La Storia: Finzione o Scienza?

Сronologia 5
L'IMPERO
di Anatoly T. Fomenko, Gleb V. Nosovsky

La conquista slava del mondo. L'Europa. La Cina. Il Giappone. La Russia fu la patria medievale del Grande Impero. Dove viaggiò in realtà Marco Polo. Chi erano gli Etruschi italiani. L'antico Egitto. La Scandinavia. La Rus' dell'Orda sulle mappe antiche

testo tradotto in italiano da Claudio dell'Orda

Parte 4:
L’ARCHEOLOGIA EUROPEA OCCIDENTALE, COME PURE LA GEOGRAFIA E LA CARTOGRAFIA, CONFERMANO LA NOSTRA RICOSTRUZIONE.

 

Capitolo 13: La nostra analisi delle mappe raccolte nell'Atlante fondamentale intitolato “L'Arte della Cartografia”.

1. La nostra analisi delle mappe raccolte nell'Atlante fondamentale intitolato “L'Arte della Cartografia”.

Abbiamo utilizzato l'atlante fondamentale delle carte geografiche medievali intitolato “Kartenkunst” ([1160]) e pubblicato nel 1994 come traduzione tedesca di una pubblicazione inglese. L'atlante ha un grande formato e contiene riproduzioni a colori di alta qualità delle mappe accompagnate da commenti. Il valore dell'Atlante è tanto maggiore in quanto la maggior parte delle mappe antiche in esso raccolte sono uniche, conservate in vari archivi, biblioteche e dipartimenti speciali di musei europei e asiatici.

Gli originali delle vecchie mappe sono di difficile accesso per la ricerca scientifica e la loro pubblicazione nell'Atlante è davvero quanto mai opportuna. L'edizione è di ottima qualità; tuttavia, gli editori consideravano le mappe antiche come opere d'arte piuttosto che come materiale scientifico. Questo è il motivo per cui non hanno incluso i primi piani dei frammenti scarsamente leggibili di alcune mappe. Alcune di queste iscrizioni sono semi-cancellate o sbiadite, mentre altre sono scritte in caratteri minuscoli.

Riteniamo assolutamente necessaria la pubblicazione di un atlante completo con tutte le carte geografiche antiche finora disponibili, con obbligatorio l'ingrandimento di tutti i frammenti scarsamente leggibili, sbiaditi e semiobliterati. Si tratta di un compito editoriale formidabile, garantito. Tuttavia una pubblicazione del genere sarebbe di enorme aiuto per la ricostruzione della vera storia medievale.

Sottolineiamo ancora una volta che devono essere pubblicate tutte le mappe sopravvissute e non i singoli campioni, come è consuetudine oggi. Sarebbe auspicabile evitare una selezione critica delle mappe da parte dei redattori prima della pubblicazione.

Nonostante tutto quanto sopra, l'Atlante ([1160]) è senza dubbio di grande interesse per la nostra ricerca. Contiene diverse dozzine di mappe medievali e questa quantità è già sufficiente per trarre conclusioni definitive. Abbiamo selezionato solo mappe del mondo di buona leggibilità dall'atlante in ([1160]), così come le mappe dell'Europa, del Mediterraneo e dell'Asia. Le mappe dell'Africa e dell'America non ci interessano attualmente.

La tabella riprodotta di seguito è stata compilata da T. N. Fomenko dopo uno studio delle mappe pubblicate in [1160]. Le informazioni della tabella sono organizzate come segue. Innanzitutto citiamo il nome della mappa.

1) Nella prima colonna indichiamo il numero di una data mappa nella nostra tabella, con il suo numero di atlante fornito tra parentesi.

2) La seconda colonna contiene la datazione scaligeriana della mappa.

3) La terza colonna ci dice se la data di compilazione di una determinata mappa è indicata in qualche punto della mappa stessa. Se lo è, citiamo l'anno in questione. In caso contrario, inseriamo un trattino nella cella corrispondente. Se le iscrizioni sulla mappa sono difficili da leggere a causa delle dimensioni ridotte, del carattere piccolo o dei caratteri cancellati, inseriamo un punto interrogativo.

4) La quarta colonna ci dice se la mappa indica la posizione di Gerusalemme.

5) La quinta colonna corrisponde alla presenza di Roma.

6) La sesta colonna indica la presenza o l'assenza di Zar Grad, ovvero Costantinopoli.

7) La settima colonna indica la Grande Muraglia Cinese e se può essere trovata sulla mappa in questione.

