La Conquista dell’America


di  Ermak-Cortés e la ribellione della Riforma agli occhi degli “antichi” greci

A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni sulla battaglia di Kulikovo, su Ivan il Terribile e la storia di Ester, sulla famosa campagna del conquistatore atamano Ermak-Cortés e sul Periodo dei Torbidi nell’Impero del XVI-XVII secolo. Queste testimonianze costituiscono una parte significativa delle opere “antiche” di Erodoto, Plutarco e Tucidide.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

PARTE 2: LA CAMPAGNA DI ERMAK-CORTES E LA RIVOLTA DELLA RIFORMA TRA LA FINE DEL XVI E L’INIZIO DEL XVII SECOLO, ATTRAVERSO GLI OCCHI DEGLI “ANTICHI” GRECI.

CAPITOLO 7: LA FAMOSA GUERRA GRECO-PERSIANA AVVENUTA NEL PRESUNTO V SECOLO A.C., OVVERO LA CAMPAGNA PUNITIVA DI SERSE IN ELLADE, È LA FALLIMENTARE GUERRA DI LIVONIA DI IVAN IL TERRIBILE.

15. IL NUCLEO STORICO DELLA CRONACA SULLA CONQUISTA DELLA SIBERIA DA PARTE DELL'ATAMANO ERMAK È LA COLONIZZAZIONE DELL'AMERICA DA PARTE DELLA RUS' DELL'ORDA E DELL'ATAMANIA-OTTOMANIA NEL XV-XVI SECOLO.

Nel libro “La Rus' biblica”, cap. 14, abbiamo mostrato che il famoso viaggio di Colombo è un riflesso nelle cronache dell'Europa occidentale della conquista dell'America nel XV-XVI secolo, compiuta dalla Rus' dell'Orda e dall'Ottomania-Atamania. In questo caso, le truppe della Rus' dell'Orda invasero il territorio del continente americano non solo da est, attraversando l'Atlantico, ma anche da ovest, passando per la Siberia e attraverso l'Oceano Pacifico. La Rus' dell'Orda entrò in America anche attraverso l'Alaska. Colonizzando l'enorme continente, all'epoca scarsamente popolato, i cosacchi e gli ottomani-atamani crearono qui le civiltà dei Maya, degli Aztechi, degli Inca, ecc. Queste culture scomparvero più tardi, nell'epoca della Riforma del XVII-XVIII secolo, quando in America sbarcarono le truppe dei riformatori dell'Europa occidentale che distrussero il Grande Impero = “Mongolo”. Compresi i suoi lontani possedimenti americani. Finalmente arrivarono anche a loro. In seguito, le atrocità dei “progressisti” riformatori democratici in America furono attribuite ai colonizzatori dell'Orda del XV-XVI secolo. Anche se a quel tempo la colonizzazione e la conquista del continente americano si svolsero in modo abbastanza pacifico.

Ci si chiede se la grande colonizzazione dell'America sia stata riportata nelle CRONACHE RUSSE. A prima vista, no. Ma solo a prima vista. Dopo ciò che abbiamo appreso in questo capitolo, è opportuno tornare nuovamente sulla questione. E allora emergono circostanze interessanti. Molto probabilmente, la conquista dell'America è descritta in modo abbastanza chiaro nelle fonti russe. Tuttavia, queste descrizioni sono state incluse nei racconti della famosa spedizione coloniale di Ermak e della sua conquista dell'immensa Siberia.

A quanto pare, gli editori romanoviani hanno volutamente SOTTOVALUTATO MOLTO LA PORTATA DELLA CONQUISTA DI ERMAK E HANNO NOTEVOLMENTE RIDOTTO I SUOI CONFINI GEOGRAFICI. Oggi ci assicurano che solo poche centinaia di cosacchi partirono per la campagna, i quali riuscirono a conquistare un paese enorme. Inoltre, per non offendere i colleghi riformatori d'oltreoceano, i Romanov cercarono di cancellare dalle pagine delle cronache ogni riferimento al fatto che le truppe cosacche, attraversata la Siberia, molto probabilmente senza combattere, invasero l'America e vi fondarono numerose colonie e civiltà famose, dichiarate poi dagli storici “terribilmente antiche”. Dopo la nascita degli Stati Uniti d'America nel XVIII secolo, sul territorio delle ex terre della Rus' dell'Orda in America, la vera storia del continente americano fu volutamente oscurata con uno sforzo concertato da parte degli storici.

Le tracce degli eventi reali affiorano persino nelle pagine di Karamzin, uno dei più fedeli e devoti storici romanoviani. Ascoltate come ragiona, discutendo con alcune antiche cronache russe, le cui testimonianze per qualche motivo non cita.

“Iniziando la descrizione delle gesta degli Ermak, diciamo che esse, come tutte le cose straordinarie, eccezionali, che colpiscono fortemente l'immaginazione delle persone, hanno dato origine a MOLTE FAVOLE, che si sono mescolate nelle tradizioni con la verità e, sotto il nome di CRONACHE, HANNO INGANNATO GLI STESSI STORICI” [362], vol. 9, cap. 6, colonna 226.

Viene voglia di dire: Nikolaj Michajlovič, riporta le citazioni antiche e noi cercheremo di capire da soli cosa c'è di fantasioso e cosa no. Tuttavia, per qualche motivo, Karamzin NON LE CITA. In alcuni casi siamo riusciti a trovare, e le citeremo noi stessi, poiché contengono davvero molte informazioni interessanti. Karamzin invece continua a disquisire in modo contorto come segue.

