Cristo e la Rus’
attraverso gli occhi degli “antichi” greci

 A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni su Andronico Cristo, Giovanni Battista, l’apostolo Paolo, Giuda Iscariota e le crociate della Rus’ dell’Orda. A quanto pare, ques te testimonianze costituiscono la base delle opere principali di Erodoto, Plutarco, Tucidide, Senofonte, Platone e Aristofane.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

CAPITOLO 6: ANDRONICO-CRISTO E GIUDA ISCARIOTA SONO NUOVAMENTE DESCRITTI NELLE “STORIE” DI ERODOTO, QUESTA VOLTA COME IL FAMOSO TIRANO POLICRATE E IL SUO SCRIBA, L'AVIDO MEANDRIO. LA VENDETTA DI DARIO-ORDA PER LA MORTE DI POLICRATE

11.  L’“ANTICO” MEANDRIO È GIUDA ISCARIOTA.

Cominciamo quindi a capire che Meandrio, descritto da Erodoto, è un riflesso dell'avido Giuda Iscariota. Ricordiamo che Meandrio era lo scriba di Policrate, il suo confidente, una persona vicina. Fu lui che Policrate incaricò di recarsi da Orete e assicurarsi che avesse una grossa somma di denaro. E fu l'insidioso consiglio di Meandrio, che era tornato, che indusse Policrate ad accettare l'offerta di Orete, recarsi da lui, e quindi causare la morte di Policrate. L'ulteriore racconto di Erodoto su Meandrio conferma la sua sovrapposizione con Giuda che abbiamo scoperto.

Si scopre che dopo la morte di Policrate, Meandrio salì al trono di Samo e iniziò a governare al posto di Policrate. Erodoto riporta quanto segue sul regno dell'astuto Meandrio, "ex servo di Policrate".

“Il potere a Samo era nelle mani di Meandrio figlio di Meandrio, che era stato nominato reggente da Policrate; Meandrio aspirava a diventare il più giusto uomo del mondo, ma non gli riuscì. In effetti, quando gli fu annunciata la morte di Policrate, ecco cosa fece: elevò subito un altare a Zeus Liberatore, vi tracciò intorno i confini di una area sacra, la stessa ancora oggi esistente nei sobborghi della città; poi riunì in assemblea l'intera cittadinanza e pronunciò il seguente discorso: "Nelle mie mani, come sapete bene anche voi, si trova ora tutta l'autorità che fu di Policrate: tocca a me regnare su di voi; ma non voglio fare io quello che agli altri rimprovero: non mi piaceva Policrate quando trattava da padrone uomini del suo stesso rango, non mi piace nessuno che si comporti così. Ora Policrate ha compiuto il suo destino e io voglio mettere il potere a disposizione di tutti e proclamare per voi la parità dei diritti. Per me, ritengo giusto ottenere in dono sei talenti, da ricavarsi dal tesoro di Policrate; chiedo inoltre che a me e a tutti i miei discendenti sia concesso il sacerdozio di Zeus Liberatore, al quale io stesso ho fatto erigere un santuario e in nome del quale concedo a voi la libertà". Questo fu il discorso che tenne ai Sami, ma uno dei presenti si alzò in piedi e disse: "Guarda che tu comunque non sei degno di comandare a noi: le origini tue sono basse e tu personalmente sei un furfante! Bada piuttosto a renderci conto delle ricchezze su cui hai messo le mani!" …

A parlare era stato un uomo stimato fra i cittadini, un certo Telesarco. Meandrio, comprendendo che, se avesse rinunciato al potere, un altro tiranno si sarebbe sostituito a lui, cambiò avviso: si ritirò sull'acropoli, mandò a chiamare uno per uno i suoi rivali, con la scusa di rendere loro conto delle ricchezze, e li fece arrestare e gettare in prigione. Erano in prigione quando Meandrio cadde ammalato; allora suo fratello (si chiamava Licareto), convinto della morte prossima di Meandrio, per padroneggiare più facilmente la situazione a Samo comandò di uccidere tutti i prigionieri; essi in fondo, a giudicare dai fatti, non desideravano poi così tanto la libertà.”  [163], p. 182.

Da qui impariamo molte cose interessanti. L'identificazione di Meandrio con Giuda che abbiamo scoperto, diventa molto più chiara ed efficace.

- Si scopre che Meandrio, considerato amico e leale di Policrate, in realtà segretamente non approvava affatto il suo governo e lo criticava persino. Inoltre, Meandrio sosteneva con soddisfazione che, presumibilmente, Policrate avesse meritatamente subito il triste destino che il Fato gli aveva riservato. Diceva che era stato giustamente giustiziato con brutalità. Si scopre che Meandrio aveva ingannato Policrate, che si fidava di lui. A parole, lo sosteneva in ogni modo possibile, fingeva strenuamente di essere il suo migliore amico, ma in realtà, segretamente "non approvava e criticava". Questo si chiama tradimento. Quindi il tema del traditore Giuda riemerge nelle pagine di Erodoto.

- In secondo luogo, si scopre che Meandrio si è SEGRETAMENTE APPROPRIATO DELLE RICCHEZZE DI POLICRATE. Ne fu pubblicamente accusato dallo stimato Telesarco. Questo è il noto movente dell'avidità, associato specificamente a Giuda Iscariota. L'"antico" Meandrio si rivelò essere un semplice ladro.

- In terzo luogo, l'avido Meandrio decise sfacciatamente di esigere sei talenti in aggiunta ai tesori di Policrate che si era già appropriato. E, presumibilmente, come RICOMPENSA ONORARIA per lui. La domanda è: per cosa? Per il tradimento commesso da Giuda Iscariota? Dopotutto, ricevette i suoi trenta denari d'argento proprio come RICOMPENSA, PAGAMENTO per il tradimento di Cristo. Per cui, nel racconto di Erodoto su Meandrio, emergono le parole chiave: RICOMPENSA MONETARIA PER L'ONORE. Così, sebbene indirettamente, nelle pagine di Erodoto non solo sentiamo il tema del tradimento, ma anche quello della ricompensa di un traditore per il suo insidioso inganno.

- Ora diventa del tutto chiaro perché l'accusa categorica sia stata pubblicamente rivolta in faccia a Meandrio: "Sì, non sei affatto degno di essere il nostro sovrano, poiché sei di sangue vile e un bastardo. Bene, pensa a come renderai conto del denaro che ti sei appropriato", vedi sopra. Parole del genere suonano del tutto naturali se fossero state rivolte a Giuda Iscariota.

- Il comportamento successivo di Meandrio dimostra che era un uomo davvero spregevole. Ad esempio, convocò i cittadini uno a uno, presumibilmente per rendere conto loro del denaro che si era appropriato, e quando si presentarono incautamente, li arrestò e li gettò in prigione, dove gli sfortunati furono presto giustiziati. A quanto pare, l'ordine crudele non fu impartito da Meandrio stesso, ma da suo "fratello".

- Ora che l'essenza della questione è diventata più o meno chiara, prestiamo attenzione al nome stesso MEANDRIO. Dopotutto, abbiamo ripetutamente riscontrato che alcuni autori antichi confondevano Cristo con Giuda. Il nome MEANDRIO potrebbe derivare dalla frase MENA + ANDRIUS o MENA + ANDREY. Cioè, MENA + ANDREY = MNNDR ---> MNDR = Meandrio. Tuttavia, ANDREY è uno dei nomi dell'imperatore Andronico-Cristo. È descritto nelle cronache come l'apostolo ANDREA il Primo Chiamato e come il principe russo ANDREY Bogolyubsky. Il nome Andronico probabilmente significava ANDREA + NIKA, cioè Andrea il Vincitore. Nike = vittoria, in greco. Mentre la parola MENA è una leggera distorsione della parola russa MENYAU. Da qui la parola MONETA = cambio. La parola MENA probabilmente alludeva all'avido Giuda, che ricevette delle MONETE per aver tradito Cristo. Di conseguenza, l'espressione MENA + ANDREY ossia Meandrio, potrebbe significare: "colui che ha SCAMBIO' ANDREY per denaro", cioè ha ricevuto un pagamento per aver tradito Andrey = Andronico.

