La Conquista dell’America


di  Ermak-Cortés e la ribellione della Riforma agli occhi degli “antichi” greci

A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni sulla battaglia di Kulikovo, su Ivan il Terribile e la storia di Ester, sulla famosa campagna del conquistatore atamano Ermak-Cortés e sul Periodo dei Torbidi nell’Impero del XVI-XVII secolo. Queste testimonianze costituiscono una parte significativa delle opere “antiche” di Erodoto, Plutarco e Tucidide.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

PARTE 2: LA CAMPAGNA DI ERMAK-CORTES E LA RIVOLTA DELLA RIFORMA TRA LA FINE DEL XVI E L’INIZIO DEL XVII SECOLO, ATTRAVERSO GLI OCCHI DEGLI “ANTICHI” GRECI.

CAPITOLO 6: IL “FALSO” DIMITRI DELLA STORIA DELLA RUS' DELL'ORDA DI INIZIO XVII SECOLO NELLE PAGINE DI ERODOTO. L'INIZIO DEL PERIODO DEI TORBIDI NELLA RUS' DELL'ORDA ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI “CLASSICI ANTICHI”.

6. L'ELEZIONE DEL NUOVO RE SEMBRA ESSERE AVVENUTA DI COMUNE ACCORDO, MA NON È MOLTO LEGITTIMA, GRAZIE ALL'ASTUZIA O PERFINO ALL'INGANNO. IN QUESTO CASO L'“ANTICO” DARIO È IL RIFLESSO DI VASILIJ SHUISKI.

6.1. IL CONSIGLIO DEI CONGIURATI, IL DISCORSO DI DARIO E LA SUA ELEZIONE CON L'AIUTO DELL'INGANNO.

Erodoto racconta la seguente storia, diventata piuttosto popolare nella letteratura successiva, dell'elezione di Dario a nuovo re dei Persiani.

“Quando il tumulto si placò e furono trascorsi cinque giorni, gli autori della ribellione ai Magi si consultarono sulla situazione nel suo insieme; in quella circostanza furono pronunciati discorsi che suonano forse incredibili alle orecchie di qualche Greco, ma che furono davvero pronunciati.” [163], p. 164.

Il primo a parlare fu il Persiano Otane. Si espresse a favore del trasferimento del potere all'intero popolo persiano. Secondo lui, non era giusto affidarlo nelle mani di un unico sovrano assoluto. Infatti, un monarca onnipotente è soggetto a influenze negative, può condannare a morte le persone senza processo, ecc. Era quindi necessario che governasse tutto il popolo, distribuendo le cariche pubbliche per sorteggio.

Il Persiano Megabisso appoggiò in linea di massima Otane, ma propose di trasferire il potere a un'oligarchia, piuttosto che a tutto il popolo. A suo avviso, non c'era nulla di più irragionevole e sfrenato della plebaglia indegna. Pertanto, temendo l'arbitrio del tiranno, è necessario, d'altra parte, impedire la tirannia della folla e della plebaglia. La soluzione migliore è affidare il potere a una ristretta cerchia di nobili, tra cui ci saremo anche noi, disse modestamente Megabisso, poiché dalle persone migliori provengono le decisioni migliori.

Il terzo a prendere la parola fu Dario. Egli contraddisse i due oratori precedenti. Se avessimo consegnato il potere a un piccolo gruppo di oligarchi, tra loro sarebbe presto scoppiata una feroce rivalità, poiché «ognuno desidera primeggiare e realizzare i propri progetti». Inizieranno disordini, spargimenti di sangue e alla fine il potere sarà conquistato dall'oligarca più potente. Sarà lui a diventare l'unico sovrano. Più o meno la stessa cosa accadrà se scegliamo la democrazia come forma di governo. Tra i numerosi “governanti” inizieranno dispute e discordie. Questo durerà fino a quando non apparirà un capo del popolo che porrà fine alla confusione e diventerà rapidamente un sovrano assoluto. Il risultato sarà lo stesso che nel caso degli oligarchi. Alla fine regnerà un monarca. Vale quindi la pena inventare nuovi tipi di governo in Persia? Non sarebbe meglio eleggere subito un unico autocrate? Ovviamente uno di noi.

Agli altri quattro cospiratori l'idea di Dario piacque. Otane, vedendo che le sue idee di democrazia erano state respinte, si offese e dichiarò che in tal caso si sarebbe ritirato dalle elezioni per la carica di sovrano: «NON DESIDERO né governare da solo, né essere sottomesso, e rinuncio al trono» [163], p. 166.

Gli altri sei ascoltarono con soddisfazione il rifiuto di Otane. Non cercarono di convincerlo e iniziarono a discutere su come scegliere il re tra i sei pretendenti rimasti. Per non litigare, decisero di affidarsi a un segno divino: «Riguardo al potere regale, decisero quanto segue: il cavallo di colui che avrebbe nitrito per primo al sorgere del sole, quando fossero usciti dalle porte della città, sarebbe stato il re» [163], p. 166.

Il più abile in questo momento decisivo fu Dario, il protagonista della storia. Mentre gli altri, fidandosi ciecamente della “voce dall'alto”, andarono a dormire, lui, subito dopo la riunione, chiamò il suo stalliere, un ragazzo sveglio, e gli disse:

“"Ebare", gli disse, "riguardo al regno abbiamo deciso di procedere così: quello di noi il cui cavallo, mentre cavalchiamo, nitrisca per primo al sorgere del sole sarà re. Perciò se conosci qualche astuzia vedi di metterla in pratica, perché il titolo venga nelle nostre mani e non in quelle di un altro". Ed Ebare gli rispose: "Padrone, se davvero dipende solo da questo che tu sia re o meno, non avere paura, anzi sta' pure allegro e tranquillo: nessun altro sarà re al posto tuo. Ho dei rimedi che sembrano fatti apposta".” [163], p. 166.

Dario gli chiese di affrettarsi, poiché la questione era urgente. Lo stalliere, “al calar della notte... condusse fuori dalle porte (della città - Aut.) una delle giumente che Dario amava di più, la legò saldamente e poi le avvicinò lo stallone. Più volte lo fece girare intorno alla giumenta e infine lo lasciò accoppiarsi con lei.