“Così, sull'esempio di un centinaio di guerrieri di Ermak, SIMILI A CORTES O PIZARRO (ricordiamo che si tratta della conquista dell'America - Aut.), si trasformarono in migliaia, mesi di azione in anni, una navigazione difficile in meravigliosa. Tralasciando la fantasia, seguiamo nelle circostanze più importanti i documenti e il racconto CONTEMPORANEO più attendibile, davvero sorprendente, se non miracoloso” (ibidem, colonne 226-227).

In questo modo, Karamzin stesso, senza alcun suggerimento da parte nostra, ha paragonato LA CAMPAGNA DI ERMAK ALLA CONQUISTA DELL'AMERICA. Come cominciamo a capire, è corretto. E in misura molto maggiore di quanto pensasse lo stesso Karamzin. Corretto non in senso figurato, ma letterale.

E poi Karamzin continua: “Tauzak descriveva i cosacchi come persone fantastiche, guerrieri imbattibili, che sparavano fuoco e tuoni letali, che attraversavano le armature...

LA CONQUISTA DELLA SIBERIA È SIMILE SOTTO MOLTI ASPETTI ALLA CONQUISTA DEL MESSICO E DEL PERÙ: ANCHE LORO, CON POCHI UOMINI, SPARANDO FUOCO, SCONFISSERO MIGLIAIA DI UOMINI armati di frecce e lance... Ogni eroe di Ermak si lanciava contro la folla dei nemici, uccidendone uno con un proiettile mortale e spaventandone venti o trenta con il suono terrificante delle armi” (ibidem, colonne 227-228).

A quanto pare, non è un caso che alcune immagini antiche della spedizione di Ermak lo ritraggano mentre naviga su grandi fiumi, fig. 7.7 e fig. 7.12. Certo, alcuni fiumi siberiani sono molto larghi. Tuttavia, bisogna anche ricordare che in passato sulle mappe geografiche i MARI e gli OCEANI erano disegnati SOTTO FORMA DI FIUMI, vedi gli esempi nei libri “Fondamenti di storia” e “Metodi”. Pertanto, non è da escludere che alcune antiche illustrazioni della spedizione di Ermak si riferiscano già alla traversata dell'Atlantico su grandi navi cosacche.

Così, il racconto di Erodoto sulla navigazione dell'esercito di Dorieo attraverso il mare verso la lontana isola di Sicilia potrebbe essere il riflesso della traversata dell'Atlantico o dell'Oceano Pacifico da parte delle truppe della Rus' dell'Orda in viaggio verso l'America.

Karamzin ha perfettamente ragione quando afferma che sia nella conquista della Siberia da parte di Ermak che nella conquista dell'America da parte dei conquistadores, risuona chiaramente un motivo comune. I conquistatori possiedono armi da fuoco, mentre la popolazione locale ne è sprovvista. Per questo motivo essa viene sconfitta, nonostante il coraggio disperato e la notevole superiorità numerica.

Quando gli storici di Scaligero e dei Romanov ridussero drasticamente la portata degli eventi descritti e compressero - solo sulla carta - il Grande Impero “Mongolo”, la navigazione dalla Grecia mediterranea alla vicina isola mediterranea della Sicilia finì per essere considerata “molto lontana”. In realtà, nell'antico originale si parlava di attraversare l'Atlantico o l'Oceano Pacifico. Cioè di spedizioni oceaniche davvero lontane e pericolose. Ma i redattori successivi hanno iniziato a convincere i loro lettori che gli “antichi” colonizzatori di Dorieo non stavano affatto andando in America, ma solo sull'“isola” di Sicilia. Era, dicevano, “lontana e pericolosa”.

A questo proposito, prestiamo attenzione al nome del khan Kuchum, contro cui combatté Ermak. È interessante notare che il nome Kuchum non indicava solo un sovrano specifico, ma l'intero regno, che a volte veniva chiamato “Possedimenti di Kuchum”, fig. 7.9. Se qui riflette la conquista dell'America, troveremo lì KUCHUM e il suo regno? La risposta è affermativa e per noi è già chiara. Nel libro “La Rus' biblica”, cap. 14:19, abbiamo dimostrato che durante la colonizzazione dell'America da parte della Rus' dell'Orda divenne noto il nome del popolo MAYA KICHE o KICHE MAYA. Probabilmente, il nome Kuchum è una leggera distorsione della combinazione Kiche Maya, apparsa nelle pagine delle cronache russe. Gli editori romanoviani hanno cercato di eliminare le evidenti “tracce americane”, ma qualcosa è rimasto. Non hanno cancellato tutto.