Per cui, abbiamo trovato una traccia del nome ANDRONICO nel racconto di Erodoto su Policrate e Meandrio.

- Vale la pena notare che Erodoto generalmente difende il vile Meandrio. Cerca di dipingerlo come una vittima quasi innocente delle circostanze. A quanto pare, Meandrio era un uomo nobile nel cuore. Voleva diventare un "governante giusto". Si preoccupava dei cittadini, conferiva loro personalmente il diritto di scelta in materia di successione al trono. Ma, si dice, i Sami non apprezzarono i sinceri impulsi spirituali di Meandrio e gli rivolsero parole offensive: "Sei di sangue vile e un bastardo! Rendi conto del denaro che hai rubato!". In generale, il quadro ci è familiare. Abbiamo già visto che molti autori rabbinici ebrei hanno edulcorato Giuda Iscariota e allo stesso tempo sminuito Gesù Cristo [307]. Inoltre, hanno descritto Giuda come "uguale a Cristo" e, in generale, persino "migliore" di Gesù. Probabilmente è proprio questa tradizione rabbinica che Erodoto, autore "antico" del XVI-XVII secolo, segue in questa storia. Probabilmente fu in questo periodo che questo punto di vista ebraico nacque e iniziò a diffondersi, e penetrare anche nelle pagine dei "classici antichi" appena creati. Nel libro "La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga" abbiamo fornito esempi di questa tendenza filo-rabbinica anche in Tito Livio e in alcuni altri autori romani della "profonda antichità".

Ripetiamo ancora una volta che il movimento religioso, oggi chiamato ebraico rabbinico NEL SENSO MODERNO DI QUESTI TERMINI, nacque non prima del XVI-XVII secolo, durante l'epoca della Riforma e della scissione del Grande Impero "Mongolo". In precedenza, il termine "ebreo" aveva un significato diverso: indicava un legame con la storia e la cultura del Regno di Zar Grad, che si chiamava Giudea. Spieghiamo ancora una volta che nelle epoche precedenti, Israele era il nome della Rus' dell'Orda. Solo a partire dal XVI-XVII secolo, il significato dei termini "ebreo" e "israelita" si restrinse notevolmente e iniziò ad applicarsi a un gruppo di persone molto più ristretto. Vale a dire, a coloro che dichiaravano l'Antico Testamento come "il loro" libro, e mettevano da parte il Nuovo Testamento. Dall'epoca della Riforma, le parole "ebreo" e "israelita" hanno cambiato significativamente il loro significato e hanno acquisito il contenuto a noi familiare oggi. In altre parole, l'“età” dell'interpretazione moderna di questi termini non è poi così grande: non ha più di trecento o trecentocinquanta anni.

 

 

12. MEANDRIO-GIUDA: LA FUGA, LE RICCHEZZE INGIUSTE, L'ASTUZIA, LA CORRUZIONE, L'ESILIO E LA MORTE.

Abbiamo già incontrato più di una volta che vari autori "antichi", riportando il destino dei "riflessi fantasma" di Giuda Iscariota, hanno sottolineato che prima di morire fu costretto a fuggire e a nascondersi dai suoi inseguitori. Ad esempio, l'ateniese Alcibiade = Giuda, fu esiliato con l'ostracismo, e quindi fuggì. Anche l'ateniese Temistocle = Giuda, fuggì. Anche la storia di Meandrio contiene il motivo dell'esilio e della fuga.

In un primo momento fuggì vergognosamente da Samo, inseguito dai suoi concittadini. E' noto quanto segue: “Meandrio intanto, fuggito da Samo, navigava alla volta diSparta; quando vi giunse, fece trasportare a terra tutti gli oggetti che aveva portato con sé nella fuga ed ecco come si comportò: per ostentare le coppe d'oro e d'argento in suo possesso, incontrandosi con Cleomene, figlio di Anassandride, re di Sparta, faceva in modo di condurlo a casa sua proprio nel momento in cui i servi erano intenti a lucidarle; tutte le volte che le vedeva, Cleomene ne restava veramente meravigliato e ammirato: Meandrio allora lo invitava a prendersene pure quante volesse. L'invito di Meandrio si ripeté due o tre volte, ma Cleomene si dimostrò sempre uomo della massima onestà: non riteneva giusto accettare l'offerta e anzi, comprendendo che Meandrio avrebbe trovato sostenitori se avesse offerto quelle coppe ad altri cittadini, si presentò agli efori e dichiarò opportuno per lo stato allontanare dal Peloponneso quell'ospite di Samo, prima che riuscisse a corrompere lui o qualche altro Spartiata; gli efori accolsero la sua proposta e con un araldo intimarono a Meandrio di andarsene.” [163], pp. 183-184.

Anche qui emergono i seguenti temi associati a Giuda Iscariota: l'ingiusta ricchezza acquisita da Giuda-Meandrio, la sua astuzia, i suoi tentativi di corrompere i cittadini, di tentare il re spartano in persona con l'oro. Di conseguenza, Meandrio-Giuda viene nuovamente espulso. Questa volta dagli Spartani. Riparte per le sue peregrinazioni.

Erodoto non dice nulla sulle circostanze della morte di Meandrio. Pertanto, è difficile confrontarla con il suicidio o l'omicidio di Giuda Iscariota. Tuttavia, abbiamo già visto che un altro riflesso parziale di Giuda Iscariota è il satrapo Orete. Alcune delle storie sul Vangelo di Giuda sono state inserite nella biografia "antica" di Orete. Quindi, il satrapo Orete fu ucciso. Inoltre, la sua morte fu una PUNIZIONE per l'assassinio di re Policrate. Erodoto afferma che re Dario ordinò l'esecuzione di Orete. “Il re Dario ordina ai Persiani che si trovano in Sardi di uccidere Orete". Appena ebbero udito queste parole, le guardie sguainarono le scimitarre e immediatamente lo uccisero. E così fu vendicato Policrate di Samo.” [163], p. 177. Ricordiamo che, secondo le cronache russe, gli assassini del principe Andrey Bogolyubsky, cioè Cristo, furono giustiziati. Furono vendicati per la morte di Andrey = Andronico.

 

 

13. NARRANDO DELLA VENDETTA DI RE DARIO PER LA MORTE DI POLICRATE, ERODOTO CI RACCONTA IN REALTÀ LE CROCIATE DEL XIII SECOLO, QUANDO LA RUS' DELL'ORDA VENDICO' LA CROCIFISSIONE DI ANDRONICO-CRISTO.

13.1. L'ESECUZIONE DI ORETE-ERODE = GIUDA.

A quanto pare, la morte di Policrate = Cristo causò una tempesta di emozioni nel mondo "antico". La punta di rabbia si diresse innanzitutto contro il satrapo Orete, il colpevole dell'esecuzione di Policrate. Come abbiamo già detto, l'immagine di Orete è composita, "a strati". Combinava sia informazioni sul re evangelico Erode che su Giuda Iscariota. Iniziarono a vendicarsi di Orete e Meandrio. Fu dichiarata una "crociata". Ecco cosa riporta Erodoto.