All'alba, tutti e sei gli uomini, come concordato, montarono a cavallo. Quando furono fuori dalle porte e si avvicinarono al luogo dove la notte precedente era stata legata la giumenta, il cavallo di Dario si lanciò in avanti e nitrì. Nel cielo limpido, nello stesso istante, lampeggiò un fulmine e si udì un rombo di tuoni... Allora gli altri saltarono giù dai cavalli, caddero ai piedi di Dario e si inchinarono a lui come a un re.

Per cui... [l'elezione di Dario] avenne grazie a uno stratagemma di Ebare” [163], pp. 166-167.

Quindi, Dario ottenne il potere grazie all'astuzia di uno stalliere, ingannando i suoi sfortunati rivali, i quali si erano affidati alla divinità.

E cosa raccontano le fonti russe?

 

 

6.2. LA DISCUSSIONE SULL'ELEZIONE DEL NUOVO ZAR PRESSO LA DUMA DEI BOIARDI. IL DISCORSO DI SHUISKY E LA SUA ELEZIONE DEL TUTTO ILLEGALE CON L'AIUTO DELL'ASTUZIA.

N.M. Karmazin racconta così la storia dell'elezione di Vasilij Šujskij a zar. Dopo l'assassinio del “falso” Dmitrij e il sanguinoso massacro, seguì un periodo di calma. "Ma in questo silenzio vegliava l'ambizione al potere con i suoi inganni e le sue macchinazioni, rivolgendo lo sguardo avido al bottino della rivolta e dell'omicidio: alla corona e allo scettro, macchiati dal sangue degli ultimi due zar. Era facile prevedere chi avrebbe preso questo bottino, con la forza e con il diritto. Il più audace accusatore dell'impostore, miracolosamente salvato dalla pena capitale... L'eroe, capo della rivolta popolare, principe della tribù dei Ryurik... VASILI SHUISKI poteva forse rimanere un semplice cortigiano ...? Il più anziano di loro, il principe Fëdor Mstislavskij, che si distingueva per la sua bonarietà, onestà e coraggio, si distingueva ancora di più per la sua umiltà e prudenza; NON VOLEVA SENTIRE PARLARE DI CARICHE PUBBLICHE e diceva agli amici: “Se mi eleggeranno zar, mi farò immediatamente monaco”.

Il racconto di alcuni storici stranieri, secondo cui il principe boiardo Ivan Golitsyn, avendo molti parenti illustri e vantandosi della sua discendenza da Gediminas di Lituania, insieme a Shuisky cercava la corona, è difficilmente credibile...

Avendo il potere e il diritto, SHUISKY USÒ OGNI TRUCCO POSSIBILE: diede istruzioni ai suoi amici e seguaci su cosa dire al Sinclito e al Luogo delle Esecuzioni, su come agire e governare le menti; si preparò e, la mattina seguente, RIUNÌ IL CONSIGLIO E PRONUNCIÒ, COME SI ASSERISCE, UN DISCORSO MOLTO INTELLIGENTE E ASTUTO" [362], t.11, cap.4, colonne 174-175.

Poi Karamzin riporta il discorso di Shuisky alla riunione della Duma. Il discorso è piuttosto lungo e ricorda lo spirito e gli obiettivi del discorso dell'antico Dario al Consiglio dei Persiani. Vasilij Shuisky inizia da lontano, dalla storia, ricordando gli autocrati della tribù dei Variaghi al tempo della fondazione della Rus', per poi passare al regno di Ivan IV il Terribile e parlare della malvagia sete di potere di Boris Godunov, che portò alla comparsa dell'impostore. Shuisky prosegue confessando le sue esitazioni durante il regno del “falso” Dmitrij e, infine, dopo una lunga introduzione, passa all'obiettivo principale del suo discorso: riflettere sulla necessità di eleggere immediatamente un monarca assoluto in Russia. “Dobbiamo cercare un uomo di stirpe illustre, devoto alla fede e alle nostre antiche usanze, virtuoso, esperto, quindi non più giovane... (segue una lunga lista di virtù che il futuro zar deve possedere - Aut.) ... Direte che è difficile trovare un uomo simile: lo so, ma un buon cittadino deve desiderare la perfezione, almeno quella possibile, nel sovrano!” (ibidem, colonna 175).

Con questo appello retorico Vasilij Šuisky conclude il suo discorso. Naturalmente, tutti capirono a cosa alludeva. Karamzin scrive giustamente:

“Tutti sapevano, vedevano ciò che voleva Shuisky: nessuno osava opporsi apertamente al suo desiderio; tuttavia MOLTI PENSAVANO E DICEVANO CHE SENZA UNA GRANDE ASSEMBLEA POPOLARE NON SI POTEVA PROCEDERE A UNA QUESTIONE COSÌ IMPORTANTE; che bisognava riunire a Mosca i funzionari statali di tutte le regioni russe, come era stato fatto per l'elezione di Godunov, e decidere con loro a chi affidare il regno. Questa opinione era fondata e giusta: è probabile che tutta la Russia avrebbe scelto Shuisky; MA LUI NON AVEVA PAZIENZA, e i suoi amici obiettavano che il tempo era prezioso; che il governo senza un zar era come senza anima e la capitale era in subbuglio; che era necessario prevenire il tumulto generale in Russia CON LA CONSEGNA IMMEDIATA dello scettro al più degno tra i nobili; che dove c'era Mosca, lì c'era lo Stato; che non c'era bisogno di consigli quando tutti gli occhi erano rivolti a uno solo, quando tutti pronunciavano un solo nome...

QUESTO NOME IMPROVVISAMENTE RAPPRESENTAVA SIA LA DUMA CHE LA PIAZZA ROSSA. Non tutti votarono, ma nessuno rifiutò l'eletto: il 19 maggio, alle due del pomeriggio, il suono di tamburi, trombe e campane annunciò nella capitale il nuovo monarca. I boiardi e la nobiltà più distinta condussero il principe Vasilij Šuiskij fuori dal Cremlino fino a Lobnoe Mesto...

Tutto accadde così rapidamente e frettolosamente che non solo i russi delle altre regioni, ma anche molti eminenti moscoviti non parteciparono a queste elezioni: una circostanza sfortunata: essa servì infatti da pretesto per i tradimenti e i tumulti che attendevano Šuiskij sul trono, per una nuova vergogna e rovina della patria!" (ibid., colonna 176).