Si ritiene che la parola KICHE - Quiche' - derivi dalla combinazione “terra dei MOLTI alberi”. Era il nome del “popolo più potente del Guatemala nel XVI secolo” [1348], p. 77. La parola qui o quiy significava MOLTI. Pertanto, il nome KICHE è strettamente legato alla parola MOLTI. È possibile che la parola KICHE sia una variante della parola slava KUCHA, che significa anch'essa MOLTI. Oppure KICHE deriva da KICHliwy, KICHITSI, nel senso di arrogante, orgoglioso. La parola MAYA ricorda invece la parola slava MOI, MAYA. Da qui, tra l'altro, deriva la parola inglese my = mio. Non è escluso che il nome del popolo MAIA KICHE un tempo significasse qualcosa come MIA KUCHA, cioè “molti del mio popolo”, oppure “IL MIO popolo orgoglioso” o “il mio popolo arrogante”. Nella nostra ricostruzione, tale interpretazione appare del tutto naturale. Il nome dell'antico popolo americano MAYA KICHE è una traccia della conquista slava dell'Orda, che raggiunse le coste dell'America e la travolse nel XIV-XVI secolo. I primi colonizzatori dell'Orda potrebbero essere apparsi in America già nel lontano XIII-XIV secolo, cioè durante la grande conquista mongola. Duecento anni dopo, nel XVI secolo, il re cosacco Ermak-Vasilij incontrò i discendenti di questa prima ondata di cosacchi dell'Orda. Questi ultimi si facevano chiamare Kiche Maya = Kuchum.

Da notare che il nome KICHE è simile alla parola KOCHEVNIK, che significava cavalleria dell'Orda. Nel libro “Impero” abbiamo già detto che la parola KOCHEVNIKI in precedenza significava semplicemente esercito a cavallo. Probabilmente, le parole “KUCHA” e “KOCHEVAT” derivano dalla stessa radice semantica. È chiaro perché qui compaia anche il significato di “MOLTI”. L'esercito nomade era composto da MOLTI guerrieri.

Inoltre, non si può non notare il nome del paese MESSICO o MEXICO, conquistato dai conquistadores. Cioè, come ora comprendiamo, dai cosacchi di Ermak. Il nome MEXICO-MESSICO e il nome KUCUM differiscono solo per la direzione di lettura. Quindi, probabilmente, il regno di Kuchum, conquistato da Ermak, è proprio il regno MESSICANO in America, il regno di MESHEKHA. Qui vale la pena ricordare che l'enorme stato sorto sul territorio dell'Eurasia a est del Volga e che copriva una parte significativa dell'America, era talvolta chiamato Tartaria MOSCOVITA, cioè Tartaria MESHEHA. Abbiamo già più volte constatato che il nome del patriarca MESHEKHA ha dato origine sia al nome MOSCA che a quello di MESSICO.

A proposito, diventa chiaro anche il nome AMERICA. Ci assicurano che questo era il nome del navigatore Amerigo Vespucci. Tuttavia, ora sorge un altro pensiero. Che il nome AMERICA derivi dal nome ERMAK, ovvero America = MRK <---> RMK = Ermak. Vale a dire, AMERICA dal nome del suo conquistatore del XVI secolo, l'atamano cosacco, fratello di Ivan il Terribile.

Diventa chiaro il grande significato che le cronache russe attribuivano alla grande campagna di Ermak. Come ora comprendiamo, nel XVI secolo egli non conquistò affatto la Siberia: non ce n'era bisogno. La Siberia era già da tempo parte integrante del Grande Impero Mongolo. Probabilmente dall'inizio del XIV secolo, quando la grande conquista mongola si estese per le distese dell'Eurasia, la “conquista della Siberia” da parte di Ermak nel XVI secolo poteva certamente significare la repressione, nel corso degli eventi, di alcune piccole rivolte locali o persino di tendenze separatiste. Ma una simile campagna non avrebbe certo potuto “reggere” il ruolo eccezionale che le attribuivano i cronisti russi. Se invece si trattava davvero della COLONIZZAZIONE DELL'AMERICA, allora il quadro cambia radicalmente. La campagna si trasforma davvero in una grandiosa operazione militare e coloniale.

Diventa chiaro il pathos che le attribuiscono le cronache russe. Le truppe di Ermak attraversarono la Siberia e l'Estremo Oriente piuttosto rapidamente, presumibilmente. Dopotutto, quelle erano le loro terre. Ma poi iniziò la parte più importante. Attraverso lo stretto di Bering e l'Oceano Pacifico, i cosacchi proseguirono il loro viaggio verso la lontana e sconosciuta America. Che Erodoto chiamò “l'isola lontana della Sicilia”. Per raggiungerla, il re Dorieo - Dauria, Dal, Dalni - doveva navigare con le navi. Diventa chiaro perché i vecchi testi russi, inutilmente ridicolizzati da Karamzin, obbediente storico romanoviano, affermavano che con l'atamano Ermak non marciavano centinaia di cosacchi, ma MIGLIAIA. È chiaro che per conquistare un enorme continente oltreoceano erano necessari migliaia e migliaia di soldati crociati dell'Orda.

Diventa comprensibile la nascita non solo dell'Alaska russa, dell'Oregon russo e della California russa, ma anche dell'intera Grande Tartaria = Tartaria moscovita, che comprendeva sia la Siberia che una parte significativa del continente americano d'oltremare, vedi il libro “La Rus' biblica”.

Diventa chiaro perché il nome del re cosacco ERMAK, nella forma AMERICA, sia stato applicato all'intero continente. Tutto è vero. Chi conquista, chiama il paese con il proprio nome.