“Comunque, non molto tempo dopo ricadde su Orete la vendetta di Policrate. Infatti, dopo la morte di Cambise e l'ascesa dei Magi al trono, mentre si trovava a Sardi, Orete non fu di alcun aiuto ai Persiani estromessi dal potere dai Medi: anzi, approfittando del momento di disordine, uccise Mitrobate, governatore di Dascilio (che gli aveva rinfacciato l'affare di Policrate) e con Mitrobate anche suo figlio Cranaspe, vale a dire due uomini di alto rango fra i Persiani; e compì numerose altre efferatezze (di cui abbiamo già parlato – Aut.) …

Quando si impadronì del potere, Dario aveva una gran voglia di punire Orete per tutte le sue malefatte e in particolare per la morte di Mitrobate e di suo figlio. Non gli sembrava il caso di inviargli contro delle truppe apertamente, perché la situazione politica non era ancora stabilizzata (troppo recente era il suo potere) e perché sapeva che Orete disponeva di forze ingenti: aveva una guardia del corpo di ben 1000 Persiani e controllava i distretti della Frigia, della Lidia e della Ionia. In una simile situazione Dario architettò un piano: convocò i più illustri personaggi persiani e disse loro: "Signori, chi di voi si assumerà l'incarico di portare a termine la faccenda, ricorrendo all'astuzia e non alla forza militare? Dove ci vuole astuzia non è necessaria la violenza. Chi di voi mi porterà qui Orete vivo o morto? Quell'uomo fin'ora non ha reso alcun servizio ai Persiani, anzi ci ha provocato seri guai: ha eliminato due di noi, Mitrobate e suo figlio, uccide quanti vanno a rimproverarlo anche se sono mandati da me, rivelando una insolenza intollerabile. Prima che commetta qualche crimine ancora peggiore contro i Persiani, dobbiamo fermarlo con la morte" …

Dario espose così il problema e subito trenta uomini si offrirono, ciascuno disposto ad agire. Già stavano per venire a lite fra loro, quando Dario li trattenne invitandoli a tirare a sorte; così fecero e fra tutti toccò a Bageo figlio di Artonte. Prescelto dalla sorte, Bageo si comportò nel modo seguente: su vari rotoli di papiro scrisse diversi messaggi riguardanti numerose questioni, sui quali poi appose il sigillo di Dario, quindi se ne andò con essi a Sardi. Lì giunto, si presentò a Orete e davanti a lui aprì i documenti, uno per uno, consegnandoli allo scrivano reale perché li leggesse ad alta voce (tutti i governatori hanno alle loro dipendenze degli scrivani reali): Bageo consegnava questi messaggi per tastare il polso alle guardie presenti, caso mai mostrassero di essere pronte a ribellarsi a Orete. Vedendo che consideravano le lettere con grande rispetto e con rispetto ancora maggiore il loro contenuto, consegnò un altro messaggio in cui era scritto: "Persiani, il re Dario vi ordina di non prestare più servizio alle dipendenze di Orete". Ed essi udendo queste parole gettarono le lance; Bageo, vedendo che obbedivano agli ordini contenuti nella lettera, prese coraggio e consegnò allo scrivano l'ultima missiva, in cui era scritto: "Il re Dario ordina ai Persiani che si trovano in Sardi di uccidere Orete". Appena ebbero udito queste parole, le guardie sguainarono le scimitarre e immediatamente lo uccisero. E così fu vendicato Policrate di Samo.” 163], p. 177.

Per cui, il vendicatore di Policrate in questo caso è l'onnipotente Dario, re dei Persiani. Nelle nostre precedenti pubblicazioni, ci siamo imbattuti ripetutamente nel fatto che il nome DARIO rimanda all'ORDA = ESERCITO. Più precisamente, alla Rus' dell'Orda del XIII-XVI secolo. Inoltre, in molte cronache antiche, i RUSSI venivano chiamati PERSIANI. L'"antica" Persia è la P-Rus', la Prussia, la Rus' Bianca o Bielorussia. Quindi, risulta che la Rus' dell'Orda sia contro il re Orete. Secondo la nostra ricostruzione, si tratta in realtà delle Crociate del XIII secolo, quando la Rus' dell'Orda, ovvero la "antica" Persia, guidò le truppe dei vendicatori che si mossero verso Costantinopoli per punire i colpevoli dell'esecuzione dell'imperatore Andronico-Cristo. Di conseguenza, come riporta Erodoto, Orete-Erode fu ucciso. Parlando dell'assassinio di Orete, Erodoto non dice nulla sulla campagna militare dei Persiani. La vicenda viene presentata come un evento interno al palazzo. Tuttavia, come presto diventa chiaro, i Persiani non solo uccisero Orete, ma, continuando la loro vendetta contro Policrate, intrapresero presto una campagna contro la città di Samo, dove regnava l'avido Meandrio, ovvero Mena + Andrey, che, come ora sappiamo, fu direttamente coinvolto anche nella morte di Policrate-Cristo.

 

 

13.2. LA CAMPAGNA DI VENDETTA DEI PERSIANI CONTRO LA CITTÀ DI SAMO PER CATTURARE MEANDRIO = GIUDA E PUNIRE I COLPEVOLI. LA SCONFITTA DI SAMO E LA FUGA DI MEANDRIO.

Per cui, la vendetta di re Dario-Orda non si limitò all'esecuzione di Orete. Il successivo a essere colpito fu il già noto Meandrio, ovvero Giuda Iscariota. Inoltre, questa volta re Dario INVIÒ UN GRANDE ESERCITO PERSIANO SU NAVI contro Meandrio e la città di Samo sotto il suo controllo. Andò così.

Erodoto riporta: “In seguito il re Dario espugnò l'isola di Samo, prima fra le città greche e barbare”  [163], p. 181. “Tra questi ultimi c'era anche il figlio di Eace Silosonte, fratello di Policrate e esule da Samo. A Silosonte capitò un vero colpo di fortuna: aveva preso un mantello rosso, se lo era gettato sulle spalle e stava girando per la piazza a Menfi, quando lo vide Dario, a quell'epoca semplice guardia del corpo di Cambise, un uomo quindi di relativa importanza: Dario provò un vivo desiderio di quel mantello, si avvicinò dunque a Silosonte e chiese di poterlo comprare. Silosonte, accortosi che Dario ci teneva molto ad avere quel mantello, quasi per ispirazione divina gli disse: "Non intendo vendere questo mantello a nessun prezzo, ma, se le cose devono andare così, te lo regalo". Dario lodò le sue parole e si prese l'indumento. Silosonte era convinto di averlo gettato via scioccamente … Silosonte si rese conto che il potere regale era ormai nelle mani dell'uomo che gli aveva chiesto il mantello in Egitto, e a cui l'aveva donato. Si recò dunque a Susa e si mise a sedere sulla soglia della reggia proclamando di essere un benefattore di Dario. Il custode della porta sentì le sue parole e andò a riferirle al re, il quale, pieno di meraviglia, sbottò: "E a quale benefattore greco devo essere grato io, che sono sul trono da così poco tempo? Sarà venuto un Greco sì e no, qui da noi, e io non ho alcun debito, per così dire, con nessuno di loro. Comunque fallo passare, voglio sapere qual è lo scopo delle sue parole". Il custode introdusse Silosonte; quando fu dentro, nel mezzo della sala, gli interpreti gli chiesero chi fosse e che cosa avesse fatto per dichiararsi benefattore del re. Silosonte rievocò per filo e per segno l'episodio del mantello e si presentò appunto come l'autore del dono. E Dario gli rispose: "Nobilissimo amico, tu sei quello che mi ha fatto un dono, quando ancora non avevo alcun potere; il dono era piccolo, ma la mia gratitudine sarà grande, come se oggi ricevessi da qualcuno qualcosa di grande davvero! In cambio io ti regalo oro e argento a profusione, perché tu non possa pentirti di aver reso un piacere a Dario di Istaspe". Ma Silosonte replicò: "Sovrano, non darmi né oro né argento, piuttosto liberami Samo, la mia patria: ora, dopo la morte di mio fratello Policrate ucciso da Orete, si trova nelle mani di un nostro servo; salvala e affidala a me, senza spargere sangue e senza fare schiavi" …

Udita questa risposta, Dario decise di inviare un esercito agli ordini di Otane, uno dei sette congiurati, con l'incarico di eseguire quanto Silosonte aveva chiesto. Otane scese fino al mare e fece partire le truppe.”  [163], p.182.

