Parte 3:
LA SCIZIA E LA GRANDE MIGRAZIONE DEI POPOLI. LA COLONIZZAZIONE DELL’EUROPA, DELL’AFRICA E DELL’ASIA DA PARTE DELLA RUSSIA, OSSIA DELL’ORDA, NEL XIV SECOLO.
Capitolo 11: Le mappe e le opere geografiche scandinave medievali riportano la conquista “mongola” dell’Eurasia e dell’Africa.
3. La conquista troiana dell’Europa.
I geografi scandinavi riferiscono che la nazione della Tracia popolò Svitjod e successivamente l'intera Norvegia, da dove i Traci si recarono in Islanda e Groenlandia come coloni ([523], pagina 65). Le informazioni sono abbastanza interessanti da permetterci di studiarle più a fondo.
3.1 Le origini dei coloni che popolarono la Russia, la Norvegia, l’Islanda e la Groenlandia.
Così ci racconta l'autore medievale: “La Tracia fu inizialmente popolata da Thiras [i Turchi – Aut.], figlio di Jafet e nipote di Noè. Molti libri antichi riportano che i coloni arrivarono a Svitjod da queste parti, poi da Svitjod alla Norvegia, e dalla Norvegia all'Islanda, e dall'Islanda alla Groenlandia” ([523], pagina 65).
Il commento moderno è il seguente: "La leggenda sulla popolazione dei paesi scandinavi da parte dei coloni asiatici era famosa nell'antica letteratura storica scandinava del XIII-XIV secolo ([523], pagina 71).
3.2 Si è scoperto che l'Europa, la Gran Bretagna e la Scandinavia erano popolate dai turchi o dai troiani asiatici.
Un altro autore scandinavo medievale riporta quanto segue: “All'inizio di ogni storia verace raccontata nel Nord, incontriamo il riferimento al fatto che l'intero Nord fu conquistato dai turchi e dagli asiatici. Si può quindi affermare con certezza che la loro lingua li ha accompagnati al Nord, quella che noi chiamiamo lingua nordica. Era parlata in Saxland [Germania – Aut.], Danmorku [Danimarca – Aut.] e Svitjod [Russia – Aut.], così come in Norvegia e in una certa parte dell'Inghilterra” ([523], pagina 95).
Queste testimonianze antiche sono in buona concordanza con la nostra ricostruzione, secondo la quale il primo grande impero fu fondato dai Bizantini e la sua vita copre l'XI-XIII secolo. Dopo la sua decomposizione nel XIII-XIV secolo a seguito della guerra di Troia = Gotica, tutte le sue ex province cessarono di obbedire al centro e divennero stati indipendenti. Inizialmente erano guidati dai rappresentanti della nobiltà bizantina, che erano fuggiti da Bisanzio a causa della sua frammentazione e si erano stabiliti in terre diverse. Ciò deve essere avvenuto nel XIII-XIV secolo. Portarono con sé le loro cronache e i documenti bizantini.
Tuttavia, lo scettro imperiale fu subito tolto dalle mani dell'indebolita Bisanzio dalla “Mongolia” = Russia (Orda) del XIV secolo, che procedette alla conquista del mondo con lo scopo di restaurare l'Impero.
Poiché la storia di Bisanzio e della Russia (ossia dell'Orda) è strettamente legata alla storia della Tracia, o della Turchia, è del tutto naturale che i popoli remoti possano aver percepito l'invasione dei bizantini e degli asiatici dall'Orda come un'espansione turca. È notevole che la cronaca scandinava ci dica esattamente la stessa cosa: “La Tracia è la stessa cosa della Girkland. Il suo primo abitante fu Tiras, figlio di Jafet” ([523], pagina 96). Nella parte 6 del presente libro citiamo alcune prove prese da trattati scandinavi che dimostrano che Girkland è la stessa cosa di Bisanzio.
A quanto pare, gli scandinavi percepivano la Tracia, la Turchia, Bisanzio e la Russia, ossia l'Orda, come un unico stato. Inoltre, i documenti scandinavi potrebbero essersi riferiti alla seconda conquista dell'Europa da parte degli Ottomani, o Atamani, nel XV-XVI secolo, quando scrissero dell'insediamento dei turchi e degli asiatici in Europa; questa conquista si riflette nella Bibbia come la “conquista della terra promessa”, vedi Cronologia6.
3.3 L'esodo dei Troiani da Bisanzio nel XIII-XIV secolo coincise praticamente con l'inizio della conquista “mongola”.
L’esodo da Bisanzio del XIII secolo e la conseguente conquista “mongola” del XIV secolo, portarono all’occupazione delle posizioni chiave del potere nelle ex province di Bisanzio da parte dei “Mongoli” e degli indigeni dell'ex centro imperiale. I paesi appena formati ricevettero l'eredità delle antiche cronache bizantine e di quelle nuove “mongole”, portate da Zar Grad e dalla Russia, ossia dall'Orda. Queste cronache furono successivamente integrate nella storia locale.
Ciò avvenne perché ci si dimenticò l'origine bizantina e “mongola” di queste cronache, che venivano erroneamente percepite come la descrizione di avvenimenti locali e non di grandi eventi imperiali. Questo deve essere stato il caso delle parti iniziali della storia insulare dell'Inghilterra, vedi in Cronologia4, della Francia, della Germania, della Prussia (o P-Russia), dell'Italia, della Spagna, della Scandinavia e persino della remota Cina.