A proposito, abbiamo già espresso la nostra opinione sul nome AMERICA nel libro “La Rus' biblica” (cap. 14:24). Ripetiamo qui il nostro pensiero. Oggi ci viene autorevolmente suggerito che il nome “America” derivi dal nome di Amerigo Vespucci (1454-1512), navigatore fiorentino [797], pag. 214. Il quale fu partecipante - SOLO PARTECIPANTE! - a diverse spedizioni nel Nuovo Mondo. E la sua posizione era più che modesta: cosmografo e timoniere [988:00]. Secondo l'enciclopedia, egli “fu il primo a formulare l'IPOTESI che quelle terre fossero una nuova parte del mondo” [797], p. 214. Ma cosa abbia fatto di concreto e rilevante per la storia mondiale non è dato sapere. Quindi, vogliono farci credere che tutti fossero così sconvolti dalla sua “IPOTESI” o da alcune sue qualità PERSONALI, che però rimangono sconosciute, da decidere di chiamare il gigantesco continente con il nome di un modesto membro dell'equipaggio, un timoniere. Eppure, c'erano migliaia di persone come lui. Mentre il re, il capo dell'esercito e della flotta, era UNO SOLO e si chiamava ERMAK. Ecco perché si chiama AMERICA.

Inoltre, come abbiamo detto nel libro “La Rus' biblica”, cap. 14:24, il nome AMERICA o AME-RICA potrebbe derivare anche da MAI-RICA, cioè MAI-STATO, STATO DEI MAYA, cioè - come abbiamo notato sopra - IL MIO STATO. Il fatto è che nel Medioevo la parola RICA significava STATO. Nel libro “Impero” abbiamo riportato molte testimonianze di questo fatto. Una traccia linguistica è, ad esempio, la parola tedesca REICH = stato, impero; come pure il nome dello stato Costa Rica in America Centrale, ecc.

Alla fine, non è escluso che anche “Amerigo Vespucci” sia solo un riflesso, per giunta piuttosto debole e distorto, del re-atamano cosacco Ermak-Vasilij nelle pagine delle cronache dell'Europa occidentale. Non abbiamo ancora approfondito la questione.

La descrizione della colonizzazione dell'America nelle cronache russe e occidentali è un tema di estrema importanza, al quale dedicheremo un capitolo a parte. Per ora ci limiteremo a quanto detto e torniamo da Erodoto.

 

 

16. LA RITIRATA DI SERSE DALL'ELLADE È LA RITIRATA DELLE TRUPPE DEL TERRIBILE DALLA LIVONIA. LA SCONFITTA DEI PERSIANI A PLATEA È LA SCONFITTA DEI RUSSI A POLOTSK.

16.1. I CORRIERI E LE STAZIONI POSTALI DELL’ORDA NELLE “STORIE” DI ERODOTO.

Secondo Erodoto, dopo diverse pesanti sconfitte, Serse finalmente capisce che la sua campagna punitiva è un fallimento e che è meglio lasciare l'Europa = l'Ellade.

Ma prima di passare alla ritirata dei Persiani, soffermiamoci su un'interessante notizia riportata da Erodoto, che dimostra ancora una volta che tutti questi eventi si svolsero in realtà durante l'epoca del Grande Impero = “Mongolo”.

Erodoto racconta: “Così agiva Serse e intanto mandava in Persia un messaggero a portare notizie sulla situazione del momento. Fra i mortali non esiste nulla che sia più veloce di questi messaggeri; ecco cos'hanno inventato i Persiani. Dicono che quanti sono i giorni di viaggio dell'intero percorso, altrettanti cavalli e uomini sono stati distribuiti, un cavallo e un uomo per ogni giorno di distanza; non c'è neve, pioggia, calura o tenebra notturna che impedisca loro di divorare nel tempo più breve il tratto fissato. Al termine della sua corsa il primo affida il mandato al secondo, il secondo al terzo, e così si procede, dall'uno all'altro, proprio come si svolge fra i Greci la corsa delle fiaccole quando festeggiano Efesto. I Persiani chiamano angareion questa staffetta di cavalli. [163], p. 402.

I commentatori aggiungono che la parola “angareion” deriva "dal persiano “HANGAR” che significa “corriere reale” [163], p. 542, commento 54.

Ma questa è la descrizione dei famosi corrieri russi. È risaputo che in Russia era stato creato un sistema ramificato di “Yam”, ovvero avamposti = stazioni postali per il rapido trasferimento dei messaggi. L'enciclopedia Brockhaus e Efron riporta: "Yam... - villaggio i cui contadini inviano la posta e dove per questo scopo veniva allestita una stazione o una posta (in siberiano - stanok). In Russia sono rimasti pochissimi Yam, poiché attualmente la “posta” viene inviata tramite appalto o tramite corrieri privati. Yam è un termine accessorio al nome di molti ex villaggi di yamschiki" [988:00], “Yam, villaggio”. Secondo V. Dal, Yam è una parola tartara. Tutto esatto. I “tatari” dell'epoca del Grande Impero erano semplicemente i cosacchi. La stessa parola ТАТАRI deriva molto probabilmente dal termine ТORIT, tracciare la strada, spianare la strada.

A suo tempo, il servizio postale russo era organizzato al massimo livello e funzionava “come un orologio”. Persone speciali, cavalli speciali, orari accuratamente studiati, servizi speciali e finanziamenti. E molto altro ancora. Come ora sappiamo, la rete stradale e le stazioni di posta un tempo coprivano l'intero Grande Impero. È chiaro che senza un sistema del genere sarebbe stato impossibile far funzionare l'enorme macchina statale “mongola”. Ad esempio, i decreti imperiali dovevano essere consegnati immediatamente in tutti i territori e province dell'impero. Quindi, finché l'Impero “mongolo” è esistito, il servizio di posta a cavallo ha prosperato ed è stato super importante.