N. M. Karamzin torna ripetutamente sul tema dell'elezione frettolosa e "astuta" di Shuisky: "La conseguenza fu una sorprendente libertà nei giudizi sullo Zar... sembrava che non avessero più un Sovrano autocratico, ma un mezzo Zar. Nessuno osava discutere della corona con Shuisky, ma molti osavano invidiarlo e diffamare la sua elezione COME ILLEGALE... In una parola, i primissimi giorni del nuovo regno... oscurarono piuttosto che consolare i cuori dei veri amici della patria" [362], v.12, cap.1, colonna 6.

Ecco come Vasilij Ivanovič Šuiskij venne eletto al trono, Fig. 6.18 e Fig. 6.19.

Gli storici dei Romanov hanno più volte sottolineato che l'ascesa al trono dello zar Shuisky non avvenne in modo del tutto legale. Ecco cosa scrisse, ad esempio, A. Nechvolodov: "Per la maggior parte degli abitanti della regione, il Falso Dmitrij rimase "il nostro giusto sole", recentemente riconosciuto solennemente come legittimo zar da tutta Mosca e dai boiardi, guidati dallo stesso principe Vasilij Ivanovič Shuiskij, che IN SEGRETO SI È ORA SEDUTO SUL TRONO DELLO ZAR...

Il fatto che a Mosca fosse accaduto qualcosa di MALVAGIO E IMPURO era chiaramente testimoniato dal falso annuncio contenuto nelle lettere inviate per comunicare l'elezione di Shuisky al trono da parte di “tutti i popoli dello Stato di Mosca”, mentre nelle province si sapeva bene che nessuno dei loro rappresentanti era stato convocato a Mosca per l'elezione dello zar.

“E tutta la Russia cadde nella dubbio”, dice Avraamij Palitsyn. Con l'ascesa al trono di V.I. Shuisky, il tumulto cominciò rapidamente a diffondersi nello Stato di Mosca e, come vedremo, coinvolse gradualmente tutti gli strati della popolazione" [578], libro 2, pagg. 802-803.

Analizziamo ora entrambe le versioni.

 

 

6.3. ERODOTO SUI FATTI CONFUSI AVVENUTI IN RUSSIA NEL 1606 E SULL'ELEZIONE NON PROPRIO REGOLARE DI VAŠILIJ ŠUISKI A ZAR.

- I SETTE PERSONAGGI ILLUSTRI E LA “SEMIBOYARSHCHINA” RUSSA.

Secondo Erodoto, pochi giorni dopo l'assassinio del falso Smerdi e di molti maghi, si riunisce un consiglio composto dai SETTE illustri persiani cospiratori che hanno organizzato il colpo di Stato.

Le cronache russe riportano che nel 1606, due giorni dopo l'assassinio del “falso” Dmitrij, si riunì la Duma dei boiardi guidata da Shuisky, che aveva organizzato il colpo di Stato. Tuttavia, qualche tempo dopo, nel 1610, i documenti registrano la comparsa di un'altra “Duma del Periodo dei Torbidi”, che gli storici chiamano direttamente SEMIBOYARSHCHINA per il fatto che in essa erano presenti SETTE nobili boiardi. Pertanto, nel racconto di Erodoto sono probabilmente riportate entrambe queste Dume russe: del 1606 e del 1610.

- I COSPIRATORI DISCUTONO DEL FUTURO ORDINE DELLO STATO.

Secondo Erodoto, i sette persiani vogliono scegliere il sistema di governo più giusto per la Persia. Vengono proposte diverse opzioni: democrazia, oligarchia e monarchia assoluta.

Secondo la versione romanoviana, durante l'assemblea si sarebbe dovuto discutere la questione dell'elezione sia dello zar che del patriarca. In questo caso, l'assoluta monarchia non era messa in discussione.

- IL PROTAGONISTA DIVENTERÀ PRESTO RE.

Nella versione “antica” greca, il protagonista principale del Consiglio dei Persiani è Dario. Grazie ai negoziati e alle sue azioni segrete, Dario salirà presto al trono persiano.

Nelle fonti russe, il personaggio principale in questo momento è il principe Vasilij Šujskij. Presto, grazie a intrighi, diventerà zar di Russia.

- UNO DEI PRETENDENTI RINUNCIA AL TRONO.

Erodoto dice che il persiano Otane, uno dei sette nobili cospiratori, a causa di alcune discussioni sorte in seno al Consiglio e non essendo d'accordo con l'opinione della maggioranza, rinuncia al trono persiano. Gli altri sei, ovviamente, non hanno nulla da obiettare.

Analogamente, nella versione romanoviana, il più anziano dei cortigiani, Fëdor Mstislavskij, rinuncia di sua spontanea volontà al trono russo. Dice che anche se fosse eletto, si farebbe immediatamente monaco. La sua rinuncia viene immediatamente accettata. Nessuno cerca di dissuadere Mstislavskij.

- IL SECONDO PRETENDENTE AL TRONO CHE NON RIUSCÌ A IMPORSI.

A giudicare dal racconto di Erodoto, il secondo a partecipare alla discussione dopo Otane fu il persiano Megabisso. Egli voleva diventare re e, a differenza di Otane, non rinunciava affatto al trono. Ma, come dimostrano gli eventi successivi, perde nell'intrigo di palazzo contro Dario.

Le fonti russe riferiscono che, oltre a Mstislavsky, un altro possibile candidato al trono russo era il boiardo Ivan Golitsyn. Ma non riuscì a superare in astuzia il furbo Shuisky.

Pertanto, in entrambe le versioni, prima del discorso decisivo di Dario = Shuisky, viene menzionata una coppia di pretendenti al trono. Uno rinuncia spontaneamente, l'altro perde la competizione.

- IL DISCORSO INTELLIGENTE E ASTUTO DEL FUTURO RE.

Secondo Erodoto, poi prende la parola Dario. Viene citato il suo discorso dettagliato, in cui convince i cinque compagni rimasti a optare per la monarchia e a eleggere immediatamente un re tra loro. Con astuzia prepara il terreno per la sua prossima mossa astuta. I compagni di Dario lo ascoltano e accettano le sue argomentazioni.

