La Conquista dell’America


di  Ermak-Cortés e la ribellione della Riforma agli occhi degli “antichi” greci

A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

Nuove informazioni sulla battaglia di Kulikovo, su Ivan il Terribile e la storia di Ester, sulla famosa campagna del conquistatore atamano Ermak-Cortés e sul Periodo dei Torbidi nell’Impero del XVI-XVII secolo. Queste testimonianze costituiscono una parte significativa delle opere “antiche” di Erodoto, Plutarco e Tucidide.

Nuova edizione del 2013-2015

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

PARTE 2: LA CAMPAGNA DI ERMAK-CORTES E LA RIVOLTA DELLA RIFORMA TRA LA FINE DEL XVI E L’INIZIO DEL XVII SECOLO, ATTRAVERSO GLI OCCHI DEGLI “ANTICHI” GRECI.

CAPITOLO 7: LA FAMOSA GUERRA GRECO-PERSIANA AVVENUTA NEL PRESUNTO V SECOLO A.C., OVVERO LA CAMPAGNA PUNITIVA DI SERSE IN ELLADE, È LA FALLIMENTARE GUERRA DI LIVONIA DI IVAN IL TERRIBILE.

18. LA GIUDITTA DELL'ANTICO TESTAMENTO CHE UCCISE L'ASSIRO OLOFERNE = MALYUTA SKURATOV E LA NOBILE DONNA "ANTICA" ASSOCIATA ALLA MORTE DEL PERSIANO MARDONIO.

La Giuditta biblica era una nobile ebrea, una ricca vedova (Giuditta 8:2), “bella di aspetto e molto attraente” (Giuditta 8:7). È interessante notare che, a giudicare dalla Bibbia, occupava una posizione molto elevata (Giuditta 8:11-34). Giuditta decise di liberare il popolo di Betulia, probabilmente la Lituania, in un'interpretazione inversa, dagli Assiri.

Si reca nell'accampamento degli Assiri, direttamente da Oloferne, e cerca di sedurlo. La Bibbia dice: «Allora Giuditta entrò e corse accanto a lui. Il cuore di Oloferne si commosse per lei e la sua anima si agitò: desiderava ardentemente unirsi a lei e cercava un'occasione per sedurla... Giuditta rimase sola nella tenda con Oloferne, che era disteso sul letto, ubriaco di vino» (Giuditta 12:16; 13:2).

Giuditta prende la spada e taglia la testa di Oloferne, fig. 7.33.

Come abbiamo mostrato nel libro “La Rus' biblica”, cap. 8, il libro di Giuditta dell'Antico Testamento ripete di fatto la trama del libro di Ester, cioè gli eventi drammatici dell'epoca di Ivan IV il Terribile che già conosciamo. O il suo riflesso fantasma, Ivan III il Terribile del XV secolo. A quanto pare, con il nome di Giuditta - semplicemente, la giudea - è descritta la biblica Ester = Elena Voloshanka, mentre con il nome del comandante assiro Oloferne, morto per causa sua, è descritto o Ivan Ivanovic, cioè il figlio morto di Ivan IV il Terribile, o Ivan il Giovane, il figlio morto di Ivan III il Terribile. Oppure il famoso Maluta Skuratov o Olferiev.

La Bibbia continua: “Ecco Oloferne disteso a terra, senza testa. Quando i capi dell'esercito assiro udirono queste parole, si strapparono le vesti, furono presi da grande sgomento, e si levò un grido e un grande clamore nell'accampamento” (Giuditta 14:18-19). E ancora: «Li colse il terrore e il tremore... tutti si misero a fuggire per tutte le strade della pianura e della regione montuosa. Anche quelli che si erano accampati... vicino a Betulia si diedero alla fuga. Allora i figli d'Israele, tutti uomini valorosi, si misero all'inseguimento... Da ogni parte infliggevano loro (agli Assiri - Aut.) UNA GRANDE SCONFITTA, FINCHÉ NON PASSARONO OLTRE DAMASCO E OLTRE I SUOI CONFINI. Gli altri abitanti di Betulia assalirono l'accampamento assiro, lo saccheggiarono e si arricchirono molto... Ottennero un grande bottino, perché era molto abbondante” (Giuditta 15:2-3, 15:5-7).

Il riflesso della storia di Giuditta = Ester lo troviamo anche in Erodoto, nella descrizione della sconfitta dei Persiani presso l'“antica” Platea, cioè presso Polotsk. Il suo racconto è vago, ma la corrispondenza è evidente.

“Non appena i Greci ebbero sgominato i barbari a Platea, si avvicinò a loro una fuggiasca; appresa la disfatta persiana e la vittoria dei Greci, essa, che era una concubina del Persiano Farandate figlio di Teaspi, ornatasi d'oro a profusione, lei e le sue ancelle, e con la veste più elegante di cui disponeva scese dal suo carro e si avvicinò agli Spartani, ancora impegnati nel massacro; e vedendo che a dirigere tutte quelle operazioni era Pausania, di cui già conosceva nome e patria per averli sentiti ripetere più volte, lo individuò e stringendogli le ginocchia disse: "Re di Sparta, sono tua supplice: non fare di me una schiava del bottino; tu già mi hai beneficato sterminando questa gente che non rispetta né i dèmoni né gli dèi. Io sono originaria di Cos, figlia di Egetoride e nipote di Antagora. Il Persiano mi aveva perché mi portò via da Cos con la forza". Pausania le rispose: "Fatti coraggio, donna, perché sei una supplice e tanto più se dici la verità e sei figlia di Egetoride di Cos, l'ospite a me più strettamente legato fra tutti gli abitanti di quel paese". Disse così e l'affidò per il momento agli efori lì presenti; più tardi la fece accompagnare a Egina, dove lei stessa desiderava recarsi …

Subito dopo la partenza della donna, giunsero i Mantinei, a cose ormai compiute.” [163], pp. 439-440.

A quanto pare, ci troviamo di fronte al racconto biblico di Giuditta = Ester. Infatti.