Gli eventi che seguono ci sono già familiari e discussi in precedenza. Meandrio governa l'isola di Samo e cerca di rafforzare la sua posizione. Tuttavia, i suoi concittadini lo condannano duramente e lo accusano di aver rubato i tesori di Policrate, assassinato. In risposta, Meandrio giustizia diversi abitanti di Samo, dopo averli attirati a tradimento nel suo palazzo. Di conseguenza, i Sami odiarono Meandrio a tal punto che, quando le truppe persiane si avvicinarono alla città, non opposero resistenza. Nessuno voleva sacrificare la propria vita per il vile Meandrio. Erodoto racconta così questi eventi:

“Quando a Samo giunsero i Persiani, riconducendovi Silosonte, nessuno oppose resistenza: i partigiani di Meandrio e Meandrio stesso si dichiararono pronti a venire a patti e ad abbandonare l'isola. Otane accettò queste condizioni e stipulò l'accordo; i Persiani di maggior rango posero i loro seggi in faccia all'acropoli e vi sedettero …

Il tiranno Meandrio aveva un fratello non del tutto sano di mente, di nome Carilao, che, per non so quale colpa commessa, si trovava imprigionato nei sotterranei. Allora, avendo avuto sentore degli eventi e sbirciando dalla finestrella della prigione, quando vide i Persiani tranquillamente seduti, cominciò a gridare e a chiedere di parlare con Meandrio. Meandrio lo udì e ordinò che andassero a liberarlo e lo portassero al suo cospetto. Non appena gli fu davanti, Carilao, con insulti e offese, cercava di convincerlo a gettarsi contro i Persiani: "Brutto sciagurato", disse, "a me che ero tuo fratello e non avevo fatto nulla di male mi hai messo in catene e m'hai sbattuto in un sotterraneo; ora invece vedi che i Persiani ti cacciano in esilio e ti privano della tua casa, e non hai il coraggio di vendicarti di loro, quando sarebbe così facile sopraffarli? Ma se proprio hai tanta paura di loro, dai a me i tuoi mercenari e io farò pagar cara ai Persiani la loro venuta! Quanto a te, sono pronto a farti andar via da quest'isola" …

Così parlò Carilao; Meandrio ne accolse la proposta, a mio parere non già perché delirasse tanto da credere che le sue forze avrebbero sopraffatto il contingente del re, ma piuttosto per gelosia nei confronti di Silosonte, che senza sforzo si sarebbe impadronito di una città intatta. Provocando i Persiani intendeva indebolire al massimo la potenza di Samo e solo così consegnare l'isola: sapeva perfettamente che i Persiani, se fossero stati trattati male, avrebbero inasprito il loro atteggiamento verso i Sami e sapeva di avere comunque una via di fuga sicura quando lo volesse: aveva fatto scavare un passaggio segreto che dall'acropoli conduceva fino al mare. Meandrio, dunque, per parte sua, si allontanò da Samo su di una nave; Carilao invece armò i mercenari, aprì le porte e attaccò i Persiani, i quali non si aspettavano un'aggressione del genere, credevano anzi che l'accordo fosse ormai completo. I mercenari piombarono sui Persiani più ragguardevoli, quelli che avevano diritto a una portantina, e li uccisero. Ma intanto il resto dell'esercito persiano accorreva alla difesa e i mercenari, messi alle strette, furono risospinti sull'acropoli …

Il generale Otane, vedendo le gravi perdite subite dai Persiani, pur memore degli ordini che Dario gli aveva impartito nel congedarlo, ordini di non uccidere e di non rendere schiavo alcun abitante di Samo e di consegnare a Silosonte un'isola immune da danni, decise di trascurarli e comandò ai soldati di massacrare chiunque prendessero senza distinguere fra adulti e bambini. Allora, mentre una parte dell'esercito assediava l'acropoli, gli altri soldati presero a sterminare tutti i Sami che incontravano, senza badare se fossero dentro o fuori un luogo sacro …

Meandrio intanto, fuggito da Samo, navigava alla volta di Sparta.”  [163], pp. 182-183. Tuttavia, non gli fu permesso di rimanere lì e Meandrio fu espulso. Andò di nuovo in esilio.

“I Persiani rastrellarono l'isola di Samo e la consegnarono a Silosonte deserta di abitanti. In un secondo momento il generale Otane provvedette a ripopolarla, in seguito a una visione avuta in sogno e a una malattia che lo aveva colpito agli organi genitali.” [163], p.184.

Analizziamo la testimonianza di Erodoto.

- Il re persiano Dario invia un esercito per conquistare Samo ed espellere l'usurpatore Meandrio. Come ora sappiamo, si tratta della Crociata della Rus' dell'Orda con i suoi alleati a Costantinopoli nel 1204, con l'obiettivo di punire i colpevoli. È interessante notare che, secondo Erodoto, inizialmente re Dario = Orda non aveva alcuna intenzione di distruggere la città di Samo = Costantinopoli, né tanto meno di sterminare i suoi abitanti. Inizialmente, si trattava solo di espellere Meandrio-Giuda e i suoi sostenitori. Il resto dei Sami era generalmente considerato innocente della morte di Policrate-Cristo. Fu proprio questo ordine indulgente che Dario diede al suo comandante Otane, che guidava le truppe persiane = crociate.

- Secondo Erodoto, i Persiani si avvicinarono alla capitale, la assediarono e, a quanto pare, si accordarono pacificamente con i Sami per espellere Meandrio-Giuda e i suoi complici. La maggior parte degli abitanti di Samo non voleva combattere i Persiani e accettò di espellere Meandrio-Giuda. Si dice che persino Meandrio stesso abbia accettato. Tuttavia, dopo aver concordato a parole, Meandrio, come si scoprì presto, agì di nuovo in modo piuttosto spregevole. Approfittò dell'offerta del fratello per organizzare un attacco a sorpresa contro i Persiani. I sostenitori di Meandrio attaccarono in modo subdolo e furtivo gli ignari Persiani che avevano confidato nel trattato di pace. I Persiani indignati si infuriarono e invasero la capitale. IL MASSACRO INIZIÒ. Uccisero tutti in fila, a destra e a manca, uomini, donne e bambini. Non risparmiarono nemmeno coloro che cercarono di nascondersi nei templi, cercando protezione dagli dei.

Qui, Erodoto riporta molto probabilmente l'assedio di Zar-Grad = Troia = Gerusalemme nel 1204, l'assalto alla città, la sua conquista e il sanguinoso pogrom perpetrato dai crociati. Come abbiamo già notato, le cronache russe, parlando della punizione degli assassini di Andrey Bogolyubsky = Cristo da parte del popolo di Vladimir, sottolineano anche l'eccezionale crudeltà della vendetta. Si veda il nostro libro "Lo Zar degli Slavi".

Non a caso Erodoto riferisce che i Persiani distrussero completamente Samo e che non rimase praticamente più alcun abitante di Samo. L'"isola" era disabitata.

- Vediamo che gli autori "antichi" sottolineano ancora una volta il tradimento di Giuda-Meandrio, che in seguito fugge a Sparta, ma nemmeno lì lo vogliono vedere. Meandrio fugge di nuovo. A proposito, abbiamo appreso molto sul destino dell'evangelico Giuda Iscariota dalle "Storie" di Erodoto.

Vediamo quindi una buona corrispondenza tra la storia dell'"antico" Erodoto e gli eventi del 1204 d.C., quando, a seguito della Crociata, Zar Grad = Troia = Gerusalemme fu conquistata. Ricordiamo che, secondo i risultati presentati nei libri "Fondamenti della Storia" e "Metodi", Zar Grad era anche chiamata Babilonia.

 

 

14. QUI ERODOTO INSERISCE UN ALTRO RACCONTO SULL'ASSALTO DEI CROCIATI E DEI COSACCHI DELL'ORDA A ZAR GRAD NEL 1204, CHAMANDOLA QUESTA VOLTA BABILONIA.