Da un lato sembra che si venga a conoscenza della conquista delle zone desolate e scarsamente popolate dell’Europa e dell’Asia. D'altra parte, dopo la caduta di Bisanzio nel XIII secolo, le sue antiche province, o themae, caddero automaticamente nelle mani dei Bizantini per un certo periodo di tempo. Anche queste province erano state precedentemente governate da regnanti bizantini. Dopo la caduta di Zar Grad i governatori locali divennero governatori indipendenti, i quali dovettero essere molto contenti di questo fatto e si affrettarono a separarsi dall'indebolita Costantinopoli. Questo processo politico di ridistribuzione del potere fu naturale e perfettamente comprensibile. Tuttavia, deve essere durato per un periodo piuttosto breve. Ben presto l’Europa e l’Eurasia in generale furono invase dall’ondata della Grande Conquista Mongola del XIV secolo. Il tempo dell’anarchia e del caos era finito. Si formò l’impero “mongolo”.
È molto interessante che il famoso storico Giovanni Malalas descrisse l’Europa occidentale di quel tempo come una terra selvaggia senza città. Scrive: "non c'erano città o corti in Occidente, le persone vivevano semplicemente lì, come facevano da quando queste terre erano popolate dalla tribù di Jafet" ([338], pagina 28). Si scopre che la vita era ancora molto semplice in molte parti dell’Europa occidentale: la gente non costruiva né città né altre fortificazioni di alcun tipo. Pertanto, i “Mongoli”, ossia i Grandi, poterono facilmente conquistare l’Occidente a mani nude.
Inoltre, la “colonizzazione asiatica” deve aver implicato qualcosa che va oltre la semplice colonizzazione e lo spostamento delle élite dominanti da Bisanzio e dall’Orda alle province del centro. L’Asia era chiamata “Terra d'Asia”, che inizialmente poteva voler dire la Terra d’Isa, ovvero la Terra di Gesù, poiché, secondo la nostra ricostruzione, Gesù Cristo aveva vissuto a Costantinopoli, ossia Gerusalemme, ossia Troia, e lì era stato crocifisso. Pertanto tutta questa terra prese il nome da lui; da qui “Terra d'Asia”, divenuta poi Asia.
La Bisanzio del XII-XIII secolo e l’enorme impero “mongolo” del XIV-XVI secolo erano paesi cristiani. Pertanto "l’espansione asiatica” deve aver avuto come conseguenza anche la propagazione della religione cristiana. Per cui, ad esempio, arrivò in Russia da Bisanzio. È probabile che la forza principale che tenne insieme Bisanzio, e più tardi l’impero “mongolo”, fosse il cristianesimo come religione ufficiale. Pertanto, i confini geografici dell'Impero erano più o meno gli stessi dei confini delle terre cristiane. Il cristianesimo era ancora unificato nel XII-XV secolo; lo scisma che portò alla nascita del cristianesimo ortodosso, del cattolicesimo, dell’islam, dell’ebraismo, del buddismo ecc.… avvenne più tardi.
Torniamo alle antiche cronache scandinave e ai loro resoconti dell'Europa e delle sue parti settentrionali colonizzate dagli invasori asiatici. Come abbiamo accennato in precedenza, Bisanzio andò in pezzi a causa della guerra di Troia o Gotica, del XIII secolo. Dopo la caduta di Troia, o Costantinopoli, i Troiani fuggirono dal paese e ne trovarono di nuovi dopo lunghi vagabondaggi. I “Mongoli” li seguirono subito. Possiamo supporre che i cronisti scandinavi abbiano chiamato Troiani i fondatori del loro paese.
La nostra previsione è confermata. Il cronista scandinavo continua la sua narrazione riguardante la colonizzazione della Germania, Danimarca, Russia, Norvegia e Gran Bretagna da parte dei turchi e degli asiatici, così: “Questa nazione era guidata da Odino, figlio di Thor; aveva molti figli” ([523], pagina 95).
Il nome Thor deve essere correlato ai nomi Troia, Turco, Tartaro ecc. Thor, il dio scandinavo del tuono, deve essere di origine turca, tartara o troiana. Il nome Odino è simile alla parola slava per "uno", che è "odin". Dobbiamo ricordare che gli zar russi erano chiamati autocrati, il che significava che erano gli unici governanti dell’intero paese e non condividevano il loro potere con nessuno. Potrebbe essere questa la possibile etimologia del nome scandinavo Odino.
3.4. La vera storia degli Scandinavi medievali non si adatta alla storia di Scaligero.
La storia di questo cronista provoca sfiducia tra i moderni commentatori. È chiaro il perché. Sono stati educati con la concezione errata di Scaligero e Petavio.
Ad esempio, la Melnikova scrive: "Entro la metà del XIII secolo, a causa della crescita e del rafforzamento dell’identità nazionale nei paesi scandinavi, la comprensione creativa della storia del mondo inizia a svolgere un ruolo importante ... in molte opere del XIII secolo ("Edda in prosa" di Snorri Sturluson, "La saga degli Skjeldung", "Il terzo trattato di grammatica", "La saga di Sturlungah" ecc.) si dice che i discendenti del re troiano Priamo (o semplicemente Proveniente da Troia), guidato dal condottiero di nome Odino, si trasferì dall'Asia al nord dell'Europa (da qui il loro nome "Asi") e formarono i paesi scandinavi (la descrizione dell'insediamento strutturale del paese è simile alla descrizione dell'insediamento da parte dei figli di Noè).