Secondo la versione romanoviana, Vasilij Šuisky si presenta alla Duma dei boiardi con un discorso accuratamente studiato e astuto. In essa egli induce i presenti a pensare alla necessità di eleggere immediatamente uno zar, e a tutti è chiaro che egli intende proprio sé stesso come protagonista del colpo di Stato. Nessuno obietta, anche se alcuni sono turbati dall'eccessiva rapidità e dall'insistenza con cui si svolgono gli eventi.

- IL PIANO ASTUTO DEL BRILLANTE PRETENDENTE HA SUCCESSO: È STATO ELETTO RE. TUTTAVIA, QUESTA ASTUZIA HA MESSO IN DISCUSSIONE LA LEGITTIMITÀ DELL'ELEZIONE.

Secondo la versione “antica”, Dario propone ai suoi rivali di affidarsi a un “segno divino” che indicherà loro il re. Questo segno celeste sarebbe stato il nitrito di uno dei cavalli sui quali i pretendenti sarebbero usciti dalle mura della città. Poi Dario, con l'aiuto del suo abile stalliere, organizza astutamente tutto, in modo che il primo a nitrire sia proprio il suo cavallo. Dario viene eletto re. Tuttavia, iPersiani iniziarono poi a dire che l'elezione di Dario era stata ORCHESTRATA dall'astuto stalliere Ebare. In Persia sorsero quindi dei dubbi sul fatto che l'elezione di Dario fosse opera degli dei. Di conseguenza, a rigor di termini, l'elezione di Dario poteva essere considerata da molti IRREGOLARE. Il fatto che fosse stato il cavaliere a partecipare al posto degli dei non fu nemmeno nascosto ufficialmente. In seguito fu persino incisa un'iscrizione in cui si diceva chiaramente: “Dario, figlio di Istaspe, conquistò il regno di Persia grazie al valore del suo cavallo (seguiva il nome) e del cavaliere Ebare” [163], p. 167.

Le fonti russe riportano che Vasilij Šujskij avrebbe segretamente incitato i suoi sostenitori a gridare improvvisamente il SUO NOME durante un'assemblea pubblica. In questo modo avrebbe confuso gli altri possibili candidati, approfittando della “mancata opposizione della maggioranza” e conquistando il trono vacante. Il piano funzionò alla grande. Vasilij Šujskij fu eletto zar.

Le cronache dei Romanov sottolineano che l'elezione di Šujskij fu vista da molti come un trucco subdolo, perché non rispettava le antiche tradizioni elettorali. Ad esempio, non furono consultati gli elettori locali, ecc. Fu proprio questa violazione della tradizione che portò molti a considerare illegittima l'elezione di Shuisky. Il tumulto in Russia cominciò a crescere.

- L'ASTUTO STALLIERE DI DARIO E L'ASTUTO CORTIGIANO TATISCHEV.

Come già sappiamo, un ruolo importante nell'elezione di Dario fu svolto dal suo astuto scudiero Ebare. Quale personaggio della storia russa servì da modello, da originale per Ebare? La risposta ce la dà la “Storia” di Tatishchev. Ecco il suo racconto delle circostanze dell'elezione di Vasilij Šuisky a zar.

"Il quarto giorno dopo l'uccisione del monaco spretato... I BOIARDI SI RIUNIRONO DI NUOVO PER CONSIGLIO NEL PALAZZO DELLE FACCETTE, E LÌ, DISCUTENDO DELLA SCELTA, molti suggerirono di convocare i rappresentanti delle città. Ma Shuisky e i suoi compagni continuavano a discutere, insistendo che si scegliesse immediatamente tra quelli presenti a Mosca...

Uno dei sostenitori di Shuisky, L’OKOLNICHY TATISCHEV, consigliò ai boiardi... di annunciare al popolo la loro opinione, che molti volevano Golitsyn o Shuisky, affinché esprimessero la loro opinione e chi avrebbe ottenuto più voti sarebbe stato scelto. La parte di Shuisky accettò immediatamente, mentre Golitsyn, confidando nei suoi meriti e nell'amore del popolo, non si oppose. LO STESSO OKOLNICHY SI FECE AVANTI E DISSE SEGRETAMENTE AL POPOLO CHE I BOIARDI AVEVANO SCELTO SHUISKY e che il popolo, quando i boiardi sarebbero andati al duomo, lo avrebbe salutato come zar; cosa che si diffuse immediatamente tra la folla.

I boiardi, NON SAPENDOLO, andarono tutti insieme, e Shuisky andò avanti con Golitsyn. Il popolo, non appena li vide, gridò: “Salve, zar Vasily Ioannovich Shuisky”. MOLTI, NON SAPENDOLO, ACCETTARONO QUESTO COME UN SEGNO DIVINO. Golitsyn, venuto a conoscenza dell'inganno, non entrò nel duomo" [832:1], t.3, pp.734-735.

Davanti a noi abbiamo tutti i punti salienti della “antica” storia dell'astuto stalliere Ebare. In effetti; l'astuto sostenitore del principale pretendente al trono imperiale inganna i suoi ingenui rivali. Nel contempo agisce in combutta con il pretendente. Organizza segretamente tutto in modo che il suo protetto venga eletto quasi con naturalezza, “per volontà degli dei”.

Perché Erodoto chiamò L'OKOLNICHY - LO SCUDERIO? La risposta la troviamo nel significato antico della parola russa “okolnichy”. Ecco cosa dicono Brockhaus ed Efron:

“Оkolnichy - antico titolo nobiliare di corte. Le più antiche testimonianze relative agli Okolnichy si trovano nei documenti del XIV secolo... Agli Okolnichy erano affidati gli stessi compiti amministrativi dei boiardi, con l'unica differenza che occupavano ovunque il secondo posto dopo i boiardi. Gli Okolnichy sedevano nei consigli, erano nominati governatori e comandanti militari, erano ambasciatori e membri del Duma imperiale. INIZIALMENTE, come si evince dai registri, il loro servizio consisteva: 1) nell'organizzazione di tutto il necessario per i viaggi dei principi e dei re (“organizzare il viaggio e gli accampamenti per il sovrano” significava essere Okolnichy)" [988:00], “Okolnichy”.