14.1. IL RACCONTO DI ERODOTO SULLA MULA MIRACOLOSA, IL PERSIANO ZOPIRO E LA CADUTA DI BABILONIA.

È interessante notare che Erodoto non riesce in alcun modo a distogliere l'attenzione dal tema che lo ha chiaramente turbato, ovvero la vendetta dei Persiani = dei Prussiani o dei Russi Bianchi per l'esecuzione di Policrate. Subito dopo gli eventi sopra descritti, ovvero l'attacco dei Persiani a Samo e la violenta distruzione della città, Erodoto racconta per la seconda volta la stessa storia, Tuttavia, questa volta la chiama “la conquista di Babilonia da parte di Dario”. Secondo la nostra ricostruzione, la Città del Re (Zar Grad) era chiamata davvero BABILONIA, vedi il libro “Metodi”. Di conseguenza, ci imbattiamo nuovamente nella descrizione dell'assedio e della distruzione di Zar Grad = Babilonia = Troia = Gerusalemme da parte dei crociati nel 1204. Tuttavia, non è escluso che nella descrizione di Erodoto di questo assedio siano stati inseriti anche alcuni episodi della conquista di Zar Grad Re da parte dei crociati nel 1261 o forse anche della famosa conquista ottomana-atamana del 1453.

A proposito, nel libro “Metodi” abbiamo già identificato questa descrizione di Erodoto sulla presa di Babilonia con la presa dell'“antica” Troia durante la guerra troiana = gotica. In questo modo, scopriamo una buona concordanza tra i risultati da noi ottenuti in modo indipendente. Esaminiamo ancora una volta questa identificazione, ma in modo più dettagliato. Ora indicheremo le corrispondenze che non abbiamo notato in precedenza. Il fatto è che, dopo le ricerche descritte nel nostro libro “Il re degli Slavi”, il quadro del passato è diventato molto più chiaro.

Ecco il racconto molto interessante di Erodoto. Lo citeremo quasi integralmente. Erodoto collega direttamente la storia della caduta di Babilonia con i tragici eventi "precedenti" di Samo. Ovvero, con la storia dell'esecuzione di Policrate-Cristo e della vendetta di Dario-Orda.

“Dopo la partenza della flotta per Samo, si sollevarono i Babilonesi; essi si erano preparati con attenzione: durante il regno del Mago e la rivolta dei sette, per tutto questo tempo e approfittando del periodo di disordine politico, si erano preparati a un assedio; e nessuno se ne era accorto. Quando poi si ribellarono apertamente, ecco quanto fecero: a eccezione delle madri e di una donna per ciascun abitante maschio, scelta liberamente fra le donne di casa, radunarono insieme tutte le altre e le strangolarono; quella sola donna che ciascuno si era scelto serviva per preparare da mangiare, le altre le strangolarono perché non consumassero le loro provviste …

Messo al corrente dei fatti, Dario radunò tutte le forze a sua disposizione e marciò contro Babilonia: si spinse fino alla capitale e la cinse d'assedio, ma i cittadini non se ne preoccuparono minimamente; saliti sui bastioni del muro di cinta, ballavano e motteggiavano Dario e il suo esercito: uno di loro gridò: "Che ci state a fare qui, Persiani, perché non ve ne andate? Voi ci prenderete quando le mule avranno figli!". Diceva questo il Babilonese, convinto che nessuna mula potesse partorire …

Passarono un anno e sette mesi: Dario e tutto l'esercito erano costernati di non riuscire a conquistare Babilonia; eppure Dario aveva tentato contro i Babilonesi ogni astuzia e tranello: mai era riuscito ad averne ragione; fra l'altro aveva provato anche lo stratagemma con cui Ciro era riuscito a espugnarla; ma i Babilonesi erano continuamente sul chi vive e così Dario non riusciva a sconfiggerli …

Allora, al ventesimo mese di assedio, a Zopiro, figlio di quel Megabisso che era stato uno dei sette congiurati uccisori del Mago, a questo Zopiro figlio di Megabisso capitò un autentico prodigio: una delle mule da lui impiegate nel trasporto delle vettovaglie partorì. Quando il fenomeno gli fu annunciato, non riuscendo a crederci, volle vedere personalmente il neonato; poi proibì a tutti i testimoni di riferire a chicchessia l'accaduto e si mise a riflettere. Ricordava le parole pronunciate dal Babilonese tanto tempo prima, che le mura sarebbero cadute quando le mule avessero partorito e di fronte a questa profezia gli pareva che la città fosse ormai destinata a capitolare: quell'uomo forse aveva parlato per volere divino e per volere divino la sua mula aveva partorito …

Convinto che fosse ormai suonata l'ora di Babilonia, si presentò a Dario e gli chiese se ci tenesse tanto a espugnare quella città. Quando seppe che la cosa stava molto a cuore a Dario, studiò una insidia per conquistare lui Babilonia e averne lui il merito; bisogna sapere che tra i Persiani le belle imprese sono molto apprezzate e accrescono molto il prestigio di chi le compie. Pensò che l'unico modo per potersi impadronire della città era di mutilarsi e disertare a favore dei Babilonesi. Allora, come se fosse una cosa da nulla, si sconciò in maniera irrimediabile: si fece tagliare naso e orecchie, si fece radere orribilmente la testa e fustigare; poi si presentò a Dario …

Dario sopportò a stento la vista di un uomo così illustre ridotto in tali condizioni: balzò dal trono e si mise a gridare, chiedendo il nome del responsabile e il motivo di un simile gesto. Ma Zopiro gli disse: "Nessun uomo al mondo, se non tu, ha tanta autorità da potermi ridurre in queste condizioni; e non è stata opera di uno straniero, signore, bensì opera mia; perché considero spaventoso che gli Assiri si prendano gioco dei Persiani". E il re gli rispose: "Ma sciagurato d'un uomo, tu hai adattato le parole più belle all'azione più vergognosa, affermando di esserti irrimediabilmente sfigurato a causa di quelli che stiamo assediando. Sei pazzo. Si arrenderanno forse più presto, i nemici, perché tu ti sei mutilato? Come non credere che sei completamente uscito di senno? Rovinarsi così!". E Zopiro rispose: "Se ti avessi sottoposto il mio piano, non mi avresti dato il permesso di agire; ora ho fatto quello che ho fatto assumendomene la piena responsabilità. Ormai, se quanto dipende da te non vien meno, Babilonia è nelle nostre mani. Io, così come sono, mi avvicinerò alle mura come un disertore e dirò di avere subìto da te questo sconcio; e quando li avrò convinti che le cose stanno così, penso che mi daranno il comando dell'esercito …

Tu intanto, dieci giorni dopo che sono entrato in città, sistema mille soldati del tuo esercito, mille la cui perdita non sia particolarmente grave, all'altezza delle porte cosiddette di Semiramide …

Aspetta una settimana e disloca altri duemila uomini di fronte alle cosiddette porte di Ninive …

Lascia passare ancora venti giorni e conducine altri quattromila di fronte alle porte cosiddette Caldee: nessuno di loro deve portare armi di difesa tranne le spade, che puoi lasciargli …

Conta ancora venti giorni e poi immediatamente ordina al resto del tuo esercito di attaccare le mura in tutto il loro perimetro, ma schierami i Persiani di fronte alle porte Belidi e Cissie; dopo le grandi imprese che avrò compiuto i Babilonesi, credo, mi affideranno ogni cosa e in particolare le chiavi delle porte. Da quel momento il resto tocca a me e ai Persiani" …

Date queste istruzioni, si avviò verso le porte della città continuando a voltarsi indietro come se davvero fosse un disertore. Le sentinelle di guardia sulle torri lo videro: subito corsero giù e schiudendo appena un battente della porta gli chiesero chi fosse e cos'era venuto a fare; egli spiegò di essere Zopiro e di voler passare dalla loro parte. I guardiani della porta, udita la sua risposta, lo condussero dalle autorità di Babilonia. Di fronte a esse Zopiro disse, fra pianti e lamenti, che Dario lo aveva ridotto così (come invece si era sconciato da solo) e che gli aveva riservato quel trattamento per aver lui consigliato al re di ritirare l'esercito, visto che non c'era modo di espugnare la città. "Ora", disse, "Babilonesi, vengo qui da voi per vostra grandissima fortuna e a completo danno di Dario e del suo esercito: perché ora me la pagherà per avermi mutilato come ha fatto: io conosco tutti i particolari dei suoi piani" …