Quindi, conclude la Melnikova, i popoli scandinavi non solo si sono trovati coinvolti nel corso generale della storia dei popoli europei, ma ritrovarono anche antenati illustri" [523], pagina 98.
È improbabile che tutte queste storie siano state inventate dagli scandinavi, unicamente per “nobilitare” il proprio passato. Molto probabilmente, gli scandinavi dicevano per lo più la verità. Non è colpa loro se la verità che è venuta fuori era in contraddizione con la concezione di Scaligero e Petavio inventata successivamente, e poi rivelatasi errata. Nella nostra ricostruzione, la maggior parte di queste affermazioni scandinave diventano ovvie e comprensibili.
Ritorniamo un attimo al Regno del Prete Gianni. E' quello che gli europei occidentali chiamavano la Russia, ossia l'Orda del XIV-XV secolo, vedi sopra. Se gli scandinavi dicevano che il loro paese era abitato da popoli provenienti dall'Asia e dalla Scizia, cioè dalla Russia = Grande Svitjod = Regno del Prete Gianni, allora dovremmo aspettarci che nelle cronache scandinave ci sia un qualche ricordo del regno di Gianni, il re e "progenitore" del popolo scandinavo.
La nostra previsione è giustificata. Infatti, “l'interpretazione europea dell'origine degli dèi pagani in Scandinavia è diventata possibile solo "solo dopo l'affermazione del cristianesimo. È direttamente collegata alla leggenda degli storici sull'origine asiatica degli scandinavi ... in cui gli Asi e i Vandali (cioè i Van - discendenti di Ivan = Giovanni - Aut.) sono considerati come alcuni re orientali ai quali la gente, vedendo la loro saggezza e la loro ricchezza, cominciarono a offrire dei sacrifici”. [523], с.99.
Secondo la nostra ricostruzione ne consegue che i testi scandinavi furono scritti non prima del XIV secolo, quando il Regno del Prete Gianni = Ivan, cioè la Grande Rus' dell'Orda Mongola ottenne una grande influenza.
3.5. Anche altri paesi europei fecero erroneamente discendere i loro popoli dai Troiani.
Si scopre che non solo gli scandinavi hanno "nobilitato" il loro passato, "inventandosi dei famosi antenati".
La Melnikova continua: "Leggende etnogenetiche dello stesso tipo sorsero anche in altri paesi europei, intorno alla stessa epoca (cioè nel XIII-XIV secolo - Autore); si sono riflesse in opere come la Storia dei Britanni di Goffredo di Monmouth (1130-1140), la Cronaca dell'Abbazia di Saint-Denis (1300 circa) e altre" [523], p.98.
Dalla nostra ricostruzione risulta che tutto quello indicato è medievale e che gli autori sembrano avere ragione. Mette molte cose al loro posto e rimuove i sospetti, talvolta espressi dai commentatori, riguardo alla presunta ignoranza o alle "tendenze nazionalistiche" dei cronisti medievali. A proposito, anche gli storici possono essere capiti. Sono sotto pressione dalla concezione storica fallace di Scaligero.
La Melnikova ha menzionato Goffredo di Monmouth, uno dei principali cronisti dell'antica storia inglese. Abbiamo parlato molto di lui in Cronologia4. Come abbiamo mostrato, il periodo iniziale della storia inglese è stato preso in prestito da Bisanzio e dalle cronache della Rus' dell'Orda. La datazione scaligeriana del XII secolo, riguardo la vita e le opere di Goffredo di Monmouth, è molto probabilmente errata. Secondo la nostra ricostruzione, dovrà essere spostata in un'epoca non precedente al XIV-XV secolo.
Torniamo agli scandinavi. La Melnikova osserva: "In nessun altro paese questa leggenda “scientifica” ha trovato una tale distribuzione come nei paesi scandinavi, dove ha rapidamente sostituito le leggende vagamente mitologiche dell'epoca pagana" [523], p.98.
Siamo fortunati che tali prove autentiche siano state conservate; tuttavia, oggi vengono ridicolizzate dai seguaci fuorviati della versione scaligeriana della storia. Ascoltiamo ora i cronisti scandinavi, prestando attenzione alle loro parole. E questo è quello che sentiremo.
3.6. La colonizzazione dell’Inghilterra da parte dei Britanni – Troiani e dei loro discendenti, nel XIII-XIV secolo d.C.
“Bruto è un uomo, un discendente di Enea della quarta generazione, che è venuto e ha dato il nome ai Bruti ed è stato chiamato Britto. Dal suo nome nacque la Britannia, che ora si chiama Inghilterra, e prima si chiamava Terra dei Britti". [523], с.97.
E questo è apparentemente vero. Secondo la nostra ricostruzione "l'antico" Enea, cioè probabilmente il biblico Noè, che veniva anche riflesso come il medievale Carlo d'Angiò del presunto XIII secolo, uno degli "antichi" Troiani, fuggito dopo la guerra di Troia del XIII secolo, da Bisanzio-Troia. Fondò nuovi regni in Europa. Se Bruto è suo discendente di quarta generazione, il suo operato non è avvenuto prima del XIV-XV secolo. Tutto ciò concorda bene con la nostra ricostruzione della storia inglese, vedere Cronologia4. Inoltre, dentro le leggende sul "antico Enea" si riflettevano eventi del XV secolo: la conquista e la colonizzazione dell'America da parte del biblico Noè = Enea = Colombo, vedi Cronologia6".
