedi sotto. Ma già qui inizia a farsi sentire il tema del denaro ingiustamente rubato da Meandrio. Non a caso Erodoto riferisce che Meandrio si impossessò delle BELLISSIME DECORAZIONI DEL PALAZZO DI POLICRATE.
8. L'ASCENSIONE DI CRISTO E LA VERGINE MARIA NELLA VITA DI POLICRATE DI ERODOTO.
Secondo Erodoto, prima che il re Policrate parta per il suo ultimo viaggio, durante il quale verrà ucciso, si svolge la seguente scena.
“Sua figlia poi aveva avuto di notte un sogno: le pareva che suo padre sospeso a mezz'aria venisse lavato da Zeus e unto dal Sole. Colpita da questa visione, si era adoperata in ogni modo per impedire a Policrate di recarsi da Orete; persino mentre già si stava imbarcando sulla pentecontere, pronunciò sinistri presagi; il padre la minacciò, nel caso fosse tornato sano e salvo, di lasciarla a lungo senza marito, ma la figlia gli rispose augurandosi che ciò accadesse: preferiva prolungare la sua verginità piuttosto che vedersi privata del padre.” [163], p. 176.
Innanzitutto, qui vediamo un riferimento distorto alla RESURREZIONE DI GESÙ E ALLA SUA ASCENSIONE AL CIELO, Fig. 6.9. Si dice che Policrate fu lavato da Zeus e unto da Elio, cioè il Sole. Ricordiamo che sia Zeus che il Sole-Elio sono riflessi di Cristo, si veda il nostro libro "Il Re degli Slavi". Le parole di Erodoto sul lavaggio e l'unzione di Policrate indicano molto probabilmente il lavaggio e l'unzione del corpo di Cristo dopo la crocifissione. Questa scena si riflette ripetutamente nell'iconografia e nella pittura medievale, Fig. 6.10
, Fig. 6.11
, Fig. 6.12
, Fig. 6.13.
Questa nostra idea è confermata dal successivo ritorno di Erodoto su questo argomento. Egli scrive: «Il sogno della figlia di Policrate si avverò QUANDO EGLI FU CROCIFISSO: ZEUS LO LAVÒ VERAMENTE, proprio mentre pioveva, ED ELIO LO UNSE quando il suo corpo fu inumidito dal calore" [163], p. 176.
Infine, Erodoto parla di una figlia che preferisce rimanere vergine per sempre piuttosto che perdere il padre. Probabilmente, ci troviamo di fronte a un riferimento distorto della Vergine Maria, la madre di Cristo. Notiamo che le pagine di Erodoto conservano la parola VERGINE e il fatto che la VERGINE fosse una parente di Policrate, cioè Cristo. Invece della MADRE, i "classici" iniziarono erroneamente a parlare della FIGLIA. Ma l'essenza della questione è generalmente rimasta invariata.
9. GLI AVVERTIMENTI A POLICRATE DEL PERICOLO CHE SI AVVICINA. GESÙ È A CONOSCENZA DELLE SOFFERENZE IMMINENTI.
La versione greca "antica" sottolinea ripetutamente che diverse persone misero in guardia Policrate dal recarsi da Orete. Questo fu detto da indovini, amici e, in particolare, dalla figlia di Policrate, vedi sopra. Ciononostante, Policrate si diresse direttamente da Orete. Cioè, lui stesso, in piena consapevolezza, si diresse verso il pericolo predettogli, dritto "nella fossa dei leoni".
Anche i Vangeli riportano che Gesù era consapevole della sua imminente sofferenza. In particolare, durante la celebre scena nell'Orto del Getsemani, Fig. 6.14, Cristo si rivolge a Dio Padre con le parole: "Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu... Padre mio, se questo calice non può passare via da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà" (Matteo 26:39, 26:42).
Per cui, Cristo comprende chiaramente il suo cammino, comprende quali tormenti lo attendono, ma vi va incontro consapevolmente. Dopo essersi rivolto nuovamente a Dio Padre, Cristo rimane tranquillamente nel giardino e attende il suo arresto. Quando finalmente appare Giuda, il traditore, Gesù si rivolge ai discepoli che lo accompagnano: "Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino" (Matteo 26:46).
Dunque, in entrambe le versioni vediamo la stessa trama: 1) la morte predetta, 2) Policrate-Cristo va consapevolmente incontro al pericolo, alla morte, direttamente nelle mani dei nemici.
10. LA CROCIFISSIONE DI POLICRATE-CRISTO.
Racconta Erodoto: “Policrate trascurò ogni consiglio e si recò presso Orete; condusse con sé molti dei suoi compagni, fra i quali anche Democede di Crotone, figlio di Callifonte, medico esperto nella sua professione più di ogni altro ai suoi tempi. Giunto che fu a Magnesia, Policrate perì malamente, in maniera davvero indegna di lui e della sua intelligenza: perché, se si escludono i tiranni di Siracusa, nessun altro principe greco merita di essere paragonato a Policrate e alla sua grandiosa magnificenza. Orete lo fece uccidere in modo indegno di essere raccontato e impalare; del seguito rilasciò i cittadini di Samo sollecitando la loro gratitudine per questa liberazione e trattenne con sé, come schiavi, gli stranieri e i servi.” [163], p. 176.
- LA CROCIFISSIONE dell'"antico" Policrate è probabilmente un riflesso della CROCIFISSIONE di Cristo. Policrate fu crocifisso dal satrapo ORETE, mentre Cristo fu crocifisso sotto il re giudeo ERODE.
- Nel libro "Lo Zar degli Slavi" abbiamo discusso in dettaglio l'informazione secondo cui Andronico-Cristo morì da martire. Fu sottoposto a brutali torture. I Vangeli tuttaviaa ne parlano con una certa riservatezza, mentre lo storico bizantino Niceta Coniata riporta i dettagli più disgustosi della tortura e dell'esecuzione dell'imperatore Andronico. Diventa quindi chiaro perché Erodoto non volesse rendere pubblici i sanguinosi dettagli delle atrocità a cui fu sottoposto Policrate-Cristo. Erano troppo disgustosi. Provò pietà per i suoi lettori del XVI o XVII secolo. Allo stesso tempo, Erodoto chiarì che l'esecuzione di Policrate fu crudele: "Orete uccise Policrate in un modo di cui non voglio nemmeno parlare", vedi sopra.
- Erodoto riferisce inoltre che i Sami, compagni di Policrate, caduti nella trappola di Orete, non furono giustiziati dal satrapo, ma liberati. Seppure, con delle minacce.
Secondo i Vangeli, nessuno dei discepoli, degli apostoli o dei parenti di Cristo fu ucciso con lui. Sul Golgota, solo due criminali furono giustiziati accanto a Cristo, ma non avevano nulla a che fare con lui. Naturalmente, gli apostoli di Cristo furono in seguito sottoposti a ogni sorta di persecuzione. Alcuni morirono, ma molto più tardi dell'esecuzione di Gesù.
Per cui, anche qui vediamo una buona corrispondenza tra le due versioni.