Quindi, nell'antichità, gli okolnichy organizzavano i viaggi dei re, “preparavano il suo cammino e i suoi accampamenti”. A quanto pare, l'autore occidentale Erodoto decise semplicemente che si trattasse di stallieri, il cui compito era quello di prendersi cura dei cavalli reali e, ovviamente, “organizzare i viaggi del sovrano”.

A proposito, poniamoci una domanda: perché Erodoto chiamò lo “scudiero" con il nome di EBARE? Probabilmente perché qui risuona il titolo russo leggermente distorto di BOIARDO, BOYARIN. Infatti, il re Vasilij Shuisky fu eletto dai BOIARDI russi - “eber”.

 

 

7. L'ELEZIONE DI DARIO CONCLUDE UN'AMPIA SEZIONE DELLE “STORIE” DI ERODOTO. L'ELEZIONE DI SHUISKY PORTA ALLA FINE DELLA DINASTIA DELL'ORDA IN RUSSIA. SEGUE IL PERIODO DEI TORBIDI E LA CONQUISTA DEL POTERE DA PARTE DEI ROMANOV.

Dopo aver raccontato in dettaglio l'elezione di Dario a re, Erodoto menziona solo con poche righe le sue successive mosse politiche. Poi inizia una lunga disquisizione sui vari paesi, sui loro popoli, sui loro costumi e così via. Insomma, si allontana completamente dall'argomento Dario. Queste “descrizioni turistiche” di Erodoto occupano circa sette pagine [163], pp. 167-174.

Ci troviamo di fronte a una grande lacuna nella narrazione consecutiva di Erodoto. Qui, lui, o i redattori successivi, hanno chiaramente cucito insieme diverse cronache. Ci siamo imbattuti nel punto di congiunzione di testi eterogenei. Sette pagine dopo, Erodoto tornerà a parlare di Dario. Ma questo, come vedremo, sarà già un “Dario completamente diverso”. Non è affatto un riflesso dello zar Vasilij Šujskij del XVII secolo, di cui abbiamo appena parlato a lungo. Ricordiamo che il nome stesso DARIO è molto probabilmente una versione distorta di ORDA. Quindi, con il nome ORDA o ORDINSKIJ, i cronisti potevano indicare diversi sovrani. Di questo ci siamo già convinti più volte.

Un quadro del tutto analogo lo ritroviamo nelle cronache romanoviane. Dopo il racconto dell'ascesa al trono di Vasilij Šujskij, inizia una lunga narrazione sul Periodo dei Torbidi. Siamo quindi giunti alla fine della dinastia dell'Orda in Russia. Non è escluso che Shuisky fosse l'ultimo zar-khan dell'Orda, salito al potere dopo la morte di Dmitrij Ivanovič, figlio di Ivan il Terribile. Gli eventi del Periodo dei Torbidi in Russia sono molto poco conosciuti e, come abbiamo già detto nel libro “Nuova cronologia della Rus'”, sono stati fortemente distorti dai Romanov. Fu proprio in questo periodo che essi usurparono il potere nella Rus' dell'Orda. Dopo aver conquistato il trono russo, riscrissero la storia della loro ascesa al potere in modo vantaggioso per sé stessi.

Così, seguendo le fonti russe e arrivando al periodo 1606-1613, ci immergiamo in un'epoca molto oscura. Diventa chiaro che, con la scoperta della sovrapposizione delle “Storie” di Erodoto alla storia russa, siamo arrivati contemporaneamente al “punto di incontro” di epoche e cronache molto diverse tra loro. Questa circostanza è ben spiegata dalla nostra ricostruzione.

Quindi, vediamo una buona corrispondenza tra il racconto dell'antichissimo Erodoto e la versione romanoviana degli eventi nella Rus' dell'Orda all'inizio del XVII secolo.

 

 

8. ERODOTO RACCONTA DELLA MORTE DEL FAMOSO PRINCIPE MIKHAIL SKOPIN-SHUISKY NEL 1610, CHIAMANDOLO IL “PERSIANO INTAFRENE”.

8.1. DARIO E UNA DONNA GIUSTIZIANO L'ECCELLENTE PERSIANO INTAFRENE.

Alla fine del racconto sui sette cospiratori che rovesciarono il mago falso Smerdi, Erodoto aggiunge una storia a sé stante che risulta molto interessante. L'evento avvenne DOPO l'elezione di Dario a re. Ecco il racconto di Erodoto.

“A Intafrene, uno dei sette Persiani ribellatisi al Mago, toccò di morire poco tempo dopo la rivolta per un grave crimine. Voleva entrare nella reggia per conferire con il re e vigeva la norma per quanti avevano partecipato alla rivolta contro il Mago di poter accedere al cospetto del re senza farsi annunciare, a meno che il re non si trovasse in compagnia di una sua moglie. Intafrene dunque si riteneva in diritto di non farsi annunciare da nessuno; essendo uno dei sette voleva entrare senz'altro. Ma il guardiano della porta e il ciambellano non glielo permisero, sostenendo che il re si trovava con una delle donne; Intafrene, convinto che stessero mentendo, sguainò la scimitarra e tagliò loro il naso e le orecchie e li attaccò alle briglie del suo cavallo; legò poi le briglie intorno al collo di quei due e li lasciò andare …

Essi andarono a farsi vedere dal re e raccontarono la ragione per cui avevano subito tale affronto. Dario, temendo che i sei avessero agito in quel modo di comune accordo, li convocò uno per uno e ne sondò le intenzioni, per stabilire se approvavano il comportamento di Intafrene. Quando fu certo che Intafrene aveva agito all'insaputa degli altri, fece arrestare lui e i suoi figli nonché tutti i suoi familiari: era convinto che lui e i suoi congiunti tramassero un colpo di stato. Li fece arrestare tutti insieme e imprigionare in attesa di esecuzione. Ma la moglie di Intafrene veniva continuamente alla porta del re piangendo e gemendo: perseverando in questo atteggiamento, finì per suscitare la compassione di Dario, il quale le inviò un messaggero a riferirle queste parole: "Donna, il re Dario ti concede di salvare la vita di uno dei tuoi parenti imprigionati: scegli pure chi vuoi fra tutti". E lei, dopo aver riflettuto, così rispose: "Se il re mi concede la vita di uno solo, allora fra tutti scelgo mio fratello" …