I commentatori moderni ritengono che la storia citata sia stata presa in prestito dagli scandinavi dalla “Saga dei Britanni” (presumibilmente del XIII secolo), nel Libro di Hauk. [523], с.101. “Racconta in dettaglio la storia dell'insediamento in Britannia di Bruto, un discendente del re troiano. Dal suo nome fu chiamato l'intero paese.” [523], с.101.
4. La conquista slava dell'Europa nel presunto VI-VII secolo d.C., è un riflesso della Grande Conquista Russa - Mongola del XIV-XV secolo.
Il punto è questo. Nella storia imparziale e schietta scandinava sull'insediamento e la conquista dell'Europa da parte dei discendenti dei "Mongoli", Goti, Turchi, Tartari, si rifletteva la conquista militare e politica di un'importanza significativa per quelle parti dell'Europa occidentale scarsamente popolate durante la Grande Invasione Mongola del XIV secolo. È stata anche chiamata l'invasione degli Sciti dell'Europa occidentale. Secondo la nostra ricostruzione, i trattati geografici scandinavi e la Bibbia parlano ripetutamente di questa colonizzazione del mondo da parte dei discendenti di Jafet.
Questa colonizzazione non fu completamente dimenticata dagli europei occidentali del XVII-XVIII secolo. Come risultato di uno spostamento artificiale indietro nel tempo, a causa di un errore nella datazione della Natività di Cristo (risalente al XII secolo), questo evento dell'alto Medioevo se ne andò nel profondo passato. Lì, si è riflesso in ciò che è ben noto nella storia di Scaligero: la conquista dell'Europa da parte dei Goti, Unni, Slavi, nel presunto V-VI secolo d.C. Il risultato fu uno spostamento verso il basso di circa 1000 anni. A quei tempi venne dichiarata una "invasione selvaggia e barbara". Nel complesso, molto male.
A proposito, la colonizzazione “mongola” delle terre non ancora sviluppate dell'Europa e dell'Asia nel presunto V-VI secolo, in molti testi storici è stata chiamata "la Grande Migrazione dei Popoli". La parola "grande" in greco si legge “megalion”, cioè Mongolo, per cui la frase diventa la Migrazione Mongola dei Popoli, il che corrisponde pienamente all'essenza della questione. Si tratta dell'Invasione Mongola = Grande dell'Europa occidentale e dell'Eurasia nel XIV secolo, che fu anche chiamata la Grande Migrazione dei Popoli.
Come abbiamo già detto, sembra che nel XVII-XVIII secolo nei Paesi dell'Europa occidentale sia stata portata avanti, in modo apparentemente impercettibile per il grande pubblico, ma con conseguenze di vasta portata, un’operazione di “miglioramento della propria storia”. I momenti psicologicamente e politicamente sgradevoli sono stati accuratamente cancellati dalla storia del XIV-XVI secolo. Bisogna pensare che queste attività sono state fatte di nascosto. In ogni caso, non sono state ampiamente pubblicizzate. Non era difficile da fare, perché la stesura della della storia “corretta” dell'antichità era concentrata nelle mani di un gruppo relativamente ristretto di individui: Scaligero, Petavio, in parte l'astronomo Keplero, ecc. L'ultima circostanza è l'esiguità comparativa del gruppo dei “creatori della nuova storia”: non è insignificante e ben conosciuto. Ma di solito non gli si dà molta importanza.
Il risultato di questa attività è stato poi, con notevoli sforzi, canonizzato e adottato “per l'attuazione obbligatoria” nella scuola, nell'istruzione universitaria e nella comunità scientifica in generale. Eppure, le prove storiche autentiche sono felicemente sopravvissute, sia nelle cronache europee del XVII e XVIII secolo, che, ancor di più, ai margini dell'allora mondo europeo occidentale. Per esempio, in Scandinavia. Sebbene i trattati scandinavi sopravvissuti siano già ricoperti da uno spesso strato di storia scaligeriana, sotto c'è ancora un chiaro senso di storia autentica e reale. Probabilmente, agli organizzatori del “perfezionamento della storia occidentale” non è venuto in mente di ripulire gli archivi dei paesi lontani.
Sradicare completamente ogni traccia di verità è ancora piuttosto difficile. Anche se ci hanno provato con tutte le forze. Nel XVII e nel XVIII secolo sono stati pubblicati molti voluminosi trattati sulla cronologia del mondo. Le cronache “scomode” sono state relegate nell’ombra e quei cronisti che “per qualche motivo” non rientravano nella concezione scaligeriana, furono dichiarati ignoranti. Nelle scuole e nelle università e poi nella coscienza del popolo, fu introdotta la versione distorta della storia.
Tuttavia, con lo sviluppo della scienza hanno cominciato ad aprirsi, qua e là, sempre più contraddizioni, il cui volume ha già superato, a nostro avviso, i confini oltre i quali la ricerca scientifica dovrebbe porsi questa grande domanda: la cronologia di Scaligero è corretta?
Per questo motivo, proponiamo alla discussione scientifica una nuova cronologia abbreviata basata sui nostri metodi matematici e statistici.
Durante lo sviluppo della nuova concezione, abbiamo prestato attenzione alle testimonianze medievali sopravvissute ad una possibile “epurazione”, che includono i trattati geografici scandinavi qui considerati. Sotto la pressione di tali testimonianze medievali, dobbiamo ammettere che il ruolo dell'antica Russia nel mondo medievale del XIV-XVI secolo, non era esattamente lo stesso di quello descritto nella versione di Scaligero. versione. Anzi, non è affatto così.