 

Numero mappa

Datazione tradizionale

Data sulla mappa

Gerusalemme

Roma

Costantinopoli

La Grande Muraglia

1      (4)

Mappa mondiale in proiezione ovale. Universale descrittione di tutta la terra conosciuta fin qui. Paolo Forlani

1565. Copiata da originale del 1546.

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2      (9)

Mappa Mondiale in quattro cerchi. Nicolas Sanson. Les deux poles. Amsterdam

1700

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3    (12)

Parte dell’Inghilterra. Warwickshyre.

1612

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4    (13)

Parte dell’Inghilterra.  Sussex.

1836

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5    (1.1)  e  (1.2)

Frammento della famosa mappa intitolata Tabula Peutingeriana, datata oggi al I secolo a.C. Tuttavia, abbiamo iniziato a capire che la mappa in questione non è l’originale, ma piuttosto una copia medievale datata nientemeno che al presunto 1265.

1265

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si

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6   (1.6)

Mappa dalla “Cartografia” di Tolomeo. Germania, Gallia e Gran Bretagna. Frammenti.

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7   (1.9)

La mappa del mondo di Eratostene (il presunto 220 a.C.).
Ricostruita.

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8   (1.11)

Mappa del mondo di Tolomeo da un manoscritto intitolato “Codex Urbanis Graecus”.

XII – XIII secolo

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9   (2.1)  e   (2.5)

Mappa del mondo. Ebstorfer. Luneburg.

1399

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si, centrale

si

si

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10   (2.3)

Mappa circolare del mondo. Hereford.

1276

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si, centrale

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11   (2.4)

Mappa circolare del mondo. Da un Libro dei Salmi inglese.

XIII secolo

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si, centrale

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12   (2.6)

Mappa circolare del mondo. Petrus Vesconte. Mappa mundi. Dalla Biblioteca Vaticana.

1321

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13   (2.7)

Mappa circolare del mondo. Giovanni Leardo. Mapa mondi. Figura mondi. Pergamena.

1442

1442

si, centrale

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-

14   (2.8)

Mappa della Palestina. Fatta a Lubecca.

1475

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si, centrale

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15   (2.8)

Mappa circolare del mondo. Lucas Brandis, città di Lubecca.

1475

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si, centrale

si

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16   (2.9)

Mappa circolare del mondo. Hans Rust, città di Augusta.

1480

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si, centrale

si

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17  (2.16)

Mappa circolare del mondo. Mapa Mundi catalana.

1450

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18  (2.16)

Mappa mondiale dall’Atlante Catalano. Frammento.

1375

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19  (2.17)

Portolano della Famiglia Maggiolo. Il Mediterraneo e i suoi dintorni.

1563

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20  (3.1)

Mappa senza nome. Raffigura il territorio dall’Arabia a Sumatra.

1519

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21  (3.13)

Mappa del mondo. Pierre Descelier.

1550

1550

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22  (3.15)

Mappa del mondo. Portolano anonimo.

XV secolo

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23  (3.16)

Portolano di Juan de la Cosa. Mappa del mondo.

1500

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24  (3.18)

Mappa del mondo, Giovanni Contarini.

1506

1506

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25  (3.19)

Mappa del mondo. Johannes Ruysch, Universalior Cogniti Orbis Tabula. Rom.

1507-1508

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26  (3.22)

Mappa del mondo. Giacomo Maggiolo.

1561

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27  (4.7)

Mappa dell’Europa. Gerardo Mercatore.

1595

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si

si

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28  (4.10)

Mappa del mondo. Rumold Mercatore, Orbis terrae compendiosa descriptio quam ex magna universali Gerardi Mercatoris.  

1587

1587

-

si

si

-

29  (4.11)

Mappa dell’Asia, Gerardo Mercatore, Jodocus Hondius.

1606

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-

30  (4.22)

Mappa dell’Europa, una parte dell’Asia, una parte dell’Africa. Willem Blaeu, Amsterdam.

1617

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si

si

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31  (4.23)

Mappa di una parte dell’Europa, una parte dell’Africa e tutta l’Asia. Willem Blaeu. Asia noviter delineata.

-1617

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si

-

si

si

32  (4.27)

Mappa del mondo (rettangolare). Willem Blaeu.

1630

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33  (4.28)

Mappa del mondo in due cerchi. Joan Blaeu.

1662

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34  (4.29)

Mappa del mondo in quattro cerchi. Frederik de Wit, Nova orbis tabula in lucem edita.

1675

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si

35  (4.30)

Mappa del mondo rettangolare. Nicolas Jansz Visscher, Nova totius terrarum orbis geographica ac hidrographica tabula.

1652

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36  (5.3)

Mappa del mondo di Tolomeo. Francesco Berlinghieri, Firenze.

1482

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37  (5.8)

 

Mappa del mondo di Tolomeo a forma di cuore.