"I contadini e gli abitanti dei borghi aiutavano i corrieri a pulire le strade, fornivano guide per i carri e davano da mangiare ai funzionari durante la loro permanenza alla stazione di posta. I corrieri erano esentati dal pagamento delle tasse grazie al loro servizio. I dati sull'organizzazione del servizio di posta sono contenuti nei cosiddetti “libri di organizzazione”. Nel 1679 la carica di responsabile della posta fu abolita e la supervisione diretta dell'elezione dei postiglioni fu affidata ai governatori" [988:00], “Servizio postale”.

Pertanto, nel XVII secolo i Romanov abolirono il servizio di posta. A quanto pare, esso infastidiva i riformatori in quanto era un retaggio del “maledetto passato dell'Orda”. Oppure, cosa più probabile, semplicemente non erano in grado di mantenerlo al livello precedente. Di conseguenza, il sistema delle stazioni di posta nella Russia occupata cadde gradualmente in rovina. Nonostante ciò, i postiglioni rimasero a lungo una classe sociale ben nota. Su di loro furono composte leggende e canzoni.

A proposito, diventa chiaro perché gli antichi greci chiamarono gli Yam della Rus' dell'Orda con la parola “angareion”, dal persiano HANGAR, cioè “corriere reale”, vedi sopra. Poiché, secondo i nostri risultati, gli “antichi” Persiani erano i Russi, la parola HANGAR doveva significare qualcosa in russo. Probabilmente si trattava di una versione leggermente alterata di HAN+GON o HAN+GONBA, vedi sopra. Cioè, KHANSKY GON, poiché il servizio della posta reale spinge rapidamente i cavalli per consegnare più velocemente un messaggio. Oppure, il “persiano” KHAN+GAR deriva dal russo KHAN+KUR, cioè KHAN+RAPIDO. Il servizio delle KHANSKAYA consegna le lettere VELOCEMENTE. Per cui, la parola “corriere” deriva dal russo SKORO, VELOCE.

Passiamo ora all'ultima fase della campagna di Serse in Europa. Parleremo della ritirata dei Persiani.

 

 

16.2. LA VITTORIA DEI GRECI A PLATEA E LA CONQUISTA DELLA CITTÀ DI POLOTSK E DELLE FORTIFICAZIONI CIRCOSTANTI DA PARTE DEI POLACCHI.

Secondo Erodoto, il famoso ed esperto comandante persiano Mardonio, uno dei più stretti collaboratori di Serse, fu lasciato dal re come comandante in capo della retroguardia persiana in Europa. Mardonio iniziò la ritirata. La più grande battaglia tra Persiani e Greci ebbe luogo presso la città di Platea, antica città della Beozia. Durante la guerra greco-persiana, la città passò di mano in mano, fu distrutta e ricostruita [988:00], “Platea”. E ora, durante la ritirata dei Persiani, le truppe nemiche si riunirono nuovamente presso Platea. Da entrambe le parti furono radunate grandi forze. Secondo Erodoto, sia gli Elleni che i Persiani avevano centinaia di migliaia di soldati e cavalieri. Egli elenca a lungo la composizione delle truppe [163], pagg. 425-427.

Gli Elleni vinsero. La battaglia di Platea è considerata uno degli eventi più gloriosi della storia dell'antica Grecia. Fu cantata dai poeti. Fu raccontata nelle cronache. Fu immortalata nei dipinti. La battaglia stessa è descritta in dettaglio da Erodoto in dieci pagine. Fu estremamente cruenta. Da entrambe le parti caddero molti guerrieri. Non entreremo nei numerosi dettagli della battaglia. Ci limiteremo per ora a dare una visione d'insieme degli eventi citati.

Il principale comandante dei Greci durante la battaglia di Platea fu il re spartano Pausania, figlio di Cleombroto. È proprio a lui che Erodoto attribuisce il merito della vittoria sui Persiani: “Pausania, figlio di Cleombroto, nipote di Anassandride, ottenne LA PIÙ BRILLANTE VITTORIA DI TUTTE QUELLE A NOI NOTE...

Quando poi i Persiani furono sconfitti dagli Spartani a Platea, fuggirono in disordine verso il loro accampamento e VERSO LA FORTIFICAZIONE DI LEGNO CHE AVEVANO COSTRUITO NELLA REGIONE DI TEBE... Molti barbari caddero sulla terra non consacrata...

Così finì quella battaglia” [163], pp. 436-437.

Dai nostri risultati precedenti si deduce immediatamente che, seguendo il lavoro di Erodoto, ci troviamo alla fine del XVI secolo, nell'ultima fase della guerra di Livonia di Ivan il Terribile. Più precisamente, alla sua fine, quando le truppe della Rus' dell'Orda subirono effettivamente alcune gravi sconfitte. Di conseguenza, nelle pagine di Erodoto, sotto il nome di “battaglia di Platea”, dovrebbe essere descritta una famosa battaglia dei russi contro il nemico intorno al 1580, quando le truppe del “Terribile” iniziarono a ritirarsi dall'Europa.