Sottolineiamo ancora una volta la seguente idea. E' sbagliato pensare che i documenti storici, compresi quelli dell'Europa occidentale, sono silenziosi su tutto ciò che abbiamo detto. I documenti medievali dicono tanto, vi basta ascoltarli di nuovo. Come abbiamo dimostrato sopra, la nostra analisi si basa proprio sui documenti del Medioevo. Tutte queste informazioni sono generalmente ben conservate. Infatti, non abbiamo indagato su nulla, ma abbiamo solo riportato le prove medievali. L'unica cosa che suggeriamo è di dare un'occhiata a tutti questi dati con un aspetto nuovo e imparziale, basato su una nuova e breve cronologia, creata grazie ai metodi matematici.
5. Il confronto tra Occidente e Oriente nelle opere di A. S. Khomyakov.
5.1. Informazioni su Alexey Stephanovich Khomyakov.
Siamo consapevoli che la percezione di questo paragrafo potrebbe causare al lettore un certo disagio psicologico. In quanto è del tutto contrario all'immagine del rapporto tra Oriente e Occidente che ci è stata inculcata fin dall'infanzia. In modo approssimativo, ma abbastanza accurato, l'immagine tradizionale può essere descritta con le parole: “Occidente illuminato e libero” e “Oriente arretrato e schiavo”. In questo rapporto, con Oriente di solito si intende anche la Russia.
Tutto questo rompe lo schema abituale. E ora siamo sorpresi di renderci conto che l'altra visione dell'Occidente e dell'Oriente, che oggi ci viene solitamente presentata come piena di stranezze e paradossi, è in realtà molto più corretta di quella che ci viene presentata come vera e a cui ci siamo abituati.
Intendiamo gli slavofili. Almeno alcuni di loro. A titolo di esempio, ricordiamo ai lettori le opere del famoso A.S. Khomyakov.
Parliamone brevemente. Aleksej Stephanovich Khomyakov è nato a Mosca, sull'Ordynka... il 1° maggio 1804. Proveniva da un'antica famiglia nobile russa, nella quale le tradizioni del nonno erano sacrosantamente preservate da lettere e storie di famiglia vecchie di “duecento anni”. I suoi antenati ... dal XV secolo... sin dal tempo di Vassily III, servirono fedelmente i governi di Mosca come cacciatori e avvocati [932], p.5.
Ha ricevuto un'istruzione eccellente. I suoi insegnanti erano famosi professori dell’epoca [932], p.6. "Nel 1819 la sua prima opera letteraria: una traduzione dal tedesco di Tacito (più tardi pubblicata negli "Atti della Società degli amanti della letteratura russa sotto l'Università di Mosca")" [932], p.6.
Era uno scienziato e un organizzatore versatile. "Era appassionato di tecnologia, inventò un motore a vapore “con pressione estrema” (ricevette persino un brevetto in Inghilterra) e durante la guerra di Crimea progettò un cannone speciale a lungo raggio e proiettili di artiglieria intelligenti. Stava studiando medicina e ha fatto molto nel campo dell'omeopatia pratica... Scoprì nuove ricette per la distillazione e la produzione dello zucchero e cercò risorse minerarie nella provincia di Tula" [932], p.4.
"Sia i suoi entusiasti estimatori che i suoi numerosi nemici su una cosa erano sicuramente d’accordo: Khomyakov era una “specie di enciclopedista” (A.N. Pleshcheev), dotato dello “straordinario dono della logica" (A.I. Herzen). "Che mente straordinaria, che vivacità, abbondanza di pensieri ... quante informazioni, delle più varie ... Cosa non sapeva? " (M.P. Pogodin). Per i detrattori questa brillante mente erudita sembrava superficiale e limitata" [932], p.3.
Secondo voi, a chi non piaceva tanto Khomyakov? Al principale storico di quel tempo: S.M. Soloviev. Di Soloviev abbiamo già parlato in Cronologia4. Come la nostra analisi ha dimostrato, il suo lavoro sulla storia russa - è uno dei più spessi strati di intonaco, più probabilmente cemento, che copre il vero quadro della storia della Russia.
Questo è ciò che hanno potuto obiettare a Khomyakov: "lo storico S.M. Soloviev ... considerava Khomyakov un “autodidatta” e un “dilettante” [932] p.3. Ebbene, quando non hanno nulla da discutere, spostano la conversazione su un altro argomento.
"Prima della rivoluzione, le raccolte di opere di Khomyakov furono pubblicate tre volte (l'ultima, in otto voluminosi libri, fu pubblicato nel 1900-1910 e ripubblicata e ampliata più volte), Sono stati pubblicati degli studi monografici su di lui ... Dopo la rivoluzione apparve solo una raccolta dell'eredità poetica di Khomyakov (1969) e dei suoi articoli critici letterari selezionati (1988).
In Occidente negli ultimi quarant'anni, osserva V.A. Koshelev nella prefazione alla pubblicazione [932], furono pubblicati non meno di due dozzine di libri dedicati a Khomyakov" [932], p.5.
Come si capisce, l'insoddisfazione di Soloviev fu causata, ovviamente, dal fatto che Khomyakov osasse scrivere di storia. E non è affatto quello che Soloviev avrebbe voluto.