1511

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38  (5.10)

Mappa del mondo. Martin Waldseemuller, Laurent Fries.

1522

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39  (5.13)

Mappa del mondo. Battista Agnese.

1543

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40  (5.15)

Mappa del Sud-Est dell’Asia. Claudio Duchetti. De Minorca Insula.

1570

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41  (5.17)

Mappa del mondo in proiezione ovale. Paolo Forlani. Universale descrittione di tutta la terra conosciuta fin qui. Venezia.

1565

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42  (5.18)

Mappa del mondo a forma di cuore. Giovanni Cimerlino. Cosmographia universalis ab Oronto olim descripta.

1566

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43  (5.21)

Mappa del mondo. Giovanni Maria Cassini. Mappamondo del globo terracqueo. Roma.

1788

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44  (5.35)

Mappa del mondo. Oronzio Fineo. Nova et integra universi orbis descriptio

1531

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45  (6.33)

Mappa della Grande Tartaria. Philipp Johann von Strahlenberg. Nova descriptio geographica Tartariae magna.

1730

1730

 

 

 

si

46  (6.34)

Mappa generale dell’Impero Russo di Ivan Kirillov.

1734

1734

 

 

 

si

47  (9.10)

Mappa del mondo presentata come un emisfero. Pieter Goos.

1666 o più tardi

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si

48  (2.19)

Mappa cinese della Cina Settentrionale, con geroglifici.

1155 o più tardi

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si

49  (2.20)

Mappa cinese della Cina Settentrionale, con geroglifici.

1311-1320

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si

 

Nella fig. 13.1 vediamo il mappamondo di Cosma Indicopleuste realizzato nel XVII secolo. Si riferisce a un totale di quattro nazioni: gli Sciti, gli Etiopi, gli Indiani e i Celti.

2. Conclusioni sulla base delle mappe medievali.

2.1. Perché sull’Atlante “L’Arte della Cartografia”, la Grande Muraglia Cinese non figura su nessuna mappa antecedente al 1617.

 

La Grande Muraglia Cinese è indicata su due mappe cinesi così datate dai cronologi: la prima risale al 1155 d.C. o successivamente, mentre la seconda nell'intervallo tra il 1311 e il 1320 d.C. Le mappe sono strettamente locali, e raffigurano solo il Nord della Cina. Tuttavia, secondo le nostre stime, non siamo riusciti a trovare l'anno di compilazione da nessuna parte sulle vere mappe. Considerato tutto quello che abbiamo imparato sulla storia cinese, è logico chiedersi: come si sa che le mappe risalgono davvero al XII e al XIV secolo? Non nasconderemo la nostra opinione. È probabile che siano state compilate prima nel XVII-XVIII secolo.

Passiamo ora alle mappe realizzate in Europa. Chiariscono immediatamente l'intero quadro. Guardate voi stessi.

La prima mappa europea a rappresentare la Grande Muraglia cinese è la mappa n. 31 della nostra lista, che i cartografi moderni datano al 1617, ossia al XVII secolo. Pertanto, la nostra ricostruzione, la quale sostiene che la Grande Muraglia Cinese sia stata costruita nel XVII secolo e non prima, è per lo meno confermata dalle mappe compilate in Europa e raccolte nell'atlante fondamentale ([1160]).

Tuttavia, anche il fatto che la prima mappa sulla quale vediamo la Grande Muraglia risalga effettivamente al 1617, è tutt’altro che scontato. Non ci sono indicazioni cronologiche da nessuna parte sulla mappa. Dobbiamo quindi porci la seguente domanda giustificata: chi ha detto che questa mappa risale davvero al 1617 e non alla fine del XVII secolo, per esempio? Dopotutto, il resto delle mappe europee contenute nell'atlante ([1160]) che raffigurano la Grande Muraglia Cinese, furono realizzate nella seconda metà del XVII e nel XVIII secolo. Sono numerate 47 (1666 o più tardi), 34 (1675), 45 (1730) e 46 (1734).

 

2.2. La maggior parte delle mappe antiche non indica l'anno della compilazione.


La tabella sopra riportata dimostra che delle 49 mappe da noi elaborate, solo sei sono contrassegnate dalla data di fabbricazione, una delle quali risale al XV secolo (1442 d.C.), e le restanti già al XVI secolo (1506, 1550 e 1587) e al XVIII secolo (1730 e 1734). Tutte queste mappe sono abbastanza recenti.