- Secondo Erodoto, gli Elleni sconfissero i Persiani. Abbiamo già avuto modo di constatare più volte che i Persiani “antichi” sono i Russi, ovvero gli Assiri “antichi”.

Secondo la Bibbia, gli Ebrei sconfissero gli Assiri. Ancora una volta si sovrappongono i Persiani agli Assiri.

- Secondo Erodoto, nell'esercito dei vincitori c'è una donna nobile. Il suo nome non viene menzionato. È vestita in modo lussuoso e indossa molti gioielli. Insieme a lei arrivano le sue ANCELLE.

Allo stesso modo, la Bibbia dice che nell'esercito assiro c'è una nobile ebrea di nome Giuditta. È una vedova ricca e ben vestita. Con lei c'è anche la sua SERVITRICE, che rimarrà sempre al fianco di Giuditta fino all'uccisione di Oloferne. In molti dipinti antichi, la serva di Giuditta è raffigurata accanto alla sua padrona mentre questa taglia la testa di Oloferne e poi esce tra la folla, vedi ad esempio fig. 7.34 e fig. 7.35.

La corrispondenza è evidente, solo che in Erodoto i vincitori e i vinti sono invertiti. La Giuditta dell'Antico Testamento si presentò agli Assiri, che presto persero la guerra a causa sua. La “donna nobile” di Erodoto invece si unì all'esercito degli Spartani che sconfisse i Persiani.

- Erodoto racconta poi che “quella donna” era l'amante di un nobile persiano.

Analogamente, la versione biblica afferma che Giuditta “giaceva sul letto” dell'assiro Oloferne. Cioè, era diventata la sua amante.

- Secondo Erodoto, una certa donna, concubina di un persiano, si presentò direttamente al comandante in capo dell'esercito spartano.

Allo stesso modo, la biblica Giuditta si presentò direttamente davanti a Oloferne, comandante in capo dell'esercito assiro.

- Secondo Erodoto, una “donna nobile” giunse all'accampamento degli Spartani proprio nel momento in cui la battaglia era appena terminata. Si dice che fosse “sul campo ancora insanguinato”.

La Bibbia dice che non appena Giuditta tagliò la testa di Oloferne, gli Assiri si misero a fuggire in preda al panico. Furono raggiunti dagli Ebrei, che li sconfissero e saccheggiarono il campo assiro. In altre parole, Giuditta è effettivamente presente sul campo di battaglia, o si trova nelle vicinanze.

Erodoto non dice nulla sul fatto che “una certa donna” abbia tagliato la testa a Mardonio, il duplicato di Maluta Skuratov = l'Oloferne biblico. Tuttavia, il suo racconto sulla “nobile concubina persiana” è interamente immerso nel racconto di Erodoto sulla morte di Mardonio. Pertanto, entrambi i racconti sono presentati da Erodoto uno accanto all'altro, strettamente intrecciati.

Vale la pena notare che “una certa donna”, concubina persiana, è presentata da Erodoto in toni positivi. In questo senso, il “classico antico” è vicino alla Bibbia, dove Giuditta, come la sua controparte Ester, è anch'essa descritta in modo positivo, rappresentata come un'eroina del popolo ebraico. Abbiamo già scoperto più volte che il punto di vista di Erodoto e Tito Livio è spesso vicino a quello biblico, dell'Antico Testamento. Vedi, per esempio, il nostro libro “La Roma dei Re nella regione tra i fiumi Oka e Volga”.

- Secondo la Bibbia, dopo la sconfitta degli Assiri, gli Ebrei "attaccarono il campo assiro, lo saccheggiarono e si arricchirono molto... Ottennero un grande bottino, perché era molto abbondante", vedi sopra. Quindi, si dice che il campo degli Assiri era molto ricco.
Un quadro analogo è descritto anche da Erodoto. Il racconto della sconfitta dell'avanguardia persiana di Mardonio si conclude con la seguente scena vivida. Il re spartano “Pausania ordinò all'araldo di proclamare che nessuno osasse appropriarsi del bottino e ordinò agli iloti di portare i tesori in un unico luogo. Gli iloti si dispersero nell'accampamento persiano e trovarono tende adornate d'oro e d'argento, letti dorati e argentati, vasi d'oro per mescolare il vino, coppe e altri recipienti per bere. Sui carri trovarono sacchi con calderoni d'oro e d'argento. Ai nemici caduti strapparono bracciali, collane e SPADE D'ORO, mentre nessuno prestò attenzione alle vesti variopinte e ricamate dei barbari. Gli iloti rubarono molti gioielli e poi cominciarono a venderli agli Egineti, ma dovettero comunque consegnare gran parte del bottino, poiché era impossibile nasconderlo tutto. Da qui deriva la GRANDE RICCHEZZA degli Egineti, che compravano oro dagli iloti [e lo pagavano] come se fosse rame...

Dopo di che si divisero [tra loro] tutto il resto del bottino: le concubine persiane, l'oro, l'argento, altri oggetti di valore e gli animali da soma” [163], p. 441.

Il fatto stesso del saccheggio non è sorprendente. I vincitori saccheggiano i beni dei vinti. È interessante notare come Erodoto sottolinei la ricchezza dell'esercito persiano: abiti ricchi, utensili, armi - spade d'oro! E ancora una volta viene messo in risalto il contrasto tra la ricchezza dei Persiani e la povertà degli Elleni. Abbiamo già notato questo tema ricorrente in Erodoto. Per qualche motivo, sembrava interessarlo particolarmente.