Si scopre che l'interesse di Khomyakov per la storia è stato causato dalle "famose polemiche degli anni venti dell’Ottocento sulla “Storia dello Stato russo” di Karamzin. Questa controversia ha attanagliato quasi tutti gli ambiti della creativa intelligenza russa, e una delle questioni principali era quella ... sull'ammissibilità dell'approccio "artistico"... alla storia" [932], p.8.
Ma molto probabilmente non era affatto una questione di “abilità artistica”. La pubblicazione dei libri di Karamzin ha reso una falsa versione della storia russa, quella che era appena stata creata da Schletser, Bayer, Miller e molti altri.
Per molti, questa versione è stata una totale sorpresa, soprattutto in senso psicologico. In Russia molti ricordavano ancora qualcosa della loro vecchia, genuina storia di famiglia e Khomyakov era uno di questi. A quanto pare le vecchie leggende di famiglia non concordavano con la versione di Schletser-Miller-Karamzin.
È qui che è nata la famosa disputa nella storia russa tra i filo-occidentali, vale a dire i seguaci di Schlezer-Miller, e gli slavofili.
Naturalmente, per i filo-occidentali c’era il sostegno nascosto e non ufficiale da parte della dinastia regnante dei Romanov. Si esprimeva, in particolare, nel fatto che gli slavofili essenzialmente non erano ammessi nell'accademia ufficiale della scienza storica, che naturalmente esisteva grazie ai fondi governativi, per cui non era libera. Gli slavofili erano più liberi ed esprimevano le loro proteste, Tuttavia, sono caduti sotto le distruttive accuse di dilettantismo. Inoltre, per loro era difficile avere accesso agli archivi accademici, cioè quelli statali.
La debolezza della posizione degli slavofili risiedeva anche in qualcosa che li rendeva per lo più “puramente negativi”. Non potevano offrire in cambio la loro immagine finita della storia corretta. Avevano solamente notato numerose contraddizioni. Tuttavia, la loro sfiducia nei confronti della versione Schletser-Miller, a quanto pare, era costantemente alimentata dalle loro tradizioni familiari.
Tra gli slavofili c'era Khomyakov. "Il materiale per la sua ricerca era la storia del mondo. Khomyakov ha capito la complessità del compito ... Khomyakov ha tenuto presente centinaia di aspetti storici, filosofici e teologici ... Khomyakov dichiarò: la presente scienza storica dominante non è in grado di determinare… le vere cause della storia” [932], pp. 8-9.
5.2. Ciò che disse Khomyakov sulla distorsione della storia russa da parte di autori europei occidentali.
Khomyakov scrisse: “Non esiste una tribù così lontana, un fatto così poco importante, che non diventi ... oggetto di studio di molti scienziati germanici. La sola famiglia umana "che aveva poco... attirato la loro attenzione, era la famiglia slava. Non appena si parla di Slavi, gli errori dei critici tedeschi sono così evidenti, le gaffe così ridicole, la cecità così grande, che non si sa a che cosa attribuire questo strano fenomeno ...
Ci sono passioni nelle nazioni come negli uomini, e passioni non del tutto onorevoli. Può darsi che negli istinti dei popoli germanici si nasconda un'inimicizia, un'inimicizia non riconosciuta da loro stessi, un'inimicizia basata sulla paura del futuro. o sul ricordo del passato, dei torti inflitti o subiti negli immemorabili tempi che furono.
Comunque sia, continua Khomyakov, è quasi impossibile spiegare l'ostinato silenzio dell'Occidente su tutto ciò che ha a che fare con il mondo della scienza" [932], p.57.
Khomyakov osserva inoltre che sui popoli “arbitrariamente attribuiti alla radice germanica” “gli scienziati hanno scritto e stanno scrivendo innumerevoli volumi. Trattano i Venedi (Slavi! - Aut.) come se non ci siano mai stati. Già al tempo di Erodoto i Venedi abitavano le belle rive dell'Adriatico ... Dopo di questi si incontrano i Greci sulle fredde rive del Baltico... I Venedi occupano inoltre le pittoresche pendici delle Alpi Liguri; lottano contro Cesare sulle onde tempestose dell'Atlantico, e a questo fatto così strano non viene prestata attenzione. Non si tratta di tribù sparse, senza comunicazione o rapporti tra loro, ma di una catena indissolubile, che abbraccia mezza Europa.
Tra i Venedi del Baltico e i Venedi dell'Illiria, ci sono i Grandi Venedi, poi i Venedi Russi, quindi i Venedi austriaci (Vindobona)” [932], p.57.
E poi Khomyakov elenca dieci esempi di tracce di Venedi slavi, ancora sparse in tutta l'Europa occidentale. Limitiamoci qui solo a esempi distinti: la città di Vienna, la laguna di Venezia, l'antico nome del lago di Costanza, il dipartimento francese di Vandea, ecc.
Khomyakov scrive: “Nella terra dei Venedi, i fiumi e le città si chiamano Sebra, Sevra, Sava... ci sono altre quindici città e villaggi che portano il nome Bellegarde (cioè semplicemente Città Bianca, Belgorod - Autore) che non esistono nel resto della Francia, e che si traducono con la parola Albi (cioè Bianco - Autore)" [932], p. 58.
“Vogliono vedere i tedeschi nei Goti e nei Daci, contrariamente ai Barbari, nei quali in cui il tipo slavo è così puramente visto”. [932], с.59.
Non siamo in grado di citare in questa sede nemmeno una piccola parte del vasto numero di testimonianze storiche e geografiche di questo tipo, raccolte da Khomyakov. Invitiamo chi è interessato ai dettagli a leggere le sue opere.