Quando Dario ne fu informato si stupì molto, e le mandò a dire: "Donna, il re si domanda perché abbandoni tuo marito e i tuoi figli e scegli che a sopravvivere sia tuo fratello, il quale ti è certo più estraneo dei tuoi figli e meno caro di tuo marito". E lei replicò: "O re, se dio vuole io posso avere un altro marito, e altri figli, se perdo quelli che ho; ma poiché mio padre e mia madre non sono più vivi, in nessun modo potrei avere un altro fratello. È per questa ragione che ti ho dato quella risposta". A Dario parvero molto sagge le parole della donna: soddisfatto di lei, oltre al fratello le lasciò libero anche il maggiore dei figli; tutti gli altri invece li mandò a morte. Così dunque morì, come ho raccontato, uno dei sette congiurati.” [163], pp. 174-175.

Torniamo al Periodo dei Torbidi in Russia.

 

 

8.2. LO ZAR VAŠILIJ ŠUISKI E LA MOGLIE DI SUO FRATELLO UCCIDONO IL PRINCIPE MIHAIL SKOPIN-ŠUISKI.

Durante il Periodo dei Torbidi al corteo di Vasilij Šujskij spicca il suo compagno d'armi e nipote, il giovane e fortunato condottiero, il principe M.V. Skopin, fig. 6.20.

Ecco cosa si sa di lui. “Skopin-Shuisky Mikhail Vasilievich (1587-1610) - principe, PERSONAGGIO DI SPICCO durante il Periodo dei Torbidi. Rimasto presto orfano di padre, Vasily Fedorovich, che sotto Ivan IV il Terribile aveva svolto un ruolo significativo... Skopin-Shuysky ricevette un'educazione sotto la guida della madre e studiò le “scienze”. Già sotto Boris Godunov era ciambellano; il primo falso Dmitrij lo nominò gran ciambellano... Sotto Vasilij Šujskij, Skopin-Šujskij, IN QUANTO NIPOTE DELLO ZAR, DIVENNE UN UOMO VICINO AL TRONO. Entrò in campo militare nel 1606, con la comparsa di Bolotnikov, che sconfisse due volte” [988:00], ‘Skopin-Shuisky’.

Nella primavera del 1610 Skopin-Shuisky ottenne notevoli successi nella lotta contro l'impostore.
"Lo zar Vasilij Ivanovič (Shuisky - Autore) e tutta la capitale accolsero con grande trionfo il 12 marzo 1610, il loro giovane liberatore, il ventiquattrenne principe Michail Vasil'evič Skopin; il popolo si prostrò davanti a lui e lo chiamò padre della Patria...

Il nome di Skopin era sulla bocca di tutti in quel periodo... A Mosca circolavano già storie su alcuni indovini che predicavano che la pace sarebbe tornata in Russia quando Mikhail sarebbe diventato zar.

Ma tutto questo, ovviamente, non doveva piacere affatto a Vasilij Ivanovič Šuisky, e ancor meno al suo mediocre ma invidioso fratello, il principe Dmitrij Ivanovič, che era il SUO EREDE... Il principe Dmitrij Ivanovič seguiva con odio i successi di Skopin e durante il suo ingresso trionfale a Mosca non riuscì a trattenersi dal dire: «Ecco il mio rivale».

Lo stesso zar Vasilij Ivanovič, sebbene versasse lacrime di gioia all'incontro con il nipote il 12 marzo, a Mosca nessuno credeva a quelle lacrime" [578], libro 2, pag. 874. I motivi di sfiducia erano piuttosto validi.

Il fatto è questo. “Il nobile Lyapunov, improvvisamente e solennemente, in nome della Russia, offrì il regno a Skopin, definendolo in una lettera adulatoria l'unico degno della corona e ricoprendo Vasilij di critiche. Questo documento fu consegnato al principe Mikhail dai messaggeri di Ryazan: senza nemmeno finirlo di leggere, lo strappò, ORDINÒ DI ARRESTARLI COME RIBELLI e di portarli dallo zar. I messaggeri caddero in ginocchio, in lacrime, incolparono solo Lyapunov e giurarono fedeltà a Vasily. Ancora più misericordioso che severo, il principe Mikhail PERMISE LORO DI TORNARE IMMEDIATAMENTE A RYAZAN... Salvò Liapunov, MA NON SALVÒ SE STESSO DALLA CALUNNIA: dissero a Vasilij che Skopin, con sorprendente magnanimità, aveva perdonato i malfattori che gli avevano offerto il tradimento e il regno. Il sospetto mortale ferì il cuore di Vasilij; ma c'era ancora bisogno dell'eroe, E L'ODIO FU NASCOSTO” [362], vol. 12, cap. 3, colonna 103.

Gli artisti successivi, illustrando senza riserve la versione romanoviana della storia, tornarono più volte su questo famoso episodio, vedi ad esempio la fig. 6.21. Vediamo Mikhail Skopin-Shuisky strappare la lettera di Lyapunov davanti ai suoi ambasciatori. Purtroppo non sono state conservate immagini contemporanee agli eventi descritti nel XVII secolo. Quindi non ci è pervenuto nulla, tranne le fantasie pittoriche tardive dei Romanov.

Così, contro Skopin-Shuisky si forma una congiura. Le sue azioni furono riferite a Mosca da persone incaricate da Vasilij Ivanovič di sorvegliare il nipote e da quel momento, dice il cronista, lo zar Vasilij e i suoi fratelli cominciarono a “tenere in considerazione” Skopin.

Delgardi, che aveva sentito voci sulla malvagità dello zar e dei suoi fratelli nei confronti del loro giovane amico, lo mise in guardia” [578], libro 2, p. 874.

Skopin-Shuysky cercò di giustificarsi davanti allo zar Vasilij Shuysky, ma senza successo. Skopin fu rapidamente minacciato di morte.

“Vasilij ascoltava (Skopin-Shuysky - Aut.) non senza un certo turbamento interiore: poiché il suo cuore era già agitato dall'invidia e dall'inquietudine...