Erodoto continua: “Nel fuggire dalla Grecia Serse aveva lasciato la propria tenda a Mardonio. Pausania dunque, vedendo la tenda e gli arredi di Mardonio, l'oro, l'argento e le splendide cortine ricamate, ordinò ai fornai e ai cuochi di preparare un pasto come per Mardonio. Gli incaricati obbedirono e allora Pausania, scorgendo letti d'oro e d'argento con preziose imbottiture, tavolini d'oro e d'argento, tutto uno sfarzoso apparato da banchetto, sbalordito dal lusso dispiegato davanti ai suoi occhi, ordinò, per divertimento, ai suoi servitori di allestire un pasto alla spartana. Il pranzo fu preparato e, poiché grande era la differenza, Pausania scoppiò a ridere; e mandò a chiamare gli strateghi dei Greci ai quali, quando furono lì, disse indicando le due tavole imbandite: "Greci, vi ho convocato per questa ragione: volevo mostrarvi l'imbecillità del Medo, che, disponendo di un simile tenore di vita, si è mosso contro di noi, che ne abbiamo uno così miserabile, per portarcelo via!". Questo Pausania avrebbe detto agli strateghi dei Greci …

In epoca successiva a tali avvenimenti anche parecchi Plateesi rinvennero cofani pieni d'oro e d'argento e di altri preziosi.” [163], pagg. 441-442.

Tuttavia, a volte Erodoto rende merito ai Persiani per il loro coraggio: «La principale virtù dei Persiani è il coraggio. Dopo la virtù militare, è considerato un grande merito avere il maggior numero possibile di figli... I bambini dai cinque ai vent'anni vengono istruiti solo in tre cose: equitazione, tiro con l'arco e sincerità” [163], p. 55.

E subito dopo Erodoto riprende tristemente il tema del pranzo: “I Persiani sostengono che gli Elleni si alzano da tavola affamati, poiché dopo pranzo non viene servito loro alcun piatto degno di questo nome. Se agli Elleni venisse servito il dolce, mangerebbero senza sosta” [163], p. 54.

Ora capiamo di quale periodo stiamo parlando. Della fine del XVI secolo d.C. Secondo l'antico Erodoto, i suoi concittadini dell'Europa occidentale all'epoca vivevano in povertà. I Persiani, invece, erano ricchi. Il confronto tra il pranzo occidentale europeo e quello russo-persiano mostrava, secondo Erodoto, “la loro grande differenza”. I Russi = Persiani mangiavano in modo sontuoso, mentre gli Europei occidentali = Elleni erano notevolmente più poveri. Nel XVI-XVII secolo era così che si descrivevano loro stessi.

Nella fig. 7.36 è riportato il dipinto di Jacopo Robusti “Ester davanti ad Artaserse”, mentre nella fig. 7.37 è riportato lo stesso dipinto “Giuditta e Oloferne”.

 

 

19. DI NUOVO LA “STORIA DI ESTER”, QUESTA VOLTA ALLA FINE DELL'OPERA DI ERODOTO.

19.1. IL RE SERSE RINUNCIA ALLA SUA LEGITTIMA MOGLIE PER ARTAUNTE, LA GIOVANE MOGLIE DI SUO FIGLIO DARIO. ARTAUNTE DIVENTA L'AMANTE DI SERSE.

Seguendo le “Storie” di Erodoto, ci avviciniamo alla fine e ci troviamo negli ultimi decenni del XVI secolo. Sappiamo già bene che proprio in questo periodo, nella metropoli dell'Impero, nella Rus' dell'Orda, si svolge la “storia di Ester”, il colpo di stato che portò al Periodo dei Torbidi. È naturale aspettarsi che Erodoto, dopo aver raccontato della guerra di Livonia di Ivan il Terribile, passi ora a Ester. La nostra conclusione logica è pienamente giustificata.

Subito dopo la sconfitta dei Persiani a Platea, Erodoto racconta dei tumultuosi eventi che si verificarono alla corte del re persiano Serse. Per comprendere meglio gli eventi successivi, precisiamo subito che Serse aveva una moglie legittima, Amestri. Alla corte di Serse c'è suo fratello Masiste, il quale ha una moglie e una figlia. Serse si innamora della moglie di Masiste, ma non è ricambiato. Allora Serse cerca di avvicinarla a sé, organizzando il matrimonio di suo figlio Dario con sua figlia, cioè Artaunte, la figlia di Masiste. Tuttavia, dopo aver accolto Artaunte nella sua casa, Serse si raffredda immediatamente nei confronti della madre e si innamora della giovane Artaunte. Riesce a farla diventare la sua amante. Tutto ciò porta a conseguenze molto gravi. Lo schema convenzionale delle relazioni tra tutti i personaggi citati, è illustrato nella fig. 7.38.

“Allora, mentre se ne stava a Sardi, Serse si invaghì della moglie di Masiste, che si trovava lì anch'essa. Giacché, con le sue missive, non riusciva a concludere, e neppure cercava di forzarla, per riguardo al fratello Masiste (la stessa ragione tratteneva anche la donna, più che certa di non subire violenza), ecco che Serse, impossibilitato a imboccare altre strade, combina per il proprio figlio Dario il matrimonio con la figlia di quella donna e di Masiste, convinto, così facendo, di farla sua più facilmente. Concluso l'accordo nuziale e compiuti i preparativi d'uso, se ne partì per Susa …

Ma, quando vi fu arrivato ed ebbe introdotto in casa sua la sposa di Dario, ormai gli si era sopita la passione per la moglie di Masiste: Serse, mutati i sentimenti, amava la moglie di Dario, la figlia di Masiste e riuscì a conquistarla. Questa donna si chiamava Artaunte …

Passò del tempo e la cosa si riseppe, come segue. La moglie di Serse, Amestri, tessuto un grande e meraviglioso mantello ricamato, lo donò a Serse. Lui, tutto contento, se lo mise addosso e si recò da Artaunte. Rimasto contento anche di lei, la invitò in cambio dei suoi favori a chiedergli ciò che volesse; qualunque cosa indicasse l'avrebbe ottenuta. Era destino che la donna finisse male con tutta la sua famiglia: di fronte a questa proposta essa domandò a Serse: "Mi darai davvero quel che ti chiedo?". E lui, che si aspettava qualunque altra richiesta, promise e giurò. E quando ebbe giurato, lei, tranquillamente, pretese il mantello. Serse mise in atto ogni espediente: non voleva cederlo, se non altro per timore che Amestri, già sospettosa della tresca, in quel modo lo cogliesse in fallo; le offrì città, oro a profusione, un esercito di cui nessun altro avrebbe avuto il comando; l'esercito è un dono tutto persiano. Ma non la persuase e dovette consegnarle il mantello. Artaunte, felice del dono, lo portava e se ne pavoneggiava …