Non occorre cercare a lungo. Nella storia della guerra di Livonia di quel periodo spicca chiaramente il suo “punto finale”: la famosa battaglia di Polotsk del 1579, quando le truppe tedesco-polacche guidate dal re Stefano Batory conquistarono la città russa di Polotsk. Questa vittoria degli europei è considerata un evento glorioso ed è celebrata sia dai cronisti polacchi che da quelli dell'Europa occidentale. Le figure 7.23 e 7.24 mostrano le immagini di Stefano Batory e di sua moglie Anna Jagellonia.

A. Nechvolodov riferisce: "Il nuovo re polacco Stefano Batory prese parte direttamente alla lotta per la Livonia. Batory era un ungherese purosangue di umile famiglia nobile, che all'età di 38 anni, grazie alle sue straordinarie capacità militari, raggiunse il grado di voivoda del principato di Siedmiograd... Batory parlava solo ungherese e latino e non si era mai preso la briga di imparare il polacco...

Batory decise di iniziare la guerra con un attacco ai confini di Mosca... Per guadagnare tempo, il re trascinò i negoziati di pace per quasi un anno, durante il quale, come abbiamo visto, LE TRUPPE MOSCOVITE SUBIRONO UNA SERIE DI SCONFITTE IN LIVONIA e di conseguenza, nel 1579, il nostro pesante contingente arrivò a Pskov... In quel momento Batory... era già entrato nei nostri confini. Molti gli consigliavano di marciare su Pskov, occupando così l'unica via che all'epoca collegava Mosca alla Livonia. Il re decise tuttavia di dirigersi prima verso POLOTSK, città recentemente strappata alla Lituania e che dominava le vie che dal regno di Mosca conducevano alla Lituania e alla Livonia, nonché il corso del fiume Dvina occidentale. Batory disponeva di 55.000 uomini...

Papa Gregorio XIII (fig. 7.25 - Autore) inviò al re in dono una preziosa spada insieme alla benedizione per una lotta vittoriosa contro i “nemici della cristianità”, come egli ci definiva...

Batory... si diresse rapidamente verso Polotsk e all'inizio di agosto (1579 - Aut.) la assediò, senza darci il tempo di portare la CITTÀ, CIRCONDATA DA UNA MURA DI LEGNO, in un solido stato difensivo solido" [578], libro 2, p. 557.

Karamzin dice così: “All'inizio di agosto Batory assediò Polotsk.

C'erano poche truppe (russe - Autore), poiché il re non si aspettava un forte attacco al confine lituano... Polotsk era famosa fin dall'antichità per le sue fortificazioni, restaurate e ampliate dal 1561. Due fortezze... servivano a difendere la grande città, oltre ai suoi profondi fossati, alle MURA DI LEGNO e alle torri” [362], vol. 9, cap. 5, colonna 174.

Il Terribile, venuto a conoscenza dell'assedio di Polotsk, inviò immediatamente sul posto truppe di rinforzo. Tuttavia, dopo una feroce resistenza e numerose vittime da entrambe le parti, la città russa di Polotsk cadde. La figura 7.26 mostra un'antica mappa dell'assedio di Polotsk da parte di Stefano Batory. La figura 7.27 mostra un'incisione intitolata “La presa di Polotsk da parte delle truppe di Batory”.

“Dopo Polotsk, fu incendiata e conquistata, dopo un terribile massacro, la città di Sokol (fig. 7.28 - Autore), dove i tedeschi si scatenarono con particolare ferocia, mentre le loro"mercenarie” (donne mercanti che seguivano le truppe) tagliavano il grasso dai cadaveri dei russi uccisi per ricavarne medicine, compreso quello del voivoda Shein. “Ovunque si compivano grandi massacri”, racconta Geidenstein, ‘tanto che molti, tra cui anche Veier, un vecchio colonnello, parlando della sua partecipazione a numerose battaglie, non esitavano ad affermare di non aver mai visto in nessun altro luogo di battaglia cadaveri così fitti e ammassati gli uni sugli altri’. Dopo Sokol furono conquistate anche le altre cinque FORTEZZE DI LEGNO erette da Ivan" [578], libro 2, pagg. 561-562.

Le figg. 7.28, 7.29 e 7.30 mostrano le antiche piantine di tutte le fortezze di legno nei pressi di Polotsk, conquistate dalle truppe di Stefano Batory.

Il confronto tra la versione “antica” e quella medievale mostra una discreta corrispondenza.

- Secondo Erodoto, la famosa battaglia che pose fine alla guerra greco-persiana ebbe luogo presso la città di PLATEA. Gli Elleni vinsero, i Persiani furono sconfitti. In seguito, le truppe persiane lasciarono l'Europa.

Nella versione medievale, l'ultima grande battaglia della guerra di Livonia, che finì male per la Rus', si svolse vicino alla città di POLOTSK. Divenne famosa come la battaglia finale della guerra di Livonia. I tedeschi e i polacchi vinsero, i russi persero. Dopo questo, le truppe di Ivan il Terribile si ritirarono dall'Europa. La rapida vittoria delle truppe di Ivan il Terribile sotto Pskov non ebbe più grande influenza sull'esito della campagna ormai persa.

È interessante notare che i nomi PLATEA e POLOTSK sono abbastanza simili. Probabilmente entrambi derivano dalla parola slava POLE o PLOSKY, PLOSKO.

- Entrambe le battaglie, quella “antica” e quella medievale, sono descritte come estremamente cruente, con un gran numero di vittime. Entrambe le battaglie mettono fine alla lunga e dura guerra greco-persiana. Sia Erodoto che gli autori dell'Europa occidentale del XVI-XVII secolo affermano con entusiasmo che da quel momento l'Europa = Ellade ha finalmente conquistato l'indipendenza, ha sconfitto i Barbari. Che la vera democrazia nobile ha sconfitto il regime monarchico e barbaro dell'Impero.