Rimaniamo in dubbio su 24 mappe, che contengono scritte semi-cancellate o indicazioni scritte in una scrittura minuscola che non può essere letta. Le restanti 19 non contengono indicazioni cronologiche o riferimenti di sorta. Pertanto, la maggior parte delle mappe disponibili risalenti al XIV-XVII secolo, dovranno essere datate, poiché i fatti che incontriamo praticamente ovunque compromettono seriamente la veridicità delle loro datazioni.

 

2.3. Gerusalemme come centro primordiale del mondo. Le indicazioni delle tre città (Gerusalemme, Roma e Costantinopoli) compaiono sulle ultime mappe.

 

Secondo la nostra ipotesi, nell'epoca dell'XI-XVI secolo, Troia, Gerusalemme, Nuova Roma, Zar Grad e Costantinopoli non erano che nomi diversi di un'unica città sul Bosforo. La Roma italiana non esisteva nell'XI-XIII secolo. Divenne una città conosciuta solo verso la fine del XIV secolo.

Le mappe dell'Atlante ([1160]) non contraddicono minimamente la nostra ipotesi e la confermano in numerosi casi. Guardate voi stessi.

1) Su una mappa antica, che si presume risalga al 1276 (vedi la nr.10 (2.3) nella nostra tabella) troviamo Gerusalemme al centro del mondo (fig. 13.2). Se la datazione della mappa sia corretta o meno dovrebbe essere considerata una questione separata, di cui non discuteremo ora. È ovvio che l'autore della mappa considerava Gerusalemme l'unica capitale del mondo. Nella nostra ricostruzione, il nome di Gerusalemme, la città dei Vangeli, nel XII - XVI secolo era ancora associato a Zar Grad della Nuova Roma.

2) Vediamo la stessa cosa sulla mappa 11 (2.4), datata oggi al presunto XII secolo d.C. (vedi fig. 8.1). Gerusalemme si trova al centro del mondo come capitale principale (vedi fig. 13.3).

A quanto pare, dall'epoca del XII-XIII secolo e fino al XVI, Zar Grad, ossia Gerusalemme, era considerata il centro del mondo come allora veniva conosciuto. Così la rappresentavano le mappe. Questo ruolo guida di Zar-Grad = Gerusalemme = Troia si spiega molto facilmente. Cristo fu crocifisso qui nel XII secolo, quindi Gerusalemme fu la culla del cristianesimo. È ovvio che la Gerusalemme evangelica = Costantinopoli venne considerata il centro del mondo per i secoli a venire.

3) Nelle figg. 13.4 e 13.5 riproduciamo una mappa del mondo presumibilmente compilata nel 1581. Gerusalemme è posta al centro. È disegnata all'incrocio dei tre continenti, simbolicamente rappresentati da tre petali: Europa, Asia e Africa. I tre petali formano ovviamente una croce cristiana il cui centro è a Gerusalemme. Una tale rappresentazione della Gerusalemme evangelica è in buona corrispondenza con la posizione di Istanbul: lo stretto del Bosforo. Tenete presente che il Bosforo separa l'Europa dall'Asia. L’Africa si trova più a sud. Va sottolineato che sebbene gli autori della mappa conoscano già l'America, vedi in basso a sinistra, la mappa in generale è piuttosto primitiva. Deve rappresentare il basso livello della cartografia come scienza caratteristica del XVI secolo.

Ricordiamo ai lettori che molte delle prime mappe dell'XI-XVI secolo si presentano come un cerchio con al centro una croce cristiana a forma di T (figg. 11.3, 11.4 e 11.5). Il centro della croce, dove convergono i suoi due raggi, era posto al centro della mappa circolare, ovvero al centro del mondo. Ciò è perfettamente comprensibile: qui si trovava la Gerusalemme evangelica = Zar Grad = Troia. Da qui deve avere origine la tradizione del XII-XVI secolo di raffigurare il mondo intero diviso in tre parti (Asia, Europa e Africa), con al centro una croce cristiana: la rappresentazione di Gerusalemme (vedi fig. 11.3). La mappa del XVI secolo riprodotta nelle figg. 13.4 e 13.5, è dello stesso tipo.

4) La mappa presumibilmente realizzata nel 1265 (vedi 5 (1.1) e (1.2) nella nostra tabella) raffigura solo che Roma: né Gerusalemme né Costantinopoli (Nuova Roma).

5) Tuttavia, nella mappa che risale presumibilmente al 1339 (vedi 9 (2.1) e (2.5)) vengono già mostrate le tre città separate: Gerusalemme al centro del mondo, Roma e Costantinopoli. La datazione di questa mappa deve essere verificata: è probabile che sia molto più recente di quanto si pensi oggi.