Amestri venne a sapere che lo aveva lei. Una volta al corrente di ciò che accadeva, non se la prese con la donna, ma, immaginando che la colpevole, la responsabile di tutto fosse la madre di lei, macchinava una brutta fine per la moglie di Masiste …

Attese che il proprio marito Serse imbandisse un pranzo reale (questo banchetto si prepara una volta all'anno, nell'anniversario della nascita del re, e si chiama, in persiano, tyctà, in greco téleion; è l'unica circostanza in cui il re si unge la testa e fa regali ai Persiani), attese, dicevo, questo giorno e chiese a Serse, come presente, la moglie di Masiste. Serse considerò grave, orribile già l'idea di consegnare la moglie di suo fratello e per giunta una donna che non c'entrava nulla in quell'affare; aveva capito in effetti per quale ragione Amestri la voleva sua …

Infine, visto che lei non recedeva, e poi vincolato dall'usanza che impedisce di lasciare insoddisfatta una richiesta formulata durante un banchetto reale, sia pure del tutto controvoglia, acconsentì. E nel consegnare la donna ecco cosa fece: invitò Amestri a regolarsi come voleva, lui dal canto suo convocò il fratello e gli disse: "Masiste, tu sei figlio di Dario e fratello mio, e oltretutto sei una persona di prim'ordine. Con la donna con cui ora vivi non viverci più; in cambio io ti do una mia figlia; sposati questa; la moglie che hai ora non mi va, lasciala perdere". Masiste, sbalordito da quelle parole, rispose: "Signore che razza di malefico discorso mi stai facendo? Mia moglie, da cui ho figli giovani e figlie, e una di loro tu l'hai fatta sposare a tuo figlio, una moglie che è fatta per me, tu mi inviti a lasciarla? E a sposare tua figlia? Mio re, mi sento molto onorato se mi consideri degno di tua figlia, ma non farò nulla di tutto questo. E non forzarmi chiedendomi una cosa del genere. Vedrai che per tua figlia si troverà un altro marito, per nulla inferiore a me, e quanto a me, lasciami vivere con mia moglie". Masiste dunque gli rispose così, e Serse, adirato, ribatté: "L'hai voluto tu, Masiste: ora non ti posso più dare mia figlia da sposare, né tu vivrai più oltre con tua moglie. Così imparerai ad accettare ciò che ti si offre". Masiste, udito questo, uscì fuori, ma prima disse: "Signore, non mi hai ancora finito!" …

Nel frattempo, proprio mentre Serse era a colloquio col fratello, Amestri, chiamati i dorifori di Serse, stava torturando la moglie di Masiste: le fece tagliare i seni e gettarli ai cani, le fece mozzare naso, orecchie, labbra, lingua e la rimandò a casa sfigurata senza rimedio …

Masiste, ancora ignaro del fatto, ma fiutando nell'aria la tempesta, si precipitò a casa di corsa. Visto lo scempio inflitto alla moglie e consigliatosi immediatamente con i figli, si mise in viaggio verso Battra con i propri figli e probabilmente con altri, deciso a sollevare una rivolta nella provincia battriana e ad arrecare i maggiori danni al re. E sarebbe anche andata così, io credo, se avesse fatto in tempo ad arrivare fra i Battri e i Saci. Godeva molte simpatie tra loro ed era governatore della Battriana. Ma Serse, informato delle sue intenzioni, mandò sulle sue tracce delle truppe e lo fece uccidere lungo il percorso, lui, i suoi figli e tutta la carovana. E questo è tutto sull'innamoramento di Serse e sulla morte di Masiste.” [163], pp.449-451.

Che cosa ci racconta qui Erodoto?

 

 

19.2. IN QUESTO CASO SERSE È IVAN IL TERRIBILE, MASISTE È SUO FIGLIO IVAN, ARTAUNTE È ELENA VOLOSHANKA = LA BIBLICA ESTER.

Il racconto di Erodoto è in realtà abbastanza comprensibile. Abbiamo già incontrato molte volte le diverse descrizioni della famosa storia di Ester del XVI secolo nelle pagine delle cronache “antiche”. Questa versione di Erodoto è facilmente riconoscibile e trasparente. Giudicate voi stessi.

- Secondo Erodoto, il grande re persiano Serse allontana da sé la sua legittima moglie Amestri, innamorandosi prima della moglie di suo fratello e poi della sua giovane figlia.

Analogamente, secondo le cronache russe, il grande zar Ivan il Terribile allontana da sé sua moglie. Nella versione del XV secolo si tratta della famosa Sofia Paleologa. Al suo posto, Ivan il Terribile porta nella sua casa una giovane donna, moglie di suo figlio Ivan il Giovane, che diventerà sua amante.

- Secondo Erodoto, accanto a Serse c'è un suo parente stretto, il fratello Masiste, protagonista involontario del dramma che sta per scoppiare. All'inizio Masiste non sospetta nulla. Sua figlia diventa l'amante di Serse. All'inizio pochi lo sanno, ma poi tutta la corte scopre la verità e diventa testimone di eventi tumultuosi.

Nella versione russa, accanto a Ivan III il Terribile c'è suo figlio Ivan il Giovane, anch'egli coinvolto contro la sua volontà nel conflitto familiare che sta crescendo. La sua giovane moglie, Elena Voloshanka, diventa l'amante di Ivan III il Terribile. In breve tempo il segreto diventa noto a tutta la corte imperiale.

In entrambe le versioni, nella tragedia è coinvolto un parente stretto del gran zar: o suo fratello o suo figlio.

- Nella versione “antica” segue poi una grande lite familiare. Amestri, la legittima moglie di Serse, viene a sapere del tradimento del marito. Ottiene dal re la consegna della moglie innocente di Masiste. Successivamente, per ordine della regina, le guardie del corpo di Serse mutilano orribilmente la povera donna.