- Secondo Erodoto, il comandante in capo delle truppe elleniche era Pausania, figlio di Cleombroto. Nella versione medievale, invece, le truppe livoniane unite erano comandate da Stefano Batory. STEFANO è vicino al nome “antico” PAUSANIA, con il passaggio da P a F, mentre il nome (Cleom)BROTO sembra includere il nome BATORI.

- Erodoto riferisce che i Persiani sconfitti cercarono di ripararsi dietro le loro FORTIFICAZIONI DI LEGNO, ma senza successo.

Analogamente, i cronisti della guerra di Livonia affermano all'unisono che, quasi contemporaneamente alla caduta di Polotsk, Batory conquistò le FORTEZZE DI LEGNO RUSSE erette da Ivan il Terribile. I loro difensori morirono quasi tutti. Come ora comprendiamo, l'antico Erodoto chiamò queste cinque fortezze russe, LE FORTIFICAZIONI DI LEGNO PERSIANE.

In questo modo, nel 1579 siamo riusciti a scoprire la famosa “antica” battaglia di Platea. Si è rivelata essere la battaglia avvenuta presso la città russa di Polotsk. A proposito, il nome “antico” PLATEA deriva probabilmente dal nome della città POLOTSK. Più tardi, quando gli storici di Scaligero, scrivendo la loro versione dell'antichità, trasferirono - sulla carta - il luogo della battaglia nel territorio dell'odierna Grecia, lì viene mostrata la presunta “vera” piana di Platea, dove avvenne la battaglia, fig. 7.31. Qui vengono mostrati alcuni ruderi e dei sarcofagi antichi, fig. 7.32. Tuttavia, solo pochi esemplari. Si cerca di convincere che si tratti delle “tracce della battaglia di Platea”.

Tutto questo è un errore. I turisti dovrebbero essere portati nella città russa di Polotsk.

Sull'onda gioiosa della liberazione dell'Europa occidentale dal dominio della Rus' dell'Orda alla fine del XVI - inizio XVII secolo, l'europeo occidentale Erodoto descrive con entusiasmo la superiorità militare degli Elleni = europei occidentali sui Persiani = russi. “I Persiani non erano inferiori agli Elleni in coraggio e forza fisica; mancavano solo di armi pesanti e, per di più, di esperienza bellica. Non potevano competere con il nemico nemmeno nell'arte della guerra. I Persiani si lanciavano contro i Spartani uno alla volta o in gruppi di 10 o più e morivano” [163], p. 436.

Entusiasmo simile per la guerra di Livonia si riscontra anche nelle cronache dell'Europa occidentale, che i cronisti hanno lasciato “al loro posto” nel tempo, ovvero nel XVI-XVII secolo, senza spostarle nel passato.

Va aggiunto, tuttavia, che con l'avanzata delle truppe tedesco-polacche di Batory, queste dovettero raggiungere la città russo-mongola di Pskov. I furiosi tentativi di assalto non portarono a nulla. Pskov resistette. I cronisti considerano questo fatto un grave insuccesso di Stefan Batory. In compenso, nel 1581 gli svedesi inflissero una serie di colpi estremamente dolorosi alle truppe di Ivan il Terribile. La guerra di Livonia stava volgendo al termine. Al suo posto cominciò a divampare il tetro Periodo dei Torbidi, sia in Russia che in Europa occidentale. Nel XVII secolo portò alla divisione del Grande Impero e ad una catastrofe di proporzioni mondiali.

 

 

17. LA MORTE DEL COMANDANTE PERSIANO MARDONIO È LA MORTE DEL FAMOSO MALUTA SKURATOV, COME PURE DEL BIBLICO OLOFERNE.

Alla fine della guerra greco-persiana morì l'illustre condottiero persiano Mardonio, nominato da Serse comandante della retroguardia. Erodoto racconta:

“Dove si trovava personalmente Mardonio, che combatteva su un cavallo bianco in mezzo al fior fiore dei Persiani, i mille migliori, lì soprattutto si premeva sugli avversari; finché ci fu Mardonio, essi tennero duro e nel difendersi abbattevano molti Spartani; ma quando Mardonio perse la vita e caddero gli uomini attorno a lui, che erano i più forti, allora anche gli altri volsero le spalle e cedettero agli Spartani. Moltissimo li danneggiava l'equipaggiamento, privo di armi pesanti: si battevano armati alla leggera contro degli opliti! Quel giorno, conforme ai vaticini dell'oracolo, si compì per gli Spartani la vendetta su Mardonio per l'uccisione di Leonida, quel giorno Pausania figlio di Cleombroto, figlio di Anassandride, riportò la vittoria più bella che noi conosciamo.” [163], p. 436.

Probabilmente, l'antico Mardonio è un riflesso di Maluta Skuratov. In particolare, abbiamo già dimostrato che Maluta Skuratov è citato nell'Antico Testamento come il comandante assiro Oloferne. Ricordiamo le informazioni riportate nel libro “La Rus' biblica” (cap. 8:8).