Il 25 aprile (1610 - Autore) il principe Dmitrij Šuisky offrì un pranzo a Skopin. Conversarono amichevolmente e allegramente. La moglie di Dmitrij, la principessa Caterina, figlia di colui che viveva di omicidi, Mal'uta Skuratov, si presentò con gentilezza e con una coppa davanti all'illustre ospite: Mikhail bevve la coppa... e fu portato in casa, sanguinando copiosamente dal naso; riuscì solo a compiere il suo dovere di cristiano e affidare la sua anima a Dio... Mosca rimase paralizzata dal terrore.

La morte improvvisa di questo giovane, nel fiore degli anni, fu attribuita al veleno, e il popolo, in un primo impeto, si precipitò con grida di rabbia verso la casa del principe Dmitrij Šuiskij: la guardia imperiale difese sia la casa che il padrone. Assicurarono al popolo che si trattava di una morte naturale, ma non riuscirono a convincerlo” [362], vol. 12, cap. 4, colonne 125-126.

La figura 6.22 mostra un'illustrazione tardiva sulla morte del principe Skopin.

Qui Karamzin cerca di smorzare le accuse che sono piovute sui parenti di Skopin. Alcuni cronisti russi accusarono direttamente lo zar Vasilij Šuiski e Caterina, moglie di suo fratello, dell'omicidio premeditato di Skopin-Šuiski. A proposito, alcuni testi antichi chiamano la moglie del fratello dello zar non Caterina, ma Cristina.

Riportiamo alcune testimonianze delle cronache russe sulla morte di Skopin.

Pskov. Anno 39: “Non molto tempo dopo, suo zio (Skopin - Autore) organizzò un banchetto, non per amore, MA PER UCCIDERLO. Lo chiamarono, lo avvelenarono e lo uccisero. Poi venne da lui un male radicato, un ramo malvagio, come un antico serpente insidioso, la principessa Dmitrieva Shuiskaya CRISTINA, figlia di Skuratov... sorella della moglie di Boris Godunov, che avvelenò il giusto zar Teodoro e il suo coraggioso marito... come miele sulla lingua, ma nel cuore una spada affilata e... SI AVVICINÒ A LUI CON ADULAZIONE, PORTANDO UNA COPPA DI MIELE AVVELENATO; ma lui, che era buono, NON SOSPETTANDO NELLA PARENTELA UN CATTIVO INTENTO, prese la coppa e la bevve. In quel momento il suo cuore cominciò a tormentarlo, lo presero e lo portarono a casa. E chiamò il suo padre spirituale, gli confessò tutti i suoi peccati, ricevette la comunione divina e rese lo spirito al Signore.

E ancora - Nik. Let. 132: “Molti a Mosca dicevano che era stata sua zia, la principessa Katerina Dmitrieva Shuiskaya, a rovinarlo” [362], vol. 12, cap. 4, commento 524.

Oppure ancora: Ber: “La gratitudine di Shuisky verso il coraggioso Skopin si tradusse nel fatto che EGLI ORDINÒ DI AVVELENARLO CON DEL VELENO” (ibidem, commento 525).

Sebbene i contemporanei non avessero prove dirette contro la principessa Caterina Grigorievna nella morte del NIPOTE, né contro lo stesso zar Vasilij Šujskij, tuttavia, come si osserva, la morte di Skopin inflisse un duro colpo all'autorità dello zar Šujskij. Il tumulto diventava sempre più cupo [578], libro 2, p. 875.

“Lo zar ordinò di seppellirlo nella Cattedrale dell'Arcangelo, ma non accanto alle tombe reali, bensì in una nuova cappella speciale. Quasi tutti i contemporanei parlano di lui come di un grande uomo e testimoniano la sua “intelligenza, matura nonostante l'età”, la sua “forza d'animo”, la sua “affabilità”, la sua “arte militare e la sua abilità nel trattare con gli stranieri”. Il popolo conservò a lungo un ricordo molto positivo di lui, che si espresse in diverse canzoni molto diffuse" [988:00], “Skopin-Shuysky”.

Allora, ecco come stanno le cose. Il famoso condottiero Skopin-Shuisky, compagno d'armi e NIPOTE dello zar Vasilij Shuisky, sembra sia stato avvelenato dalla sua ZIA Caterina, sì, proprio la zia, come la chiamavano, vedi sopra, che era la MOGLIE DEL FRATELLO dello zar, cioè Dmitrij Shuisky. Si trattava di una questione familiare e i dettagli rimasero in gran parte nascosti agli estranei. Tuttavia, la voce dell'OMICIDIO si diffuse ampiamente e molti contemporanei vi credettero.

Confrontiamo ora le due versioni: quella di Erodoto e quella dei Romanov.

 

 

8.3. L'“ANTICO” PERSIANO INTAFRENE È IL PRINCIPE RUSSO SKOPIN-SHUISKY.

- Secondo Erodoto, il persiano Intafrene è uno dei più stretti collaboratori del re Dario. Insieme a Dario, partecipa alla destituzione dei maghi e per questo motivo viene ammesso nella cerchia ristretta di Dario, potendo entrare al suo cospetto senza bisogno di annunciarsi.

Analogamente, secondo fonti russe, accanto allo zar Vasilij Šujskij c'è suo nipote e STRETTO COLLABORATORE, il principe Skopin-Šujskij. Egli sostiene lo zar, libera Mosca ed è sinceramente devoto a Vasilij Šujskij. Skopin è molto conosciuto e amato dal popolo.

- Desiderando raggiungere Dario, Intafrene incontra i SERVITORI del re. Questi non lo lasciano passare, per cui Intafrene si adira con loro e li colpisce alle orecchie e al naso.

Nella versione dei Romanov, il principe Skopin-Shuisky incontra i messaggeri di Lyapunov, inviati da Skopin per offrirgli il trono di Russia. Skopin si adira con gli ambasciatori e ordina di arrestarli come ribelli.

- Secondo Erodoto, Intafrene poi cambia la sua ira in misericordia e alla fine lascia andare i servi mutilati del re.

Allo stesso modo, secondo le cronache russe, il principe Skopin-Shuisky, dopo essersi calmato un po', cambia la sua ira in misericordia e lascia andare gli ambasciatori di Lyapunov che aveva arrestato.