Secondo le cronache russe, il quadro è leggermente diverso, ma la struttura degli eventi è sostanzialmente la stessa. Si verifica una grave lite familiare, ma le due donne vengono “scambiate di posto”. Qui è Sofia Paleologa, prima e legittima moglie di Ivan III il Terribile, a subire le persecuzioni. Ricordiamo che lo zar Ivan III preferisce a lungo la compagnia della sua concubina, l'eretica Elena Voloshanka, che DI FATTO SOSTIENE L'ERESIA DEI GIUDAIZZANTI, i seguaci di Sakharia. Inoltre, presumibilmente nel 1490, imetropolita di Mosca diventa l'eretico ebreo Zosima [372], vol. 1, p. 495. L'arcivescovo di Novgorod Gennadio e altri gerarchi della Chiesa russa organizzano un concilio ecclesiastico con lo scopo di distruggere l'eresia a Mosca. Il concilio si svolge presumibilmente nel 1490, ma NON ADOTTA ALCUNA DECISIONE CONTRO GLI ERETICI. L'apogeo della celebrazione dell'eresia dei giudaizzanti a Mosca è l'incarcerazione di Vasilij, figlio di Ivan III, la brutale esecuzione dei suoi seguaci e la MORTE DEI SEGUACI DELLA ZARINA SOFIA. Vengono annegati nel fiume Moscova. Sofia Paleologa fugge a Belozero. Elena Voloshanka = Ester, trionfa.

Pertanto, in entrambe le versioni, a causa di un intrigo una donna innocente soffre, mentre la sua rivale trionfa. Secondo Erodoto, si tratta di Artaunte e Amestri, mentre nelle cronache russe è Elena Voloshanka = Ester.

- Secondo Erodoto, Masiste, fratello del re, fu ucciso poco dopo. PER ORDINE PERSONALE DI SERSE, fu rapidamente raggiunto e ucciso.

Analogamente, nella versione della Rus' dell'Orda, il figlio di Ivan il Terribile, ovvero il principe Ivan, fu ucciso dallo STESSO ZAR con un colpo di bastone diretto al volto, alla tempia. Muore anche il suo doppione, Ivan il Giovane, marito di Elena Voloshanka, presumibilmente nel XV secolo.

 

 

19.3. IL MANTELLO FATALE.

Vale la pena notare la trama caratteristica: la moglie legittima Amestri ha regalato al marito Serse un mantello di lusso, ma il re lo dà, anche se contro la sua volontà, alla sua amante Artaunte. Dopo un po' di tempo, sua moglie Amestri lo scopre e si infuria.

Nel libro “L'inizio della Rus' dell'Orda”, cap. 5:2.17, abbiamo già analizzato una trama molto simile e famosa. Nel popolare poema epico germanico-scandinavo su Sigfrido e Brunilde si racconta del violento conflitto tra le due mogli di Sigfrido, Brunilde e Crimilde, scoppiato a causa della “cintura di Brunilde”. La stessa storia si riflette, tra l'altro, nella famosa disputa tra due “antiche” dee: Atena e Afrodite.

Nell'epopea “Il canto dei Nibelunghi” c'è un intero capitolo intitolato: “IL LITIGIO DELLE REGINE”. Brunilde e Crimilde litigarono su CHI AVESSE IL MARITO MIGLIORE. Crimilde iniziò a lodare il marito Sigfrido. In risposta, Brunilde, ex prima moglie di Sigfrido, affermò che il suo attuale marito Gunther era più coraggioso, più nobile e più audace. La disputa si fece sempre più accesa.

Nel pieno della disputa, Crimilde rivela a Brunilde il segreto della sua prima notte di nozze, quando Sigfrido, all'insaputa di Brunilde, sostituì Gunther nel letto nuziale. Indignata, Brunilde accusa Crimilde di mentire, ma questa le mostra con orgoglio il suo anello e la sua preziosa cintura, rubati un tempo da Sigfrido a Brunilde durante la loro prima notte di nozze.

“Questa cintura era tessuta con la seta di Ninive, tempestata di pietre preziose e ricamata con perle. Quando la vide, Brunilde pianse” [652:1], p. 101.

Le passioni si infiammano al massimo e nella contrapposizione tra le due regine vengono coinvolti sia Sigfrido, marito di Crimilde, sia Gunther, marito di Brunilde. Alla fine muore Sigfrido e qualche tempo dopo, a seguito dello scoppio di una guerra, muore anche Gunther.

Come abbiamo già detto, nella Saga dei Nibelunghi si parla molto probabilmente della famosa disputa tra le due dee Atena e Afrodite, che porta al “giudizio di Paride”, alla comparsa del “pomo della discordia” e alla disputa tra le dee su “chi sia la migliore”. E infine, della lunga guerra di Troia del XIII secolo d.C., quando muoiono Achille = Sigfrido e Ettore = Gunther. In questa rappresentazione Brunilde è Atena, dea della guerra, mentre Crimilde è Afrodite, dea della bellezza.

Ora ci troviamo di fronte al fatto che questa trama potrebbe aver assorbito in parte anche elementi della “storia di Ester” del XVI secolo. È proprio ciò che è accaduto nell'opera di Erodoto. Vediamo che i cronisti dell'Europa occidentale a volte mescolavano le due guerre: quella di Troia del XIII secolo e il Periodo dei Torbidi della fine del XVI - inizio XVII secolo.

Nelle “Storie” di Erodoto ci sono altri riferimenti più vaghi della “storia di Ester”. Tra questi, ad esempio, il racconto di Atossa, figlia di Ciro e moglie di Dario [163], p. 179. Il racconto di Erodoto su Atossa è molto breve. Plutarco, invece, parla molto di Atossa nella sezione “Artaserse” delle sue “Vite parallele” [660], vol. 3, pp. 360-368. Nella sua esposizione, la corrispondenza con la storia di Ester = Elena Voloshanka appare molto evidente. Abbiamo analizzato in dettaglio questo racconto di Plutarco nel libro “La Rus' biblica” (cap. 7:28), quindi non ci soffermeremo in questa sede. Segnaliamo solo che il re persiano Artaserse è un altro riflesso di Ivan il Terribile. Come pure il re persiano Serse. A proposito, il nome ARTA-SERSE significava probabilmente ORDA-TSAR, Re dell'Orda o Re dei Cosacchi dell'Orda.