Secondo la nostra ricostruzione, nell'epoca del XIV-XVI secolo i nomi Roma e Gerusalemme cominciarono a moltiplicarsi e a diffondersi su tutto il mappamondo, legandosi a diverse città. È probabile, ad esempio, che la Roma italiana sia apparsa alla fine del XIV secolo. Il nome di Gerusalemme nella Palestina moderna deve essere di origine ancora più tarda, non prima del XVII-XVIII secolo. Maggiori informazioni su questo argomento in Cronologia6.

6) Tutte le altre mappe dell'Atlante [1160], dove Gerusalemme, Roma e Costantinopoli sono già raffigurate come tre diverse città, risalgono almeno al XV secolo. Anche questo fatto è in buona corrispondenza con la nostra ricostruzione. Nella fig. 13.6 vediamo una mappa del mondo circolare di Lucas Brandis, presumibilmente compilata nel 1475. Secondo i commentatori, "la Terra è disegnata a forma di croce, con l'Oriente in alto e Gerusalemme al centro" ([1160], pagina 38).

E così, inizialmente le mappe avevano raffigurato la Gerusalemme evangelica come il centro del mondo; i cartografi iniziarono a distinguere tra Roma, Gerusalemme e Costantinopoli come città diverse, molti secoli dopo.

 

3. L'evoluzione delle descrizioni geografiche e delle carte del XI-XVI secolo. Le condizioni in cui ci sono arrivate.

3.1. Il motivo della moltiplicazione dei nomi sulle mappe del XIV-XVI secolo.

Secondo la nostra ricostruzione, la Grande Conquista Mongola, che si estese su vasti territori dell’Eurasia, portò alla migrazione in ogni direzione dei nomi di città, fiumi, territori, ecc. Russi e Turchi, nonché Ottomani = Atamani. I conquistatori “mongoli” giunsero nelle terre incolte e vi si stabilirono, spesso utilizzando nomi familiari per riferirsi ai nuovi luoghi in ricordo della loro patria abbandonata. Ad esempio, il nome “Orda” si moltiplicò in questo modo, quando fu portato in Inghilterra, Spagna e in innumerevoli altre regioni dell’Europa occidentale e dell’Asia. Anche la parola cosacco venne duplicata, trasformandosi nei nomi di moltissimi luoghi separati l'uno dall'altro da migliaia di chilometri (come Spagna e Giappone, per esempio, vedi in Cronologia4). Anche il nome “Russia” si moltiplicò, come P-Russia, o Prussia, Persia, Parigi, ecc. Lo stesso accadde ai nomi “Tartaro” e “Turco”, che divennero Franchi in Occidente e Turchi in Asia, per non parlare dei nomi come Tracia, Africa ecc. In realtà, è possibile che il nome “Turco” sia un derivato del termine cristiano “trinità” (“troitsa” in russo), considerando la frequente flessione di TS e K. Il nome “Troia” è ancora un altro derivato.

Inoltre, il naturale processo di esportazione dei nomi lungo le direttrici della conquista del XIV-XV secolo, si è integrato nel XVII-XVIII secolo, con un altro effetto che ha portato anche ad ulteriori duplicazioni e alla propagazione dei nomi geografici.

Ricordiamo ai lettori che uno dei risultati chiave della nostra ricerca matematica e statistica riportata in Cronologia1 – Cronologia3, è stata la scoperta che la maggior parte delle cronache antiche ha una natura stratificata a causa del fatto che le edizioni finali di queste cronache risalgono dal XVII-XVIII secolo. In sostanza la cronaca originaria venne coperta dal suo duplicato, occasionalmente anche con uno spostamento cronologico, che creò una cronaca stratificata allungata. Il processo poteva essere ripetuto più volte. Ciò comportava la duplicazione di eventi, spostamenti geografici e date alterate.

Un processo simile è avvenuto nelle descrizioni geografiche del XVII-XVIII secolo. La ricerca sopra descritta ci porta ad una serie di importanti corollari, vale a dire:

1) Le prime descrizioni geografiche non erano rapporti scientifici o mappe come le intendiamo oggi, ma piuttosto brevi elenchi di nazioni e terre. Erano testi divisi in più capitoli, o paesi.

2) La fase successiva ha coinvolto le mappe circolari divise in tre settori, ovvero Europa, Asia e Africa. Le tre parti in questione erano Europa, Asia e Africa. Erano divise l'una dall'altra dalla croce cristiana a forma di T, vedi nella sezione precedente. All'interno di ciascun settore erano elencati le terre e i popoli corrispondenti. Questa è la forma stessa delle antiche mappe scandinave, ad esempio quelle allegate ai trattati geografici, vedi figg. 11.3, 11.4 e 11.5.