Disse proprio così. I Babilonesi, vedendo un uomo così prestigioso fra i Persiani privato del naso e delle orecchie e coperto di sangue per le frustate, credettero senz'altro alle sue parole, che fosse venuto da loro come alleato, ed erano disposti a concedergli quanto chiedeva: e lui chiedeva un contingente di soldati …

Quando l'ebbe ottenuto, Zopiro agì come aveva concordato con Dario: dopo dieci giorni fece compiere una sortita alle truppe di Babilonia e, accerchiati i mille soldati che aveva raccomandato a Dario di schierare, li sterminò completamente. I Babilonesi, quando constatarono che il comportamento di Zopiro corrispondeva alle sue parole, furono assai lieti e disposti a seguire in tutto le sue istruzioni. Zopiro lasciò di nuovo passare i giorni convenuti, si scelse un gruppo di Babilonesi e irruppe fuori dalle mura per massacrare i duemila soldati di Dario. Vista anche questa impresa, tutti i Babilonesi non avevano sulla bocca altro che il nome di Zopiro per elogiarlo. Ancora Zopiro lasciò trascorrere il tempo prefissato, condusse le sue truppe nel luogo prestabilito, accerchiò gli ultimi quattromila e li sterminò. Dopo questa impresa, Zopiro era ormai tutto per i Babilonesi: lo nominarono comandante in capo dell'esercito e custode delle mura della città …

Ma quando Dario, secondo gli accordi, attaccò le mura per tutto il loro perimetro, allora Zopiro gettò la maschera. Mentre i Babilonesi salivano sugli spalti per respingere l'assalto dell'esercito di Dario, Zopiro spalancò le porte dette Cissie e Belidi e introdusse i Persiani in città. I Babilonesi che videro l'accaduto corsero a rifugiarsi nel santuario di Zeus Belo, ma quelli che non lo videro rimasero ciascuno al proprio posto, finché anche loro si accorsero di essere stati traditi …

Così Babilonia fu espugnata per la seconda volta. Dario, quando fu padrone di Babilonia, fece abbattere al suolo le mura di cinta e svellere tutte le porte; Ciro, che l'aveva conquistata la prima volta, non aveva preso nessuna delle due misure; poi fece impalare tremila uomini, i più autorevoli, e concesse a tutti gli altri Babilonesi di abitare la loro città …

Mai nessun Persiano a giudizio di Dario aveva compiuto un gesto paragonabile a quello di Zopiro, né fra le generazioni più recenti né fra le più antiche, ad eccezione del solo Ciro al quale nessun Persiano ha mai avuto l'ardire di paragonarsi. E varie volte Dario, dicono, avrebbe espresso questo concetto: avrebbe preferito uno Zopiro rimasto immune da mutilazioni piuttosto che acquisire al suo impero altre venti Babilonie. Lo ricompensò con tutti gli onori: ogni anno gli inviava i doni più apprezzati fra i Persiani; gli concesse a vita il governatorato di Babilonia senza l'obbligo di versare i tributi e gli fece molte altre concessioni. Da questo Zopiro nacque il Megabisso che in Egitto guidò una spedizione contro gli Ateniesi e i loro alleati; e figlio di questo Megabisso fu lo Zopiro che passò dalla parte di Atene disertando dai Persiani.”  pp. 184-187.

Analizziamo questo interessantissimo racconto di Erodoto

 

 

14.2. IL PRESAGIO DELLA MULA E LA FAMOSA LEGGENDA DEL CAVALLO DI TROIA.

Secondo Erodoto, la città di Babilonia sarebbe stata conquistata solo se una mulaa avesse partorito. Poiché le mule femmine non partoriscono, si credeva che Babilonia non fosse in pericolo. Tuttavia, all'improvviso si verificò uno strano presagio: la mula partorì. Un "puledro" nacque improvvisamente nell'accampamento dei Persiani che avevano circondato Babilonia. Per questo motivo, la città fu presto conquistata.

Qui ci troviamo probabilmente di fronte a una leggera distorsione della famosa "antica" leggenda greca sul cavallo di Troia, grazie alla quale Troia fu conquistata. Secondo i nostri risultati, infatti, stiamo parlando della presa di Costantinopoli nel 1204. Il "cavallo di Troia" era una torre d'assedio in legno, spinta contro le mura della capitale assediata, oppure una condotta dell'acquedotto che attraversava le mura di Costantinopoli fino alla città. Si ritiene che molti guerrieri greci siano entrati "nel ventre del cavallo di Troia". Quando la struttura in legno era all'interno della città (ricordiamo che furono gli stessi troiani a trascinare il cavallo a Troia), i greci scesero segretamente dal cavallo di notte e aprirono le porte al grosso dell'esercito greco, che era già in attesa all'esterno. Si vedano i dettagli nel libro "Metodi", capitolo 2.

Entrambe le versioni enfatizzano l'elemento miracoloso. Vale anche la pena notare che in entrambe le versioni il cavallo o la mula appare, partorisce e quindi appare il puledro, "costruito" nell'accampamento nemico, fuori dalla città assediata. Secondo Omero, il cavallo di Troia fu costruito dai Greci che assediarono Troia. Secondo Erodoto, il puledro nacque miracolosamente nell'accampamento dei Persiani che assediarono Babilonia.

Sia Omero che Erodoto sostengono che la città fu conquistata grazie al cavallo-puledro nato. Se non fosse stato per questo segno miracoloso, gli assedianti non avrebbero mai avuto successo.

 

 

14.3.  IL MISTERO-SEGRETO ATTORNO AL CAVALLO-MULA.

Secondo Omero, l'uso del cavallo di Troia come struttura militare era avvolto da un profondo SEGRETO. Un distaccamento di Greci entrò nel cavallo SEGRETO, al riparo da coloro che li circondavano. Quando il cavallo fu trascinato a Troia, nessuno dei Troiani sospettò quale pericolo si nascondesse all'interno dell'enorme struttura di legno. Nel cuore della notte, sempre in SEGRETO, il "distaccamento delle forze speciali" greche esce dal suo rifugio, appare all'interno di Troia e apre le porte della città. Analogamente, nella storia della Guerra Gotica, che è un duplicato della Guerra di Troia, le "forze speciali" greche, sempre in SEGRETO e persino provenienti dal loro stesso esercito, penetrano di notte nella conduttura di un acquedotto distrutto fuori città e in SEGRETO si muovono lungo l'acquedotto fino a raggiungere l'interno della capitale assediata.

La stessa atmosfera di MISTERO-SEGRETO si respira durante la presa di Babilonia di Erodoto. Egli sottolinea che, non appena la mula partorì, Zopiro ordinò categoricamente a tutti i pochi che l'avessero vista di tacere, di mantenere segreto l'evento.

 

 

14.4. IL PERSIANO ZOPIRO È IL "CAVALLO DI TROIA".  

Secondo Erodoto, la nascita miracolosa del puledro è associata al persiano Zopiro. Fu lui a vedere questo "strano segno". Fu lui a comprenderne il significato e a riferire immediatamente al re persiano Dario il miracolo avvenuto. Fu Zopiro a proporre a Dario un piano SEGRETO, secondo il quale lui, Zopiro, sarebbe penetrato a Babilonia sotto le mentite spoglie di un fuggitivo dall'accampamento persiano e, guadagnata la fiducia degli assediati, avrebbe fatto entrare i persiani. L'astuto piano fu brillantemente attuato. Zopiro riuscì davvero a ingannare i babilonesi e a penetrare in città, sotto le vesti di amico. I babilonesi stessi lo portarono dai loro capi e gli diedero il comando dell'esercito babilonese. Pertanto, si dice ripetutamente che i babilonesi stessi, con le loro stesse mani, crearono un nemico mortale all'interno del loro accampamento.