Tuttavia, vale la pena soffermarsi sul racconto di Plutarco su Atossa e Arta-Serse per un altro motivo. Il fatto è che qui viene raccontata anche un'altra storia interessante, quella del famoso cortigiano persiano Tiribazo, che risulta essere un altro riflesso di Andrej Kurbskij. Ne parleremo nella prossima sezione.

 

 

20. “L'ANTICO” PERSIANO TIRIBAZO AL SERVIZIO DI ARTASERSE È UN ALTRO RIFLESSO DEL PRINCIPE KURBSKY NELLE PAGINE DI PLUTARCO.

20.1. FINE DEL XVI SECOLO: LA GUERRA DI LIVONIA DEL TERRIBILE CON L'“ANTICO” EGITTO.

Dalla storia della seconda metà del XVI secolo sappiamo già bene che se in una cronaca viene raccontata in dettaglio la “storia di Ester”, la seconda moglie o concubina di Ivan il Terribile, allora ci si deve aspettare anche la comparsa del traditore principe Kurbsky. Questi due episodi della seconda metà del XVI secolo sono strettamente intrecciati. In molte fonti in cui si menziona Kurbsky, si parla anche di Ester, e viceversa. Dove c'è Ester, c'è anche Kurbsky. Pertanto, avendo trovato nell'“Artaserse” di Plutarco il racconto di Ester-Atossa, ci si dovrebbe aspettare che qui compaia anche la trama del traditore Kurbsky. La nostra previsione si rivela brillante. Ecco cosa riferisce Plutarco. Si tratta, come già abbiamo capito, della guerra di Livonia, della fallita campagna punitiva di Ivan il Terribile contro l'Europa occidentale in rivolta.

“Artaserse iniziò la guerra contro l'Egitto, MA SUBÌ UNA SCONFITTA a causa della discordia tra i comandanti che guidavano la campagna, Farnabazo e Ificrate. Contro i Cadusi, il RE SCESE IN CAMPO PERSONALMENTE con trecentomila fanti e diecimila cavalieri. Dopo aver invaso la loro terra, montuosa, nebbiosa e selvaggia, che non produceva alcun tipo di grano, ma nutriva i suoi abitanti bellicosi e ribelli con pere, mele e altri frutti simili, EGLI SI TROVÒ IN UNA SITUAZIONE MOLTO DIFFICILE E PERICOLOSA: non era possibile procurarsi cibo sul posto né farlo arrivare dall'esterno, così si nutrivano solo della carne degli animali da soma e per una testa d'asino davano volentieri sessanta dracme. I banchetti reali cessarono. I cavalli erano rimasti pochissimi: gli altri erano stati uccisi e mangiati. In quel momento salvò il re e l'esercito TIRIBAZO, UN UOMO CHE, GRAZIE ALLE SUE IMPRESE E AL SUO CORAGGIO, SPESSO RICOPRIVA LE POSIZIONI PIÙ ELEVATE E ALTRETTANTO SPESSO LE PERDEVA A CAUSA DELLA PROPRIA INCOSCIENZA E POI FINIVA NELL'INSIGNIFICANZA” [660], vol. 3, pp. 363-364.

È interessante notare che qui Plutarco dà la sua interpretazione della guerra di Livonia, che non solo è in linea con le versioni già note, ma le completa pure. In particolare, Artaserse = Ivan il Terribile invia un enorme esercito in Egitto. Ma era proprio “Egitto” il nome con cui Erodoto chiamava l'Europa occidentale quando descriveva la fallimentare campagna del re persiano Cambise = Ivan il Terribile, vedi sopra. Abbiamo già discusso le ragioni di ciò, quindi non ci ripeteremo.

Segue un'interessante descrizione del regno dei Cadusi, ovvero, a quanto pare, dell'Europa occidentale. Si tratta di un paese piuttosto povero, senza grano e con abitanti ribelli. Si nutrono principalmente di frutta e verdura. Non si fa menzione di alcuna attività agricola degna di nota: “il grano non cresce”. È difficile procurarsi il cibo. Nell'esercito si è dovuto ricorrere all'abbattimento degli animali da soma. Diventa più chiaro perché Erodoto si lamentasse tanto del fatto che i fieri Elleni si nutrivano male rispetto ai barbari Persiani. Come vediamo, Plutarco ci dipinge più o meno lo stesso quadro. L'Europa occidentale della seconda metà del XVI secolo era notevolmente inferiore, in termini di tenore di vita, rispetto alla “antica” Persia, cioè alla Rus' dell'Orda. Ma andiamo avanti.

Durante la campagna persiana si distingue il cortigiano Tiribazo, famoso per le sue imprese. Allo stesso tempo era dotato di un carattere turbolento, che a volte lo elevava, a volte, al contrario, lo precipitava nell'abisso delle disgrazie. Probabilmente siamo di fronte all'inizio della storia del principe Kurbsky, figura di spicco dell'epoca di Ivan il Terribile.