3) Successivamente, con lo sviluppo della navigazione costiera, arrivarono le carte con i contorni vaghi dei paesi. I primi navigatori disegnavano i mari come lunghi fiumi, incapaci di stimare le dimensioni dei mari e degli oceani a causa della mancanza di bussole; vedi ad esempio la famosa mappa di Hans Rüst risalente al presunto anno 1480, che abbiamo riprodotto in Cronologia1, capitolo 5 :11, fig. 5.45.

4) Solo molto più tardi troviamo le forme veritiere delle terre e dei mari, cioè sulle mappe risalenti all'inizio dell'epoca delle Grandi Scoperte (XV-XVI secolo), quando la bussola era già stata scoperta. Come abbiamo già accennato, nell'epoca del XIV-XVI secolo si moltiplicarono molti nomi geografici, portati dai conquistatori “mongoli” in ogni parte del mondo che colonizzarono.

5) La creazione e l'implementazione della cronologia scaligeriana e della “nuova geografia” risale al XVII-XVIII secolo. Apparentemente, l'analisi di questa fase è particolarmente importante nella ricostruzione del quadro veritiero del passato. È molto probabile che sia successo quanto segue.

Poiché le carte geografiche originali avevano una forma testuale ed erano di fatto elenchi di nomi, sarebbero inevitabilmente soggette all'effetto della duplicazione scaligeriana, come abbiamo dimostrato con l'esempio delle cronache.

Nel XVII-XVIII secolo gli storici scaligeriani iniziarono il processo di cancellazione del Grande Impero “Mongolo” dalle pagine delle cronache. In altre parole, moltissimi nomi imperiali sono scomparsi dalle mappe o spostati altrove. Furono effettuati diversi spostamenti geografici o rilocalizzazioni: ad esempio, si afferma che la Gerusalemme evangelica "non è mai esistita". Gli storici romanoviani iniziarono a sostenere che la storia di Novgorod la Grande, come descritta nelle cronache, si svolse nelle paludi melmose e disabitate sulle rive del fiume Volchov e non sul Volga, dentro e intorno alla famosa Yaroslavl.

Tutta l'attività relativa agli spostamenti geografici è stata svolta all'interno di studi ed equivale a pratiche burocratiche e nient'altro. Alcuni famosi nomi “mongoli” furono apposti su parti più o meno “anonime” della Terra. Infine, i nomi imperiali qui trasferiti furono “attaccati” alle reali nazioni che popolavano questi territori, introducendosi nella loro coscienza, geografia e scienza, così come brani della storia antica della Russia, ovvero dell'Orda, e dell'Impero Ottomano = Impero Atamano, che furono strappati alla vecchia storia e trapiantati altrove; in altre parole, gli eventi accaduti in Russia, ad esempio, finirono per essere collegati alle province della Cina moderna.

I missionari riformisti, armati di mappe scaligeriane, sarebbero arrivati ​​in Africa o in Cina e avrebbero raccontato alla popolazione aborigena il nome della loro terra e del loro popolo nell'antichità, nonché le gloriose gesta dei loro antenati. La gente del posto inizialmente alzò le spalle confusa, ma in seguito riconobbe questi rapporti come veritieri.

È così che i nomi geografici di molte province del Grande Impero “Mongolo” iniziarono a migrare, nel XVII-XVIII secolo, prima sulla carta e poi nella realtà. Il processo si deve essere concluso nel XVIII-XIX secolo.

 

3.2. In che modo i nomi geografici imperiali furono trapiantati in un nuovo suolo nel XVII-XVIII secolo, accompagnati dalle loro descrizioni storiche.

 

Le nazioni del XVII-XVIII secolo che realmente risiedevano in certe regioni lontane (quelle che all'improvviso furono associate al nome “Mongolia”) avevano già dimenticato il vero significato di questo orgoglioso nome. L'idea di condensare il gigantesco territorio del Grande Impero Mongolo in un minuscolo punto al confine dell'odierna Cina è nata negli lontani studi dell'Europa riformista, a seguito di falsificazioni geografiche, errori e ricollocazioni.

Tuttavia, il punto è che la storia e la geografia come le conosciamo oggi sono state create dagli scienziati scaligeriani nei loro studi. Dopo aver conservato il nome “Mongolia” e averlo attribuito ad un piccolo territorio prossimo alla Cina, andarono ancora oltre. Missionari, viaggiatori e scienziati si avviarono verso le nuove direzioni definite dalle mappe, dicendo alla gente del posto che l'antico nome della loro terra “è stato appena scoperto”, così come la sua antica storia descritta in questi e quei libri. Basta guardare la moltitudine di mappe: tutte queste fonti sono state trovate recentemente nelle biblioteche europee. La mancanza di documenti locali è stata colpa dell’ignoranza della gente del posto, ma gli scienziati dell’Europa occidentale li avrebbero aiutati a ricostruire il loro passato, in modo completamente gratuito.