Riassumendo, Khomyakov scrive che se seguissimo l'interpretazione europea occidentale delle prove storiche, arriveremmo a una semplice conclusione: “Non c'erano slavi nei tempi antichi”, da nessuna parte, ma come siano apparsi e si siano moltiplicati è un grande mistero storico" [932], p.59.
“I critici più misericordiosi”, continua Khomyakov, “parlano degli antenati degli Slavi, popoli senza terra e fissa dimora. Nessun nome nelle zone abitate dagli attuali slavi, deve avere un significato slavo; tutti i lessici dell'Europa e dell’Asia possiedono radici incredibili, tutto per sostituire il significato semplice di una parola semplice. Dopo aver fallito nel distruggere i popoli, si sforzano di toglier loro la terra da sotto i piedi" [932], pagina 59.
5.3. Il Don e il Rodano. Gli antichi nomi slavi dei fiumi.
A.S. Khomyakov, molto tempo prima di noi, ha notato l'importanza, per la comprensione delle cronache storiche, del fatto che il termine Don nella lingua russa antica significava semplicemente “fiume”. Egli scrisse: “Il nostro tranquillo Don è la radice di quasi tutti i nomi dei fiumi in Russia.
Russia, il Dnepr, il Dniester, la Dvina, il Dsna (Tsnya), il Dunaya, i dieci o più Dunaytsev, i molti Dontsev" [932], с.60.
Abbiamo già trattato questa circostanza più volte. Khomyakov ha anche notato che il famoso fiume Rodano nell'Europa occidentale si chiamava Yeridanon, cioè, come egli stesso nota, Yary Don. [932], с.60. Pertanto, il nome Rodano, secondo Khomyakov, è da considerarsi slavo. La sua osservazione completa bene la nostra osservazione, secondo cui Rodano è una parola slava che significa flusoo d'acqua, fiume. Da qui “far cadere le lacrime”, ecc. Vedi sopra e [866].
A quanto pare, il fiume che scorre dall'odierno lago di Ginevra, era precedentemente chiamato Yary Don, cioè "fiume turbolento" o "fiume veloce". In seguito si cominciò a chiamarlo Ronoy, termine slavo che significa "flusso".
Inoltre, lo stesso Lago di Ginevra, che è ancora presente sulle mappe moderne, nella stessa Ginevra viene chiamato con il nome Lemano, che è molto simile alla parola russa Liman, che in Ucraina significa golfo.
Khomyakov conclude: “Questo fatto, chiaro per tutti gli occhi che non si sono ammalati dalla lettura dei libri, conterrebbe persino la prova che gli abitanti delle foci del Danubio, del Timok, del Po e del Rodano, erano un solo popolo, qualora tale verità richiedesse ancora nuove prove”. [932], с.61.
5.4. Chi sono i Bulgari?
Khomyakov dice: “In difesa della teoria della nascita delle nazioni, si citano di solito i Bulgari, sostenendo: i bulgari ora parlano in slavo, hanno un aspetto slavo, insomma sono perfetti slavi. Anticamente i bulgari appartenevano ai Turchi, o ai Tibetani, in generale alla tribù gialla, poi sono rinati. Vediamo le basi di questa conclusione. Ci sono alcuni bulgari in Europa alla frontiera dell'Impero bizantino. Sembrano in qualche modo simili agli Avari e agli Unni, con i quali vengono confusi. Ma non sono né Avari né veri Unni. Anch'essi hanno qualche affinità con gli Slavi, ma non sono gli antichi abitanti della Slavonia danubiana. I Bulgari sono venuti dal Volga: è una questione molto chiara" [932], с.61-62.
È così che Khomyakov presenta il punto di vista degli storici. Ci sta provando a spiegare tutte le contraddizioni, ma poi inizia a dargli fastidio la cronologia di Scaligero: “Sul Volga, Nestore conosce il regno forte dei Bulgari ... Quindi anche i bulgari del Danubio, immigrati dalle rive del Volga erano simili ai Turchi. Ma Nestore non scrisse prima dell'XI secolo, tuttavia i bulgari compaiono sul Danubio con tutti gli indubbi segni dello slavismo nel IV secolo" [932], p. 62.
È finalmente arrivato il momento di fare chiarezza su tutto questo. Secondo la nostra ricostruzione, qui è tutto abbastanza chiaro.
I Bulgari sono molto probabilmente i Volgari, cioè i Russi del Volga. Si mossero dal Volga per conquistare l'Europa nel XIV secolo insieme ai turchi.
Sono gli Avari.
Sono gli Unni.
Tra loro c'erano gli Ungari, immigrati dalla “Grande Ungheria” oltre il Volga, vedi Cronologia4. Cioè, approssimativamente dall'attuale Udmurtia.
Dopo la conquista, sul Danubio comparvero i Bulgari e i Turchi dentro la Turchia, gli Ungari in Ungheria. Ecco perché oggi non riescono a capire chi sono i bulgari? Se i Turchi, o gli Avari, o gli Unni, o gli Slavi.
5.5. Khomyakov sulle tracce dell'ex conquista slava dell'Europa Occidentale.
Khomyakov nel suo libro cita le sue curiose osservazioni sui popoli dell’Europa occidentale. Naturalmente sono soggettive e non dimostrano nulla. Ma hanno valore in quanto personali osservazioni di uno scienziato-enciclopedista, un aristocratico russo che sapeva tutte le lingue europee, interessato alla storia dei popoli, e capace quindi di notare ciò che sfuggiva allo sguardo di molti. Per noi la sua opinione è una sorta di prova storica, in quanto riflette il punto di vista di una certa parte dell'aristocrazia russa, che oggi è una cosa del passato.