Il capo dell'Oprichnina, il famoso MALUTA Skuratov, morì nel 1572 durante l'assalto alla fortezza di Wittenstein [362], vol. 9, cap. 4, colonna 128. Quest'uomo fu al centro degli eventi dell'epoca di Ivan IV il Terribile. Ecco come Karamzin descrive la sua morte: “I russi presero d'assalto Wittenstein, ma lo zar (il Terribile - Aut.) perse un amico: MALUTA SKURATOV MORÌ DI MORTE ONOREVOLE DA GUERRIERO, POSANDO LA TESTA AL MURO, come a dimostrazione che le sue malefatte avevano superato la misura delle punizioni terrene!” [362], vol. 9, cap. 4, colonna 128. La personalità di Maluta o LYUTY Skuratov ha contribuito a creare l'immagine biblica di Oloferne - Oloterne.

Dopo la morte di Malyuta Skuratov, il nobile OLFEROV-Nashekin fu nominato “capo degli oprichniki” e inviato in LITUANIA per i negoziati militari. Il nome OLFEROV o OLFERIEV ricorda chiaramente quello biblico OLOFERNE. Si sa poco del russo Olferiev. “Per grazia dello zar, divenne CUSTODE DEL SIGILLO (stampatore) E CAPO DI TUTTO L'APPARATO DI COMANDO DEGLI OPRICHNIKI” [776], p. 176. Come scrive R.G. Skrynnikov, egli «ci appare come il “GRANDE UOMO” DELL'OPRICHNINA» [776], p. 177.

Così, dopo la morte di MALUTA Skuratov, il capo dell'apparato dell'Oprichnina diventa OLFERIEV. Nel 1581-1582 la Rus' fu costretta a cedere alla Livonia vasti territori. Mosca perde la guerra di Livonia [118], p. 356-357. Probabilmente questa sconfitta si riflette nella Bibbia come la sconfitta degli Assiri = Russi dopo la morte di Oloferne. Il russo Olferiev partecipa ai negoziati con la Livonia, cioè, come il biblico Oloferne, è strettamente legato alla Lituania - la biblica Betulia. Il risultato della guerra livoniano-russa è sintetizzato così: “Dopo vent'anni di sforzi, apparentemente sul punto di coronarsi con il successo, lo Stato di Mosca FU DI NUOVO TAGLIATO FUORI DAL MAR BALTICO E DALL'EUROPA” [118], pp. 361-362. In questo senso, la PERDITA DELLA LIVONIA per la Rus' fu anche una sconfitta per Olferiev. Non a caso il libro biblico di Giuditta parla qui della sconfitta degli Assiri guidati da Oloferne.

Il biblico Oloferne, riflesso di Olferiev, morì. E quale fu il destino del russo Olferiev? Non siamo riusciti a trovare informazioni sulla sua morte. Tuttavia, nel Sinodico, ovvero nell'elenco delle persone giustiziate sotto Ivan IV il Terribile, il nome OLFERIEV È MENZIONATO [775], p.540. Quindi, un certo Olferiev È STATO GIUSTIZIATO. Tuttavia, nel Sinodico è citato senza iniziali, quindi è difficile dire qualcosa di più preciso.

Erodoto riporta un altro dettaglio curioso legato alla morte dell'“antico” Mardonio. “In seguito, quando i Platéesi raccolsero le ossa (dei caduti nella battaglia di Platea - Aut.) in un unico mucchio, scoprirono questo sugli scheletri dei caduti: trovarono un cranio senza una sola sutura, costituito da un unico osso; trovarono anche la mascella, precisamente quella superiore, con i denti fusi: tutti gli incisivi e i molari erano costituiti da un unico osso. Inoltre, furono trovate OSSA DI UN UOMO ALTO 5 CUBITI.

Il corpo di Mardonio, il giorno dopo la battaglia, era SPARITO. Chi lo abbia portato via, non saprei dirlo con certezza... In ogni caso, Mardonio fu sepolto in segreto” [163], p. 442.

In questo racconto confuso di Erodoto sul teschio di un enorme guerriero - Mardonio? - senza una sola sutura, ecc., si riflettono probabilmente i racconti sulla morte del biblico Oloferne. Probabilmente, in parte potrebbero averlo confuso con la morte del GIGANTE Golia. In passato il nome Oloferne era scritto OLOFERNES [1267], ill. 74. Oggi, ad esempio, in inglese si scrive Holofernes.

Ricordiamo che la testa dell'Oloferne dell'Antico Testamento fu mozzata. Dal testo di Erodoto si può dedurre che anche la testa di Mardonio potrebbe essere stata mozzata. Si dice quanto segue. Dopo che si seppe della morte di Mardonio, un certo Lampone «si rivolse a Pausania (il vincitore - Aut.) con una proposta empia... “Mardonio e Serse ordinarono di tagliare la testa a Leonida, caduto alle Termopili, e di inchiodarla a un palo. Se ora tu RIPAGHI MARDONIO CON LA STESSA MONETA, non solo gli Spartani, ma anche gli altri Elleni ti esalteranno con lodi. Infatti, inchiodando Mardonio a un palo, vendicherai tuo zio Leonida” [163], p. 440.

Il re Pausania, secondo Erodoto, avrebbe rifiutato la proposta di Lampone. Tuttavia, considerando le identificazioni che abbiamo già scoperto, non è da escludere che la testa di Mardonio sia stata comunque mozzata.

A proposito, il nome MARDONIO potrebbe derivare dal nome MALUTA con la sostituzione della L con la R e della T con la D.