- Nella versione “antica”, Intafrene rimane fedele a Dario. Non ha alcuna intenzione di tradire il suo re. La rabbia di Intafrene non era rivolta a Dario, ma ai suoi servitori.

Allo stesso modo, nella storia russa, il principe Skopin rimane fedele al re Vasilij Šujskij = Dario. Nella sua ira, rifiuta persino l'idea, abilmente suggeritagli, di prendere il trono al posto di Vasilij. Inoltre, Skopin dichiara pubblicamente e ripetutamente la sua fedeltà allo zar. Assicura personalmente Vasilij Šujskij che non nutre alcun rancore nei suoi confronti.

- Erodoto racconta inoltre che il re Dario, tuttavia, sospettava Intafrene di cospirazione e desiderio di prendere il potere. In questo modo, inizia a farsi strada l'idea di un possibile cambio di governo in Persia.

Eventi simili si verificano anche in Russia. Sebbene Skopin-Shuisky respinga con forza le proposte di salire al trono, molti lo desiderano e circolano voci su previsioni di indovini secondo cui Skopin diventerà presto zar di Russia.

- Nella versione “antica” greca, il persiano Dario ordina di catturare Intafrene e i suoi parenti per proteggersi da un possibile colpo di stato. Tuttavia, ribadiamo che non sono state riscontrate azioni concrete di Intafrene in tal senso.

Nella versione romanoviana, lo zar Vasilij Šujskij e i suoi più stretti consiglieri sono convinti che Skopin voglia diventare zar e che nasconda le sue intenzioni dietro una maschera di amicizia. Tuttavia, non viene riportato nulla riguardo all'arresto di Skopin.

- Secondo Erodoto, Dario ordina l'arresto di Intafrene solo dopo essersi consultato con gli altri cinque compagni che avevano partecipato alla destituzione del falso Smerdi.

Analogamente, lo zar Vasilij Šujskij discute il destino di Skopin con una ristretta cerchia di parenti e compagni. In particolare, il fratello dello zar, Dmitrij Šujskij, è un acerrimo nemico di Skopin, invidia la sua popolarità e vuole eliminare il giovane eroe.

- Secondo la versione “antica”, entra in scena una DONNA, a causa della quale Intafrene finisce per morire. È chiamata la MOGLIE di Intafrene, quindi era una sua parente stretta. Inoltre, ha un FRATELLO per il quale è molto preoccupata. Ancora più che per suo marito.

Anche nelle fonti romanoviane compare una DONNA, a causa della quale morirà presto il principe Skopin-Shuisky. Si tratta della moglie del FRATELLO dello zar Vasilij, ovvero la moglie di Dmitrij Shuisky. Nelle cronache è chiamata ZIA di Skopin, ovvero una sua parente stretta.

Abbiamo quindi davanti a noi scenari molto simili. In entrambi vengono menzionati i seguenti parenti: MOGLIE, FRATELLO, MARITO o NIPOTE. È vero, il rapporto di parentela è leggermente diverso, ma la sostanza non cambia. È chiaro che proprio questi due personaggi, la MOGLIE e il FRATELLO, hanno avuto un ruolo fondamentale negli eventi successivi.

- Secondo Erodoto, il re Dario affida proprio a una donna il destino di Intafrene. Le chiede di scegliere chi tra i suoi parenti arrestati dovrà morire. Lei, inaspettatamente per tutti, compreso lo stesso Dario, chiede di risparmiare la vita al FRATELLO, cioè DI MANDARE A MORTE INTAFRENE, suo marito. In realtà, con la sua richiesta a Dario, lei pronuncia la SENTENZA DI MORTE di Intafrene, consegnandolo nelle mani dei carnefici. In breve, LA MOGLIE UCCIDE IL MARITO, anche se allo stesso tempo si discute a lungo sul fatto che, come si dice, la donna non avrà più un fratello e quindi bisogna salvarlo. Tuttavia, si può trovare un altro marito, quindi quello attuale può essere giustiziato. E così via.

Un quadro molto simile è descritto nelle cronache russe del 1610. UNA DONNA, MOGLIE DEL FRATELLO DELLO ZAR, UCCIDE CON LE PROPRIE MANI IL PRINCIPE SKOPIN, porgendogli una coppa con una bevanda avvelenata. Il principe Skopin-Shuisky, ignaro di tutto, beve e muore poco dopo. Alcuni cronisti affermano vagamente che non ci fossero prove dirette contro l'astuta Caterina, ma le voci popolari e altri cronisti affermavano chiaramente che fosse stata proprio lei l'assassina. Anche nei dipinti successivi dei pittori romanoviani, vedi ad esempio la fig. 6.22, era chiaramente sottolineato il ruolo della DONNA che aveva astutamente somministrato il veleno a Skopin.

- Secondo Erodoto, la morte di Intafrene è stata causata sia da Dario che da una donna.

Analogamente, nella storia russa i responsabili della morte del principe Skopin furono considerati sia lo zar Vasilij che la donna di nome Caterina.

CONCLUSIONE. Il racconto “antico” di Erodoto sulla morte del nobile persiano Intafrene si adatta bene alla storia della morte del famoso principe Skopin-Shuisky nel 1610.

- IL NITRITO DEL CAVALLO.

A proposito, Erodoto parla del “cavallo di Dario”, il cui nitrito, prima di quello degli altri pretendenti, ebbe un ruolo decisivo nella scelta del re. Forse si trattava delle truppe a cavallo che sostenevano i pretendenti al trono russo nel 1606. Vinse Vasilij Šujskij, i cui sostenitori si dimostrarono più scattanti. Il “nitrito del cavallo” potrebbe indicare le grida di saluto dei cavalieri riuniti nel luogo della riunione della Duma dei boiardi, che gioivano per l'elezione del loro capo.

Inoltre, Erodoto osserva che, contemporaneamente allo scalpitio del cavallo di Dario, si vide un lampo e si udì un rombo di tuono. A quanto pare, si trattava del saluto solenne delle truppe allo zar eletto. Erodoto avrebbe potuto benissimo definire i lampi dei colpi di cannone e il fragore delle armi come i “lampi dei fulmini e il rombo dei tuoni”.