Khomyakov, parlando della Russia, scrive: “La schiavitù (introdotta molto di recente dal governo) non ha instillato nei proprietari il disprezzo per i loro lavoratori schiavi .... Il Il contadino non è parificato solo dalla legge, ma anche dalla consuetudine, e dalla sacralità dell'opinione universale, ovvero dai discendenti dei fondatori dello Stato stesso. Nella loro terra (in Russia - Aut.) gli schiavi non sono coltivatori del suolo, ma servi, ispirano un sentimento diverso. Queste distinzioni non fanno parte della legge... ma esistono per l'osservatore fedele. Il proprietario terriero (in Russia - Aut.) era in origine un parente, un fratello di sangue del padrone di casa. L'antenato del servo è un soldato. Ecco perché il contadino è chiamato contadino e il servo, servo. In questo stato (cioè in Russia - Aut.) non ci sono tracce di conquista”. [932], с.52.
Opponendo la Russia all'Europa occidentale, Khomyakov continua: “In un altro Paese, che ha cinquant'anni, il fiero Franco chiama ancora lo schiavo villan (1. villan, contadino, servo della gleba; 2. basso, vile, spregevole, Auth.), roturier (1. raznochinets; 2. rude - Auth.), e così via. Non c'era caso, non c'era virtù, non c'era merito che potesse equiparare un esaltato divisivo con un aristocratico. Non c'era schiavitù, non c'era nemmeno l'oppressione legale. Ma nel costume, nell'opinione, nel sentimento, c'erano odio profondo e disprezzo inesprimibile. Il segno della conquista era chiaro e caldo ... Queste sono sottigliezze, perché tutto questo non è nelle grammatiche, nei lessici, nelle statistiche". [932], с.52-53.
Per cui, Khomyakov afferma direttamente che secondo le sue osservazioni personali, in Russia, anche nel XIX secolo non si dimenticava il rapporto di sangue tra l’aristocrazia russa e i contadini russi.
In Russia, gli schiavi, cioè i servi, secondo la testimonianza di Khomyakov, costituivano una classe separata che non aveva nulla in comune con i contadini, e l'atteggiamento nei loro confronti era completamente diverso, come per i discendenti dei prigionieri di guerra e gli schiavi.
Mentre nell'Europa occidentale, dice Khomyakov, usando l'esempio della Francia, tra l'aristocrazia e tutto il resto della popolazione, c'era un divario demografico incolmabile. Secondo le sue osservazioni, gli aristocratici francesi trattavano tutti gli altri francesi come la popolazione di un paese conquistato.
Agli occhi dell'aristocrazia francese dell'epoca, l'abisso tra l'aristocrazia e gli “indigeni” non scompariva, anche se un francese comune, cioè non aristocratico, era per volontà del destino pari all'aristocratico nella scala sociale. Khomyakov spiega questa cosa con il fatto che l'aristocrazia dell'Europa occidentale discende dai conquistatori giunti in Europa dall'esterno. Cioè, apparentemente (secondo la nostra ipotesi) i conquistatori slavi del XIV secolo.
Mentre in Russia l'aristocrazia russa è emersa dalla società russa stessa, cioè dai contadini russi. E' questa, secondo l'osservazione di Khomyakov, la differenza fondamentale della società russa dell'epoca rispetto alla società europea occidentale.
Naturalmente, tutte queste osservazioni, come giustamente notato dallo stesso Khomyakov, sono piuttosto sottili, poiché riguardano le leggi non scritte della società. Tuttavia, a volte sono più rigide di quelle scritte.
Ma non possiamo fare a meno di notare l'eccellente corrispondenza tra l'osservazione di A.S. Khomyakov e la nostra ricostruzione. Nel lontano e nebbioso passato del XIV secolo, la Rus' dell'Orda conquistò e colonizzò molte aree non ancora sviluppate dell'Eurasia e dell'Africa, compresa la scarsamente popolata Europa occidentale. L'ondata della conquista ha lasciato dietro di sé i discendenti dei conquistatori slavi e turchi. Probabilmente furono gli antenati dell'aristocrazia europea occidentale tra il XVI e il XVIII secolo.
Tra conquistatori e conquistati è rimasto a lungo un abisso. Con il tempo, i conquistatori si sono mescolati alla popolazione locale, ma il divario è rimasto fino al XIX secolo.
In Russia non c'era questo abisso, perché nessuno conquistò la Russia. La classe dei villani russi, testimonia Khomyakov, era la classe isolata dei discendenti di coloro che venivano portati nella metropoli, come servi-prigionieri, dai Paesi conquistati.
Oggi, l'opinione di A.S. Khomyakov sembra probabilmente molto estrema. Non ci impegniamo a giudicare l'accuratezza delle osservazioni di un aristocratico russo del XIX secolo. Notiamo solo che Khomyakov non era il solo, e la sua opinione non era nemmeno la più estrema. Per cui, Khomyakov cita "la famigerata opera di Y.I. Venelin “I bulgari antichi e attuali nella loro relazione politica, storica e religiosa con i russi”, Mosca, 1829-1841, Volumi 1 e 2" [932], p.63 e 546. Risulta che Venelin “ dichiarò che anche i francesi erano slavi”. [932], с.63.