Alla gente del posto fu detto che nell'antichità avevano compiuto grandi gesta e quindi non dovevano preoccuparsi e non sollevare obiezioni; la cosa migliore che si poteva consigliare alla gente del posto era di cercare qualche traccia del loro passato, preferibilmente rovine, sepolcri e così via. Quelli adatti (resti di fondamenta, frammenti di statue, qualche canale di scolo, ecc.) diventavano, ad esempio, Babilonia, una città distrutta molti secoli fa. Tuttavia, nonostante non sia rimasto praticamente nulla della città, sappiamo quanto fosse grande una volta dai libri trovati recentemente in Europa.

Un dato luogo potrebbe essere identificato come la residenza del leggendario re Nimrod, mentre una collina potrebbe essere la posizione del quartier generale del re persiano Ciro durante la tempesta di Babilonia: i libri affermano chiaramente che egli era "in piedi su una collina", e non è difficile trovarne una adatta, soprattutto se qui ci sono pietre antiche risalenti a quella data. Ciro deve essersi appoggiato a uno di esse, e sarebbe di grande interesse scoprire quale.

Tutti gli oppositori (vecchi saggi, ecc.) che affermavano che né loro, né i loro antenati erano a conoscenza di tali eventi, furono dichiarati sciamani pagani e stregoni malvagi, nemici della civiltà e della missione religiosa dei santi padri, che avevano il fuoco come mezzo ultimo per convertire i non credenti.

Inutile dire che la gente del posto sedeva attorno ai fuochi e ascoltava con grande interesse i racconti dei missionari. Prima devono aver espresso incredulità, poi hanno cominciato a esprimere il loro accordo e infine hanno cercato con passione delle prove, e senza dubbio le hanno trovate. Brocche, decorazioni, rovine di qualche tipo, che potevano essere interpretate in qualsiasi modo. Nessuno si aspettava che sulle pietre grigie fosse incisa la scritta “ecco la Troia di Omero distrutta nel XIII secolo a.C.”.

Poi arrivano altri scienziati e interrogano gli aborigeni. Ciò si traduce in voluminosi resoconti archeologici sulla “scoperta delle indubbie conferme delle fonti storiche sul posto”. Alla fine la gente del posto cominciò a sentirsi molto orgogliosa alla vista dei ricchi turisti che arrivavano in massa al loro villaggio per dare un'occhiata ai "resti dell'antica capitale". I suoi abitanti ricordano il loro antico splendore con grande solennità e austerità, circondati da esaltati conoscitori di antichi manufatti. Ciro, re di Persia, si appoggiò alla pietra a sinistra. C'è ancora l'impronta della sua mano sulla pietra.

Tutti sono soddisfatti.

Criticare oggi questo punto di vista significa provocare:

1) vera rabbia di molti storici e archeologi, i cui predecessori furono responsabili di molte falsificazioni, calcoli errati ed errori;

2) autentica indignazione tra i locali, abituati alla leggenda lusinghiera e lucrosa;

3) vero e proprio furore delle imprese turistiche che guadagnano bene dalla dimostrazione degli “autentici resti di un'antica civiltà”,

4) un grande rancore per i turisti ingenui, che hanno toccato le “sacre reliquie delle statue antiche” in modo pio e solenne.

Tutti grideranno: “Non è possibile che così tante persone si siano sbagliate così tanto per così tanto tempo!”

Evitiamo discussioni, ricordiamo solo che una volta gli uomini credevano onestamente che la Terra fosse un disco piatto trasportato da quattro elefanti e che il Sole ruotasse attorno alla Terra. La storia della scienza conosce molti esempi di errori consensuali.

La storia e la geografia di Scaligero non sono altro che costrutti arbitrari impiantati nella coscienza umana.

 

3.3. I noiosi diari descrittivi dei veri viaggi e i racconti emozionanti scritti negli studi confortevoli.

 

Oltre al processo che comportò la deliberata obliterazione delle testimonianze riguardanti il ​​Grande Impero Mongolo, ce n'era un altro di carattere letterario; si trattava delle descrizioni geografiche, tanto in voga nel XVIII-XIX secolo. Naturalmente tra di loro c'erano veri e propri resoconti di viaggio, molto probabilmente brevi e confusi, una lettura ardua e noiosa.