Ciò che abbiamo davanti è una versione distorta di un'operazione militare SEGRETA chiamata "Cavallo di Troia". In questo caso, Zopiro in un certo senso personifica il Cavallo di Troia. Infatti, secondo Omero, il cavallo di legno era come animato, poiché al suo interno si trovava un numeroso distaccamento di Greci. Da qui non si è lontani dall'idea che una certa persona agisse come il "Cavallo di Troia" che penetrava tra i nemici. Inoltre, sia i Troiani, secondo Omero, sia i Babilonesi, secondo Erodoto, trascinavano o portavano PERSONALMENTE il "cavallo" nella loro capitale. Non a caso nella cultura europea successiva, l'espressione "Cavallo di Troia" iniziò a essere usata in relazione a persone o gruppi di persone. Questo è esattamente ciò che Erodoto descriveva. Una persona, sotto le mentite spoglie di un amico, penetra in uno o nell'altro accampamento, mina le difese dall'interno e fa entrare i nemici in città.

Pertanto, possiamo formulare condizionatamente la nostra conclusione come segue: IL PERSIANO ZOPIRO DI ERODOTO È IL "CAVALLO DI TROIA".

 

 

14.5.  GLI ASSEDIATI VENGONO CRUDELMENTE INGANNATI DA SINONE-ZOPIRO. LA FORTEZZA DEGLI ASSEDIATI CADE.

Sia Omero che Erodoto presentano lo stesso tema in modo piuttosto chiaro: gli assediati in città furono astutamente ingannati da UN SOLO UOMO, che in realtà era giunto da loro dall'accampamento nemico fingendosi amico. In Omero è Sinone, mentre in Erodoto è Zopiro. Abbiamo appena raccontato la storia dello Zopiro persiano. Ricordiamo ora la storia del Sinone di Omero, per chiarire la corrispondenza che abbiamo scoperto: Sinone di Omero = Zopiro di Erodoto.

Secondo Omero, i Troiani videro un enorme cavallo di legno costruito dai Greci e lasciato da loro sotto le mura della Troia assediata. I Troiani iniziarono a discutere: il cavallo doveva essere trascinato in città? Robert Graves, autore di uno studio fondamentale sui miti della Grecia "antica", basato su fonti primarie antiche, delinea brevemente l'essenza degli eventi successivi.

"Le discussioni si placarono con l'arrivo di Sinone incatenato, portato da due guerrieri troiani. Interrogato, testimoniò che... i Greci... erano effettivamente stanchi della guerra e sarebbero tornati a casa molto tempo prima se il maltempo non avesse interferito. Apollo consigliò loro di placare i venti con un sacrificio cruento... "Dopo questo", continuò Sinone, "Odisseo presentò Calcante a tutti e gli chiese di indicare il nome della vittima. Calcante... indicò me... Fui messo ai ceppi. Improvvisamente soffiò un vento favorevole, tutti si affrettarono verso le navi e nella confusione generale riuscii a fuggire."

PER CUI RITIRARONO LA DECISIONE DI PRIAMO (il re di Troia assediata - Aut.), CHE vide SINONE come vittima e ordinò che fosse rimosso dai blocchi. "Ora parlaci di questo cavallo", chiese gentilmente. Sinone spiegò... Calcante (un sacerdote dei Greci - Aut.) consigliò ad Agamennone di salpare per la Grecia e radunare un nuovo esercito... e lasciare il cavallo come dono propiziatorio ad Atena. "Perché hanno fatto un cavallo così grande?", chiese Priamo. Sinone, ben istruito da Odisseo, rispose: "Per impedirti di trascinarlo in città. Calcante predisse che se disprezzerai questa statua sacra, Atena ti distruggerà, ma se la statua finisce a Troia, allora potrai unire tutte le forze dell'Asia e invadere la Grecia" [196:2], p. 514-515.

Qui il troiano Laocoonte non poté più resistere e gridò che era tutta una menzogna! Che gli abitanti della città non avrebbero dovuto credere all'astuto Sinone e che il pericoloso cavallo di legno doveva essere bruciato immediatamente. Ma all'improvviso apparvero due enormi serpenti marini, inviati dagli dei che sostenevano i Greci. I terribili serpenti attaccarono Laocoonte e i suoi figli e li strangolarono.

"Questo terribile segno CONVINSE I TROIANI CHE SINONE STAVA DICENDO LA VERITÀ" [196:2], p.515.

I Troiani accantonarono gli ultimi dubbi, credettero a Sinone e trascinarono il cavallo a Troia. Gli eventi che seguirono sono ben noti. Di notte, i Greci nascosti nel cavallo strisciarono fuori, aprirono le porte della città e l'esercito greco che attendeva fuori irruppe nella città addormentata. Il massacro ebbe inizio. Troia cadde.

Cosa vediamo?

- In entrambe le versioni, quella di Omero e quella di Erodoto, un uomo proveniente dall'accampamento nemico si presenta agli abitanti assediati. Finge astutamente di essere un disertore, "svela i piani degli assedianti" e convince diligentemente gli abitanti a credergli. Questi si rilassano e accolgono il "disertore" tra le loro fila. Inoltre, seguono senza pensarci i suoi insidiosi consigli. In Omero, si tratta dell'astuto Sinone greco, mentre in Erodoto dell'astuto Zopiro persiano.

- Dopo essersi fidati incautamente del "disertore", gli assediati "si scavano la fossa" CON LE PROPRIE MANI. Secondo Omero, trascinano dentro Troia un enorme cavallo con le forze speciali greche. Secondo Erodoto, investono il persiano Zopiro di un potere enorme, affidandogli con fiducia il comando delle loro truppe e le chiavi delle porte.

- In entrambe le versioni, il piano del "disertore" è un completo successo. Gli assediati vengono ingannati e al momento giusto, al segnale prestabilito, i nemici irrompono nella città assediata. La fortezza cade. Il massacro ha inizio, gli abitanti fuggono, la capitale è in fiamme.

Davanti a noi si presenta un’ottima corrispondenza tra le due storie “antiche”: quella di Erodoto e quella di Omero.

Va notato che anche i commentatori "antichi", a quanto pare, hanno espresso parzialmente l'idea su cui insistiamo (vedi il libro "Metodi", cap. 2), basandosi sui risultati da noi ottenuti. Vale a dire, che il cavallo di Troia è o una grande torre d'assedio in legno, trasportata su ruote fino alle mura della città, o un passaggio segreto all'interno dell'acquedotto, che conduce dall'esterno della città, attraverso le sue mura, all'interno. Robert Graves riferisce: "I commentatori di Omero, vissuti nell'epoca classica, rimasero delusi dalla storia del cavallo di legno. Pertanto, ognuno di loro cercò di interpretarla a modo suo: si trattava di un ariete greco a forma di cavallo (Pausania I, 23,10); Antenore guidò i Greci a Troia attraverso un passaggio con un cavallo dipinto sulla porta... È del tutto possibile che durante l'attacco a Troia, venisse utilizzata una torre su ruote, coperta con pelli di cavallo bagnate per proteggersi dalle frecce" [196:2], pp. 516-517.

 

 

14.6. IL PERSIANO ZOPIRO È UN ALTRO RIFLESSO PARZIALE DI GESÙ CRISTO.

In modo del tutto inaspettato, Erodoto, descrivendo la storia di Zopiro, ricorda in realtà la crocifissione di Andronico-Cristo a Costantinopoli = Babilonia. Sebbene in una forma confusa e distorta. A quanto pare, comprende già vagamente i veri eventi del lontano XII secolo. Giudicate voi stessi.

- LE TERRIBILI FERITE inflitte al nobile persiano Zopiro.

Il nobile persiano Zopiro si sarebbe calunniato per conquistare Babilonia. Inoltre, Erodoto sottolinea la natura barbara delle mutilazioni incurabili. A Zopiro furono tagliati naso e orecchie, fu coperto di "cicatrici sanguinanti per i colpi di frusta", e gli furono tagliati i capelli. La spiegazione fornita da Erodoto per un atto così terribile, francamente, non è molto convincente. Si dice che Zopiro volesse convincere chiaramente i babilonesi assediati del suo "amore per loro" e del suo "odio per Dario".

Crediamo che qui, nelle pagine di Erodoto, si riflettano le TORTURE, le PERCOSSE E LE SOFFERENZE DI ANDRONICO-CRISTO. Come abbiamo ripetutamente visto, analizzando le più svariate fonti antiche, queste torture erano davvero brutali e sofisticate. Ad esempio, lo storico bizantino Niceta Coniata ne parlò con particolare dettaglio.