 

 

20.2. IL TRADIMENTO DEL PRINCIPE KURBSKY.

Plutarco continua: "E così Tiribazo, dopo aver parlato con Artaserse e avergli rivelato il suo piano, VA DA UNO DEI RE (nemici - Aut.), mentre al secondo manda segretamente suo figlio, ed entrambi iniziano a INGANNARE i Cadusi, dicendo che l'altro re stava già inviando un'ambasciata ad Artaserse per chiedere amicizia e alleanza - solo per sé stesso... Entrambi i persiani (Tiribazo e suo figlio - Aut.) promisero di favorire in ogni modo il successo di questi negoziati. I Cadusi FURONO INGANNATI, entrambi si affrettarono a precedersi l'un l'altro, e uno inviò gli ambasciatori con Tiribazo, l'altro con il figlio di Tiribazo. Tutto questo richiese molto tempo, durante il quale I NEMICI DI TIRIBAZO LO DENIGRARONO IN OGNI MODO DAVANTI AD ARTASERSE E RIUSCIRONO A SEMINARE IL SOSPETTO NEL CUORE DEL RE: Egli si abbatté, si pentì di aver dato fiducia a Tiribazo e ascoltò con benevolenza le parole dei suoi nemici. Ma quando, seguito dai Cadusi, apparve Tiribazo stesso con suo figlio, e fu stipulata la pace con entrambe le ambasciate, Tiribazo divenne famoso e si esaltò.

Si mise in viaggio insieme al re, il quale... dimostrò in modo convincente che la codardia e la mollezza non derivano dal lusso e dalla ricchezza... Né l'oro, né il candio, né i gioielli del valore di dodicimila talenti, né i paramenti... impedivano a lui (Artaserse - Aut.) di sopportare tutte le fatiche e le difficoltà alla pari di qualsiasi altro soldato... Camminava alla testa dell'esercito lungo ripide strade di montagna, e gli altri, vedendo il suo vigore e la sua forza, provavano... sollievo...

Alla fine, Artaserse si avvicinò al campo reale... e poiché era arrivato il freddo e il posto era deserto e senza alberi, permise ai soldati di fare scorta di legna nei giardini e di tagliare tutto... Artaserse prese un'ascia e con le sue stesse mani abbatté l'albero più alto e più bello...

COSÌ TORNÒ IL RE, SUBENDO GRAVI PERDITE DI UOMINI E PERDENDO QUASI TUTTI I CAVALLI. Ritenendo che la SPEDIZIONE INFELICE avesse suscitato un sentimento di disprezzo verso il sovrano, EGLI INIZIÒ A SOSPETTARE I SUOI PIÙ STRETTI SEGUACI E NE IMPICCÒ MOLTI IN PREDA ALL'IRA, MA ANCOR DI PIÙ PER PAURA. Perché la causa principale della CRUDELTÀ DEI TIRANNI è la codardia” [660], vol. 3, pagg. 364-365.

- Ricordiamo che il principe Kurbsky, il più stretto collaboratore di Ivan il Terribile, partecipò al suo fianco alla campagna di Kazan e alla guerra di Livonia. Queste due campagne sono già state identificate in precedenza con la campagna del re persiano Cambise in Egitto e nei paesi confinanti.

Secondo Plutarco, anche il cortigiano Tiribazo, stretto collaboratore del re Artaserse, partecipò al suo fianco alla campagna in Egitto. Tornarono insieme dalla campagna, camminando fianco a fianco lungo le strade che conducevano a casa.

A proposito, vale la pena notare il riferimento di Plutarco al GELO che colse l'esercito del re Artaserse alla fine della campagna, durante il ritorno in patria. Fu necessario abbattere i giardini persiani per riscaldarsi attorno ai falò. Probabilmente questo fatto indica un paese dove non c'è solo un inverno freddo, ma anche IL GELO. È il caso, ad esempio, della Rus' dell'Orda. Dove, secondo il parallelismo che abbiamo scoperto, si svolsero effettivamente tutti questi eventi “antichi”.

- Nella versione russa, la guerra di Livonia di Ivan il Terribile finì con un FALLIMENTO.

Analogamente, anche la campagna egiziana di Artaserse contro i Cadusi si conclude con un FALLIMENTO.

- Secondo fonti russe, il principe Kurbsky tradì Ivan il Terribile durante la guerra di Livonia, passando al nemico.

Anche Plutarco riferisce dell'INGANNO DI TIRIBAZO. Tuttavia, secondo Plutarco, Tiribazo non tradì Artaserse, ma ingannò i suoi nemici, costringendoli con l'astuzia ad arrendersi e a stipulare un trattato di pace con il re. Tuttavia, nel corso degli eventi si scopre che Tiribazo non è ben visto alla corte di Artaserse, che viene calunniato e che nel cuore del re nascono dei sospetti. Artaserse si pente della fiducia riposta in Tiribazo e si schiera dalla parte dei suoi acerrimi nemici. In questo modo, in entrambe le versioni emerge con assoluta chiarezza il tema dell'INGANNO. Inoltre, come ci riferirà più avanti Plutarco, l'inimicizia tra Artaserse e Tiribazo sfocia in un conflitto aperto.

Torniamo a Plutarco. Artaserse aveva diverse figlie e le aveva promesse ai suoi cortigiani più fidati. Tra queste, promise a Tiribazo di concedergli in sposa sua figlia Amestri. “Mantenne le prime due promesse, ma ingannò Tiribazo e sposò Amestri, mentre a Tiribazo promise in sposa la figlia più giovane, Atossa. Quando prese in moglie anche questa figlia, infiammato dal desiderio per lei, come già raccontato sopra, TIRIBAZO SI INFURIO' DEFINITIVAMENTE. In realtà non aveva un carattere forte, ma era un uomo squilibrato e instabile e, passando dall'essere al primo posto tra gli uomini di Stato al cadere in disgrazia e subire umiliazioni, non sopportava nessuno di questi cambiamenti con la dovuta moderazione: quando era in auge, suscitava l'inimicizia generale con la sua arroganza, mentre nei momenti di sfortuna non mostrava umiltà e calma, ma un orgoglio indomabile” [660], v. 3, p. 366.