Tuttavia, alcuni di essi portavano i distinti segni dello stile accademico: ad esempio, opere di editori e commentatori romani scritte nel XVII-XVIII secolo, come opere letterarie estese basate sulla raccolta di brevi appunti di viaggiatori reali. Si tratta di opere senza dubbio utili e importanti, ma di carattere fantastico. Oltre alle vere virtù, avevano anche alcuni importanti vizi.

Consideriamo, ad esempio, un vero viaggiatore veneziano del XIV-XVI secolo che visitò la Russia, o l'Orda, e la descrisse come una terra lontana in Asia (l'India in Asia, in altre parole). Tempo dopo, il breve testo originale dei suoi appunti finisce nello studio di uno scienziato europeo (operante, per esempio, a Roma) che raccoglie informazioni sui paesi remoti e tratta gli antichi documenti con il massimo rispetto.

Eppure, lo scienziato romano del XVII-XVIII secolo visse in un'epoca in cui il nome India veniva saldamente associato al suo equivalente moderno, mentre l'antico significato (“terra lontana”) fu completamente dimenticato. Vedendo un riferimento all'India in Asia, uno scienziato del genere presumerebbe di trovarsi di fronte a una delle prime descrizioni antiche che si riferiscono ai viaggi in India nel suo significato moderno.

Lo scrittore romano del XVII-XVIII secolo completerà l'antico e breve resoconto del suo predecessore veneziano del XIV-XVI secolo, con dati nuovi e autentici riguardanti la meravigliosa terra dell'India, dove elefanti e scimmie vagano libere e accadono molte cose sorprendenti.

Per rendere il racconto più interessante per i suoi contemporanei, questo autore potrebbe aggiungere qualcosa sulle persone con un piede, l'uccello della fenice, ecc., come se li vedesse davvero e quasi morissero nelle fauci di un gigantesco coccodrillo dalla testa d'orso.

Di conseguenza otteniamo una storia di Jules Verne. L'autore in questione non ha mai viaggiato da nessuna parte, non si è immerso nel “Nautilus”, né è morto tra le grinfie di un enorme kraken: sedeva in uno studio tranquillo, leggeva enciclopedie e appunti di veri viaggiatori e scriveva romanzi affascinanti, spazzati via dagli scaffali dei libri. librerie da adoranti moltitudini di lettori.

Bisogna pensare che il genere degli affascinanti romanzi geografici era altrettanto popolare nel XVII-XVIII secolo. Le persone sono sempre state interessate alle misteriose terre lontane. Un’esperienza indiretta è sempre più facilmente accessibile di un vero viaggio; basta ricordare l'amore per Jules Verne durante l’infanzia.

Così, il romano del XVII-XVIII secolo creò qualcosa di simile al romanzo geografico di Verne, basandolo su appunti reali lasciati dal suo predecessore veneziano del XIV-XVI secolo.

Il tempo passa e il “racconto romano” indiretto inizia una vita propria. Si finisce infine nello studio di uno scienziato tedesco, storico del XVIII-XIX secolo che raccoglie notizie medievali su paesi lontani. Tratta anche il “Viaggio in India” del romano con il massimo rispetto e interesse. Cosa impara dal “viaggiatore medievale”?

Lo scienziato tedesco rifiuta le storie di draghi e balene mostruose che ingoiano intere flotte di navi; nel XVIII e XIX secolo non si credeva più a queste cose. Del resto però ci si fidava completamente e serviva da base per una “ricostruzione scientifica” del viaggio in questione.

Questo scienziato giungerebbe immediatamente alla conclusione che il viaggiatore ha visitato l'India nella sua localizzazione moderna, visti i riferimenti ad elefanti, scimmie, pappagalli, coccodrilli ecc.

Tuttavia, questa conclusione sarebbe errata, poiché il vero viaggiatore veneziano aveva effettivamente visitato l’antica Russia, una “terra lontana”, ovvero “l'India”, in altre parole. Tutti i dettagli dell'entourage indiano moderno furono aggiunti da uno dei colleghi di Jules Verne nel XVII-XVIII secolo.

Ci siamo trovati di fronte all’effetto cronaca a strati: il primo strato è autentico e breve, e riguarda un viaggio nell’antica Russia, ossia nell’Orda, una “terra lontana”, ovvero “l'India”. Il secondo strato è più dettagliato ma letterario, e consiste in una descrizione tardiva dell'India nel suo significato moderno.

I nostri oppositori potrebbero ribattere con l’idea che lo schema di cui sopra non riflette altro che i nostri costrutti teorici. Che ne dite degli esempi reali delle descrizioni geografiche dei viaggi così stratificate?

Esistono e le prenderemo in considerazione nel prossimo capitolo. Non a caso abbiamo scelto come esempio un famoso viaggiatore veneziano.