È interessante notare che le pagine di Erodoto contengano ancora un'indicazione sui veri colpevoli della tortura di Andronico-Cristo. Erodoto mette in bocca al mutilato Zopiro la seguente frase significativa quando si rivolge a re Dario: "Io... dichiarerò che TU MI HAI FATTO COSÌ MALE", vedi sopra. Naturalmente, Erodoto stesso crede che Zopiro abbia escogitato una simile "mossa" per indebolire la vigilanza dei Babilonesi. Tuttavia, può essere interpretato diversamente. Qui sentiamo l'idea che il nobile persiano Zopiro sia stato mutilato per ordine di un certo re. Secondo i Vangeli, tale sovrano era o il re ebreo Erode o il procuratore romano Ponzio Pilato. Fu Pilato a consegnare Cristo, seppur a malincuore, nelle mani dei soldati per essere fatto a pezzi. A proposito, forse in questo passo del racconto di Erodoto il nome DARIO deriva dal nome ERODE, letto al contrario.

Notiamo anche che il persiano Zopiro è definito un NOBILE. In effetti, Andronico-Cristo era l'IMPERATORE di Zar-Grad, cioè un uomo nobile, di discendenza reale.

Inoltre, le ferite del persiano Zopiro furono inflitte nei pressi di Babilonia. Le ferite di Andronico-Cristo gli furono inflitte a Costantinopoli. Abbiamo già parlato più volte dell'identificazione di Babilonia con Costantinopoli in alcune cronache.

Furono le sofferenze e le mutilazioni del persiano Zopiro ad aiutare re Dario a conquistare Babilonia. Ma sappiamo già che furono le sofferenze e la crocifissione di Andronico-Cristo a spingere le truppe della Rus' dell'Orda = Dario alle mura di Zar-Grad per punire i colpevoli.

&& I BABILONESI COMMISERO UN VILE OMICIDIO.

Erodoto non riporta l'esecuzione di Zopiro-Cristo, limitandosi a menzionare le sue terribili mutilazioni. Tuttavia, letteralmente accanto a questo racconto, Erodoto parla di un vile omicidio commesso dai Babilonesi. Infatti, avrebbero STRANGOLATO LE PROPRIE MOGLI. La "spiegazione" di questo atto offerta da Erodoto suona estremamente strana. Dicono che a Babilonia ci fosse poco cibo e i pragmatici Babilonesi decisero di ridurre il numero di bocche da sfamare. Per questo uccisero malvagiamente tutte le loro mogli, lasciandone una per ciascuna. Certo, non si può negare la possibilità teorica di un atto così cinico. Tuttavia, rimane comunque strano. Molto probabilmente, ci troviamo di fronte ai tardivi tentativi da parte dei commentatori di interpretare prove provenienti da antiche cronache che non erano più molto chiare a loro. A quanto pare, è così che andò. Erodoto sentì alcune vaghe menzioni di un crimine assolutamente orribile avvenuto a Babilonia. Come sappiamo oggi, l'antico originale riguardava la crocifissione dell'imperatore Andronico-Cristo a Costantinopoli = Babilonia nel 1185. La gente lo considerava un crimine terribile. Fu per questo che la Rus' dell'Orda = Dario intraprese una campagna punitiva contro Costantinopoli per punire i colpevoli. Tuttavia, l'"antico" Erodoto sorvolò la vera ragione della guerra babilonese, deliberatamente o meno, e preferì affermare che invece di un unico evento sanguinoso ce ne furono due. Primo: i Babilonesi uccisero vilmente tutte le loro mogli. Secondo: il nobile persiano Zopiro si sfigurò orribilmente per amore della vittoria. Di conseguenza, Babilonia cadde.

Inoltre, Erodoto menziona giustamente che scoppiò una RIVOLTA a Babilonia. Esatto. L'imperatore Andronico-Cristo fu rovesciato e ucciso a seguito di una rivolta organizzata dalla nobiltà di Zar-Grad. Vedi il nostro libro "Lo Zar degli Slavi".

- ZOPIRO si è mutilato per il bene del popolo.

La seguente affermazione di Dario, rivolta alla vittima Zopiro, è curiosa: "Sventurato! Cerchi di abbellire la tua terribile azione, ANNUNCIANDO DI ESSERE STATO MUTILATO SPIETAMENTE PER IL BENE DEGLI ASSEDIATI", vedi sopra. È possibile che in una forma molto distorta, le pagine di Erodoto riflettessero il punto di vista cristiano secondo cui Cristo soffrì, si consegnò all'esecuzione per conto di tutti, desiderando salvare l'umanità intera, espiare i peccati degli uomini e sconfiggere il male. Come abbiamo già osservato più volte, secondo i Vangeli, Cristo era consapevole dei tormenti che lo attendevano e, tuttavia, vi si sottopose volontariamente. Tali eventi avrebbero potuto essere descritti con le parole di Erodoto: Zopiro si mutilò, soffrì per il bene della vittoria.

- IL GRANDISSIMO ONORE DI CUI ZOPIRO FU CIRCONDATO, DOPO LA CATTURA DI BABILONIA DA PARTE DI DARIO. IL CONFRONTO TRA ZOPIRO E CIRO-CRISTO.

Erodoto riferisce che, dopo la vittoria di Dario sulla "cattiva Babilonia", il persiano Zopiro fu circondato dai più grandi onori. Gli furono inviati ricchi doni e l'intera città di Babilonia gli fu data in proprietà. Inoltre, nessuno, si dice, superò Zopiro in valore tranne il re Ciro, con il quale nessun persiano dovrebbe confrontarsi, data la sua grandezza. Ma abbiamo già dimostrato in questo libro che il re Ciro è uno dei riflessi parziali e vividi dell'imperatore Andronico-Cristo. Così, Erodoto stesso avvicina il nobile persiano Zopiro al re Ciro-Cristo. Molto probabilmente, Erodoto qui parla della venerazione di cui il nome di Cristo-Zopiro iniziò a godere tra i cristiani, a partire dalla fine del XII secolo. Onori, rispetto, ammirazione, ricchi contributi ai templi e alle chiese cristiane, ecc. Zar-Grad = Gerusalemme = Babilonia, nell'epoca del Grande Impero "Mongolo" divenne davvero la capitale sacra della Giudea, la città dove il Signore fu crocifisso.

In conclusione, soffermiamoci sulla reazione degli storici alla "storia di Zopiro". Non la apprezzano affatto. Scrivono, ad esempio: "La storia di Erodoto si basa sulla "storia di Zopiro", che a sua volta si basa su racconti popolari persiani. Il contenuto del racconto è antistorico... La storia della ribellione babilonese è ricca di motivi folcloristici e risale alle leggende familiari dell'emigrante persiano Zopiro, pronipote di Megabisso" [163], p. 519, commento 103.

Da qui, tra l'altro, apprendiamo che la storia di Zopiro-Cristo esisteva già sotto forma di racconti popolari. Non c'è da stupirsi. La storia di Cristo è entrata a far parte dei racconti popolari di molti popoli dell'Eurasia, dell'Africa e dell'America.

CONCLUSIONI

- La storia di Erodoto sul re Policrate è uno dei riflessi della storia di Andronico-Cristo. Inoltre, Erodoto ne inserì diversi altri duplicati in questa storia, ma in forma abbreviata e leggermente distorta.

- Ora, dopo aver scoperto questa corrispondenza, ci viene offerta la meravigliosa opportunità di apprendere molto sulla vita di Andronico-Cristo, dell'apostolo Giuda Iscariota e, in generale, sugli eventi del lontano XII secolo. I libri di Erodoto ci hanno fornito ulteriori informazioni, scarsamente recepite o del tutto assenti nei Vangeli canonici e nella letteratura neotestamentaria. Basandosi su Erodoto e altri autori "antichi", è ora possibile scrivere biografie molto più dettagliate di molti famosi personaggi evangelici.