Abbiamo davanti a noi una buona corrispondenza con le varie descrizioni del comportamento del principe Kurbsky alla corte di Ivan il Terribile. Quindi, secondo Plutarco, Tiribazo-Kurbsky inizia a provare odio per il re Artaserse il Terribile. Il motivo è la violazione da parte del re della sua promessa. La tensione cresce. Tiribazo inizia a tramare contro Artaserse. Mette suo figlio Dario contro il re. SI FORMA UNA CONGIURA CONTRO ARTASERSSE, GUIDATA DA TIRIBAZO. Si decide di attaccare Artaserse di notte, direttamente nella sua camera da letto, e ucciderlo nel suo letto. Tuttavia, uno degli eunuchi denuncia la congiura al re. I cospiratori, contando sulla sorpresa, si intrufolano di notte nelle stanze del re, ma Artaserse, che è sveglio e li sta aspettando, fa un gran baccano. “Gli assassini, che non hanno portato a termine il loro piano, ma sono stati scoperti dal re, sono scappati dalla stessa porta da cui erano entrati nella camera da letto. TUTTI CONSIGLIARONO A TIRIBAZO DI SALVARSI, PERCHÉ LA SUA COLPA ERA STATA SCOPERTA; GLI ALTRI SI DISPERSERO, CHI QUI E CHI LÀ. TIRIBAZO FU RAGGIUNTO, uccise molte guardie del corpo del re e, alla fine, cadde lui stesso, colpito da una lancia scagliata da lontano” [660], vol. 3, p. 367.

- Secondo le fonti russe, il principe Kurbsky diventa nemico di Ivan il Terribile e fugge segretamente dai Livoniani. Da lì scrive lettere accusatorie contro Ivan il Terribile e partecipa attivamente alla guerra contro di lui. Ricordiamo che Andrej Kurbski guidò un gruppo di soldati che combatterono contro le truppe di Ivan il Terribile nella guerra di Livonia.

Secondo Plutarco, il cortigiano Tiribazo diventa un cospiratore e medita di uccidere Artaserse. Solo grazie a un caso fortuito il re rimane in vita. Dopo la scoperta del complotto, Tiribazo SI SALVA FUGGENDO.

Qui finisce la corrispondenza. La morte del principe Kurbsky è descritta dai cronisti del XVI secolo in modo diverso dalla morte del persiano Tiribazo. Kurbsky non fu ucciso dalle guardie del corpo di Ivan il Terribile e morì lontano da Mosca. Tiribazo, invece, fu raggiunto dai soldati di Artaserse e morì in combattimento.

Tuttavia, la corrispondenza tra il racconto di Plutarco e la versione romanoviana della storia del principe Kurbsky è evidente. A proposito, il nome TIRIBAZO potrebbe essere una leggera distorsione del nome KURBSKY con la sostituzione di K con T e di S con Z: kurbsky = KRBS ---> TRBZ = tiribazo.

Torniamo a Erodoto.

 

 

21. SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DELLE “STORIE” DI ERODOTO.

Dopo un percorso piuttosto lungo, siamo giunti alla fine delle “Storie” di Erodoto. Abbiamo iniziato lo studio di questa straordinaria fonte primaria nel libro “Cristo e la Rus' agli occhi degli antichi Greci” e lo concludiamo solo ora. È stato svolto un lavoro impegnativo, che ci ha permesso di scoprire molte cose interessanti.

Le ultime due pagine dell'opera di Erodoto sono dedicate al racconto di Artaucte, il persiano che tradì il suo signore Serse [163], pp. 451-453. Nonostante il racconto sia piuttosto vago, in esso sono chiaramente presenti due temi intrecciati. Il primo: la storia del principe Andrea Kurbsky del XVI secolo. Il secondo: la storia dell'apostolo Giuda che tradì Andronico Cristo, del XII secolo. Non ci soffermeremo su questo punto in modo dettagliato.

Pertanto, Erodoto iniziò la sua opera con gli eventi del XII secolo d.C., con la storia dell'imperatore Andronico Cristo, e arrivò fino all'inizio del XVII secolo d.C., raccontando del Periodo dei Torbidi nell'Impero, di Dmitrij Samozvanec e del regno di Vasilij Šujskij. Davanti a noi si snoda la storia dettagliata dell'Orda dal XIII al XVII secolo. Come abbiamo già detto, il nome stesso “Erodoto” deriva probabilmente dalla parola ORDA nella sua pronuncia occidentale HORDE, ORDA - Erodoto. Ne consegue che Erodoto ha illustrato in modo più o meno coerente la storia del Grande Impero. Solo un'epoca è stata trattata di sfuggita. Si tratta dell'epoca della conquista ottomana-atamana del XV-XVI secolo. Questo argomento era, a quanto pare, estremamente sgradevole per lui. Vedi fig. 5.5 e il nostro libro "Cristo e la Rus' attraverso gli occhi degli “antichi” greci”.

Non è escluso, tra l'altro, che Erodoto vivesse da qualche parte nell'Europa meridionale o nel Mediterraneo e non avesse mai visto, ad esempio, una bufera di neve. Pertanto, non aveva un'idea chiara di cosa fosse. A indicarlo sono le seguenti parole. Parlando della Scizia, ovvero della Rus' dell'Orda, Erodoto dice: “Poiché le loro terre (quelle degli Sciti - Aut.) erano vaste, Colassai le divise, secondo quanto raccontano gli Sciti, in tre regni tra i suoi tre figli. Il regno più grande fu quello dove era custodito l'oro. Nella regione situata ancora più a nord della terra degli Sciti, secondo quanto si dice, NON SI VEDE NULLA E NON È POSSIBILE ENTRARE A CAUSA DELLE PIUME VOLANTI. E IN EFFETTI, LA TERRA E L'ARIA SONO PIENE DI PIUME, E QUESTE IMPEDISCONO LA VISTA” [163], pp. 188-189.

Si tratta chiaramente di una bufera di neve. Tutto intorno è avvolto dalla neve che cade, volteggia e anche da vicino non si vede nulla. Una persona che non ha mai visto una bufera di neve e che si basa solo sui resoconti di viaggio di altre persone, potrebbe benissimo pensare che i fiocchi di neve che volteggiano siano piume bianche di uccelli. Oppure potrebbe aver confuso i termini russi PURGA e PERIA.

Ora torniamo ancora una volta a un episodio molto importante del XVI secolo, riportato anche dall'antico Erodoto, ovvero la conquista del Messico da parte dell'atamano cosacco Ermak, oggi noto anche con il nome dello spagnolo Cortés.